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Il bisogno di sicurezzaLa Torre di Guardia 1968 | 1° febbraio
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LA CITTÀ DI RIFUGIO: PROVVEDIMENTO PROTETTIVO
7. Perché la legge di Mosè è ancora interessante per noi?
7 Consideriamo ora più attentamente un provvedimento della legge mosaica. È vero che la legge mosaica coi suoi molti decreti e le sue molte sanzioni penali non è più in vigore. Quando venne il Messia, Gesù Cristo, diciannove secoli fa, il tempo di questa legge ebbe fine. Era servita al suo scopo. Essendo adempiuta fu tolta di mezzo. La Bibbia ce ne informa con queste parole: “Egli ci perdonò benignamente tutti i nostri falli e cancellò il documento scritto a mano [la legge mosaica] contro di noi, che consisteva di decreti e che ci era opposto; ed Egli l’ha tolto di mezzo inchiodandolo al palo di tortura [di Gesù Cristo]”. (Col. 2:13, 14) Ma questo vecchio corpo di leggi, sebbene non fosse più in vigore dopo che Gesù Cristo era stato impiegato per porvi fine il 14 Nisan del 33 E.V., contiene molti istruttivi tipi o “ombre”, e anche princìpi, da cui i cristiani possono trarre luce e beneficio. Il sabato settimanale o giorno di riposo, per esempio, stabilito nella legge mosaica, era una tale ombra di buone cose avvenire, che additava qualche cosa di futuro, cioè i mille anni di pace e tranquillità sotto il regno di Cristo, il Messia. — Col. 2:16, 17; Ebr. 10:1.
8. Quante erano le città di rifugio, e quali erano i loro nomi?
8 Un interessantissimo provvedimento della legge mosaica fu quello delle città di rifugio. Dov’erano situate e a che scopo servivano? La Legge stabiliva un totale di sei città, tre dal lato orientale del Giordano e tre dal lato occidentale. Riguardo ai nomi e alle località geografiche di queste città siamo informati da Giosuè, che successe a Mosè come visibile condottiero d’Israele: “Pertanto diedero una posizione sacra a Chedes in Galilea nella regione montagnosa di Neftali, e a Sichem nella regione montagnosa di Efraim, e a Chiriat-Arba, vale a dire Ebron, nella regione montagnosa di Giuda. E nella regione del Giordano, a Gerico, verso est diedero Bezer nel deserto sull’altipiano dalla tribù di Ruben, e Ramot in Galaad dalla tribù di Gad, e Golan in Basan dalla tribù di Manasse”. — Gios. 20:7, 8.
9. (a) Com’erano distribuite nel paese queste città? (b) A quale scopo servirono effettivamente?
9 Osservando la cartina della Terra Promessa si nota che queste città erano distribuite abbastanza equamente nel paese. Perché? Queste città dovevano essere a breve distanza da qualsiasi abitante — sia gli Israeliti che i residenti forestieri e gli avventizi — che potesse aver bisogno della protezione della città. Queste città erano luoghi di rifugio, di protezione, aperte alle persone la cui vita era in pericolo, e perciò erano situate in località tali che quelli bisognosi di protezione avessero ragionevolmente la forza e il tempo necessari per fuggirvi. La legge nazionale stabiliva chi aveva diritto alla protezione. Poteva fuggire in una di queste città chiunque avesse causato, per disgrazia, senza alcuna cattiva intenzione, la morte di un’altra o di altre persone, mentre lavorava o in qualsiasi altra situazione.
10. In quali circostanze, per esempio, poteva fuggirvi un uomo?
10 Per illustrare, ecco un esempio di tale situazione, che avrebbe reso necessaria la fuga alla città di rifugio. “Ora questo è il caso dell’omicida che vi fugga e deve vivere: Quando ha colpito il suo prossimo senza saperlo e in precedenza non lo odiava; o quando è andato col suo prossimo nel bosco a raccoglier legna, e la sua mano s’è levata a colpire con la scure per tagliare l’albero, e il ferro è sfuggito dal manico di legno, ed esso ha colpito il suo prossimo che è morto, egli stesso fugga a una di queste città e deve vivere”. — Deut. 19:4, 5.
