BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • Il bisogno di sicurezza
    La Torre di Guardia 1968 | 1° febbraio
    • Il bisogno di sicurezza

      “Solo tu stesso, o Geova, mi fai dimorare in sicurtà”. — Sal. 4:8.

      1. Che cosa ha reso incerta la vita dell’uomo durante quasi tutto il tempo che è stato sulla terra?

      LA VITA del genere umano è stata contrassegnata da incertezza per quasi tutto il tempo che gli uomini sono vissuti sulla terra. La storia rivela i molti pericoli a cui sono stati esposti. La malattia in tutte le sue forme ha causato la morte degli uomini. Disastri e carestie hanno preso il loro pedaggio di innumerevoli vite umane. Guerre, piccole e grandi, hanno devastato molti paesi e mandato precocemente alla tomba milioni di uomini. Anche il delitto è stato sempre presente, e moltitudini di persone ne sono state vittime.

      2. Come gli sviluppi della scienza hanno influito sulla sicurezza dell’uomo?

      2 Anche se il progresso dovuto alla scienza ha provveduto agli uomini molte cose che prima non c’erano — per esempio, medicine per curare alcuni dei suoi mali — tuttavia la vita dell’uomo non è divenuta più sicura nella nostra epoca scientifica. Al contrario. Lo sviluppo scientifico nel campo degli armamenti è così colossale — pensate solo alle armi atomiche, biologiche e chimiche prodotte — che la vita degli uomini, non solo in alcuni paesi, ma in tutto il globo, è minacciata in una misura mai conosciuta prima in tutta la storia del genere umano. Veramente, la vita è divenuta più moderna, ma nello stesso tempo molto incerta e pericolosa. Non c’è dunque da meravigliarsi che i discorsi di statisti e di altre preminenti personalità, riportati nella stampa mondiale, si basino ripetutamente sui termini “pace” e “sicurezza”. Essi riflettono chiaramente la prevalente incertezza del mondo.

      3. La Bibbia come predisse i nostri giorni, che sono contrassegnati da incertezza?

      3 Nonostante tutti gli sforzi fatti dagli uomini del mondo, non si è conseguita vera sicurezza. Non si è ancora risolto un conflitto che ne scoppia un altro. Molte persone che guardano il futuro non vedono null’altro che un grande punto interrogativo. Incertezza e instabilità aumentano. Ecco come la Bibbia predisse accuratamente proprio queste condizioni del nostro giorno: “E vi saranno segni nel sole e nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia delle nazioni, che non sapranno come uscirne a causa del muggito del mare e del suo agitarsi, mentre gli uomini verranno meno per il timore e per l’aspettazione delle cose che staranno per venire sulla terra abitata”. — Luca 21:25, 26.

      4. (a) Perché questo mondo presente non troverà mai vera pace e sicurezza? (b) Chi è la fonte della vera sicurezza?

      4 Secondo la Bibbia non possiamo aspettarci che il presente mondo agitato trovi mai la pace e la sicurezza. Perché? Perché esso cerca la sicurezza nella direzione sbagliata e nella maniera sbagliata. Gli uomini in genere non hanno imparato che le creature e le organizzazioni umane non possono mai provvedere vera sicurezza. Ignorano il chiaro consiglio della Bibbia: “Non confidate nei nobili, né nel figlio dell’uomo terreno, a cui non appartiene nessuna salvezza”. (Sal. 146:3) Nessun uomo, indipendentemente da quanto sia preminente e da quanto potere, religioso o politico, sia investito in lui, nessuna nazione di questo mondo e nessuna organizzazione internazionale può provvedere vera sicurezza e salvezza per il genere umano. Queste preziose, ambite mete possono derivare solo da una fonte, cioè Dio l’Onnipotente, il cui nome è Geova, e solo in armonia coi provvedimenti da lui presi. — Isa. 43:11.

      SICUREZZA NELL’ANTICO ISRAELE

      5. (a) Che cosa mostra la storia d’Israele riguardo alla sicurezza? (b) Descrivete il benedetto regno del re Salomone.

      5 Come si sa in genere, gli Israeliti, cioè i discendenti dell’Ebreo Abraamo attraverso suo figlio Isacco e suo nipote Giacobbe, erano un tempo l’eletto popolo di Geova. Nei rapporti di Geova con Israele ci sono rivelatrici previsioni di come si può ottenere e di come si può perdere la sicurezza. Come mostra la storia d’Israele, la sicurezza nazionale e la sicurezza individuale furono molto probabilmente all’apice durante il regno del saggio, pacifico e famoso re Salomone, uno dei re umani che regnarono in maniera rappresentativa per l’invisibile Re Geova. Con sorprendenti parole un cronista riferisce in merito a quel tempo benedetto: “E la pace stessa fu sua in ogni sua regione tutto intorno. E Giuda e Israele continuarono a dimorare in sicurtà, ognuno sotto la sua propria vite e sotto il suo proprio fico, da Dan a Beer-Seba, per tutti i giorni di Salomone”. — 1 Re 4:24, 25.

      6. (a) Quali fattori contribuirono al benessere e alla sicurezza d’Israele? (b) Ma che cosa mostra la successiva storia d’Israele?

