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I servitori di filiale assistono a uno speciale programmaLa Torre di Guardia 1970 | 1° marzo
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filiali tenute nel corso degli anni, “queste quattro settimane sono state le più utili”. E Charles Eisenhower dell’Argentina ben espresse i sentimenti di tutti i rappresentanti delle filiali: “Siamo molto più preparati a continuare il nostro lavoro nei paesi a cui siamo assegnati. La nostra determinazione di tornare nel nostro campo è più grande che mai per continuare a predicare la buona notizia e aiutare i nostri fratelli ad apprezzare ciò che abbiamo imparato qui”.
Per quelli che ebbero il privilegio di assistere a queste adunanze sulle filiali fu in molti modi un indimenticabile avvenimento. Fu un ristoro osservare l’unità di pensiero prevalente a queste adunanze. In una lettera al presidente della Società e a tutta la famiglia Betel tutti i servitori di filiale e i loro assistenti dissero: “Ti ringraziamo per il grande privilegio che abbiamo avuto di venire qui dalle filiali in ogni parte della terra. . . . La genuina ospitalità che tu e tutta la famiglia ci avete mostrato ci ha grandemente commossi, così che i nostri cuori traboccano di gratitudine”.
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Confortano quelli che fanno cordoglio ai funeraliLa Torre di Guardia 1970 | 1° marzo
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Confortano quelli che fanno cordoglio ai funerali
CHE impressione fa un servizio funebre tenuto dai testimoni di Geova sui familiari afflitti che sono di fede diversa? Considerate la seguente lettera che i componenti di una famiglia scrissero ad alcuni testimoni di Geova dell’Ohio, U.S.A.:
“Nel 1935 mio padre morì, lasciando mia madre nella frustrazione e nel dolore che solo una vedova può provare. Fu allora che ella si volse alla vostra organizzazione, la quale, a quel tempo, svolgeva molta attività radiofonica, recando il vostro messaggio a milioni di persone. Avremmo dovuto capire allora quale meraviglioso gruppo di persone siete, ma purtroppo non lo capimmo. Voi cambiaste la sua vita di nera disperazione, dandole pace e contentezza. Visse così serena per oltre trent’anni, godendo ogni minuto della sua vita, finché la morte non la colse la scorsa settimana.
“Fu allora che apprendemmo a nostra volta che cosa sia la disperazione. Come la maggioranza di voi sapete, quando una persona arriva a ottantaquattro anni, l’età di nostra madre, la maggior parte dei suoi intimi amici e parenti se ne sono andati prima di lei. Almeno così pensavamo!
“Questo fu richiamato alla nostra attenzione da un episodio narratoci da un imprenditore di pompe funebri, la sera prima del funerale della mamma. Egli raccontò ciò che accadde non molto tempo fa a un uomo ricchissimo e famoso che era venuto nella nostra città, stabilendovi la sua dimora. Visse più o meno nella solitudine per parecchi anni in uno dei grandi, eleganti alberghi del centro, dove infine morì. Nel suo testamento chiese d’essere sepolto nella città che aveva imparato ad amare tanto. A causa di una forte bufera di neve, il primo giorno dopo la sua morte non ci furono visitatori. Il secondo giorno, arrivò finalmente da Pittsburgh, in mezzo alla neve, un nipote. Fu l’unico. Quella notte egli e l’imprenditore di pompe funebri fecero la lunga e solitaria veglia. Il giorno dopo questo nipote fu l’unico ad assistere al funerale dell’uomo ricco.
“Sebbene la nostra situazione non fosse così brutta, eravamo un po’ preoccupati la sera prima che la mamma fosse sepolta. Ci chiedevamo se il giorno dopo molti o nessuno avrebbe assistito ai servizi.
“Questo sentimento d’apprensione rimase in noi fino alla mattina dopo quando il ministro dei testimoni di Geova arrivò seguìto da gruppi di quelle meravigliose persone che formano le congregazioni dei testimoni di Geova. Lo spirito e la cordialità ch’essi mostrarono sono difficili a descriversi. Serenità è la migliore parola ch’io riesca a pensare. Mentre riempivano le sale ed esprimevano il loro messaggio di condoglianze, la tristezza all’improvviso sparì e il mondo intero sembrò più luminoso. Non potemmo fare a meno di pensare quanto nostra madre era stata più ricca con tutti questi meravigliosi amici che non quell’uomo famoso di cui avevamo sentito parlare la sera prima nonostante tutta la sua ricchezza. Una delle nostre parenti che era presente disse, con molta ammirazione, che non aveva mai sentito un servizio così incoraggiante.