LA SANTITÀ DELLA VITA UMANA
11. (a) Perché una persona doveva fuggire alla città di rifugio? (b) Che cosa mostrano le parole che Geova disse a Noè?
11 Ma potremmo chiedere: Perché tale uomo doveva fuggire in un luogo di protezione? Perché, dopo aver causato la morte di un suo simile, correva ora egli stesso il pericolo di perdere la vita. Il parente più stretto aveva il diritto di agire come vendicatore del sangue dell’ucciso; aveva diritto di agire come giustiziere e in tale funzione poteva agire rapidamente, senza indugio. A quel tempo questo diritto del vendicatore del sangue era pienamente riconosciuto. Senza dubbio aveva origine dal decreto che troviamo nel primo libro della Bibbia, in Genesi 9, versetti dal 4º fino al 6º. Lì troviamo le parole che Geova disse a Noè e ai suoi figli, superstiti del diluvio universale, e queste parole mettono in rilievo il grande valore che il Creatore attribuisce alla vita umana. “Solo non dovete mangiare la carne con la sua anima, col suo sangue. E, oltre a ciò, io richiederò il sangue delle vostre anime. Lo richiederò dalla mano di ogni creatura vivente; e dalla mano dell’uomo, dalla mano di ciascuno che gli è fratello, richiederò l’anima dell’uomo. Chiunque sparge il sangue dell’uomo, il suo proprio sangue sarà sparso dall’uomo, poiché a immagine di Dio egli ha fatto l’uomo”. Da questo antico decreto derivò il diritto di infliggere la pena di morte a quelli che spargevano illegalmente sangue umano.
12. Era colpevole di sangue solo l’assassino volontario?
12 Questo antico decreto fu riconosciuto nella legge mosaica. Chiunque spargesse volontariamente e illegalmente sangue umano doveva pagare con la propria vita, dopo che l’assassinio era stato provato e stabilito mediante testimoni. (Deut. 17:6) Anche la persona che causava involontariamente la morte del suo prossimo, senza cattiva intenzione, si rendeva colpevole di sangue. Ma quindi la Legge stabiliva che tale disgraziata persona scampasse alla morte fuggendo alla più vicina città di rifugio. Il brano attinente della Legge dice: “E Geova continuò a parlare a Mosè, dicendo: ‘Parla ai figli di Israele, e devi dir loro: “Passerete il Giordano verso il paese di Canaan. E vi dovete scegliere città convenienti. Esse vi serviranno come città di rifugio, e vi deve fuggire l’omicida che senza intenzione colpisca mortalmente un’anima. E le città vi devono servire come rifugio contro il vendicatore del sangue, onde l’omicida non muoia finché non compaia davanti all’assemblea per il giudizio. E le città che darete, le sei città di rifugio, saranno al vostro servizio. . . . Queste sei città serviranno da rifugio ai figli d’Israele e al residente forestiero e all’avventizio in mezzo a loro, perché vi fugga chiunque senza intenzione ha colpito mortalmente un’anima”’”. — Num. 35:9-15; Gios. 20:1-6.
13, 14. (a) Era permesso a un assassino volontario di avere protezione nella città di rifugio? (b) Come si determinava il merito o la premeditazione del fuggiasco?