      6 Questa pace, sicurezza e benessere durante il regno del re Salomone non furono il risultato della sapienza umana. Piuttosto, furono il risultato della sapienza celeste. Il popolo d’Israele aveva ricevuto un eccellente codice di leggi. Secoli prima, era stato reso noto da Geova a Mosè e per mezzo di lui alla nazione d’Israele. Questa uniforme legislazione si doveva applicare in tutto il territorio di quella nazione, e si applicava in genere sia agli Israeliti che ai forestieri. Essa regolava i rapporti di questo popolo col suo Dio e anche i rapporti fra singoli individui. Era una buona legge. Il cristiano apostolo Paolo vi rese testimonianza, scrivendo: “Per cui, da parte sua, la legge è santa, e il comandamento è santo e giusto e buono”. (Rom. 7:12) Più il popolo, sia governanti che sudditi, osservavano scrupolosamente questa legge, più avevano il favore del loro Dio, Geova, e più vivevano in pace e sicurezza. Ma più si allontanavano dalla legge, guidati di solito da una classe governante divenuta malvagia, maggiore diveniva la loro incertezza. Questo è illustrato molto tragicamente da ciò che accadde a Israele dopo che la maggioranza ebbe rigettato il Messia, colui che Dio aveva mandato loro come Redentore. Nel 70 E.V., quando i Romani distrussero Gerusalemme, la famosa capitale d’Israele, questo popolo tanto favorito smise di esistere come nazione. La storia degli Ebrei durante i diciannove secoli che seguirono è senza parallelo per quanto riguarda l’incertezza e l’avversità. Tutto questo mostra che la vera sicurezza non si può mai trovare fuori della giusta relazione con il Creatore dell’uomo. — Sal. 91:2.

      LA CITTÀ DI RIFUGIO: PROVVEDIMENTO PROTETTIVO

      7. Perché la legge di Mosè è ancora interessante per noi?

      7 Consideriamo ora più attentamente un provvedimento della legge mosaica. È vero che la legge mosaica coi suoi molti decreti e le sue molte sanzioni penali non è più in vigore. Quando venne il Messia, Gesù Cristo, diciannove secoli fa, il tempo di questa legge ebbe fine. Era servita al suo scopo. Essendo adempiuta fu tolta di mezzo. La Bibbia ce ne informa con queste parole: “Egli ci perdonò benignamente tutti i nostri falli e cancellò il documento scritto a mano [la legge mosaica] contro di noi, che consisteva di decreti e che ci era opposto; ed Egli l’ha tolto di mezzo inchiodandolo al palo di tortura [di Gesù Cristo]”. (Col. 2:13, 14) Ma questo vecchio corpo di leggi, sebbene non fosse più in vigore dopo che Gesù Cristo era stato impiegato per porvi fine il 14 Nisan del 33 E.V., contiene molti istruttivi tipi o “ombre”, e anche princìpi, da cui i cristiani possono trarre luce e beneficio. Il sabato settimanale o giorno di riposo, per esempio, stabilito nella legge mosaica, era una tale ombra di buone cose avvenire, che additava qualche cosa di futuro, cioè i mille anni di pace e tranquillità sotto il regno di Cristo, il Messia. — Col. 2:16, 17; Ebr. 10:1.

      8. Quante erano le città di rifugio, e quali erano i loro nomi?

      8 Un interessantissimo provvedimento della legge mosaica fu quello delle città di rifugio. Dov’erano situate e a che scopo servivano? La Legge stabiliva un totale di sei città, tre dal lato orientale del Giordano e tre dal lato occidentale. Riguardo ai nomi e alle località geografiche di queste città siamo informati da Giosuè, che successe a Mosè come visibile condottiero d’Israele: “Pertanto diedero una posizione sacra a Chedes in Galilea nella regione montagnosa di Neftali, e a Sichem nella regione montagnosa di Efraim, e a Chiriat-Arba, vale a dire Ebron, nella regione montagnosa di Giuda. E nella regione del Giordano, a Gerico, verso est diedero Bezer nel deserto sull’altipiano dalla tribù di Ruben, e Ramot in Galaad dalla tribù di Gad, e Golan in Basan dalla tribù di Manasse”. — Gios. 20:7, 8.

      9. (a) Com’erano distribuite nel paese queste città? (b) A quale scopo servirono effettivamente?

      9 Osservando la cartina della Terra Promessa si nota che queste città erano distribuite abbastanza equamente nel paese. Perché? Queste città dovevano essere a breve distanza da qualsiasi abitante — sia gli Israeliti che i residenti forestieri e gli avventizi — che potesse aver bisogno della protezione della città. Queste città erano luoghi di rifugio, di protezione, aperte alle persone la cui vita era in pericolo, e perciò erano situate in località tali che quelli bisognosi di protezione avessero ragionevolmente la forza e il tempo necessari per fuggirvi. La legge nazionale stabiliva chi aveva diritto alla protezione. Poteva fuggire in una di queste città chiunque avesse causato, per disgrazia, senza alcuna cattiva intenzione, la morte di un’altra o di altre persone, mentre lavorava o in qualsiasi altra situazione.

      10. In quali circostanze, per esempio, poteva fuggirvi un uomo?

      10 Per illustrare, ecco un esempio di tale situazione, che avrebbe reso necessaria la fuga alla città di rifugio. “Ora questo è il caso dell’omicida che vi fugga e deve vivere: Quando ha colpito il suo prossimo senza saperlo e in precedenza non lo odiava; o quando è andato col suo prossimo nel bosco a raccoglier legna, e la sua mano s’è levata a colpire con la scure per tagliare l’albero, e il ferro è sfuggito dal manico di legno, ed esso ha colpito il suo prossimo che è morto, egli stesso fugga a una di queste città e deve vivere”. — Deut. 19:4, 5.

      LA SANTITÀ DELLA VITA UMANA

      11. (a) Perché una persona doveva fuggire alla città di rifugio? (b) Che cosa mostrano le parole che Geova disse a Noè?

