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Facciamo la scelta giustaScegliamo il miglior modo di vivere
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Capitolo 1
Facciamo la scelta giusta
1. Quale modo di vivere sarebbe davvero soddisfacente?
COME può essere soddisfacente una vita davvero significativa! E specialmente se offre la promessa di un futuro sicuro e felice. Possiamo personalmente scegliere tale modo di vivere? Ci sono buone ragioni per credere che lo possiamo.
2. Riguardo alla vita, perché c’è urgenza in quanto a fare la scelta giusta?
2 Comunque, è essenziale fare tale scelta senza indugio. Prima di tutto, la durata della nostra vita umana giunge per lo più solo ad alcuni decenni, e presenta molte incertezze. Chi può contare di trascorrere molti anni provando prima a vivere in un certo modo e poi in un altro, con la speranza di trovare infine quello migliore? Sul momento le scelte fatte possono sembrare buone. Ma quanto spesso udiamo dire: ‘Se solo potessi ricominciare da capo’? Non solo, ma c’è ragione di credere che per la razza umana nel suo insieme è limitato il tempo per trovare il modo di fare la scelta giusta.
AIUTO PER TROVARE IL MODO
3. Chi ci può dire che cosa rende la vita davvero significativa, e perché?
3 Quindi, sorge la domanda: Chi ci può dire esattamente che cosa renderà la nostra vita davvero significativa? Chi ci può indicare un modo che non darà luogo a rammarichi, che garantirà esattamente un futuro felice e sicuro? Logicamente, non dovrebbe essere Colui che ha fatto il genere umano? Certo il nostro Creatore conosce il modo di vivere che per noi è migliore. E ce lo rivela nella sua Parola ispirata. Ma non ci costringe ad adottarlo. Piuttosto, si rivolge calorosamente a persone di ogni razza perché facciano la scelta saggia.
4. Come il Creatore ha incoraggiato gli uomini a fare la scelta giusta riguardo alla loro vita?
4 Secoli fa, cominciò a fare questo appello impiegando uomini e donne devoti e altruisti. Il suo proprio esempio di provvedere generosamente tutto ciò che è necessario per la vita aggiunge forza a questo appello. Dio si interessa veramente di noi, di tutti noi, ed è pronto ad aiutarci. Questo fu reso chiaro nelle seguenti parole ispirate che l’apostolo Paolo rivolse a persone dell’antica Atene:
“L’Iddio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo, come Questi è, Signore del cielo e della terra, non dimora in templi fatti con mani, né è servito da mani umane come se avesse bisogno di alcuna cosa, perché egli stesso dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Ed egli ha fatto da un uomo ogni nazione degli uomini . . . perché cerchino Dio, se possono brancolare per lui e realmente trovarlo, benché, infatti, non sia lontano da ciascuno di noi. Poiché da lui abbiamo la vita e ci muoviamo ed esistiamo, come certi poeti fra voi hanno detto: ‘Poiché siamo pure sua progenie’”. — Atti 17:24-28.
5, 6. Quali scelte sono state poste dinanzi al genere umano?
5 Come ‘prole’ del nostro Creatore, siamo tutti di fronte a quale scelta? Le successive parole del discorso ispirato la indicano, dicendo:
““Vedendo, perciò, che siamo la progenie di Dio, non dobbiamo immaginare che l’Essere Divino sia simile all’oro o all’argento o alla pietra, simile a qualche cosa di scolpito dall’arte e dall’ingegno dell’uomo. È vero che Dio non ha tenuto conto dei tempi di tale ignoranza, ma ora dice al genere umano che tutti, in ogni luogo, si pentano. Perché ha stabilito un giorno in cui si propone di giudicare la terra abitata con giustizia mediante un uomo che ha costituito, e ne ha fornito garanzia a tutti in quanto lo ha risuscitato dai morti”. (Atti 17:29-31)
In armonia con ciò, ci sono basilarmente solo due scelte: Le persone possono scegliere di rivolgersi all’Altissimo e di sottomettersi alla sua volontà; o possono scegliere di continuare a vivere una vita che non tiene conto di lui e delle sue norme per vivere felicemente. Che cosa includerebbe il nostro rivolgerci a Dio?
6 Primariamente, include di accettare colui per mezzo del quale “si propone di giudicare la terra abitata con giustizia”. Questi è il suo proprio Figlio che, sulla terra, portò il nome di Gesù. (Giovanni 5:22, 27) Perché lui? Perché il genere umano è senza dubbio in schiavitù, soggetto a imperfezione, peccato e morte, ed egli diede prova di essere il Messia o Cristo lungamente atteso per mezzo del quale l’Altissimo si propone di portare la libertà dalla schiavitù. — Isaia 53:7-12.
7. Come Gesù Cristo influisce sulla scelta del miglior modo di vivere?
7 Ecco cosa mostra il racconto della Bibbia: Nella primavera del 33 E.V., Gesù morì su un palo di esecuzione capitale. La sua morte provvide il sacrificio necessario per espiare i nostri peccati. (I Pietro 2:24; I Giovanni 2:2) Quaranta giorni dopo che era stato destato dai morti, ascese ai cieli, per presentare lassù al Padre il valore del suo sacrificio. Da allora in poi, il genere umano ha dovuto in ogni luogo imparare che la libertà dal peccato e dalla morte si può ottenere solo accettando Gesù come il Salvatore costituito da Dio. “Non vi è salvezza in nessun altro, poiché non vi è sotto il cielo nessun altro nome dato fra gli uomini mediante cui dobbiamo esser salvati”. (Atti 4:12) Quindi, la condotta desiderabile è quella che ci fa ottenere presso Dio una condizione approvata come seguaci del suo Figlio, sì, come veri cristiani.
BENEFICI CHE VENGONO DA TALE VITA
8. Perché se una persona asserisce di essere cristiana non vuol dire necessariamente che abbia trovato il miglior modo di vivere?
8 Oggi centinaia di milioni di persone asseriscono di essere cristiane. Significa questo che hanno trovato il miglior modo di vivere? No, poiché la semplice pretesa d’esser cristiano non garantisce tale vita. Infatti, Gesù disse che molti lo avrebbero chiamato loro Signore ma egli avrebbe detto loro: “Non vi ho mai conosciuti! Andatevene da me, operatori d’illegalità”. (Matteo 7:23) Se professiamo d’esser cristiani, abbiamo buone ragioni per esaminare se ci conformiamo sinceramente all’esempio e all’insegnamento del Figlio di Dio. Questo pone la domanda: Cosa dovremmo attenderci di vedere in quanto al modo di vivere dei veri cristiani che ne fa fin da ora il miglior modo di vivere? La risposta a questa domanda è basilare per determinare qual è fra i molti pretesi credenti in Gesù Cristo il gruppo che rappresenta la sua vera congregazione.
9. Che qualità identifica la vera congregazione cristiana, e come questa qualità viene espressa?
9 Il Figlio di Dio disse: “Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi”. (Giovanni 13:35) La vera congregazione cristiana dev’essere perciò una fratellanza internazionale, libera da barriere razziali, nazionali, tribali, sociali ed economiche. In tale fratellanza, ovunque andiamo sulla terra, dovremmo poter trovare amici leali, persone in cui poter confidare e a cui poter affidare i nostri averi. Senza nemmeno conoscerci personalmente, essi mostrerebbero per noi considerazione e affetto più grandi di quanto non farebbero i nostri propri parenti. (Marco 10:29, 30) Per milioni di professanti cristiani, può sembrare incredibile che tale fratellanza internazionale esista. Ma molte migliaia di testimoni di Geova possono attestare il fatto che hanno trovato vero affetto fraterno.
10. Come imitando l’esempio di Gesù Cristo ci è più facile avere buone relazioni con altri?
10 Chi non sarebbe d’accordo che le buone relazioni anche tra i membri della famiglia, i vicini e i compagni di lavoro contribuiscono enormemente alla nostra felicità personale? Gesù Cristo visse e insegnò in modo amorevole. Così si edificano buone relazioni con altri, poiché “l’amore non fa male al prossimo”. (Romani 13:8-10) E poi, quando trattiamo altri con benignità, compassione e amore, rendiamo loro più facile manifestare a noi tali qualità desiderabili.
11. Come le norme bibliche ci proteggono dal danno?
11 Le norme bibliche possono proteggerci dal danno. Di sicuro dovremmo attenderci questo dal miglior modo di vivere. Seguendo le norme morali della Bibbia siamo protetti dai danni emotivi e dai timori che accompagnano inevitabilmente le relazioni illecite. (Proverbi 5:3-11, 18; Matteo 5:27, 28; Ebrei 13:4) Vivendo come devoti discepoli di Gesù Cristo abbiamo la forza necessaria per astenerci da ubriachezza, crapula nel mangiare, tossicomania, gioco d’azzardo e altri vizi. (Proverbi 23:29, 30; Isaia 65:11; I Corinti 6:9-11; II Corinti 7:1) Le risorse sciupate in precedenza in tali abitudini si possono usare per recare beneficio ad altri, così che proviamo come risultato la superiore felicità derivante dal dare con tutto il cuore. (Atti 20:35) Seguendo il consiglio della Bibbia di evitare gli amari risentimenti e l’invidia, si promuove in effetti una migliore salute. — Salmo 37:1-5; Proverbi 14:30.
12. Nonostante le nostre imperfezioni, come possiamo continuare ad avere una coscienza pura?
12 Naturalmente, una volta o l’altra, tutti veniamo meno rispetto alla specie di persona che vorremmo essere. Sia in parole che in opere, possiamo offendere altri. Il fatto che siamo uomini imperfetti ci viene fatto capire penosamente. Ma, quando chiediamo umilmente perdono a Dio, egli ce lo concede in base alla nostra tristezza di cuore e alla nostra fede nei benefici espiatori del sacrificio di Gesù. (I Giovanni 2:1, 2) Perciò possiamo continuare ad avere una coscienza pura. Non abbiamo timore di rivolgerci a Dio perché ci aiuti in qualsiasi cosa, confidando che per mezzo del suo spirito ci aiuterà a superare con successo i nostri problemi e le nostre prove. — I Giovanni 3:19-22.
13. Qual è la situazione di quelli che hanno poco riguardo per la Parola del Creatore?
13 Che dire delle persone che scelgono di vivere una vita che mostra poca considerazione per la Parola del Creatore? Esse portano da sole i loro problemi e le loro afflizioni. A parte la possibilità di godere ora una vita di pochi anni, non hanno per il futuro nessuna vera speranza. Mentre si avvicina la morte, spesso provano una timorosa aspettazione della possibile punizione da parte di un’autorità superiore.
14. Quale evento i veri discepoli di Gesù Cristo attendono con viva anticipazione?
14 Com’è diverso per i veri discepoli di Gesù Cristo! Essi non temono un giorno della resa dei conti avvenire. Piuttosto, con ansiosa anticipazione, attendono che la venuta di Gesù Cristo nella gloria come re vittorioso li liberi da ogni ingiustizia e oppressione e il suo dominio sia quindi esteso a ogni parte della terra. (II Tessalonicesi 1:6-10; Rivelazione 19:11-16; confronta Salmo 72:8). Sì, ci attende un futuro splendido. Quindi come si vivrà?
SPERANZA SUPERIORE PER IL FUTURO
15, 16. Quale glorioso futuro è in serbo per i fedeli servitori di Dio?
15 La Bibbia risponde: “Secondo la sua promessa noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, e in questi dimorerà la giustizia”. (II Pietro 3:13) “[Dio] asciugherà ogni lagrima dai loro occhi, e la morte non sarà più, né vi sarà più cordoglio né grido né pena. Le cose precedenti sono passate”. (Rivelazione 21:4) Nemmeno la morte può impedire la realizzazione di questo futuro, poiché il Creatore della vita può anche risuscitare i morti. E farà questo per mezzo del suo Figlio. — Giovanni 5:28, 29.
16 Che cosa può significare per voi l’adempimento delle promesse divine? Pensate di vivere sotto il perfetto governo di Gesù Cristo fra persone che vi vorranno veramente bene, che metteranno lietamente i vostri interessi al di sopra dei propri. Poiché tutti ubbidiranno alla suprema legge dell’amore, non ci saranno delitti, né ingiustizie, né oppressione. Non deluderete né voi stessi né altri. Il tormento mentale per le incertezze o i gravi pericoli sarà sconosciuto. La depressione, il vuoto e la solitudine che hanno reso amara la vita di milioni di persone non esisteranno più. I gemiti per la grande sofferenza fisica non si udranno mai. Le lagrime di dolore non riempiranno gli occhi di nessuno. Nemmeno la morte vi danneggerà arrestando le vostre attività o strappandovi i vostri cari. — Isaia 25:6-8; 65:17.
17. Perché la vita di quelli che non fanno posto al Creatore non è veramente significativa?
17 Mettete questo in contrasto con quanto hanno le persone che, pur non essendo moralmente corrotte, non fanno posto al Creatore nella loro vita. Possono avere l’onore e i possedimenti materiali che desiderano, forse provano un certo grado di soddisfazione aiutando i bisognosi, e partecipano ad attività culturali e piaceri salutari. Ma devono ammettere l’inevitabile fatto che nulla in questo mondo è davvero permanente. Nessuno è immune da incidenti, malattie o morte. I possedimenti non proteggeranno da queste cose né si potranno portare con sé quando la vita termina. (Salmo 49:6-20; Ecclesiaste 5:13-15; 8:8) Gli sforzi compiuti dai bene intenzionati per aiutare i propri simili possono dar luogo alla frustrazione a causa delle circostanze sfavorevoli. Si potrebbe dunque ben chiedere: Quanto può essere significativa una vita se in ultimo il futuro che offre è solamente la tomba? Quanto può esser buona se in effetti opera contro il futuro eterno di una persona? — Confronta Ecclesiaste 1:11, 15, 18; 2:10, 11; 9:11, 12.
TEMPO DI SCEGLIERE
18. (a) Perché non dovremmo indugiare nel fare la scelta giusta riguardo alla nostra vita? (b) Come la nostra posizione è simile a quella del patriarca Noè?
18 Specialmente perché ci dev’essere un giorno della resa dei conti, è imperativo che in ogni luogo le persone scelgano un modo di vivere che recherà ricompense, non condanna. C’è urgenza di fare questa scelta. Non sappiamo cosa il domani possa recare. Inoltre, la venuta di Gesù Cristo per estendere il suo dominio regale all’intera terra si va sempre più avvicinando. La posizione del genere umano è simile a quella del patriarca Noè nei giorni anteriori al diluvio universale. Egli ebbe due scelte: (1) adottare il modo di vivere illegale dei suoi contemporanei o (2) sottomettersi alla volontà di Dio. Felicemente, Noè fece la scelta giusta. Costruì un’arca e, con sette membri della sua famiglia, vi entrò al comando divino. Questi otto membri della famiglia umana sopravvissero al diluvio, e perciò oggi esistiamo. — I Pietro 3:20.
19. Che cosa rivela I Pietro 3:21, 22 circa la salvezza?
19 In maniera simile per noi, uno dei requisiti per ottenere la vita eterna è che ci impegniamo a servire Geova Dio come discepoli di Gesù Cristo. Proprio come non ci fu salvezza fuori dell’arca, così non ci sarà salvezza per noi indipendentemente dal provvedimento di Dio tramite il suo Figlio, Gesù Cristo. Dopo essersi riferito alla liberazione che le otto anime umane ebbero nell’arca, l’apostolo cristiano Pietro scrisse:
“Ciò che corrisponde a questo salva ora anche voi, cioè il battesimo (non il togliere del sudiciume della carne, ma la richiesta fatta a Dio d’una buona coscienza), per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, poiché andò in cielo; e angeli e autorità e potenze gli furono sottoposti”. — I Pietro 3:21, 22.
20. Che cosa mostra che il solo battesimo in acqua non basta per ottenere la vita eterna?
20 Non è solo il battesimo in acqua che dà luogo alla salvezza. Sebbene l’acqua possa lavare il sudiciume o lo sporco, non è “il togliere del sudiciume della carne” con un solenne lavaggio esteriore che salva. Notate che Pietro disse che la salvezza si ottiene “per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo”. Pertanto, chi si battezza deve riconoscere che la vita eterna è possibile solo perché il Figlio di Dio morì di una morte di sacrificio, fu risuscitato il terzo giorno e infine fu esaltato alla destra di Dio. — Romani 10:9, 10.
21. Come si ottiene una “buona coscienza”?
21 Inoltre, l’apostolo Pietro diede enfasi alla “richiesta fatta a Dio d’una buona coscienza”. Per venire in possesso di una tale buona coscienza, tutti quelli che desiderano battezzarsi devono prima pentirsi delle loro trasgressioni passate, esercitare fede nel provvedimento di Dio per la vita eterna, convertirsi da una cattiva condotta e dedicarsi o impegnarsi pienamente per fare la volontà divina. Il battesimo è il simbolo pubblico di questa risoluzione interiore. Dopo aver fatto ciò che Geova Dio ora richiede, il discepolo battezzato viene in possesso di una buona coscienza. Finché mantiene tale buona coscienza è nella condizione di una persona salvata. L’avverso giudizio di Dio non sarà espresso contro di lui. — Confronta Atti 2:38-40; 3:19; 10:34-48.
22. Come possiamo ricevere beneficio dalle due lettere ispirate dell’apostolo Pietro?
22 Più presto le persone scelgono questo superiore modo di vivere, più presto cominciano a raccoglierne i benefici. Una volta fatta la scelta di conformarci alla volontà di Dio e di sottometterci al battesimo in acqua in simbolo del nostro impegno o dedicazione, vogliamo senz’altro attenerci fedelmente a tale decisione. Ma che cosa ci aiuterà a continuare a scegliere di perseguire questo modo di vivere? Come possiamo resistere alle influenze che potrebbero farci perdere le benedizioni presenti e future relative all’essere veri discepoli del Figlio di Dio? Molto tempo fa, l’ispirato apostolo Pietro provvide eccellenti risposte a queste domande. Le sue due lettere costituiscono la base di ciò che viene presentato in questa pubblicazione. Si spera che, esaminando queste lettere, siamo incoraggiati ad abbracciare come servitori di Dio il miglior modo di vivere e a continuare in questa condotta più pienamente.
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Incoraggiante aiuto per attenerci alla nostra decisioneScegliamo il miglior modo di vivere
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Capitolo 2
Incoraggiante aiuto per attenerci alla nostra decisione
1, 2. (a) Come Gesù Cristo illustrò l’importanza di attenerci alla nostra decisione di servire Dio? (b) Perché non è saggio non avere riguardo per il consiglio di Gesù?
“NESSUNO che abbia messo mano all’aratro e guardi alle cose che sono indietro è adatto per il regno di Dio”. (Luca 9:62) Per arare efficacemente, per fare i solchi diritti, chi ara deve rivolgere lo sguardo a un punto fisso all’altra estremità del campo. Quanto è più importante che rivolgiamo lo sguardo alla meta della nostra vita! Quindi i preziosi giorni e anni della durata della nostra vita mostreranno un modello in armonia con la meta che cerchiamo di conseguire.
2 Le parole del Figlio di Dio sopra citate mostrano che, una volta assunto l’impegno di servire il nostro Creatore, dovremmo avere la determinazione di attenerci a questa decisione, qualunque cosa accada. Il mondo può offrire ciò che sembra una maniera di vivere più allettante, la ricerca di piaceri, popolarità o possedimenti materiali. Ma guardare indietro con desiderio a una qualsiasi di queste cose — peggio ancora, lasciare che esse divengano il punto focale della nostra vita — potrebbe significare la perdita del premio che cerchiamo. Potrebbe concludersi con una vita sciupata.
3. Qual è un obiettivo basilare della nostra fede?
3 “È meglio la fine di poi d’una faccenda che il suo principio”, dice Ecclesiaste 7:8. Così, benché sia essenziale intraprendere la condotta che abbiamo scelto, è la sua fine che conta realmente. Perciò, nella Parola di Dio, si dà tanto risalto al dimostrarsi fedeli fino alla fine. (Matteo 24:13) La nostra fede ha come obiettivo, scopo o meta basilare che otteniamo la salvezza o la vita eterna. — I Pietro 1:9.
4. (a) Per rimanere fedeli, quale veduta della salvezza è importante? (b) Cosa ci dice I Pietro 1:10-12 circa l’interesse dei profeti per la disposizione divina per la salvezza?
4 Che cosa può aiutarci a perseverare come discepoli leali del Figlio di Dio? Prima di tutto, dobbiamo vedere con chiarezza, sentire profondamente, il prezioso valore della salvezza che cerchiamo. Le ispirate parole dell’apostolo Pietro, intimo compagno di Gesù Cristo, possono aiutarci grandemente a questo riguardo. Il suo ammonimento può aiutarci a vedere che la nostra finale salvezza è qualcosa per cui dovremmo lietamente sopportare ogni pressione dell’opposizione, non importa quanto sia severa. È qualcosa per cui dovremmo esser disposti a lavorare, sacrificarci, sì, se necessario morire. (Luca 14:26-33) In I Pietro 1:10-12, l’apostolo scrive:
“Circa questa salvezza una diligente investigazione e un’attenta ricerca furono fatte dai profeti che profetizzarono intorno all’immeritata benignità a voi riservata. Essi continuarono a investigare quale particolare stagione o quale sorta di stagione lo spirito che era in loro indicasse circa Cristo, quando rendeva anticipatamente testimonianza delle sofferenze per Cristo e delle glorie che le avrebbero seguite. Fu loro rivelato che non a se stessi, ma a voi, essi servivano le cose che vi sono state ora annunciate da coloro che vi han dichiarato la buona notizia con spirito santo inviato dal cielo”.
ARGOMENTO DI VIVO INTERESSE PER I PROFETI
5. Che predissero i profeti circa le sofferenze del Messia?
5 Secoli prima dei giorni di Gesù sulla terra, i profeti ebrei furono ispirati a predire le sofferenze che il promesso Messia o Cristo avrebbe dovuto subire. La profezia di Daniele specificò il tempo dell’arrivo del Cristo e indicò che egli sarebbe stato stroncato nella morte dopo un ministero di tre anni e mezzo. (Daniele 9:24-27) Dalla profezia di Isaia apprendiamo che il Messia sarebbe stato rigettato e sarebbe divenuto una pietra d’inciampo. (Isaia 8:14, 15; 28:16; 53:3) Quella profezia mostrò anche che avrebbe portato le infermità del popolo, sarebbe stato messo alla prova e condannato ma sarebbe rimasto muto dinanzi ai suoi accusatori, gli avrebbero sputato addosso, sarebbe stato annoverato tra i peccatori, trafitto, sarebbe morto di una morte di sacrificio e avrebbe tolto i peccati per consentire a molti di avere una giusta reputazione presso Dio. (Isaia 50:6; 53:4-12) La profezia di Zaccaria indicò che il Messia sarebbe stato tradito per trenta pezzi d’argento. (Zaccaria 11:12) E il profeta Michea predisse che il Cristo, il “giudice d’Israele”, sarebbe stato colpito sulla guancia. — Michea 5:1.
6. Quali particolari circa le sofferenze del Messia sono contenuti nei Salmi?
6 Fra le dichiarazioni dei Salmi che si applicano a Gesù Cristo sono le seguenti: Egli sarebbe stato tradito da un intimo compagno. (Salmo 41:9) Governanti, sostenuti dai loro sudditi, sarebbero insorti contro di lui. (Salmo 2:1, 2) Gli edificatori religiosi giudei lo avrebbero rigettato. (Salmo 118:22) Falsi testimoni avrebbero deposto contro il Messia. (Salmo 27:12) Giunto al luogo dell’esecuzione, gli sarebbe stata offerta una bevanda stupefacente. (Salmo 69:21a) Quelli che lo avrebbero fissato al palo sarebbero stati ‘alle sue mani e ai suoi piedi’ come bestie selvagge. (Salmo 22:16) Sulle sue vesti avrebbero gettato le sorti. (Salmo 22:18) I suoi nemici lo avrebbero schernito con le parole: “Si è affidato a Geova. Gli provveda scampo! Lo liberi, giacché ha provato diletto in lui!” (Salmo 22:8) Soffrendo per la molta sete, avrebbe chiesto da bere e gli sarebbe stato offerto vino acido. (Salmo 22:15; 69:21b) Poco prima della sua morte, avrebbe gridato: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai lasciato?” — Salmo 22:1.
7. Che cosa rivelano le profezie circa le ‘glorie che avrebbero seguito’ le sofferenze di Cristo?
7 Come indica Pietro, i profeti furono anche ispirati a parlare delle ‘glorie che avrebbero seguito’ la sofferenza del Messia. Per mezzo della maestosa potenza di Dio, questo fedele Figlio sarebbe stato destato dai morti. (Salmo 16:8-10) Alla sua ascensione in cielo, si sarebbe seduto alla destra di Dio, attendendo che i suoi nemici fossero posti come sgabello per i suoi piedi. (Salmo 110:1) Avrebbe occupato la posizione di un sacerdote eterno secondo l’ordine di Melchisedec. (Salmo 110:4) Il Padre suo, “l’Antico dei Giorni”, gli avrebbe concesso autorità regale. (Daniele 7:13, 14) Infine sarebbe venuto il tempo in cui l’unto di Dio avrebbe frantumato tutte le nazioni contrarie alla sua sovranità. (Salmo 2:9) Quindi avrebbe esercitato il dominio sull’intera terra. — Salmo 72:7, 8; Zaccaria 9:9, 10.
8. Come i profeti mostrarono vivo interesse per ciò che scrissero, e perché?
8 Sì, le profezie provvidero splendide indicazioni anticipate del ruolo che il Messia avrebbe avuto nella disposizione divina per la salvezza o liberazione dal peccato e dalla morte. La sua fedeltà nella sofferenza, la sua morte, risurrezione e ascensione in cielo come una gloriosa persona spirituale, tutte queste cose furono necessarie perché individui ricevessero la predetta “immeritata benignità”, incluso il perdono dei peccati e la totale riconciliazione con Geova Dio come suoi figli. I profeti stessi non poterono capire pienamente come la salvezza sarebbe venuta per mezzo del Messia. Ciò nondimeno, come mostra l’apostolo Pietro, si interessarono vivamente delle cose che avevano scritto. Esaminarono con diligenza le parole profetiche, studiando ripetutamente le loro proprie profezie per scoprire il significato di ciò che erano stati ispirati a scrivere. Riconoscendo che nelle rivelazioni ricevute erano contenute verità meravigliose, i profeti si servirono appieno delle loro facoltà mentali nello sforzo di ottenere il massimo beneficio dalle predizioni date da Dio. Ciò avvenne nonostante il fatto che non si sarebbe potuto ricevere il beneficio della predetta immeritata benignità fino alla venuta del Messia. Tuttavia, ciò che i profeti compresero fu abbastanza per sostenerli e anche incitarli a voler conoscere ancora di più. Si interessarono specialmente di conoscere le condizioni che sarebbero esistite al tempo della comparsa del Messia, sì, in quale “sorta di stagione” avrebbe subìto la predetta sofferenza e quindi avrebbe ricevuto l’esaltazione.
9. Specialmente chi trasse beneficio dalle profezie intorno al Messia?
9 Come Pietro disse chiaramente, i profeti capirono che le profezie messianiche non erano scritte primariamente per il loro profitto ma per il beneficio di quelli che sarebbero effettivamente vissuti al tempo della comparsa del Messia. (I Pietro 1:12) Riguardo alle rivelazioni che ricevette, il profeta Daniele ammise: “Udii, ma non potei comprendere”. (Daniele 12:8) Comunque, le persone che trassero pienamente profitto dalle ispirate parole intorno alla prima venuta del Messia furono quelle che accettarono la “buona notizia” proclamata nel primo secolo E.V. I profeti resero realmente servizio a loro. — Matteo 13:16, 17.
10. Come l’interesse che i profeti ebrei mostrarono per la salvezza dovrebbe influire su di noi, e perché?
10 Come la nostra conoscenza dell’intenso interesse dei profeti dovrebbe dunque influire su di noi? Dovrebbe farci esaminare per vedere se abbiamo lo stesso interesse per la salvezza. È il nostro principale obiettivo nella vita quello di rimanere servitori approvati di Geova Dio e di Gesù Cristo? È davvero quello che ci interessa? Certo, abbiamo buone ragioni per essere del tutto assorti nel mostrarci leali discepoli del Figlio di Dio. Il Messia venne secoli fa. La sua morte di sacrificio provvide la medesima base per la salvezza e rese certo l’adempimento di ogni singola promessa di Dio. (II Corinti 1:20) Il tempo che passa non indebolisce affatto la certezza dell’adempimento delle promesse divine. Piuttosto, conferma che il desiderio di Dio è che quanti più è possibile ottengano la salvezza. (I Timoteo 2:3, 4; II Pietro 3:9) Possiamo dunque attendere con fiducia di ereditare le benedizioni che l’Altissimo ha in serbo per i fedeli.
PERCHÉ GLI ANGELI SI INTERESSANO
11. Conforme a I Pietro 1:12, quanto è intenso l’interesse degli angeli per la disposizione divina della salvezza?
11 L’esempio degli angeli dovrebbe pure servire a incoraggiarci onde facciamo tutto il possibile per rimanere nel favore di Dio. Benché non abbiano nessun bisogno personale della disposizione divina per la salvezza, gli angeli fedeli si interessano realmente del modo in cui si adempie lo splendido proposito di Dio per il genere umano. L’apostolo Pietro scrisse: “In queste cose [che suscitarono l’attenzione dei profeti ebrei] gli angeli desiderano penetrare con lo sguardo”. (I Pietro 1:12) Sì, prima della venuta di Gesù Cristo su questa terra, gli angeli desiderarono avere maggiore conoscenza circa le sofferenze di Cristo, le “glorie che le avrebbero seguite” e l’effetto che la “buona notizia” avrebbe avuto sul genere umano. L’apostolo Pietro poté parlare di loro dicendo che “desiderano penetrare” in queste cose. Nel greco originale l’espressione “penetrare con lo sguardo” dà l’idea di chinarsi in avanti per esaminare un oggetto più da vicino. Ma perché gli angeli erano così vivamente interessati a fare un’attenta considerazione della rivelazione di Geova Dio circa la salvezza? Come perfette persone spirituali, perché si dovrebbero particolarmente interessare dei provvedimenti per gli uomini peccaminosi, terrestri?
12, 13. Come possiamo spiegare il grande interesse degli angeli per la salvezza del genere umano?
12 Poiché gli angeli non sanno tutto, accrescono senza dubbio la loro conoscenza considerando diligentemente le azioni e le rivelazioni di Dio. La disposizione per la redenzione della razza umana fornì veramente un esempio meraviglioso dell’amore, della giustizia, della misericordia e della sapienza di Geova. Perciò, occupandosi di acquistare maggiore intendimento della disposizione di Geova per la salvezza del genere umano peccatore, gli angeli avrebbero apprezzato ancora di più il loro Padre celeste. Avrebbero imparato cose sulla sua personalità e sui suoi modi di agire che non si sarebbero potute comprendere da uno studio o da un esame di qualsiasi altro avvenimento nell’universo. — Confronta Efesini 3:8-10.
13 Inoltre, gli angeli hanno “profondo affetto” per la razza umana. (Confronta Proverbi 8:22-31). Vogliono vedere il genere umano riconciliato con il Padre celeste, Geova. Ecco perché Gesù Cristo poté dire: “C’è gioia fra gli angeli di Dio per un peccatore che si pente”. — Luca 15:10.
14. (a) Cosa dovrebbe aiutarci a fare l’atteggiamento degli angeli verso la nostra salvezza? (b) Quale consiglio dell’apostolo Pietro dovremmo tenere presente per rimanere fedeli servitori di Dio?
14 Sì, milioni di angeli si rallegrarono quando noi stessi ci pentimmo. Essi si interessano molto di vederci mantenere la fedeltà fino alla fine. In effetti, ci spronano a perseverare. Non lasciamo affievolire la nostra visione del grande esercito celeste che prova per noi profondo interesse e affetto. Di sicuro vogliamo che la loro gioia riguardo a noi continui. Questo richiede che prestiamo ascolto all’ammonimento di Pietro: “Cingete dunque le vostre menti per l’attività, siate completamente assennati; riponete la vostra speranza nell’immeritata benignità che vi sarà recata alla rivelazione di Gesù Cristo”. — I Pietro 1:13.
CINGIAMO LA MENTE PER L’ATTIVITÀ
15. Come dobbiamo capire l’ammonimento di Pietro di ‘cingere la nostra mente per l’attività’?
15 Cosa significa che ‘cingiamo la mente per l’attività’? Una traduzione letterale delle parole dell’apostolo Pietro sarebbe: “Cingete i lombi della vostra mente”. Ai giorni dell’apostolo, gli uomini indossavano lunghe vesti. Chi lavorava o si impegnava in attività vigorose, come la corsa, tirava su la veste fra le gambe e la legava sicuramente per mezzo di una cintura. “Cingere i lombi” significava essere preparati per l’attività. Che noi ‘cingiamo i lombi della mente’ significa perciò avere le nostre facoltà mentali in uno stato di preparazione per assolvere i nostri obblighi cristiani e sopportare qualsiasi prova ci si presenti.
16. Come possiamo mostrare che ‘siamo completamente assennati’?
16 Avendo le facoltà mentali in uno stato di prontezza per continuare il fedele servizio a Dio, certamente ‘saremmo completamente assennati’. Ci terremmo equilibrati nel modo di pensare, in grado di valutare correttamente le cose. La nostra vita mostrerebbe che abbiamo le facoltà sotto controllo e non cediamo agli allettamenti di un mondo che si è allontanato da Geova Dio. (I Giovanni 2:16) Nella nostra vita sarebbe della massima importanza fare ciò che è piacevole agli occhi del nostro Padre celeste e del Figlio suo.
17. (a) Che cos’è l’“immeritata benignità” che sarà recata ai credenti? (b) Come ‘riponiamo la nostra speranza nell’immeritata benignità che ci sarà recata alla rivelazione di Gesù Cristo’?
17 Per ‘cingere la nostra mente per l’attività e mantenerci completamente assennati’, dobbiamo ‘riporre la nostra speranza nell’immeritata benignità che ci sarà recata alla rivelazione di Gesù Cristo’. Al tempo in cui il Signore Gesù Cristo verrà nella gloria, tutti quelli con la speranza celeste che saranno rimasti suoi devoti discepoli diverranno partecipi dell’immeritata benignità divina. (I Corinti 1:4-9) Non solo questi discepoli generati dallo spirito proveranno il ristoratore sollievo dalla sofferenza subita per mano di uomini malvagi; ma anche quei cristiani che hanno la speranza di un paradiso terrestre saranno preservati vivi attraverso la “grande tribolazione” che segue la venuta di Cristo e avranno la prospettiva della vita sempiterna sulla terra. In realtà, abbiamo buone ragioni per tenere sempre presente l’adempimento delle nostre speranze cristiane, nell’ansiosa attesa di ricevere il favore divino. La nostra fiducia nel sicuro adempimento di queste speranze ci può spronare a rimanere leali verso il nostro Padre celeste e il Figlio suo. Rivolgiamo fermamente lo sguardo alle benedizioni che la venuta di Cristo nella gloria recherà per i suoi seguaci fedeli. — Matteo 25:31-46.
DIMOSTRIAMO DI ESSERE FIGLI UBBIDIENTI DI DIO
18. Come mostriamo di essere “figli ubbidienti”?
18 In armonia con queste speranze, la nostra attitudine dovrebbe essere quella di “figli ubbidienti”. L’apostolo Pietro continuò: “Come figli ubbidienti, cessate di conformarvi ai desideri che aveste un tempo nella vostra ignoranza”. (I Pietro 1:14) Come figli che rispettano e amano il loro Padre celeste, dovremmo volerci sottomettere gioiosamente alle sue richieste, comprendendo che questa è una cosa giusta da fare. Non vogliamo più comportarci come eravamo abituati a fare prima di divenire discepoli di Gesù Cristo. Nella nostra ignoranza dei comandi di Dio, forse ci siamo abbandonati alle nostre passioni peccaminose, abbiamo egoisticamente messo i nostri propri interessi al primo posto con danno di altri, o abbiamo posto come centro della nostra vita l’acquisto di possedimenti materiali, popolarità o autorità. In gran parte, abbiamo modellato la nostra vita in armonia con le attitudini, le parole e le azioni di quelli che ci stanno intorno. Ora sappiamo che tale modo di vivere che non tiene conto di Dio è vuoto, privo di significato.
19. Come fu illustrato dalla legge mosaica, cos’è incluso nell’essere “santi”?
19 Per godere una vita ricca, abbiamo bisogno di imitare Geova Dio, che è santo, immacolato o puro. Imitiamo noi il nostro Padre celeste solo nell’adorazione formale? Notate che l’apostolo Pietro disse: “Secondo il Santo che vi ha chiamati, divenite anche voi santi in tutta la vostra condotta”. (I Pietro 1:15) Quindi citò Levitico 19:2, che dice: “Voi vi dovreste mostrare santi, perché io, Geova vostro Dio, sono santo”. (I Pietro 1:16) Queste parole di Levitico compaiono in un contesto che indica ciò che Geova Dio richiese dagli israeliti sia nel rendere la loro adorazione formale che nelle loro regolari attività quotidiane. Fra queste esigenze per la condotta santa sono inclusi: Dovuto riguardo per i genitori, onestà, considerazione per i sordi, i ciechi e altri afflitti, non covare rancore ma amare il proprio simile, trattenersi dalla calunnia e dal recare falsa testimonianza, e rendere giustizia. (Levitico 19:3, 9-18) Realmente, dunque, nessun aspetto della vita è esente dal requisito d’essere santi o puri dal punto di vista di Geova.
“COMPORTATEVI CON TIMORE”
20. Cosa dovremmo tener presente circa il giudizio, e come questo dovrebbe influire sulla nostra condotta?
20 Un’altra vigorosa ragione per vivere in modo degno della nostra dedicazione a Dio si trova nelle successive parole dell’apostolo Pietro: “Inoltre, se invocate il Padre che giudica imparzialmente secondo l’opera di ciascuno, comportatevi con timore durante il tempo della vostra residenza di forestieri”. (I Pietro 1:17) Non dovremmo mai perdere di vista il fatto che il nostro Padre celeste ci giudicherà per mezzo del suo Figlio. Su tale giudizio non influirà l’aspetto esteriore, ma sarà un giudizio imparziale, in armonia con ciò che realmente siamo come persone. (Isaia 11:2-4) Quindi, se riconosciamo l’Altissimo come nostro Padre, vorremo comportarci in modo tale che ci possa guardare con approvazione, emettendo verso di noi un giudizio favorevole. Vorremo continuare a perseguire giustamente un modo di vivere che rifletta un sano e riverente timore di Geova Dio.
21. In che modo mostriamo di considerare il nostro essere in questo mondo come un tempo di “residenza di forestieri”?
21 E poi, dobbiamo capire che il mondo e ciò che ha da offrire sono temporanei. Dobbiamo pensare che noi stessi siamo in una “residenza di forestieri”. È essenziale che ci guardiamo dall’attaccarci a qualsiasi cosa in questo mondo come se continuasse a esistere per sempre. Nemmeno i palazzi, un tempo lussuosi, dei re delle antiche Assiria, Babilonia e Persia provvedono più una dimora comoda a nessuno; sono in rovina. Nessuna opera architettonica, nessun prodotto dell’ingegneria e della tecnologia moderne, nessuna pittura, nessuna scultura, nessun oggetto fatto dall’uomo può rimanere immutato per tutta l’eternità. È vero che dobbiamo vivere in questo mondo che si è allontanato da Dio, e che da esso non possiamo “emigrare”. (I Corinti 5:9, 10) Ma non vogliamo sentirci veramente a nostro agio nell’attuale disposizione di cose. No, poiché attendiamo qualcosa di molto migliore, la venuta di “nuovi cieli e nuova terra” per opera di Dio. (II Pietro 3:13) Il nostro viaggio attraverso la vita nel mondo è un ‘tempo di residenza come forestieri’, e i nostri atteggiamenti, parole e azioni dovrebbero dimostrare che è così. — Confronta Ebrei 11:13-16.
FU PAGATO UN PREZZO PREZIOSO
22, 23. Perché dovremmo sentirci sempre in debito verso Geova Dio e Gesù Cristo?
22 Dando ancora importanza alla necessità di rimanere santi, devoti servitori di Geova Dio, l’apostolo Pietro scrive: “Poiché sapete che non con cose corruttibili, con argento o con oro, foste liberati dall’infruttuosa forma di condotta ricevuta per tradizione dai vostri antenati. Ma lo foste con sangue prezioso, come quello di un agnello senza difetto e immacolato, quello di Cristo”. (I Pietro 1:18, 19) Essendo stati redenti dalla condanna del peccato e della morte, siamo in obbligo verso Geova Dio che prese la disposizione per il nostro riscatto. Supponete che fosse pagata una grande quantità di argento o oro per riscattarci dalla morte. Non ci sentiremmo profondamente indebitati verso chi avesse fatto un tale notevole sacrificio materiale a nostro beneficio?
23 Quanto più grande è dunque il nostro debito verso Geova Dio e Gesù Cristo! Il prezzo di riscatto pagato fu di valore molto maggiore di qualsiasi tesoro materiale che può essere perduto, rubato o distrutto. Il suo valore è più grande di tutto l’argento e di tutto l’oro che oggi si trovano sulla terra. Il sangue prezioso dell’immacolato Figlio di Dio è il caro prezzo di riscatto che fu pagato. È il sangue vitale di qualcuno che ebbe il diritto di vivere per sempre e, pertanto, di uno che fece assai più che dare prematuramente la sua vita, come hanno fatto altri uomini per ciò che pensavano fosse una causa nobile. Il pagamento di questo prezzo di riscatto, come dice Pietro, provvide anche la base perché siamo ‘liberati dalla nostra infruttuosa forma di condotta ricevuta per tradizione dai nostri antenati’. In che modo?
24. Prima che divenissimo discepoli di Gesù Cristo, come la nostra condotta poté essere “infruttuosa”?
24 Quando accettammo il fatto che eravamo stati riscattati o comprati con il prezioso sangue di Gesù Cristo, abbandonammo il nostro modo di vivere precedente. Senza la conoscenza di Geova Dio e dei suoi propositi, la nostra vita era stata “infruttuosa”, vana, vuota, in quanto si era svolta esclusivamente intorno al conseguimento di cose che non avevano permanenza. Il modo in cui ci comportammo poté anche danneggiarci mentalmente, fisicamente ed emotivamente. Oltre a ciò, i nostri genitori e i nostri nonni poterono non conoscere le Sacre Scritture. Perciò, le norme e i princìpi secondo cui condussero il loro modo di vivere poterono non essere in armonia con la volontà divina. Forse seguirono perfino pratiche religiose che disonorano Dio. Così, anche la “tradizione” che possiamo aver ricevuto dai nostri antenati rispetto alla condotta non ci guidò verso una vita significativa. — Confronta Matteo 15:3-9.
25. Come le parole di I Pietro 1:10-19 provvedono un forte incoraggiamento perché rimaniamo fedeli a Geova Dio e al nostro Signore Gesù Cristo?