13 Pertanto si può vedere che, per chiunque ne soddisfacesse le condizioni, questo era un provvedimento legale per salvare preziosa vita umana. Queste sei città erano nello stesso tempo città dei Leviti, e una di esse, Ebron, apparteneva ai sacerdoti aaronnici. Ma che dire della persona che si valeva della protezione legale in una delle sei città e che effettivamente non vi aveva diritto, come ad esempio un malvagio assassino? La Legge escludeva qualsiasi protezione per l’assassino, come persona ritenuta indegna di venire sotto il protettivo riparo di queste città. Per assicurare che nessuna persona indegna ottenesse rifugio, la legge richiedeva che si tenesse un’udienza e fossero esaminate le circostanze, prima che la persona fosse accettata definitamente nella città protettiva. Erano gli anziani nel luogo di dimora dell’omicida a dover esaminare la causa ed emanare la decisione finale. Se la decisione era favorevole a colui che aveva chiesto rifugio, da quel momento egli era protetto dalla sacra condizione della città di rifugio. Così leggiamo:
14 “Ma se lo ha spinto inaspettatamente senza inimicizia o ha gettato un oggetto verso di lui senza essere in agguato, o qualche pietra con la quale potesse morire senza vederlo o la facesse cadere su di lui, così che è morto, mentre non aveva inimicizia contro di lui e non cercava il suo danno, l’assemblea deve quindi giudicare fra colui che ha colpito e il vendicatore del sangue secondo questi giudizi. E l’assemblea deve liberare l’omicida dalla mano del vendicatore del sangue, e l’assemblea lo deve rimandare alla sua città di rifugio cui era fuggito, ed egli vi deve dimorare fino alla morte del sommo sacerdote che è stato unto con l’olio santo”. — Num. 35:22-25.
15. Per quanto tempo l’omicida involontario doveva stare nella città di rifugio?
15 L’ultima parte della scrittura appena citata spiega per quanto tempo l’omicida involontario doveva rimanere in questo rifugio provveduto legalmente. Egli non doveva stare lì necessariamente per tutta la vita, ma solo fino alla morte del sommo sacerdote, chiunque fosse il sommo sacerdote in carica al tempo in cui la persona aveva trovato rifugio in uno di questi luoghi. Quando il sommo sacerdote moriva, immediatamente tutti quelli che vi erano fuggiti avevano il pieno diritto di lasciare la città e tornare ai loro precedenti luoghi di dimora. Non correvano il pericolo d’essere sopraffatti dal vendicatore del sangue? No, non più. Il vendicatore del sangue non aveva ora nessun diritto di fare del male ai rifugiati messi in libertà. Il caso era chiuso. Non c’era più colpa del sangue per cui rendere conto. “Poiché egli dovrebbe dimorare nella sua città di rifugio fino alla morte del sommo sacerdote, e dopo la morte del sommo sacerdote l’omicida può tornare al paese del suo possedimento”. — Num. 35:28.
16. Che cosa ci insegna il provvedimento della città di rifugio in quanto al valore della vita umana?
16 Il provvedimento della città di rifugio ci insegna molte cose. Ci mostra chiaramente che il Creatore dell’uomo, Geova, considera la vita umana come qualche cosa di prezioso. Non c’è dubbio che Egli ha il pieno e indiscutibile diritto di distruggere la vita umana, se gli uomini si oppongono alla sua sovrana volontà e ignorano il suo proposito. L’uomo, comunque, non è certo nella stessa posizione del suo Creatore e perciò non ha nessun diritto di togliere la vita umana a suo piacimento. La vita è proprio tanto preziosa. In un certo modo è santa. La legge mosaica decretava che persino l’omicida involontario diveniva colpevole di sangue, mostrando con ciò la severità di Dio in questioni di spargimento di sangue. Indubbiamente questo rigore doveva far capire agli Israeliti e imprimere sulla loro mente il giusto apprezzamento per la santità della vita umana. Inoltre, insegnava loro a prestare attenta considerazione in tutti i loro rapporti a questo preziosissimo possedimento del loro prossimo, la vita. Additando questa grande Fonte, il salmista scrisse: “Poiché presso di te è la fonte della vita”. — Sal. 36:9.