      11 Ma potremmo chiedere: Perché tale uomo doveva fuggire in un luogo di protezione? Perché, dopo aver causato la morte di un suo simile, correva ora egli stesso il pericolo di perdere la vita. Il parente più stretto aveva il diritto di agire come vendicatore del sangue dell’ucciso; aveva diritto di agire come giustiziere e in tale funzione poteva agire rapidamente, senza indugio. A quel tempo questo diritto del vendicatore del sangue era pienamente riconosciuto. Senza dubbio aveva origine dal decreto che troviamo nel primo libro della Bibbia, in Genesi 9, versetti dal 4º fino al 6º. Lì troviamo le parole che Geova disse a Noè e ai suoi figli, superstiti del diluvio universale, e queste parole mettono in rilievo il grande valore che il Creatore attribuisce alla vita umana. “Solo non dovete mangiare la carne con la sua anima, col suo sangue. E, oltre a ciò, io richiederò il sangue delle vostre anime. Lo richiederò dalla mano di ogni creatura vivente; e dalla mano dell’uomo, dalla mano di ciascuno che gli è fratello, richiederò l’anima dell’uomo. Chiunque sparge il sangue dell’uomo, il suo proprio sangue sarà sparso dall’uomo, poiché a immagine di Dio egli ha fatto l’uomo”. Da questo antico decreto derivò il diritto di infliggere la pena di morte a quelli che spargevano illegalmente sangue umano.

      12. Era colpevole di sangue solo l’assassino volontario?

      12 Questo antico decreto fu riconosciuto nella legge mosaica. Chiunque spargesse volontariamente e illegalmente sangue umano doveva pagare con la propria vita, dopo che l’assassinio era stato provato e stabilito mediante testimoni. (Deut. 17:6) Anche la persona che causava involontariamente la morte del suo prossimo, senza cattiva intenzione, si rendeva colpevole di sangue. Ma quindi la Legge stabiliva che tale disgraziata persona scampasse alla morte fuggendo alla più vicina città di rifugio. Il brano attinente della Legge dice: “E Geova continuò a parlare a Mosè, dicendo: ‘Parla ai figli di Israele, e devi dir loro: “Passerete il Giordano verso il paese di Canaan. E vi dovete scegliere città convenienti. Esse vi serviranno come città di rifugio, e vi deve fuggire l’omicida che senza intenzione colpisca mortalmente un’anima. E le città vi devono servire come rifugio contro il vendicatore del sangue, onde l’omicida non muoia finché non compaia davanti all’assemblea per il giudizio. E le città che darete, le sei città di rifugio, saranno al vostro servizio. . . . Queste sei città serviranno da rifugio ai figli d’Israele e al residente forestiero e all’avventizio in mezzo a loro, perché vi fugga chiunque senza intenzione ha colpito mortalmente un’anima”’”. — Num. 35:9-15; Gios. 20:1-6.

      13, 14. (a) Era permesso a un assassino volontario di avere protezione nella città di rifugio? (b) Come si determinava il merito o la premeditazione del fuggiasco?

      13 Pertanto si può vedere che, per chiunque ne soddisfacesse le condizioni, questo era un provvedimento legale per salvare preziosa vita umana. Queste sei città erano nello stesso tempo città dei Leviti, e una di esse, Ebron, apparteneva ai sacerdoti aaronnici. Ma che dire della persona che si valeva della protezione legale in una delle sei città e che effettivamente non vi aveva diritto, come ad esempio un malvagio assassino? La Legge escludeva qualsiasi protezione per l’assassino, come persona ritenuta indegna di venire sotto il protettivo riparo di queste città. Per assicurare che nessuna persona indegna ottenesse rifugio, la legge richiedeva che si tenesse un’udienza e fossero esaminate le circostanze, prima che la persona fosse accettata definitamente nella città protettiva. Erano gli anziani nel luogo di dimora dell’omicida a dover esaminare la causa ed emanare la decisione finale. Se la decisione era favorevole a colui che aveva chiesto rifugio, da quel momento egli era protetto dalla sacra condizione della città di rifugio. Così leggiamo:

      14 “Ma se lo ha spinto inaspettatamente senza inimicizia o ha gettato un oggetto verso di lui senza essere in agguato, o qualche pietra con la quale potesse morire senza vederlo o la facesse cadere su di lui, così che è morto, mentre non aveva inimicizia contro di lui e non cercava il suo danno, l’assemblea deve quindi giudicare fra colui che ha colpito e il vendicatore del sangue secondo questi giudizi. E l’assemblea deve liberare l’omicida dalla mano del vendicatore del sangue, e l’assemblea lo deve rimandare alla sua città di rifugio cui era fuggito, ed egli vi deve dimorare fino alla morte del sommo sacerdote che è stato unto con l’olio santo”. — Num. 35:22-25.

      15. Per quanto tempo l’omicida involontario doveva stare nella città di rifugio?

      15 L’ultima parte della scrittura appena citata spiega per quanto tempo l’omicida involontario doveva rimanere in questo rifugio provveduto legalmente. Egli non doveva stare lì necessariamente per tutta la vita, ma solo fino alla morte del sommo sacerdote, chiunque fosse il sommo sacerdote in carica al tempo in cui la persona aveva trovato rifugio in uno di questi luoghi. Quando il sommo sacerdote moriva, immediatamente tutti quelli che vi erano fuggiti avevano il pieno diritto di lasciare la città e tornare ai loro precedenti luoghi di dimora. Non correvano il pericolo d’essere sopraffatti dal vendicatore del sangue? No, non più. Il vendicatore del sangue non aveva ora nessun diritto di fare del male ai rifugiati messi in libertà. Il caso era chiuso. Non c’era più colpa del sangue per cui rendere conto. “Poiché egli dovrebbe dimorare nella sua città di rifugio fino alla morte del sommo sacerdote, e dopo la morte del sommo sacerdote l’omicida può tornare al paese del suo possedimento”. — Num. 35:28.

