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  • Il potere della benignità
    La Torre di Guardia 1960 | 15 novembre
    • Il potere della benignità

      “Continuate ad amare i vostri nemici, a fare il bene e a prestare senza interessi, non sperando di ricevere alcuna cosa in cambio, e la vostra ricompensa sarà grande, e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benigno verso gli ingrati e gli empi. Continuate a divenire compassionevoli, come il Padre vostro è compassionevole”. — Luca 6:35, 36.

      1. Perché e come la benignità è un potere?

      LA BENIGNITÀ è un potere perché ha origine da Geova, l’Iddio Altissimo, il grande Datore di “ogni dono buono e ogni regalo perfetto”. Dando il supremo esempio, Geova mostra benignità a tutti, anche ‘agli ingrati e agli empi’. Poiché la benignità aiuta il cristiano ad essere come il suo Padre celeste, è un potere rimuneratore. Quali rimunerazioni si hanno essendo figli dell’Altissimo! Veramente come disse Gesù: “La vostra ricompensa sarà grande”. Queste parole ci ricordano la regola divina dichiarata molto tempo fa riguardo al potere della benignità: “L’uomo di amorevole benignità ricompensa la sua propria anima”. La persona benigna può pensare di dare la sua benignità ad altri; in realtà essa ritorna come una ricompensa a chi mostra amore e benignità perché desidera essere come il suo Padre celeste. — Giac. 1:17; Luca 6:35; Prov. 11:17.

      2, 3. (a) Come gli scritti mondani sulla benignità vengono meno, e con quali risultati? (b) Qual è il giusto motivo per mostrare benignità?

      2 Si può leggere molto sulle ricompense della benignità nei libri di questo mondo; è una qualità lodata dai filosofi e dagli scrittori di buone maniere, galateo e fascino. Ma quelli che confidano in queste opere mondane non portano i frutti dello spirito di Dio, e il loro raffinato rivestimento di cortesia e correttezza spesso copre cuori del tutto contrari allo spirito di Dio. Che cosa non va? Mancano il calore e l’amore, perché Geova e la sua volontà son messi da parte.

      3 Poiché Geova è messo da parte in queste considerazioni mondane della benignità, non c’è da meravigliarsi se alcune persone mostrano benignità per trarne esse stesse beneficio in maniera egoistica. Esse mostrano benignità, ma sperano di riceverne in cambio qualche cosa, di ottenere qualche favore. Usano la benignità come usano il denaro, per comprare quello che vogliono. Il loro motivo è sbagliato. Quando il cristiano mostra la sua benignità in modo pratico, fa questo “non sperando di ricevere alcuna cosa in cambio”. Egli è benigno perché ama il suo Padre celeste. Quando amiamo qualcuno spesso ci sorprendiamo ad imitare, apparentemente senza sforzo, alcune delle buone abitudini e qualità della persona amata. Come dovrebbe spingerci dunque l’amore a coltivare di proposito le qualità che distinguono Geova Dio! “Diventate imitatori di Dio”, dice il comando divino. Solo essendo imitatori di Dio possiamo mostrare d’esser figli dell’Altissimo. La benignità aiuta il cristiano ad imitare il suo Padre celeste. — Efes. 5:1.

      4. Spiegate come si mostra benignità.

      4 Come si mostra benignità? In molti modi: Essendo disposti a fare il bene a tutti, essendo misericordiosi, essendo compassionevoli, essendo benevoli, essendo pazienti, essendo amichevoli, essendo ospitali, essendo generosi, mostrando considerazione, gentilezza e cortesia. La benignità si fonda sull’amore. Paolo dice: “L’amore è paziente e benigno”. (1 Cor. 13:4, An American Translation) O come dice la Traduzione del Nuovo Mondo: “L’amore è longanime e benigno”. Più dell’amicizia e della gentilezza, la benignità è pronta, sì, volenterosa di darsi la pena di assistere altri, sia nelle cose temporali che in quelle spirituali.

      UN’ESIGENZA DIVINA

      5, 6. Dite le ragioni per cui Dio esige che mostriamo benignità.