17. Quali due grandi qualità di Geova sono rispecchiate da questo speciale provvedimento legale?
17 D’altra parte, il provvedimento della città di rifugio mostra che Geova è un Dio di misericordia e che Egli, come Supremo Giudice, conosce i cuori degli uomini e fa una distinzione fra chi commette un torto senza intenzione e chi ha il cuore malvagio e trasgredisce volontariamente e presuntuosamente la legge divina. Il provvedimento della città protettiva che esisteva nell’antico Israele rivela dunque due grandi attributi di Geova: la sua giustizia e la sua misericordia. Il salmista scrisse: “Giustizia e giudizio sono lo stabilito luogo del tuo trono; amorevole benignità e verità stesse vengono dinanzi alla tua faccia”. — Sal. 89:14.
18. Giacché quel provvedimento era una figura profetica, quali domande sorgono ora?
18 Poiché il provvedimento della città di rifugio aveva significato profetico, additando più grandi cose avvenire, sorgono le seguenti domande: Che cosa raffigura questa città? Chi è rappresentato dall’omicida involontario a cui era permesso fuggirvi e chi è rappresentato dal vendicatore del sangue il quale inseguiva l’omicida involontario? Che cosa significa la strada che portava a queste città? Chi è il sommo sacerdote? E che cos’è mostrato dal fatto che i rifugiati potevano lasciare la città dopo la morte del sommo sacerdote? A tutte queste domande si può dare una soddisfacente risposta lasciando che lo spirito santo di Dio ‘ci guidi in tutta la verità’. (Giov. 16:13) Per l’ulteriore considerazione di queste domande rimandiamo il lettore al seguente articolo.
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La via che conduce alla sicurezzaLa Torre di Guardia 1968 | 1° febbraio
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La via che conduce alla sicurezza
“Io sono la via e la verità e la vita”. — Giov. 14:6.
1. Che cosa raffigurano le città di rifugio?
NELL’ANTICO popolo d’Israele il provvedimento delle città di rifugio deve avere spesso salvato la vita. Il loro scopo era di offrire protezione e sicurezza agli omicidi involontari, in considerazione della minaccia di morte da parte del legale vendicatore del sangue. Queste città non dovevano offrire protezione ai delinquenti. E poiché il provvedimento di queste città, come per molte altre “ombre” della Legge (Ebr. 10:1), era un tipo profetico, da cui i cristiani possono imparare molto, è inevitabile concludere che esso raffigura il grande provvedimento di salvezza che Dio, Geova, rese operante per l’eterno beneficio di uomini d’ogni specie, per liberarli e salvarli dalla pena per la colpa del sangue. In che modo?
2. Quali furono alcune ragioni per cui Gesù Cristo venne sulla terra?
2 Dio mandò il suo più alto Figlio, Gesù Cristo, per far conoscere qui le grandi verità di questo provvedimento e anche affinché morisse di una morte di sacrificio, per salvare quelli che esercitano veramente fede in lui da morte certa ed eterna, e dar loro la vita senza fine. Così leggiamo in Efesini 1:7: “Mediante lui abbiamo la liberazione per riscatto per mezzo del suo sangue, sì, il perdono dei nostri falli, secondo la ricchezza della sua immeritata benignità”. — Matt. 20:28.
3. Che cos’è mostrato dal fatto che sia gli Israeliti che i residenti forestieri potevano trovare rifugio nella città di rifugio?