“Probabilmente non capirete mai appieno ciò che avete fatto per noi coi vostri doni di bei fiori e con le cortesie dei signori che si offrirono di portare la bara, oltre che col calore della vostra amichevole presenza. Ricorderemo a lungo tutto ciò e non possiamo fare altro che ringraziarvi sinceramente, e possa Dio benedire ognuno di voi”.
I funerali costituiscono veramente un’eccellente occasione per confortare coloro che fanno cordoglio col divino messaggio della speranza della risurrezione e con l’amore cristiano e la condotta del suo popolo.
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C’è la vita dopo la morte?La Torre di Guardia 1970 | 1° marzo
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C’è la vita dopo la morte?
NORMALMENTE le persone desiderano credere che dopo la morte ci sia la vita. Poiché senza vita non c’è consapevolezza, quindi non c’è godimento d’alcuna sorta.
Ciò nondimeno, un crescente numero di persone che si definiscono realistiche affermano che la morte pone fine a tutto. Non c’è nessun fondamento, dicono, per credere che ci sia la vita dopo la morte.
Ma oggi la maggioranza delle persone non hanno forti convinzioni sul soggetto. Forse pensano che la morte non ponga fine all’esistenza umana, tuttavia non ne sono certe. Nello stesso tempo, sono curiose e si fanno domande sull’argomento. Forse la pensate così anche voi.
PERCHÉ LE PERSONE DESIDERANO SAPERE
Tale interesse è solo naturale, poiché in effetti la morte influisce su tutti quelli che sono sulla terra. Quando si invecchia e l’organismo umano comincia a deteriorarsi, si è consapevoli dell’approssimarsi della morte. Perfino i giovani sono colpiti dalla sua evidente inevitabilità. Come dice la Bibbia: “I viventi sono consci che morranno”. — Eccl. 9:5.
È dunque normale chiedersi che cosa accada quando voi o i vostri cari muoiono. La morte pone effettivamente fine a tutto? O c’è una ferma base per credere che ci sia la vita dopo la morte? Può la persona che muore tornare realmente a vivere?
IL CONCETTO TRADIZIONALE
Per lungo tempo si è creduto comunemente che gli uomini possiedano un’immortale, invisibile anima che sopravviva alla morte del corpo fisico. Gli antichi Egiziani vi credevano. Comunque, si attribuisce agli antichi Greci la formulazione di questo tradizionale concetto. Il sacerdote cattolico Anthony Kosnik, scrivendo in The Michigan Catholic del 23 gennaio 1969, spiega:
“Essi [gli antichi Greci] concepirono l’uomo come consistente di due parti distinte: un corpo materiale, mortale, e un’anima spirituale, immortale. Uniti, questi elementi formavano la persona vivente. Separati, producevano l’effetto della morte. Alla morte, si sapeva che il corpo si decomponeva e l’anima si pensava continuasse a vivere un’esistenza separata in un altro mondo”.
Nei secoli successivi alla morte di Cristo, quando i capi della chiesa furono influenzati dal pensiero greco, questa veduta fu adottata anche dalla cristianità. Kosnik osserva: “Questa spiegazione filosofica suscitò l’interesse di S. Tommaso d’Aquino [famoso padre della chiesa] che adottò liberamente le idee di questi antichi filosofi”. Pertanto, nella cristianità divenne infine predominante la credenza che ‘l’anima umana non perisce col corpo, ma continua a vivere per ricevere la ricompensa o la condanna’. Forse questo è ciò che credevate anche voi.
C’È UNA FERMA BASE PER CREDERLO?
C’è una ferma base per credere a questo concetto della vita dopo la morte? È una credenza realistica, in piena armonia con la Bibbia?
In modo interessante, sebbene la chiesa cattolica si attenga al tradizionale concetto esposto sopra, il sacerdote cattolico
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