      5 La benignità è strettamente collegata con l’amore nelle Scritture, come nell’espressione “amorevole benignità”. Questa è benignità che ha origine dall’amore, il genere d’amore che è costante e leale. La persona che ha questa amorevole benignità mostra di avere lo spirito santo, poiché i frutti dello spirito di Dio comprendono “amore, gioia, pace, longanimità, benignità, bontà, fede, mitezza, padronanza di sé”. Lo spirito di Dio trasforma la persona, permettendole di rivestire la “nuova personalità” che si esige dai veri cristiani: “Rivestitevi del tenero affetto di compassione, benignità, modestia di mente, mitezza e longanimità”. Quindi la benignità è una convincente prova dell’amore cristiano e un’esigenza divina. — Gal. 5:22, 23; Col. 3:12.

      6 In tutte le Scritture sono molte testimonianze secondo le quali Geova esige amorevole benignità da tutti quelli che otterranno la sua approvazione: “Egli ti ha mostrato, o uomo, ciò che è bene; e che cosa esige da te Geova, se non che tu operi giustamente, ami la benignità e cammini umilmente col tuo Dio?” Non è strano che Geova esiga da noi amorevole benignità. Quanto spesso gli scrittori ispirati esaltano l’amorevole benignità di Dio! Come dovremmo apprezzare questa qualità del Padre celeste! “Come è preziosa la tua amorevole benignità, o Dio!” Geova giustamente esige questa qualità dall’uomo: “La cosa desiderabile nel terrestre uomo è la sua amorevole benignità”. Non possiamo piacere a Dio solo con i sacrifici. Per mezzo del profeta Osea Geova dice: “Io desidero benignità e non sacrifici”. Grandi potrebbero essere i sacrifici fatti dal cristiano nel servizio di Dio, ma senza amorevole benignità egli non potrebbe mostrare d’essere figlio dell’Altissimo. È qualche cosa da considerare: che Geova Dio ha posto l’amorevole benignità in questa posizione preminente. Senza il motivo e la manifestazione dell’amore, non si può ricevere ricompensa da Dio per quanto i sacrifici possano esser grandi: “Se dò tutti i miei averi per nutrire altri, e se offro il mio corpo, per vantarmi, ma non ho amore, non ne traggo nessun profitto”. — Mich. 6:8, SA; Sal. 36:7; Prov. 19:22; Osea 6:6, SA, nota in calce; 1 Cor. 13:3.

      7. Che cosa il Padre celeste cerca primariamente nell’uomo?

      7 Come è chiaro che i motivi dell’uomo e le qualità del suo cuore significano per Geova Dio più delle facoltà intellettuali. Se Geova s’interessasse principalmente delle facoltà intellettuali, egli avrebbe scelto i saggi e gli intellettuali del mondo per adempiere la grande opera di predicazione della buona notizia del Regno in tutta la terra. Ma egli non ha diffuso il suo spirito sugli orgogliosi e saggi di questo mondo. L’apostolo dice “che non furon chiamati molti saggi in senso carnale, non molti potenti, non molti nobili . . . affinché nessuna carne si vanti dinanzi a Dio”. Chi cerca di essere come il suo Padre celeste è colui che Dio può impiegare e la cui “ricompensa sarà grande”. — 1 Cor. 1:26-29.

      8. Quale ricompensa reca la benignità a chi la mostra nella vita quotidiana?

      8 Sono molte le ricompense per chi ora mostra benignità. È un potere che ci aiuta a fare quello che è giusto in ogni attività. Il tatto, per esempio, può esser meglio compreso se ci rendiamo conto che si basa sulla benignità. Se siamo benigni riscontriamo di agire con tatto. Quante talmudiche regole di galateo non sono necessarie, poiché alla base delle buone maniere è la benignità! La raffinatezza dei modi può definirsi benignità nelle cose futili; la cortesia benignità nelle piccole cose. La benignità si esprime sia con le parole che con le azioni. Può sembrare una piccola cosa usare l’espressione “ti prego”, ma quando riflette amorevole benignità anziché freddo galateo, ha grande significato. Non possiamo pensare che fosse una semplice formalità l’uso che fecero dell’espressione Abrahamo, Lot e Geova. — Gen. 12:11-13; 19:1, 2, 18-20; 15:5; 22:1, 2.