3 Come avveniva per la tipica città di rifugio, così anche l’antitipica città di rifugio è un misericordioso provvedimento di Dio, al fine di perdonare i pentiti violatori della Sua legge in base al riscatto di Gesù Cristo e prenderli sotto la sua cura e protezione. L’apostolo Paolo scrive: “Ed è per questo che egli è mediatore di un nuovo patto, affinché, essendo avvenuta la morte per la loro liberazione mediante riscatto dalle trasgressioni sotto il precedente patto, i chiamati ricevano la promessa dell’eredità eterna”. (Ebr. 9:15) Nella letterale città di rifugio, sia gli Israeliti che i residenti forestieri potevano trovare rifugio. (Num. 35:15) Questo raffigura che l’antitipica città di rifugio offre la sua potente protezione non solo agli Israeliti spirituali, cioè quelli che divengono membri della classe celeste e regnano e servono come sacerdoti con Cristo Gesù, ma anche a tutti coloro che hanno la prospettiva di ricevere la vita eterna sulla terra, le “altre pecore”. — Giov. 10:16.
4. (a) Che cosa non si può trascurare nel provvedimento per la salvezza? (b) A quale scopo operano lo spirito di Dio e i suoi angeli?
4 L’omicida involontario in Israele non fuggiva all’estero, lasciando il suo paese, ma si dirigeva verso la città di rifugio, che apparteneva ai Leviti non sacerdotali; la città di Ebron apparteneva ai sacerdoti aaronnici. Questo significa che il provvedimento per la salvezza è in stretta relazione con l’organizzazione di Geova. Un rimanente della classe spirituale di sacerdoti è ancora oggi sulla terra, e forma il nucleo della congregazione del popolo di Geova. Non possiamo ignorare la parte della visibile congregazione dei testimoni di Geova in questo provvedimento per la salvezza. In Atti 2:47 leggiamo: “Nello stesso tempo Geova continuava a unire loro ogni giorno quelli che eran salvati”. Questo significa che coloro “che eran salvati” venivano aggiunti al corpo visibile della terrestre congregazione cristiana. Erano riuniti insieme in una sola unita famiglia della fede. La visibile congregazione del popolo di Dio è dunque in relazione con l’odierno provvedimento per la salvezza. In verità, ha un posto importante in tale provvedimento. Ogni congregazione costituisce una piccola parte del popolo di Dio. Non possiamo rimanere fuori dell’organizzazione del popolo di Dio, separati da essa, se vogliamo avere la protezione di Geova. Lo spirito di Geova e i suoi angeli tendono tutti a portare nell’unità di pensiero, di intento e d’azione. C’è un essenziale legame tra la protezione di Geova nell’antitipica città di rifugio e la Sua visibile congregazione di Israeliti spirituali, a cui sovrintende lo “schiavo fedele e discreto”. — Efes. 4:3-6; Matt. 24:45-47.
L’ANTITIPICO OMICIDA INVOLONTARIO
5. Chi fu prefigurato dall’omicida involontario?
5 Ma chi è dunque raffigurato in effetti dall’omicida involontario che trovava rifugio nella protettiva città? Egli è una figura di tutti quelli che si rendono conto del fatto che, in qualche modo e dal punto di vista di Geova, essi partecipano alla colpa del sangue. Queste persone sincere riconoscono questo fatto allorché vengono a contatto con l’illuminante messaggio della Parola di Dio, la Bibbia, che insegna la santità della vita umana. Come nell’antico Israele, così anche oggi, una persona può essere stata causa di un incidente mortale per qualche altra persona o per altre persone. Di anno in anno, decine di migliaia di persone perdono la vita sulle strade del mondo a causa di incidenti stradali. Sebbene non ci sia nessuna cattiva intenzione, ciò nondimeno, c’è una certa colpa, e, di regola, i codici di legge delle nazioni stabiliscono sanzioni penali per tali casi.
6. In che modo molte persone sono divenute colpevoli di sangue nella nostra epoca?
6 Ma l’applicazione del significato dell’omicida involontario nel presente antitipo è di portata più vasta e non si limita ai casi appena menzionati. La nostra epoca è il periodo delle più grandi guerre della storia umana. Pensate soltanto alla prima e alla seconda guerra mondiale. Milioni di uomini furono costretti a partecipare a questi sanguinosi avvenimenti, senza effettivamente volerlo. Decine di milioni di uomini perciò sono morti dal 1914, a causa della lotta per il dominio mondiale e anche nel corso di crudeli rivoluzioni ideologiche. In realtà, soltanto dal 1914 E.V. il conto del sangue del genere umano è salito come mai prima in tutta la storia. È ovvio che il Creatore dell’uomo, colui che dichiarò la santità della vita, deve aver considerato tutto ciò con grande dispiacere. — Abac. 1:13.
