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  • Aspetto scritturale della medicina psicosomatica

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  • Aspetto scritturale della medicina psicosomatica
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1955
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  • LA NECESSITÀ DI AMORE
  • ANSIETÀ, PAURA E PREOCCUPAZIONE
  • OSTILITÀ
  • SENTIMENTI D’INFERIORITÀ E AMBIVALENZA
  • COLPEVOLEZZA, AMBIZIONE E INVIDIA
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1956
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1955
w55 1/2 pp. 89-93

Aspetto scritturale della medicina psicosomatica

SEGUIRE giusti princìpi può avere un buon effetto sul nostro corpo, non come diretta ricompensa da Dio, ma in virtù della vitale relazione fra la nostra mente e il nostro corpo. Questa relazione è chiamata psicosomatica (da mente, psyché, e corpo, soma). Ne risulta quindi che anche la proposizione inversa dev’essere vera: seguire princìpi ingiusti può avere un effetto deleterio sul nostro corpo. Noi possiamo esercitare le nostre funzioni nel miglior modo solo quando siamo in armonia con i giusti princìpi di Dio.

Prima di considerare l’aspetto scritturale della medicina psicosomatica vogliamo notare che il suo riconoscimento non vuol dire la completa accettazione di tutto quello che si pretende a favore della “tendenza psicosomatica nella medicina”. ‘L’infermità non è tutta nella vostra mente’, come dimostra chiaramente un libro popolare così intitolato; e il principio psicosomatico agisce in entrambi i modi, poiché il corpo può influire sulla mente, come è stato provato.

Parlare dell’aspetto scritturale della medicina psicosomatica potrebbe sembrare eresia a molti psichiatri, ma che l’effetto della mente sul corpo è essenzialmente questione di morale, di condotta, di comportamento, è indicato dal noto dott. Seguin, nel suo libro inglese Introduzione alla medicina psicosomatica. Secondo lui questa nuova tendenza nella medicina si dovrebbe chiamare “ergasiologia”, che significa “la scienza del comportamento in senso largo”. Per il cristiano, il comportamento si deve conformare a regole scritturali.

Gli psichiatri, che si occupano della cura di disturbi mentali (da distinguere dagli psicologi, che si occupano dello studio delle funzioni della mente normale, e dagli psicoanalisti, che cercano di indagare nella mente inconscia o “subcosciente” per scoprire la radice dei disturbi mentali), classificano le emozioni secondo il loro effetto sul corpo. Pertanto il dott. O. S. English, del Reparto di psichiatria, nella scuola di medicina dell’Università di Temple, elenca come le otto emozioni più dannose quanto segue: (1) la necessità di amore, di approvazione e di riconoscimento; (2) l’ansietà; (3) l’ostilità; (4) sentimenti d’inferiorità; (5) l’ambivalenza, cioè il sentimento combinato di amore e di odio; (6) la colpevolezza; (7) l’ambizione e (8) l’invidia.

LA NECESSITÀ DI AMORE

Perché si dovrebbe elencare per prima la necessità di amore, di approvazione e di riconoscimento come quella che reca maggior danno alla maggioranza delle persone? Per il fatto che Dio ci ha formati in modo tale che l’amore è essenziale al nostro benessere. Malgrado gli anni che abbiamo, malgrado il nostro sviluppo e la nostra maturità fisica e mentale, veniamo tutti meno in gran parte se non raggiungiamo anche la maturità in quanto alle nostre emozioni, e specialmente in quanto all’amore. Nella prima infanzia l’importanza dell’amore non può essere messa in risalto abbastanza; sono morti bambini che avevano tutto fuorché sufficiente amore materno. Mentre il fanciullo cresce, la mancanza di amore da parte dei genitori potrebbe produrre asma o qualche specie di malattia di pelle; il fatto che un fanciullo si sente sconcertato, a causa della mancanza di amore, potrebbe influire sulla sua salute fisica.

