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Ingiustizia razziale: Ne saremo mai liberati?La Torre di Guardia 1975 | 1° maggio
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Mio padre fu assassinato. La polizia e gli addetti all’obitorio dissero che nessuno sapeva chi era, che era uno sconosciuto. Così senza esitare prelevarono gli organi che volevano. Ma non era vero che non sapessero chi era poiché si erano messi in contatto con noi per mezzo della carta di identità trovatagli addosso!
Per me fu come se fosse stato ucciso due volte, prima accoltellato per strada e poi fatto a pezzi all’obitorio. Quando infine ci fecero vedere papà, era in condizioni pietose. Non gli avevano neppure tolto il sangue dai denti o dagli occhi. Mi convinsi amaramente che era trattato con tale disprezzo perché era negro e povero. Mi rifiutai di piangere. Invece, feci un voto nel mio cuore. Avrei fatto qualcosa in merito alle ingiustizie che vedevo subire dalla mia gente.
Pensavo che i bianchi si erano abituati a vivere una menzogna. Cercavano di farci credere che la nostra condizione di oppressi era dovuta alla nostra innata inferiorità. Vedevo che eravamo oppressi a causa del loro razzismo. Con mezzi non violenti, i negri avevano cercato di farlo capire ai bianchi. Ora, io dovevo smettere d’occuparmi dell’attitudine dell’uomo bianco e occuparmi esclusivamente e direttamente dell’oppressione stessa.
Mi unii al gruppo delle Pantere nere di Harlem. A quell’epoca ero d’accordo con la loro ideologia che era tempo che i negri si armassero. Alla fine del 1969, lessi in un giornale radicale negro del viaggio a Cuba. Cuba aveva fatto con successo la rivoluzione, e io volevo andare lì e vedere come l’avevano fatta. Mi offrii immediatamente volontaria e fui scelta per il viaggio di tre mesi.
UNA RIVOLUZIONARIA ALL’OPERA
Mi avevano fatto credere che Cuba era una piccola brutta isola molto povera. Ma la mia impressione fu che era il più bel posto che avessi mai visto. Verso la fine del nostro soggiorno, facemmo un viaggio di tre settimane attraverso l’isola, e da ciò che vidi personalmente mi convinsi che Cuba era pulita, senza rifiuti in giro, né oziosi, né prostitute, né ubriaconi, né giovani fannulloni a bighellonare per le strade. Pareva che tutti avessero qualche cosa da fare, sia giovani che vecchi.
Nel nostro campo a Cuba era tutto organizzato alla maniera militare. Ogni mattina ci svegliavano con un annuncio, e alle 6 eravamo in cammino verso i campi di canna. Era lavoro duro, ma mi piacevano la disciplina e lavorare “per servire il popolo”, come diceva il motto rivoluzionario del momento. Lavoravamo al fianco di accaniti combattenti comunisti provenienti dal Vietnam, dall’Africa, dalla Corea e dalla Russia. Ci raccontavano le loro esperienze, facendo così nascere in noi un concetto internazionale della lotta per la liberazione.
La sera ascoltavamo i discorsi dei veterani della lotta per la liberazione del Vietnam, di Cuba, dell’Africa e di altri luoghi. Ci mostravano pellicole, fra cui “La battaglia di Algeri”, in cui vedemmo come le donne musulmane si erano travestite e avevano partecipato attivamente alla lotta per cacciare i Francesi. Mi piacevano i discorsi di Fidel Castro ed ero colpita dal rapporto che pareva avesse con la gente comune.
Potevamo anche imparare il karatè. Ma avendolo già appreso, mi concentrai sulle armi. Sapevo fare le bottiglie Molotov e usare il fucile. Ma ora, dietro mia richiesta, un soldato cubano mi mostrò come usare il mitra.
Verso la fine del nostro soggiorno, fu data importanza a quello che avremmo fatto con quanto avevamo imparato. Ero pronta e impaziente. Ero disposta a combattere e a morire per ottenere la liberazione dei negri, nonché degli oppressi di tutto il mondo.