7. (a) In che modo grava una forte colpa di sangue sulla falsa religione? (b) Come lo descrive Rivelazione 17:5, 6?
7 Il fatto che i capi religiosi in tutto il mondo hanno dato la loro benedizione e il loro appoggio a tali organizzati, collettivi spargimenti di sangue umano ha indotto molte persone a credere che ciò fosse realmente volontà di Dio e anche compatibile col cristianesimo. Si può dunque supporre che molti abbiano fatto il male pur credendo che la loro condotta fosse giusta. L’appoggio dato dalle numerose chiese e religioni entro e fuori della cristianità all’organizzato spargimento di sangue rivela molto chiaramente una cosa: l’immensa colpa per lo spargimento di sangue che grava sulla falsa religione nel mondo intero. Questa colpa di sangue si è accumulata non solo negli scorsi pochi decenni, ma anche durante i molti secoli passati. Veramente sono stati versati torrenti di sangue in molte guerre religiose, in guerre istigate da capi religiosi e da essi sostenute, in crociate, durante la cosiddetta Inquisizione e durante la persecuzione di fedeli servitori di Dio prima e dopo Cristo. In Rivelazione, capitolo 17º, questo impero mondiale di falsa religione è rappresentato o descritto in simbolo come una donna immorale, chiamata “Babilonia la Grande”. Leggiamo: “E sulla sua fronte era scritto un nome, un mistero: ‘Babilonia la Grande, la madre delle meretrici e delle cose disgustanti della terra’. E vidi che la donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei testimoni di Gesù”. — Riv. 17:5, 6.
8. Come le chiese hanno sviato le persone?
8 Quanto le chiese abbiano mal rappresentato il proposito di Dio e giustificato le guerre è messo in risalto da quanto segue, citato da un giornale protestante tedesco della domenica durante la prima guerra mondiale: “I nostri combattenti non combattono semplicemente per il paese e la casa, per il re e la patria, ma sono gli eserciti di Dio, che combattono al suo servizio come suoi strumenti e amministratori. È bene che i nostri soldati cristiani sappiano che in realtà essi svolgono un servizio e un incarico molto più elevato, che si occupano delle cose di Dio e che perciò il Signore è stato così meravigliosamente con noi . . . per condurre a buon fine la guerra. Sia reso onore solo a Dio! Questa guerra è anche un passo avanti sulla via della realizzazione del regno di Dio”. (Kirche, Krieg, Kriegsdienst, di Walter Dignath, pagina 51) Come sono appropriate le parole del profeta Geremia in riferimento alla colpa di sangue che grava sui falsi sistemi religiosi della cristianità! Il profeta dice: “Inoltre, nei tuoi lembi si son trovati i segni del sangue delle anime dei poveri innocenti”. (Ger. 2:34) Ma la colpa di sangue grava anche sulle organizzazioni religiose pagane.
L’ANTITIPICO VENDICATORE DEL SANGUE
9. (a) Quando verrà la punizione per la colpa di sangue? (b) Chi è l’antitipico vendicatore del sangue?
9 Dove c’è tanta colpa di sangue, la punizione è dovuta e inevitabile. Verrà senza meno, rapidamente, sì, nella nostra generazione. Parlando di questa punizione divina, il profeta Isaia scrisse: “Poiché, ecco, Geova uscirà dal suo luogo per chiedere conto dell’errore all’abitante del paese contro di lui, e il paese per certo esporrà il suo spargimento di sangue e non coprirà
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