      16. Che cosa ci insegna il provvedimento della città di rifugio in quanto al valore della vita umana?

      16 Il provvedimento della città di rifugio ci insegna molte cose. Ci mostra chiaramente che il Creatore dell’uomo, Geova, considera la vita umana come qualche cosa di prezioso. Non c’è dubbio che Egli ha il pieno e indiscutibile diritto di distruggere la vita umana, se gli uomini si oppongono alla sua sovrana volontà e ignorano il suo proposito. L’uomo, comunque, non è certo nella stessa posizione del suo Creatore e perciò non ha nessun diritto di togliere la vita umana a suo piacimento. La vita è proprio tanto preziosa. In un certo modo è santa. La legge mosaica decretava che persino l’omicida involontario diveniva colpevole di sangue, mostrando con ciò la severità di Dio in questioni di spargimento di sangue. Indubbiamente questo rigore doveva far capire agli Israeliti e imprimere sulla loro mente il giusto apprezzamento per la santità della vita umana. Inoltre, insegnava loro a prestare attenta considerazione in tutti i loro rapporti a questo preziosissimo possedimento del loro prossimo, la vita. Additando questa grande Fonte, il salmista scrisse: “Poiché presso di te è la fonte della vita”. — Sal. 36:9.

      17. Quali due grandi qualità di Geova sono rispecchiate da questo speciale provvedimento legale?

      17 D’altra parte, il provvedimento della città di rifugio mostra che Geova è un Dio di misericordia e che Egli, come Supremo Giudice, conosce i cuori degli uomini e fa una distinzione fra chi commette un torto senza intenzione e chi ha il cuore malvagio e trasgredisce volontariamente e presuntuosamente la legge divina. Il provvedimento della città protettiva che esisteva nell’antico Israele rivela dunque due grandi attributi di Geova: la sua giustizia e la sua misericordia. Il salmista scrisse: “Giustizia e giudizio sono lo stabilito luogo del tuo trono; amorevole benignità e verità stesse vengono dinanzi alla tua faccia”. — Sal. 89:14.

      18. Giacché quel provvedimento era una figura profetica, quali domande sorgono ora?

      18 Poiché il provvedimento della città di rifugio aveva significato profetico, additando più grandi cose avvenire, sorgono le seguenti domande: Che cosa raffigura questa città? Chi è rappresentato dall’omicida involontario a cui era permesso fuggirvi e chi è rappresentato dal vendicatore del sangue il quale inseguiva l’omicida involontario? Che cosa significa la strada che portava a queste città? Chi è il sommo sacerdote? E che cos’è mostrato dal fatto che i rifugiati potevano lasciare la città dopo la morte del sommo sacerdote? A tutte queste domande si può dare una soddisfacente risposta lasciando che lo spirito santo di Dio ‘ci guidi in tutta la verità’. (Giov. 16:13) Per l’ulteriore considerazione di queste domande rimandiamo il lettore al seguente articolo.

  • La via che conduce alla sicurezza
    La Torre di Guardia 1968 | 1° febbraio
    • La via che conduce alla sicurezza

      “Io sono la via e la verità e la vita”. — Giov. 14:6.

      1. Che cosa raffigurano le città di rifugio?

      NELL’ANTICO popolo d’Israele il provvedimento delle città di rifugio deve avere spesso salvato la vita. Il loro scopo era di offrire protezione e sicurezza agli omicidi involontari, in considerazione della minaccia di morte da parte del legale vendicatore del sangue. Queste città non dovevano offrire protezione ai delinquenti. E poiché il provvedimento di queste città, come per molte altre “ombre” della Legge (Ebr. 10:1), era un tipo profetico, da cui i cristiani possono imparare molto, è inevitabile concludere che esso raffigura il grande provvedimento di salvezza che Dio, Geova, rese operante per l’eterno beneficio di uomini d’ogni specie, per liberarli e salvarli dalla pena per la colpa del sangue. In che modo?

      2. Quali furono alcune ragioni per cui Gesù Cristo venne sulla terra?

      2 Dio mandò il suo più alto Figlio, Gesù Cristo, per far conoscere qui le grandi verità di questo provvedimento e anche affinché morisse di una morte di sacrificio, per salvare quelli che esercitano veramente fede in lui da morte certa ed eterna, e dar loro la vita senza fine. Così leggiamo in Efesini 1:7: “Mediante lui abbiamo la liberazione per riscatto per mezzo del suo sangue, sì, il perdono dei nostri falli, secondo la ricchezza della sua immeritata benignità”. — Matt. 20:28.

      3. Che cos’è mostrato dal fatto che sia gli Israeliti che i residenti forestieri potevano trovare rifugio nella città di rifugio?

      3 Come avveniva per la tipica città di rifugio, così anche l’antitipica città di rifugio è un misericordioso provvedimento di Dio, al fine di perdonare i pentiti violatori della Sua legge in base al riscatto di Gesù Cristo e prenderli sotto la sua cura e protezione. L’apostolo Paolo scrive: “Ed è per questo che egli è mediatore di un nuovo patto, affinché, essendo avvenuta la morte per la loro liberazione mediante riscatto dalle trasgressioni sotto il precedente patto, i chiamati ricevano la promessa dell’eredità eterna”. (Ebr. 9:15) Nella letterale città di rifugio, sia gli Israeliti che i residenti forestieri potevano trovare rifugio. (Num. 35:15) Questo raffigura che l’antitipica città di rifugio offre la sua potente protezione non solo agli Israeliti spirituali, cioè quelli che divengono membri della classe celeste e regnano e servono come sacerdoti con Cristo Gesù, ma anche a tutti coloro che hanno la prospettiva di ricevere la vita eterna sulla terra, le “altre pecore”. — Giov. 10:16.

      4. (a) Che cosa non si può trascurare nel provvedimento per la salvezza? (b) A quale scopo operano lo spirito di Dio e i suoi angeli?