Nell’infanzia e nella prima fanciullezza è l’egoismo o la trascuratezza dei genitori che fa soffrire il fanciullo per mancanza di amore; ma quando siamo divenuti più grandi è colpa nostra se soffriamo per mancanza di amore. Indica che non stiamo mostrando amore ad altri, poiché mostrare amore significa anche riceverlo. Notate come le Scritture additano questo fatto: “Esercitate il dare, e vi sarà dato. Sarà versata nel vostro grembo una buona misura, pigiata, scossa e traboccante. Poiché con la misura con la quale misurate sarà in cambio rimisurato a voi”. “C’è più felicità nel dare che nel ricevere”. “L’anima benefica sarà nell’abbondanza, e chi annaffia sarà egli pure annaffiato”. “L’uomo benigno fa del bene a se stesso”. — Luca 6:38; Atti 20:35, NW; Prov. 11:25, 17.

Non si può mai dare troppo importanza all’amore, e per quanto insignificanti possano sembrare i nostri doveri, se vengono compiuti con amore contribuiscono al nostro benessere fisico. Alcuni lo definiscono “Eros” (amore) o l’istinto creativo, e a questo riguardo un certo Hutschnecker, nel libro inglese La volontà di vivere, dice: “L’amore in senso completo, come la Bibbia parla dell’amore, è l’istinto creativo”. Quindi, se noi soffriamo a causa dell’emozione più dannosa, la necessità di amore, questo avviene perché non seguiamo le istruzioni scritturali di manifestare amore ad altri. “Devi amare il tuo prossimo come te stesso”. — Matt. 22:39, NW.

ANSIETÀ, PAURA E PREOCCUPAZIONE

La seconda emozione più dannosa è l’ansietà, che comprende la paura e la preoccupazione. Che queste emozioni possono provocare le rughe e la vecchiaia prematura è un fatto ben noto, ma non tutti sanno che rendono la persona più suscettibile alle malattie. Pertanto due medici, che fecero uno studio esteso su circa 1.300 operatori telefonici della città di New York, trovarono che le donne più malate erano coloro che si preoccupavano di più, essendo vedove o divorziate con bambini a carico. I medici hanno trovato inoltre che la preoccupazione fa rallentare i battiti del cuore fino a 27 battiti al minuto. La Bibbia indica che “gli uomini verranno meno per la paura” e il cuore potrebbe fermarsi. — Luca 21:26, NW; Isa. 13:7.

L’antidoto scritturale è ovvio, cioè, la fede. Notate il consiglio di Gesù a questo riguardo: “Non siate con ansietà solleciti per la vita vostra di quel che mangerete; né per il corpo di che vi vestirete. E chi di voi può con la sua sollecitudine aggiungere alla sua statura pure un cubito? Se dunque non potete far nemmeno ciò ch’è minimo, perché siete in ansiosa sollecitudine del rimanente? . . . o gente di poca fede? Anche voi non cercate che mangerete e che berrete, e non ne state in sospeso; poiché tutte queste cose son le genti del mondo che le ricercano; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno”. “Venite a me, voi tutti che siete afflitti e aggravati, e io vi ristorerò. Prendete su di voi il mio giogo e diventate miei discepoli, perché io sono mansueto ed umile di cuore, e troverete ristoro alle anime vostre. Poiché il mio giogo è piacevole e il mio carico è leggero”. E notate anche il consiglio di Pietro: “Gettate su [Dio] tutta la vostra ansietà, perché egli ha cura di voi”. — Luca 12:22, 25-30; Matt. 11:28-30; 1 Piet. 5:7, NW.

La paura inoltre esercita una forza malefica sul nostro corpo, danneggiando il cuore e lo stomaco e sforzando le glandole endocrine. I chirurghi sanno che la paura potrebbe significare la differenza fra la riuscita e il fallimento di un’operazione. Anche in questo il rimedio è la fede. Come Paolo ci ricorda, Geova “ha detto: ‘Io non ti lascerò in alcun modo né in alcun modo ti abbandonerò’. Perciò possiamo aver coraggio e dire: ‘Geova è il mio aiuto; io non temerò. Che cosa può farmi l’uomo?’” E un centinaio di volte le Scritture comandano: “Non temete”. — Ebr. 13:5, 6, NW.

La paura indica non solo mancanza di fede ma anche mancanza di amore. Rivela che siamo indebitamente preoccupati del nostro benessere. Tanto meno saremo preoccupati di noi stessi quanto più avremo amore per Dio e per il nostro prossimo. Ecco perché Giovanni dichiara che quelli che hanno amore hanno libertà di parola, perché “non c’è paura nell’amore”. — 1 Giov. 4:17, 18, NW.