ATTIVITÀ RIVOLUZIONARIA IN AMERICA
Prima di partire da Cuba nell’aprile del 1970, un gruppo di rivoluzionari mi chiese di lavorare con loro. Dovevo mimetizzarmi trovando un lavoro rispettabile, e al momento giusto mi avrebbero chiamata. A suo tempo mi chiamarono. Il mio compito era quello di sovvertire i militari, di usare “qualsiasi mezzo necessario” per trovare militari negri aventi capacità tecniche da sfruttare e convincerli a passare dalla parte dei rivoluzionari.
Apprendemmo, ad esempio, che a un capitano negro dell’Aviazione, esperto di karatè e di fortificazioni, era stata negata una promozione a causa del colore della sua pelle. Mi misi in contatto con lui, e predisposi un incontro. Me lo lavorai, e, col tempo, me lo feci amico. Infine lo convinsi a organizzare i negri delle forze armate a operare contro il sistema militare. Nei pochi mesi successivi presi contatto con alcuni giovani, tutti istruiti ed esperti, almeno per gli scopi che ci interessavano.
Ben presto, comunque, fui del tutto disgustata di ciò che facevo. Inoltre, riscontrai che, anche quando non si trattava di strategia, i rivoluzionari che conoscevo non vivevano secondo l’idealismo morale che mi ero aspettata dal movimento di liberazione. Diventavano molto promiscui. Una sera, dopo che un camerata aveva avuto relazione con la sua donna, venne da me. Lo considerai un gesto non rivoluzionario, ma rivoltante.
Queste cose cominciarono a turbarmi. Credevo ancora che per porre rimedio alle condizioni fosse necessario togliere di mezzo il sistema, ma cominciai a nutrire dubbi sui nostri metodi. Ora avevo tempo per pensare — nascondendomi, aspettando d’essere chiamata con nuove istruzioni, trasferendomi da un luogo all’altro per evitare d’essere scoperta — e cominciai a pensare ad altri modi per recare la liberazione dalle ingiustizie. Poi, un giorno, mentre ero sola in un appartamento in un quartiere povero di New York, fu portato alla mia attenzione un modo molto interessante.
LIBERAZIONE DALL’INGIUSTIZIA: COME?
Sentii bussare alla porta, e apertala mi trovai davanti un donnone negro alto un metro e ottanta che aveva fatto cinque rampe di scale per arrivare all’appartamento. Disse qualcosa riguardo a una vita significativa, e mi mostrò un libro blu, La Verità che conduce alla Vita Eterna. Ero un’avida lettrice, per cui l’accettai. Dopo di ciò, descrisse come tenere un corso gratuito di studio, e si offrì di tornare. Le chiesi di dimostrare che cosa intendeva dire.
Il primo capitolo cominciava con la domanda: “Volete vivere in pace e felicità?” Pensai: “Ma questo è ciò per cui abbiamo combattuto, affinché i negri e tutti gli oppressi vivano in pace e felicità”. La seconda domanda diceva: “Desiderate buona salute e lunga vita per voi e per i vostri cari?” “Certo! E questo è ciò che ho visto a Cuba”, dissi fra me, “migliori progressi medici, e gente che spera di vivere più a lungo in buona salute”.
Un’altra domanda diceva: “Perché il mondo è così pieno di afflizioni?” Io avevo la risposta: “Questi capitalisti vogliono tutto per sé”. La successiva domanda del libro diceva: “Che cosa significa tutto questo?” Era facile, pensai. Significava che il sistema doveva essere distrutto. Era completamente marcio.
Infine, l’ultima domanda del primo paragrafo chiedeva: “C’è qualche buona ragione per credere che le condizioni in realtà miglioreranno durante la nostra vita?” “Puoi scommetterci”, pensai fra me. “Le lotte rivoluzionarie in atto in tutto il mondo faranno in modo che questo avvenga. Cuba aveva avuto successo; si era sbarazzata degli imperialisti. Anche i negri se ne sbarazzeranno”.
Non avevo mai visto un libro con domande così penetranti. Pensai di conoscere le risposte, ma desideravo sapere quello che diceva il libro. Mentre studiavamo, il paragrafo dieci mi lasciò del tutto sconcertata, colpendomi come un fulmine. Lo lessi ad alta voce:
“Tutte le molte cose predette nella Parola di verità di Dio indicano che il tempo del cambiamento mondiale ci sovrasta! Ciò che vediamo accadere oggi nel mondo in adempimento della profezia biblica mostra che il nostro tempo è quello in cui vi sarà la distruzione di questo intero sistema malvagio. I governi del giorno attuale saranno rimossi per far posto al dominio del regno di Dio sopra tutta la terra. (Daniele 2:44; Luca 21:31, 32) Nulla può arrestare questo cambiamento, perché Dio lo vuole”.