25 Di sicuro, le parole dell’apostolo Pietro sono per noi un vero incoraggiamento perché ci atteniamo al nostro impegno di servire Geova Dio come devoti discepoli di Gesù Cristo. Non dovremmo mai permetterci di dimenticare il vivo interesse che i profeti ebrei e gli angeli mostrarono per la rivelazione divina circa la salvezza. Teniamo sempre dinanzi a noi la certezza del giudizio di Dio, l’adempimento della nostra speranza alla rivelazione di Gesù Cristo, l’importanza di essere puri in tutta la nostra condotta perché la santità di Geova lo richiede, e il fatto che il periodo della nostra vita in questo mondo è solo un tempo di residenza come forestieri. Soprattutto, non perdiamo mai, no, mai, di vista il fatto che siamo stati riscattati con il prezioso sangue di Gesù Cristo!
26. Come sono le cose che questo mondo può offrire in paragone con ciò che guadagniamo servendo Geova?
26 Quando si paragonano con le benedizioni che derivano dal servire l’Altissimo, le cose vistose di questo mondo sono realmente rifiuti. (I Corinti 7:29-31; Filippesi 3:7, 8) Nessuna quantità di denaro può far acquistare ora una coscienza pura, una vita significativa e un futuro eterno di vita felice. Ma il fedele servizio reso a Dio fa ottenere in effetti tali benedizioni. Quali vigorose ragioni abbiamo per farne il principale interesse della nostra vita!
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Speranza con una sicura garanziaScegliamo il miglior modo di vivere
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Capitolo 3
Speranza con una sicura garanzia
1-3. (a) Perché non basta semplicemente credere nell’esistenza di Dio per avere l’approvazione divina? (b) Secondo Ebrei 11:6, che cosa dobbiamo credere, e perché questo è importante?
MOLTI asseriscono di credere che Dio esiste. Ma per vivere in un modo che abbia l’approvazione divina ci vuole assai di più. Dobbiamo essere fermamente convinti che qualunque cosa ci accada in quanto alle sofferenze è come nulla in paragone con le grandi benedizioni che l’Iddio Onnipotente conferirà ai suoi servitori.
2 Per questa ragione, nemmeno basta servire il nostro Creatore solo per un senso di dovere. Un semplice senso di dovere non è abbastanza forte per farci mantenere fedeli in vista di tutte le prove che potremo affrontare: offese fisiche e verbali, infermità, delusioni, difficoltà economiche. Solo un intenso, incrollabile amore per il nostro Padre celeste lo potrebbe.
3 Per avere questa specie di amore verso Dio, dobbiamo credere che egli stesso è amorevole, buono, generoso. La Bibbia mostra che tale fede è assolutamente essenziale per i cristiani. Essa dice: “Chi s’accosta a Dio deve credere ch’egli è, e che è il rimuneratore di quelli che premurosamente lo cercano”. (Ebrei 11:6) Se si sminuisce in alcun modo la promessa di Dio di benedire i suoi servitori, si altera effettivamente la conoscenza che abbiamo di lui. Ci può impedire di riconoscere Geova come un Dio che apprezza profondamente le opere eccellenti del suo popolo. (Ebrei 6:10) D’altra parte, la nostra ferma convinzione che l’Altissimo è un rimuneratore suscita in noi una reazione di apprezzamento, che ci sprona a volergli piacere.
‘CUSTODITI PER LA SALVEZZA’
4. Come Geova Dio ci aiuta a rendere certa la salvezza, e quindi cosa dovremmo fare?
4 Certo, non guadagniamo la salvezza con il servizio che rendiamo a Dio, come tenendo una condotta eccellente o aiutando spiritualmente e materialmente altri. Il nostro Padre celeste stesso ha preso tutti i provvedimenti perché otteniamo la vita eterna, ed egli ci aiuta a fare la sua volontà e a ricevere tale benedizione. Perciò, la speranza che Dio ci ha dato ci incoraggia a sottometterci pienamente alla guida divina. La totale fiducia in Geova come rimuneratore ci permette di continuare a cooperare con lui perché diveniamo cristiani leali, pienamente maturi. (Efesini 4:13-15) È vero che tale attiva cooperazione con il nostro Fattore richiede che esercitiamo il controllo delle nostre tendenze peccaminose. Ma egli è Colui che, per mezzo del suo spirito, realmente rende possibile la nostra crescita spirituale. Le seguenti parole dell’apostolo Pietro danno piacevolmente enfasi alla parte che Dio svolge nell’assicurare l’adempimento della nostra speranza cristiana:
“Benedetto sia l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, poiché secondo la sua grande misericordia ci ha rigenerati ad una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per un’eredità incorruttibile e incontaminata e durevole. Essa è riservata nei cieli per voi, che siete custoditi dalla potenza di Dio a mezzo della fede per una salvezza pronta ad esser rivelata nell’ultimo periodo di tempo”. — I Pietro 1:3-5.
5. Perché i cristiani del primo secolo ebbero buone ragioni per benedire Geova?
5 I cristiani a cui furono indirizzate queste parole avevano buone ragioni per benedire Geova Dio, e anche per parlare bene di lui o per lodarlo. Erano stati generati come figli dell’Altissimo, per così dire, con una seconda nascita. (Giovanni 1:12, 13; 3:5-8) Questa ‘rigenerazione’ avvenne per mezzo dell’operazione dello spirito santo verso di loro. Non fu come risultato di qualche merito speciale da parte loro che furono costituiti figli di Dio. Ma fu a causa della misericordia o compassione che Dio espresse perdonando i loro peccati. Divenuti figli dell’Altissimo, questi discepoli di Gesù Cristo furono anche resi suoi eredi.
6. Quali sono alcuni aspetti che fanno della speranza cristiana una speranza “viva”?
6 Come eredi, avevano la speranza di ricevere un’eredità. Questa speranza, come mostra Pietro, è una “speranza viva”. È “viva” in più di un senso. Come messaggio o parola di Dio, che è “vivente ed esercita potenza”, la speranza viva è potente. (Ebrei 4:12) Primariamente, questo avviene perché è una speranza data divinamente dall’Iddio vivente ed eterno, e si basa sul suo Figlio che ‘non muore più’. Il Figlio ha il potere di una vita indistruttibile ed è in grado di salvare completamente quelli che ripongono fiducia in lui. (Geremia 10:10; Abacuc 1:12; Ebrei 7:16, 25; I Pietro 1:23) Gesù Cristo è lui stesso il “pane vivo” mandato da Dio e “se uno mangia di questo pane vivrà per sempre”. (Giovanni 6:50, 51, 57) Il Figlio dà “acqua viva” che diviene in quelli che la ricevono una “fonte d’acqua zampillante per impartire vita eterna”. (Giovanni 4:10, 14) E così, la “speranza viva” data come risultato della ‘rigenerazione’ può portare chi la possiede al conseguimento della ricompensa della vita eterna.
7. Come la “speranza viva” influisce su chi la possiede?
7 In questa speranza c’è vitalità. È una forza che dà vigore ed energia nella vita di quelli che l’amano. Questa speranza influisce sull’intera loro vita, si rende evidente nel modo in cui impiegano la loro vita. Come la vera fede, tale speranza non può essere morta, senza frutto né attività che ne dimostri l’esistenza. (Giacomo 2:14-26) È una speranza ardente che ci ravviva, e siamo incoraggiati, sostenuti e rafforzati dal suo conforto e dall’incrollabile certezza della sua realizzazione.
8. Poiché è una “speranza viva”, che si può dire della sua realizzazione?
8 Essendo dunque molto diversa dalle speranze di quelli che ripongono la loro fiducia in uomini imperfetti e morituri, questa speranza non è una speranza morta che rechi delusione per la mancanza di ogni base solida. Non può restare inadempiuta. L’immutabile promessa di Geova, accompagnata dal suo impareggiabile potere di realizzarla, serve come un sicuro fondamento per la speranza cristiana. — Confronta Isaia 55:10, 11; Ebrei 6:13-20.
9. Che cosa ha reso possibile questa “speranza viva”?
9 Pietro collega questa “speranza viva” con “la risurrezione di Gesù Cristo dai morti”. Quando il Figlio di Dio fu messo al palo e i suoi discepoli lo videro morire, la loro speranza morì virtualmente con lui. Ma quando li raggiunse la prova della sua risurrezione, la loro speranza fu ravvivata, assunse nuova vita, ‘arse’ spingendoli a recare testimonianza. (Luca 24:13-34; Atti 4:20) Poiché fu destato alla vita spirituale, il Figlio di Dio poté presentare il valore del suo sacrificio, il prezzo di redenzione, al Padre. Se Gesù Cristo non fosse stato risuscitato, nessuno sarebbe stato redento dal peccato e dalla morte. (I Corinti 15:14-19) Separatamente dalla sua risurrezione, non ci poteva essere “speranza viva”.
10. Perché Pietro poté riferirsi all’eredità dicendo che è ‘incorruttibile, incontaminata e durevole’?
10 La sublime eredità attesa dall’apostolo Pietro e dai suoi conservi credenti è ‘incorruttibile, incontaminata e durevole’. Essendo incorruttibile, non può essere distrutta o danneggiata in alcun modo. A essa non si può attaccare nessuna contaminazione o corruzione, poiché non si può ottenere per mezzo di nessuna macchinazione, inganno o altro mezzo illegale. Tale meravigliosa eredità non cadrà mai nelle mani di uomini senza scrupoli. Inoltre, a differenza dei bei fiori che presto perdono la loro bellezza e splendore, in tutta l’eternità l’eredità non appassirà mai per grandezza e attrattiva.
11. Perché l’“eredità” è sicura?
11 Secondo le parole di Pietro, la promessa eredità è “riservata nei cieli”. È sicura per i coeredi di Cristo. Lassù nei cieli, è protetta e preservata più completamente che in qualsiasi camera corazzata di banca, perché i cieli invisibili sono il permanente luogo di dimora dell’Iddio eterno, Geova. (Salmi 103:19; 115:3, 16; Matteo 5:11, 12) Per di più, l’apostolo Pietro indicò che l’Onnipotente li avrebbe aiutati a ricevere la loro eredità. L’Altissimo, per mezzo del suo spirito, avrebbe esercitato la sua “potenza” verso di loro, aiutandoli a rimanere accettevoli dinanzi a lui, proteggendone gli interessi vitali. Come risultato, “nell’ultimo periodo di tempo”, non avrebbero condiviso il giudizio di condanna emesso contro gli infedeli ma sarebbero stati salvati per la vita eterna.
12. Come Geova Dio ci ‘custodirà’ per la salvezza?
12 Come i cristiani del primo secolo, tutti i credenti di oggi possono confidare che Geova Dio li custodirà per la salvezza. Per mezzo del suo spirito santo, egli ci rese inizialmente possibile avere fede e, mediante lo stesso spirito, continuerà a rafforzare la nostra fede. Questa fede ci può condurre con successo attraverso ogni sorta di prove. (I Giovanni 5:4) Non abbiamo dunque buone ragioni per essere grati di ciò che Geova Dio continua a fare, aiutandoci ad assicurarci la vita eterna? Davvero ne abbiamo, e specialmente quando consideriamo che questo non è da attribuire ad alcun merito da parte nostra ma alla grande misericordia di Geova.
LA MORTE NON PUÒ IMPEDIRE LA REALIZZAZIONE DELLA NOSTRA SPERANZA
13. Che cosa garantisce che la nostra speranza cristiana poggia su un fondamento solido?
13 Nemmeno la morte può impedirci di vedere avverarsi la nostra speranza cristiana. Ciò che il nostro Padre celeste fece riguardo al suo Figlio provvede la sicura e infallibile garanzia che la nostra speranza poggia su una base ferma. L’apostolo Pietro scrisse:
“Veramente, egli [il Figlio di Dio] fu preconosciuto prima della fondazione del mondo, ma fu reso manifesto alla fine dei tempi per voi che mediante lui siete credenti in Dio, il quale lo ha destato dai morti e gli ha dato gloria; onde la vostra fede e la vostra speranza siano in Dio”. — I Pietro 1:20, 21.
14. Come Gesù Cristo fu “preconosciuto prima della fondazione del mondo” e “reso manifesto alla fine dei tempi”?
14 Prima che Adamo ed Eva fondassero un mondo del genere umano avendo figli, Geova Dio determinò che il suo unigenito Figlio sarebbe stato colui che avrebbe redento la razza umana dalla schiavitù al peccato e alla morte. (Confronta Genesi 3:15; 4:1, 2; Luca 11:49-51). Con la venuta del Messia, il sistema di cose giudaico, inclusi il suo sacerdozio, i sacrifici e i servizi del tempio, pervenne ai suoi ultimi giorni. L’arrivo del Messia segnò infatti l’inizio di una nuova epoca nella storia umana. Perciò, l’apostolo Pietro parlò di Cristo, dicendo che sarebbe stato “reso manifesto alla fine dei tempi”.
15. Perché Pietro poté dire che Gesù Cristo fu reso manifesto “per voi che mediante lui siete credenti in Dio”?
15 Ma perché l’apostolo disse che il Figlio di Dio fu reso manifesto “per voi che mediante lui siete credenti in Dio”? Prima che Gesù venisse sulla terra, nessuno avrebbe potuto trarre profitto dall’opera di redenzione che egli avrebbe compiuto. Solo nel primo secolo i credenti poterono cominciare a far questo. Esercitando fede nel Cristo questi credenti riponevano fede anche nel Padre, Colui che aveva mandato il Figlio su questa terra. (Giovanni 17:21) Inoltre, come Pietro dichiarò, ciò che Geova Dio fece per il suo Figlio — risuscitandolo e dandogli “gloria” con la sua esaltazione alla propria destra — provvede valide ragioni per riporre la nostra fede e la nostra speranza nell’Onnipotente. Come mai?
16. Di che cosa la risurrezione di Gesù Cristo è una garanzia?
16 Proprio come l’Altissimo destò il suo Figlio, egli può risuscitare anche altri suoi servitori. Poiché Gesù Cristo fu destato alla vita immortale celeste, i suoi discepoli del primo secolo poterono esser certi che anch’essi avrebbero condiviso con lui la gloria celeste. La risurrezione del Figlio di Dio costituisce una garanzia immutabile che gli uomini addormentati nella morte saranno destati alla vita. — I Corinti 15:12-22.
17. Come la risurrezione di Gesù Cristo è un fatto ben stabilito?
17 Ecco perché il fatto della risurrezione di Gesù doveva essere ben stabilito, e lo fu. Ci furono oltre 500 discepoli che videro il Figlio di Dio risuscitato. (I Corinti 15:6) Questi testimoni oculari sapevano che i nemici di Dio avrebbero potuto privarli della libertà e perfino ucciderli se avessero dato testimonianza di questo grande miracolo. Tuttavia, i fedeli discepoli di Gesù Cristo diedero testimonianza di questo fatto con ogni baldanza. (Confronta Atti 4:1-3; 7:52-60). Tale coraggiosa fede fu possibile solo perché avevano solide prove della sua risurrezione.
SICURA LA VENUTA DI CRISTO NELLA GLORIA
18. Cosa indica l’apostolo Pietro circa “la potenza e la presenza del nostro Signore Gesù Cristo”?
18 Come nel caso della risurrezione del suo Figlio, Geova Dio fece anche in modo che si desse una chiara testimonianza riguardo alla certezza della venuta di Cristo “con potenza e gran gloria”. (Matteo 24:30; Rivelazione 1:7) L’apostolo Pietro disse:
“No, non seguendo false storie inventate artificiosamente vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la presenza del nostro Signore Gesù Cristo, ma essendo divenuti testimoni oculari della sua magnificenza. Poiché egli ricevette da Dio Padre onore e gloria, quando dalla magnifica gloria gli furono rivolte tali parole: ‘Questo è il mio figlio, il mio diletto, che io ho approvato’. Sì, queste parole udimmo rivolgere dal cielo mentre eravamo con lui sul monte santo”. (II Pietro 1:16-18)
A quale evento si riferiva qui Pietro?
19. Quando e come Pietro, Giacomo e Giovanni divennero testimoni oculari della magnificenza di Cristo?
19 Si riferiva alla trasfigurazione del Signore Gesù Cristo. Qualche tempo dopo la Pasqua del 32 E.V., il Figlio di Dio disse ai suoi discepoli: “Veramente vi dico che alcuni di quelli che sono qui non gusteranno affatto la morte prima d’aver visto il Figlio dell’uomo venire nel suo regno”. (Matteo 16:28) Nel volgere di giorni, quelle parole di Gesù furono adempiute. Prendendo con sé gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, il Figlio di Dio salì su un alto monte, presumibilmente l’Ermon. Su un contrafforte di questo monte, avvenne quanto segue: “[Gesù] fu trasfigurato dinanzi a loro, e la sua faccia risplendé come il sole, e i suoi abiti divennero brillanti come la luce”. Così i tre apostoli ebbero la conferma che la venuta di Gesù nella potenza del Regno sarebbe stata davvero gloriosa. Quindi si formò una “nube luminosa” e da essa venne una voce che disse: “Questo è il mio Figlio, il diletto, che io ho approvato; ascoltatelo”. — Matteo 17:1-5.
20. Perché la fede nel ritorno di Gesù con la potenza del Regno poggia su una base solida?
20 La fede nell’arrivo di Gesù nella potenza del Regno non fu basata perciò su false storie inventate dagli uomini. Non ci fu nessuna frode o inganno nel cercar di persuadere altri a credere che il Figlio di Dio sarebbe tornato “con potenza e gran gloria”. Pietro, Giacomo e Giovanni videro Gesù Cristo glorificato davanti ai loro stessi occhi, e udirono la medesima voce di Dio risuonare dalla nube luminosa o dalla “magnifica gloria”. Questa voce riconobbe che Gesù era il Figlio diletto. Il riconoscimento e l’aspetto luminoso che gli fu quindi concesso furono davvero un conferimento di onore e gloria a Gesù. A causa di questa splendida rivelazione divina da Geova, Pietro si riferì giustamente al monte dove la trasfigurazione ebbe luogo come al “monte santo”.
21. Quale significato ha per noi la visione della trasfigurazione?
21 Di quale importanza dovrebbe essere questa trasfigurazione per i credenti? Pietro risponde: “Quindi abbiamo la parola profetica resa più sicura; e voi fate bene prestandole attenzione come a una lampada che risplenda in luogo tenebroso, finché albeggi il giorno e sorga la stella del mattino, nei vostri cuori”. (II Pietro 1:19) Sì, la visione della trasfigurazione conferma la parola profetica circa la venuta del Signore Gesù Cristo nella potenza del Regno. Questa visione provvide un barlume anticipato della sua gloria regale. Naturalmente, senza potenza o autorità, non ci può essere gloria, magnificenza o dignità regale. Quindi, la trasfigurazione servì anche a stabilire la certezza della venuta di Gesù con la potenza.
22, 23. (a) Come mostriamo che ‘facciamo bene’ prestando attenzione alla parola profetica? (b) In che modo tale parola è come una lampada?
22 Oggi noi ‘facciamo bene’ a prestare attenzione alla parola profetica, poiché nulla potrebbe essere più essenziale per i nostri vitali interessi, recando benefici più grandi o durevoli. Le persone possono leggere avidamente le notizie del mondo, esaminare le predizioni di esperti politici, economici e scientifici e, alla fine, riscontrare di non essere approdate a nulla. Ma la luce che risplende dalla parola profetica non ci condurrà mai in un vicolo cieco o non ci lascerà in un confuso groviglio di indicazioni e istruzioni contrastanti. Questa parola profetica merita dunque un posto importante nel nostro studio e nella nostra meditazione. È saggio valerci di ogni opportunità per radunarci con i conservi credenti quando la “parola” viene esaminata. Ma che ‘prestiamo attenzione’ richiede più dell’accurata lettura o del rispettoso ascolto. Significa agire in base alla parola profetica, lasciando che essa influisca sulla nostra condotta, sul modo in cui impieghiamo il nostro tempo, le nostre energie e i nostri beni. (Confronta Giacomo 1:22-27). Sì, riconosciamo giustamente la vera praticità di questa parola profetica nella nostra vita quotidiana e non la consideriamo semplicemente come qualcosa da prendere in esame nelle ore di adorazione formale.
23 In armonia con l’esortazione di Pietro, dovremmo lasciare che la parola profetica ci serva come una lampada che risplende in un luogo tenebroso, illuminando i nostri cuori. Se le ‘prestiamo attenzione’ lasciando che ci guidi in ogni attività della vita, essa ci condurrà sicuramente fino a quel grande giorno quando la “stella del mattino”, il Signore Gesù Cristo, si rivelerà in tutta la sua magnifica gloria. (Confronta Rivelazione 22:16). La rivelazione del Figlio di Dio significherà la distruzione per gli infedeli e il conferimento di splendide benedizioni ai suoi discepoli devoti. (II Tessalonicesi 1:6-10) Sicuramente la speranza che è legata all’adempimento della parola profetica dovrebbe incoraggiarci a fare tutto il possibile per essere trovati in uno stato approvato davanti al nostro Signore alla sua rivelazione. — Luca 21:34-36.
24. Perché possiamo avere fiducia nell’intera parola profetica contenuta nella Bibbia?
24 Infatti, bisogna fare una seria considerazione dell’intera parola profetica contenuta nelle Sacre Scritture lasciando che guidi la nostra vita. La medesima natura della parola profetica, il modo in cui fu scritta, ci dovrebbe rendere pienamente fiduciosi rispetto al futuro. I profeti di Geova non valutarono certe tendenze delle attività umane per fare poi predizioni basate sulla propria interpretazione personale di questi avvenimenti. Le profezie non furono le conclusioni a cui i profeti stessi pervennero dopo un’accurata analisi delle condizioni allora esistenti. No, la mente dei profeti fu stimolata dallo spirito santo ed essi furono spinti a esprimere il messaggio di Dio. L’apostolo Pietro continuò: “Sapete prima di tutto questo, che nessuna profezia della Scrittura sorge da privata interpretazione. Poiché la profezia non fu mai recata dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini parlarono da parte di Dio mentre erano sospinti dallo spirito santo”. (II Pietro 1:20, 21) Poiché la vera profezia non ha origine da uomini inclini all’errore ma dal nostro onnisapiente Creatore, sappiamo che tutte le profezie contenute nella Parola di Dio saranno adempiute.
25. Che possiamo dire circa la sicurezza della nostra speranza cristiana?
25 La speranza cristiana si basa in effetti su prove solide. La fidata dichiarazione di testimoni oculari conferma che uomini addormentati nella morte saranno destati alla vita e che Gesù Cristo manifesterà la sua gloria e la sua potenza. Splendido sarà quel giorno in cui il nostro Signore agirà contro tutti quelli che si rifiutano di servire il Creatore e libererà i suoi fedeli seguaci da ogni sofferenza, recando un nuovo ordine giusto, libero da infermità, pene e morte. — Rivelazione 21:4, 5.
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Cibo essenziale per la vita eternaScegliamo il miglior modo di vivere
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Capitolo 4
Cibo essenziale per la vita eterna
1. Perché le cose contenute nella Parola di Dio sono come il miele?
A chi ha fame anche un po’ di miele può dare nuove forze, può fargli brillare gli occhi. Delle cose contenute nella Parola di Dio, si dice giustamente che sono “più dolci del miele e del miele che fluisce dai favi”. Questo avviene a causa degli enormi benefici che le norme divine recano alla vita di quelli che le ricevono con apprezzamento. (I Samuele 14:27; Salmo 19:9-11; 119:103) Per quelli che acquistano la sapienza contenuta nella Parola ispirata, ‘esiste un futuro, e la loro propria speranza non sarà stroncata’. — Proverbi 24:13, 14.
2. Affinché lo spirito di Dio operi il bene dentro di noi, che cosa dobbiamo fare?
2 Abbiamo da Dio la promessa che ‘custodirà i suoi servitori per la vita eterna’, e che farà questo per mezzo del suo spirito. (I Pietro 1:5) Questo è certamente incoraggiante. Ma ci sbagliamo se pensiamo che ciò avvenga senza sforzo da parte di quelli che sono così aiutati. Lo spirito di Dio può operare per il bene di chiunque di noi solo nella misura in cui cooperiamo con esso, e tale cooperazione include che ci cibiamo delle Scritture ispirate. Il Figlio di Dio mostrò perché questo avviene.
3. Cosa disse Gesù Cristo che lo spirito avrebbe operato per i suoi discepoli?
3 Spiegando ai suoi discepoli come lo spirito di Dio li avrebbe aiutati, Gesù disse: “Il soccorritore, lo spirito santo, che il Padre manderà nel mio nome, quello v’insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutte le cose che vi ho dette”. (Giovanni 14:26) Dopo il ritorno di Gesù nei cieli, lo spirito, con la funzione di rammemoratore, avrebbe richiamato alla mente dei discepoli i suoi detti e, come insegnante, avrebbe permesso loro di capire l’applicazione delle cose rammentate.
4. Come lo spirito di Dio può aiutarci, e come questo dà risalto all’importanza di accrescere la conoscenza della Bibbia?
4 Poiché non siamo mai stati ammaestrati personalmente da Gesù Cristo, la nostra situazione è diversa da quella degli apostoli. Comunque, tutti gli insegnamenti essenziali del Figlio di Dio sono conservati per noi nella Bibbia. Così, ogni volta che è necessario, lo spirito santo può richiamare alla nostra mente i punti delle Scritture ispirate e aiutarci a discernere la loro applicazione corretta. Poiché lo spirito di Dio funziona come rammemoratore e insegnante, dobbiamo cooperare con esso mediante un accurato esame della Bibbia. Se il nostro deposito di conoscenza scritturale è molto limitato, non possiamo ricevere il pieno beneficio dell’operazione dello spirito a nostro favore come rammemoratore e insegnante.
5. (a) Per trarre pieno beneficio dall’operazione dello spirito di Dio, perché è importante eliminare i tratti cattivi? (b) Quale consiglio diede l’apostolo Pietro circa il cibo spirituale?
5 Inoltre, lo spirito è santo e, perciò, aiuta solo quelli che sono santi o puri dal punto di vista di Dio. Ecco perché non basta semplicemente leggere la Bibbia o ascoltarne la lettura. Ci deve anche essere un sentito desiderio di cuore di eliminare tutti i tratti che contrastano con le norme di purezza di Dio. Notate come questo è messo in risalto nelle seguenti parole dell’apostolo Pietro:
“Allontanate ogni malizia e ogni inganno e ipocrisia e invidie e ogni sorta di maldicenza, e, come bambini appena nati, nutrite grande desiderio del latte non adulterato che appartiene alla parola, affinché per mezzo d’esso cresciate verso la salvezza, se avete gustato che il Signore è benigno”. — I Pietro 2:1-3, NW.
6. Chi è esortato a nutrire grande desiderio del “latte”?
6 Quando cerchiamo diligentemente di fare la volontà di Dio, la nostra mente e il nostro cuore sono preparati per cibarsi delle Scritture. Ma ci vuole ancora dell’altro per acquistare un ottimo appetito spirituale. L’apostolo esortò: “Come bambini appena nati, nutrite grande desiderio del latte non adulterato che appartiene alla parola”. (I Pietro 2:2) Il latte soddisfa totalmente i bambini appena nati. Essi non vogliono altro cibo. Come tali bambini, i nuovi credenti hanno bisogno del ‘latte della parola’ e dovrebbero coltivarne un vero desiderio. Quindi, una volta pervenuti alla maturità cristiana, avrebbero certamente bisogno di nutrire un simile desiderio di cibo solido di natura spirituale. — Ebrei 5:12-14.
7. Perché non possiamo attenderci di capire pienamente la Parola di Dio in pochi anni?
7 Sì, senza tener conto della durata del tempo in cui abbiamo camminato nella via della verità, c’è ancora molto da imparare intorno al nostro Fattore e alla sua volontà per noi. (Confronta I Corinti 13:12). Siccome le Scritture contengono i pensieri dell’Iddio onnisapiente, Geova, anche gli angeli traggono beneficio dalle rivelazioni che vi sono contenute. (I Pietro 1:12) Come potrebbe dunque alcun uomo pensare che sia in grado di acquistare un intendimento completo della sacra Parola di Dio in un breve periodo di pochi anni? Così sarebbe molto inappropriato accontentarci di conoscere una piccola parte della sua Parola e, in effetti, dire al nostro Padre celeste che avremmo desiderato fosse meno generoso con i suoi provvedimenti spirituali contenuti nelle Sacre Scritture.
COLTIVIAMO IL GUSTO DEL CIBO SPIRITUALE
8. Che cosa dovrebbe spronarci ad acquistare un migliore intendimento delle Scritture?
8 Il nostro amore per Geova Dio e Gesù Cristo ci dovrebbe spingere a voler capire la Bibbia il più possibile. È per mezzo delle pagine delle Scritture che siamo aiutati ad acquistare migliore conoscenza del nostro Padre celeste e del suo Figlio, avvicinandoci maggiormente a loro. Come osservò l’apostolo Pietro, abbiamo già “gustato che il Signore è benigno”. (I Pietro 2:3) Esprimendo il suo amore, Gesù Cristo morì per noi e ci permise di avere una condizione pura dinanzi al nostro Padre celeste. (Giovanni 15:13; I Giovanni 2:2) Come risultato, possiamo rivolgerci liberamente a Geova Dio, affidandogli tutte le nostre cure e le nostre ansietà. (Ebrei 10:19-22; I Giovanni 3:19-22) Le benedizioni, la guida e l’aiuto che abbiamo ricevuto come discepoli di Gesù Cristo dimostrano ampiamente che il nostro Signore è benigno e prova per noi grande affetto. (Matteo 11:28-30) Se ciò che abbiamo già gustato o provato è così buono, non dovremmo volerci conformare ancora di più all’esempio di Geova Dio e a quello del Figlio suo? (Salmo 34:8) L’attenta, devota considerazione della Bibbia ci aiuterà a fare proprio questo.
9. (a) Che cosa può operare contro un buon appetito spirituale, e perché? (b) Che si può fare per migliorare il nostro appetito spirituale?
9 Che dire se trovate che il vostro desiderio della “parola” non è molto grande? Allora, dedicate tempo alla riflessiva stima di ciò che Geova Dio e Gesù Cristo hanno fatto a vostro favore. Inoltre, esaminate se avete perduto il vostro appetito spirituale per dedicare indebita attenzione alle filosofie, alle congetture e alla propaganda di un mondo alienato da Dio. Un altro nemico dell’appetito spirituale consiste nel limitare per lo più le proprie letture alle riviste illustrate o a materiale che non richiede accurata riflessione e meditazione. Si deve semplicemente riconoscere che la Bibbia fu scritta per istruire, non per intrattenere. Benché le parole stesse non siano difficili, spesso i pensieri espressi comunicano un significato profondo che si può sondare solo prendendo il tempo di riflettere con riverenza su ciò che si dice.
10. Quali fatti circa le illustrazioni di Gesù Cristo provano che la lettura casuale delle Scritture non basta per acquistare conoscenza accurata?
10 Per esempio, le illustrazioni usate da Gesù Cristo sono semplici. Ma le essenziali verità che rivelano non si possono scoprire semplicemente con una lettura casuale di qualsiasi traduzione della Bibbia. Ricordate, i giudei che udirono il Figlio di Dio parlare nella loro propria lingua non afferrarono tutto il senso di ciò che insegnava. Sebbene le persone comuni capissero le parole che usava, il significato di ciò che Gesù disse rimase nascosto perfino agli istruiti. Perché? La maggioranza degli ascoltatori di Gesù erano privi di umiltà e di vivo desiderio di cibo spirituale. Non fecero perciò nessuna ricerca ulteriore per acquistare vera perspicacia. — Matteo 13:13-15.
11. Perché non dovremmo accontentarci di una conoscenza superficiale delle Scritture?
11 Per certo, non vogliamo accontentarci di una conoscenza superficiale della Bibbia, forse avendo familiarità con le narrazioni o “racconti” della Bibbia e anche con le dottrine elementari. Se pretendiamo di amare Dio e Cristo, dobbiamo voler dedicare tempo alla Bibbia, esercitandoci per afferrare il valore, il senso e lo spirito di ciò che essa dice e quindi per farne l’applicazione. Senza sforzo non si acquista nessuna capacità degna di nota. Perciò, non dovremmo noi attenderci che occorre fare un grande sforzo per accrescere la nostra conoscenza di Geova, la fonte di ogni sapienza? — Confronta Proverbi 2:1-6; I Timoteo 4:13-16.
12. Come il nostro atteggiamento verso l’acquisto di conoscenza accurata influirà sulle benedizioni che potremo ricevere?
12 Il nostro atteggiamento verso l’acquisto di un migliore intendimento della Parola di Dio influirà direttamente sulle benedizioni che ci saranno conferite. Il non valerci pienamente delle opportunità di acquistare una migliore conoscenza di Geova Dio forse non ci farà perdere necessariamente la vita. Ma potrebbe farci divenire colpevoli di non avere adempiuto sotto certi aspetti la volontà divina e quindi perdere alcune benedizioni. In una delle sue illustrazioni, Gesù mostrò che l’ignoranza non proteggerà la persona da una certa misura di perdita. Il servitore che fa cose meritevoli di colpi perché non ha capito la volontà del suo signore è pure punito, benché non così severamente come lo schiavo che, con piena consapevolezza, disubbidisce premeditatamente. (Luca 12:47, 48) Perciò, è una cosa seria quando nella propria vita si manca di fare posto al regolare studio della Parola di Dio e, come risultato, non si compie nella condotta e nell’attività cristiana il progresso necessario.
13. La Parola di Dio cosa può aiutarci ad assicurare, e come questo dovrebbe influire sulla nostra alimentazione spirituale?
13 L’intera Parola di Dio è predisposta per aiutarci a ‘crescere verso la salvezza’, cioè ad assicurare la nostra finale salvezza come approvati discepoli del Signore Gesù Cristo. Quindi, se davvero ci interessiamo del nostro benessere eterno, questo dovrebbe essere manifestato dal nostro vivo desiderio di acquistare una migliore conoscenza di Geova Dio e del Figlio suo per mezzo delle Scritture ispirate.
14. Il sincero interesse per il benessere spirituale di altri come può influire sul nostro appetito spirituale?
14 Naturalmente, vi è implicato più che la nostra propria vita. (Confronta I Timoteo 4:16). Come seguaci di Gesù Cristo abbiamo l’incarico d’aiutare altri a divenire suoi discepoli. (Matteo 28:19, 20) Come possiamo far questo se siamo seriamente privi di intendimento biblico? Possiamo realmente dire che ci interessiamo sinceramente del benessere spirituale di altri quando facciamo solo uno sforzo limitato per aumentare la medesima conoscenza che li potrebbe aiutare? A volte lo stimolo necessario per migliorare l’appetito spirituale viene quando si comincia a insegnare a qualcun altro. Non di rado quelli che aumentano la quantità di tempo impiegato nel condividere la verità biblica con altri riscontrano che il loro proprio desiderio di cibo spirituale si intensifica. Per esempio, le domande suscitate dagli interessati possono provvedere l’incentivo necessario perché una persona scavi più profondamente nella Parola di Dio, allo scopo di provvedere risposte soddisfacenti.
15. Come quelli che non sanno leggere o che hanno difficoltà nella lettura possono trarre beneficio da ciò che è contenuto nelle Scritture?
15 Ma che dire di quelli che hanno serie difficoltà nella lettura o che non sanno leggere da sé le Scritture? Possono ottenere il beneficio di ciò che la Bibbia contiene facendosela leggere e spiegare. Quindi possono meditare sulle informazioni udite e le possono applicare alla propria vita. (Rivelazione 1:3; Neemia 8:8) Naturalmente, se il problema riguarda l’istruzione limitata, farebbero bene ad approfittare delle disposizioni vigenti per imparare a leggere o per migliorare la propria capacità di lettura. Quando in una particolare lingua sono disponibili solo alcune parti delle Scritture, molta responsabilità ricade su quelli che insegnano ad altri e che conoscono lingue in cui la Bibbia completa è disponibile. Come l’apostolo Paolo, dovrebbero compiere ogni sforzo per far conoscere “tutto il consiglio di Dio”. — Atti 20:27.
EFFETTO DELLA PAROLA SULLA NOSTRA VITA
16, 17. (a) Secondo l’apostolo Pietro, quale effetto la Parola di Dio ebbe sui cristiani del primo secolo? (b) Cosa mostra che ci volle sforzo personale perché la “parola” operasse veramente nei credenti?
16 La nostra devota considerazione della Parola di Dio, in tutta umiltà, può avere ora un salutare effetto sulla nostra vita. Questo si comprende da ciò che l’apostolo Pietro scrisse ai suoi conservi credenti:
“Ora che avete purificato le vostre anime mediante la vostra ubbidienza alla verità col risultato di un amore fraterno senza ipocrisia, amatevi di cuore gli uni gli altri intensamente. Poiché avete ricevuto una nuova nascita non da riproduttivo seme corruttibile [che dà luogo all’esistenza umana, carnale, soggetta alla morte], ma incorruttibile, per mezzo della parola del Dio vivente e permanente. Poiché ‘ogni carne è come l’erba, e tutta la sua gloria è come il fiore dell’erba; l’erba si secca e il fiore cade, ma la parola di Geova dura per sempre’. E questa è la ‘parola’, questa che vi è stata dichiarata come buona notizia”. — I Pietro 1:22-25.
17 Considerate come le parole di Pietro si applicarono ai cristiani del primo secolo E.V. Quando questi discepoli di Gesù Cristo assimilarono la verità della “buona notizia”, furono spinti a compiere lo sforzo di purificarsi, allontanandosi dalle pratiche sbagliate. Con l’aiuto dello spirito di Dio, si conformarono ubbidientemente a ciò che la verità richiedeva da loro. Come risultato, cominciarono a mostrare vero amore verso quelli che avevano relazione con loro nella fede. (Giovanni 13:34, 35) Comunque, questa meravigliosa trasformazione della loro vita non avvenne senza sforzo personale. Solo sottomettendosi ubbidientemente all’influenza della verità e dello spirito di Dio poterono manifestare amore fraterno senza ipocrisia. Per questa ragione, Pietro poté spronarli: “Amatevi di cuore gli uni gli altri intensamente”. (I Pietro 1:22) La parola greca per “intensamente” alla lettera significa “estesamente”. Così, questa manifestazione di amore non dev’essere ristretta o limitata a causa di sospetto, invidia o gelosia ma dev’essere espressa da un cuore puro. Non è un amore formalistico privo di vero calore ma un amore che si distingue per intenso sentimento e affetto. Poiché l’Iddio di amore, Geova, aveva fatto di tali discepoli cristiani i suoi figli, dando loro una nuova nascita, era solo giusto che si applicassero con diligenza per provare la loro relazione filiale, manifestando intenso amore per i loro conservi credenti. — I Giovanni 3:10, 11.
18. (a) Perché i cambiamenti che possono derivare dal conformarci alla Parola di Dio non sono superficiali o di breve durata? (b) Come ciò che si compie per mezzo della “parola” e dello spirito di Dio è diverso da ciò che accade agli uomini peccatori?
18 Nel caso di tutti i discepoli di Gesù Cristo, i cambiamenti che oggi possono derivare dall’aver assimilato e osservato la “parola del Dio vivente e permanente” non sono superficiali o di breve durata. Questa “parola” è incorruttibile. Quindi, tutti quelli che continuano a seguire la verità della “buona notizia” ne ricevono continuamente beneficio. Mentre gli uomini peccatori, come l’erba, perdono il loro bell’aspetto e muoiono, i cambiamenti recati dalla “parola” e dallo spirito permanenti di Dio rimangono.
19. Come dovremmo considerare i nostri bisogni spirituali?
19 Perciò, non trascuriamo mai i nostri bisogni spirituali ma cerchiamo di essere diligenti riempiendoci la mente e il cuore di verità. Con il nostro eccellente appetito spirituale possiamo acquistare salute e forza spirituali. Quindi, mentre seguiamo umilmente la “buona notizia” e lo spirito santo di Dio, mostriamo di essere fedeli discepoli di Gesù Cristo, aiutando altri ad acquistare accurata conoscenza delle Scritture. Così cibandoci della “parola” permanente saremo aiutati a crescere verso la salvezza, assicurandoci un futuro eterno.
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L’Esempio perfetto: CristoScegliamo il miglior modo di vivere
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Capitolo 5
L’Esempio perfetto: Cristo
1. Che occorre perché desideriamo di imitare Gesù Cristo?
PER sentirci spinti a seguire qualcuno con tutto il cuore, dobbiamo credere che il suo esempio merita di essere imitato. Più lo stimiamo e più proviamo affetto per lui, più intenso sarà il nostro desiderio di assomigliargli. Quindi il grado in cui imitiamo Gesù Cristo come nostro modello dipende in gran parte dal profondo amore e apprezzamento che proviamo per lui. Che cosa ci aiuterà ad accrescere il nostro affetto verso il Figlio di Dio?
2, 3. (a) Cosa mostra che per conoscere Gesù Cristo non è necessario che lo vediamo letteralmente? (b) Perché molti giudei che videro effettivamente il Figlio di Dio non lo riconobbero?
2 Come molti che nel primo secolo divennero cristiani dopo la morte di Gesù, noi non abbiamo visto personalmente il Figlio di Dio. (I Pietro 1:8) Ma che non lo vediamo con i nostri occhi letterali non ci impedisce di amarlo sempre di più. Molti che videro effettivamente Gesù Cristo nella carne non lo conobbero. Lo giudicarono secondo come pensavano che il Messia dovesse essere, e inciamparono. Per esempio, abitanti del suo proprio territorio dissero: “Dove ha preso quest’uomo tale sapienza e tali opere potenti? Non è questo il figlio del falegname? Non si chiamano sua madre Maria e i suoi fratelli Giacomo e Giuseppe e Simone e Giuda? E le sue sorelle non son tutte con noi? Dove ha preso dunque quest’uomo tutte queste cose?” — Matteo 13:54-57.
3 Veramente, gli occhi e gli orecchi di quelli che si espressero così senza fede non comunicarono alla loro mente e al loro cuore informazioni accurate. Poiché lo giudicarono dalle apparenze esteriori, come appartenente alla famiglia di un modesto falegname, mancarono di riconoscere Gesù come il promesso Messia, il Figlio di Dio. Il significato dei miracoli di Gesù fu oscurato nella loro mente. Videro le sue eccellenti qualità ma le giudicarono erratamente.
4. Come possiamo conoscere meglio il Figlio di Dio, e quali sono alcune cose che possiamo imparare da questa fonte?
4 D’altra parte, noi possiamo conoscere e amare Gesù Cristo in maggior grado considerando con attenzione e riverenza ciò che le Scritture ci dicono di lui. (Confronta I Giovanni 1:1-4). La Bibbia presenta un quadro molto commovente del Figlio di Dio. Benché perfetto, Gesù Cristo non fu mai eccessivamente critico o autoritario nei suoi rapporti con gli uomini sofferenti. (Matteo 9:10-13) La sua superiore sapienza non fece sentire altri ignoranti o a disagio alla sua presenza, poiché era “d’indole mite e modesto di cuore”. (Matteo 11:29) Anche i fanciulli erano a proprio agio con lui. (Matteo 19:13-15) Gesù Cristo prese in considerazione le limitazioni dei suoi discepoli e ripeté con pazienza lezioni essenziali. (Giovanni 16:12) Quando vedeva i malati e quelli spiritualmente bisognosi, era mosso a pietà e veniva lietamente in loro aiuto. (Matteo 9:36; Marco 6:34) Il suo interesse per i poveri è mostrato dal fatto che egli e gli apostoli avevano un fondo comune a cui potevano attingere per assistere i bisognosi. (Giovanni 12:4-6; 13:29) Con zelo il Figlio di Dio si prodigò pienamente a favore di altri, smascherando coraggiosamente l’ipocrisia e l’errore. (Matteo 23:2-35) Infine, a prova del suo grande amore per il genere umano, cedette la sua vita. (Giovanni 15:13) Quale splendido esempio di coraggio, umiltà e amore ci diede il Figlio di Dio!
