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Vie navigabili costruite dall’uomoSvegliatevi! 1979 | 22 luglio
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perché temono di aprire sul Danubio una possibile “rotta d’invasione” tramite cui la flotta mercantile del blocco comunista potrebbe entrare nelle vie d’acqua commerciali dell’Europa occidentale.
Altri motivi di preoccupazione riguardano lo squilibrio che le vie d’acqua artificiali possono produrre nella creazione naturale. I canali dell’Erie e di Welland hanno permesso alla lampreda di mare, una creatura simile all’anguilla originaria dell’Atlantico settentrionale, di invadere i Grandi Laghi, dove ha decimato popolazioni di pesci commercialmente pregiati. Inoltre, la Saint Lawrence Seaway ha favorito lo sviluppo delle industrie sulle rive dei Grandi Laghi e questo ha accelerato l’inquinamento delle loro acque.
Sì, le vie d’acqua artificiali possono produrre uno squilibrio e accrescere l’inquinamento in certe regioni, ma Colui che creò ‘tutti i torrenti invernali che vanno al mare’ può porre fine all’inquinamento e mantenere il giusto equilibrio in tutta la creazione. (Eccl. 1:7) Inoltre, bisogna riconoscere che, per quanto le reti di canali siano costruite secondo criteri razionali, le loro caratteristiche non sono neppure da paragonare alla sapienza manifesta nelle vie d’acqua naturali della terra. Le cose costruite dall’uomo possono solo integrare, non sostituire, gli oceani, i laghi e i fiumi del nostro pianeta.
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I vantaggi dell’accuratezzaSvegliatevi! 1979 | 22 luglio
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I vantaggi dell’accuratezza
Il noto statista e scrittore inglese sir Winston Churchill scrisse anni fa qualcosa che illustra come sia bene essere accurati quando si impara qualcosa di importante. Nella sua autobiografia My Early Life (1930), spiega come da ragazzo imparò a parlare e scrivere in modo magistrale l’inglese:
“Essendo rimasto così a lungo nella classe inferiore [alla Harrow School], ebbi un immenso vantaggio rispetto ai ragazzi più intelligenti. Essi impararono il latino e il greco e cose magnifiche come queste. Ma io imparai l’inglese. Eravamo considerati così tonti che potevamo imparare solo l’inglese. Il sig. Somervell — uomo amabilissimo, verso cui ho un grande debito — ricevette il compito di insegnare ai ragazzi più stupidi la cosa più trascurata, cioè a scrivere nel semplice inglese. Ci sapeva fare. L’insegnava come nessun altro l’ha mai insegnato. Non solo imparammo bene a fare l’analisi della lingua inglese, ma ci esercitavamo di continuo. Il sig. Somervell aveva un suo sistema personale. Prendeva un periodo abbastanza lungo e lo suddivideva nelle varie parti con inchiostro nero, rosso, azzurro e verde. Soggetto, verbo, complemento oggetto: Proposizioni relative, proposizioni condizionali, . . . Ognuno aveva il suo colore e la sua parentesi. Era un bell’esercizio! Lo facevamo quasi tutti i giorni. Dato che io rimasi in quel corso . . . tre volte di più di tutti gli altri, feci il triplo di questi esercizi. Imparai bene. Così mi fu bene inculcata la struttura essenziale del comune periodo inglese, che è una cosa magnifica. E quando negli anni successivi i miei compagni di scuola che avevano ottenuto premi e lodi per aver scritto poesie latine così belle ed epigrammi greci così concisi dovettero scrivere nel comune inglese, per guadagnarsi da vivere o farsi strada, non mi sentii assolutamente in svantaggio. Naturalmente sono favorevole a che i ragazzi imparino l’inglese; farei imparare l’inglese a tutti; e poi farei imparare a quelli intelligenti il latino e il greco come premio. Ma la sola cosa per cui li fustigherei sarebbe il non conoscere l’inglese. Li fustigherei forte per una cosa del genere”.
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