OSTILITÀ

L’ostilità o l’odio personale, manifestata violentemente o nascosta, reca danno al corpo. L’ostilità potrebbe provocare fatali attacchi al cuore, gravi attacchi d’indigestione e anche paralisi. In quanto all’odio personale, ci viene detto: “Chiunque ha un ampio assortimento di emozioni represse, specialmente della specie di odio e paura, impedisce l’uso di una grande quantità di emozioni ordinariamente disponibili”, e che esse rappresentano “uno spreco o dissipazione di energia provocata dal difettoso disegno dell’individuo”. Inoltre che “l’odio nascosto internamente produce malattie degli organi interni e rappresenta suicidio parziale”.

La Bibbia si riferisce a scatti d’ira come opere della carne, che il cristiano dovrà evitare. Essa ci fa ricordare che l’amore non viene provocato e che chi domina la propria disposizione, cioè il proprio temperamento o spirito, è più grande di colui che vince una città. — Prov. 16:32; 1 Cor. 13:5; Gal. 5:20.

La Parola di Dio ci consiglia anche di non serbare il risentimento, di non portare “odio nascosto” contro nessuno. Ci dice che ‘chi odia il suo fratello è un omicida e che nessun omicida guadagnerà la vita eterna’. “Non odierai il tuo fratello in cuor tuo”. “Il sole non tramonti sulla vostra ira”. (1 Giov. 3:15; Lev. 19:17; Efes. 4:26, NW) L’ostilità o l’odio personale è effettivamente una forma di ribellione. Rappresenta il desiderio di punire un’altra persona, di far del male. Non vuole aspettare che Geova determini la colpevolezza ma vuol farsi legge da sé. Notate come questo è richiamato alla nostra attenzione nella legge di Mosè, che, a proposito, ci mostra il rimedio: “Non ti vendicherai, e non serberai rancore contro i figliuoli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso”. Invece di restituire colpo per colpo siamo esortati: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono”. — Lev. 19:18; Luca 6:27, 28, NW.

A questo riguardo, comunque, si osservi che la Bibbia dimostra che esiste un odio appropriato, un “odio perfetto”, quella specie di odio che Davide aveva per quelli che odiavano Dio. (Sal. 139:21, 22) Ma tale odio non ci reca danno, perché non è unito al desiderio di fare personalmente del male a quelli odiati, ma piuttosto ci induce ad aver ripugnanza per loro e a non voler aver nulla a che fare con loro.

SENTIMENTI D’INFERIORITÀ E AMBIVALENZA

I sentimenti d’inferiorità hanno l’effetto di deprimere l’organismo umano e sono provocati dall’avere la mente concentrata su se stessi. La giovinezza, la mancanza d’istruzione, la povertà, l’aspetto personale o l’umile condizione sociale potrebbero farci sentire inferiori, ma soltanto se siamo preoccupati di ciò che altri potrebbero pensare di noi.

Certamente, il rimedio per tali sentimenti è la conoscenza che Dio dà a questo riguardo e la comprensione che nessuno è perfetto e che ognuno sta in piedi o cade al suo proprio padrone. Chi ha qualche cosa che non abbia ricevuto? Nessuno. Il cristiano, in virtù della sua conoscenza di Geova e dei suoi propositi, e in virtù del privilegio di servire come ministro di Dio, esplica un incarico molto onorevole, quello di ambasciatore. Quindi “il fratello che è in umile condizione si glorii del suo innalzamento; il ricco invece della sua umiliazione”. Nel cospetto di Dio siamo tutti sullo stesso livello. — Giac. 1:9, 10; Rom. 14:4; 1 Cor. 4:7; 2 Cor. 5:20, Ti.

“L’ambivalenza” è definita come un sentimento combinato di amore e di odio. Sembra strano che si possa desiderare far del male all’oggetto della nostra affezione, ma questo avviene spesso. Essendo l’odio l’opposto dell’amore, il termine “ambivalenza” sembrerebbe una contraddizione, se non ricordassimo che anche la Bibbia adopera il termine “amore” in vari sensi, e che il desiderio di possedere e la passione egoistica sono a volte chiamati amore. Essa ci reca danno fisico a causa dell’ansietà e dell’ostilità che crea in noi.