COME GEOVA STIMA IL FIGLIO SUO
5. Quale importante conoscenza intorno a Gesù Cristo non si può ottenere dai sensi di vista, udito e tatto?
5 Inoltre, solo le Scritture ci insegnano come Geova Dio considera il Figlio suo. Tale conoscenza intorno a Gesù Cristo non si potrebbe ottenere semplicemente dai sensi fisici di vista, udito e tatto. Prendete, per esempio, le parole che l’apostolo Pietro disse ai suoi conservi credenti circa l’onorevole posizione del Figlio di Dio e i benefici che derivano dall’avvicinarsi a lui. L’apostolo scrisse:
“Avvicinandovi a lui come a una pietra vivente, rigettata, è vero, dagli uomini, ma presso Dio eletta, preziosa, voi pure, come pietre viventi, siete edificati quale casa spirituale in vista di un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo. Poiché è contenuto nella Scrittura: ‘Ecco, io pongo in Sion una pietra, eletta, angolare, preziosa; e chi esercita fede in essa non sarà affatto deluso’”. (I Pietro 2:4-6)
Che cosa significò questo per i cristiani del primo secolo?
6. (a) Nel primo secolo, in che modo i credenti si avvicinarono al Figlio di Dio “come a una pietra vivente”? (b) Perché Gesù è chiamato una “pietra vivente”?
6 Riconoscendo Gesù Cristo come loro Signore e colui per mezzo del quale potevano ottenere la salvezza, si avvicinarono a lui “come a una pietra vivente”. L’espressione “pietra vivente” è molto appropriata. Gesù Cristo non è come una pietra comune, fredda, inanimata da cui non si possa trarre alcuna sostanza vivificante. Il Figlio di Dio è come il masso di roccia da cui gli israeliti ricevettero nel deserto una miracolosa provvista d’acqua. Secondo l’ispirato apostolo Paolo, “quel masso di roccia significava il Cristo”. Fu un simbolo o tipo figurativo del Figlio di Dio. (I Corinti 10:4) Gesù stesso disse:
“Se alcuno ha sete, venga a me e beva”. (Giovanni 7:37) “Chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete ma l’acqua che gli darò diverrà in lui una fonte d’acqua zampillante per impartire vita eterna”. (Giovanni 4:14)
Così il Figlio di Dio indicò che il suo insegnamento, se ricevuto come acqua ristoratrice, avrebbe condotto alla salvezza, alla vita senza fine. Oltre a ciò, a Gesù Cristo e stato anche concesso il potere di dare la vita. Pertanto, come il Padre suo, può impartire la vita ad altri in base al suo sacrificio propiziatorio, destandoli dai morti. — Giovanni 5:28, 29.
7. In che modo Gesù fu rigettato come “pietra vivente”?
7 Come indicò Pietro, Gesù fu ‘rigettato, è vero, dagli uomini’. Specialmente gli orgogliosi capi religiosi non videro nel Figlio di Dio nulla che ritenessero degno di imitazione. Non ne apprezzarono la compassione e l’amore esemplari per il genere umano. Quando Gesù diede aiuto spirituale a noti peccatori, i capi religiosi fecero obiezione: “Quest’uomo accoglie i peccatori e mangia con loro”. (Luca 15:2) Videro come il Figlio faceva compassionevolmente uso del sabato per aprire gli occhi ai ciechi, sanare i malati e liberare gli storpi dalle loro afflizioni. Ma invece di rallegrarsi e lodare Dio, i capi religiosi furono pieni di follia e complottarono di ucciderlo. (Matteo 12:9-14; Marco 3:1-6; Luca 6:7-11; 14:1-6) A un uomo cieco a cui era stata data la vista dissero: “Questi non è un uomo da Dio, perché non osserva il sabato”. (Giovanni 9:16) Infine, la corte suprema giudaica, il Sinedrio, condannò Gesù a morte in base alla falsa accusa di bestemmia. (Matteo 26:63-66) Allo scopo di eseguire la punizione, i governanti giudei cambiarono l’accusa contro Gesù da bestemmia in sedizione. Per loro istigazione, il governatore romano, Pilato, ordinò che egli fosse giustiziato su un palo come un criminale politico della peggiore specie. — Luca 23:1-24.
8. Come Geova Dio stima il Figlio suo?
8 L’azione degli uomini che rigettarono Gesù Cristo come un fondamento non alterò la stima che Geova Dio ebbe del Figlio suo. Poiché l’Altissimo lo aveva preordinato come colui per mezzo del quale la razza umana sarebbe stata redenta e come la “pietra vivente” su cui sarebbe stata edificata la congregazione cristiana, Gesù, come dichiarò Pietro, fu ‘eletto’ e continuò a esserlo. Nella mente del Padre non ci fu mai alcun dubbio circa il fatto che il Figlio avrebbe adempiuto il proposito divino senza alcun difetto. Geova sapeva che il Figlio suo era perfetto in devozione e affetto. Sulla terra, Gesù Cristo mostrò il proprio profondo amore per il Padre suo facendo perfettamente la volontà del Padre suo mentre subì grande sofferenza. La fedeltà del Figlio nella severa prova lo rese assai prezioso agli occhi dell’Altissimo. Così la congregazione cristiana è benedetta avendo come suo fondamento colui che Geova Dio considera il suo Figlio più altamente stimato. (Efesini 2:20-22) E devoti membri di questa congregazione si sforzano di imitare la fedele condotta di Gesù Cristo.
9. Perché i credenti del primo secolo poterono essere certi che la loro fede non sarebbe stata delusa?
9 Quelli ai quali l’apostolo Pietro scrisse condivisero la veduta che Dio ha del Figlio suo. Come l’apostolo dichiarò: “Per voi, perciò, egli è prezioso, perché voi siete credenti”. (I Pietro 2:7a) Riconobbero che Gesù Cristo era la pietra angolare di fondamento estremamente preziosa che il Padre aveva posto nella Sion celeste, adempiendo le parole del Salmo 118:22 e di Isaia 8:14; 28:16. Poiché erano in armonia con la valutazione che Geova fece del Figlio suo e riposero la propria fede in lui come la pietra angolare di fondamento, i credenti del primo secolo poterono essere certi che non avrebbero provato delusione e non avrebbero visto infrangere le loro speranze. Nessuno può danneggiare il costoso e prezioso fondamento che è fermamente stabilito nei cieli, causando in tal modo una perdita a quelli le cui speranze hanno stretta relazione con esso. Finché i credenti rimanevano uniti a Cristo, l’incrollabile fondamento della congregazione, erano certi di ricevere l’oggetto della loro fede, cioè la vita senza fine. Gli increduli, comunque, avrebbero subìto una grande perdita. L’apostolo Pietro continuò, dicendo:
“Ma per quelli che non credono, ‘la stessa pietra che gli edificatori rigettarono è divenuta la testa dell’angolo’, e ‘pietra d’inciampo e masso di roccia d’offesa’. Questi inciampano perché sono disubbidienti alla parola. A questo fine furono pure costituiti”. — I Pietro 2:7b, 8.
10. Come Gesù Cristo divenne una “pietra d’inciampo e [un] masso di roccia d’offesa”?
10 Siccome i principali capi religiosi giudei si rifiutarono di accettare il Figlio di Dio come loro ideale e di edificare su di lui le loro speranze per la vita eterna, persero lo splendido privilegio di essere eredi del Regno. Gesù Cristo li aveva avvertiti: “Gli esattori di tasse [pentiti] e le meretrici [pentite] vanno davanti a voi nel regno di Dio”. (Matteo 21:31) La via intrapresa da quei capi religiosi non impedì a Gesù di divenire “la testa dell’angolo”, la pietra della testata di una “casa spirituale”. Oltre a ciò, trattando Gesù Cristo come una pietra inadatta per la loro opera di edificazione, quegli uomini furono tuttavia costretti a riconoscerlo come una pietra che ostacolava loro il cammino. Non poterono non tener conto del Figlio di Dio nemmeno dopo la sua morte e risurrezione, poiché i suoi fedeli discepoli continuavano intrepidamente a testimoniare di lui. (Atti 5:28) Così Gesù Cristo divenne una roccia su cui tutti quelli che persistono nell’incredulità inciampano per subire una caduta calamitosa. Proprio come quelli che si mostrano veri credenti sono costituiti per la salvezza, così quelli che si mostrano increduli sono destinati a subire una perdita. Il Figlio di Dio pure disse riferendosi a se stesso: “Chiunque cadrà su questa pietra sarà frantumato. In quanto a colui sul quale cadrà, lo polverizzerà”. — Luca 20:18.
RISULTATI PER CHI ‘SI AVVICINA ALLA PIETRA VIVENTE’
11. In che modo i credenti del primo secolo divennero come “pietre viventi”?
11 I credenti del primo secolo, accettando Gesù Cristo come la “pietra vivente”, eletta divinamente, preziosa, divennero come “pietre viventi”. In che modo? Cessarono di essere ‘morti nei falli e peccati’, e ricevettero invece una “novità di vita” come figli di Dio. (Romani 6:4; Colossesi 2:13) Per mezzo di Cristo, la “pietra vivente”, furono loro impartiti benefici vitali. Non dovevano comunque essere sparsi qua e là come pietre da costruzione prive di vita e non servire a uno scopo utile. No, dovevano formare un edificio armonioso. Per formare una struttura unificata, dovevano manifestare la stessa specie di amore manifestato verso di loro dal loro Esempio, pronti a sacrificarsi gli uni per gli altri. (Giovanni 13:34) Dovevano anche essere lavoratori, come lo era stato Gesù Cristo sulla terra. Il Figlio di Dio fu pienamente impegnato nel fare la volontà del Padre suo, soddisfacendo i bisogni di altri e aiutandoli a incamminarsi nella via della vita eterna. — Giovanni 4:34.
12. In che cosa sono edificate le “pietre viventi”, e qual è quindi la loro responsabilità?
12 Le parole dell’apostolo Pietro mettono vigorosamente in risalto che i cristiani edificati da Dio in una casa spirituale, santuario o tempio, hanno un’importante opera da fare. (Confronta I Corinti 3:5-17; 6:19). Notate che Pietro dice: “Voi pure, come pietre viventi, siete edificati quale casa spirituale in vista di un sacerdozio santo”. Sì, questo tempio di “pietre viventi” è anche un “sacerdozio santo”. Ogni cristiano generato dallo spirito è perciò un sacerdote che presta lealmente servizio sotto il grande Sommo Sacerdote, Gesù Cristo. Tale cristiano non ha bisogno che alcun uomo o gruppo di uomini svolgano per lui funzioni sacerdotali. Come sacerdote, la sua opera è quella di “offrire sacrifici spirituali accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo”. (I Pietro 2:5) Ma quali sono questi sacrifici?
13-15. Che cosa sono i “sacrifici spirituali”, e come si può provare questo scritturalmente?
13 Pietro dice che sono “spirituali”, quindi non offerte animali o di grano presentate su qualche altare materiale. Il tempo per fare sacrifici materiali di questa natura giunse al termine quando il Figlio di Dio si offrì come sacrificio accettevole per l’espiazione dei peccati. — Ebrei 10:11, 12.
14 Anche nelle Scritture Ebraiche troviamo indicazioni sulla natura di accettevoli “sacrifici spirituali”, come nei passi seguenti: “Offri rendimento di grazie come tuo sacrificio a Dio”. (Salmo 50:14) “Offrano sacrifici di rendimento di grazie e dichiarino le sue opere con grido di gioia”. (Salmo 107:22) “Sia la mia preghiera preparata come incenso dinanzi a te, il levar delle mie palme come l’offerta di grano della sera”. (Salmo 141:2) “Offriremo in cambio i giovani tori delle nostre labbra”. (Osea 14:2) Così i “sacrifici spirituali” includerebbero cose come preghiere, lodi e rendimento di grazie.
15 Le Scritture Greche Cristiane ci provvedono ancora altri particolari. Ci viene detto: “Per mezzo di lui [Cristo] offriamo sempre a Dio un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che fanno pubblica dichiarazione al suo nome. Inoltre, non dimenticate di fare il bene e di condividere con altri, poiché Dio si compiace di tali sacrifici”. (Ebrei 13:15, 16) In Filippesi 2:17, l’apostolo Paolo parla del “sacrificio e servizio pubblico cui vi ha condotti la fede”, e su cui lui stesso ‘era versato come libazione’. Questi passi danno risalto all’importanza di occuparci attivamente del benessere spirituale e fisico di altri, essendo disposti a impiegare a loro favore tempo, energie e beni. Tale interesse si manifesta condividendo il messaggio di Dio con i propri simili e venendo in aiuto di persone che hanno bisogno fisicamente, come fece il loro Esempio, Gesù Cristo. Pensate, l’Altissimo considera ciò che i suoi servitori fanno per promuovere il benessere dei loro simili come un piacevole sacrificio di lode.
16, 17. Quali buone ragioni ci sono per offrire tali “sacrifici spirituali” e dichiarare le “eccellenze” di Dio?
16 A causa delle grandi cose che Geova Dio aveva fatto per loro per mezzo del Figlio, i credenti del primo secolo ebbero buone ragioni per sentirsi spinti a “offrire sacrifici spirituali”. Una volta erano stati in grandi “tenebre” e senza speranza. Mentre erano parte del mondo, si erano trovati sotto il dominio del suo “governante”, Satana, l’“autorità delle tenebre”. (Giovanni 14:30; Colossesi 1:13) I popoli non giudei erano stati virtualmente nella totale ignoranza rispetto al vero Dio e ai suoi propositi. Non avevano avuto dinanzi a lui nessuna posizione. L’apostolo Pietro richiamò l’attenzione su questo fatto quando disse: “Voi una volta non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi eravate coloro ai quali non era stata mostrata misericordia, ma ora siete coloro ai quali è stata mostrata misericordia”. (I Pietro 2:10) Sì, accettando Gesù Cristo, sia i giudei che i non giudei divennero “una razza eletta, un regal sacerdozio, una nazione santa, un popolo di speciale possesso”. (I Pietro 2:9) Furono ‘eletti’ da Dio come suo popolo, chiamati per essere re-sacerdoti unitamente a Gesù Cristo, costituendo una nazione appartata per uno scopo santo o sacro, e furono ottenuti come la proprietà dello stesso Altissimo con l’inestimabile sangue del Figlio suo. (Confronta Esodo 19:5, 6; Rivelazione 5:9, 10). Quale notevole manifestazione di misericordia fu questa per gli israeliti spirituali! I membri di questa “nazione santa” furono illuminati da Dio ed ebbero la luce del favore divino. Questo fu in netto contrasto col tempo in cui erano stati nelle “tenebre”, alienati dall’Altissimo e ignari della sua volontà e del suo proposito.
17 Considerato che sarebbe stato loro concesso il riconoscimento e l’immeritato favore di Geova, questi discepoli di Gesù Cristo furono spinti a dichiarare a tutti ciò che l’Altissimo aveva fatto per loro mediante il Figlio suo. Semplicemente non poterono smettere di parlare ad altri delle “eccellenze”, delle opere meravigliose, del loro Padre celeste.
18. Quale applicazione dovremmo fare personalmente di ciò che abbiamo esaminato in questo capitolo, e perché?
18 Oggi tutti i veri discepoli di Gesù Cristo, inclusi quelli della “grande folla” che si associano con quella “nazione santa”, dovrebbero similmente sentirsi spinti a vivere in modo retto e ad essere attivi aiutando altri ad ottenere l’approvazione divina. (Rivelazione 7:9-15) Il desiderio del nostro cuore dovrebbe essere quello di dedicare i nostri sforzi ad aiutare le persone che sono nel bisogno spirituale. Imitando così il Figlio di Dio contribuiremo molto ad arricchire la nostra vita. Quale gioia possiamo provare contribuendo alla felicità, al conforto e al rafforzamento dei nostri simili! (Atti 20:35) A nostra volta, guadagniamo l’affetto e l’apprezzamento di quelli a favore dei quali diamo altruisticamente tempo, energie e beni. Benché alcuni manchino di mostrare gratitudine, tuttavia abbiamo la profonda e intima soddisfazione di piacere al nostro Padre celeste. E siccome facciamo la sua volontà, possiamo essere sicuri del suo aiuto e della sua guida. (I Giovanni 3:22) Continuiamo dunque a raccogliere le abbondanti benedizioni che derivano dall’imitare l’esempio di Colui che è il più prezioso agli occhi di Geova Dio.
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Rimuneratrice sottomissione all’autoritàScegliamo il miglior modo di vivere
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Capitolo 6
Rimuneratrice sottomissione all’autorità
1. Perché possiamo dire che la sottomissione alle disposizioni esistenti è saggia e utile?
PUÒ esserci saggezza nella sottomissione, nel mostrare subordinazione alle disposizioni esistenti. Per quanto possa sembrare attraente, l’indipendenza totale non è né desiderabile né realistica. Nessuno sulla terra può fare o sapere tutto. Proprio come dipendiamo da aria, sole, cibo e acqua per vivere, così per trarre beneficio dalla vita e goderla abbiamo anche bisogno di altre persone e di ciò che possono fare per noi.
2. Come dovrebbe influire sulla nostra vita il fatto che Geova è il Supremo Sovrano?
2 Le disposizioni governative, le relazioni fra datori di lavoro e lavoratori, i legami familiari, l’associazione con la congregazione cristiana, il fatto stesso che viviamo fra la gente, ci impongono tutti certi doveri. Dobbiamo dare qualcosa in cambio di ciò che riceviamo da altri. Nell’assolvere queste responsabilità verso gli uomini è di primaria importanza che riconosciamo la posizione di Geova Dio. Come Creatore, egli è giustamente il Supremo Sovrano a cui dobbiamo ogni cosa. In una visione, l’apostolo Giovanni udì 24 anziani dichiarare: “Degno sei, Geova, Dio nostro, di ricevere la gloria e l’onore e la potenza, perché tu creasti tutte le cose, e a causa della tua volontà esse esisterono e furon create”. (Rivelazione 4:11) Che facciamo un riconoscimento simile di Geova come Altissimo non è solo questione di parole. In tutte le nostre relazioni possiamo dimostrare che siamo sottomessi a quella che è la volontà di Dio per noi e che riconosciamo Gesù Cristo come il nostro costituito Signore.
“PER AMORE DEL SIGNORE”
3, 4. Che cosa sono le ‘creazioni umane’ a cui dovremmo essere sottoposti, e perché possono essere così identificate?
3 L’apostolo Pietro presentò vigorosamente questa veduta elevata della più importante ragione per sottoporci all’autorità umana. Egli scrisse: “Per amore del Signore sottoponetevi a ogni creazione umana: sia al re come superiore sia ai governatori come mandati da lui per infliggere la punizione ai malfattori ma per lodare gli operatori di bene”. — I Pietro 2:13, 14.
4 Le ‘creazioni umane’ a cui dovremmo essere sottoposti sono le autorità governanti costituite dagli uomini. Esse sono ‘creazioni umane’ perché le posizioni di re e governanti o governatori minori sono state create dagli uomini, non da Dio. L’Altissimo ha semplicemente permesso che queste venissero all’esistenza e le tollera, poiché servono in effetti a uno scopo utile nelle condizioni attuali. Siccome le autorità governative esistono per suo permesso, le persone che si ribellano contro di esse si rivoltano contro la “disposizione di Dio”, provvedimento a cui finora non ha ritenuto bene porre fine per sostituirlo con un regno celeste per mezzo del Figlio suo. (Romani 13:1, 2) Ai giorni dell’apostolo Pietro l’imperatore romano o Cesare nominava governatori per amministrare le province imperiali, inclusa la Giudea. Questi governatori erano direttamente responsabili verso l’imperatore per il mantenimento della legge e l’ordine nel territorio sotto la loro giurisdizione. Mentre adempivano i loro doveri, i governatori ‘infliggevano la punizione ai malfattori’: predoni, rapinatori, ladri e sediziosi. Ma anche ‘lodavano quelli che facevano il bene’, cioè onoravano le persone rette dando loro pubblico riconoscimento come uomini di merito e proteggendone la persona, la proprietà e i diritti.
5. Per amore di chi dovremmo essere sottoposti, e perché è giustamente chiamato “Signore”?
5 Non è primariamente per sfuggire alla punizione e per procurarsi ‘lode’ che i cristiani sono esortati ad essere sottoposti. Ma è “per amore del Signore”. Questo Signore è Gesù Cristo, poiché l’apostolo Pietro l’aveva prima identificato come tale. (I Pietro 1:3) Le Scritture parlano del Figlio di Dio come “Signore sia dei morti che dei vivi”. (Romani 14:9) Egli occupa, perciò, una posizione che nessun governante umano ha mai avuto. Come ‘Signore dei morti’, Gesù Cristo li può convocare dinanzi a sé facendoli tornare in vita. Il potere della signoria di Gesù si estende anche al di là degli uomini vivi e morti. Dopo la sua propria risurrezione, il Figlio di Dio disse: “Ogni autorità mi è stata data in cielo e sulla terra”. (Matteo 28:18) Di sicuro, è saggio da parte nostra sottoporci ai governanti umani per amore di Colui che ha un’autorità molto, molto più grande della loro.
6, 7. Come ci sottoponiamo ai governanti umani “per amore del Signore”?
6 Che cosa si intende con la nostra sottomissione “per amore del Signore” a uomini che hanno alti incarichi governativi? Il motivo della dovuta sottomissione ai governanti è che riconosciamo Gesù Cristo come nostro Signore. Il Figlio di Dio diede a questo riguardo l’esempio perfetto. Egli non si rivoltò contro le richieste dell’autorità governativa né lo insegnò ad altri. Piuttosto, esortò: “Se qualcuno sottoposto ad autorità ti forza a servirlo per un miglio, va con lui per due miglia”. (Matteo 5:41) ‘Rendete a Cesare le cose di Cesare’. — Matteo 22:21.
7 A volte i governi possono ordinare ai cittadini di registrarsi per vari scopi, o possono invitarli a sostenere certe imprese di costruzione o di lavori agricoli della comunità, forse in relazione con la costruzione di strade, dighe o scuole. (Confronta Luca 2:1-3). In tutte queste cose, si deve considerare, naturalmente, la coscienza cristiana. Comunque, dove non vi è implicata nessuna contesa che offenderebbe la coscienza di uno educato scritturalmente, può contribuire al progresso della “buona notizia” se il cristiano fa quello che può per mostrarsi sia sottoposto che pronto a cooperare. Sarebbe del tutto fuori luogo fare un’agitazione contro qualsiasi particolare impresa o divenire del tutto ribelli verso l’autorità governativa di qualsiasi livello. La Bibbia ingiunge “d’esser sottoposti e di essere ubbidienti ai governi e alle autorità quali governanti, [di] esser pronti per ogni opera buona”. Un atteggiamento bellicoso, arrogante, non è in armonia con l’insegnamento e l’esempio del Figlio di Dio. — Tito 3:1, 2.
“COME SCHIAVI DI DIO”
8. Quali benefici possono venire dalla dovuta sottomissione ai governanti?
8 Mostrando come la dovuta sottomissione all’autorità può servire a promuovere la causa della vera adorazione, l’apostolo Pietro scrive: “Poiché questa è la volontà di Dio, che facendo il bene mettiate a tacere il parlar da ignoranti degli uomini irragionevoli”. (I Pietro 2:15) I cristiani possono ricevere lode, facendo ciò che i governanti considerano buono, decoroso, conforme alla legge, mentre nello stesso tempo conservano dinanzi a Dio una buona coscienza. Ne consegue che questo fa tacere gli uomini ignoranti che forse accusano falsamente i servitori dell’Altissimo di essere ostinati, insubordinati, antisociali, sediziosi o sovversivi. Così risulta che la lodevole condotta dei cristiani è la migliore difesa contro la diffamazione del loro buon nome.
9, 10. Perché la nostra sottomissione alle autorità governative non è come la sottomissione di uno schiavo asservito al suo padrone?
9 Ma la sottomissione del cristiano ai governanti significa forse abietta schiavitù sotto di loro, essere totalmente asservito? La risposta ispirata è No. L’apostolo Pietro continua, dicendo: “Siate come liberi, eppure mantenendo la vostra libertà non come un manto per la malizia, ma come schiavi di Dio”. — I Pietro 2:16, NW.
10 Come cristiani, siamo stati liberati dalla schiavitù al peccato e alla morte. (Giovanni 8:31-36) Il Figlio di Dio ci ha emancipati perfino dal timore della morte violenta, mediante cui Satana il Diavolo è stato in grado di tenere gli uomini schiavi, cercando, con gli ordini dittatoriali di uomini, di indurli ad agire contro la loro propria coscienza. (Ebrei 2:14, 15) Poiché siamo comunque un popolo libero, la nostra coscienza non può essere asservita alle imposizioni e alle minacce di qualsiasi uomo o gruppo di uomini. La nostra sottomissione ai governanti è volontaria ed è limitata dai comandi superiori del Supremo Sovrano, Geova Dio. Non possiamo divenire gli spregevoli schiavi di alcun uomo, rendendo ubbidienza cieca senza riguardo per la legge divina. Come indicò l’apostolo Pietro, i cristiani sono “schiavi di Dio”. Quindi, ci sottoponiamo lietamente ai desideri delle autorità governative finché non ci sia un diretto conflitto con la nostra adorazione dell’Altissimo. Altrimenti, dobbiamo assumere la posizione espressa da Pietro e dagli altri apostoli quando furono davanti alla corte suprema dei giudei: “Dobbiamo ubbidire a Dio quale governante anziché agli uomini”. — Atti 5:29.
LIBERTÀ, CON LIMITI
11. Quale atteggiamento verso l’autorità governativa costituirebbe un cattivo uso della libertà cristiana?
11 Comunque, sarebbe un errore per noi vivere come se i governi politici non avessero su di noi autorità, sfidandoli nelle questioni che non sono in disarmonia con la legge divina. Tale condotta irrispettosa costituisce un cattivo uso della libertà cristiana. La libertà che godiamo è limitata dal fatto che siamo schiavi di Dio. Essa non provvede alcuna licenza per abolire le dovute restrizioni, fare il male o considerare con disprezzo le leggi che ci siano sconvenienti ma che sono destinate a proteggere la vita e l’ambiente. Piuttosto, con la nostra condotta dovremmo mostrare che apprezziamo lo scopo buono delle leggi sul traffico, delle norme sull’inquinamento, delle restrizioni sulla caccia e sulla pesca e simili.
12. Che cosa determina il genere di obblighi che abbiamo verso altri?
12 Sì, abbiamo obblighi verso altri. La natura di questi doveri risente della particolare relazione che abbiamo con Geova Dio e con i nostri simili. L’apostolo Pietro indica questi obblighi e ammonisce: “Onorate uomini d’ogni sorta, abbiate amore per l’intera associazione dei fratelli, abbiate timore di Dio, mostrate onore al re”. — I Pietro 2:17.
13. (a) Perché tutti gli uomini meritano onore? (b) Che cosa dobbiamo ai nostri fratelli spirituali? (c) Che cosa determina la specie di onore che è dovuto agli uomini? (d) Che cosa dobbiamo solo a Dio?
13 Tutti gli uomini sono il prodotto della creazione di Dio e sono stati acquistati con il prezioso sangue di Gesù Cristo. Ecco perché giustamente li onoriamo, trattandoli con rispetto e imparzialità. (Atti 10:34, 35; I Timoteo 2:5, 6) L’intera “associazione dei fratelli” merita comunque assai più che il semplice rispetto formale dovuto agli uomini in genere. Ai nostri fratelli dobbiamo in più profondo amore, affetto. Oltre a ciò, mentre a un sovrano e a funzionari minori della terra si deve rendere l’onore richiesto dalla loro posizione, solo l’Iddio Altissimo merita timore riverente e adorazione. Di conseguenza, l’onore che è dovuto a ogni uomo dev’essere sempre limitato dal salutare riguardo per Geova Dio e i suoi comandi. Non c’è obiezione, per esempio, quando i governanti sono chiamati con i loro soliti titoli se questi non attribuiscono loro la specie di onore che appartiene solo a Dio. Ma gli uomini mortali non sono i salvatori dei cristiani né quelli per mezzo dei quali vengono tutte le benedizioni. (Salmo 146:3, 4; Isaia 33:22; Atti 4:12; Filippesi 2:9-11) Quindi, un vero cristiano non si rivolge agli uomini in un modo che metta in dubbio il suo proprio timore di Dio ed esalti i governanti molto al di sopra di quanto la loro posizione richiede.
TUTTI I FUNZIONARI MERITANO ONORE?
14, 15. (a) Perché la condizione morale di un governante o funzionario non determina se il cristiano gli renderà onore? (b) Cosa possiamo imparare da come l’apostolo Paolo si comportò con i funzionari?
14 Considerata l’ingiunzione biblica di onorare i governanti, alcuni chiederanno riguardo a un certo funzionario: ‘Come posso rispettare e onorare qualcuno che è moralmente corrotto?’ La cosa da tener presente è che la condizione morale del funzionario non è la base di tale onore. Piuttosto, l’autorità che rappresenta ed esercita richiede una certa specie di rispetto. Se non ci fosse nessun riguardo per l’autorità dovutamente costituita, regnerebbe l’anarchia, con conseguente danno per la società, inclusi i cristiani.
15 Il modo in cui l’apostolo Paolo si comportò con i funzionari illustra che quello che i governanti sono come persone non influisce sul tipo di onore da rendere loro. L’antico storico Tacito descrisse il governatore romano Felice come un uomo che “pensava di poter fare impunemente qualsiasi azione malvagia”, e che “si abbandonava a ogni specie di barbarie e concupiscenza, esercitando il potere di un re con lo spirito di uno schiavo”. Tuttavia, per riguardo verso il posto che Felice occupava, Paolo cominciò rispettosamente la sua difesa davanti a quest’uomo con le parole: “Sapendo bene che questa nazione ti ha avuto quale giudice per molti anni, parlo prontamente in mia difesa delle cose che mi riguardano”. (Atti 24:10) Nonostante il fatto che il re Erode Agrippa II avesse una relazione incestuosa, Paolo gli mostrò il dovuto onore, dicendo: “Mi ritengo felice di potermi in questo giorno difendere dinanzi a te, specialmente perché tu sei esperto di tutte le usanze e le controversie dei Giudei”. (Atti 26:2, 3) Quantunque il governatore Festo fosse un adoratore di idoli, tuttavia Paolo si rivolse a lui come “eccellentissimo”. — Atti 26:25.
PAGARE LE TASSE
16. Quale consiglio viene dato ai cristiani in Romani 13:7?
16 Oltre a rendere agli uomini la specie di onore che si addice alla loro autorità, i cristiani hanno anche il comando divino di essere coscienziosi circa il pagamento delle tasse. Le Scritture ci dicono: “Rendete a tutti ciò che è dovuto, a chi chiede la tassa, la tassa; a chi chiede il tributo, il tributo; a chi chiede timore [a causa della sua autorità, incluso il potere di vita e di morte], tale timore; a chi chiede onore, tale onore”. (Romani 13:7) Perché è giusto pagare le tasse ed essere onesti nella dichiarazione dei redditi?
17. (a) Perché i cristiani dovrebbero considerare il pagamento delle tasse come il pagamento dei debiti? (b) Perché i cristiani dovrebbero essere esemplari nel pagare tutte le tasse?
17 Le autorità governanti rendono servizi essenziali per garantire la sicurezza, l’assistenza sociale e il benessere dei loro sudditi. Sono inclusi mantenimento stradale, provvedere organismi per far rispettare le leggi, tribunali, scuole, servizi sanitari, sistemi postali e simili. Per i servizi resi, il governo ha diritto a un compenso. Quindi i cristiani considerano giustamente il pagamento di tasse o tributi come il pagamento di un debito. Come le autorità governanti useranno poi esattamente le tasse ricevute non è responsabilità del cristiano. Il cattivo uso che i funzionari fanno delle tasse o dei tributi riscossi non dà diritto al cristiano di rifiutarsi di pagare il suo debito. Secondo l’attuale disposizione delle cose, egli ha bisogno dei servizi governativi e, perciò, paga con buona coscienza ciò che è richiesto. Quando si tratta di pagare un debito a un individuo, il cattivo uso che quella persona fa del denaro non annulla il proprio debito. Similmente, qualunque cosa facciano i governi, il cristiano non è esente dal suo dovere di pagare tasse e tributo. Dev’essere esemplare nel conformarsi alle esigenze legali quando fa la denuncia dei redditi o dell’acquisto di beni per cui bisogna pagare le tasse. In queste cose la sua coscienza gli impedisce di recare biasimo su di sé e sulla congregazione cristiana. Inoltre, questo pone la vera adorazione in una luce favorevole, a onore di Dio e di Cristo.
RELAZIONI FRA DATORE DI LAVORO E LAVORATORE
18. A quale circostanza attuale si possono applicare i principi scritturali circa la relazione fra padrone e schiavo?
18 La relazione che il cristiano ha con l’autorità governativa non è la sola che richiede dovuta sottomissione. Nel suo luogo di lavoro, per esempio, può esser tenuto a rendere conto a un sorvegliante o superiore. Nel primo secolo E.V., quando nell’Impero Romano era comune la schiavitù, molti cristiani si trovavano a lavorare come schiavi o servi. Appropriatamente, la Parola di Dio ne considera gli obblighi verso i loro padroni. Oggi possiamo applicare i principi di condotta della relazione fra padrone e schiavo alla relazione fra datore di lavoro e lavoratore.
19. Quale consiglio diede Pietro ai domestici cristiani?
19 Rivolgendo il suo consiglio ai domestici, l’apostolo Pietro scrisse:
“I servi sian sottoposti ai loro padroni con ogni debito timore, non solo ai buoni e ragionevoli, ma anche ai difficili da accontentare. Poiché se qualcuno, per coscienza verso Dio, sopporta cose dolorose e soffre ingiustamente, questa è cosa grata. Poiché quale merito vi è se, quando peccate e siete schiaffeggiati lo sopportate? Ma se, quando fate il bene e soffrite, lo sopportate, questa è cosa grata presso Dio”. — I Pietro 2:18-20.
20. (a) Come il domestico era sottoposto “con ogni debito timore”? (b) Quali situazioni avrebbero potuto dar luogo a sofferenza per lo schiavo cristiano?
20 Per prestare attenzione a questo consiglio che cosa si richiedeva? Mentre assolveva le sue responsabilità come schiavo, il cristiano doveva manifestare dovuto timore o riguardo per il suo padrone, non volendo dispiacergli. Questo timore doveva essere mostrato anche se il padrone era sconsiderato, aspro o irragionevole nelle sue richieste. Il padrone poteva essere un uomo che trovava da ridire anche sul lavoro fatto bene. Poteva esigere che lo schiavo cristiano facesse cose contrarie alla legge di Dio. Siccome ubbidiva fedelmente a ciò che gli imponeva la sua devota coscienza, lo schiavo cristiano poteva soffrire ingiustamente perché si rifiutava di rubare o di mentire per il suo padrone. E altre volte lo schiavo poteva essere oggetto di maltrattamenti fisici e verbali.
21. Quale bene sarebbe potuto risultare dalla paziente sopportazione del maltrattamento da parte dello schiavo?
21 In armonia con il consiglio di Pietro, lo schiavo cristiano non si ribellava al suo severo padrone. Continuava a fare coscienziosamente il suo lavoro e a sopportare con pazienza il maltrattamento. Questa condotta era piacevole agli occhi di Dio, poiché non si rifletteva sfavorevolmente sul cristianesimo. Altri potevano vedere che la vera adorazione aveva esercitato sullo schiavo un’influenza benefica. Avrebbe potuto spingerli a investigare il cristianesimo per scoprire come uno schiavo maltrattato era in grado di esercitare tale lodevole padronanza di sé. In contrasto, se uno schiavo faceva torto al suo padrone e ne era severamente disciplinato, le persone non vedevano particolare merito nel fatto che accettava quietamente la punizione.
22. Come si vorrà comportare il lavoratore cristiano nel suo lavoro?
22 Il cristiano che oggi affronta una situazione particolarmente difficoltosa nel luogo di lavoro può forse procurarsi un’altra occupazione. Ma questo può non essere sempre possibile. Forse ha un contratto di lavoro o è costretto a continuare il duro lavoro in condizioni indesiderabili semplicemente perché non si trova altro lavoro. La sua situazione può dunque essere poco diversa da quella di un domestico del primo secolo E.V. che non si poteva sottrarre a un padrone irragionevole. Perciò, finché il cristiano continua a lavorare per qualcun altro, farà tutto il possibile per compiere un lavoro di qualità, e sopporterà con pazienza e senza lamentarsi qualsiasi maltrattamento a cui sia soggetto e a cui non si possa porre fine con mezzi scritturali. Inoltre, continuerà a trattare il suo datore di lavoro con dovuto rispetto e considerazione.
INCORAGGIAMENTO DALL’ESEMPIO DI GESÙ
23, 24. (a) L’esempio di chi ci può incoraggiare quando siamo assoggettati a maltrattamento per aver fatto ciò che è giusto? (b) Che cosa sopportò egli, e come si comportò?
23 È chiaro che dover sopportare l’ingiustizia non è mai facile per nessuno. Felicemente abbiamo comunque un modello perfetto da seguire, cioè il nostro Signore Gesù Cristo. Il suo esempio può essere una vera fonte di incoraggiamento. Consolando i maltrattati schiavi cristiani, l’apostolo Pietro indicò l’esempio di Gesù, dicendo:
“Infatti, a questa condotta foste chiamati, perché anche Cristo soffrì per voi, lasciandovi un modello, onde seguiate attentamente le sue orme. Egli non commise peccato, né fu trovato inganno nella sua bocca. Quando era oltraggiato, non rese oltraggio. Quando soffriva, non minacciò, ma continuò ad affidarsi a colui che giudica giustamente”. — I Pietro 2:21-23.
24 Così l’apostolo rammentò agli schiavi cristiani che una delle ragioni per cui erano chiamati ad essere discepoli del Figlio di Dio era di dimostrare uno spirito simile al suo mentre si assoggettavano a ingiuste sofferenze. In special modo l’ultimo giorno della sua vita come uomo sulla terra, Gesù Cristo sopportò molto. Fu schiaffeggiato, preso a pugni, gli sputarono addosso, fu fustigato con una sferza (che era probabilmente fornita di pezzi di piombo o osso o metallo per lacerare la carne), e, infine, inchiodato a un palo come un criminale della peggiore specie. Tuttavia, si sottopose a tutti questi trattamenti indegni, non disprezzando o maltrattando mai gli uomini responsabili di infliggere tale trattamento non meritato. Gesù Cristo sapeva che il corso della sua vita era stato puro, ma non si vendicò facendo giustizia da sé. Affidò la propria causa al Padre, fiducioso che il suo Dio e Padre avrebbe reso un giusto giudizio a suo favore. Anche noi possiamo essere certi che l’Onnipotente nota ogni ingiustizia che subiamo. Egli farà giustizia con equità, se continuiamo a sopportare pazientemente le sofferenze. Sicuramente, se l’immacolato Figlio di Dio fu disposto a sopportare i maltrattamenti, noi che siamo suoi seguaci ne abbiamo ancor più ragione, riconoscendo che siamo creature peccaminose.
25. Come abbiamo ricevuto beneficio dalle sofferenze di Cristo?
25 Le sofferenze che Gesù Cristo subì furono in realtà per il nostro beneficio, dandoci ulteriore motivo di imitarlo. Questo aspetto è messo in risalto nelle successive parole dell’apostolo Pietro:
“Egli stesso portò i nostri peccati nel proprio corpo, sul legno, onde morissimo ai peccati e vivessimo alla giustizia. E ‘per le sue vergate siete stati sanati’. Poiché eravate come pecore sviate; ma ora siete tornati al pastore e sorvegliante delle vostre anime”. — I Pietro 2:24, 25.
26, 27. Come dovrebbe influire su di noi la sofferenza che Cristo subì a nostro favore?
26 Per il fatto che siamo peccatori, siamo immeritevoli del dono della vita. La Bibbia ci dice: “Il salario che il peccato paga è la morte”. (Romani 6:23) Gesù Cristo, comunque, prese volontariamente su di sé la punizione per i nostri peccati, morendo a nostro favore di una morte di sacrificio come un agnello irriprovevole e rassegnato. Subendo la punizione estrema di una morte vergognosa su un palo, il Figlio di Dio permise che gli uomini credenti fossero liberati dal peccato e cominciassero a vivere una vita di giustizia. Avendo considerato le sofferenze di Gesù Cristo a nostro favore, dovremmo per certo essere spinti a mostrare profondo apprezzamento per ciò che egli ha fatto per noi. Questo richiede che imitiamo Gesù in ogni aspetto della vita, incluso quello di voler subire maltrattamenti per amore di giustizia, come fece lui. Ogni qualvolta siamo soggetti a ingiustizie, facciamo bene a pensare a ciò che soffrì il nostro Signore.
27 Tale considerazione può imprimere nella nostra mente l’importanza di conformarci all’esempio di Cristo così che non veniamo meno allo scopo per cui egli subì grandi sofferenze per noi. Nel nostro stato peccaminoso, eravamo in una condizione pietosa, paragonabile a quella di una pecora smarrita senza la guida di un pastore amorevole. Questo accadeva perché, come peccatori, eravamo alienati dal nostro grande Pastore, Geova Dio. Comunque, in base al sacrificio di Gesù e alla nostra fede in esso, è stata effettuata una riconciliazione. (Colossesi 1:21-23) Per questa ragione, siamo venuti sotto la cura, la protezione e la guida amorevole del sorvegliante delle nostre anime, cioè Geova Dio, e del suo “capo pastore”, Gesù Cristo. (I Pietro 5:2-4) Veramente, dunque, nessuna quantità di afflizione per amore di giustizia sarebbe troppo grande da sopportare nel dimostrare il nostro apprezzamento per ciò che Gesù Cristo ha fatto. Quanto la sofferenza di Cristo a nostro favore fu assai più grande di qualsiasi maltrattamento che noi subiamo per amore suo!
ACCORDI DI LAVORO CON I CREDENTI
28, 29. (a) Quale consiglio diede l’apostolo Paolo agli schiavi cristiani che avevano padroni credenti? (b) Perché tale consiglio fu necessario?
28 Nel primo secolo E.V. non tutti gli schiavi cristiani avevano comunque padroni irragionevoli per mano dei quali subissero maltrattamenti. A causa delle condizioni sociali esistenti in quel tempo, anche alcuni cristiani avevano schiavi. Quando lo schiavo e il suo padrone erano discepoli del Figlio di Dio, entrambi gli uomini dovevano considerare la loro relazione spirituale in modo corretto. Rivolgendo il suo ammonimento agli schiavi che avevano padroni credenti, l’apostolo Paolo dichiarò: “Quelli che hanno proprietari credenti non li disprezzino, perché sono fratelli. Al contrario, siano più prontamente schiavi, perché quelli che ricevono il beneficio del loro buon servizio sono credenti e diletti”. — I Timoteo 6:2.
