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La testimonianza delle catacombeLa Torre di Guardia 1958 | 15 dicembre
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catacombe fornirono luoghi di rifugio dai Romani. Dato il sentimento romano di venerazione dei morti, i luoghi di sepoltura erano comparativamente sicuri dall’invasione, anche da parte di adirati persecutori, ed erano perfino protetti dalla legge. Le catacombe, pur non essendo state costruite per rifugio, ma piuttosto per la sepoltura, servirono ad entrambi gli scopi. Anche i raduni di congregazione potevano essere tenuti quivi con una certa sicurezza. Le camere o cripte per famiglie non erano particolarmente grandi, ma un numero limitato di persone poteva facilmente radunarsi in una d’esse per adorare, e l’apertura di aerazione verso la superficie impediva che il luogo divenisse inevitabilmente umido e senz’aria.
Da ciò non si dovrebbe dedurre che i cimiteri fossero santuari indisturbati. A volte erano invasi, e quelli che vi si trovavano erano assassinati. Infatti Eusebio riporta che nel terzo secolo, durante il governo di Valeriano, radunarsi nelle catacombe e perfino entrarvi era specificamente proibito, e di nuovo durante il regno di Diocleziano esse furono invase, in un tentativo di soffocare il Cristianesimo.
RIFLESSO SULLE CREDENZE CRISTIANE
Il termine “catacomba” è solitamente adoperato in riferimento a questi labirinti sotterranei di sepolture, ma quella non fu la pratica originale. Catacumbas si riferiva ad una vallata sulla Via Appia che venne usata per le sepolture. Il nome è adattissimo; significa “dal vuoto”. I Cristiani, tuttavia, le chiamarono “dormitori”, coemeteria, da cui deriva il nostro termine italiano cimitero. Non v’è idea di immortalità dell’anima in quel termine, ma invece un’espressione di speranza nella risurrezione.
Una citazione da Hemans, nel Contemporary Review, trovata nella Cyclopædia di McClintock e Strong, attesta ulteriormente la credenza cristiana dell’anima mortale: “Mentre il ‘Vixit in pace’, molto raro nelle iscrizioni romane, appare comunemente in quelle dell’Africa e di diverse città francesi, diversamente la frase distintiva dell’epitaffio pagano, ‘Vixit’ (come se anche nei ricordi della tomba si volesse far pensare alla vita piuttosto che alla morte), non ha relazione con la terminologia cristiana”. No, non v’era la credenza in un’anima immortale, né nelle relative dottrine dell’inferno di fuoco, del purgatorio e del dire messe per i morti. — Ezech. 18:4; Atti 24:15.
Le catacombe, con la loro arte religiosa, spandono forse luce sulle altre credenze cristiane? Sì, veramente, ed esse attestano che molti dei presenti dogmi della Cristianità non furono seguiti dai primi Cristiani. Per esempio, non si veneravano crocifissi. Anche la croce si trova raramente. The Encyclopedia Americana osserva: “Mentre gli idoli erano da tutte le parti, sembra che i fedeli si tenessero lontani da questo ramo dell’arte”. (1 Cor. 10:14) E ci aspetteremmo forse altrimenti quando i Cristiani aborrivano le pratiche idolatre dei loro vicini pagani? Infatti, questa totale mancanza di idoli e di reliquie fra i Cristiani è ciò che fece sorgere l’accusa di ateismo presentata contro di loro dal mondo romano.
Killen, nel libro The Ancient Church, indica la testimonianza delle catacombe più che un altro soggetto quando dice: “Queste testimonianze alla fede della primitiva Chiesa di Roma ripudiano interamente l’adorazione della Vergine Maria, poiché le iscrizioni della Galleria delle Lapidi, tutte disposte sotto il controllo papale, non contengono dichiarazioni rivolte alla madre del nostro Signore. . . . Esse indicano soltanto Gesù come il grande Mediatore, Redentore e Amico”. E la History of the Christian Church di Hurst aggiunge: “L’adorazione della Vergine Maria non è confermata dalla testimonianza delle catacombe. Solo nel simbolismo posteriore, quando la Chiesa stava passando nella sua lunga notte di superstizione, troviamo tracce di onore divino reso a lei”. — Apoc. 22:9.
Iscrizioni come “A Basilus, il presbitero, e a Felicitas, sua moglie” mostrano che quei primi Cristiani si attenevano ancora alla regola scritturale secondo cui è giusto che un sorvegliante sia “marito di una sola moglie”. (1 Tim. 3:2) Non v’era il requisito del celibato. Infatti, la Cyclopædia di McClintock e Strong fa la vigorosa dichiarazione che “nessuna dottrina specificamente romanista trova alcun appoggio nelle iscrizioni che portano la data precedente al quarto secolo”. La venerazione dei santi non apparve che nel quinto secolo, e più tardi in quel secolo o al principio del sesto secolo cominciarono per la prima volta ad aversi prove della credenza che Pietro ricevesse speciale autorità da Cristo, sebbene anche allora Pietro non apparisse con le chiavi come nel simbolismo posteriore.
Fra le pitture nelle catacombe, sia primitive che posteriori, sono preminenti le ripetute descrizioni di scene da ogni parte della Bibbia. “Non si possono guardare queste espressive memorie della primitiva arte cristiana senza convincersi che la Chiesa dei primi tre secoli aveva non soltanto completa familiarità con le Scritture, e che ne completò la raccolta del canone molto presto, ma che la sua mentalità era pervasa da un intenso amore per la Bibbia e dall’intuizione che la conoscenza di ogni parte era una necessità per ogni classe di credenti. . . . Le stesse catacombe si erigono a testimonianza contro il nascondere volontariamente e di continuo la parola di Dio al popolo”. — History of the Christian Church di Hurst.
