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  • I fumetti: Com’erano una volta
    Svegliatevi! 1983 | 22 novembre
    • I fumetti: Com’erano una volta

      COMINCIÒ con “Yellow Kid”. Era una pagina di vignette umoristiche che fu pubblicata per la prima volta nel 1896 nel World, un giornale di New York. Acquistò un’immensa popolarità. Ben presto i lettori di giornali si divertivano anche alle stranezze di personaggi come “Foxy Grandpa”, “Buster Brown” e i “Katzenjammer Kids” (noti in italiano come Bibì e Bibò). Erano nati i fumetti!

      E com’erano divertenti! Bastano i nomi a dare un’idea dell’allegria che sprizzava da queste creature dei fumetti: “Fortunello”, “Maude the Mule”, “Mutt & Jeff”, “Krazy Kat”, eccetera. Questi personaggi giocherelloni ben riflettevano l’innocenza dell’epoca che precedette il drammatico anno 1914. Ripensandoci, però, non tutto forse era proprio divertente. I popolari “Bibì e Bibò”, per esempio, facevano spanciare i lettori dalle risa con quella che è stata definita “una sistematica campagna di sabotaggio che resiste con successo a sculacciate, minacce e promesse”.

      La nascita del superiore

      Ben presto gli editori decisero di ristampare alcune di queste strisce popolari sotto forma di giornaletto a fumetti. In principio, però, questi giornaletti venivano distribuiti gratuitamente per scopi pubblicitari. Ma nel 1934 gli editori Wildenberg e Gaines scommisero che i ragazzi sarebbero stati disposti a spendere qualche soldo per un fumetto che chiamarono “Famous Funnies”. Fu anch’esso un successo. Quindi, impiegando disegnatori che avevano appena terminato la scuola superiore, gli editori ingaggiarono un’aspra competizione per attirare i lettori.

      Il 1938 segnò una svolta decisiva. I giovani Siegel e Shuster trovarono un editore per un personaggio da fumetti di loro invenzione: Superman (noto in Italia anche come Nembo Kid)! Per usare le parole di uno dei suoi originatori, doveva essere “un personaggio come Sansone, Ercole e tutti gli uomini forti di cui avevo sentito parlare messi insieme. Solo più forte”. Questo “uomo d’acciaio” accese l’immaginazione di grandi e piccini. Ben presto la rivista mensile faceva incassi lordi di un milione di dollari all’anno. E, spronati da questo successo, gli editori cominciarono a inventare altri personaggi avventurosi.

      Ma la successiva generazione di fumetti invase il campo del sesso, della violenza e dell’orrore. Fumetti in cui la violenza era descritta in modo pittoresco, come quello intitolato “Il delitto non paga”, erano in effetti molto redditizi per gli editori. Con il sopraggiungere degli anni cinquanta, i fumetti cominciarono anche ad atterrire i giovani lettori con titoli come “I racconti della cripta”.

      In molti casi i fumetti non facevano più ridere.

      Le proteste del pubblico

      Nel 1954 Frederic Wertham pubblicò un libro intitolato Seduction of the Innocent (Seduzione degli innocenti) che accusava l’industria del fumetto di corruzione dei giovani. Il dottor Wertham effettuò uno studio fra bambini che avevano problemi emotivi riscontrando che molti di loro erano avidi lettori di fumetti. Il dottor Wertham concluse: “I racconti a fumetti insegnano la violenza”.

      Per alcuni comunque le ricerche del dottor Wertham non dimostravano che i fumetti avessero un effetto negativo su bambini normali. Ma almeno negli Stati Uniti furono infine presi provvedimenti per “controllare” l’industria del fumetto, formulando un codice che limitava gli eccessi nella violenza e nel nudo. Ma questi provvedimenti sono serviti a qualcosa? Come sono oggi i fumetti?

  • I fumetti: Come sono oggi
    Svegliatevi! 1983 | 22 novembre
    • I fumetti: Come sono oggi

      I FUMETTI hanno fatto molta strada dai primi tempi in cui consistevano di elementari disegni a penna o a matita e usavano un linguaggio estremamente semplice. Oggi, in alcuni ambienti la qualità grafica viene perfino elogiata. E uno stile letterario più sofisticato costringe talora i lettori a ricorrere al dizionario.