29 Perché fu necessario questo consiglio? Lo schiavo credente era coerede di Cristo e godeva perciò una parità spirituale con il suo padrone credente. Di conseguenza, lo schiavo si doveva guardare dal ragionare che tale parità spirituale annullasse la relazione secolare esistente fra loro e l’autorità del padrone in tale relazione. Un tale atteggiamento avrebbe potuto facilmente indurre uno schiavo ad approfittare del suo padrone, non facendo il suo meglio nello svolgimento dei suoi doveri. Il consiglio dell’apostolo Paolo considerò ogni conclusione errata che gli schiavi avessero potuto trarre dalla loro relazione fraterna con altri membri della congregazione. Siccome erano in tale relazione con i loro padroni, essi avevano ancor più ragione di assolvere i loro doveri in maniera eccellente. Avevano il privilegio di fare qualcosa per un loro fratello cristiano, e questo doveva essere per loro fonte di grande gioia.
30. Perché oggi un cristiano dovrebbe fare il suo meglio se lavora sotto la direttiva di un credente?
30 Similmente oggi, se un cristiano lavora sotto la direttiva di un credente o alle dipendenze di un credente dovrebbe fare il suo meglio. È il suo fratello a ricevere i benefici del suo lavoro. Se dovesse fare un lavoro di qualità scadente o risparmiasse i suoi sforzi, sarebbe una delusione e una fonte di irritazione per questo fratello. (Proverbi 10:26) Quale mancanza di affetto mostrerebbe al fratello verso cui ha obblighi di amore! — I Giovanni 4:11.
31. Quale consiglio dovevano tener presente i padroni cristiani?
31 D’altra parte, i padroni o datori di lavoro cristiani non dovevano trascurare il fatto che essi pure avevano un padrone, Cristo. La consapevolezza di dover rendere conto al Figlio di Dio doveva influire sul modo in cui trattavano i loro schiavi o lavoratori. Commentando questo, l’apostolo Paolo scrisse: “Signori, continuate a trattare i vostri schiavi con giustizia ed equità, sapendo che anche voi avete un Signore in cielo”. — Colossesi 4:1.
32. Quale responsabilità abbiamo in effetti verso i credenti che faticano per noi o ci rendono servizi?
32 Inoltre, se fratelli cristiani faticano o ci rendono servizio in qualità di medici, avvocati, elettricisti, falegnami, idraulici, riparatori e simili, vorremo certamente dare loro un compenso giusto. Non sarebbe forse inappropriato approfittare della nostra relazione spirituale per rimandare il pagamento dovuto a un fratello cristiano mentre usiamo gran parte dei nostri guadagni per dispendiosi trattenimenti, lussi o vacanze costose? Negli affari, non dovremmo volere che i nostri conservi credenti abbiano qualunque cosa hanno diritto di ricevere? Certo è eccellente quando possiamo in tal modo aiutare i nostri fratelli a guadagnarsi da vivere. Se ci è mostrata speciale considerazione, in maniera corretta la stimiamo con apprezzamento, riconoscendo che i nostri conservi credenti non sono obbligati a farci prezzi speciali o a favorirci più degli altri. In tutte queste cose possiamo quindi mostrare che vogliamo fare tutto in modo da piacere al nostro Capo celeste, il Figlio di Dio.
SOTTOMISSIONE DELLA MOGLIE
33. (a) Quale ammonimento viene dato alle mogli cristiane? (b) In I Pietro 3:1, che cosa è significativo circa la parola che vuol dire “in maniera simile”?
33 Il matrimonio è un’altra relazione ancora che richiede la sottomissione a un capo. Perciò, Pietro collega il suo esame della sottomissione della moglie al suo ammonimento precedente circa la sottomissione in condizioni avverse, cominciando con la parola greca che significa “in maniera simile”. Leggiamo:
“In maniera simile, voi mogli, siate sottoposte ai vostri mariti, affinché, se alcuni non sono ubbidienti alla parola, siano guadagnati senza parola dalla condotta delle loro mogli, essendo stati testimoni oculari della vostra condotta casta insieme a profondo rispetto”. — I Pietro 3:1, 2.
34. In quale circostanza l’apostolo Pietro incoraggia la moglie a essere sottoposta, e perché questo può non essere facile?
34 La circostanza in cui le mogli cristiane sono qui incoraggiate a mostrarsi sottoposte è una circostanza sfavorevole. Quando un marito non accetta i principi della Parola di Dio, può rendere la vita molto difficile alla moglie cristiana, essendo con lei severo e irragionevole. Ma questo non la dispensa dall’agire in armonia col fatto che il marito è il capo della famiglia. Perciò, ogni volta che le sue richieste non contrastano con la legge divina, la moglie cristiana sia disposta a fare il suo meglio per piacere a suo marito.
35. Come una moglie potrebbe guadagnare suo marito “senza parola”?
35 Come indicò l’apostolo Pietro, il suo eccellente esempio può aiutare il marito a divenire credente. Che la moglie guadagni così suo marito “senza parola” non significa comunque che essa non condivida mai con lui pensieri scritturali, ma che lascia che le sue lodevoli azioni parlino più eloquentemente delle parole. Il marito è così in grado di vedere che la condotta di sua moglie è casta o pura in parole e azioni e che ha per lui profondo rispetto.
36, 37. Secondo Tito 2:3-5, a cosa dovrebbe prestare attenzione la donna cristiana per essere una moglie esemplare?
36 Ciò che l’apostolo Paolo scrisse intorno alle donne provvede altri particolari ancora circa quanto ci si può attendere da una moglie cristiana. Nella sua lettera a Tito, egli dichiarò:
“Le donne di età avanzata siano di condotta riverente, non calunniatrici, né schiave di molto vino, maestre di ciò che è bene; affinché facciano tornare in sé le giovani per amare i loro mariti, per amare i loro figli, per esser di mente sana, caste, casalinghe, buone, sottoposte ai loro propri mariti, onde non si parli ingiuriosamente della parola di Dio”. — Tito 2:3-5.
37 Secondo questo ammonimento, una donna dovrebbe cercare in coscienza di comportarsi in modo da rivelare che comprende come l’intero corso della sua vita è osservato da Geova Dio e dal Signore Gesù Cristo. Essa opererà strenuamente per usare la propria lingua così da edificare e incoraggiare altri, non ricorrendo a calunnie o a pettegolezzo offensivo. La moderazione nel mangiare e nel bere è certamente da osservare. Come moglie e madre, la donna cristiana dev’essere esemplare nel suo amore, in modo da svolgere la sua parte provvedendo pasti nutrienti e facendo della casa un luogo pulito e accogliente. L’amore per suo marito e per i suoi figli include che sia disposta a mettere gli interessi della famiglia al di sopra dei propri. Il marito non dovrebbe avere validi motivi per credere che sua moglie trascuri seriamente i propri doveri. Ma dovrebbe poter vedere che, quando viene paragonata con le donne incredule, è davvero esemplare.
VEDUTA EQUILIBRATA DELL’ORNAMENTO
38. Quale consiglio troviamo sull’ornamento in I Pietro 3:3, e come si dovrebbe capire?
38 È anche importante che la moglie abbia dell’ornamento la veduta giusta. L’apostolo Pietro mise in risalto che la moglie cristiana non deve dare la massima importanza al rendersi attraente per mezzo di ornamenti vistosi. Egli disse: “Il vostro ornamento non sia quello dell’esteriore intrecciatura dei capelli e del coprirsi di oggetti d’oro o dell’indossar mantelli”. (I Pietro 3:3) Nel primo secolo E.V., per attirare l’attenzione le donne impiegavano molto tempo e sforzo per intrecciare i loro lunghi capelli in acconciature elaborate, incluse fogge di arpe, trombe, serti e corone. In aggiunta, si abbigliavano con abiti molto ornati e abbondanza di collane, anelli e braccialetti d’oro. Per una donna cristiana, tale estrema attenzione all’ornamento fisico non era appropriata, poiché faceva pensare che il suo principale obiettivo nella vita fosse la propria persona anziché piacere a Geova Dio e al Signore Gesù Cristo. Inoltre, le donne che si preoccupano principalmente di mettersi in mostra e seguire la moda sono spesso vittime di orgoglio, invidia e ricerca di una posizione sociale, che privano la mente e il cuore di uno spirito calmo e generano frustrazione e irritabilità.
39. Perché una moglie non dovrebbe trascurare il suo aspetto?
39 Comunque, questo non significa che la moglie cristiana presti poca attenzione al suo aspetto. Quando similmente consigliò di evitare gli abiti vistosi, l’apostolo Paolo pure disse: “Desidero che le donne si adornino con veste convenevole, con modestia e sanità di mente”. (I Timoteo 2:9) Quindi la moglie cristiana fa bene a guardarsi dal presentare al marito un aspetto spiacevole essendo trascurata in quanto a vestire, cura della persona e aspetto fisico. Inoltre, la Bibbia dice che “la donna è gloria dell’uomo”. (I Corinti 11:7) Chiaramente, una donna pigra e spettinata non è per suo marito un onore o una gloria. Essa ne degrada l’aspetto agli occhi di altri. E se il marito prova ragionevole orgoglio per il suo proprio aspetto, la trascuratezza di sua moglie potrebbe essere fonte di molta irritazione. Perciò, è molto consigliabile che l’abbigliamento e l’ornamento della donna cristiana ne indichino il buon giudizio nella scelta di ciò che è modesto o conveniente e si addice alla sua persona.
LO “SPIRITO QUIETO E MITE”
40. (a) Che cosa rende una donna cristiana veramente bella? (b) Con che cosa non si dovrebbe confondere lo “spirito quieto e mite”?
40 Tuttavia, la vera bellezza della moglie cristiana sta in ciò che è nel cuore. L’apostolo Pietro saggiamente esortò che il suo ornamento “sia la persona segreta del cuore nella veste incorruttibile dello spirito quieto e mite, che è di grande valore agli occhi di Dio”. (I Pietro 3:4) Questo “spirito quieto e mite” non deve confondersi con la maschera di dolcezza esteriore. Per esempio, una donna può parlare teneramente e sottomettersi con mansuetudine, con le parole, ai desideri del capofamiglia. Ma, in cuore, potrebbe cercar di dominare suo marito ricorrendo a ribellione, trame e macchinazioni.
41. Come potrebbe una donna determinare se lo “spirito quieto e mite” fa parte del suo ornamento permanente?
41 Nel caso della donna che veramente ha lo “spirito quieto e mite”, questo spirito umile si riflette sul suo stesso intimo. Come può una donna determinare se questo “spirito” fa parte del suo ornamento permanente? Potrebbe chiedersi: ‘Che accade quando mio marito, a volte, è sconsiderato, irragionevole o si sottrae alla sua responsabilità? Spesso mi accendo d’ira, mi infurio e lo biasimo aspramente per le sue mancanze? Oppure, di consueto cerco di rimanere calma dentro di me evitando un aperto confronto?’ La donna con lo “spirito quieto e mite” non è solo apparentemente pacifica in superficie ma dentro di sé attiva come un vulcano, pronto a eruttare. No, nelle circostanze difficili, essa cerca di mantenere un temperamento calmo e costante sia esternamente che internamente, facendo profonda impressione agli osservatori per la forza interiore che mostra e per la maniera gentile in cui si comporta.
42. Conforme a I Pietro 3:5, 6, chi ebbe uno “spirito quieto e mite”?
42 Tale “spirito quieto e mite” distinse le donne che temevano Dio nei tempi precristiani. Richiamando l’attenzione su questo fatto, l’apostolo Pietro scrisse:
“Poiché così si adornavano una volta anche le sante donne che speravano in Dio, sottoponendosi ai propri mariti, come Sara ubbidiva ad Abraamo, chiamandolo ‘signore’. E voi siete divenute sue figlie, se continuate a fare il bene e non temete alcuna causa di terrore”. — I Pietro 3:5, 6.
43. Cosa mostra che Sara fu una ‘santa donna’ che sperava in Dio?
43 Come una delle “sante donne” dei tempi precristiani, Sara ripose la sua speranza e la sua fiducia in Geova. A differenza della moglie di Lot che con grande desiderio si voltò per guardare Sodoma, solo per perire, Sara lasciò volontariamente le comodità di Ur e continuò a dimorare in tende con suo marito, Abraamo, per il resto della sua vita. Insieme ad Abraamo, essa attese un luogo di dimora permanente sotto il governo divino. (Ebrei 11:8-12) Per certo Sara non attribuì troppa importanza ai possedimenti e alle comodità materiali. Visse in una maniera che ne rivelò la prospettiva spirituale. Sara comprese che Dio l’avrebbe riccamente ricompensata al tempo della risurrezione. Similmente, oggi le donne cristiane con saggezza fanno del piacere a Geova Dio il principale obiettivo della loro vita. — Confronta Proverbi 31:30.
44. Cosa prova che Sara ebbe profondo rispetto per suo marito?
44 La bella Sara ebbe profondo rispetto per suo marito. Quando arrivarono visitatori inattesi, Abraamo non provò esitazione dicendo alla sua fedele compagna: “Presto! Prendi tre misure di sea [22 litri] di fior di farina, intridi la pasta e fanne dei pani tondi”. (Genesi 18:6) Quello stesso giorno Sara si riferì ad Abraamo come al suo “signore”. Poiché fece questo dentro di sé e non in modo da essere udita da altri, ciò mostra chiaramente che, nel suo cuore, era sottomessa al marito. — Genesi 18:12.
45. Cosa mostra che Sara non ebbe una personalità debole?
45 Comunque, Sara non aveva una personalità debole. Quando notò che Ismaele, figlio di Agar la schiava egiziana, “si prendeva gioco” del suo proprio figlio Isacco, Sara parlò vigorosamente ad Abraamo, dicendo: “Caccia questa schiava e suo figlio, poiché il figlio di questa schiava non sarà erede con mio figlio, con Isacco!” Ma che rivolgesse ad Abraamo una richiesta vigorosa, non esigendo o comandando indebitamente, è mostrato dal fatto che Geova approvò la richiesta di Sara. L’Onnipotente notò la richiesta fatta con lo spirito giusto, e ordinò ad Abraamo di esaudirla. — Genesi 21:9-12.
46, 47. (a) Come una donna che esprime vedute vigorose e prende l’iniziativa può dimostrare di essere sottoposta? (b) Che cosa dovremmo attenderci dalla donna che teme Dio?
46 Similmente, la donna cristiana sottoposta non dev’essere priva di carattere o di poco spirito. Può esprimere determinate vedute personali e prendere l’iniziativa nel fare certe cose che sono importanti per la felicità della famiglia. Ma cerca di tenere presenti i desideri e i sentimenti del marito, e da questi sarà guidata quando farà acquisti, adornerà la casa o svolgerà altre attività domestiche. Se è incerta circa la sua opinione su una particolare attività o acquisto importante, può evitare i problemi consultandolo in precedenza. Cercando di assolvere i suoi compiti di moglie in modo da piacere a Dio, farà piacere anche a suo marito, non dandogli alcuna valida ragione per trovare da ridire. Di solito una tale moglie acquista nella famiglia un posto di onore e dignità. Si trova in una posizione simile a quella della moglie capace descritta in Proverbi 31:11, 28: “In lei ha confidato il cuore del suo proprietario . . . I suoi figli si sono levati e l’han dichiarata felice; il suo proprietario si leva, e la loda”. Il marito che ha fiducia che sua moglie agirà saggiamente e non metterà in pericolo il benessere della famiglia non ha bisogno di stabilire numerose regole per controllarne le azioni imprudenti. Fra loro ci sarà semplicemente un’ottima intesa. Avendo cura delle cose della famiglia, essa farà lietamente uso di ogni sua capacità e iniziativa.
47 Per essere una donna che tema Dio in senso biblico, la moglie cristiana dev’essere laboriosa e in grado di prendere l’iniziativa nell’aiutare altri. Così non sarà una donna che viva virtualmente ‘all’ombra’ di suo marito. (Confronta Proverbi 31:13-22, 24, 27). Questo si comprende dalla descrizione di donne cristiane che nel primo secolo E.V. erano idonee per essere incluse in un elenco speciale. Leggiamo: “Si metta nell’elenco la vedova che non abbia meno di sessant’anni, moglie di un solo marito, cui sia resa testimonianza di opere eccellenti, se ha allevato figli, se ha ospitato estranei, se ha lavato i piedi dei santi, se ha soccorso quelli in tribolazione, se ha diligentemente seguito ogni opera buona”. (I Timoteo 5:9, 10) Notate che la sua testimonianza di opere eccellenti risaliva al tempo in cui era “moglie di un solo marito”. Quindi non vogliamo confondere lo “spirito quieto e mite” con ciò che in realtà può essere solo mancanza di iniziativa e laboriosità.
BENEFICI DERIVANTI DAL MOSTRARE UNO SPIRITO CRISTIANO
48. Come una moglie cristiana può divenire più simile al Figlio di Dio?
48 Poiché Cristo è ‘un modello che tutti i suoi discepoli devono seguire’, la moglie cristiana vorrà applicarsi per divenire più simile a lui quando affronta circostanze sfavorevoli. (I Pietro 2:21) Questo richiede che sia sincera con se stessa nel valutare le proprie parole e azioni. Considerando quindi con devozione l’esempio di Gesù Cristo e continuando a chiedere a Geova Dio l’aiuto del suo spirito per divenire una moglie migliore, avrà la “mente di Cristo” in maggior grado. (I Corinti 2:16) Il suo progresso diverrà evidente ad altri. Ciò avverrà perché più pensiamo alle qualità eccellenti e alle azioni degne di lode di qualcuno che amiamo, più vorremo essere simili a lui.
49-51. (a) Perché è sempre saggio che la moglie applichi i principi biblici? (b) Quali eccellenti benefici possono derivare dalla fedele adesione alle Scritture? (c) Quale “causa di terrore” la donna cristiana non dovrebbe temere, e perché?
49 Anche quando il marito è sconsiderato e irragionevole, o si sottrae alla responsabilità, la moglie può avere ogni fiducia che applicando i principi biblici otterrà i migliori risultati che le circostanze permettono. C’è poco da guadagnare se la moglie fa una grossa questione di ogni decisione sbagliata presa da suo marito, trascurando così il consiglio scritturale di essere sottomessa. Gli esseri umani sono inclini a difendersi anche quando hanno torto. Così, se una moglie fa una grossa questione ogni volta che suo marito usa scarso giudizio, può avere una reazione contraria a quella sperata. Egli può divenire più risoluto a ignorare quello che essa dice, per mostrarle che non ha bisogno dei suoi consigli. D’altra parte, se essa reagisce in modo da riflettere la convinzione che essendo esseri umani peccatori non possiamo evitare completamente gli errori di giudizio, egli potrà essere molto più propenso a prenderne in considerazione i pensieri la prossima volta. Troverà più facile impedire che il suo orgoglio abbia troppo il sopravvento.
50 Incoraggiando suo marito in maniera benevola e gentile, la moglie cristiana può indurlo a pensare seriamente a come si comporta e quindi a cominciare a cambiare la propria vita. Sebbene il progresso sia lento, la moglie riceve in effetti una ricompensa immediata. Quale? Evita l’enorme tensione emotiva, l’amarezza e il dispiacere che deriverebbero da un aperto contrasto con suo marito. — Proverbi 14:29, 30.
51 La fedele adesione di una moglie alle Scritture nella condotta e nel parlare forse non farà sempre divenire cristiano un marito incredulo. Ma essa ha ancora la soddisfazione di sapere che la sua condotta ‘piace a Dio’. La maniera lodevole in cui assolve le sue responsabilità di moglie e madre fa parte delle opere eccellenti che sono come un tesoro depositato in cielo. Questo tesoro frutterà ricchi dividendi nella forma di benedizioni divine. (Matteo 6:20) Comprendendo l’importanza di mantenere dinanzi a Dio una buona posizione, essa dovrebbe continuare a “fare il bene” e a non temere alcuna “causa di terrore”, alcuna ingiuria, minaccia o opposizione derivante dal fatto che è una discepola di Gesù Cristo. Invece di cedere al timore e perdere la sua relazione con Geova e il suo Figlio, può considerare la sua esperienza come una sofferenza per amore di Cristo. In questo modo dimostra di essere una figlia della sottomessa Sara, una devota donna di fede.
“SECONDO CONOSCENZA”
52. Che cosa è significativo circa l’uso che fa Pietro della parola greca che vuol dire “in maniere simile” quando dà consigli ai mariti cristiani?
52 Proprio come una moglie ha certi doveri a causa della sua relazione col marito, così li ha il marito a causa della sua relazione con la moglie. L’apostolo Pietro rammenta questo ai mariti, usando la parola greca che vuol dire “in maniera simile” per collegare l’ammonimento che dà loro con il consiglio che aveva dato precedentemente alle mogli, dicendo:
“Voi, mariti, continuate a dimorare in maniera simile con loro secondo conoscenza, assegnando loro onore come a un vaso più debole, il femminile, giacché siete anche eredi con loro dell’immeritato favore della vita, onde le vostre preghiere non siano impedite”. — I Pietro 3:7.
53. Cosa dovrebbe regolare la maniera in cui un marito dimora con sua moglie?
53 È degno di nota che l’ispirato apostolo, egli stesso un uomo sposato, prima richiama l’attenzione sul fatto che la maniera in cui il marito dimora o vive con sua moglie dev’essere regolata dalla “conoscenza”. (Marco 1:30; I Corinti 9:5) Di sicuro il marito desidera conoscere bene sua moglie: i suoi sentimenti, le sue energie, le sue limitazioni, ciò che le piace e ciò che non le piace. Ma è ancor più importante che sappia quali sono le sue responsabilità come marito cristiano. Conoscendo realmente sua moglie e conoscendo anche il ruolo che Dio gli ha assegnato, il marito può ‘continuare a dimorare con sua moglie secondo conoscenza’.
54. Che cosa richiede l’esercizio dell’autorità?
54 Le Scritture mostrano che il marito è il capo di sua moglie. Ma non è un capo assoluto, poiché si richiede che sia sottoposto all’autorità di Gesù Cristo nello svolgere le attività familiari. “Il capo di ogni uomo è il Cristo”, ci dice la Bibbia. (I Corinti 11:3) “Mariti”, scrisse l’apostolo Paolo, “continuate ad amare le vostre mogli, come anche il Cristo amò la congregazione e si consegnò per essa”. (Efesini 5:25) Così, il modo in cui il Figlio di Dio tratta la congregazione cristiana serve come un modello per i mariti nell’assolvere i loro obblighi familiari. Certamente non c’è nulla di tirannico o di crudele nel modo in cui Gesù Cristo esercita autorità sulla congregazione. Perfino diede la sua vita per essa. Perciò, l’autorità del marito non gli permette di dominare sulla moglie, ponendola in una condizione bassa, degradata. Invece, pone su di lui la responsabilità di sacrificarsi nel suo amore, essendo disposto a porre il benessere e gli interessi della moglie al di sopra dei propri desideri e preferenze personali.
55. Poiché Gesù Cristo è l’esempio, che dovrebbero fare i mariti cristiani?
55 Poiché Gesù Cristo è l’esempio perfetto per loro, i mariti fanno bene a informarsi su ciò che egli fece nell’agire con i suoi discepoli. Primariamente, i mariti dovrebbero cercare di conformarsi al modello del Figlio di Dio nell’assolvere le loro responsabilità familiari. Considerate solo alcune delle molte cose che Gesù Cristo fece mentre sulla terra ebbe cura dei suoi discepoli.
56, 57. (a) Come il Figlio di Dio mostrò genuino interesse per il benessere spirituale dei suoi discepoli? (b) Tenendo conto dell’esempio di Gesù, cosa potrebbe chiedersi un marito?
56 Il Figlio di Dio si interessò genuinamente del benessere spirituale dei suoi seguaci. Anche quando erano lenti ad afferrare le cose essenziali, non divenne impaziente con loro. Prese il tempo di chiarire loro le cose e fece in modo che realmente capissero il suo insegnamento. (Matteo 16:6-12; Giovanni 16:16-30) Quando mostrarono di non apprezzare dovutamente la loro reciproca relazione, Gesù ripeté gli argomenti sulla necessità di servire umilmente gli uni gli altri. (Marco 9:33-37; 10:42-44; Luca 22:24-27) L’ultima notte che fu con loro fortificò il suo insegnamento sull’umiltà lavando loro i piedi, e così diede loro l’esempio. (Giovanni 13:5-15) Gesù prese in considerazione anche le limitazioni dei suoi discepoli e non diede loro più informazioni di quante al momento ne potessero comprendere. — Giovanni 16:4, 12.
57 Un marito cristiano potrebbe perciò chiedersi: ‘Quanto mi interesso del benessere spirituale di mia moglie e dei miei figli? Mi assicuro che capiscano realmente i princìpi biblici? Quando noto azioni e atteggiamenti sbagliati, mostro esattamente perché sono sbagliati e perché si dovrebbero fare cambiamenti? Tengo conto delle loro limitazioni e bado di non richiedere troppo?’
58. Come un marito potrebbe imitare l’esempio di Gesù considerando le esigenze fisiche della sua famiglia?
58 Il Figlio di Dio fu vigilante anche nel prendere nota di ciò che occorreva ai suoi discepoli dal punto di vista fisico. Quando gli apostoli tornarono da Gesù dopo un giro di predicazione e fecero rapporto della loro attività, egli disse: “Venite in privato, voi, in un luogo solitario, e riposatevi un po’”. (Marco 6:31) In maniera simile, il marito disporrà saggiamente che sua moglie e i suoi figli abbiano il tempo di riposarsi e ristorarsi dopo le loro attività regolari.
59, 60. (a) Come Gesù Cristo ha mostrato fiducia nei suoi discepoli? (b) Come questo può aiutare un marito a esercitare autorità?
59 Nell’esercitare autorità, Gesù Cristo non impone ai membri della congregazione un elenco di regole complicate. Egli diede loro i comandi e le norme realmente importanti come base per trarre giuste decisioni quando trattano i problemi della vita. Il suo amore fino al sacrificio, accompagnato dalla sua fiducia nei discepoli, in effetti li “costringe” a mostrare un amore simile, facendo il possibile per piacergli. — II Corinti 5:14, 15; confronta I Timoteo 1:12; I Giovanni 5:2, 3.
60 In modo simile, che un marito mostri fiducia in sua moglie può contribuire molto a mantenere felice un matrimonio. Una moglie che ha poche possibilità di usare iniziativa, quando assolve le sue responsabilità, presto perderà gioia nel suo lavoro. Si sentirà soffocare nell’uso della sua conoscenza, del suo talento e delle sue capacità, con conseguente frustrazione. D’altra parte, quando suo marito affida al suo buon giudizio certe cose importanti, essa proverà piacere facendo le cose in modo da dilettare il marito.
“ASSEGNANDO LORO ONORE COME A UN VASO PIÙ DEBOLE”
61-63. (a) Che dicono le Scritture circa il modo in cui il marito dovrebbe trattare sua moglie? (b) Quali cose il marito evita se veramente assegna a sua moglie un posto onorevole? (c) Quando si tratta di importanti cose familiari, un marito cosa dovrebbe essere disposto a fare? (d) Perché quando si prendono decisioni finali non basta tenere in considerazione semplicemente le parole espresse?
61 Dimorando con la moglie secondo la conoscenza che ha di lei come persona e delle proprie responsabilità nei suoi riguardi, il marito le assegna anche “onore come a un vaso più debole, il femminile”. Poiché la costituzione del corpo impone alla donna più limitazioni fisiche di quante non ne abbiano di solito gli uomini, essa è il “vaso più debole”. Ma nella famiglia deve occupare una posizione onorevole e dignitosa. Le seguenti parole dell’apostolo Paolo illustrano come il marito può assegnare onore a sua moglie: “In questo modo i mariti devono amare le loro mogli come i propri corpi. Chi ama la moglie ama se stesso, poiché nessun uomo odiò mai la propria carne; ma la nutre e ne ha tenera cura, come anche il Cristo fa per la congregazione”. — Efesini 5:28, 29.
62 In genere i mariti non sminuiscono le proprie doti, non cercano di mostrarsi incompetenti, non assoggettano il loro corpo a crudeli trattamenti e non trascurano il proprio bisogno di riposo e ristoro. Non vogliono avere la reputazione di essere “buoni a nulla”, ma desiderano una posizione dignitosa agli occhi di altri. Se un marito è veramente cristiano, non parlerà con leggerezza di qualsiasi debolezza della moglie, schernendola o facendola sentire debole e disprezzata. Accorderà a sua moglie lo stesso grado di dignità e considerazione che vuole per sé, facendola sentire desiderata, apprezzata e necessaria.
63 Perché la moglie abbia una posizione onorevole nella casa, suo marito dev’essere disposto a considerare con lei le cose della famiglia in modo calmo e ragionevole, ascoltandone i pensieri e le idee. La moglie dev’essere in grado di esprimersi liberamente, con la certezza che quello che dice quando parla di cose serie non sarà messo da parte con leggerezza ma sarà preso da suo marito nella dovuta considerazione. (Confronta Giudici 13:21-23; I Samuele 25:23-34; Proverbi 1:5, 6, 8, 9). Inoltre, il marito dev’essere desto per notare più che le semplici parole espresse. Profondi sentimenti intimi possono essere rivelati dal tono della voce, dalle espressioni facciali o dalla mancanza di entusiasmo o spontaneità. (Confronta Proverbi 15:13). Il marito che conosce sua moglie non ignorerà tali cose andando ciecamente avanti in qualche cosa che potrebbe far sorgere inutile irritazione.
64. Quando il marito non cederà a sua moglie, e perché questo è utile?
64 Naturalmente, quando il marito, come capo della famiglia, si forma nella sua propria mente la piena convinzione che ne sarebbero danneggiati gli interessi della famiglia nel suo insieme, non cederà ai desideri di sua moglie. (Confronta Numeri 30:6-8). Riconosce che ha l’obbligo scritturale di sostenere ciò che sinceramente crede giusto, nonostante qualsiasi manifestazione emotiva di sua moglie. Che il marito si conformi ai desideri di sua moglie contro il suo miglior giudizio significa disonorare Dio, che ha affidato all’uomo la posizione di capofamiglia. E se in seguito sorgono difficoltà per la famiglia, questo potrà amareggiarlo verso sua moglie. D’altra parte, se rimane fermo per ciò che senz’altro crede sia la condotta giusta recherà beneficio alla famiglia. Se la sua decisione viene presa con devozione e in armonia con i principi scritturali, sua moglie potrà ben vedere la saggezza della decisione presa e rallegrarsi della fermezza del marito. Questo dovrebbe accrescere il rispetto che essa ha per lui e contribuire alla felicità sua e dell’intera famiglia.
UNA RAGIONE SPIRITUALE
65. Quale ragione spirituale c’è perché il marito cristiano viva con la propria moglie credente “secondo conoscenza”?
65 C’è una ragione impellente perché il marito cristiano viva con la propria moglie credente “secondo conoscenza”, assegnandole onore. Non è semplicemente per il beneficio dell’accresciuta pace nella famiglia. L’apostolo cristiano Pietro mostrò ai suoi conservi credenti una ragione ancora più grande. Indicò che i mariti sono ‘eredi con le loro mogli dell’immeritato favore della vita’. A causa della sua morte di sacrificio, Gesù Cristo offrì sia a uomini che a donne l’opportunità d’esser liberati dalla condanna del peccato e della morte, in vista della vita eterna. Perciò, la moglie può avere dinanzi a Dio e a Cristo una posizione approvata come l’ha suo marito. C’è dunque una seria ragione perché il marito abbia cura di non trattare sua moglie come se fosse una persona inferiore avente agli occhi di Dio minor valore di lui.
66. Quando le questioni coniugali non sono trattate scritturalmente, perché ne deriva effettivamente un grave danno spirituale?
66 Quando le questioni coniugali non sono trattate secondo l’esempio di come Gesù Cristo si comporta con la congregazione, questo ha un effetto dannoso sulla condizione sia del marito che della moglie. Sì, ‘le preghiere potrebbero essere impedite’. In una casa dove è facile litigare, offendersi, nutrire rancore e agire in modo duro e irragionevole, è difficile rivolgersi a Dio in preghiera. Poiché in cuor suo una persona si sente condannata, non avrebbe libertà di parola. (I Giovanni 3:21) E poi Geova Dio ha stabilito esigenze per udire le preghiere. Non ascolterà le richieste d’aiuto di persone che sono spietate, non disposte a perdonare le offese di altri. (Matteo 18:21-35) Solo quelli che cercano di mettere la loro vita in armonia con i suoi comandi sono favorevolmente esauditi. (I Giovanni 3:22) Né i mariti né le mogli che nel loro matrimonio non imitano l’esempio di Gesù Cristo con la sua congregazione possono attendersi di avere l’assistenza divina nel risolvere i loro problemi. D’altra parte, la fedele ubbidienza all’ammonimento scritturale garantisce l’approvazione e la benedizione divina. Questa è sicuramente un’eccellente ricompensa che viene dalla sottomissione all’autorità del Figlio di Dio.
SOTTOMISSIONE NELLA CONGREGAZIONE CRISTIANA
67. Secondo Matteo 23:8-11, quale attitudine dovrebbe esistere dentro la congregazione cristiana?
67 Dentro la congregazione cristiana, c’è pure bisogno di riconoscere l’autorità di Cristo. Questo riconoscimento influirà sull’attitudine e sulla condotta che i singoli membri terranno gli uni verso gli altri. Secondo le stesse parole di Gesù, la sua congregazione doveva essere una fratellanza. Disse ai suoi discepoli: “Voi, non siate chiamati Rabbi, poiché uno è il vostro maestro, mentre voi siete tutti fratelli. Inoltre, non chiamate nessuno vostro padre sulla terra, perché uno è il Padre vostro, il Celeste. Né siate chiamati ‘condottieri’, perché uno è il vostro Condottiero, il Cristo. Ma il più grande fra voi dev’essere vostro ministro [servitore, Traduzione Interlineare del Regno, inglese]”. — Matteo 23:8-11.
68, 69. (a) Poiché la congregazione è una fratellanza, quali libertà non ci dovremmo prendere? (b) Che cosa doveva tener presente Timoteo quando trattava con i membri della congregazione?
68 Nessuno deve perciò agire da principe nella congregazione. Ma quelli che in essa prestano servizio come anziani e insegnanti devono imitare il Signore, Cristo, facendo umilmente gli schiavi per i loro fratelli. Comunque, poiché la congregazione è una fratellanza composta sia di giovani che di vecchi, maschi e femmine, i singoli membri della congregazione non possono prendersi libertà che violerebbero il naturale senso del decoro. L’apostolo Paolo consigliò a Timoteo: “Non criticare severamente l’anziano. Al contrario, supplicalo come un padre, i giovani come fratelli, le donne anziane come madri, le giovani come sorelle con ogni castità”. — I Timoteo 5:1, 2.
69 Nel tempo in cui l’apostolo scrisse queste parole, Timoteo aveva forse poco più di trent’anni. Benché prestasse servizio come anziano nominato, fu ammonito di tener presente che era ancora comparativamente giovane. Se un uomo anziano aveva bisogno di correzione, Timoteo non doveva essere severo con lui ma gli si doveva rivolgere con rispetto come un figlio dinanzi a suo padre. (Confronta il modo rispettoso in cui Giacobbe fu supplicato dai suoi figli, come narra Genesi 43:2-10). Alle donne anziane si dovevano pure mostrare la considerazione e la benignità dovute a una madre. Nemmeno con i giovani Timoteo poteva prendersi libertà, ma li doveva trattare come avrebbe trattato diletti fratelli carnali. A causa della forte attrazione che gli uomini sentono per l’altro sesso, fu molto appropriato che a Timoteo si raccomandasse di trattare le giovani come sue proprie sorelle carnali “con ogni castità”. Ciò significava che, quando era in compagnia di giovani cristiane, doveva rimanere casto, pulito e puro in pensieri, parole e azioni.
70. (a) Perché c’è bisogno di uno spirito di sottomissione per mantenere nella congregazione la condotta corretta? (b) Che cosa può aiutare uno a mantenere uno spirito di sottomissione?
70 Nella nostra relazione con gli altri membri della congregazione, abbiamo bisogno di uno spirito di umiltà per mantenere il nostro posto e non violare il naturale senso della modestia e del decoro. Giustamente, dunque, l’apostolo Pietro ammonì: “Voi giovani, siate sottoposti agli anziani”. (I Pietro 5:5) I giovani dovrebbero cercar di cooperare con gli anziani, specialmente gli anziani nominati della congregazione. Sarebbe sicuramente non appropriato per un giovane parlare agli anziani o agire verso di loro in un modo che sarebbe impensabile se trattasse con il suo proprio padre carnale. Ma che può fare un giovane per mantenere uno spirito di sottomissione? Può trovare utile pensare alle lodevoli qualità dei fratelli anziani e al fedele servizio che hanno compiuto. Questo può contribuire ad approfondire il suo amore e il suo apprezzamento per loro. — Confronta Ebrei 13:7, 17.
71. Che si intende per ‘cingerci di modestia di mente’?
71 Naturalmente, Pietro fece più che incoraggiare solo i giovani ad essere sottoposti agli anziani. Egli continuò: “Voi tutti cingetevi di modestia di mente gli uni verso gli altri”. L’espressione nella lingua originale per “cingetevi di modestia di mente” esprime il pensiero di legare a sé tale modestia di mente con nodi. Tale “modestia di mente” doveva essere come un grembiule o indumento cinto da uno schiavo. Quindi, lo spirito che Pietro incoraggiò è uno spirito volenteroso per servire e recare beneficio ad altri. Com’è eccellente quando nella congregazione trattiamo tutti con rispetto e deferenza, assegnando loro la dignità che meritano! Questa condotta conduce alla benedizione e al favore di Geova, poiché Pietro aggiunge: “Dio si oppone ai superbi, ma dà immeritata benignità agli umili”. — I Pietro 5:5.
72. Quali ricompense vengono dal mostrare dovuta sottomissione?
72 Veramente, che mostriamo la sottomissione che è in armonia con le Sacre Scritture reca una ricca ricompensa. Non peggiorerà mai una situazione cattiva ma ci farà avere una buona coscienza dinanzi a Dio e agli uomini. La sottomissione alle autorità governative, ai datori di lavoro, ai sorveglianti o a un marito incredulo può fornire un’eccellente testimonianza rispetto al valore del vero cristianesimo e può aiutare altri a divenire discepoli del Figlio di Dio, con la prospettiva della vita eterna. Nel nostro proprio caso, possiamo essere certi che Geova Dio ci ricompenserà riccamente per aver seguito la condotta che è piacevole ai suoi occhi. Sì, la giusta sottomissione all’autorità è ora una parte essenziale del nostro miglior modo di vivere.
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Forestieri e residenti temporanei dalla condotta esemplareScegliamo il miglior modo di vivere
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Capitolo 7
Forestieri e residenti temporanei dalla condotta esemplare
1, 2. Spesso come sono considerati i forestieri, e perché?
CHI si distingue perché è molto diverso dagli abitanti della comunità è spesso guardato con sfiducia e sospetto. La sua condotta può essere scrutata più attentamente di quella della persone del posto. Alcuni possono deplorevolmente avere pregiudizi contro un’intera razza, nazionalità o tribù a causa della condotta errata di un solo straniero nei loro dintorni. Anche i governi fanno leggi e regolamenti che si applicano solo ai forestieri. Se la condotta di uno straniero è ritenuta indesiderabile, può essere espulso dal paese.
2 Perché tutto questo è oggetto di seria considerazione per il cristiano? Come dovrebbe influire sul suo modo di vivere?
3. (a) Perché i veri cristiani sono “stranieri” in questo mondo? (b) Come li considerano gli increduli, e perché?
3 In questo mondo, i veri cristiani sono “forestieri e residenti temporanei”, poiché attendono un luogo di dimora permanente come parte dei “nuovi cieli e nuova terra” istituiti da Dio. (I Pietro 2:11, NW; II Pietro 3:13) Siccome i veri discepoli di Gesù Cristo cercano di pensare e agire in armonia con le Sacre Scritture, gli increduli, o quelli che hanno solo la pretesa di praticare il cristianesimo, li disprezzeranno forse come se fossero “stranieri” indesiderabili. Ma la veduta che il mondo ha del cristiano non lo dovrebbe indurre a provare vergogna. Dal punto di vista divino, la sua condizione di forestiero è dignitosa. Perciò, il cristiano vorrà fare tutto il possibile per condursi in modo da non dare a nessuno valide ragioni per biasimarlo.
4, 5. (a) Nel primo secolo E.V., perché l’apostolo Pietro poté parlare dei cristiani come di “residenti temporanei dispersi”? (b) Come li considerava Geova Dio?
4 Scrivendo ai conservi credenti, l’apostolo Pietro richiamò l’attenzione sulla loro onorevole posizione come “forestieri e residenti temporanei”. All’inizio della sua prima lettera, leggiamo:
“Pietro, apostolo di Gesù Cristo, ai residenti temporanei dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, in Asia e in Bitinia, agli eletti secondo la prescienza di Dio Padre, con la santificazione mediante lo spirito, allo scopo d’essere ubbidienti e aspersi col sangue di Gesù Cristo”. — I Pietro 1:1, 2.
5 Nel primo secolo E.V., i credenti si trovarono sparsi in vari luoghi e abitavano in mezzo a una grande popolazione non cristiana. Spesso erano ingiustamente disprezzati dai loro vicini. Dovette dunque essere incoraggiante per loro leggere o udire la stima che ne aveva Geova come viene esposto nella lettera di Pietro. Essi erano in realtà gli “eletti”, gli scelti, di Dio. L’Altissimo ne aveva fatto il suo possesso, il suo popolo. Molto prima che la congregazione cristiana composta di giudei e non giudei venisse all’esistenza, l’Onnipotente previde che ci sarebbe stato infine un tale gruppo di suoi servitori sparsi in varie parti della terra. Per mezzo dell’operazione dello spirito di Dio su di loro, furono santificati o appartati per l’impiego sacro. Nei rapporti che ebbe con loro, l’obiettivo di Geova fu quello che essi fossero suoi figli ubbidienti, che facessero la sua volontà. Sapendo che il Sovrano Universale li avrebbe impiegati in questo modo dovettero certo essere profondamente stimolati, spinti a voler vivere in modo degno del nobile scopo che Dio aveva loro assegnato.
6. (a) Come i cristiani ottennero dinanzi a Dio una posizione pura? (b) Che cosa si può includere nel loro ‘essere aspersi col sangue di Gesù Cristo’?