Il “governo di Dio”? Dio ha un governo? Era la prima volta nella mia vita che sentivo parlare del governo di Dio. Ebbene, dalle chiese avevo imparato solo che Dio era in qualche posto lassù nel cielo, e che avrebbe bruciato tutti i cattivi nel fuoco dell’inferno e portato tutti i buoni in cielo. Ma ora questo libro diceva che Dio avrebbe distrutto i governi del giorno attuale.
La donna mi invitò a considerare questo pensiero nella Bibbia. L’aprì in Daniele 2:44. Lo lessi io stessa: “E ai giorni di quei re l’Iddio del cielo stabilirà un regno che non sarà mai ridotto in rovina. E il regno stesso non passerà ad alcun altro popolo. Esso stritolerà tutti questi regni e porrà loro fine, ed esso stesso starà a tempi indefiniti”.
“Però, non c’è che dire!” pensai fra me. “Nemmeno a Dio piacciono questi governi. E li distruggerà!” Non riuscivo proprio a convincermene! Questa idea, benché sembrasse fantastica, mi rimase nella mente.
AVEVA QUALCHE VALORE?
Più tardi mi insospettii. Mi chiesi se la donna non fosse stata un agente del governo. Non volendo correre rischi, il giorno dopo traslocai.
Pur avendo smesso di lavorare per sovvertire i militari, cominciai a reclutare giovani dei ghetti da addestrare a Cuba. Tuttavia, l’idea che Dio avesse un governo mi era rimasta nella mente. Mi avevano insegnato a credere in Dio, ma le cose che avevo viste mi avevano reso scettica. Apparentemente le chiese presentavano Dio come un mercenario; pareva che estorcessero sempre denaro alle persone, impedendo loro di vedere la fonte dell’oppressione. E così non fui turbata notando che a Cuba la religione era alquanto repressa. Ma ora mi chiedevo in effetti se Dio era reale.
Decisi di pregare e di vedere che cosa sarebbe accaduto. Non sapevo come fare. Ad ogni modo, mi assicurai che le tende fossero chiuse perché nessuno mi vedesse e mi inginocchiai. Dissi qualcosa del genere: “Dio, chiunque tu sia, se sei ancora vivo, aiutami. Non so di che cosa ho bisogno. Ma se hai quello di cui ho bisogno, ti prego di mandarmelo”.
Proprio la mattina dopo, un sabato, venne una coppia che cominciò a parlarmi del governo di Dio, così seppi che erano la risposta alla mia preghiera. Mi invitarono alla Sala del Regno dei Testimoni di Geova, e il giorno dopo vi andai.
Fui profondamente colpita dalla calorosa accoglienza sia dei negri che dei bianchi, e dalla genuina cordialità che c’era fra loro. Scettica, andai ad altre Sale del Regno. Ma la situazione era identica. L’unità e il calore che regnavano fra i Testimoni furono qualcosa di bello per me. Inoltre, c’era un impegno, un’integrità, una prontezza anche a morire per le loro convinzioni. Appresi come i Testimoni avevano sofferto orribilmente nella Germania nazista, nel Malawi e in altri luoghi, rifiutando però di compromettere la loro lealtà verso quelli che consideravano giusti princìpi.
Questo mi lasciò perplessa. “Che cosa tiene insieme queste persone? Che cosa le sostiene, che cosa le sprona?” mi chiesi. Ovviamente non era un governo nazionalistico, poiché i Testimoni insegnano che Dio li distruggerà. Mi resi pure conto che non era un’organizzazione segreta con capi dietro le quinte.
UN VERO GOVERNO CON SUDDITI
A quell’epoca cominciai a considerare seriamente l’idea che Dio ha un governo celeste con sudditi terreni. Era possibile che questi Testimoni fossero i sudditi terreni del governo di Dio? E quando Dio frantumerà tutti i governi terreni, sono tali persone coloro che preserverà per dare inizio a una nuova società terrena?
L’idea mi affascinava, ed ero decisa a investigare ulteriormente.