      4 L’omicida involontario in Israele non fuggiva all’estero, lasciando il suo paese, ma si dirigeva verso la città di rifugio, che apparteneva ai Leviti non sacerdotali; la città di Ebron apparteneva ai sacerdoti aaronnici. Questo significa che il provvedimento per la salvezza è in stretta relazione con l’organizzazione di Geova. Un rimanente della classe spirituale di sacerdoti è ancora oggi sulla terra, e forma il nucleo della congregazione del popolo di Geova. Non possiamo ignorare la parte della visibile congregazione dei testimoni di Geova in questo provvedimento per la salvezza. In Atti 2:47 leggiamo: “Nello stesso tempo Geova continuava a unire loro ogni giorno quelli che eran salvati”. Questo significa che coloro “che eran salvati” venivano aggiunti al corpo visibile della terrestre congregazione cristiana. Erano riuniti insieme in una sola unita famiglia della fede. La visibile congregazione del popolo di Dio è dunque in relazione con l’odierno provvedimento per la salvezza. In verità, ha un posto importante in tale provvedimento. Ogni congregazione costituisce una piccola parte del popolo di Dio. Non possiamo rimanere fuori dell’organizzazione del popolo di Dio, separati da essa, se vogliamo avere la protezione di Geova. Lo spirito di Geova e i suoi angeli tendono tutti a portare nell’unità di pensiero, di intento e d’azione. C’è un essenziale legame tra la protezione di Geova nell’antitipica città di rifugio e la Sua visibile congregazione di Israeliti spirituali, a cui sovrintende lo “schiavo fedele e discreto”. — Efes. 4:3-6; Matt. 24:45-47.

      L’ANTITIPICO OMICIDA INVOLONTARIO

      5. Chi fu prefigurato dall’omicida involontario?

      5 Ma chi è dunque raffigurato in effetti dall’omicida involontario che trovava rifugio nella protettiva città? Egli è una figura di tutti quelli che si rendono conto del fatto che, in qualche modo e dal punto di vista di Geova, essi partecipano alla colpa del sangue. Queste persone sincere riconoscono questo fatto allorché vengono a contatto con l’illuminante messaggio della Parola di Dio, la Bibbia, che insegna la santità della vita umana. Come nell’antico Israele, così anche oggi, una persona può essere stata causa di un incidente mortale per qualche altra persona o per altre persone. Di anno in anno, decine di migliaia di persone perdono la vita sulle strade del mondo a causa di incidenti stradali. Sebbene non ci sia nessuna cattiva intenzione, ciò nondimeno, c’è una certa colpa, e, di regola, i codici di legge delle nazioni stabiliscono sanzioni penali per tali casi.

      6. In che modo molte persone sono divenute colpevoli di sangue nella nostra epoca?

      6 Ma l’applicazione del significato dell’omicida involontario nel presente antitipo è di portata più vasta e non si limita ai casi appena menzionati. La nostra epoca è il periodo delle più grandi guerre della storia umana. Pensate soltanto alla prima e alla seconda guerra mondiale. Milioni di uomini furono costretti a partecipare a questi sanguinosi avvenimenti, senza effettivamente volerlo. Decine di milioni di uomini perciò sono morti dal 1914, a causa della lotta per il dominio mondiale e anche nel corso di crudeli rivoluzioni ideologiche. In realtà, soltanto dal 1914 E.V. il conto del sangue del genere umano è salito come mai prima in tutta la storia. È ovvio che il Creatore dell’uomo, colui che dichiarò la santità della vita, deve aver considerato tutto ciò con grande dispiacere. — Abac. 1:13.

      7. (a) In che modo grava una forte colpa di sangue sulla falsa religione? (b) Come lo descrive Rivelazione 17:5, 6?

      7 Il fatto che i capi religiosi in tutto il mondo hanno dato la loro benedizione e il loro appoggio a tali organizzati, collettivi spargimenti di sangue umano ha indotto molte persone a credere che ciò fosse realmente volontà di Dio e anche compatibile col cristianesimo. Si può dunque supporre che molti abbiano fatto il male pur credendo che la loro condotta fosse giusta. L’appoggio dato dalle numerose chiese e religioni entro e fuori della cristianità all’organizzato spargimento di sangue rivela molto chiaramente una cosa: l’immensa colpa per lo spargimento di sangue che grava sulla falsa religione nel mondo intero. Questa colpa di sangue si è accumulata non solo negli scorsi pochi decenni, ma anche durante i molti secoli passati. Veramente sono stati versati torrenti di sangue in molte guerre religiose, in guerre istigate da capi religiosi e da essi sostenute, in crociate, durante la cosiddetta Inquisizione e durante la persecuzione di fedeli servitori di Dio prima e dopo Cristo. In Rivelazione, capitolo 17º, questo impero mondiale di falsa religione è rappresentato o descritto in simbolo come una donna immorale, chiamata “Babilonia la Grande”. Leggiamo: “E sulla sua fronte era scritto un nome, un mistero: ‘Babilonia la Grande, la madre delle meretrici e delle cose disgustanti della terra’. E vidi che la donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei testimoni di Gesù”. — Riv. 17:5, 6.

      8. Come le chiese hanno sviato le persone?

      8 Quanto le chiese abbiano mal rappresentato il proposito di Dio e giustificato le guerre è messo in risalto da quanto segue, citato da un giornale protestante tedesco della domenica durante la prima guerra mondiale: “I nostri combattenti non combattono semplicemente per il paese e la casa, per il re e la patria, ma sono gli eserciti di Dio, che combattono al suo servizio come suoi strumenti e amministratori. È bene che i nostri soldati cristiani sappiano che in realtà essi svolgono un servizio e un incarico molto più elevato, che si occupano delle cose di Dio e che perciò il Signore è stato così meravigliosamente con noi . . . per condurre a buon fine la guerra. Sia reso onore solo a Dio! Questa guerra è anche un passo avanti sulla via della realizzazione del regno di Dio”. (Kirche, Krieg, Kriegsdienst, di Walter Dignath, pagina 51) Come sono appropriate le parole del profeta Geremia in riferimento alla colpa di sangue che grava sui falsi sistemi religiosi della cristianità! Il profeta dice: “Inoltre, nei tuoi lembi si son trovati i segni del sangue delle anime dei poveri innocenti”. (Ger. 2:34) Ma la colpa di sangue grava anche sulle organizzazioni religiose pagane.