6 Naturalmente, non fu a causa del loro proprio merito che i credenti divennero un popolo eletto, santificato. Come individui erano peccatori e dovevano essere purificati, e l’apostolo Pietro si riferì dunque a loro come “aspersi col sangue di Gesù Cristo”. Questo ci rammenta il procedimento di purificazione dell’israelita che era divenuto contaminato in senso cerimoniale toccando, fra l’altro, un cadavere umano. Per essere di nuovo puro, l’individuo doveva essere asperso con l’acqua di purificazione. (Numeri 19:1-22) Similmente, ai cristiani erano stati applicati i benefici del sacrificio di espiazione di Cristo, permettendo loro di avere una coscienza pura dinanzi a Dio e di avere libertà di parola rivolgendosi a lui in preghiera. (Ebrei 9:13, 14; 10:19-22) E poi, quando gli israeliti furono introdotti nella relazione di un patto con Geova, Mosè asperse il popolo col sangue delle vittime di sacrificio. (Esodo 24:3-8) Perciò, le parole circa ‘l’essere aspersi col sangue di Gesù Cristo’ possono anche richiamare l’attenzione sul fatto che questi credenti erano stati introdotti nel nuovo patto, stipulato con la mediazione di Gesù Cristo e reso valido col sangue da lui versato, e che ora essi partecipavano ai benefici di questo patto.
7. Cosa richiede da noi la nostra posizione di “forestieri”?
7 Come i credenti del primo secolo E.V., i devoti discepoli di Gesù Cristo di oggi hanno dinanzi a Geova Dio una posizione onorevole. In questo mondo si devono condurre come “forestieri” e “residenti temporanei” esemplari. Altrimenti, recano biasimo su Geova Dio e sulla congregazione del suo popolo. Tutti devono perciò prendere a cuore l’ammonimento dell’apostolo Pietro: “Diletti, vi esorto come forestieri e residenti temporanei di continuare ad astenervi dai desideri carnali, che son quelli che causano un conflitto contro l’anima”. — I Pietro 2:11, NW.
8. A che cosa non possiamo permetterci di attaccarci indebitamente, e perché?
8 Poiché siamo “forestieri e residenti temporanei” in questo sistema di cose che sta per scomparire, non possiamo permetterci di attaccarci indebitamente a nulla dentro la struttura umana ora esistente. Nessun legame, afflizione, gioia o possedimento terreno è permanente. Il tempo e l’avvenimento imprevisto capitano a tutti e possono cambiare in maniera improvvisa e drastica le proprie circostanze. (Ecclesiaste 9:11) Quindi, è davvero saggio ascoltare il consiglio dell’apostolo Paolo: “Quelli che hanno moglie siano come se non l’avessero, e anche quelli che piangono siano come quelli che non piangono, e quelli che si rallegrano come quelli che non si rallegrano, e quelli che comprano come quelli che non possiedono, e quelli che fanno uso del mondo come quelli che non ne usano appieno; poiché la scena di questo mondo cambia”. (I Corinti 7:29-31) Che siamo completamente assorti nelle afflizioni o nelle gioie generate da queste circostanze e relazioni sempre mutevoli potrebbe operare contro il nostro avvicinarsi di più all’Altissimo e al Figlio suo, con grave perdita per noi stessi.
9, 10. (a) Che cosa induce le persone mondane a stimare a loro modo i possedimenti? (b) Perché il nostro modo di considerare i possedimenti dovrebbe essere diverso da quello degli increduli?
9 La situazione della maggioranza del genere umano dimostra chiaramente perché non dovremmo cercar di ‘fare pieno uso del mondo’. In genere la gente non si rende conto della promessa di Dio di “nuovi cieli e nuova terra” o non ha vera fede in tale giusto nuovo ordine avvenire. Così non hanno nient’altro che la loro vita presente a cui rivolgere l’attenzione. Sono privi di una speranza solida riguardo al futuro. Ecco perché si danno tanto pensiero dei loro bisogni quotidiani e sono intenti a guadagnare dal mondo il più che possono. (Matteo 6:31, 32) I loro occhi si illuminano alla prospettiva di ottenere abiti eleganti, scintillanti gioielli, ornamenti costosi, bei mobili, case lussuose. Forse sperano e cercano di far impressione ad altri per mezzo di beni materiali. — I Giovanni 2:15-17.
10 Il cristiano, in contrasto, riconosce che dinanzi a lui è un futuro eterno. Sarebbe stolto se divenisse così assorto nelle cose della vita da non avere virtualmente tempo per il Creatore da cui dipende il suo futuro. Questo non significa che i veri servitori di Dio non possano correttamente godere molte ottime cose che si possono acquistare col denaro. Ma anche i piaceri salutari e i beni materiali utili non devono mai divenire il punto focale della nostra vita, non se realmente ci consideriamo come “residenti temporanei” in questo sistema attuale. Sebbene non sprechiamo o non trascuriamo i nostri averi, li consideriamo giustamente in modo assai simile a come li considerano le persone fidate che semplicemente affittano un appartamento mobiliato, utensili, apparecchiature o altro materiale di cui abbiano bisogno. Tali persone hanno buona cura di queste cose ma non vi si affezionano mai completamente come se fossero averi permanenti. La nostra vita dovrebbe mostrare che riconosciamo che nel sistema attuale nulla dà alcuna garanzia di permanenza, che siamo solo “forestieri” e “residenti temporanei”, che avanziamo verso il promesso nuovo ordine stabilito da Dio.
‘ASTENETEVI DAI DESIDERI CARNALI’
11. Che includerebbero i desideri carnali da cui dobbiamo astenerci?
11 Comunque, per fare del nostro modo di vivere come cristiani un successo, si richiede da noi molto di più della semplice consapevolezza che, per quanto riguarda la nostra vita ora in questo mondo, le nostre circostanze sono soggette a cambiamento imprevedibile. Dobbiamo anche prestare seria attenzione all’esortazione della Bibbia di ‘astenerci dai desideri carnali’. Questi sono gli errati appetiti o desideri nelle membra del corpo dell’individuo. La lettera dell’apostolo Paolo ai Galati rivela quali peccati questi errati appetiti incitano a compiere. Dopo aver mostrato che chi è condotto dallo spirito di Dio non appaga “nessun desiderio carnale”, l’apostolo enumera le opere della carne: “fornicazione, impurità, condotta dissoluta, idolatria, pratica di spiritismo, inimicizie, contesa, gelosia, eccessi d’ira, contenzioni, divisioni, sette, invidie, ubriachezze, gozzoviglie e simili”. — Galati 5:16, 19-21.
12, 13. (a) Come i desideri carnali “causano un conflitto contro l’anima”? (b) Che dobbiamo fare per mantenere dinanzi a Dio una posizione pura?
12 Come risultato del peccato ereditato, siamo soggetti a forti pressioni perché ci facciamo coinvolgere nelle opere della carne, per ‘appagare i desideri carnali’. Gli appetiti insani sono come un esercito invasore che cerca di avere il sopravvento sull’intera anima, sull’intera persona, facendola arrendere alle passioni peccaminose. L’apostolo cristiano Paolo fu molto consapevole della lotta che così ha luogo dentro l’individuo. Riferendosi al suo proprio caso, scrisse: “So che in me, cioè nella mia carne, non dimora niente di buono; poiché in me è presente la capacità di desiderare, ma la capacità di operare ciò che è eccellente non è presente. Poiché il bene che desidero non lo faccio, ma il male che non desidero è ciò che pratico”. (Romani 7:18, 19) Questo conflitto rese necessario che Paolo ‘trattasse con durezza il suo corpo e lo conducesse come uno schiavo, affinché, dopo aver predicato agli altri, egli non fosse in qualche modo disapprovato’. — I Corinti 9:27.
13 Similmente, il nostro desiderio di mantenere dinanzi a Dio una posizione pura e ricevere la sua benedizione ci spingerà a esercitarci, così che ogni appetito errato sia tenuto sotto controllo. Perché mai dovremmo rendere una dura lotta più difficile essendo coinvolti in trattenimenti, letture, compagnie e circostanze che sono destinati a eccitare e accrescere la pressione delle nostre inclinazioni peccaminose? Piuttosto, dobbiamo fare passi positivi per proteggerci. È bene tener presente che non possiamo riuscire con le nostre sole forze ma che abbiamo bisogno dell’incoraggiamento dei nostri devoti fratelli e dell’aiuto dello spirito di Dio. L’apostolo Paolo esortò Timoteo a perseguire “giustizia, fede, amore, pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro”. (II Timoteo 2:22) Se facciamo questo, allora, con l’aiuto dello spirito santo, potremo riuscire a impedire che i desideri errati abbiano il sopravvento su di noi. Così, la nostra resistenza ai desideri carnali, mentre terremo la mente rivolta a ciò che è vero, giusto, casto, amabile, virtuoso e degno di lode, ci impedirà di incorrere nella disapprovazione divina. (Filippesi 4:8, 9) Dopo aver cercato di aiutare altri a riuscire, non diverremo noi stessi un fallimento.
LA CONDOTTA ECCELLENTE PUÒ AIUTARE ALTRI AD ACCETTARE LA VERA ADORAZIONE
14. Come altri possono trarre beneficio vedendoci ‘astenere dai desideri carnali’?
14 La nostra ‘astensione dai desideri carnali’ è accompagnata da un altro desiderabilissimo beneficio. L’apostolo Pietro scrisse: “Mantenete la vostra condotta eccellente fra le nazioni, affinché, nella cosa di cui parlano contro di voi come malfattori, in seguito alle vostre opere eccellenti delle quali sono testimoni oculari glorifichino Dio nel giorno della sua ispezione”. — I Pietro 2:12.
15. In che modo i cristiani furono rappresentati erratamente nel primo secolo E.V.?
15 Nel primo secolo, i cristiani furono spesso oggetto di errata rappresentazione, essendo raffigurati come “malfattori”. Erano tipiche le accuse come le seguenti: “Questi uomini disturbano moltissimo la nostra città, . . . e proclamano usanze che non ci è lecito accettare né praticare, visto che siamo Romani”. (Atti 16:20, 21) ‘Questi uomini hanno messo sottosopra la terra abitata’. ‘Agiscono contro i decreti di Cesare, dicendo che vi è un altro re, Gesù’. (Atti 17:6, 7) L’apostolo Paolo fu accusato di essere “una peste che suscita sedizioni fra tutti i Giudei in tutta la terra abitata”. (Atti 24:5) A Roma uomini principali fra i giudei dissero a Paolo: “Veramente in quanto a questa setta ci è noto che dappertutto se ne parla contro”. — Atti 28:22.
16. (a) Qual è la migliore difesa dei veri cristiani contro le accuse che li mettono sotto falsa luce? (b) Come questo può aiutare gli oppositori?
16 La difesa migliore contro tale errata rappresentazione è la condotta eccellente. Quando i cristiani mostrano che rispettano la legge, pagano fedelmente le loro tasse, sono disposti a compiere ogni “opera buona”, e nelle loro occupazioni personali sono diligenti lavoratori, onesti nella loro condotta, e manifestano vera premura per il benessere dei loro simili, le accuse mosse contro di loro risultano false. (Tito 2:2–3:2) Anche quelli che ripetono sui cristiani informazioni calunniose potrebbero così essere aiutati a vedere l’errore della loro condotta ed essere spinti ad adottare la vera adorazione. Quindi, al tempo dell’ispezione di Dio per il giudizio, tali persone che prima mettevano i cristiani sotto falsa luce possono essere annoverate fra quelli che glorificano o lodano l’Altissimo.
17. Tenuto conto del salutare effetto della buona condotta sugli osservatori, a che cosa dovremmo prestare seria considerazione?
17 Il fatto che il modo di vivere retto del cristiano possa essere una enorme forza per il bene dovrebbe indurci a pensare seriamente al modo in cui trattiamo altri e fino a che punto mostriamo interesse per il nostro prossimo. Certamente non vogliamo chiudere gli occhi alle necessità di chi ci abita accanto. Senz’altro, che siamo vicini benevoli, compiacenti e cortesi non è semplicemente buona accortezza. È basilare per essere cristiani. Nel suo Sermone del Monte, Gesù Cristo ammonì: “Tutte le cose . . . che volete che gli uomini vi facciano, anche voi dovete similmente farle loro”. (Matteo 7:12) Le Scritture ci esortano: “Finché ne abbiamo il tempo favorevole, operiamo ciò che è bene verso tutti, ma specialmente verso quelli che hanno relazione con noi nella fede”. (Galati 6:10) “Se possibile, per quanto dipende da voi, siate pacifici con tutti gli uomini”. (Romani 12:18) “Sempre perseguite ciò che è buono gli uni verso gli altri e verso tutti”. — I Tessalonicesi 5:15.
18, 19. In armonia con I Pietro 3:8, quale dovrebbe essere il nostro modo di pensare e agire come cristiani?
18 È chiaro che l’esser cristiano include più che soddisfare quelle esigenze essenziali come frequentare le adunanze con i conservi credenti e condividere le verità della Bibbia con altri. (Matteo 28:19, 20; Ebrei 10:24, 25) Abbiamo anche il comando di imitare il Figlio di Dio nel nostro modo di pensare e agire, in ciò che siamo come persone, come individui. L’apostolo Pietro scrisse: “Infine, siate tutti dello stesso pensiero, mostrando i medesimi sentimenti, avendo amore fraterno, teneramente compassionevoli, di mente umile”. (I Pietro 3:8, NW) Per essere dello “stesso pensiero”, dobbiamo “essere perfettamente uniti nella stessa mente e nello stesso pensiero”. (I Corinti 1:10) Il nostro pensiero dovrebbe essere specialmente in armonia con quello di Gesù Cristo che espresse il suo amore cedendo la sua vita per noi. (Giovanni 13:34, 35; 15:12, 13) Sebbene i veri discepoli di Gesù Cristo siano dello “stesso pensiero”, come si comprende dal loro amore e dalla loro unità in tutto il mondo, dobbiamo individualmente rispondere alle domande: ‘Contribuisco sinceramente a questo spirito di unità e affetto? Come, e in quale grado?’
19 Se amiamo veramente i nostri fratelli spirituali, saremo benevoli e pronti a perdonare. Dopo che è stato discusso un problema e si è giunti all’accordo su una soluzione, non continueremo a serbare rancore e a evitare volutamente certi membri della congregazione cristiana che forse hanno contribuito a creare la difficoltà. In armonia con il consiglio di Pietro, dobbiamo guardarci dal cadere vittime dell’insensibilità, della durezza e dell’orgoglio che sono così comuni nel mondo. Altri dovrebbero essere in grado di vedere che mostriamo i “medesimi sentimenti” o abbiamo comprensione o simpatia verso quelli che soffrono, che proviamo amore o affetto caloroso verso i nostri fratelli spirituali, che siamo “teneramente compassionevoli” o inclini a mostrare pietà, e che non abbiamo un’esagerata opinione di noi stessi ma siamo di “mente umile”, disposti a servire altri. — Confronta Matteo 18:21-35; I Tessalonicesi 2:7-12; 5:14.
20. Avendo prestato ascolto al consiglio di I Pietro 3:9, che cosa si richiede da noi?
20 Inoltre, non dobbiamo limitare le nostre espressioni di simpatia, compassione e benignità solo ai conservi credenti. (Luca 6:27-36) L’apostolo Pietro continuò, esortando i cristiani a non ‘rendere ingiuria per ingiuria né oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, a conferire una benedizione’. (I Pietro 3:9) Questo non significa che loderemo le persone che ci ingiuriano o ci oltraggiano né che le ricopriremo di affetto. Ma compiremo il massimo bene e avremo la più grande pace di mente e felicità se continueremo a essere benevoli e a mostrare loro considerazione, sperando che cambino i loro modi di agire e ricevano le benedizioni divine.
RAGIONI PER NON RICAMBIARE LE OFFESE
21. Come l’esempio di Geova ci può aiutare a non ricambiare le offese?
21 Il fatto che Geova Dio ci abbia misericordiosamente perdonato i peccati in base al sacrificio di Gesù dovrebbe spingerci a trattare anche i nostri nemici in maniera benigna, compassionevole. Gesù Cristo disse: “Se voi non perdonate agli uomini i loro falli, il Padre vostro non perdonerà neanche i vostri falli”. (Matteo 6:15) Quindi, poiché ereditiamo da Dio benedizioni permanenti dobbiamo voler benedire altri. Geova Dio permette che noi subiamo un trattamento non benevolo. Fra le ragioni di ciò è che potremmo avere l’opportunità di dimostrare che perdoniamo ai nostri simili e mostriamo loro compassione. L’apostolo Pietro espresse questo pensiero, proseguendo: “A questa condotta [di benedire quelli che cercano di farvi danno] siete stati chiamati, onde ereditiate una benedizione”. (I Pietro 3:9) Questo non vuol dire che il nostro Padre celeste voglia che altri ci facciano danno. Semplicemente egli non interviene per impedire che siamo soggetti ai problemi di uomini peccatori che vivono in un mondo peccaminoso. E questo ci lascia dimostrare se vogliamo realmente essere simili a lui: benigni, compassionevoli, pronti a perdonare.
22. Quale incoraggiamento provvede Salmo 34:12-16 perché evitiamo uno spirito vendicativo?
22 Continuando a incoraggiare di non ricambiare le offese con parole o azioni, Pietro cita Salmo 34:12-16 e scrive:
“Poiché, ‘chi vuole amare la vita e vedere buoni giorni, trattenga la sua lingua da ciò che è male e le labbra dal parlar con inganno, ma si allontani da ciò ch’è male e faccia ciò ch’è bene; cerchi la pace e la persegua. Poiché gli occhi di Geova sono sopra i giusti, e i suoi orecchi sono volti alla loro supplicazione; ma la faccia di Geova è contro quelli che fanno cose malvage’”. — I Pietro 3:10-12.
23, 24. (a) Cosa significa che ‘amiamo la vita’ e vogliamo “vedere buoni giorni”? (b) Come riceviamo beneficio dimostrando amore per la vita?
23 Queste parole di Pietro danno risalto al fatto che trattando tutti in maniera benevola si vive davvero nel modo giusto, nel modo migliore. Chi ‘ama la vita’, apprezzandola come un dono di Dio, e vuole vedere “buoni giorni”, giorni che gli diano il senso di vivere per uno scopo e in modo significativo, lo mostra promuovendo la felicità dei suoi simili. Tiene a freno la lingua, non usandola per denigrare, insultare, ingannare o defraudare altri. Desidera evitare ogni malizia e fare ciò che è bene dal punto di vista di Dio. Come chi cerca e persegue la pace, non sarà aggressivo o bellicoso ma si eserciterà per promuovere buone relazioni con e fra altri. — Romani 14:19.
24 Chi dimostra il suo amore per la vita aiutando altri a godere la felicità e la pace si rende un compagno desiderabile. Altri mostrano con le loro parole e con le loro azioni che lo considerano necessario, desiderato e apprezzato. Come risultato, la sua vita non sarà mai vuota o priva di significato. — Proverbi 11:17, 25.
25. Perché possiamo essere certi dell’amorevole protezione e dell’aiuto di Dio?
25 Benché la sua benignità non sia sempre accolta con gratitudine, a una tale persona è assicurata l’amorevole cura di Geova Dio. Poiché gli occhi dell’Altissimo guardano i giusti e i suoi orecchi sono pronti a udirli, egli sa esattamente quali siano i loro bisogni e può rapidamente soddisfarli. Davvero farà loro “vedere buoni giorni”, poiché la santa devozione che mostrano “ha la promessa della vita d’ora e di quella avvenire”. (I Timoteo 4:8) D’altra parte quelli che praticano ciò che è male, che non operano per la pace e la felicità di altri, non possono attendersi nessuna espressione di approvazione divina. La “faccia” di Dio è contro di loro con il giudizio avverso, poiché nulla sfugge alla sua attenzione.
CONDOTTA PROFITTEVOLE
26. Secondo le parole di Pietro, chi può desiderar di vederci tornare alle pratiche corrotte del mondo?
26 Tenendo sempre presenti i benefici che derivano dalla condotta eccellente, saremo aiutati a resistere alle pressioni tendenti a coinvolgerci nelle pratiche degradate del mondo. L’apostolo Pietro ci dà a tal fine un vigoroso incoraggiamento, dicendo:
“Vi basta il tempo passato nel fare la volontà delle nazioni quando compivate opere di condotta dissoluta, concupiscenze, eccessi col vino, gozzoviglie, sbevazzamenti e illegali idolatrie. Perché non continuate a correre con loro in questo corso allo stesso basso livello di dissolutezza, sono perplessi e parlano ingiuriosamente di voi. Ma questi renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti. Infatti, per questo scopo la buona notizia fu dichiarata anche ai morti, affinché fossero giudicati in quanto alla carne dal punto di vista degli uomini ma vivessero in quanto allo spirito dal punto di vista di Dio”. — I Pietro 4:3-6.
27. Perché non dovremmo mai voler tornare alla corruzione del mondo?
27 Il tempo che un cristiano può aver trascorso quando soddisfaceva le sue passioni e i suoi desideri peccaminosi, mentre era ignaro della volontà e del proposito di Dio, dovrebbe certamente essergli bastato per non voler più tornare a una vita caratterizzata da eccessi e priva di ritegno morale. Non vorremo mai dimenticare quanto una vita di intemperanza sia vuota e priva di significato, e la vergogna che l’accompagna. (Romani 6:21) I trattenimenti volgari, osceni, le danze indecenti, e la musica selvaggia ed eccitante, che sono divenuti così prevalenti nel mondo, dovrebbero respingerci, non attrarci. Mentre può non essere facile farsi insultare da compagni precedenti perché evitiamo tali cose, non abbiamo sicuramente nulla da guadagnare unendoci a loro nei loro ricevimenti incontrollati e nel loro sfrenato modo di vivere. Ma abbiamo in effetti molto da perdere adottando la mondanità. Tutti quelli che praticano ciò che è male dovranno rendere conto delle loro azioni dinanzi a Gesù Cristo, colui che Geova Dio ha costituito per giudicare i vivi e i morti. (II Timoteo 4:1) Poiché questo giudizio è certo, la “buona notizia” fu dichiarata ai “morti”, cioè ai morti spiritualmente che avevano bisogno di pentirsi, convertirsi e venire alla vita dal punto di vista di Dio, essendo applicati a loro favore i benefici del sacrificio di espiazione di Cristo.
28. (a) Perché i cristiani potrebbero essere “giudicati in quanto alla carne dal punto di vista degli uomini”? (b) Perché tale giudizio non ci dovrebbe turbare?
28 Quelli che effettivamente si pentono sono davvero preziosi agli occhi di Geova Dio, ed egli vuole che godano un’eternità di vita felice. Gli uomini di questo mondo non riconoscono comunque la posizione eccellente che i veri cristiani hanno presso il Creatore. Tali persone mondane considerano i discepoli di Cristo come gli altri uomini e li giudicano “in quanto alla carne”, dall’aspetto esteriore. Tuttavia, il fatto che ci giudicano in modo sfavorevole non dovrebbe turbarci. Ciò che realmente conta è se Geova Dio ritiene che ‘viviamo in quanto allo spirito’, cioè che viviamo una vita spirituale. Questo è ciò che faremo se la nostra vita continuerà ad essere in armonia con i comandi dell’Altissimo.
29. Quali buone ragioni abbiamo per mantenere una condotta eccellente?
29 Realmente abbiamo buone ragioni per mantenere una condotta eccellente come “forestieri e residenti temporanei” in questo sistema attuale. L’Altissimo lo ordina. Il suo proprio esempio di condotta benigna e misericordiosa verso di noi richiede che mostriamo considerazione, compassione e perdono nei nostri rapporti con altri. La nostra condotta lodevole si riflette favorevolmente sul nostro Dio e può aiutare altri a divenire suoi servitori. Solo mantenendo una condotta eccellente continueremo a ricevere la benedizione di Geova e infine la vita eterna in un luogo di dimora permanente. Nessun altro modo di vivere è ora così profittevole e offre tale splendida promessa per il futuro.
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Aiuto per sopportare le sofferenzeScegliamo il miglior modo di vivere
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Capitolo 8
Aiuto per sopportare le sofferenze
1, 2. Perché i discepoli di Gesù Cristo non possono evitare le sofferenze?
IN QUALCHE tempo della nostra vita possiamo avere, anche disperatamente, bisogno di aiuto per risolvere i nostri problemi. Se si abbattesse su di noi una serie di tragedie in rapida successione, potremmo facilmente cadere in profonda disperazione. Il peso potrebbe ben sembrare più di quanto possiamo sopportare. In un tempo simile com’è bene avere aiuto!
2 Che siamo discepoli del Figlio di Geova Dio non ci esenta dal bisogno d’aiuto. Non siamo immuni dalle afflizioni. La comune sorte del genere umano continua a includere malattie, incidenti, alluvioni, terremoti, temporali, delinquenza, ingiustizia e oppressione. Non dovremmo attenderci che il Supremo Sovrano usi il suo potere per manipolare fattori ereditari e ambiente perché noi, come suoi servitori, diveniamo eccezionalmente liberi da qualsiasi sofferenza dovuta a queste cose. Il tempo in cui Dio porrà fine a tutti gli effetti dannosi del peccato umano è ancora futuro. Se egli facesse condurre ora al suo popolo una ‘vita di delizie’, vedremmo senza dubbio accorrere un gran numero di persone a servirlo, per ragioni puramente egoistiche, non per amore e fede. — Confronta Giovanni 6:10-15, 26, 27.
3, 4. Quali sofferenze possono subire i veri cristiani che altri non subiscono, e quali domande questo può suscitare?
3 Non solo proveremo inevitabilmente angustia a causa delle condizioni spiacevoli, ma, perché siamo servitori di Dio, possiamo anche essere esposti alla persecuzione, forse recata da parenti, vicini o conoscenti, o da autorità governative. Gesù Cristo giunse fino al punto di dire: “Vi daranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutte le nazioni a motivo del mio nome”. (Matteo 24:9) I fatti mostrano che questo è accaduto, proprio nel 20º secolo.
4 Perché l’Iddio Onnipotente permette che i suoi servitori subiscano varie prove? Dal momento che il loro modo di vivere non garantisce loro la libertà dalle afflizioni comuni e che perseguendo tale modo di vivere possono perfino essere “odiati”, uno può chiedersi come tale modo di vivere possa realmente essere il migliore. Ci sono benefici che compensano, anzi superano, le afflizioni? Può esserci in effetti felicità nel sopportare qualche prova più che nell’evitarla? Che cosa ci aiuterà a riuscire a sopportare dure pressioni? La risposta a queste domande ci potrà aiutare e rafforzare grandemente.
DI CHI È LA VERA RESPONSABILITÀ?
5. Che cosa abbiamo bisogno di riconoscere circa la fonte delle sofferenze?
5 È essenziale non dimenticare mai che il nostro Padre celeste non è la fonte delle sofferenze. Egli non introdusse il peccato nel mondo. Un figlio spirituale di Dio decise di ribellarsi contro il suo Fattore, facendo così di se stesso Satana, uno che oppone resistenza all’Altissimo. A causa della sua influenza, la prima coppia umana, Adamo ed Eva, violò premeditatamente la legge divina, recando su di sé il giudizio di morte. (Genesi 3:1-19; Giovanni 8:44) Poiché Adamo rovinò la sua perfezione, tutta la sua progenie nacque nel peccato, soggetta a malattie, infermità, vecchiaia e morte. (Romani 5:12) Essendo nati peccatori, tutti veniamo meno al genere di persona che vorremmo e dovremmo essere. Con le nostre parole e con le nostre azioni, possiamo ferire altri senza intenzione, accrescendone le afflizioni. Abbiamo dunque bisogno di ricordare che Dio non è da biasimare per le difficoltà prodotte dalle nostre proprie imperfezioni o da quelle dei nostri simili. Se la sua legge fosse stata rispettata, malattie, infermità, vecchiaia e le molte altre cause di sofferenze non sarebbero mai venute all’esistenza.
6. Cosa pensa Geova della condotta disumana che l’uomo tiene verso l’uomo?
6 E poi, il nostro Padre celeste non approva che l’uomo tenga una condotta disumana verso l’uomo. La Bibbia dice: “Per schiacciare sotto i piedi tutti i prigionieri della terra, per respingere il giudizio di un uomo robusto dinanzi alla faccia dell’Altissimo, per rendere torto all’uomo nella sua causa, Geova stesso non ha avuto sguardo”. (Lamentazioni 3:34-36) Quelli che maltrattano i loro simili, violando la legge di Dio, gliene dovranno rendere conto. “La vendetta è mia; io ricompenserò, dice Geova”. (Romani 12:19) Di conseguenza, abbiamo bisogno di badare che non diveniamo amareggiati verso il nostro Padre celeste a causa delle sofferenze che derivano dalla volontaria e ribelle mancanza di riguardo degli uomini per la legge divina.
7. Poiché Geova Dio ha permesso situazioni che ci causano sofferenze, che cosa dobbiamo concludere circa le ragioni per cui fa questo?
7 Naturalmente, Geova Dio ha il potere d’impedire che Satana, i demoni, gli uomini malvagi e la peccaminosità umana causino ogni genere di situazioni difficoltose. Comunque, poiché permette che anche i suoi servitori vengano a trovarsi in circostanze angustiose, questo deve avvenire per buone ragioni.
PER IL BENEFICIO DEI “VASI DI MISERICORDIA”
8. Quali ragioni sono presentate in Romani 9:14-24 sul perché Geova Dio non agisce immediatamente contro quelli che fanno soffrire altri?
8 Le Scritture spiegano che non agendo immediatamente contro quelli che sono responsabili di recare su altri grandi sofferenze Dio si propone di recare infine beneficio a chi ha la disposizione giusta. Nella sua lettera ai romani, l’apostolo cristiano Paolo scrisse:
“Vi è ingiustizia in Dio? Così non sia! Poiché egli dice a Mosè: ‘Avrò misericordia di chi avrò misericordia e mostrerò compassione a chi mostrerò compassione’. Così, dunque, non dipende da chi desidera né da chi corre, ma da Dio, che ha misericordia. Poiché la Scrittura dice a Faraone: ‘Proprio per questa causa ti ho fatto rimanere, affinché riguardo a te io mostri la mia potenza e affinché il mio nome sia dichiarato in tutta la terra’. Così, dunque, egli mostra misericordia a chi desidera, ma lascia divenire ostinato chi desidera.
“Perciò mi direte: ‘Perché trova egli ancora da ridire? Poiché chi ha resistito alla sua espressa volontà?’ O uomo, chi, dunque, veramente sei tu da replicare a Dio? Dirà la cosa modellata a colui che l’ha modellata: ‘Perché mi hai fatta in questo modo?’ Che cosa? Non ha il vasaio autorità sull’argilla da fare dalla stessa massa un vaso per uso onorevole e un altro per uso disonorevole? Se, ora, Dio, benché avesse la volontà di dimostrare la sua ira e di far conoscere la sua potenza, tollerò con molta longanimità vasi d’ira resi adatti alla distruzione, onde egli facesse conoscere le ricchezze della sua gloria sui vasi di misericordia, che preparò in anticipo per la gloria, cioè noi, che ha chiamati non solo di fra i Giudei ma anche di fra le nazioni, che dire?” — Romani 9:14-24.
9. Come Faraone rivelò di essere un ‘vaso d’ira’?
9 Ciò che Geova Dio causa o lascia avvenire nella vita delle persone può rivelare esattamente che genere di “vasi” siano. Il Faraone a cui Geova, per mezzo di Mosè e Aaronne, notificò la liberazione degli israeliti tenuti come schiavi continuò a indurirsi contro l’Altissimo. Mentre sugli egiziani si abbatteva una piaga dopo l’altra, questo Faraone diveniva più ostinato nel suo rifiuto di lasciare che gli israeliti partissero dall’Egitto come un popolo libero. Così egli rivelò di essere un ‘vaso d’ira’, che meritava la distruzione per la ribelle sfida contro l’autorità del Supremo Sovrano, Geova Dio. Nello stesso tempo, il crudele e ingiusto trattamento riservato agli israeliti dimostrò ampiamente che avevano meritatamente bisogno di misericordia, pietà o compassione.
10. Permettendo a Faraone di seguire per un tempo la sua condotta provocatoria, come Geova si fece un grande nome?
10 E notate che l’apostolo Paolo richiamò l’attenzione sul fatto che Geova concesse a Faraone di continuare l’ostinata sfida perché vi era implicato il nome divino. Se questo altezzoso governante fosse stato distrutto immediatamente, non ci sarebbe stata l’opportunità di far conoscere la potenza di Geova Dio in modo così esteso e diversificato, umiliando le molte divinità degli egiziani e i sacerdoti che praticavano la magia. Le dieci piaghe, che culminarono con la distruzione di Faraone e delle sue forze militari nel Mar Rosso, furono una dimostrazione di potenza divina così impressionante che anni dopo le nazioni circostanti ancora ne parlavano. Così il nome di Geova fu dichiarato in tutta la terra, recando a tale nome gloria e onore, e inducendo quelli di cuore onesto a riconoscerne la posizione suprema. — Giosuè 2:10, 11; I Samuele 4:8.
11. Come gli israeliti trassero beneficio dalla loro esperienza con Faraone?
11 Sicuramente, gli israeliti, come “vasi di misericordia”, trassero beneficio da ciò che aveva fatto l’Altissimo. Che egli permettesse l’oppressione e poi vi ponesse fine in una magnifica dimostrazione di potenza li aiutò a conoscerlo meglio, dando loro un’idea della sua grandezza che altrimenti non si sarebbe potuta avere. Benché dolorosa, l’esperienza che Israele fece in Egitto avrebbe dovuto certamente aiutarli sia a vedere l’importanza di nutrire fede nel suo potere salvifico, che ad avere un salutare timore di Dio. Questo era essenziale perché continuassero a seguire la via della vita che li avrebbe condotti a felicità, sicurezza, pace e buona salute. — Deuteronomio 6:1-24; 28:1-68.
12. Come fu illustrato nel caso di Giobbe, il fatto che Geova permette la sofferenza cosa ci consente di fare?
12 Proprio come in quel tempo l’inclinazione del cuore delle persone divenne manifesta, così le prove che possono abbattersi su di noi col permesso di Dio potranno rivelare se il servizio che gli rendiamo lo facciamo con un motivo giusto. È la pretesa dell’avversario di Dio, Satana, che quelli che fanno la volontà divina siano basilarmente egoisti. Riguardo al fedele Giobbe, l’avversario dichiarò: “L’uomo darà tutto ciò che ha per la sua anima. Per cambiare, stendi la tua mano, ti prego, e tocca fino al suo osso e alla sua carne e vedi se non ti maledirà nella tua medesima faccia”. (Giobbe 2:4, 5) Con fedele sopportazione nella sofferenza, partecipiamo nel dar prova che la pretesa di Satana è una menzogna e partecipiamo nel rivendicare il buon nome del nostro Padre celeste, che ha fiducia nei suoi leali servitori. Che dire se Geova concedesse a Satana, per mezzo dei suoi agenti, di sottoporre i veri cristiani a un trattamento molto crudele che terminasse con la morte o con infermità debilitante? Che dire se alcuni fossero perfino assaliti sessualmente o si facesse abuso di loro in altri modi abietti? Queste cose suscitano stupore. Tuttavia non c’è nulla che il nostro Padre celeste non abbia il potere di correggere pienamente a suo tempo. Quindi, in alcuni casi, egli può ritenere appropriato lasciare che la prova sia portata fino a tale punto estremo. Per mezzo della fedeltà, anche fino al punto della morte, ai servitori di Dio viene data così l’opportunità di mostrare al di là di ogni dubbio la sincerità della loro devozione.
13. Che cosa rivelano le parole di I Pietro 1:5-7 circa le sofferenze a cui possono essere assoggettati i cristiani?
13 Per quanto ad alcuni sembri sorprendente, le prove a cui possiamo essere sottoposti, sia da cause naturali che da persecuzione, potranno ciò nondimeno recare in noi miglioramenti in modo personale. L’apostolo Pietro richiamò l’attenzione su questo. Dopo aver indicato che i cristiani sono “custoditi dalla potenza di Dio” così che la loro finale salvezza sia assicurata, l’apostolo dichiara:
“Di questo fatto voi vi rallegrate grandemente, essendo al presente per poco tempo, se necessario, addolorati da varie prove, onde la provata qualità della vostra fede, di valore assai più grande dell’oro che perisce malgrado sia provato dal fuoco, sia trovata causa di lode e gloria e onore alla Rivelazione di Gesù Cristo”. — I Pietro 1:5-7.
14. Perché i cristiani si possono rallegrare quando sono “addolorati” da prove?
14 Come Pietro riconosce, le sofferenze che possiamo subire non sono affatto piacevoli. In realtà possiamo essere “addolorati” o afflitti dalle prove. Ma, nello stesso tempo, ci possiamo rallegrare. Perché? In parte, la gioia viene dal riconoscere che sopportando con successo l’afflizione c’è da guadagnare un beneficio spirituale. Qual è questo beneficio spirituale?
MODO IN CUI LA SOFFERENZA PUÒ RAFFINARE LA FEDE
15. Quale effetto possono avere le prove sulla fede?
15 L’apostolo Pietro paragonò gli effetti che le prove possono avere sulla fede del cristiano alla raffinazione dell’oro per mezzo del fuoco. Il processo di raffinazione rimuove le scorie, lasciando l’oro puro. Il valore altamente accresciuto dell’oro rende per certo utile il processo di raffinazione. Tuttavia, come disse Pietro, anche l’oro provato col fuoco è deteriorabile. Si può consumare o distruggere con altri mezzi. Ma non la fede provata. La fede genuina non può essere distrutta.
16. Perché è molto utile che abbiamo fede genuina?
16 Se vogliamo guadagnare l’approvazione divina, è assolutamente essenziale che abbiamo tale fede. La Bibbia ci dice: “Senza fede è impossibile essere accetto a [Dio]”. (Ebrei 11:6) Veramente, la fede che quando è sottoposta ad esame risulta genuina supera grandemente il valore dell’oro raffinato. Il nostro futuro eterno dipende da tale fede.
17. Quale domanda si potrebbe fare sull’effetto che le prove hanno sulla fede?
17 Ma come possono le prove raffinare la fede così che “sia trovata causa di lode e gloria e onore alla rivelazione di Gesù Cristo”? Questo può avvenire in vari modi.
18. Nella prova come si potrebbe rivelare la fede, e come questo ci può rafforzare?
18 Se la nostra fede è forte, ci conforterà e ci sosterrà nel tempo difficoltoso. Quindi, avendo superato una prova con successo, saremo rafforzati per affrontare qualsiasi prova ulteriore. L’esperienza avrà dimostrato ciò che la nostra fede può fare per noi.
19. Una particolare prova cosa potrebbe manifestare circa le debolezze della fede, e come questo può aiutarci?
19 D’altra parte, una prova particolare può rivelare difetti di personalità, forse orgoglio, ostinazione, impazienza, mondanità o amore di agiatezze e piaceri. Tali tratti sono in realtà generati da debolezze di fede. Come? In quanto rivelano che la persona non è pienamente sottomessa alla guida e alla volontà di Dio nei suoi riguardi. Non è convinta che il Padre suo realmente sa meglio cosa condurrà alla felicità, e che seguendo la guida divina ne risulterà sempre una benedizione. (Ebrei 3:12, 13) Quando le prove smascherano le debolezze, il cristiano può essere messo in guardia circa la necessità di rafforzare la sua fede per rimanere un approvato servitore dell’Altissimo.
20. Quando le prove rivelano debolezze della nostra fede, che cosa dovremmo fare?
20 Perciò, se una situazione particolare mostra un difetto nella nostra fede, possiamo esaminarci e determinare quali misure correttive prendere. La persona fa bene a chiedersi: ‘Perché la mia fede è debole? Trascuro lo studio e la meditazione sulla Parola di Dio? Traggo pieno vantaggio dalle opportunità di radunarmi con i conservi credenti per essere rafforzato dalle loro espressioni di fede? Ho la tendenza a confidare in me stesso più di quanto dovrei, invece di rimettere a Geova Dio tutte le mie preoccupazioni e le mie ansietà? Sono le preghiere, le preghiere fatte di cuore, realmente una parte quotidiana della mia vita?’ Una volta stabilito dove è necessario fare miglioramento, dobbiamo compiere un diligente sforzo per apportare i cambiamenti al nostro programma di vita, in vista del rafforzamento della nostra fede.
21. Cosa significa che la nostra fede è “trovata causa di lode e gloria e onore alla rivelazione di Gesù Cristo”?
21 Rivolgendoci a Dio per avere guida e confidando pazientemente che ci mostri la via della liberazione dalle nostre prove, possiamo fare in modo che queste esperienze difficoltose ci aiutino a divenire suoi servitori migliori. Quindi la nostra fede sarà davvero “trovata causa di lode e gloria e onore alla rivelazione di Gesù Cristo”. Il Figlio di Dio ‘loderà’ o approverà la nostra fede. A motivo della nostra fede, egli ci ricompenserà riccamente, conferendoci così “gloria”. Dinanzi a Geova Dio e agli angeli, ci ‘onorerà’ come suoi discepoli. (Confronta Matteo 10:32; Luca 12:8; 18:8). Questo significherà che avremo dinanzi un futuro di vita felice senza fine. Ma che cosa possiamo fare, mentre subiamo difficili sofferenze, per non far indebolire la nostra fede?
COME REAGIRE SOTTO FORTE PRESSIONE
22. Che noi riconosciamo quale fatto circa la durata delle prove ci può aiutare a sopportare?
22 Una cosa che ci può aiutare a sopportare con successo prove difficili è che ne riconosciamo la natura temporanea. La raffinazione dell’oro ha un principio e una fine. Così, anche qualsiasi afflizione che subiamo non continuerà indefinitamente. Se teniamo presso il nostro cuore la promessa di Dio della vita eterna senza infermità, grido o pena, allora anche la peggiore sofferenza in questo sistema di cose si può vedere che non è che “momentanea e leggera”. (II Corinti 4:17) Attendete il tempo quando di sicuro “le cose precedenti non saranno richiamate alla mente, né saliranno in cuore”. (Isaia 65:17) È magnifico sapere che quelle difficili esperienze non saranno allora nemmeno un doloroso ricordo!
23. Perché di solito le sofferenze non verrebbero su di noi per la condotta eccellente?
23 E inoltre, di rado avviene quotidianamente che subiamo grandi sofferenze per mano degli uomini. La nostra eccellente condotta in effetti dà a chiunque poco motivo di farci del male. Essendo compito delle autorità governative mantenere la legge e l’ordine, possono ben lodare i servitori di Geova perché osservano la legge. Nei tempi moderni, anche gli oppositori sono stati costretti a fare un riconoscimento simile a quello che fecero i nemici di Daniele il fedele profeta di Dio: “Non troveremo in questo Daniele nessun pretesto, salvo che lo dobbiamo trovare contro di lui nella legge del suo Dio”. Sì, Daniele era “degno di fiducia e in lui non si trovava nessuna negligenza né cosa corrotta”. (Daniele 6:4, 5) Il fatto che la condotta eccellente in sé non sia di solito una ragione perché un cristiano sia oggetto di ostilità può essere il motivo per cui l’apostolo Pietro fece la seguente domanda: “In realtà, chi vi farà male se divenite zelanti per ciò ch’è bene?” — I Pietro 3:13.