      Il cambiamento più grande, però, è il fatto che i supereroi dei fumetti devono lottare non solo contro i personaggi avversari ma anche contro la pervasiva influenza della televisione. Uno studio di recente pubblicazione intitolato “La televisione e il comportamento” rivela che la TV ha il potere davvero formidabile di attrarre i giovani spettatori. Come fanno dunque i fumetti a competere con questa forte concorrente?

      Una novità è stata quella di pubblicare racconti a puntate, in modo che il lettore si sentisse costretto a leggere il seguito. Un recente numero di Rom, per esempio, narra una storia avvincente e si interrompe nel momento in cui il supereroe, Rom, e un compagno del continente perduto di Atlantide sono minacciati da un orribile mostro. Cosa succederà poi? Dovete leggere il prossimo numero per saperlo!

      Per mantenere vivo l’interesse dei giovani d’oggi, saturi di TV, i fumetti hanno dovuto praticamente ignorare i loro “codici” e propinare ai lettori forti dosi di violenza. Un numero di Devil (un supereroe cieco dei fumetti che indossa un costume da diavolo) conteneva per il 53 per cento scene di violenza. Quando Devil combatte, la lotta è rappresentata in modo realistico, colpo per colpo, ed è punteggiata da ‘effetti sonori’. (“Whok”, “Klugg”, “Kangg”, “Chudd” e “Thwakk”, per citarne qualcuno). E dato che l’aderente calzamaglia è l’abito d’obbligo per i supereroi, i lettori possono restare a bocca aperta vedendo i muscoli che si contraggono. (Le supereroine sono vestite in modo non meno seducente). Non deve dunque sorprendere che la pubblicità dei corsi di culturismo e di arti marziali ricorra spesso ai fumetti per reclamizzare ciò che offrono.

      Altri soggetti dei fumetti sono la religione e le pratiche occulte. Per esempio, un numero di Thor comincia con un tono pseudobiblico: “In principio era il vuoto. Col passar del tempo, nel vuoto si sviluppò la materia, e la materia formò le stelle, e le stelle formarono i pianeti . . . Nell’aria sopra la terra crepitavano la potenza e l’energia vitale . . . finché l’energia stessa divenne consapevole della sua propria spaventosa potenza”. Dopo di che il lettore è trascinato in un racconto di dèi e dee mitologici.

      Gli scrittori riescono anche abilmente a introdurre nelle parole del fumetto idee religiose come la trasmigrazione delle anime. In un numero di Devil, una morta viene risuscitata da un uomo misterioso che dice con tono noncurante riguardo al miracolo: “Oh, sì, c’è il trucco”. Fumetti con nomi come Ghost Rider e I . . . Vampire! (che in italiano, rispettivamente, significano “Cavaliere fantasma” e “Io . . . vampiro!”) mostrano che alcuni editori vogliono approfittare dell’attuale interesse per le pratiche occulte.

      Anche gli editori di letteratura pornografica hanno intravisto nel fumetto un comodo mezzo per rappresentare scene di nudo e di erotismo. Molti di questi “fumetti” osceni possono finire nelle mani dei bambini.

      Naturalmente non tutti i fumetti sono degradanti. Né tutti sono letti solo dai bambini. Centinaia di milioni di adulti seguono i fumetti pubblicati dal loro giornale preferito. Nelle Filippine molti — adulti inclusi — prendono a nolo un fumetto per pochi soldi e lo leggono nei pressi dell’edicola prima di restituirlo. In Spagna, nella metropolitana di Madrid o di Barcellona, è comune vedere adulti che leggono fumetti.

      Un popolare fumetto francese è pubblicato in almeno 18 lingue. Si tratta di “Asterix”, un minuscolo e intrepido guerriero celtico che viene coinvolto in ogni specie di avventure durante i suoi viaggi attraverso l’antico impero romano. Un’enciclopedia dice: “‘Asterix’, oltre ad essere semplicemente umoristico e avventuroso, si abbandona a sofisticati giochi di parole, spiritosi anacronismi e battute satiriche che hanno reso caro il fumetto a milioni di europei adulti”. — Encyclopædia Britannica.

      Ma è senz’altro vero che molti fumetti sono rivolti primariamente ai ragazzi e non sono letture sane, poiché si occupano di occultismo, sadismo, orrore o violenza gratuita. I genitori preoccupati dovrebbero per questo vietare ai loro figli tutti i fumetti?

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