La considerazione di Adamo verso Eva dev’essere divenuta ambivalenza. Da una parte sembrò che egli la ritenesse più importante di ogni altra cosa, e d’altra parte non esitò di dare a lei la colpa per la sua stessa disubbidienza. Il vero amore rende umile; l’affetto egoistico rende orgoglioso. La gelosia è una specie di ambivalenza, e “la gelosia è dura come il soggiorno de’ morti”. E “il crudele tortura la sua propria carne”. (Can. de’ Can. 8:6; Prov. 11:17) Non c’è nessun dubbio, come rendiamo felici noi stessi facendo felici altri, così ci rendiamo infelici quando permettiamo che l’ambivalenza renda altri infelici.

COLPEVOLEZZA, AMBIZIONE E INVIDIA

La sensazione di essere colpevoli è la punizione che il senso morale o coscienza oltraggiata infligge al corpo in forma di ansietà, preoccupazione e paura. A volte questa punizione diventa così severa che il colpevole cerca di sfuggirle sopprimendosi.

Per questa emozione perniciosa vi è anche un rimedio scritturale. Per riacquistare una buona coscienza occorre ravvedimento, confessione a Dio e alla persona danneggiata, implorando il perdono. Occorre anche esercitare fede nel sangue di Cristo e fare tutto il possibile per riparare al danno fatto. Se perdoniamo agli altri, possiamo aver fiducia che Dio perdonerà a noi. Al tempo stesso occorre umiltà per accettare la punizione che ci viene inflitta a causa del nostro peccato. Quando ci siamo ravveduti e abbiamo preso la retta via, dobbiamo esercitare fede che Dio ci ha perdonati veramente e non punirci continuamente ricordando sempre gli errori compiuti. — Matt. 6:4; 1 Giov. 1:7; Filip. 3:13.

L’ambizione o competizione è una forma di ostilità, il desiderio di aver vittoria su un altro. Spinge anche all’estremo e toglie la pace mentale. In tal modo l’equilibrio interno del corpo è sconvolto, si creano nervi tesi e si diventa più suscettibile alla malattia. Come qualcuno si era espresso: “Meglio essere poveri e vivi che morire di dispepsia”.

La Bibbia è piena di consigli contro l’ambizione egoistica. “Poiché che gioverà ad un uomo se guadagna il mondo ma perde l’anima [o vita] sua? o che darà l’uomo in cambio dell’anima sua?” Le ricchezze hanno le ali; la ruggine le corrode e i ladri le rubano. Non possiamo servire Dio e nello stesso tempo le Ricchezze. Il desiderio di egoistico guadagno è radice di ogni sorta di cose dannose, ma la devozione con contentezza è un grande mezzo di guadagno. Quindi la nostra vita sia libera dall’ambizione egoistica, accontentandoci delle cose che abbiamo. — Matt. 16:26; 6:24, 34; 1 Tim. 6:6, 10; Ebr. 13:5, NW.

L’invidia è l’avidità per le benedizioni di un altro. Il re Achab invidiava la vigna di Naboth, e gli operai che avevano lavorato tutta la giornata nella vigna invidiarono la generosità manifestata a quelli che avevano lavorato soltanto un’ora. Ciò reca danno al corpo perché toglie la pace mentale; fa diventare infelici a causa della felicità di un’altra persona; è quindi una manifestazione di ostilità, oscurando la prospettiva della vita, come anche Gesù mostrò: “Se l’occhio tuo è puro (cioè sano, sincero, generoso), tutto il tuo corpo sarà illuminato, ma se l’occhio tuo è torbido (cioè invidioso, empio), tutta la persona sarà nelle tenebre”. (Matt. 6:22, 23, Ti) L’antidoto per l’invidia, pertanto, è la generosità, amare il prossimo come noi stessi.

È chiaro che con l’aiuto delle Scritture noi possiamo annullare l’effetto pernicioso che queste otto emozioni dannose potrebbero avere sul nostro corpo, eliminandole dalla nostra mente e dalla nostra disposizione e spogliandoci della nostra vecchia personalità e indossandone una nuova. Dobbiamo fare questo, però, non principalmente in virtù del principio psicosomatico implicato e per l’effetto benefico sul nostro corpo, che è l’unico scopo degli psicologi e psichiatri; dobbiamo farlo perché è giusto, e perché amiamo Geova Dio con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra mente, con tutta la nostra anima e con tutta la nostra forza e perché amiamo il nostro prossimo come noi stessi. — Efes. 4:22; Matt. 22:37-39, NW.

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