24. Perché gli uomini non ci possono infliggere danno permanente?
24 Con la sua domanda, comunque, l’apostolo avrebbe potuto chiedere: ‘Chi può fare veramente danno al cristiano retto?’ Nessun uomo ci può infliggere un danno permanente. Gesù Cristo disse ai suoi discepoli: “Non abbiate timore di quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima; abbiate timore piuttosto di colui che può distruggere sia l’anima che il corpo nella Geenna”. (Matteo 10:28) Sì, gli uomini possono arrivare fino al punto di ucciderci, ma non possono toglierci il diritto di essere anime viventi. L’Iddio Altissimo, per mezzo del Figlio suo, ha il potere e la volontà di riportare alla vita i suoi fedeli servitori. Solo Geova può distruggere il nostro diritto alla vita come esseri viventi per tutta l’eternità, consegnandoci a una morte eterna senza speranza di risurrezione.
25, 26. (a) Perché possiamo essere felici quando soffriamo per amore della giustizia? (b) Perché non dovremmo temere l’oggetto del timore dei nostri persecutori?
25 A causa di queste verità, l’apostolo Pietro poté dire ai suoi fratelli cristiani: “Anche se soffriste per amore della giustizia, felici voi. Comunque, non temete l’oggetto del loro timore e non siate agitati”. — I Pietro 3:14.
26 Se soffriamo “per amore della giustizia”, possiamo essere felici perché abbiamo una coscienza pura dinanzi a Dio e agli uomini. Soffriamo per la ragione giusta. Una profonda soddisfazione e pace interiore deriva dal fare ciò che sappiamo è gradito all’Altissimo. Comunque, come notò l’apostolo, per fare questo con successo non dobbiamo cedere al timore. L’apostolo qui si riferisce forse al timore che i persecutori possono suscitare con l’afflizione che recano sul popolo di Dio. O, potrebbe essere il timore che hanno i persecutori stessi. Per esempio, poiché non hanno fede che Geova Dio, per mezzo di Cristo, risusciterà i morti, gli oppositori dei veri cristiani temono la minaccia di una morte prematura. (Ebrei 2:14, 15) Ma noi servitori di Dio non dobbiamo temere ciò che temono gli increduli, giacché siamo stati liberati dal timore di tale morte e sappiamo che il nostro Padre celeste non ci abbandonerà mai. Perciò, non dovremmo essere “agitati”, come sorgendo con ira contro i nostri persecutori.
27, 28. Come il consiglio di I Pietro 3:15 può esserci di aiuto quando siamo condotti dinanzi a funzionari governativi e siamo interrogati in maniera rude e sprezzante?
27 Che dire se dovessimo essere condotti dinanzi ad autorità governative ed essere interrogati in maniera aspra e sprezzante? Non vorremo mai ricambiare l’offesa. La fiducia che Dio ci sostiene può darci baldanza, ma essa non giustifica la bellicosità o l’arroganza. (Confronta Atti 4:5-20). L’apostolo consiglia: “Santificate il Cristo come Signore nei vostri cuori, sempre pronti a fare una difesa dinanzi a chiunque vi chieda ragione della vostra speranza, ma con mitezza e profondo rispetto”. (I Pietro 3:15) Se non prestassimo ascolto a questo consiglio e ricorressimo ad espressioni sprezzanti e irrispettose, smetteremmo di soffrire per amore della giustizia. L’autorità governativa si sentirebbe giustificata agendo contro di noi per irrispettosa insubordinazione. Le persone mondane esplodono con irritazione, ira e amaro risentimento quando ritengono che i loro diritti siano calpestati. Il cristiano dev’essere diverso.
28 Come l’apostolo consiglia, in tali circostanze dobbiamo tener presente il nostro Signore o Padrone, ricordarne l’esempio. Dobbiamo aver cura di accordare a Gesù Cristo il massimo rispetto, assegnandogli nel nostro cuore un posto sacro. Siamo suoi discepoli, e vogliamo parlare a qualsiasi autorità inquirente come se stessimo alla medesima presenza del nostro Signore. Le ragioni della nostra posizione cristiana dovrebbero essere presentate in maniera rispettosa, calma, moderata.
BUON EFFETTO SUGLI OPPOSITORI
29. Quale effetto può avere sugli oppositori la fedele perseveranza di una persona nella sofferenza?
29 La fedele sopportazione della sofferenza può anche servire a far tacere gli oppositori. L’apostolo Pietro presenta questo come un incentivo per conservare una coscienza pura, dicendo: “Mantenete una buona coscienza, onde nel particolare in cui si parla contro di voi siano svergognati quelli che parlano sprezzantemente della vostra buona condotta riguardo a Cristo”. (I Pietro 3:16) Gli oppositori che osservano la maniera paziente e rassegnata in cui i servitori di Dio agiscono possono vergognarsi di averli calunniati. Questo avviene specialmente quando trattiamo gli oppositori con benignità. — Romani 12:19-21.
30. (a) Perché non c’è beneficio nel soffrire per aver fatto il male? (b) In relazione con la sofferenza per amore di giustizia, perché Pietro disse: “se la volontà di Dio lo desidera”?
30 Il fatto che tali benefici possono venire dal sopportare fedelmente l’afflizione per amore della giustizia accresce il vigore delle successive parole di Pietro: “Poiché è meglio soffrire perché fate il bene, se la volontà di Dio lo desidera, anziché perché fate il male”. (I Pietro 3:17) Quale merito potrebbe avere chi soffrisse come ladro, sfruttatore, evasore fiscale o se sfidasse l’autorità con un senso di falsa pietà o errato zelo? Se fosse punito per questo non farebbe che recare biasimo su di sé e sui suoi conservi credenti. Ma il fatto che un cristiano sopporti pazientemente il maltrattamento ingiusto può far notare ad altri il potere che sostiene i veri adoratori e impedire di parlare male della verità di Dio e dei suoi sostenitori. Poiché la sofferenza che si può abbattere su un cristiano viene su di lui col permesso divino, Pietro non rappresentava erratamente le cose ma disse con giustezza: “se la volontà di Dio lo desidera”.
CONDOTTA RIMUNERATRICE COME FU MOSTRATO NEL CASO DI GESÙ
31. Come la fedele perseveranza di Gesù Cristo nella sofferenza operò benefici?
31 Che la fedele perseveranza nella sofferenza possa condurre a grandi benedizioni per il cristiano è ben illustrato nel caso di Gesù Cristo. Essendo senza peccato, non fece nulla che meritasse maltrattamento. Ma avendo sopportato l’afflizione, per morire infine su un palo di una morte vergognosa, ci recò meravigliosi benefici e ne fu riccamente rimunerato. L’apostolo Pietro scrisse:
“Infatti, anche Cristo morì una volta per sempre in quanto ai peccati, persona giusta per ingiusti, affinché vi conducesse a Dio, essendo messo a morte nella carne, ma essendo reso vivente nello spirito. In questo stato pure andò a predicare agli spiriti in prigione, che una volta erano stati disubbidienti quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè, mentre era costruita l’arca, in cui alcune persone, cioè otto anime, furono salvate attraverso l’acqua”. — I Pietro 3:18-20.
32. In che modo abbiamo ricevuto benefici perché Cristo sopportò la sofferenza fino alla morte?
32 Siccome Gesù Cristo mantenne una perfetta integrità nella sofferenza, poté deporre la sua vita come sacrificio umano perfetto. Così la sua morte preparò la via perché gli uomini fossero ‘condotti a Dio’, essendo riconciliati con l’Altissimo e avendo dinanzi la prospettiva della vita eterna. Considerato che dalla morte di Cristo a nostro favore abbiamo ricevuto benefici così grandi, non dovremmo noi esser disposti a seguirne l’esempio e a soffrire per amore di giustizia?
33. Di che cosa la risurrezione di Gesù Cristo dovrebbe renderci certi quando ci troviamo dinanzi alla minaccia di morte perché siamo suoi discepoli?
33 Inoltre, proprio come nel suo caso, possiamo essere certi che la nostra fedele perseveranza sarà benedetta. Il fatto che Gesù Cristo fu “reso vivente nello spirito” o fu risuscitato alla vita spirituale è un’immutabile garanzia che i suoi discepoli saranno riportati in vita. — I Corinti 15:12-22.
34. Poiché riuscì a mantenere la fedeltà, cosa fu in grado di fare Gesù Cristo riguardo agli spiriti malvagi?
34 Poiché riuscì vincitore per mezzo della fedele perseveranza, il Figlio di Dio, come persona spirituale, poté proclamare un messaggio di giudizio contro gli “spiriti in prigione”. Dal momento che la disubbidienza di questi spiriti è collegata col tempo di Noè, essi devono essere i figli angelici di Dio che lasciarono il loro luogo di dimora originale nei cieli e cominciarono a vivere come mariti con donne. (Genesi 6:1-4) Si parla di loro come di “spiriti in prigione” perché la loro punizione incluse una forma di restrizione, essendo per sempre esclusi dal loro luogo originale fra gli angeli fedeli. Le parole di Giuda confermano che solo un messaggio di giudizio condannatorio poteva essere emesso contro questi angeli decaduti: “Gli angeli che non mantennero la loro posizione originale ma abbandonarono il proprio luogo di dimora [Dio] li ha riservati al giudizio del gran giorno con legami sempiterni, sotto dense tenebre”. (Giuda 6) Fu la fedele perseveranza di Gesù fino alla stessa morte a dargli il diritto di essere riportato in vita e così a metterlo in grado di predicare o proclamare tale giudizio condannatorio agli angeli decaduti.
35. Perché il fatto che Gesù predicò la distruzione agli “spiriti in prigione” può incoraggiarci a perseverare fedelmente?
35 Questa predicazione della distruzione per gli spiriti malvagi dovrebbe incoraggiarci a perseverare fedelmente quando dobbiamo subire afflizione. Perché? Perché tali forze spirituali malvage sono in gran parte responsabili di aver istigato il genere umano alienato da Dio contro i discepoli di Gesù Cristo. La Bibbia ci narra: “L’iddio di questo sistema di cose ha accecato le menti degli increduli, affinché la luce della gloriosa buona notizia intorno al Cristo, che è l’immagine di Dio, non risplenda loro”. (II Corinti 4:4) “[Noi cristiani] abbiamo un combattimento non contro sangue e carne, ma contro i governi, contro le autorità, contro i governanti mondiali di queste tenebre, contro le malvage forze spirituali che sono nei luoghi celesti”. (Efesini 6:12; vedi anche Rivelazione 16:13, 14). Perciò, il fatto che il risuscitato Gesù Cristo poté predicare un messaggio di giudizio contro gli spiriti malvagi assicura che, alla fine, la loro odiosa influenza sarà totalmente soppressa. (Confronta Marco 1:23, 24). Quale meravigliosa liberazione significherà questo!
36. (a) Come Gesù Cristo fu ricompensato per la sua fedeltà? (b) Tenuto conto della posizione di Gesù, come dovremmo sentirci circa la sofferenza per amore del suo nome?
36 Oltre a essere destato dai morti come approvato servitore di Dio e a essere così in grado di rivolgere un messaggio di giudizio contro gli angeli disubbidienti, Gesù Cristo fu esaltato altamente. L’apostolo Pietro ci narra: “Egli è alla destra di Dio, poiché andò in cielo; e angeli e autorità e potenze gli furono sottoposti”. (I Pietro 3:22) Questa dichiarazione è in armonia con le parole che Gesù stesso proferì dopo la sua risurrezione dai morti: “Ogni autorità mi è stata data in cielo e sulla terra”. (Matteo 28:18) Molti sono stati disposti a soffrire e a cedere la stessa vita al servizio di governanti umani che avevano un’autorità molto, molto inferiore. Essi considerarono un grande onore servire in questo modo qualche re o regina. Quanto più noi dovremmo sentirci onorati di poter soffrire per essere stati leali al nostro Re celeste, Gesù Cristo!
IMITIAMO GESÙ CRISTO
37. Quando siamo nell’afflizione, l’esempio di chi dovremmo cercar di imitare?
37 Quando siete nell’afflizione, dunque, guardate sempre al Figlio di Dio come vostro modello. L’apostolo scrive: “Siccome Cristo soffrì nella carne, voi pure armatevi della stessa disposizione mentale; perché la persona che ha sofferto nella carne ha desistito dal peccato, al fine di vivere il resto del suo tempo nella carne, non più per i desideri degli uomini, ma per la volontà di Dio”. — I Pietro 4:1, 2.
38. Quale fu la disposizione mentale di Gesù Cristo?
38 Quale fu la disposizione mentale di Gesù? Egli si sottomise umilmente ai maltrattamenti fisici e verbali che gli furono inflitti, per morire infine di una morte dolorosa su un palo. Non ricambiando mai le offese, il Figlio di Dio adempì le parole profetiche: “Come una pecora è stato portato al macello, e come un agnello che è senza voce dinanzi al suo tosatore, così egli non apre la bocca”. — Atti 8:32; Isaia 53:7.
39. Che cosa prova che abbiamo desistito dai peccati?
39 Noi servitori dell’Altissimo vorremo similmente sopportare le sofferenze, non cedendo a uno spirito di ribellione o vendetta. Se minacciassimo i nostri persecutori, se cercassimo le opportunità per fare loro del male, mostreremmo di essere ancora soggetti alle passioni della carne peccaminosa. Qualsiasi sofferenza subita per mano degli uomini dovrebbe essere unicamente perché non seguiamo il modo di pensare e di agire egoistico di questo mondo. (Giovanni 15:19, 25) Così potremo dimostrare che in atteggiamenti, parole e azioni, viviamo “non più per i desideri degli uomini, ma per la volontà di Dio”.
RAGIONE DI FELICITÀ
40. Perché a molti credenti del primo secolo poté sembrare strano dover subire sofferenze per amore di Cristo?
40 Nel primo secolo E.V., la popolazione idolatra non subì sofferenze per ragioni religiose. Quelli che divennero cristiani furono comunque oggetto di odio. L’essere sottoposti a persecuzione dovette significare un’esperienza strana e imbarazzante. Era così diverso dalle benedizioni che erano state offerte loro dopo aver abbracciato la “buona notizia”. Quei cristiani ebbero molto bisogno di avere dell’afflizione la veduta giusta. Sicuramente le seguenti parole dell’apostolo Pietro dovettero ristorarli:
“Diletti, non siate perplessi per l’incendio che vi è fra voi, che vi accade per una prova, come se vi avvenisse una cosa strana. Al contrario, continuate a rallegrarvi, visto che siete partecipi delle sofferenze del Cristo, affinché vi rallegriate ed esultiate anche durante la rivelazione della sua gloria. Se siete biasimati per il nome di Cristo, felici voi, perché lo spirito della gloria, lo spirito di Dio, riposa su di voi”. — I Pietro 4:12-14.
41, 42. (a) In armonia con I Pietro 4:12-14, come potremmo considerare le sofferenze per amore di giustizia? (b) Tali sofferenze che cosa confermano?
41 Invece di considerare con stupore o sorpresa l’afflizione che si può abbattere su di noi, la possiamo giudicare come preparatoria perché partecipiamo alle benedizioni che si dovranno ricevere alla rivelazione del nostro Signore. Pietro si riferì alla sofferenza come a un “incendio”, poiché i metalli sono raffinati mediante il fuoco. Similmente, Dio permette che i suoi servitori siano raffinati o purificati per mezzo delle tribolazioni che subiscono. Naturalmente, Geova Dio non ci rese peccatori. Ma, poiché lo siamo, ci può permettere di subire certe sofferenze come un mezzo per purificarci. L’afflizione che forse subiamo può aiutarci a divenire più benigni, più umili, amichevoli e comprensivi verso i nostri simili. Inoltre, quando noi stessi abbiamo subìto dure prove, le nostre parole di conforto e incoraggiamento avranno maggior peso per altri. Quelli che consoliamo sanno che comprendiamo ciò che soffrono.
42 Poiché il Figlio di Dio soffrì, le afflizioni che subiamo sono una conferma che siamo realmente suoi discepoli, essendo uniti a lui. Gesù disse ai suoi discepoli: “Tenete presente la parola che vi ho detta: Lo schiavo non è maggiore del suo Signore. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. (Giovanni 15:20) Essendo perseguitati per le stesse ragioni per cui lo fu il nostro Signore e subendo afflizione per amore di giustizia come la subì lui, noi ‘partecipiamo alle sofferenze del Cristo’. E proprio come la sua fedeltà gli fece ottenere la ricompensa dal suo Padre celeste, la nostra continua fedeltà nel sopportare l’afflizione ci assicura che saremo trovati approvati alla rivelazione del Figlio di Dio. Allora sicuramente la nostra gioia traboccherà quando saremo ricompensati con la vita eterna in un nuovo ordine dove non ci saranno più tutte le attuali cause di afflizione.
43. La fedele perseveranza nella sofferenza prova che abbiamo su di noi quale spirito, e perché?
43 Come dichiarò anche Pietro, la sopportazione del biasimo per il nome di Cristo, cioè per essere stati suoi discepoli, dovrebbe costituire causa di felicità. Essa mostra che quanti sono così biasimati o diffamati hanno in effetti lo spirito di Dio o l’onorevole “spirito della gloria” che emana da Dio. Essendo santo, tale spirito può essere solo sulle persone che sono pure dal punto di vista di Dio.
44. Quale specie di sofferenza dovremmo evitare?
44 Questa è la ragione per cui è così essenziale assicurarci che ogni sofferenza che si abbatte su di noi non si possa attribuire ad azione errata da parte nostra. L’apostolo Pietro esorta: “Comunque, nessuno di voi soffra quale assassino o ladro o malfattore o quale intromettente nelle cose altrui”. — I Pietro 4:15.
45. Quando un sedicente cristiano soffre per aver commesso un delitto quali sono i risultati?
45 Chi si professa cristiano e diviene colpevole di un delitto contro il suo simile non può attendersi l’esenzione da qualche punizione. (Confronta Atti 25:11). Tale punizione recherà biasimo su di lui, sulla congregazione con cui è associato e sul nome di Cristo. Non ottiene gioia, ma vergogna.
46. (a) Che cos’è un intromettente? (b) In che modo un cristiano potrebbe soffrire come intromettente?
46 Chi si intromette nelle faccende di altri può divenire oggetto di odio. Come uno divenga “intromettente” è indicato dal termine greco usato da Pietro. Letteralmente significa “sorvegliante di ciò che è di un altro”. Forse perché ha acquistato conoscenza scritturale, un cristiano può ora sentirsi autorizzato a dire alle persone del mondo come dirigere i loro affari personali. Può giungere fino al punto di dettare le proprie opinioni su modo di vestire, disciplinare i bambini, trattare i problemi coniugali e sessuali, trattenimento, dieta e simili. Quando si immischia, senza essere invitato, nei problemi personali di altri, dicendo loro cosa fare o non fare, cerca di essere un “sorvegliante” delle loro faccende. Di solito questo suscita risentimento. A chi è intromettente forse si dirà in termini che non lasciano dubbi di badare ai fatti suoi. Potrebbe anche subire uno sgarbato trattamento fisico da persone che si adirerebbero al suo interferire nella loro vita privata. L’intromettente che si immischia in cose che non lo riguardano si procura difficoltà e rappresenta erroneamente il cristianesimo e il suo messaggio presso quelli di fuori. Naturalmente, anche dentro la congregazione, non c’è posto per gli intromettenti. — Confronta I Timoteo 5:13.
47. In che modo un cristiano che sopporta la sofferenza può recare gloria a Dio?
47 In contrasto con la vergogna di essere pubblicamente smascherato come violatore della legge o come intromettente, il soffrire come cristiano reca onore. Pietro scrive: “Ma se soffre quale cristiano, non provi vergogna, bensì continui a glorificare Dio in questo nome”. (I Pietro 4:16) Quando su di noi viene l’afflizione a causa del nostro modo di vivere cristiano, il fatto che la sopportiamo con pazienza e senza lamentarci reca gloria all’Altissimo. Prova che quello che abbiamo come cristiani — una preziosa relazione con Dio e Cristo, una coscienza pura, benessere spirituale e una solida speranza per il futuro — è un tesoro di grande valore. Mostriamo che siamo disposti a soffrire e, se necessario, a morire per esso, e questo glorifica l’Iddio che serviamo con ardore. Cedere alla pressione e rinunciare alla nostra fede significherebbe invece recare disonore sul suo nome. Agli occhi degli osservatori, metterebbe seriamente in dubbio l’inestimabile valore d’esser discepolo di Gesù Cristo. — Confronta Efesini 3:13; II Corinti 6:3-10.
FORMA DI DISCIPLINA O ADDESTRAMENTO
48. Come I Pietro 4:17-19 mostra che non siamo senza aiuto quando subiamo sofferenze per amore di giustizia?
48 Abbiamo visto che la sofferenza ingiusta dei cristiani potrebbe essere impedita da Geova Dio nella sua onnipotenza, ma che effettivamente la permette per buone ragioni. Frattanto, l’Altissimo non lascia mai i suoi servitori senza aiuto. Svolgendo questo argomento, l’apostolo Pietro scrive:
“Poiché è il tempo fissato perché il giudizio cominci dalla casa di Dio. Ora se comincia prima da noi, quale sarà la fine di quelli che non sono ubbidienti alla buona notizia di Dio? ‘E se il giusto è salvato con difficoltà, dove si mostreranno l’empio e il peccatore?’ E quindi anche quelli che soffrono in armonia con la volontà di Dio continuino a raccomandare le loro anime al fedele Creatore mentre fanno il bene”. — I Pietro 4:17-19.
49. (a) Da quando la “casa di Dio” è stata sotto giudizio? (b) Che cosa determina l’emanazione del verdetto finale?
49 Come “casa di Dio”, la congregazione cristiana ebbe inizio nel 33 E.V. Da quel tempo in poi i suoi membri sono stati sotto il giudizio divino. Il modo in cui reagiscono alla sua volontà, e pensano, parlano e si comportano verso le cose che Geova lascia accadere loro, hanno molto a che fare con quello che sarà il suo verdetto finale. A volte ciò che Geova Dio ritiene bene permettere che subiscano può essere molto rigoroso. Ma la persecuzione reca una forma di disciplina che Dio può far operare per il beneficio del suo popolo. — Ebrei 12:4-11; vedi anche Ebrei 4:15, 16, dove si mostra che la sofferenza subita da Gesù Cristo lo preparò a essere un sommo sacerdote compassionevole.
50, 51. Come le esperienze di Giuseppe e Paolo illustrano che Geova può mutare in una benedizione proprio ciò che gli uomini usano nel tentativo di danneggiarci?
50 Mediante i maltrattamenti, gli uomini che sono sotto il controllo di Satana cercheranno forse di distruggere la nostra fede. Ma Geova è in grado di frustrare il loro malvagio obiettivo. Sì, mentre egli stesso odia il male, il nostro Padre celeste può far sì che ciò che si ritiene possa danneggiarci rechi qualche buon risultato. Prendete il caso di Giuseppe, giovane figlio di Giacobbe. I suoi fratellastri lo odiarono e lo vendettero come schiavo. Per anni Giuseppe soffrì molto, compresa l’ingiusta prigionia. Ma, in seguito, Geova Dio si servì di questa circostanza per conservare in vita la famiglia di Giacobbe. Riguardo a ciò, Giuseppe disse ai suoi fratellastri:
“Ora non vi addolorate e non vi adirate con voi stessi perché mi vendeste qui; perché Dio mi ha mandato davanti a voi per la conservazione della vita. Poiché questo è il secondo anno della carestia in mezzo alla terra, e ci saranno altri cinque anni nei quali non ci sarà né aratura né mietitura. Di conseguenza Dio mi ha mandato davanti a voi onde abbiate sulla terra un rimanente e per mantenervi in vita con un grande scampo. Or dunque non foste voi a mandarmi qui, ma fu il vero Dio, per costituirmi padre di Faraone e signore di tutta la sua casa e per dominare su tutto il paese d’Egitto”. — Genesi 45:5-8.
51 Similmente, quando l’apostolo Paolo si trovò in prigione a Roma, questa circostanza sfavorevole servì a promuovere la causa della vera adorazione. Nella sua lettera ai filippesi, egli scrisse:
“Desidero che sappiate questo, fratelli: la situazione in cui mi trovo è diventata una buona occasione per diffondere il messaggio del vangelo. Nel palazzo del governatore e fuori, ora, tutti sanno che mi trovo in prigione per la causa di Cristo. La maggioranza dei fratelli ha acquistato una fiducia più grande nel Signore proprio perché io sono in prigione, e annunziano la parola di Dio con più coraggio e senza paura”. — Filippesi 1:12-14, Parola del Signore, Il Nuovo Testamento.
52. Perché “l’empio e il peccatore” non possono sperare di ‘mostrarsi’?
52 Poiché Geova Dio permette ai suoi leali servitori di subire severi trattamenti per raffinarli e perché dimostrino la loro devozione, come potremmo immaginare che “l’empio e il peccatore” dentro la congregazione cristiana o “casa di Dio” possano solo ‘mostrarsi’ dinanzi a Lui insieme al “giusto” dentro la stessa congregazione? Il salmista afferma: “I malvagi non staranno nel giudizio, né i peccatori nell’assemblea dei giusti”. (Salmo 1:5) No, i malvagi non saranno approvati ma saranno condannati. Essi potranno trovarsi nell’assemblea dei giusti, ma non “si mostreranno” mai favorevolmente dinanzi a Dio. A causa di ciò che tutti i credenti devono affrontare in questo mondo, che siano infine salvati per la vita eterna richiede vero sforzo, amore e fede nella via della giustizia. Pertanto, la loro salvezza avviene “con difficoltà”. Quindi conviene che tutti i membri della congregazione cristiana (“la casa di Dio”) evitino di essere ‘empi’ e ‘peccatori’ in questo “tempo fissato” per il giudizio. — I Pietro 4:17, 18; Proverbi 11:31.
53. (a) Quando subiamo sofferenze, quale conforto possiamo trarre dal fatto che Geova è un “fedele Creatore”? (b) Come dovremmo reagire verso i nostri persecutori?
53 Su di noi potrebbero venire prove che semplicemente non potremmo sopportare con le nostre proprie forze. Comunque, per quanto la nostra situazione divenga patetica, Geova Dio può sostenerci e annullare totalmente ogni danno che subiamo. Quando ci affidiamo pienamente a lui, possiamo rafforzarci per mezzo del suo spirito in modo da sopportare la sofferenza. Essendo, come dice Pietro, un “fedele Creatore”, un Dio in cui possiamo confidare, non si mostrerà infedele alla sua promessa di venire in aiuto dei suoi servitori. (I Pietro 4:19) Questa conoscenza può aiutarci a evitare di reagire verso i nostri persecutori in un modo che disonorerebbe Dio. Invece di combattere contro di loro, ricambiando le offese, vorremo continuare a fare il bene. — Luca 6:27, 28.
54. Come ci umiliamo sotto la mano di Dio, e come questo ci reca beneficio?
54 Se ci sottomettiamo umilmente a ciò che ci potrebbe accadere, mantenendo una disposizione simile a quella di Cristo, possiamo avere fiducia che Geova ci esalterà. Nessuna prova continuerà indefinitamente. Avrà una fine. Finché ci condurremo in armonia con la volontà divina mentre saremo soggetti ai maltrattamenti, rimarremo sotto la mano di Geova. E tale mano ci può sollevare, esaltandoci come suoi servitori provati e approvati. Questo è ciò che l’apostolo Pietro raccomanda “Umiliatevi, perciò, sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi esalti a suo tempo; mentre gettate su di lui tutta la vostra ansietà, perché egli ha cura di voi”. — I Pietro 5:6, 7.
55. Benché non possiamo sfuggire le prove, di che cosa possiamo liberarci, e come?
55 Com’è incoraggiante sapere che Geova ha veramente cura di noi! Il suo amore entusiasma i nostri cuori; il suo spirito ci rafforza e ci sostiene. Quindi, allorché una particolare prova è passata e ripensiamo all’amorevole cura di Geova, siamo avvicinati a lui. La situazione è paragonabile a quella di un figlio riconoscente che ha provato l’amore e l’interesse dei genitori preoccupati in un tempo di grave malattia. La sua fiducia e il suo amore sono grandemente rafforzati. È vero che quando le circostanze sono molto difficili non possiamo semplicemente sfuggirle. Ma possiamo gettare le nostre ansietà o preoccupazioni su Geova Dio. Non ci dobbiamo affliggere pensando quanto a lungo potremmo sopportare le spietate percosse di una turba infuriata, le aggressioni sessuali di attaccanti o altre atrocità. Con l’aiuto del nostro amorevole Padre celeste, potremo perseverare riportando una vittoria morale sui nostri persecutori e rimanendo fedeli al nostro Dio. Questa certezza allontana da noi l’ansia che ci priverebbe della pace di mente e di cuore così essenziale per rimanere fermi di fronte alle prove.
56. Perché gettare le nostre ansietà su Geova non significa che possiamo essere indifferenti per quanto riguarda la nostra reazione alle prove?
56 Tuttavia, questo non significa che, gettando le nostre ansietà su Geova, ora possiamo essere compiacenti o indifferenti. Abbiamo in effetti un nemico. “Mantenetevi assennati, siate vigilanti”, scrisse Pietro. “Il vostro avversario, il Diavolo, va in giro come un leone ruggente, cercando di divorare qualcuno”. — I Pietro 5:8.
57. Satana che cosa cerca di farci fare?
57 In armonia con il consiglio dell’apostolo, non possiamo permetterci di essere incuranti di fronte alle afflizioni. L’avversario sta proprio aspettando l’occasione per farci cadere. Se Satana può indurci a dubitare della fedeltà dei nostri fratelli o a indebolirci spiritualmente in qualche altro modo, lo farà. Ritirarci dall’associazione con la congregazione cristiana o smettere di esprimere la nostra fede agli altri significherebbe essere inghiottiti da Satana, il “leone ruggente” che va sempre più in cerca di incauta preda.
58. Quale consapevolezza circa i nostri fratelli può aiutarci a rimanere fedeli?
58 Per mantenerci desti, ci sarà utile ricordare sempre che non siamo soli nel sopportare le sofferenze. In tutta la terra, i nostri fratelli cristiani subiscono varie specie di afflizioni. E, con l’aiuto dello spirito di Dio, riescono a sopportare fedelmente le prove. Questa consapevolezza ci può aiutare a evitar di cadere vittime dei lacci di Satana, poiché ci dà la fiducia che anche noi potremo perseverare con la forza di Geova. Or dunque, “prendete la vostra determinazione contro di lui, solidi nella fede, sapendo che le stesse cose in quanto alle sofferenze si compiono nell’intera associazione dei vostri fratelli che sono nel mondo”. — I Pietro 5:9.
59, 60. Come possiamo trarre dalle nostre prove il massimo beneficio?
59 Poiché Geova Dio vuole che riusciamo a ottenere la salvezza, possiamo rivolgerci fiduciosamente a lui per aiuto. Nello stesso tempo, possiamo accettare qualunque cosa Dio permetta che ci accada come utile disciplina per renderci cristiani completi, pienamente preparati, forti nella fede. L’apostolo Pietro esprime questo piacevolmente, quando dice:
“Dopo aver sofferto per un po’, l’Iddio d’ogni immeritata benignità, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna unitamente a Cristo, completerà egli stesso il vostro addestramento, vi renderà fermi, vi renderà forti. A lui sia la potenza per sempre. Amen”. — I Pietro 5:10, 11.
60 Proprio come Gesù Cristo soffrì per un po’ mentre era sulla terra e poi fu altamente esaltato, così i discepoli del Figlio di Dio attendono una gloriosa ricompensa. Se le sofferenze che vengono su di noi mediante permesso divino ci rendono più forti nella nostra adesione alle norme scritturali, discepoli del Figlio di Dio più umili, comprensivi e compassionevoli, questa forma di addestramento o formazione sarà servita al suo scopo. Perché ciò avvenga, dobbiamo confidare pienamente nel nostro Padre celeste, certi che qualunque cosa egli permetta assicurerà infine il nostro benessere e la nostra felicità eterni se ci sottoponiamo a essa umilmente. (Romani 8:28) Con lo spirito dell’apostolo Pietro, possiamo levare la voce, dicendo: ‘Grazie siano rese a Dio che ci addestra mediante le prove e ci aiuta a essere fermi e forti come suoi approvati servitori in vista della vita eterna!’
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Uomini che vi possono aiutare ad avere successoScegliamo il miglior modo di vivere
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Capitolo 9
Uomini che vi possono aiutare ad avere successo
1, 2. (a) Quando siamo nell’angustia, che ci occorre da altri? (b) Nella congregazione cristiana, specialmente chi ce lo può provvedere?
UNA parola d’incoraggiamento in tempo di angustia, una mano soccorrevole quando si è di fronte alla difficoltà: quale benedizione queste possono essere! Poiché ostacoli in effetti sorgono per intralciare il sentiero mentre avanziamo verso la nostra meta della vita eterna, tale aiuto è davvero essenziale. È per certo una benedizione che nella congregazione cristiana ci siano fratelli anziani fedeli che possono provvedere edificazione e conforto tanto necessari.
2 La Bibbia parla di questi “pastori” come di “doni negli uomini” che Gesù Cristo ha provveduto per edificare la congregazione nell’amore. (Efesini 4:7-16) Perciò, se in qualsiasi tempo sentiste di indebolirvi nella fede, di essere confusi, perplessi oppure scoraggiati a causa di problemi o prove, dovreste invitare devoti anziani ad aiutarvi a mantenere la vostra decisione di restare discepoli approvati del Figlio di Dio.
3. Quale ammonimento viene dato agli anziani in I Pietro 5:1-3?
3 Un esame di ciò che l’apostolo Pietro scrisse agli anziani ben illustra come e perché essi possano essere un aiuto rafforzante. Leggiamo:
“Agli anziani fra voi do questa esortazione, poiché anch’io sono anziano come loro e testimone delle sofferenze del Cristo, e partecipe della gloria che si deve rivelare: Pascete il gregge di Dio affidato alla vostra cura, non per forza, ma volontariamente; né per amore di guadagno disonesto, ma premurosamente; né come signoreggiando su quelli che sono l’eredità di Dio, ma divenendo esempi del gregge”. — I Pietro 5:1-3.
4. Come il linguaggio di Pietro mostra che egli non si esaltò sugli anziani a cui scriveva?
4 Possiamo rallegrarci che ci siano uomini cristiani che vogliono conformarsi al consiglio dell’apostolo Pietro. Provvedendo aiuto spirituale ai membri della congregazione, essi rendono assistenza con lo stesso spirito che mostrò l’apostolo. Il loro motivo è l’amore verso Dio e verso i loro fratelli. Notate che Pietro non si esaltò sugli anziani che esortava o incoraggiava. Parlò di sé come di un “anziano come loro”, cioè un ‘conservo anziano’. L’apostolo si riferì così a se stesso come a un fratello che aveva comprensivo intendimento della posizione che occupavano come anziani della congregazione. Tale comprensivo modo di trattare i conservi credenti fa di un anziano una vera benedizione per i suoi fratelli.
5. Come Pietro fu un “testimone delle sofferenze del Cristo”?
5 Le parole di Pietro pure mostrano che egli riconobbe il peso della responsabilità affidatagli. Si identificò come un “testimone delle sofferenze del Cristo, e partecipe della gloria che si deve rivelare”. Pietro aveva diretta conoscenza di come il Figlio di Dio era stato oltraggiato, maltrattato fisicamente e infine inchiodato a un palo. Fu uno spettatore diretto e vide il risuscitato Gesù Cristo e la sua ascensione in cielo. E nella sua seconda lettera dice:
“Non seguendo false storie inventate artificiosamente vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la presenza del nostro Signore Gesù Cristo, ma essendo divenuti testimoni oculari della sua magnificenza. Poiché egli ricevette da Dio Padre onore e gloria, quando dalla magnifica gloria gli furono rivolte tali parole: ‘Questo è il mio figlio, il mio diletto, che io ho approvato’. Sì, queste parole udimmo rivolgere dal cielo mentre eravamo con lui sul monte santo”. — II Pietro 1:16-18; confronta Matteo 16:28–17:9.
6. Perché gli anziani ai quali Pietro indirizzò le sue parole hanno buone ragioni per prestare loro attenzione?
6 Di sicuro, gli anziani a cui Pietro indirizzava il suo incoraggiamento avevano buone ragioni per prestare attenzione alle parole di un conservo anziano che poteva parlare di sé come di un ‘testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che si deve rivelare’. Non solo l’apostolo si rivolse loro in una maniera umile ma il suo proprio esempio era degno d’essere imitato, poiché, come il racconto biblico mostra, attivamente e a volte con notevole pericolo per sé, fece conoscere ad altri le cose di cui era testimone oculare. — Atti 2:22-38; 4:8-12, 19, 20; 5:29-32.
7, 8. (a) Cosa deve riconoscere un anziano circa la proprietà del gregge? (b) Come questo dovrebbe influire sul modo in cui tratta la congregazione?
7 Perché oggi un anziano sia simile a Pietro, deve riconoscere che i membri della congregazione non appartengono a lui, ma a Geova Dio. L’apostolo Paolo pure richiama l’attenzione su questo fatto importante. Agli anziani della congregazione di Efeso, egli disse: “Prestate attenzione a voi stessi e a tutto il gregge, fra il quale lo spirito santo vi ha costituiti sorveglianti, per pascere la congregazione di Dio, che egli ha acquistata col sangue del suo proprio Figlio”. — Atti 20:28.
8 A grande costo per sé, Geova Dio acquistò i membri della congregazione cristiana come sua proprietà. Non si sarebbe potuto pagare un prezzo più grande di quello del sangue dell’innocente Figlio suo. Quando gli anziani hanno della congregazione affidata alla loro cura la considerazione che ne ha Geova, ciò li aiuta ad essere diligenti nell’assistere ciascun individuo a rimanere una onorevole proprietà dell’Altissimo. Essi risponderebbero a Dio di ogni maltrattamento del gregge. Ecco perché gli anziani dovrebbero cercar di avere dovuto apprezzamento del valore di ciascuna persona che è nella congregazione. Questo può servire come un forte freno contro la tendenza ad assumere verso il gregge una posizione superiore e a trattarlo in modo aspro e oppressivo. (Metti in contrasto Atti 20:29). Come individui i membri della congregazione sono grandemente edificati dai fratelli che concedono loro la dignità e il rispetto loro dovuti. Tutti provano un senso di sicurezza quando gli anziani danno prova d’esser “pastori”, badando al benessere spirituale e fisico dell’intero gregge.
“NON PER FORZA, MA VOLONTARIAMENTE”
9, 10. (a) Come un anziano potrebbe assolvere il suo incarico pastorale “per forza”? (b) Che cosa mostrerebbe che pasce la congregazione “volontariamente”?
9 In qualsiasi data situazione dove è necessario aiuto, si trova molto più facile andare da qualcuno che ha non solo la capacità di dare aiuto ma anche il desiderio di farlo. Appropriatamente, Pietro esortò che gli anziani compiano la loro opera pastorale “non per forza, ma volontariamente”. (I Pietro 5:2) Per essere nella congregazione un buon “pastore”, un uomo deve guardarsi dal compiere la sua opera semplicemente per un senso di dovere. Se la responsabilità della congregazione divenisse un dovere ingrato e senza gioia, un anziano non farebbe che assolvere un incarico “per forza”. Il gregge lo noterebbe e si allontanerebbe, non volendo aggiungere i propri problemi ai pesi dell’anziano. Comunque, quando un anziano prova gioia nell’assolvere le sue responsabilità perché vuole realmente fare l’opera, i membri della congregazione sono attratti a lui. Tale volontà di servire sorge dal profondo amore verso Dio e la congregazione del suo popolo. È una prova che l’anziano compie il suo ministero a favore del gregge con l’attitudine giusta.
10 Naturalmente, ci vuole buon giudizio da parte di un anziano così che non si sovraccarichi di più compiti di quanti non ne possa ragionevolmente svolgere. Con l’avanzare degli anni e il deperimento della salute, egli può non essere in grado di compiere quanto faceva negli anni precedenti, e ciò può richiedere che altri uomini capaci lo aiutino. Tuttavia, può ancora provare vera gioia essendo volenteroso come “pastore” entro i limiti delle sue possibilità.
‘NON PER GUADAGNO DISONESTO, MA PREMUROSAMENTE’
11. Perché c’è il pericolo di pascere la congregazione “per amore di guadagno disonesto”?
11 Oltre a mostrare uno spirito volenteroso, un anziano deve avere un motivo puro e altruistico perché sia di vero aiuto ai suoi fratelli. L’apostolo Pietro mette in guardia contro il pericolo di servire come pastore “per amore di guadagno disonesto”. Fare uso della propria assegnazione di pastore per ottenere beni materiali, lode o potere significherebbe farne un uso disonesto. È vero che la Bibbia consiglia di rendere “doppio onore” agli uomini che faticano nell’insegnare. (I Timoteo 5:17, 18) Ma tale “doppio onore” dovrebbe sempre venire spontaneamente dai membri della congregazione, non essendo ricercato da un anziano o ritenuto come qualcosa che egli si attenda o esiga giustamente da loro. Un anziano può divenire notevole, forse perché le sue circostanze lo lasciano libero di partecipare alle attività del Regno più ampiamente di altri, o a causa di certe capacità fuori del comune. Può facilmente sorgere la tentazione di approfittare della sua posizione notevole, fino al punto di desiderare, anche di suggerire, che altri gli diano certe cose materiali. Questo potrebbe forse portarlo ad associarsi principalmente con le persone più prospere nella congregazione, e a trascurare gli altri. Potrebbe divenire desideroso di lode ma freddo, o perfino risentito, verso critiche o consigli validi.
12, 13. Come l’apostolo Paolo mostrò di servire i suoi fratelli “premurosamente”?
12 Mentre questo può accadere relativamente a pochi uomini oggi nella congregazione cristiana, gli anziani non ne dovrebbero sminuire il pericolo. Anche nelle manifestazioni più piccole, si dovrebbe resistere alla tendenza di cercare benefici materiali per mezzo delle relazioni spirituali. L’apostolo cristiano Paolo diede a questo riguardo un esempio eccellente. Agli anziani della congregazione di Efeso, poté dire:
“Tenete presente che per tre anni, notte e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lagrime. . . . Io non ho concupito né l’argento né l’oro né la veste di nessuno. Voi stessi sapete che queste mani han provveduto ai bisogni miei e di quelli che erano con me. In ogni cosa vi ho mostrato che, faticando così, dovete assistere quelli che son deboli, e dovete tener presenti le parole del Signore Gesù, che egli stesso disse: ‘Vi è più felicità nel dare che nel ricevere’”. — Atti 20:31-35.
13 La congregazione trae enormi benefici dagli uomini che faticano “premurosamente” come fece Paolo. Egli fu felice di servire i suoi fratelli, non desiderando mai di ottenere alcuna cosa che essi possedevano e da cui potesse trarre profitto. La sua gioia venne dal prodigarsi liberalmente per edificare i suoi fratelli.