      L’ANTITIPICO VENDICATORE DEL SANGUE

      9. (a) Quando verrà la punizione per la colpa di sangue? (b) Chi è l’antitipico vendicatore del sangue?

      9 Dove c’è tanta colpa di sangue, la punizione è dovuta e inevitabile. Verrà senza meno, rapidamente, sì, nella nostra generazione. Parlando di questa punizione divina, il profeta Isaia scrisse: “Poiché, ecco, Geova uscirà dal suo luogo per chiedere conto dell’errore all’abitante del paese contro di lui, e il paese per certo esporrà il suo spargimento di sangue e non coprirà più i suoi uccisi”. (Isa. 26:21) Nell’antico Israele era il legittimo vendicatore del sangue a regolare i conti e a infliggere la punizione. Chi è, possiamo chiedere, il vendicatore del sangue nell’antitipo? È Gesù Cristo, a cui ‘è stata data ogni autorità in cielo e sulla terra’. In Rivelazione, capitolo 19º, egli è descritto come un cavaliere su un cavallo bianco, che guerreggia con giustizia. Gli eserciti in cielo lo seguono. Circa diciannove secoli fa Gesù nacque sulla terra come uomo perfetto, e per tale ragione si riferì spesso a se stesso come al “Figlio dell’uomo”. (Matt. 28:18; 25:31) A motivo di ciò egli divenne, per così dire, il più stretto parente del genere umano e perciò ha pienamente diritto d’essere l’antitipico vendicatore del sangue.

      10. Da quando in particolare si applica la figura della città di rifugio, e perché?

      10 Nel 1914 E.V. venne per questo ordine della società umana il “tempo della fine”, e particolarmente da quel tempo la figura della città di rifugio è divenuta opportuna e applicabile. Perché? Perché nel nostro tempo, entro questa generazione, Gesù Cristo agirà come grande e potente vendicatore del sangue. Egli porterà la fine completa per questo ordine della società colpevole di sangue. (Dan. 2:44) Il vendicatore del sangue e il suo immenso esercito di santi angeli sopraffarà tutti quelli che non sono fuggiti in tempo al riparo della città di rifugio. Nulla assolutamente può fermare questa imminente catastrofe. Nessuna nazione scamperà. Ma i singoli individui possono scampare. — Prov. 1:24-33.

      FUGA VERSO LA SALVEZZA

      11. Come può la persona evitare d’essere sopraffatta dal vendicatore del sangue?

      11 Ma come possono i singoli individui evitare d’essere sopraffatti dal vendicatore del sangue, Gesù Cristo, che si avvicina? La risposta è: fuggendo verso la salvezza mentre ce n’è ancora il tempo. La fuga verso la sicurezza è realmente possibile. Nell’antico Israele c’erano sei città di rifugio, distribuite abbastanza equamente nel territorio della nazione. Pertanto la via che conduceva al luogo di sicurezza non era troppo lunga per chiunque ne avesse bisogno. Si poteva raggiungere il luogo di sicurezza. Così avviene nell’adempimento di questa figura profetica. Gli uomini onesti che amano la verità, che realmente vogliono trovare questa vera sicurezza, possono trovarla. La salvezza si può ottenere. La via che conduce ad essa non è troppo lunga. La città protettiva, il provvedimento di Dio per la salvezza, è vicina. Ma ci vuole uno sforzo per arrivarci. La via che conduce alla sicurezza non è come una piacevole passeggiata in primavera. Significa duro lavoro, sì, un combattimento, il “combattimento della fede”. — 1 Tim. 6:12.

      12. Quale condotta fornisce un eccellente esempio di come dovrebbero agire le persone colpevoli di sangue?

      12 Per questo abbiamo un eccellente esempio nell’apostolo Paolo. Anch’egli partecipava alla colpa di sangue che gravava sul sistema religioso giudaico, al tempo in cui si chiamava Saulo. Egli approvò l’uccisione di veri cristiani. Circa l’assassinio di Stefano, per esempio, leggiamo: “Saulo, da parte sua, approvava il suo assassinio”. (Atti 8:1) Ma dopo che questo Saulo si fu convertito al cristianesimo, che eccellente combattimento quindi combatté per la vera fede! Quali sforzi fece per correre sino alla fine, per assicurarsi la salvezza! Egli predicò, scrisse numerose lettere ai suoi fratelli cristiani, attraversò ogni specie di difficoltà e infine fu messo a morte perché era cristiano. L’esempio di Paolo e quello di molti altri ci mostrano che bisogna fare un vero sforzo per ottenere la vita eterna. — 2 Cor. 11:23-27; 2 Tim. 4:6-8.

      LA VIA CHE CONDUCE ALLA SICUREZZA

      13. (a) Quali sono alcune cose richieste per intraprendere questa fuga? (b) Che cosa significa effettivamente la fede?

      13 Per cominciare questa fuga verso la sicurezza è essenziale rendersi conto di aver agito erroneamente dinanzi a Geova Dio e di essere colpevoli ai suoi occhi. (Sal. 51:3-5) Questo condurrà la persona onesta al pentimento, che significa pure un cambiamento di mente. Insieme a questo ci vuole fede nella Bibbia, in Geova Dio, in Gesù Cristo e nel regno di Dio. (Atti 3:19; Ebr. 11:6; Atti 16:31) Ma la fede significa molto di più che credere semplicemente che Dio esiste e che Gesù Cristo venne a salvare i peccatori. Molte persone hanno questa specie di fede, ma essa è del tutto insufficiente. La fede secondo la Bibbia significa molto di più; significa avere completa fiducia in Geova; significa completa ubbidienza a Dio e significa azione. (Ebr. 11:1) Significa realmente dedicarsi a Geova e divenire seguaci di Cristo, cioè suoi discepoli, vivere secondo la volontà divina esposta nella Bibbia. Vedete la grande differenza tra la fede com’è comunemente inteso questo termine e la fede nel vero e profondo senso biblico? Gesù Cristo dichiarò: “Verissimamente vi dico: Chi esercita fede in me, farà anch’egli le opere che io faccio”. (Giov. 14:12) La strada che conduce alla sicurezza nell’antitipica, protettrice città di rifugio è effettivamente identica alla strada angusta di cui parlò Gesù: “Stretta è la porta e angusta la strada che conduce alla vita, e pochi son quelli che la trovano”. — Matt. 7:14.