APOSTASIA
Le catacombe, mentre recano testimonianza alla preservazione della vera adorazione fra i fedeli Cristiani, parlano anche del sorgere dell’apostasia. L’apostolo Paolo la preannunciò quando disse: “Io so che dopo la mia partenza penetreranno fra voi oppressivi lupi che non tratteranno il gregge con tenerezza, e fra voi stessi sorgeranno uomini che diranno cose storte per tirarsi dietro i discepoli”. (Atti 20:29, 30) “Ed ora pertanto voi sapete quello [la presenza personale degli apostoli] che agisce da freno affinché sia rivelato al tempo dovuto. Quindi, sarà veramente rivelato l’illegale”. — 2 Tess. 2:6, 8.
La considerevole unità del pensiero cristiano del primo secolo cominciò a scomparire dopo la morte degli apostoli, e molti cominciarono a ‘distogliere le loro orecchie dalla verità’. (2 Tim. 4:4) Gradualmente la disposizione dei sorveglianti cristiani che erano servitori nella congregazione si trasformò in una regola clericale. La filosofia greca e altre pratiche pagane furono mescolate con le dottrine accettate. Verso il 321 d.C. molti avevano accettato il giorno della pagana adorazione del sole, e dal Concilio di Nicea, avvenuto nel 325 d.C., la fusione fatta dall’imperatore Costantino della pagana religione di Roma con le apostate congregazioni cristiane progredì ancor più rapidamente. Quelli dunque che furono disposti a divenire parte del mondo furono disposti anche ad abbracciarne le aggiunte di adorazione demonica, affin di continuare nel favore del mondo. — Giac. 1:27; 4:4.
Nel 378 (d.C.) l’imperatore Graziano concesse che Damaso, vescovo di Roma, portasse il titolo di Pontefice Massimo. Durante il suo governo della chiesa fu fatto molto per abbellire le tombe dei martiri. Il precedente e salutare rispetto cristiano per l’esempio d’integrità dato da quelli che erano stati martirizzati fu ora contaminato dalla corrotta adorazione degli eroi di Roma e si trasformò nell’adorazione dei santi del secolo successivo.
Le catacombe, ripulite e adornate con più estese iscrizioni e opere d’arte, divennero santuari a cui le persone accorrevano in folla, e i martiri divennero oggetto di adorazione. Quando il regno di terrore di Diocleziano fu sostituito da un’era di tolleranza verso i Cristiani e si procedette all’approvazione da parte dello stato della nuova fusione religiosa, i Cristiani ora apostati abbracciarono sia i pensieri che i simboli pagani. Le semplici lampade d’argilla usate nelle catacombe non rimasero più a lungo disadorne, ma recarono il simbolo pagano del pesce (le lettere di questa parola in greco si trovò corrispondevano alle lettere iniziali della frase “Gesù Cristo, di Dio Figlio, Salvatore”), il monogramma di Costantino, ecc.
E fu così che tali simboli di origine pagana come il pesce, il pavone, l’àncora e la colomba, sia si dica che portarono un nuovo significato nella chiesa o no, divennero parte della cosiddetta arte cristiana delle catacombe, anche se erano stati per lungo tempo usati dai pagani e si trovano nei loro luoghi di sepoltura. Alcuni libri hanno estesamente parlato del significato di questi simboli e di queste pitture, ma The Catholic Encyclopedia ammette francamente che “gli scrittori a volte hanno trovato nelle pitture delle catacombe un contenuto dogmatico più ricco di quanto uno scrupoloso esame possa mostrare”. — Vol. 3, pag. 423.
Sebbene sia stato osservato che le catacombe fornirono luoghi di rifugio e di raduno durante i tempi di persecuzione, è ora evidente che esse non caddero in disuso quando la persecuzione cessò. Vi fu un ritorno alle catacombe come a luoghi di adorazione quando la persecuzione finì, ma questa volta per un’adorazione totalmente diversa da quella praticata dai primi Cristiani.
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La felicità non dipende dai beni materialiLa Torre di Guardia 1958 | 15 dicembre
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La felicità non dipende dai beni materiali
DA CHE cosa dipende la vostra felicità? Dipende essa dai beni materiali? Molte persone non imparano mai che la vera felicità non può derivare dai beni materiali; la loro vana ricerca della felicità, accumulando possedimenti, ottenendo comodità e acquistando apparecchi utili, avrebbe dovuto mostrar loro la verità.
Alcune persone imparano dall’esperienza. Per un certo tempo cercano i beni materiali. Forse fanno debiti per ottenere le cose che pensano le possano render felici. Ne sono assorbiti, specialmente provando l’orgoglio d’essere proprietarie. La brama del possesso inevitabilmente svanisce; esse capiscono che ora hanno bisogno di qualche cosa di nuovo per riavere lo splendore della loro declinante felicità. Infine si rendono conto che i beni materiali danno un piacere passeggero, che la vita di quelli che si fanno abbagliare dai beni materiali è vuota.
Che cosa non va bene? La gente è stata ingannata. È stata indotta a credere che la felicità venga dai beni materiali, che le aspirazioni della vita dell’uomo siano materiali, che l’abbondanza dei beni materiali compensi subito qualsiasi o ogni deficienza spirituale. Come hanno torto! Lo stesso Figlio di Dio dichiarò che, sebbene l’uomo non possa vivere senza pane, egli non può vivere di pane soltanto. L’uomo ha bisogni spirituali, e a meno che questi non siano soddisfatti la sua felicità non può esser completa.
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