14. Cosa apprendiamo da I Tessalonicesi 2:5-8 su ciò che è compreso nel pascere la congregazione “premurosamente”?
14 Il modo sincero in cui egli e i suoi compagni resero servizio si comprende chiaramente dalle parole che rivolse ai Tessalonicesi:
“In nessun tempo abbiamo infatti usato parola adulatrice (come sapete) o pretesto per concupiscenza, Dio è testimone! Né abbiamo cercato la gloria dagli uomini, no, né da voi né da altri, sebbene potessimo essere un costoso peso come apostoli di Cristo. Al contrario, noi divenimmo gentili in mezzo a voi, come quando una madre che alleva i propri figli ne ha tenera cura. Avendo dunque per voi tenero affetto, provammo molto piacere d’impartirvi non solo la buona notizia di Dio, ma anche le nostre proprie anime, perché ci eravate divenuti diletti”. (I Tessalonicesi 2:5-8)
Sì, invece di cercare dai membri della congregazione il guadagno personale, Paolo agì come una madre che alleva i suoi figli e li ama profondamente e mette i loro interessi al di sopra dei propri. — Confronta Giovanni 10:11-13.
15. In che modo gli anziani dovrebbero cercar di pascere il gregge?
15 Oltre ad avere motivi giusti per interessarsi del gregge, l’anziano deve ricordare l’importanza di aver cura della congregazione nella maniera giusta. L’apostolo Pietro consigliò agli anziani di non ‘signoreggiare su quelli che sono l’eredità di Dio, ma di divenire esempi del gregge’. (I Pietro 5:3) Osservando questo ammonimento, gli anziani non vorranno innalzarsi al di sopra dei loro fratelli. Questo sarebbe contrario alle istruzioni che Gesù diede ai suoi seguaci:
“Non siate chiamati Rabbi, poiché uno è il vostro maestro, mentre voi siete tutti fratelli. Inoltre, non chiamate nessuno vostro padre sulla terra, perché uno è il Padre vostro, il Celeste. Né siate chiamati ‘condottieri’, perché uno è il vostro Condottiero, il Cristo. Ma il più grande fra voi dev’essere vostro ministro”. (Matteo 23:8-11)
Quindi, invece di dare comandi come un padrone, o di cercar di dirigere la vita dei membri della congregazione, l’anziano è un uomo che umilmente fa lo schiavo per i suoi fratelli. Col suo esempio, incoraggia il gregge a essere simile a Cristo. — Confronta I Tessalonicesi 2:9-12.
16. Perché ci si può rivolgere con fiducia ai fedeli anziani?
16 Quando gli anziani danno personalmente un esempio eccellente nella vita e nell’attività cristiana, possono fare molto per assistere i loro conservi credenti ad essere infine trovati approvati da Geova Dio. Inoltre, Gesù Cristo, il “capo pastore” al comando del quale prestano servizio, ricompenserà tutti i fedeli sottopastori al tempo della sua gloriosa manifestazione come “Re dei re e Signore dei signori”. (Rivelazione 19:16; I Timoteo 6:15) Come scrisse l’apostolo Pietro: “Quando sarà stato manifestato il capo pastore, riceverete l’inalterabile corona di gloria”. (I Pietro 5:4) Veramente, gli uomini che rendono servizio ai loro fratelli per la ragione giusta, con il motivo corretto e nella maniera appropriata, sono un vero aiuto per i componenti della congregazione in quanto contribuiscono a far provare loro grande gioia nel loro modo di vivere cristiano. (II Corinti 1:24) Ogni volta che è necessario, non esitate a chiedere l’aiuto di fedeli anziani.
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Salvaguardate la vostra speranza cristianaScegliamo il miglior modo di vivere
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Capitolo 10
Salvaguardate la vostra speranza cristiana
1. Che cosa renderà molto desiderabili i “nuovi cieli e nuova terra”?
COM’È splendida la prospettiva della vita senza dolori, afflizioni o morte! Eppure, in realtà, è ancor più splendido che la nostra libertà da queste cose venga per mezzo della eliminazione dell’imperfezione e del peccato. Quale benedizione non dover più lottare contro inclinazioni e tendenze errate che come sappiamo portano solo danno a noi stessi e ad altri. Sarà davvero una gioia quando ogni parola che diremo, ogni pensiero che concepiremo, ogni nostra azione sarà per il bene di tutti, riflettendo genuinamente la somiglianza del nostro Padre celeste, non sorgendo mai da motivi egoistici. Sì, per certo, nei “nuovi cieli e nuova terra” che Dio stabilisce abbonderà la giustizia. Sicuramente questa è una speranza che vale la pena di salvaguardare. — II Pietro 3:13.
2. (a) Per vedere l’adempimento della nostra speranza cristiana, che dobbiamo fare? (b) Perché non ci dovremmo sorprendere se uomini egoisti si trovassero fra cristiani professanti?
2 Per vedere l’adempimento della nostra speranza cristiana, la dobbiamo tenere notevolmente dinanzi a noi e vivere in armonia con essa. Possiamo fare questo solo se resistiamo a tutte le influenze che potrebbero affievolire o distruggere la nostra speranza. A volte tale influenza dannosa può venire da persone non spirituali, egoiste, che si associano con la congregazione del popolo di Dio. Questo non ci dovrebbe sorprendere, poiché l’apostolo Pietro scrisse: “Vi furono anche falsi profeti fra il popolo [Israele], come pure fra voi [cristiani] vi saranno falsi maestri”. (II Pietro 2:1a) Proprio come per l’Israele naturale, i cristiani sono soggetti alla corruzione dall’interno della congregazione.
“INTRODURRANNO QUIETAMENTE DISTRUTTIVE SETTE”
3, 4. Come l’apostolo Pietro descrive il modo in cui insegnanti falsi propagano l’errore?
3 Commentando come operano i promotori di errore, l’apostolo Pietro continua: “Questi introdurranno quietamente distruttive sette”. (II Pietro 2:1b) L’apostolo non scriveva semplicemente di persone che trovano difficile capire certe cose, o di persone le cui vedute, sostenute sinceramente, non coincidano sotto ogni aspetto con quelle della maggioranza. (Confronta Romani 14:1-6). Parla invece di quelli che premeditatamente operano per dividere e corrompere.
4 Tali individui sono di rado aperti, franchi o espliciti. In genere ‘introducono’ le loro vedute non scritturali in maniera quieta e mascherata. L’espressione greca originale usata dall’apostolo Pietro per “introdurranno quietamente” significa alla lettera “condurranno dentro accanto a, o insieme a”. Questo è il loro metodo. Insieme a qualche legittima dottrina scritturale, essi introducono gradualmente e insidiosamente le loro opinioni divisive e corrotte. Condizionando prima la mente dei loro ascoltatori con qualche verità ovvia, oppure con un ragionamento lungo e complicato, possono sovente indurli ad accettare qualche principio che può portare solo all’errore. Possono usare la Bibbia, ma realmente non la insegnano, impiegando qualunque cosa trovino conveniente e si scosti dai suoi insegnamenti per cercar di adattarlo a ciò che tentano di promuovere, per trarne vantaggio personale. Così, ciò che è effettivamente privo di ogni solido fondamento scritturale è fatto apparire come vero.
5. Come la maniera in cui Satana ingannò Eva illustra i metodi di un insegnante di falsità?
5 Questo metodo è ben illustrato dal modo in cui Satana ingannò Eva per mezzo del serpente. All’inizio, fu fatta una domanda apparentemente innocente: “È realmente così che Dio ha detto che non dovete mangiare di ogni albero del giardino?” (Genesi 3:1) Quella domanda pervertì la verità. Insinuò che l’Altissimo fosse indebitamente restrittivo, trattenendo dalle prime creature umane qualcosa a cui avevano diritto. Le parole del serpente dovettero indurre Eva a chiedersi come mai non poteva mangiare dell’“albero della conoscenza del bene e del male”. In questo modo Satana condizionò la mente di lei in modo che desiderasse una risposta. Quindi venne la stimolante risposta del serpente: “Positivamente voi non morrete. Poiché Dio sa che nel medesimo giorno in cui ne mangerete i vostri occhi davvero si apriranno e voi sarete davvero simili a Dio, conoscendo il bene e il male”. — Genesi 3:4, 5.
6. (a) Quali fattori indussero Eva ad accettare l’errore? (b) Come in seguito alla menzogna di Satana si formò un gruppo eretico?
6 Poiché la mente di Eva vi era stata insidiosamente preparata, la mendace risposta non giunse come una sorpresa. Il fatto che “il serpente mostrò d’essere il più cauto” di tutti gli animali sembrò suggerire che tale creatura potesse difficilmente essere fonte di informazioni errate. (Genesi 3:1) Inoltre, l’albero era attraente e il suo frutto appariva buono come cibo. Eva fu totalmente ingannata. Dopo aver preso del frutto proibito, persuase Adamo a unirsi a lei nella ribellione contro Dio. (Genesi 3:6) In questo modo le mendaci parole del serpente riuscirono ad allontanare le prime creature umane dal loro Padre celeste. In realtà, si formò un gruppo eretico costituito da due persone.
7. (a) Perché quelli che nella congregazione causano divisione rinnegano Cristo? (b) Perché può dirsi che ‘recano su se stessi subitanea distruzione’?
7 Con mezzi simili, gli uomini possono fomentare in una congregazione uno spirito divisivo, un rivale spirito di “parte”. Poiché ogni fazione del genere ha le sue radici nell’errore e cerca premeditatamente di creare disunione, la sua posizione e i suoi insegnamenti rappresentano erroneamente il Figlio di Dio, che comprò col suo sangue la congregazione cristiana. Perciò l’apostolo Pietro parla di tali pseudoinsegnanti, dicendo che ‘rinnegano anche il proprietario che li comprò, recando su se stessi subitanea distruzione’. Sì, una volta che smettono di aderire a Cristo come capo, essi lo rinnegano e intraprendono una condotta che è moralmente e spiritualmente disastrosa. Ci può essere un solo risultato, la distruzione. Quando verrà il tempo di eseguire il giudizio condannatorio, non ci sarà indugio. La giustizia sarà eseguita rapidamente. Abbracciando volontariamente l’errore, gli individui che vi sono implicati ‘recano su se stessi subitanea distruzione’. — II Pietro 2:1.
8. Quale effetto può avere sulla congregazione la “condotta dissoluta” di quelli che pretendono di essere cristiani?
8 Miseramente, queste persone, poiché pretendono d’esser cristiane mentre si conducono in maniera sfrenata, rovinano l’eccellente reputazione dei fedeli servitori di Dio. Molti che osservano la condotta degradata di certuni che professano d’esser cristiani cominciano a parlare in maniera blasfema o sprezzante di tutti quelli che si identificano come tali. Questo è l’argomento espresso da Pietro quando scrisse: “Inoltre, molti seguiranno i loro atti di condotta dissoluta e a motivo di questi si parlerà oltraggiosamente della via della verità”. — II Pietro 2:2.
GUARDATEVI DAL FARVI ‘SFRUTTARE CON PAROLE FINTE’
9. (a) Quali motivi spingono gli uomini corrotti a trarsi dietro dei seguaci? (b) Che accadrà a tali uomini e a quelli che ne sono ingannati?
9 Quale motivo spinge tali uomini corrotti a trarsi dietro dei seguaci? L’apostolo Pietro risponde: “Per concupiscenza vi sfrutteranno con parole finte”. (II Pietro 2:3a) Questi individui cercano di trarre per se stessi profitti materiali o desiderano potere, autorità e onore che derivano dall’essere ammirati come insegnanti. Per mezzo di “parole finte”, cioè con affermazioni ingannevoli, inclusi argomenti plausibili, tentano di approfittare di altri, sfruttandoli. Poiché sia i motivi che gli insegnamenti sono sbagliati, il risultato per gli individui che vi sono implicati è la rovina. L’apostolo Pietro continua:
“In quanto a loro, il giudizio dai tempi antichi non procede lentamente e la loro distruzione non sonnecchia. Certamente se Dio non si trattenne dal punire gli angeli che peccarono, ma, gettandoli nel Tartaro, li consegnò a fosse di dense tenebre per esser riservati al giudizio; e non si trattenne dal punire il mondo antico, ma conservò Noè, predicatore di giustizia, con sette altri quando portò il diluvio su un mondo di empi; e riducendo le città di Sodoma e Gomorra in cenere le condannò, ponendo per gli empi un modello di cose avvenire; e liberò il giusto Lot, che era grandemente afflitto dalla condotta dissoluta di persone che sfidavano la legge — poiché quel giusto, per ciò che vedeva e udiva mentre dimorava fra loro, si tormentava di giorno in giorno l’anima giusta a causa delle loro opere illegali — Geova sa liberare le persone di santa devozione dalla prova, ma riservare gli ingiusti al giorno del giudizio perché siano stroncati, specialmente, comunque, quelli che vanno dietro alla carne col desiderio di contaminarla e che disprezzano la signoria”. — II Pietro 2:3-10, NW.
10. (a) Quando fu dichiarata la prima espressione del giudizio di Dio contro il ‘seme del serpente’? (b) Perché il suo giudizio “non procede lentamente”?
10 Il giudizio che Dio ha decretato di eseguire “dai tempi antichi” contro tutti quelli che divengono parte del ‘seme del serpente’ sarà senza dubbio eseguito. (Genesi 3:15; Giovanni 8:44; Giuda 14, 15) Benché fosse dichiarato originalmente circa 6.000 anni fa e da allora ripetuto, questo giudizio “non procede lentamente” come se non arrivasse mai. La distruzione verrà di sicuro, poiché non sonnecchia. È ancora molto viva nel proposito di Dio.
11. (a) Che accadde agli angeli disubbidienti, e che cosa ancora li attende? (b) Quale prova forniscono la punizione degli angeli, la distruzione degli empi nel Diluvio, e l’annientamento degli abitanti di Sodoma e Gomorra?
11 Come notò Pietro, anche gli angeli che erano stati alla medesima presenza di Dio ma più tardi divennero infedeli non furono risparmiati dall’essere ‘gettati nel Tartaro’, cioè degradati all’infimo grado. Stroncati da ogni luce divina, privi della posizione originale nei cieli e ristretti nelle loro attività, gli angeli disubbidienti si trovano in una condizione paragonabile a “fosse di dense tenebre”, in attesa che il giudizio sia eseguito per mano di Gesù Cristo. (Confronta Rivelazione 20:1-3, 7-10). Similmente, Geova Dio non si trattenne dal distruggere un intero mondo di persone corrotte in un diluvio universale né dall’agire contro gli abitanti sessualmente depravati di Sodoma e Gomorra ai giorni di Lot. Solo le persone giuste come Noè e la sua famiglia e come Lot possono sperar di sfuggire al giudizio divino e di essere liberati dalla prova derivante dall’aver vissuto fra persone illegali. Comunque, le pretese di essere cristiano non salveranno nessuno che cerca di contaminare la carne di altri commettendo immoralità.
STATE IN GUARDIA CONTRO CHI MANCA DI RISPETTO ALL’AUTORITÀ
12, 13. Come mostra II Pietro 2:10b, 11, qual è l’atteggiamento delle persone corrotte verso l’autorità?
12 Spesso i cattivi motivi delle persone corrotte si possono discernere dal modo in cui si comportano verso l’autorità. Essi “disprezzano la signoria”, non avendo riguardo per l’autorità di qualsiasi genere. L’apostolo Pietro continua la sua descrizione: “Audaci, caparbi, non tremano davanti ai gloriosi ma parlano ingiuriosamente, mentre gli angeli, benché siano più grandi per forza e potenza, non recano contro di loro alcuna accusa in termini ingiuriosi, non facendo ciò per rispetto verso Geova”. — II Pietro 2:10b, 11, NW.
13 Perciò, vorremo guardarci dagli uomini audaci e presuntuosi, che non hanno riguardo per i “gloriosi”. Nella congregazione cristiana, gli uomini fedeli ai quali sono affidate responsabilità non si considerano di grado superiore o esaltati al di sopra dei conservi credenti ma ritengono umilmente di essere servitori. (Matteo 23:8; I Tessalonicesi 2:5-12) Comunque, la loro assegnazione di servizio è ‘gloriosa’, poiché sono nominati dallo spirito santo come sorveglianti o “pastori” del gregge. (Atti 20:28; confronta Romani 11:13). Inoltre rappresentano il glorioso Signore Gesù Cristo e il Grande Pastore Geova Dio. (I Pietro 2:25; 5:4) Ecco perché le Scritture incoraggiano i membri della congregazione ad essere sottomessi a quelli che prendono la direttiva. (Ebrei 13:17) Mentre tali uomini, come Pietro stesso, possono fare errori, questo non è una scusante per nessuno che parli ingiuriosamente contro di loro. (Confronta Galati 2:11-14; III Giovanni 9, 10). I “pastori” che faticano duramente meritano il rispetto della congregazione. Ma gli uomini che influiscono su altri per il male non si trattengono dal disprezzare gli anziani cristiani. Se uno usa contro il suo fratello un linguaggio ingiurioso e oltraggioso, Geova Dio e il Figlio suo lo considerano come se lo avesse usato contro di loro.
14. Come gli angeli fedeli mostrano un atteggiamento interamente diverso da quello degli insegnanti di falsità?
14 Come gli egoisti insegnanti di falsità sono diversi dagli angeli fedeli! Gli angeli hanno zelo per la giustizia. Ma non usano un linguaggio aspro e oltraggioso nemmeno quando trattano con gli oppositori. Per esempio, “quando l’arcangelo Michele ebbe una controversia col Diavolo e disputava intorno al corpo di Mosè, non osò portare un giudizio contro di lui in termini ingiuriosi, ma disse: ‘Ti rimproveri Geova’”. (Giuda 9) Da ciò possiamo concludere che gli altri angeli fedeli non ricorrerebbero mai all’espediente di accumulare biasimo su qualcuno ma esporrebbero i fatti con calma nonché con vigore. Essi hanno dovuto riguardo per il loro Fattore, comprendendo che il discorso ingiurioso non è mai in armonia con la sua santità o purezza.
15. In armonia con il consiglio di Pietro, contro quale specie di individui dobbiamo stare in guardia?
15 Dobbiamo stare in guardia contro quelli che malignamente parlano male di altri e poi si fanno avanti essi stessi. Il fatto che tali individui non sfuggiranno al giudizio avverso per le loro azioni dovrebbe rimanere bene in vista dinanzi a noi. Questo può aiutarci ad essere cauti quando si tratta di prestare orecchio a quelli che sembrano interessarsi di altri ma, in realtà, cercano solo il loro profitto personale. L’apostolo Pietro commentò come andavano a finire gli uomini egoisti, dicendo:
“Questi uomini, come animali irragionevoli nati secondo natura per esser presi e distrutti, subiranno, nelle cose delle quali sono ignoranti e parlano ingiuriosamente, la distruzione nel proprio corso di distruzione, recando su di sé il male quale ricompensa del male che fanno”. — II Pietro 2:12, 13a.
16. Come gli uomini corrotti sono simili ad “animali irragionevoli”?
16 Gli uomini che sono guidati da passioni depravate agiscono come “animali irragionevoli”. Riguardo agli animali Geova disse: “Ogni animale che si muove ed è in vita vi serva di cibo”. (Genesi 9:3) Essendo come tali “animali irragionevoli”, gli uomini che parlano ingiuriosamente non hanno il freno di una buona coscienza e non mostrano dunque apprezzamento per le vie, le norme e le attività di Dio. Non essendo in grado di fare una giusta stima delle preziose cose spirituali, possono parlarne come se fossero senza valore. Le loro opinioni errate saranno la loro rovina. Essi si attengono a tali opinioni false a proprio danno e sono destinati a subire i cattivi risultati della loro condotta ingiusta. Di sicuro, vorremo attenerci alla nostra speranza ed evitar di partecipare alla loro rovina.
BADATE A QUELLI CHE CERCANO I PIACERI EGOISTICI E IL GUADAGNO PERSONALE
17. Conforme a II Pietro 2:13b-15a, quali sono alcuni altri tratti che identificano gli uomini corrotti?
17 Fra le altre caratteristiche cattive, le persone non spirituali hanno un ardente desiderio di agiatezze e piaceri. L’apostolo Pietro scrisse:
“Essi considerano la vita lussuriosa di giorno un piacere. Sono macchie e sozzure, che si dilettano senza restrizioni dei loro ingannevoli insegnamenti mentre festeggiano insieme a voi. Hanno occhi pieni d’adulterio e incapaci di smetter di peccare e adescano anime instabili. Hanno un cuore addestrato alla concupiscenza. Son figli maledetti. Abbandonando il sentiero diritto, sono stati sviati”. — II Pietro 2:13b-15a.
18. Come le persone non spirituali sono simili agli infedeli israeliti descritti in Isaia 5:11, 12?
18 Durante le ore del giorno, quando potrebbero compiere molte cose per edificare altri, gli individui non spirituali possono invece impegnarsi in gozzoviglie, abbandonandosi alla crapula nel mangiare e nel bere. Sono molto simili a certi israeliti che vissero solo per i piaceri. Nei loro banchetti il vino scorreva con eccessiva libertà. Col sopraggiungere della notte, le loro orge divenivano più chiassose e violente, accompagnando i loro rumorosi banchetti con musica passionale. Di tali persone il profeta Isaia scrive:
“Guai a quelli che si alzano la mattina di buon’ora solo per cercare la bevanda inebriante, che si indugiano fino a tardi nelle tenebre della sera così che il vino stesso li infiamma! E vi devono essere arpa e strumento a corda, tamburello e flauto, e vino ai loro conviti; ma non guardano l’attività di Geova, e non hanno visto l’opera delle sue mani”. (Isaia 5:11, 12)
Quelli che cercavano i piaceri agivano così come se non esistesse nessuna testimonianza delle splendide opere del Creatore. Non esercitavano nessun freno, ignorando completamente di dover rendere conto a Geova Dio, e, perciò, non potevano sperar di sfuggire al suo giudizio.
19. Che cosa mostra che alcuni che si associano alla congregazione sono amanti dei piaceri?
19 Non dovrebbe essere una sorpresa per noi se cose simili avessero luogo oggi fra alcuni che asseriscono di essere servitori di Dio. I ricevimenti nuziali e gli anniversari si possono convertire in occasioni per danze sfrenate e sensuali al suono di musiche passionali. In tali celebrazioni possono scorrere troppo liberamente bevande alcoliche. Il trattenimento rumoroso e disordinato può non terminare che alle prime ore del mattino o al sorgere dell’alba. In alcuni paesi, l’imposizione del nome a un neonato, l’inaugurazione di una nuova casa, i funerali e la dedicazione di edifici impiegati per l’adorazione possono essere convertiti in occasioni per tenere riunioni che divengono molto sconsiderate, disturbando perfino vicini mondani e inducendoli a chiedere aiuto per limitare l’eccessivo rumore. Anche nei paesi dove le persone sono generalmente conosciute per la loro riservatezza, fra intimi amici si può bere in modo così eccessivo da far parlare con disprezzo della verità della “buona notizia”. Certo, i veri cristiani devono guardarsi da tali eccessi. — I Pietro 4:3.
20. (a) Quale effetto hanno sulla congregazione quelli dediti agli eccessi? (b) Come anche occasioni nobili sono mutate in gozzoviglie?
20 Come disse l’apostolo Pietro, quelli che agiscono in questo modo sono come macchie che offuscano la reputazione della congregazione cristiana. Rovinano l’aspetto puro dei veri servitori di Dio. Sono come macchie su un vestito pulito o come qualche sgradevole difetto su un viso altrimenti attraente. Poiché l’intenzione di certuni è di giungere fino all’eccesso per soddisfare il loro desiderio di piaceri, mutano anche occasioni normalmente eccellenti in pretesti per essere chiassosi. Cercano di influire su altri o di insegnare loro, perché si uniscano in danze sfrenate e bevute smodate con la pretesa che sia solo un ‘normale divertimento’. Gli “occhi pieni d’adulterio” a cui Pietro si riferisce possono essere evidenti. Nei trattenimenti sociali, gli occhi dei maschi possono cominciare a guardare con interesse immorale le donne attraenti che sono presenti. I desideri impuri possono divenire così potenti che anche gli occhi di uomini sposati non possono semplicemente fare a meno di peccare. (Confronta Matteo 5:28; Marco 9:47). Le donne che non sono fermamente fondate nei principi cristiani, come “anime instabili”, possono facilmente divenire vittime di uomini corrotti. — Confronta II Timoteo 3:6, 7.
21. Perché le persone che coinvolgerebbero altri in una vita di eccessi sono un vero pericolo per la congregazione cristiana?
21 Questi uomini sono un vero pericolo, poiché mostrano abilità nell’accalappiare i deboli. L’apostolo Pietro li descrive dicendo che “hanno un cuore addestrato alla concupiscenza”. Tutto il loro obiettivo o la loro mira nella vita sembra che sia la soddisfazione di desideri di cupidigia, e divengono esperti nel conseguimento dei loro fini. Anche il discepolo Giuda parlò di tali individui che ‘si insinuano’ e mutano l’immeritata benignità di Dio “in una scusa per condotta dissoluta”, mostrandosi così falsi al nostro solo Proprietario, Gesù Cristo. Egli sa che spesso essi “ammirano le personalità a motivo del loro proprio beneficio”, e che quelli che causano divisioni sono “uomini animaleschi, che non hanno spiritualità”. (Giuda 4, 16, 19) Se alcuni riescono, sia con adulazioni che con dimostrazioni di apparente zelo, a ottenere influenza o posizione notevole dentro la congregazione, costituiscono un grave pericolo. Giustamente tali individui vengono sotto la maledizione di Dio e meritano la distruzione, come dichiara anche l’apostolo Pietro. Ciò che può dirsi degli uomini che seguono questa condotta divisiva e corruttrice può parimenti dirsi delle donne che si comportano in questo modo. — Confronta Rivelazione 2:20-23.
22, 23. Come quelli che corrompono altri sono simili a Balaam?
22 Inoltre, l’apostolo Pietro paragonò gli uomini corrotti a Balaam, dicendo:
“Han seguìto il sentiero di Balaam, figlio di Beor, che amò la ricompensa dell’ingiustizia, ma ricevette un rimprovero per la sua violazione di ciò che era giusto. Una bestia da soma senza voce, esprimendosi con voce umana impedì la pazza condotta del Profeta”. (II Pietro 2:15b, 16)
Questo divinatore sapeva molto bene che maledire gli israeliti era contrario alla volontà del Supremo Sovrano. Benché esteriormente sostenesse che non sarebbe andato oltre ciò che Geova gli avrebbe imposto di dire, Balaam nutriva intimamente il desiderio di maledire Israele. Voleva la ricompensa offerta dal re moabita Balac. Ma l’Iddio Onnipotente riprese Balaam per mezzo della stessa asina di Balaam. Con un miracolo, l’Altissimo fece in modo che una bestia da soma priva di ragione parlasse con parole intelligibili. (Numeri 22:1-35) Questo non fu difficile per Colui che avrebbe potuto far gridare anche le pietre. (Luca 19:40) Considerata l’estrema avidità di guadagno di Balaam. Geova Dio impiegò giustamente questo mezzo di riprensione molto insolito. Tentando di resistere alla volontà di Dio riguardo a Israele, Balaam agì come un uomo insensato. Per un certo tempo, la riprensione del suo animale domestico gli impedì di perseguire la sua condotta, giacché mostrò che semplicemente non poteva riuscire a maledire Israele. — Numeri 23:1–24:9.
23 Tuttavia, Balaam era ancora risoluto a ottenere la ricompensa. Infine, presentò un piano secondo cui gli israeliti avrebbero recato su se stessi la maledizione di Dio. Istruì Balac sul modo in cui poteva impiegare donne moabite e madianite per indurre gli uomini d’Israele a commettere idolatria e fornicazione. (Numeri 31:16; Rivelazione 2:14) La macchinazione ebbe un certo grado di successo e fu la causa della morte di 24.000 israeliti. — Numeri 25:1-9.
24. L’esempio di Balaam che cosa ci aiuta a vedere per quanto riguarda le persone egoiste?
24 Con quale vigore il caso di Balaam illustra la condotta di uomini che abbandonano ciò che è giusto allo scopo di trarne guadagno personale! Nemmeno un miracolo impedirebbe loro di cercar di soddisfare la loro avidità. Perciò, dovremmo evitare l’intima compagnia di chiunque ha un atteggiamento, un linguaggio e una condotta tali da turbare seriamente la nostra coscienza. Gli uomini egoisti semplicemente non hanno scrupoli quando si tratta di danneggiare altri per conseguire le loro proprie mete.
25. A che cosa danno enfasi le parole di II Pietro 2:17?
25 Continuando a descrivere tali uomini malvagi, Pietro afferma: “Questi sono fonti senz’acqua, nuvole spinte da violenta tempesta, e a loro è riservata l’oscurità delle tenebre”. (II Pietro 2:17) Non si ottiene nessun beneficio dall’intima compagnia di persone contaminate. Sono come pozzi o fonti a cui il viaggiatore stanco si avvicina con la speranza di avere acqua ristoratrice, solo per provare la delusione che la sorgente dell’acqua è prosciugata. Sono anche come nuvole o vapori senz’acqua, che uno guarda con la speranza di avere la pioggia necessaria per far crescere le messi ma che sono presto portati via da forti venti. Gli insegnanti di falsità non sono fonte di alcuna luce o intendimento. Essi stessi sono diretti verso “l’oscurità delle tenebre”, totali tenebre che rappresentano il giudizio di condanna che li attende.
STATE ATTENTI ALLE ‘ESPRESSIONI GONFIE’
26. Come l’apostolo Pietro descrive il modo in cui uomini corrotti conseguono i loro fini?
26 A causa del loro ingannevole aspetto esteriore dobbiamo guardarci dagli elementi pericolosi dentro la congregazione. Specialmente quelli che non sono ben stabiliti nella verità e nel modo di vivere cristiano devono stare attenti. I metodi seguiti dagli uomini egoisti possono fare molta impressione. Ma guai a quelli che sono ingannati dalle loro pompose convinzioni! L’apostolo Pietro dice:
“Pronunciano gonfie espressioni di nessun profitto, e adescano mediante i desideri della carne e mediante abitudini dissolute quelli che stanno appena sfuggendo a coloro che si conducono nell’errore. Mentre promettono loro libertà, sono essi stessi schiavi di corruzione. Poiché chiunque è sopraffatto da un altro ne è reso schiavo”. — II Pietro 2:18, 19, NW.
27. Che cosa è caratteristico delle parole e dell’atteggiamento di quelli che esercitano un’influenza corruttrice?
27 Quelli che persuadono altri perché adottino l’errore o seguano una condotta contraria alle norme di una coscienza pura spesso parlano con grande convinzione. Hanno un’opinione molto alta di se stessi e delle loro parole, e attribuiscono molto peso alle loro espressioni. (Confronta II Corinti 10:10, 12; 11:3-6, 12, 13). Invece di presentare sani ragionamenti scritturali con uno spirito di umiltà, forse scherniscono e parlano in maniera vigorosa ed enfatica, nascondendo la debolezza del loro argomento con scoppi d’ira. (Metti in contrasto II Corinti 4:2). Quando si esaminano alla luce delle Sacre Scritture, le loro parole di grande effetto si rivelano vuote o prive di utilità per chiunque.
28. Chi è più probabile che subisca l’influenza di elementi corrotti dentro la congregazione?
28 Deplorevolmente, quelli che non hanno una ferma base nella Parola di Dio possono non riconoscere il pericolo. Le loro ‘facoltà di percezione non sono esercitate per distinguere il bene dal male’. (Ebrei 5:14) Poiché questi instabili possono essersi separati solo di recente dalle pratiche mondane che disonorano Dio, tali pratiche possono ancora influire in qualche modo su di loro.
29. Qual è la veduta scritturale del divertimento o della ricreazione, ed esattamente quando abbiamo bisogno di stare in guardia?
29 È evidente che c’è bisogno di equilibrio quando ci si occupa di divertimento e ricreazione. Le Scritture non richiedono che i servitori di Dio conducano una vita di ascetismo, né rappresentano la rinuncia di se stessi come qualcosa che abbia una virtù sua propria eccetto solo quando è perseguita con qualche buon obiettivo. (Confronta Ecclesiaste 2:24; 3:1, 4, 13; 8:15; I Corinti 13:3; Colossesi 2:20-23). Ma questo non offre nessuna scusa per andare agli estremi, lasciando che la carne decaduta abbia il sopravvento e usando la libertà cristiana come un manto per coprire la malizia. (Galati 5:13, 14; I Pietro 2:16) Tale condotta non può mai essere in armonia con la norma di amare Dio e di amare il prossimo come noi stessi, la “legge regale” a cui siamo sottoposti. (Giacomo 2:8, 12) Quelli che ragionano altrimenti, e che nei loro eccessi scherniscono chi non è d’accordo con loro, mostrano di essere ancora schiavi delle proprie tendenze egoistiche.
30. Alla fine che cosa può accadere a causa dell’influenza corrotta dentro la congregazione?
30 C’è dunque bisogno di mantenerci assennati e di evitare gli estremi. C’è l’innegabile pericolo di essere condotti in un’avventata ricerca di piaceri. Uno può gradualmente essere attirato in un turbine di ricevimenti che, con l’andar del tempo, deteriorano nella qualità, scivolando sempre più verso gli estremi nella danza o nel bere, o nel guardare spettacoli che glorificano l’immoralità sessuale e il sadismo. È irragionevole pretendere che queste insane influenze non costituiscano nessun pericolo. Esse possono difficilmente essere un aiuto ma hanno l’effetto di indebolire la coscienza cristiana, infrangendo la fibra morale. Chi ha pretese diverse finisce spesso per divenire vittima dell’ubriachezza e di condotta sessuale errata. — Proverbi 13:20.
31, 32. Che cosa continueranno a fare alcuni membri della congregazione fino al “giorno del giudizio” e con quali conseguenze?
31 Veramente, l’apostolo Pietro raffigurò con accuratezza ciò che continuerà ad avvenire fra i servitori di Dio fino al “giorno del giudizio [degli ingiusti] perché siano stroncati”. (II Pietro 2:9) Ci saranno sempre quelli che cercheranno di estendere i limiti della libertà cristiana molto al di là di ciò che è ragionevole per poter soddisfare i loro desideri di piaceri sensuali. Non vogliono seguire l’ingiunzione biblica: “Fate morire perciò le membra del vostro corpo che sono sulla terra rispetto a fornicazione, impurità, appetito sessuale, desideri dannosi e concupiscenza”. (Colossesi 3:5) Invece, preferiscono proprio quei divertimenti che suscitano tali desideri errati. Quando vi coinvolgono altri, possono argomentare: ‘Se la nostra coscienza lo permette, non c’è nulla di male’. Ma essi non riconoscono che una coscienza contaminata non è una guida sicura. Questi cedono ai loro desideri errati e, perciò, ne sono schiavi. Le promesse di “libertà” che fanno ad altri sono ingannevoli.
32 I risultati per quelli che si precipitano di nuovo in una vita di trasgressione sono davvero calamitosi. L’apostolo Pietro scrisse:
“Certamente se, dopo essere sfuggiti alle contaminazioni del mondo mediante l’accurata conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo, sono coinvolti di nuovo in queste cose e ne sono sopraffatti, le loro condizioni finali son divenute peggiori delle prime. Poiché sarebbe stato meglio per loro non aver accuratamente conosciuto il sentiero della giustizia che dopo averlo accuratamente conosciuto allontanarsi dal santo comandamento loro trasmesso. È accaduta loro la parola del verace proverbio: ‘Il cane è tornato al proprio vomito e la scrofa ch’era stata lavata a rivoltolarsi nel fango’”. — II Pietro 2:20-22.
33. (a) Quali cambiamenti può fare una persona quando viene alla conoscenza della verità? (b) Perché il ritorno alle vie del mondo è una questione molto seria?
33 Perché l’apostolo Pietro poté dire questo? Una volta che uno ha acquistato conoscenza del Signore Gesù Cristo, comincia a vedere la necessità di fare cambiamenti. Forse rinuncia al vizio di bere, a una vita d’immoralità, al gioco d’azzardo e ad altri vizi. Purificandosi per conformare la propria condotta a ciò che si richiede da un discepolo di Gesù Cristo, l’individuo fugge o evita le “contaminazioni del mondo”, le pratiche che come ha appreso sono divinamente disapprovate. Comunque, essendo di nuovo coinvolto in pratiche che disonorano Dio, rigetta premeditatamente ciò che come egli sa è giusto. La sua conoscenza di Gesù Cristo e la sua coscienza educata secondo la Bibbia servirono all’inizio come una restrizione contro la condotta errata. Quando si libera da tale salutare restrizione, può ben divenire anche peggio di prima che intraprendesse la via del discepolo cristiano. Può andare oltre ciò che fanno gli uomini che non hanno conoscenza del sentiero della giustizia. Questo avviene perché la sua coscienza è divenuta contaminata, o perfino cicatrizzata, come un tessuto morto. (Confronta I Timoteo 4:2). Se non avesse mai conosciuto il sentiero giusto, la sua cattiva condotta non avrebbe disonorato così riprovevolmente il nome di Cristo, il suo peccato non sarebbe stato della stessa gravità, e il giudizio divino contro di lui non avrebbe dovuto essere così severo. — Confronta Luca 12:45-48; I Timoteo 1:13, 15, 16.
34, 35. (a) Cosa possiamo dedurre dal proverbio circa il cane e il porco impuri? (b) Questo proverbio quale impressione dovrebbe farci?
34 Considerato il proverbio che Pietro cita, quelli che intraprendono una vita di peccato non fanno evidentemente uso delle loro opportunità di progredire nella vita cristiana. (II Pietro 1:2-11) Forse alcuni abbandonano esteriormente le pratiche cattive ma non provano mai odio per esse. Forse non si lasciano mai alle spalle il “vomito”, il sudiciume, di questo mondo. Per loro c’è ancora qualcosa di attraente, e così possono essere indotti a ritornarvi. Possono avere l’intimo desiderio di rigirarsi nel fango della degradazione morale del mondo. Nel caso di altri, possono mancar di accrescere l’apprezzamento per il valore della condizione cristiana, e infine ciò che il mondo ha da offrire esercita maggiore attrattiva. Com’è tragica la caduta di quelli che sono così ritrascinati nella condizione che un tempo era stata per loro disgustosa!
35 Il proverbio ispirato è una lezione di avvertimento per tutti quelli che asseriscono di essere cristiani. Se non coltiviamo nel nostro cuore la purezza morale e spirituale e non proviamo vero odio per il sudiciume di questo mondo, siamo in grave pericolo di rovina spirituale. I cristiani semplicemente non possono permettersi di abbassare la loro guardia nel resistere agli allettamenti di un mondo corrotto. Dobbiamo far morire i nostri desideri errati, non permettendo loro di avere il sopravvento su di noi, né li dovremmo stimolare guardando con desiderio ciò che il mondo ha da offrire. — I Corinti 10:12; Colossesi 3:5.
RIMANETE SVEGLI!
36. Oltre a rimanere moralmente e spiritualmente puri, che cosa abbiamo bisogno di fare per piacere al nostro Signore?
36 Oltre a rimanere moralmente e spiritualmente puri, abbiamo anche bisogno di essere attivi nel servizio del nostro Signore, aiutando altri sia spiritualmente che materialmente. Tutta la nostra condotta dovrebbe riflettere la vigilanza e l’attività spirituali. Dando enfasi a questo, l’apostolo Pietro affermò:
“Diletti, questa è ora la seconda lettera che vi scrivo, nella quale, come nella prima, desto le vostre chiare facoltà di pensare alla maniera d’un rammemoratore, affinché ricordiate le parole dette in precedenza dai santi profeti e il comandamento del Signore e Salvatore per mezzo dei vostri apostoli. Poiché voi sapete questo prima di tutto, che negli ultimi giorni verranno degli schernitori con i loro scherni, che procederanno secondo i propri desideri e diranno: ‘Dov’è questa sua promessa presenza? Infatti, dal giorno che i nostri antenati si addormentarono nella morte, tutte le cose continuano esattamente come dal principio della creazione’”. — II Pietro 3:1-4.
37. (a) Perché dovremmo tenere ‘deste le nostre chiare facoltà di pensare’? (b) Quale memorabile avvenimento additarono i profeti?
37 Per certo oggi traiamo beneficio dal tenere ‘deste le nostre chiare facoltà di pensare’ così che possiamo fare un’appropriata valutazione di ciò che è essenziale per ottenere l’approvazione divina. (Confronta II Pietro 1:12-15). I “santi profeti” sin da Enoc avvertirono che ci sarebbe stato un giorno della resa dei conti. In Giuda 14, 15 leggiamo: “Sì, il settimo uomo nella discendenza da Adamo, Enoc, pure profetizzò riguardo a loro, quando disse: ‘Ecco, Geova è venuto con le sue sante miriadi, per eseguir giudizio contro tutti, e per convincere tutti gli empi di tutte le loro empie opere che hanno empiamente fatte e di tutte le cose offensive che gli empi peccatori han dette contro di lui’”. Secoli dopo, i profeti ebrei come Isaia, Daniele, Gioele, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia furono spinti a proferire profezie simili. — Isaia 66:15, 16; Daniele 7:9-22; Gioele 3:9-17; Abacuc 3:16-18; Sofonia 1:14-18; Aggeo 2:21, 22; Zaccaria 14:6-9; Malachia 4:1-6.
38. Perché ci dovremmo sforzare di essere in uno stato di prontezza?
38 Il giudizio divino predetto da tutti questi profeti e da altri deve adempiersi. Questo richiede che in ogni tempo ci sforziamo di mantenerci in uno stato di prontezza e non mettiamo in pericolo la nostra pura reputazione dinanzi all’Altissimo.
39. Qual è il messaggio che ci comunicò il comandamento di Gesù Cristo?
39 Il messaggio che ci tramandarono i profeti è uguale a quello che ci comunicò il comandamento del nostro Signore Gesù Cristo, come fu ripetuto dagli apostoli, incluso Paolo. Noi discepoli del Figlio di Dio dovremmo essere attivi nel suo servizio, rimanere moralmente e spiritualmente puri, ed essere sempre pronti a ricevere il nostro Signore quando viene per eseguire il giudizio contro gli empi. Il Figlio di Dio dichiarò:
“Prestate attenzione a voi stessi onde i vostri cuori non siano aggravati dalla crapula nel mangiare e nel bere e dalle ansietà della vita, e quel giorno non venga all’improvviso su di voi come un laccio. Poiché esso verrà su tutti quelli che abitano sulla faccia di tutta la terra. Siate svegli, dunque, supplicando in ogni tempo affinché riusciate a scampare da tutte queste cose destinate ad accadere e a stare in piedi dinanzi al Figlio dell’uomo”. — Luca 21:34-36.
40. Per evitar di cadere in un sonno spirituale, che dobbiamo fare?
40 Sì, dobbiamo guardarci dalle cadute spirituali. Questo richiede che evitiamo la sfrenata crapula nel mangiare e nel bere, e l’abbandono ai piaceri. Tali eccessi intorpidiscono la percezione e sovraccaricano il cuore con sentimenti di colpa. Scacciano i buoni motivi del cuore. Similmente, l’indebita preoccupazione circa il guadagnarsi da vivere può privare il cuore della rassicurante certezza che Geova Dio provvederà ogni cosa di cui abbiamo veramente bisogno. (Matteo 6:25-34) Ogni volta che il motivo principale del cuore cessa di essere il desiderio di essere trovati approvati dal Signore Gesù Cristo al suo tempo per il giudizio, si è in una condizione di grave pericolo spirituale. Si può essere sorpresi in una condizione disapprovata dal Signore, Gesù Cristo.