Ricordai di avere appreso da bambina la preghiera insegnata da Gesù Cristo ai suoi seguaci: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”. (Matt. 6:9, 10, versione di mons. S. Garofalo) Per la prima volta cominciavo ora a capire che questo regno è un vero governo, con un re che domina su un reame con dei sudditi. Gesù Cristo stesso è il re costituito da Dio; in effetti, disse a Ponzio Pilato di esserlo. (Giov. 18:36, 37) Appresi pure che la Bibbia aveva predetto di questo governante: “Perché . . . un figlio ci è stato dato e il dominio sarà sulle sue spalle . . . Egli è destinato ad ampliare il dominio e ad instaurare pace senza fine”. — Isa. 9:6, 7, versione di F. Nardoni.
LA MIGLIORE COSTITUZIONE
Perché un governo sia reale, sapevo che doveva avere una costituzione o un codice di leggi che i suoi sudditi devono osservare. Progettando un nuovo governo, noi rivoluzionari avevamo pensato molto alle sue leggi. Ora consideravo la Bibbia, in effetti, come la costituzione del governo di Dio. Ma questo Libro di leggi chi governa?
Mi convinsi che non governava le masse dei cristiani professanti, non la cristianità, non quelli che hanno perpetrato le guerre più sanguinose della storia e che, considerandosi superiori, hanno vergognosamente predato e oppresso le minoranze. Ma vedevo che i testimoni di Geova sono realmente diversi. La Bibbia è veramente la loro costituzione, il loro Libro di leggi. Ciò che essa dice regola ogni aspetto della loro vita.
La Bibbia non insegna affatto la superiorità della razza. Siamo tutti una sola famiglia, uguali sotto ogni aspetto agli occhi di Dio. “Dio non è parziale”, dice la Bibbia, “ma in ogni nazione l’uomo che lo teme e opera giustizia gli è accettevole”. (Atti 10:34, 35) Non potete immaginare quanto significò per me apprendere queste cose.
Le chiese dei bianchi ci avevano detto che noi negri siamo una razza maledetta, quindi inferiore, animalesca. Infatti, sono stati insegnati numerosi miti secondo cui abbiamo code rudimentali e che, come razza, siamo stupidi, abbiamo un odore sgradevole, ecc. Che cosa meravigliosa far parte di un popolo che con l’aiuto della Parola di Dio, la Bibbia, elimina tali umilianti falsità!
Non mi fraintendete. Non dico che i testimoni di Geova siano perfetti. A volte scopro fra alcuni di loro residui di superiorità razziale, e talvolta noto che certuni si trovano un po’ a disagio quando sono in stretta associazione con persone di un’altra razza. Ma in realtà, che cosa ci si può aspettare dopo secoli di odio attentamente inculcato in questo mondo?
È come spiega la canzone del ben noto musical “South Pacific”, in cui un giovane dell’esercito, afflitto perché si è innamorato di una ragazza di un’altra razza, canta: ‘Ti insegnano a odiare e temere; te lo devono insegnare di anno in anno, ripetendolo nel tuo caro piccolo orecchio: insegnano attentamente a temere le persone i cui occhi son fatti in modo poco attraente e la cui pelle è di una diversa gradazione di colore; insegnano prima che sia troppo tardi, prima che tu abbia sei o sette o otto anni, a odiare tutti quelli che i tuoi parenti odiano’.
Comunque, poiché vivono secondo la costituzione del governo di Dio, i testimoni di Geova hanno eliminato il pregiudizio razziale a un grado che nessun altro popolo della terra è riuscito a eguagliare. Si sforzano veramente di amarsi gli uni gli altri indipendentemente dalla razza, comprendendo che, come dice la Bibbia: “Chi non ama il suo fratello, che ha visto, non può amare Dio che non ha visto”. (1 Giov. 4:20) A volte il mio cuore si è commosso fino al punto che non ho potuto trattenere le lagrime vedendo la prova del sincero amore dei Testimoni bianchi, gente che poco prima non avrei esitato a uccidere per promuovere la causa di una rivoluzione.