      9. Come la benignità aiuta a perseguire la pace?

      9 La benignità è un potere perché aiuta i cristiani a perseguire la pace e a mantenere l’armonia. Essa mette in fuga le incomprensioni e prepara la via al perdono. Nella difficile arte di comunicare, non sempre si esprimono i pensieri con la precisione desiderata; possono sorgere incomprensioni. Viene in soccorso la benignità e preserva la pace. È facile acquistare il giusto intendimento mediante la pazienza e la benignità; è facile perdonare la persona benigna. Anche se uno è trattato scortesemente, la sua benignità respinge la puntura della scortesia. La benignità aiuta tutti ad osservare il consiglio dell’apostolo: “Continuate a sopportarvi l’un l’altro e perdonatevi liberamente l’un l’altro se qualcuno ha motivo di lagnarsi contro un altro”. — Col. 3:13.

      10. Osservando quale principio scritturale si possono risolvere i problemi?

      10 La benignità risolve i problemi. Quando si trova in una situazione che non è esattamente considerata dalle Scritture, il cristiano cerca il principio che l’aiuti a risolvere la questione. Lo trova in Efesini 4:32: “Siate gentili gli uni verso gli altri”. Perciò, quando uno chiede: ‘Che si deve fare?’ la condotta da seguire è chiara: Si deve agire benignamente, poiché l’azione benigna è quella giusta.

      LA BENIGNITÀ NON È DEBOLEZZA

      11. Qual è l’errata veduta circa la benignità, e perché la benignità non è debolezza?

      11 Per essere un potere per il bene, sia agli occhi degli uomini che agli occhi di Dio, la benignità dev’essere senza debolezza. È un errore pensare che la benignità sia un agire con indolenza che permetta pratiche o condizioni errate nella congregazione cristiana. Il sorvegliante cristiano non può permettere ciò che è scritturalmente errato, con la fallace convinzione che in tal modo si mostri benignità. La benignità non ha gli occhi bendati rispetto al male o a ciò che non è in armonia con la volontà di Dio. I genitori non sono veramente benigni, quando lasciano fare ai loro figli tutto quello che vogliono. La benignità errata ha dato luogo a molta delinquenza minorile. Nella congregazione cristiana può derivarne la delinquenza spirituale, se il sorvegliante considera la benignità come una mancanza di fermezza. La vera benignità è salda in ciò che è giusto agli occhi di Dio; si attiene all’ubbidienza ai comandi divini. La vera benignità non deve condurre alla mancanza di rispetto, inducendo altri a trarre indebitamente profitto da qualcuno. Il Signore Gesù Cristo diede esempio della perfetta armonia della benignità e della fermezza.

      12. Che cosa si afferma sulla benignità di Gesù Cristo?

      12 Vi fu mai un uomo così benigno come il Signore Gesù? Poiché imitava il suo Padre celeste, egli diede ai suoi seguaci l’esempio perfetto. I re e i governanti di questo mondo possono essere raramente avvicinati; in ogni avvenimento essi sono troppo occupati. Ma dal Figlio di Dio si poteva sempre andare e non era mai troppo occupato per aiutare altri sia in senso materiale che spirituale. Quale compassione egli manifestò! Vedendo le folle “provò tenero affetto per loro, perché erano sfinite e sperdute come pecore senza pastore”. Le persone d’ogni classe sociale si sentivano libere di rivolgersi a Gesù. I genitori non esitavano a condurre da lui i loro figli: “Cominciarono a condurgli dei fanciulli perché li toccasse; ma i discepoli li rimproverarono. Vedendo ciò Gesù si indignò e disse loro: ‘Lasciate che i fanciulli vengano a me, non cercate di fermarli, poiché il regno di Dio appartiene a questo genere di persone’. Ed egli prese i fanciulli fra le sue braccia e cominciò a benedirli, ponendo su di loro le sue mani”. Quantunque mostrasse benignità in ogni modo, Gesù fu tuttavia fermo in ciò che era giusto. — Matt. 9:36; Mar. 10:13, 14, 16.