41. Perché la fede nella certezza della venuta di Cristo nella gloria è sempre stata un aiuto per rimanergli leali?
41 Come Pietro, gli altri apostoli fedeli insegnarono ai loro conservi credenti di tenere sempre presente dinanzi a sé la certezza della venuta di Cristo per eseguire il giudizio e ricompensare i suoi leali discepoli. Un primo obiettivo di tale insegnamento era quello di aiutare i cristiani ad essere trovati approvati all’arrivo del Figlio “con potenza e gran gloria”. (Matteo 24:30) Come aveva fatto Gesù, gli apostoli continuarono a dare enfasi all’importanza di mostrarsi fedeli sino alla fine. Tale fine poteva venire o alla loro morte o alla “presenza del giorno di Geova”. (II Pietro 3:12) Poiché anche la risurrezione dei coeredi di Cristo è collegata nelle Scritture con il suo ritorno, le speranze di tutti i suoi veri discepoli sono connesse all’arrivo del Figlio di Dio nella funzione di un glorioso Re celeste. (Matteo 10:28; 24:13, 36-44; I Tessalonicesi 1:9, 10; 4:14-17) Così, durante tutta la storia della congregazione cristiana, l’incrollabile fede nella venuta del Signore “con potenza e gran gloria” è stata un aiuto nel mostrare la propria lealtà verso di lui.
NON SIATE INGANNATI DAGLI SCHERNITORI
42. (a) Perché udiamo oggi la voce di schernitori? (b) Qual è il loro argomento?
42 In parte a causa del grande desiderio di essere viventi quando Gesù Cristo si rivela nella gloria, in tutti i secoli ci sono stati credenti che hanno cominciato a contare su un periodo o anno particolare per il termine del sistema di cose empio. Questo è accaduto fino a questi “ultimi giorni”. Poiché certe attese non si sono realizzate, molti hanno inciampato e sono tornati alle vie del mondo. In adempimento delle parole di Pietro, anche oggi udiamo la voce degli schernitori. (II Pietro 3:3, 4) In effetti, essi dicono: ‘Che ragione c’è per credere che il Figlio di Dio verrà a giustiziare gli empi e a ricompensare i suoi discepoli? Infatti, dal tempo della creazione non è cambiato nulla. Gli originali processi della vita continuano e non indicano la venuta di una fine disastrosa in un futuro prossimo. Gli uomini si sposano, e le donne sono date in matrimonio, nascono bambini, e gli uomini continuano a invecchiare e a morire’. Così intendono dire che il Signore Gesù Cristo non verrà mai per eseguire il giudizio o che questo avvenimento è così lontano nel futuro da non suscitare nessuna preoccupazione immediata.
43. Cosa mostra che c’è sempre stato per i discepoli di Cristo il bisogno di essere diligenti nell’assolvere le loro responsabilità?
43 Tali schernitori hanno totalmente perso di vista il fatto che la morte o il “giorno di Geova” li sopraggiungerà inevitabilmente. In ciascun caso, non avranno più l’opportunità di accumulare tesori in cielo nella forma di opere eccellenti. (Luca 12:15-21, 31, 33-40) Quindi, per i discepoli di Gesù Cristo non c’è mai stato un periodo di storia in cui si potessero permettere di trascurare le loro responsabilità. Per certo, il rischio di far questo è ancora più grande nel nostro tempo.
44. Quali basilari responsabilità dovremmo assolvere?
44 Oggi, dunque, quali responsabilità dovremmo esattamente assolvere? Da una parte, abbiamo il comando: “Fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate”. (Matteo 28:19, 20) Sì, al termine del sistema di cose, abbiamo il privilegio di partecipare alla predicazione mondiale della “buona notizia del regno”. (Matteo 24:14) Di importanza particolarmente essenziale in questo tempo è il nostro obbligo di mostrare amore a tutti i nostri fratelli, rispondendo ai loro bisogni di aiuto, comprensione e incoraggiamento. (Confronta Matteo 25:35-40; Ebrei 13:1-3; I Giovanni 3:16-18). Inoltre, ci dobbiamo esercitare di continuo per rimanere puri dalle degradanti opere della carne. — Matteo 7:21-23: Galati 5:19-21.
GEOVA HA DATO PROVA CHE GLI SCHERNITORI SONO IN ERRORE
45, 46. Quale prova ha provveduto Geova per mostrare che gli schernitori hanno torto?
45 Mentre continuiamo a condurre una vita in armonia con la nostra determinazione di essere discepoli di Gesù Cristo, vorremo tenere sempre dinanzi il fatto che Geova Dio molto tempo fa provvide la prova che conferma innegabilmente che gli schernitori sono in errore. Richiamando l’attenzione su ciò, l’apostolo Pietro scrisse:
“Secondo il loro desiderio, sfugge alla loro attenzione questo fatto, che nei tempi antichi vi erano i cieli, e la terra era solidamente fuori dell’acqua e nel mezzo dell’acqua mediante la parola di Dio; e mediante tali mezzi il mondo di quel tempo subì la distruzione quando fu inondato dall’acqua”. — II Pietro 3:5, 6.
46 Il fatto che Geova Dio abbia già distrutto una volta un mondo di empi mostra che gli schernitori sono in errore quando concludono che nelle attività umane non ci sarà nessun drastico cambiamento ma che ogni cosa continuerà “esattamente come dal principio della creazione”. Abbiamo la parola della promessa di Dio stesso che, per mezzo del Figlio suo, agirà contro gli empi. Questa parola è così potente che non c’è possibilità che resti inadempiuta.
47. Come il racconto della creazione rivela il potere della “parola” di Dio?
47 La maniera in cui la Bibbia parla delle opere creative di Geova rivela il potere della sua “parola”. Da Genesi, capitolo 1, vediamo che, quando l’Altissimo dice la parola o dà il comando, il suo proposito è come se fosse già attuato. (Confronta Salmo 148:1-6). In riferimento al secondo giorno, ci viene detto: “Dio proseguì, dicendo: ‘Si faccia una distesa fra le acque e avvenga una divisione fra le acque e le acque’. Quindi Dio faceva la distesa e faceva una divisione fra le acque che dovevano essere sotto la distesa e le acque che dovevano essere sopra la distesa. E così si fece”. (Genesi 1:6, 7) Quindi, il terzo giorno, “Dio proseguì, dicendo: ‘Le acque sotto i cieli si raccolgano in un sol luogo e appaia l’asciutto’. E così si fece”. — Genesi 1:9.
48. Come la terra venne a trovarsi “solidamente fuori dell’acqua e nel mezzo dell’acqua”?
48 Ciò che il racconto di Genesi dice è in piena armonia con la descrizione fatta dall’apostolo Pietro. Siccome l’asciutto emerse dalla superficie delle acque terrestri, la ‘terra stette solidamente fuori dell’acqua’. Tuttavia, a causa dell’acqua che circondava la terra al di sopra della distesa (che conteneva i gas necessari per sostenere la vita), la terra era anche “nel mezzo dell’acqua”. (Confronta Proverbi 8:24-29). Questa disposizione venne all’esistenza per mezzo della “parola di Dio”.
49. (a) Come “mediante tali mezzi il mondo di quel tempo subì la distruzione”? (b) Quale avvenimento futuro la potente “parola di Dio” rende certo?
49 Le acque sospese molto al di sopra della superficie della terra e le acque terrestri crearono la possibilità di un diluvio universale e risultarono in effetti il mezzo con cui l’Altissimo distrusse un mondo di empi. Pertanto, il Diluvio è per tutti quelli che scherniscono come un esempio ammonitore della certezza dell’intervento divino nelle attività umane al tempo della presenza di Cristo. La potente parola che portò all’esistenza le possibilità di un diluvio universale è la stessa parola che addita la distruzione del malvagio sistema di cose attuale. L’apostolo Pietro continua: “Ma mediante la stessa parola i cieli e la terra che sono ora son custoditi per il fuoco e sono riservati al giorno del giudizio e della distruzione degli uomini empi”. — II Pietro 3:7.
50. (a) In riferimento alla distruzione del vecchio sistema di cose attuale, quale punto di vista hanno adottato alcune persone che si associano alla congregazione cristiana? (b) Come si manifesta questo atteggiamento?
50 Specialmente a causa dei molti secoli trascorsi da che l’apostolo Pietro scrisse queste parole e a causa di certe aspettative inadempiute, alcune persone che si associano alla congregazione cristiana hanno messo in dubbio che venga mai tale distruzione. Benché non si uniscano forse apertamente agli schernitori, non considerano più il “giorno del giudizio” come un avvenimento con cui dover fare i conti. Divengono negligenti in quanto a comportarsi in modo degno delle loro responsabilità cristiane, e soccombono a uno stato di sonnolenza spirituale. Si sforzano di ottenere il più che possono dal sistema di cose attuale in quanto a piaceri e ricchezze.
APPREZZATE LA PAZIENZA DI GEOVA
51. Perché non dovremmo pensare che la venuta di Cristo nella funzione di giustiziere abbia impiegato molto tempo ad arrivare?
51 Da un punto di vista umano, può sembrare che la venuta di Cristo nella funzione di giustiziere della vendetta divina abbia impiegato molto tempo ad arrivare. Ma non è stato così agli occhi di Geova Dio. Di conseguenza, per evitare di addormentarci spiritualmente, dobbiamo considerare le cose dal punto di vista dell’Altissimo. Le parole dell’apostolo Pietro ci possono aiutare a fare proprio questo. Leggiamo:
“Comunque, non sfugga alla vostra attenzione questo solo fatto, diletti, che un giorno è presso Geova come mille anni e mille anni come un giorno. Geova non è lento riguardo alla sua promessa, come alcuni considerano la lentezza, ma è paziente verso di voi perché non desidera che alcuno sia distrutto ma desidera che tutti pervengano al pentimento. Tuttavia il giorno di Geova verrà come un ladro”. — II Pietro 3:8-10.
52, 53. In quale senso mille anni sono per Geova come un giorno, e un giorno come mille anni?
52 Geova non è indifferente riguardo al tempo che ha relazione con l’uomo. (Genesi 1:14, 15) Fece l’uomo in modo che tenesse conto del tempo. Nella Bibbia, Dio ha segnato particolari periodi di tempo, essendo questi misurati in anni secondo il calcolo del tempo dell’uomo. (Genesi 15:13-16; Esodo 12:40, 41; Galati 3:17; Numeri 14:33, 34; 32:13; Deuteronomio 2:7; Giosuè 5:6; Atti 13:20) Poiché è un Dio senza principio e senza fine, ab eterno in eterno, la sua propria vita non può essere misurata nel tempo. (Salmo 90:2, 4) Ciò che per l’uomo sono dunque mille anni o un periodo di oltre 365.000 giorni, comparativamente parlando, per l’Iddio di eternità sono solo come un giorno di 24 ore.
53 Quando l’ispirato Pietro dice, inoltre, che “un giorno è presso Geova come mille anni”, non intende dire che il tempo si trascini per Geova stancamente riguardo alle attività terrestri o umane. Piuttosto, in un giorno di 24 ore Dio potrebbe compiere ciò per cui l’uomo impiegherebbe, diciamo, mille anni. Ma l’Altissimo non è mai a corto di tempo, sebbene possa affrettare le cose. Tuttavia, se vuole attendere mille anni prima di compiere una certa azione, relativamente parlando, egli attende un solo “giorno”.
54. (a) Perché non dovremmo pensare che Geova Dio sia lento? (b) Come abbiamo tratto beneficio dalla pazienza di Dio?
54 Così, invece di guardare i secoli che sono passati da che l’apostolo Pietro scrisse la sua seconda lettera come una prova di lentezza da parte di Dio, dovremmo considerare questo periodo come una meravigliosa dimostrazione di pazienza divina. Ciò prova innegabilmente che il nostro Padre celeste vuole che in ogni luogo le persone si pentano e vivano. Come indicò Pietro, la pazienza di Dio è stata utile per i cristiani. Una volta anch’essi erano increduli e si dovettero pentire per ottenere presso l’Altissimo una reputazione approvata. Comunque, se il giudizio divino fosse stato eseguito contro il mondo di empi, quelli che non si erano ancora pentiti sarebbero periti. Così la pazienza di Geova ha permesso la salvezza dei cristiani, come anche ora continua a offrire opportunità perché altri si pentano e vivano. Ciò nondimeno, la pazienza divina non viene mostrata a tempo indefinito. Inaspettatamente, come quando viene un ladro, il Signore Gesù Cristo sarà rivelato “in un fuoco fiammeggiante” quando comincerà la sua opera di giustiziare gli empi. — II Tessalonicesi 1:7-9.
55. Che dovremmo fare dopo aver considerato la certezza della venuta di Cristo per eseguire il giudizio, e questo che cosa può significare per noi?
55 Poiché tale rivelazione del Signore Gesù Cristo può venire in qualsiasi tempo, dobbiamo pensare seriamente alla nostra posizione dinanzi a Dio e a Cristo. Non abbiamo un tempo infinito per farci una reputazione di opere eccellenti che ci consenta d’essere da loro ritenuti approvati. La Bibbia mostra chiaramente che il giorno in cui il nostro Signore verrà per il giudizio coglierà di sorpresa quelli che non sono vigilanti. Se siamo negligenti circa le nostre responsabilità cristiane, tale avvenimento potrà quindi sorprenderci come un ladro in una condizione impreparata. Perciò, dovremmo sforzarci di vivere ogni giorno come se fosse il nostro ultimo, non lasciando che i desideri personali o i piaceri interferiscano con il nostro fedele servizio a Geova Dio e al nostro Signore Gesù Cristo. In tal caso, non rimpiangeremo mai il modo in cui avremo impiegato il nostro tempo, le nostre energie e i nostri beni materiali. La rivelazione del Signore Gesù Cristo non sarà allora un tempo per smascherarci come schiavi sleali meritevoli di punizione. Ma darà inizio a un periodo di benedizioni impareggiabili in cui faremo parte dei “nuovi cieli’ o della “nuova terra” stabiliti da Dio. Certo, questa è una splendida speranza che vale la pena di salvaguardare. — II Pietro 3:13.
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Viviamo in aspettazione dell’adempimento della promessaScegliamo il miglior modo di vivere
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Capitolo 11
Viviamo in aspettazione dell’adempimento della promessa
1, 2. (a) Che cosa accadrà secondo l’immutabile “parola di Dio”, che dà luogo a quali domande? (b) Come l’apostolo Pietro descrive ciò che accadrà all’ordine attuale?
UN INTERO ordine mondiale deve cambiare. Ne dovrà risentire ogni aspetto della vita umana. Questo cambiamento è inevitabile poiché l’infallibile “parola di Dio” ha decretato la fine dei cieli e terra attuali e la loro sostituzione mediante nuovi cieli e nuova terra gloriosi. Che significheranno per noi questi avvenimenti? Come possiamo mostrare di vivere in aspettazione dell’adempimento di ciò che Geova Dio ha promesso?
2 Dopo aver fatto riferimento al diluvio universale dei giorni di Noè, l’apostolo Pietro scrive: “I cieli e la terra che sono ora son custoditi per il fuoco e sono riservati al giorno del giudizio e della distruzione degli uomini empi”. (II Pietro 3:7) L’apostolo prosegue, dicendo che “i cieli passeranno con rumore sibilante, ma gli elementi, essendo intensamente caldi, saranno dissolti, e la terra e le opere che sono in essa saranno scoperte”. — II Pietro 3:10.
3. In base al racconto di Genesi, che dobbiamo logicamente concludere circa l’universo materiale, inclusa la nostra terra?
3 In base a queste parole ispirate, dobbiamo forse concludere che sia la nostra terra letterale che il sole, la luna e le stelle saranno distrutti? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo considerare come Dio giudica le sue proprie opere. In riferimento alla fine del periodo creativo, il racconto di Genesi ci dice: “Dio vide poi tutto ciò che aveva fatto, ed ecco, era molto buono”. (Genesi 1:31) Dinanzi ai primi uomini era la prospettiva di un’eternità di vita felice sulla terra, purché rimanessero ubbidienti. (Genesi 2:16, 17; 3:3) Nel racconto di Genesi non c’è nulla che faccia pensare che la terra sarebbe stata per l’uomo solo una dimora temporanea, per essere infine distrutta in qualche futuro giorno di giudizio. Logicamente ne consegue che il proposito di Dio è che l’universo materiale, inclusa la terra, continui a esistere senza fine.
4. (a) Quale distinzione fece Pietro riguardo alla situazione esistente prima e dopo il Diluvio? (b) Che cosa fu fatto dal Diluvio?
4 Inoltre, l’apostolo Pietro fece una distinzione fra (1) i ‘cieli dei tempi antichi e la terra che era solidamente fuori dell’acqua e nel mezzo dell’acqua’ e (2) “i cieli e la terra che sono ora”. (II Pietro 3:5, 7) Tuttavia, la terra che esisté prima del Diluvio è lo stesso pianeta che esiste ancora. È vero che il diluvio portò in effetti dei cambiamenti negli aspetti fisici della terra. Poiché non c’era più acqua in sospensione al di sopra della superficie della terra, questo influì sull’aspetto dell’universo visibile dal punto di vista dell’osservatore umano. Comunque, questi cambiamenti furono semplicemente effetti collaterali del Diluvio. Il suo scopo non fu di distruggere il pianeta letterale ma di distruggere la società umana empia fuori dell’arca. Per mezzo del diluvio, tutte le opere e le disposizioni edificate dalla società umana empia perirono.
5. Perché ci sia qualcosa che corrisponda al diluvio universale, cosa deve accadere nel giorno della resa dei conti?
5 Quindi, perché ci sia qualcosa che corrisponda al diluvio universale, tutto ciò che ha relazione con la società umana malvagia attuale deve perire, come se fosse consumato dal fuoco. Sì, l’intera struttura delle cose umane venuta all’esistenza dopo il Diluvio è stata riservata alla distruzione e al giorno del giudizio o della resa dei conti.
6. È letterale il “fuoco” per mezzo del quale finisce il vecchio ordine?
6 Che il “fuoco” sia qui usato in maniera rappresentativa della completezza della distruzione è confermato nel libro biblico di Rivelazione, dove il Signore Gesù Cristo è raffigurato come un re guerriero. Si dice che l’azione della sua battaglia lasci molti cadaveri sparsi sulla superficie della terra, perché siano consumati da uccelli necrofagi. (Rivelazione 19:15-18) Tale quadro non potrebbe essere adempiuto in nessun grado se questo pianeta dovesse essere letteralmente ridotto a un tizzone spento privo di vita.
7. Che cosa indicano le parole di II Pietro 3:10 circa la distruzione avvenire?
7 Or dunque, la raffigurazione di Pietro della distruzione della terra e dei cieli attuali si riferisce all’annientamento della società umana empia. I governi istituiti dagli uomini che hanno dominato sulla società umana come “cieli” scompariranno dall’esistenza. (Confronta Isaia 34:2-5; Michea 1:3, 4). Il suono che si produrrà quando si dissolveranno nella rovina, descritto come un “rumore sibilante” simile a quello del vapore che sfugge sotto pressione, aumenterà di intensità. Gli “elementi”, cioè lo spirito che spinge l’empio genere umano a pensare, predisporre, parlare e agire nella loro maniera che disonora Dio, saranno dissolti o ridotti a nulla. (Confronta Atti 9:1; Efesini 2:1-3). Questo significherà la fine per tutte le filosofie, le teorie, le intese e gli schemi che riflettono lo spirito del genere umano alienato dall’Altissimo. “La terra e le opere che sono in essa saranno scoperte” o esposte come meritevoli di distruzione. Non ci sarà scampo per nessun membro della società umana malvagia, la “terra”. (Confronta Genesi 11:1; Isaia 66:15, 16; Amos 9:1-3; Sofonia 1:12-18). Tutte le opere degli uomini illegali — sia le istituzioni e le organizzazioni che quanto è stato edificato in relazione con queste — saranno rivelate come disapprovate da Dio, per essere eliminate come rifiuti senza valore.
8. Poiché ogni parte del sistema attuale sarà distrutta, quale consiglio di Pietro dovremmo prendere a cuore?
8 Noi servitori di Dio vogliamo perciò vivere in una maniera tale da mostrare che crediamo realmente che ogni parte di questo sistema empio attuale perirà per sempre. Questo è ciò che l’apostolo Pietro ci esorta a fare, dicendo:
“Giacché tutte queste cose devono quindi esser dissolte, quale sorta di persone dovete essere voi in santi atti di condotta e opere di santa devozione, aspettando e tenendo bene in mente la presenza del giorno di Geova, per cui i cieli essendo infuocati saranno dissolti e gli elementi essendo intensamente caldi si fonderanno!” — II Pietro 3:11, 12.
9. Solo chi sopravvivrà alla distruzione avvenire, con la prospettiva di benedizioni eterne?
9 Quando ogni parte di questo sistema sarà dissolta dal ‘fuoco’ dell’ira di Dio espressa per mezzo del Signore Gesù Cristo, scamperanno solo le persone che avranno tenuto una condotta retta e che avranno mostrato santa devozione. La vera adorazione non è passiva, riflettendosi unicamente nella propria astinenza da certi errori. Mentre è essenziale mantenere la purezza morale e spirituale, abbiamo anche l’obbligo di dimostrare amore ai nostri simili e di essere disposti e desiderosi di appagare le loro necessità fisiche e spirituali. E questo contribuisce a una grande gioia, poiché “vi è più felicità nel dare che nel ricevere”. — Atti 20:35.
AZIONI INDICANTI CHE RICONOSCIAMO L’AVVICINARSI DELLA FINE
10. A causa dell’appressarsi della “fine di ogni cosa”, quale ammonimento diede Pietro?
10 Le seguenti parole dell’apostolo Pietro ampliano ciò che dobbiamo fare in vista dell’appressarsi della “fine di ogni cosa”: “Siate di mente sana, perciò, e siate vigilanti in vista delle preghiere. Soprattutto, abbiate intenso amore gli uni per gli altri, perché l’amore copre una moltitudine di peccati. Siate ospitali gli uni verso gli altri senza brontolii”. — I Pietro 4:7-9.
11. Per rimanere di “mente sana” che cosa si richiede?
11 In armonia con questo ammonimento, per rimanere moralmente puri o retti nella condotta e per essere attivi promuovendo il benessere spirituale di altri, dobbiamo essere di “mente sana”. Questo richiede che badiamo di non farci dominare dalle emozioni lasciando che ci facciano perdere l’equilibrio emotivo. È essenziale riconoscere le cose veramente importanti nella vita, avere un equilibrato senso di ciò che ha la precedenza. — Filippesi 1:9, 10.
12. (a) Perché è importante essere “vigilanti in vista delle preghiere”? (b) Come Pietro ne apprese l’importanza dalla sua propria esperienza?
12 Se vogliamo rimanere fedeli servitori di Dio, non possiamo sperar di riuscire con la nostra propria forza. Ci dobbiamo rivolgere a Geova Dio per aiuto, essendo “vigilanti in vista delle preghiere”. Dall’esperienza personale, l’apostolo Pietro aveva appreso l’importanza d’essere ‘vigilante’, di stare in guardia o di esser desto riguardo alle preghiere. Poco prima che Gesù Cristo fosse arrestato da una turba armata nel giardino di Getsemani, il Figlio di Dio aveva incoraggiato Pietro, Giacomo e Giovanni a pregare perché non cadessero vittime della tentazione. Comunque, tutt’e tre si addormentarono in questo tempo critico. (Matteo 26:36-46; Marco 14:32-42; Luca 22:39-46) Indebolito per il fatto che non era rimasto ‘vigilante’ riguardo alla preghiera, Pietro rinnegò poi Gesù Cristo tre volte. (Giovanni 18:17, 18, 25-27) Eppure in precedenza Pietro aveva dichiarato fiduciosamente: “Signore, sono pronto ad andare con te sia in prigione che alla morte”. (Luca 22:33) “Benché tutti gli altri inciampino riguardo a te, io non inciamperò mai!” — Matteo 26:33.
13. Cosa possiamo imparare dall’esperienza che Pietro ebbe quando mancò di ‘vigilare in vista delle preghiere’?
13 In ciò che accadde a Pietro è per noi una lezione essenziale. Può imprimere nella nostra mente il pericolo dell’eccessiva fiducia. A causa delle nostre limitazioni e debolezze, possiamo riuscire a resistere alla tentazione solo con l’aiuto divino. Perciò, continuiamo a pregare tenendo la mente e il cuore desti, cioè con incrollabile affetto verso Geova Dio e Gesù Cristo.
14. Quale dovrebbe essere il nostro motivo nell’adempimento della nostra responsabilità cristiana, e come questo è manifestato da come trattiamo i nostri conservi credenti?
14 Oltre a rimanere desti ed equilibrati riguardo alla nostra condizione di discepoli cristiani, facciamo bene a considerare se l’amore è il motivo che ci spinge ad agire per adempiere le nostre responsabilità. (I Corinti 13:1-3) L’apostolo Pietro esortò ad avere “intenso amore” per i nostri conservi credenti. Tale intenso amore lo mostriamo essendo pronti a perdonare. In tal caso non esageriamo le mancanze dei nostri fratelli né richiamiamo indebita attenzione sulle loro trasgressioni. Non andiamo in cerca di errori, mettendo le infrazioni di altri sotto la peggiore luce possibile. Concedendo così perdono, il nostro amore coprirà una moltitudine di peccati invece di esporli alla piena vista di altri.
15. Perché può essere necessario mostrare ospitalità, e con quale atteggiamento si dovrebbe offrire?
15 Anche la manifestazione di ospitalità è un’espressione di amore. Com’è bello quando condividiamo il nostro cibo e le nostre cose necessarie con altri, specialmente con quelli che ne hanno necessità! (Luca 14:12-14) Quando i conservi credenti perdono tutto a causa di disastri naturali o di persecuzione, questo può significare aprire loro la nostra casa per prolungati periodi di tempo. Ciò può essere per noi molto scomodo, e potremmo essere inclini a lamentarci per le straordinarie richieste di nostri beni ed energie. In tali tempi facciamo bene a guardarci dal brontolare se dobbiamo mostrare ospitalità ripetute volte, riconoscendo che questo è un ottimo modo in cui possiamo manifestare il nostro amore a quelli che Dio ama.
16, 17. (a) Come dovremmo considerare i doni che abbiamo? (b) Quale ottimo atteggiamento raccomandò e manifestò Paolo stesso?
16 Tutti abbiamo doni o doti che possiamo usare per il beneficio di altri. Che rimaniamo approvati servitori di Dio dipende dall’uso zelante e gioioso che faremo di questi doni. Saggiamente, eviteremo di paragonarci con altri. Questo può impedire che ci scoraggiamo quando vediamo che altri possono fare molto più di noi. D’altra parte non cederemo a nessun sentimento di superiorità quando in qualche campo di attività potremo fare più di altri. (Galati 6:3, 4) Notate ciò che disse l’apostolo Pietro: “Nella proporzione in cui ciascuno ha ricevuto un dono, usatelo, servendo gli uni gli altri, quali eccellenti economi dell’immeritata benignità di Dio espressa in vari modi”. (I Pietro 4:10) Conformemente, abbiamo la responsabilità di fare pieno uso di qualsiasi dono abbiamo. Per immeritata benignità di Dio siamo ciò che siamo e abbiamo ciò che abbiamo. Perciò, tutte le nostre energie, capacità e talenti possono essere considerati come doni che ci sono stati concessi per immeritata benignità di Geova, onde li usiamo per recare lode e onore all’Altissimo.
17 L’apostolo Paolo diede risalto al giusto atteggiamento per mezzo delle seguenti domande: “Chi ti fa differire da un altro? In realtà, che cosa hai che tu non abbia ricevuto? Se, ora, in realtà lo hai ricevuto, perché ti vanti come se non lo avessi ricevuto?” (I Corinti 4:7) Benché Paolo stesso potesse dire di aver “faticato più” di tutti gli altri apostoli, non ne attribuì il merito a se stesso, ma aggiunse: “non io, però, ma l’immeritata benignità di Dio che è in me”. — I Corinti 15:10.
18. In quale maniera dovremmo impiegare i nostri doni?
18 Come fedeli economi, vorremo interessarci per fare pieno uso dei doni che abbiamo, aiutando altri spiritualmente e materialmente. Anche la maniera in cui facciamo questo è molto importante. A questo riguardo, Pietro scrisse:
“Se uno parla, parli come se fossero i sacri oracoli di Dio; se uno serve, serva come dipendendo dalla forza che Dio fornisce; onde in ogni cosa Dio sia glorificato per mezzo di Gesù Cristo. La gloria e il potere sono suoi per i secoli dei secoli. Amen”. — I Pietro 4:11, NW.
19. Come possiamo glorificare Dio quando aiutiamo altri spiritualmente e materialmente?
19 Perciò, se aiutiamo spiritualmente altri, vorremo parlare in modo tale da mostrare che la fonte delle nostre parole di conforto e amore è Geova Dio. Quando ciò avviene, la nostra predicazione e il nostro insegnamento saranno edificanti e non genereranno sentimenti di inferiorità e vergogna in quelli che stiamo cercando di aiutare. Similmente, se diamo il nostro tempo e le nostre energie nel rendere aiuto fisico, vorremo confidare in Dio per la forza. Questo non darebbe risalto alle nostre proprie capacità ed esalterebbe l’impiego che Dio fa delle nostre capacità per operare il bene. In questo modo, sarà glorificato il nostro Padre celeste. (I Corinti 3:5-7) Poiché al Padre sono resi tali gloria e onore perché siamo discepoli del Figlio suo, Geova Dio è “glorificato per mezzo di Gesù Cristo”. Sì, l’Altissimo ci ha dato la capacità e la forza di fare il bene.
20. Perché dovremmo attendere la venuta del grande giorno di Geova, e quindi cosa dovremmo fare?
20 Impiegando il nostro tempo, i nostri beni e le nostre energie per aiutare altri, mostriamo di essere in uno stato di preparazione spirituale, pronti ad affrontare il grande giorno di Geova. Infatti, riconoscendo che il Signore Gesù Cristo potrebbe venire in qualsiasi tempo come esecutore della vendetta divina potremo essere incitati a rimanere spiritualmente svegli. Ecco perché vorremo tenere sempre presente la certezza della venuta del grande giorno di Geova. Siccome offrirà splendide opportunità a tutti i leali discepoli di Gesù Cristo, possiamo giustamente attenderlo con viva aspettazione. Il giorno di Geova significherà essere liberati per sempre dall’ingiustizia e dalle pressioni del sistema di cose attuale, per godere le benedizioni dei “nuovi cieli e nuova terra”. Com’è essenziale che teniamo “bene in mente” questo giorno, desiderandolo ardentemente! (II Pietro 3:12, 13) La nostra zelante partecipazione all’opera di far conoscere ad altri il proposito di Dio prova l’atteggiamento corretto. Mostra che siamo convinti che il giorno di Geova verrà e che altri hanno bisogno di conoscerlo e agire in armonia con questa essenziale conoscenza.
21. (a) Di che cosa possiamo essere sicuri riguardo alla promessa di Dio di “nuovi cieli e nuova terra”? (b) Come questo dovrebbe influire su di noi?
21 La promessa di Dio di “nuovi cieli e nuova terra”, dichiarata prima per mezzo del profeta Isaia, si compirà nel suo più pieno significato. (Isaia 65:17; 66:22) Un giusto governo retto da Gesù Cristo e da re-sacerdoti a lui associati sopra una società terrestre conforme alla legge divina deve divenire una realtà. (Rivelazione 5:9, 10; 20:6) La certezza di ciò può spronarci all’azione, spingendoci a fare tutto il possibile per essere fra quelli che parteciperanno alle risultanti benedizioni. L’apostolo Pietro ammonì: “Diletti, giacché aspettate queste cose, fate tutto il possibile per essere infine trovati da lui immacolati e senza difetto e in pace”. (II Pietro 3:14) Come servitori di Dio, la nostra preoccupazione è quella di essere approvati dal Signore Gesù Cristo, non avendo macchie o difetti dovuti ad atteggiamenti, modi di fare e azioni mondani. Vogliamo essere liberi dalla sozzura del peccato. Poiché il peccato infrange la nostra pace con Dio, solo rimanendo in uno stato in cui i nostri peccati possono essere espiati potremo esser trovati “in pace” alla venuta del suo grande giorno.
APPREZZIAMO LA PAZIENZA DIVINA
22. Perché non dovremmo divenire impazienti circa l’adempimento della promessa di Dio?
22 Mentre attendiamo giustamente i “nuovi cieli e nuova terra”, non vogliamo divenire impazienti circa l’adempimento della promessa. Il fatto che il grande giorno di Geova non venne molto tempo fa ha permesso la nostra propria salvezza. L’apostolo Pietro dichiarò:
“Considerate la pazienza del nostro Signore come salvezza, come il nostro diletto fratello Paolo pure vi scrisse secondo la sapienza datagli, parlando di queste cose come fa anche in tutte le sue lettere. In esse, comunque, vi sono alcune cose difficili a capirsi, che i non istruiti e gli instabili torcono, come fanno pure del resto delle Scritture, alla propria distruzione”. — II Pietro 3:15, 16.
23. (a) Perché non dovremmo approfittare della pazienza di Dio? (b) Come nel primo secolo alcuni non riconobbero la ragione della pazienza di Dio?
23 Come persone che apprezzano la pazienza di Geova, vorremo stare attenti a non approfittarne, giustificando una particolare condotta di egoismo in base alla supposizione che il grande giorno di Dio sia ancora molto lontano. Nel primo secolo E.V., ci furono credenti che evidentemente fecero questo. L’apostolo Pietro li descrisse come ‘non istruiti e instabili’, privi del chiaro intendimento della Parola di Dio e instabili riguardo alla dottrina e alla pratica cristiane. Questi cercarono perfino di usare dichiarazioni delle lettere dell’ispirato apostolo Paolo e altre parti delle Scritture per scusare la loro condotta errata. Può darsi che indicassero ciò che Paolo aveva scritto sull’esercizio della coscienza e sull’esser dichiarati giusti per mezzo della fede e non per mezzo delle opere della legge mosaica come qualcosa che consentisse libertà di azioni di ogni genere contrarie alla volontà di Dio. (Confronta Romani 3:5-8; 6:1; 7:4; 8:1, 2; Galati 3:10). Forse fecero uso errato di punti come i seguenti:
“Cristo ci rese liberi. Perciò state saldi e non vi fate confinare di nuovo in un giogo di schiavitù”. (Galati 5:1) “Ogni cosa mi è lecita”. (I Corinti 6:12) “Tutte le cose sono pure alle persone pure”. (Tito 1:15)
Comunque, non tennero conto che Paolo disse anche:
“Non usate questa libertà come un’occasione per la carne, ma per mezzo dell’amore fate gli schiavi gli uni agli altri. Poiché l’intera Legge è adempiuta in una sola parola, cioè: ‘Devi amare il tuo prossimo come te stesso’”. (Galati 5:13, 14) “Ciascuno continui a cercare non il proprio vantaggio, ma quello altrui”. — I Corinti 10:24.
24. Perché dobbiamo guardarci dalle nostre compagnie anche dentro la congregazione?
24 Come nella congregazione del primo secolo, così oggi ci sono quelli che estenderebbero i limiti della libertà cristiana fino al punto di divenire schiavi del peccato. Perciò, facciamo bene a badare alle nostre compagnie, per non venire sotto un’influenza non salutare ed essere sviati. Richiamando l’attenzione su questo fatto l’apostolo Pietro scrisse: “Voi perciò, diletti, avendo questa anticipata conoscenza, state in guardia, affinché non siate trascinati con loro dall’errore delle persone che sfidano la legge e non cadiate dalla vostra propria saldezza”. — II Pietro 3:17.
FATE PROGRESSO COME CRISTIANI
25, 26. Dopo aver ottenuto la fede, che dovremmo fare in armonia con II Pietro 1:5-7?
25 Per evitar di perdere le benedizioni che Geova Dio ha in serbo per noi, dovremmo voler fare progresso nel modo di vivere e nell’attività cristiani. (II Pietro 3:18) Che facciamo ciò è in armonia con l’incoraggiamento dell’apostolo Pietro:
Sì, per questa stessa ragione, compiendo in risposta ogni premuroso sforzo, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la padronanza di voi stessi, alla padronanza di voi stessi la perseveranza, alla perseveranza la santa devozione, alla santa devozione l’affetto fraterno, all’affetto fraterno l’amore”. — II Pietro 1:5-7.
26 Per mezzo del Figlio suo, Geova Dio ci ha dato la capacità della fede. Quindi, in corrispondenza, o in conseguenza, di ciò che è stato fatto a nostro favore, dovremmo voler acquisire altre eccellenti qualità che diano prova che abbiamo fede genuina. Possiamo far questo lasciando che la Parola e lo spirito di Dio esercitino nella nostra vita tutto il loro vigore. (II Pietro 1:1-4) L’apostolo Pietro ammonì di ‘compiere ogni premuroso sforzo’, esercitandoci diligentemente con tutte le energie che abbiamo, cooperando nell’opera che il nostro Padre celeste compie per renderci cristiani completi. — Confronta I Corinti 3:6, 7; Giacomo 1:2-4.
27. Che significa che alla nostra fede si aggiunga la virtù?
27 Che aggiungiamo la virtù alla fede significa che ci sforziamo di essere persone di eccellenza morale a imitazione del nostro Esempio, Cristo. Tale virtù o eccellenza morale è una qualità positiva. Chi la possiede non solo si trattiene dal fare il male o dal causare danno ai suoi simili ma cerca anche di fare il bene, rispondendo positivamente alle necessità spirituali, fisiche ed emotive di altri.
28. Perché è importante crescere nella conoscenza?
28 L’eccellenza morale non può esistere separatamente dalla conoscenza. Abbiamo bisogno di conoscenza per distinguere il bene e il male. (Ebrei 5:14) È anche essenziale per valutare esattamente quanto il bene sia positivo se espresso in una data situazione. (Filippesi 1:9, 10) A differenza della credulità, che rende la conoscenza insignificante oppure le resiste, la fede che ha una base solida poggia sulla conoscenza e ne trae sempre beneficio. Se siamo dunque diligenti nell’applicare le Sacre Scritture, la nostra fede ne sarà rafforzata mentre continueremo a crescere nella conoscenza di Geova Dio e del Figlio suo.
29. (a) Perché la conoscenza è essenziale nel coltivare la padronanza di sé? (b) Che relazione c’è fra la padronanza di sé e la perseveranza?
29 Questa conoscenza serve a impedire che cediamo alle passioni peccaminose, divenendo smoderati e sfrenati nella condotta, o che in altri modi diveniamo colpevoli mancando gravemente di riflettere l’immagine divina nel nostro modo di pensare, parlare e agire. La conoscenza fa avere padronanza di sé, la capacità di frenare la propria persona, le proprie azioni e le proprie parole. Continuando a esercitare la padronanza di sé, si acquista l’essenziale qualità della perseveranza. La forza interiore che la perseveranza genera può anche aiutarci a resistere in modo da non cedere alle passioni peccaminose, facendo compromesso quando subiamo persecuzione o divenendo preoccupati delle cure quotidiane, dei piaceri o dei beni materiali. Questa perseveranza sorge dal confidare nell’Altissimo per avere forza e guida. — Confronta Filippesi 4:12, 13; Giacomo 1:5.
30. (a) Che cos’è la santa devozione, e come si manifesta? (b) Che cosa mostra che la devozione non può esistere separatamente dall’affetto fraterno?
30 La santa devozione o il senso della riverenza dovrebbe aggiungersi alla perseveranza. Tale atteggiamento distingue l’intera condotta del vero cristiano. Si manifesta con salutare riguardo e onore per il Creatore e con profondo rispetto e considerazione per i genitori o altri cui è dovuta la devozione. (I Timoteo 5:4) Senza affetto fraterno, comunque, la devozione non può esistere. L’apostolo Giovanni afferma:
“Se alcuno fa la dichiarazione: ‘Io amo Dio’, eppure odia il suo fratello, è bugiardo. Poiché chi non ama il suo fratello, che ha visto, non può amare Dio, che non ha visto”. (I Giovanni 4:20)
Chiunque si vantasse della propria riverenza e della propria devozione sarebbe ancora miseramente manchevole se non mostrasse ai suoi fratelli affetto, benignità e amicizia. Non possiamo essere calorosi verso Dio e freddi verso i nostri fratelli.
31. A chi si deve mostrare amore, e perché?
31 L’amore è la notevole qualità che dovrebbe essere specialmente evidente nella nostra vita. Questa specie di amore non si deve limitare ai nostri fratelli cristiani. Sebbene dobbiamo avere affetto per i nostri fratelli spirituali, si deve mostrare amore a tutto il genere umano. Questo amore non dipende dalla posizione morale dell’individuo. Dev’esser mostrato anche verso i nemici, esprimendosi particolarmente nel desiderio di aiutarli in modo spirituale. — Matteo 5:43-48.
32. Qual è il risultato quando applichiamo il consiglio di II Pietro 1:5-7?
32 Qual è il risultato quando alla fede si aggiungono virtù, conoscenza, padronanza di sé, perseveranza, santa devozione, affetto fraterno e amore? L’apostolo Pietro risponde: “Se queste cose esistono in voi e traboccano, v’impediranno d’essere inattivi o infruttuosi riguardo all’accurata conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo”. (II Pietro 1:8) Quindi non staremo fermi, inattivi, spiritualmente morti. Con le sante qualità dimoranti nei nostri cuori, essendo esse davvero parte di noi, saremo spinti a pensare, parlare e agire in una maniera approvata da Dio. (Confronta Luca 6:43-45). Allorché questo avverrà nel nostro caso, la venuta del Signore Gesù Cristo per assumere il pieno controllo delle attività della terra sarà l’inizio di benedizioni assai più grandi di quanto ora possiamo immaginare.
33-35. Quale beneficio si riceve vivendo come discepoli di Gesù Cristo?
33 Perciò, non diveniamo mai incuranti nella condotta o nell’assolvere le nostre responsabilità cristiane, inclusa l’essenziale opera di far conoscere ad altri il messaggio di Dio. Se abbiamo scelto di vivere come discepoli di Gesù Cristo, possiamo avere una coscienza pura e la sana compagnia di conservi credenti. Possiamo avere nei tempi di prova il rafforzante aiuto di Dio, e mentre mettiamo coscienziosamente in pratica i principi biblici la nostra relazione con altri migliorerà.
34 Non c’è aspetto della vita — nella casa, nel lavoro, nei nostri rapporti con le autorità governative di ogni livello — che non riceva un utile beneficio se cerchiamo di seguire la Parola di Dio. Saremo inoltre più consapevoli dell’importanza di impegnarci con tutto il cuore per raggiungere quanti più è possibile con il confortante messaggio della Bibbia. Proveremo grande felicità e un vero senso di soddisfazione appagando i bisogni dei nostri simili, specialmente i loro bisogni spirituali.
35 Prima di tutto, solo vivendo come veri discepoli di Gesù Cristo si può conseguire la promessa di un futuro eterno di vita felice. Certamente non vorremo perdere ciò che abbiamo guadagnato. Ogni giorno che passa ci trovi pronti per la venuta del nostro Signore col potere di un re completamente vittorioso. Solo allora potremo partecipare alla sconfinata gioia che deriverà dall’avere scelto di attenerci al nostro impegno di servire fedelmente Geova Dio.
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