LA LIBERAZIONE È VICINA
Oggi sono veramente dispiaciuta della parte che ho avuta nel progettar di rovesciare i governi umani. Dallo studio della Bibbia ho appreso che tale condotta è non solo inutile, ma viola ciò che dice Romani 13:1-7. Quindi, nessun funzionario governativo deve mai temere alcuna difficoltà da parte mia. Ma, nello stesso tempo, sono convinta che quelli che continuano a sperare nei governi umani per avere la liberazione dalle ingiustizie saranno non solo delusi, ma corrono il pericolo d’essere distrutti quando fra breve il governo di Dio ‘stritolerà tutti questi governi e porrà loro fine’.
Questo, naturalmente, significa anche che i governi comunisti dovranno essere distrutti da Dio. Benché tali governi abbiano fatto molte cose, credo, per migliorare le condizioni delle masse, i governanti umani si sono proprio dimostrati incapaci di provvedere giustizia per tutti. Infatti, alcuni governi comunisti hanno commesso orribili atrocità. Inoltre, sotto quei governi la gente ancora si ammala, invecchia e muore. I governanti umani non possono fare nulla per impedirlo. Ma Dio può farlo e lo farà! La sua Parola dice: “Dio stesso sarà con [l’umanità]. Ed egli asciugherà ogni lagrima dai loro occhi, e la morte non sarà più, né vi sarà più cordoglio né grido né pena. Le cose precedenti sono passate”. — Riv. 21:3, 4.
Pertanto l’umanità può ottenere la liberazione da ogni forma di oppressione, inclusa perfino la liberazione dalla nemica morte. Ma solo alla maniera di Dio, non alla maniera dell’uomo. Così, invece di sostenere i tentativi umani per eliminare l’oppressione e l’ingiustizia, confido ora che lo faccia Dio. E dedico tutto il mio tempo a mostrare alle persone che la sola vera speranza di liberazione dall’ingiustizia è quella del regno di Dio, che tra breve recherà questa liberazione tanto desiderata. — Da una collaboratrice.
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C’è pericolo negli oggetti di magia?La Torre di Guardia 1975 | 1° maggio
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C’è pericolo negli oggetti di magia?
VEDIAMO spesso persone che portano su di sé o tengono nella loro casa certi oggetti ricevuti da altri che credono a qualche forma di spiritismo, divinazione, ecc., o che la praticano. Questi oggetti possono essere sotto forma di un’immagine, di un amuleto o di un feticcio. O si può ricevere da qualcuno che pratica lo spiritismo un dono — un quadro, un fazzoletto, una sciarpa — qualche cosa che non è comunemente considerato un amuleto. Queste cose sono innocue?
La domanda vi riguarda sia che desideriate adorare Dio o no. Perché? Perché la vostra attitudine e le vostre azioni verso queste cose possono influire in modo determinante sulla vostra salute mentale e anche su quella fisica. Ne abbiamo la prova non solo dalla Bibbia, la Parola di Dio, ma anche dalle esperienze personali di molti.
Quando Dio stava per condurre la nazione d’Israele nel paese di Canaan, diede specifici e ripetuti avvertimenti su questo pericolo dell’occultismo. Non era senza ragione, né per favoritismo, che cacciava gli abitanti di Canaan. Disse a Israele il perché, con le parole: “Queste nazioni che tu stai per spodestare ascoltavano quelli che praticano la magia e quelli che fanno divinazioni”. Egli chiamò queste pratiche “le cose detestabili di quelle nazioni”, e poi comandò: “Non si dovrebbe trovare in te . . . alcuno che cerchi presagi né stregone, né chi leghi altri con una malìa né alcuno che consulti un medium spiritico né chi predìca gli avvenimenti per mestiere né alcuno che interroghi i morti”. — Deut. 18:9-12, 14.
Inoltre, fu detto a Israele: “Non dovete menzionare il nome di altri dèi. Non si dovrebbe udire sulla tua bocca”. (Eso. 23:13) Questo non voleva dire che non potessero menzionare quei nomi come falsi dèi, per ammaestrare o avvertire, ad esempio, i loro figli. Ma non dovevano riconoscere a quegli dèi alcun potere, né ci si doveva rivolgere a loro per alcuna cosa. Perché?
Perché, anche se non erano adorati direttamente, qualsiasi inclinazione verso di loro, l’attendersi che facessero del bene o del male, o il volere qualsiasi cosa materiale avente relazione con essi, significava in effetti avere associazione con i malvagi demoni. Questi sono persone spirituali reali, angeli malvagi, i peggiori nemici di Dio
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