      14. Da che cosa dovrebbe separarsi la persona, e perché?

      14 Seguire questa strada angusta significa che non possiamo seguire nello stesso tempo la strada ampia e spaziosa che conduce alla distruzione. Questo significa che dobbiamo separarci dal presente sistema di cose malvagio. (Rom. 12:2) Il vero cristiano si asterrà da qualsiasi movimento che potrebbe coinvolgerlo nella colpa di sangue. Assumerà un atteggiamento neutrale verso le cose di questo mondo. (Giov. 18:36) Com’è già stato indicato, su questo mondo grava una tremenda colpa di sangue, e specialmente sulla sua parte religiosa. Se stiamo in questi sistemi, ne siamo parte e quindi siamo partecipi della colpa di sangue che grava collettivamente su questi sistemi. Quindi, come l’apostolo Paolo si separò dal giudaismo colpevole di sangue, oggi le persone oneste si separeranno da Babilonia la Grande. Ciò significa che romperanno i loro legami con tutta la falsa religione. La Bibbia lo rende obbligatorio per chiunque non voglia partecipare al distruttivo giudizio che si abbatterà su di lei. “Uscite da essa, o popolo mio, se non volete partecipare con lei ai suoi peccati, e se non volete ricever parte delle sue piaghe. Poiché i suoi peccati si sono ammassati fino al cielo, e Dio s’è rammentato dei suoi atti d’ingiustizia”. — Riv. 18:4, 5.

      15. Come si ammette che le chiese della cristianità sono parte di Babilonia la Grande?

      15 Che le chiese della cristianità siano parte di questa Grande Babilonia è ammesso persino dai loro stessi preminenti membri. Uno che certamente deve conoscere bene la situazione in cui si trovano le chiese è l’ex segretario generale del Concilio Ecumenico delle Chiese, dott. Visser’t Hooft. Commentando un suo recente discorso, un bollettino religioso per la stampa diceva: “Un altro ostacolo nella via dell’unità [religiosa] menzionato dal dott. Visser’t Hooft è la ‘cattività babilonese’ della chiesa. Ogni chiesa ha stipulato qualche alleanza con le potenze del mondo, non solo con gli Stati e i popoli, ma anche con le razze e le culture e le realtà nazionali”. — Schweiz, evang. Pressedienst, 30 sett. 1964.

      16. Perché non si dovrebbe rimandare la fuga?

      16 La persona saggia che ama la vita e vuole fare ciò ch’è giusto agli occhi di Dio non tarderà a separarsi da questo mondo colpevole di sangue in cui viviamo, da qualsiasi parte in cui possa essersi trovata, sia essa politica, sociale, religiosa. È tempo di fuggire, non quando è troppo tardi, quando il vendicatore del sangue comincia a infliggere la punizione. Mettendo in risalto il bisogno di fuggire in tempo, l’antitipico vendicatore del sangue, Gesù Cristo, dice: “Continuate a pregare che la vostra fuga non avvenga d’inverno, né in giorno di sabato; poiché allora vi sarà grande tribolazione come non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora, no, né vi sarà più”. (Matt. 24:20, 21) Verrà il tempo quando le circostanze non permetteranno più di riuscire a fuggire, cioè quando avrà luogo la distruzione di Babilonia la Grande e la susseguente guerra di Armaghedon. — Riv. 16:14 fino a 17:18.

      RIMANIAMO NELLA “CITTÀ DI RIFUGIO”

      17. Chi è il sommo sacerdote nell’odierna città di rifugio?

      17 Come abbiamo visto, l’omicida involontario che trovava protezione in una città di rifugio doveva restarvi sino alla morte del sommo sacerdote che era in carica quando era fuggito. Quindi egli era libero di tornare al suo precedente luogo di dimora. Il vendicatore del sangue non aveva quindi più nessun diritto di toccarlo. Adempiendo il tipo profetico, Gesù Cristo adempie anche il ruolo di sommo sacerdote, poiché egli è davvero un sommo sacerdote, come leggiamo in Ebrei 3:1; “Quindi, fratelli santi, . . . considerate l’apostolo e sommo sacerdote che noi confessiamo, Gesù”.

      18. Che cosa significa stare nella città di rifugio fino alla morte del sommo sacerdote, (a) per la classe celeste? (b) per i superstiti di Armaghedon?

      18 Nell’interessante figura della città di rifugio, Cristo svolge perciò un duplice ruolo, quello di vendicatore del sangue e quello di sommo sacerdote, la cui morte significò libertà per coloro che erano nella città protettiva. Che cosa significa dunque rimanere nell’antitipica città di rifugio sino alla morte del sommo sacerdote? Poiché, in effetti, i membri di due classi cercano rifugio in quella città — “Israeliti” e “residenti forestieri” — cioè i membri della celeste classe del regno e i membri della classe terrestre, significa quanto segue: Quando i membri della classe celeste, gli Israeliti spirituali, finiscono il loro corso terrestre come creature umane imperfette e sono ricompensati con una celeste risurrezione spirituale, allora il sommo sacerdote “muore” rispetto a loro, per così dire, cioè cessa di agire nell’incarico di sommo sacerdote in loro favore. Non essendo più umani, non hanno più bisogno dei suoi servizi di espiazione, essendo essi stessi destati immortali, per regnare come re e sacerdoti con Cristo per mille anni. (Riv. 20:6) Riguardo ai superstiti di Armaghedon, Gesù Cristo cesserà di operare a loro favore come sommo sacerdote quando i mille anni del suo dominio reale saranno finiti e tutti gli uomini saranno stati portati alla perfezione umana sulla terra. Per usare i termini della figura della città di rifugio, Gesù Cristo ‘morirà’ in quel tempo rispetto a loro, cioè lascerà la scena come sacerdote espiatorio. Questi servizi non saranno allora più necessari. Quindi essi verranno a trovarsi direttamente nelle mani di Dio per provare in eterno la loro perfetta devozione alla giustizia. — 1 Cor. 15:24-28; Rom. 8:33; 6:7.

      19. Quale avvertimento ci è dato?

      19 Se, comunque, colui che nella sua imperfezione umana fuggì alla città di rifugio dovesse lasciare la città prima della morte del Sommo Sacerdote, si esporrebbe al pericolo di morte, al pericolo d’essere giustiziato dal legittimo Vendicatore del Sangue, poiché non riceverebbe più beneficio dal sacrificio di riscatto del Sommo Sacerdote, Gesù Cristo. Questo è un avvertimento per noi. Ci mostra che dobbiamo rimanere nell’antitipica città di rifugio finché lo richiede il provvedimento divino. Se vogliamo assicurarci la salvezza eterna, dobbiamo rimanere entro i limiti dell’amorevole provvedimento di Geova Dio insieme alla sua organizzazione visibile, presieduta dal suo Sommo Sacerdote. Non siamo tentati di abbandonare la protezione e la potente città di rifugio per godere di un breve tempo di ingannevole libertà che ci espone alla morte eterna. È vero che il rimanere nella città di rifugio ci impone alcune restrizioni. Non siamo interamente liberi di fare e dire ciò che vogliamo. Dobbiamo ubbidire alla volontà di Dio, rimanendo sotto il nostro Riscattatore, Gesù Cristo il Sommo Sacerdote, eppure questo significa che abbiamo piena libertà di fare ciò ch’è giusto e buono.

      20. Quale consiglio ci dà il discepolo Giacomo?

      20 Il provvedimento della città di rifugio contenuto nell’antica legge mosaica parla dunque con un’urgenza da cui dipendono la vita o la morte. Esso ci dà una seria lezione. È una lezione opportuna per noi che viviamo in questa società umana colpevole di sangue del ventesimo secolo. Ci mostra come possiamo sfuggire quali singoli individui sia alla collettiva colpa di sangue del mondo che all’imminente punizione divina che si abbatterà su questo sistema di cose malvagio. Felice è davvero colui che non solo legge e ode quali sono le cose richieste da Dio, ma le applica immediatamente e diligentemente nella sua vita! Il discepolo Giacomo dice: “Comunque, divenite operatori della parola, e non solo uditori, ingannando voi stessi con falsi ragionamenti”. — Giac. 1:22.

  • Trovata alfine la verità
    La Torre di Guardia 1968 | 1° febbraio
    • Trovata alfine la verità

      Dodici anni fa un chirurgo cominciò a lavorare in una missione cattolica nella Sierra Leone, Africa Occidentale. Avendo profondo apprezzamento per la verità biblica, costituì un gruppo per fare conversazioni bibliche. Questo fu scoraggiato dal sacerdote della missione. Nuovamente, nel Ghana, costituì un gruppo per fare conversazioni simili, ma queste vennero nuovamente interrotte perché il sacerdote indicò che il vescovo non riteneva necessario tale studio biblico. Quattro anni fa questo medico timorato di Dio si trasferì in Uganda per continuare il suo lavoro nella missione. Due volte cercò di ottenere l’appoggio del sacerdote locale per organizzare un gruppo per lo studio biblico. Ogni volta, a causa della riluttanza e dell’apatia del sacerdote, lo studio fu interrotto. Infine, il medico riuscì nel suo scopo organizzando privatamente un gruppo di studio senza l’interferenza del sacerdote. Egli riferisce: “Cercavamo cibo spirituale per mezzo della Bibbia e non potevamo trovarlo”.

      A questo punto venne a contatto con un fratello che visitò l’ospedale della missione in qualità di rappresentante di medicinali. Il fratello fu in grado di dare al medico una buona testimonianza e al suo arrivo a casa trovò ad attenderlo una lettera nella quale gli chiedeva di mandargli libri che spiegassero la Bibbia così che fosse preparato a considerare i punti quando il fratello avesse fatto il successivo giro. Oltre a inviare i libri, il fratello prese disposizioni affinché un altro fratello di una città vicina studiasse col medico. Fu fatto rapido progresso, e il medico, a sua volta, cominciò uno studio biblico con sua moglie e due infermiere, nell’opuscolo “Buona notizia”. Subito dopo il servitore di circoscrizione visitò la congregazione vicina e fu molto felice quando il medico venne al discorso con la moglie, le due infermiere e altre quattro persone interessate. Prima di andare all’assemblea a Nairobi, a cui furono presenti sia lui che la moglie, il medico scrisse al fratello dicendogli che aveva rassegnato le dimissioni dalla Missione Cattolica perché crede che Geova dice che ora è tempo di uscire da “Babilonia”. Egli citò Proverbi 3:5, 6. Ora sta facendo progetti per trasferirsi in una congregazione per poter fare maggior progresso. — Dall’Annuario dei Testimoni di Geova per il 1967 (inglese), Uganda, pagine 192, 193.

Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
Disconnetti
Accedi
  • Italiano
  • Condividi
  • Impostazioni
  • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
  • Condizioni d’uso
  • Informativa sulla privacy
  • Impostazioni privacy
  • JW.ORG
  • Accedi
Condividi