      13. Perché Gesù non fu privo di benignità, smascherando l’ipocrita clero? rimproverando Pietro?

      13 Alcuni possono pensare che il Signore Gesù non fosse benigno, quando leggono il ventitreesimo capitolo di Matteo sul modo in cui Gesù smascherò e denunciò gli ipocriti capi religiosi. In realtà a non mostrarsi benigni erano i capi religiosi, giacché avevano respinto l’immeritata benignità di Dio mostrata mediante il suo Figlio. Gesù disse: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccide i profeti e lapida coloro che le sono mandati, quanto spesso ho voluto radunare i tuoi figli, come la gallina raduna i suoi pulcini sotto le ali! Ma voi non avete voluto”. Rigettarono l’amorevole benignità di Dio! Essendo fermo nel fare la volontà divina, Gesù rimproverò non solo l’ipocrita clero ma anche i suoi propri discepoli quando non sarebbe stato benigno non rimproverarli. Quando Gesù disse con “franchezza” ai suoi discepoli che egli “doveva subire molte sofferenze ed . . . essere ucciso”, Pietro fece obiezione. “Pietro, presolo in disparte, cominciò a fargli forti obiezioni, dicendo: ‘Sii benigno con te stesso, Signore; tu non avrai affatto questo destino’”. Ma Gesù rispose: “Va via da me, Satana! Tu mi sei una pietra d’inciampo, perché pensi non i pensieri di Dio, ma quelli degli uomini”. Gesù non mostrava mancanza di benignità. La vera benignità è un potere perché agisce per incoraggiare a fare la volontà di Dio. Nessuno è benigno se fa o incoraggia altri a fare ciò che non è in armonia con la volontà di Geova. Gesù aveva dichiarato vigorosamente la volontà di Dio; ma nonostante ciò Pietro espresse forti obiezioni. Queste esigevano un fermo rimprovero. — Matt. 23:37; Mar. 8:31, 32; Matt. 16:22, 23

      14. Che cosa Paolo ritenne necessario impartire di tanto in tanto, e perché questa fu realmente benignità?

      14 L’apostolo Paolo impartì similmente severi rimproveri quando sarebbe stato un errore o una mancanza di benignità non darli. Paolo scrisse ai Corinzi: “Alcuni, come se io non dovessi mai più venire da voi, si sono gonfiati d’orgoglio. Invece verrò presto, se il Signore vorrà, e allora prenderò conoscenza non di quel che dicono tali orgogliosi, ma di quel che essi valgono. Perché il premio di Dio non consiste nelle parole, ma nella virtù. Che cosa dunque preferite? Che venga a voi con la verga, oppure con amore e nello spirito di dolcezza?” Con i violatori della pace, gli orgogliosi e gli arroganti Paolo non mostrò l’atteggiamento: ‘La mia benignità mi impone di lasciarli agire a loro modo’. No, egli fu abbastanza coraggioso da impartire la dovuta disciplina; questo avrebbe avuto effetti benefici sia fra gli individui responsabili che nella congregazione cristiana. I risultati della disciplina mostrano che essa è benigna. Geova stesso non si trattiene dal disciplinare tutti quelli che sarebbero suoi figli: “Dio vi tratta come figli. Qual è mai il padre che non corregga il figlio? Se siete esenti da questa correzione, di cui tutti hanno avuto la loro parte, vuol dire che siete dei bastardi e non veri figli. Non solo, ma se i padri nostri, secondo la carne, ci hanno corretti e tuttavia noi li abbiamo rispettati, quanto più noi dobbiamo sottometterci al Padre degli Spiriti per avere la vita? È vero che qualunque correzione sembra dapprima causa di dolore e non di gioia, ma poi produce in coloro che sono stati così formati frutti di pace e di giustizia”. — 1 Cor. 4:18-21; Ebr. 12:7-9, 11, Na.

      15. Come il sorvegliante tratta dovutamente il gregge di Dio, e come può egli parlare ad un malfattore?

      15 Il sorvegliante cristiano tratterà oggi il gregge di Dio con amore e spirito di mitezza. Questo non gli impedisce tuttavia di trattare con fermezza quelli che metterebbero in pericolo la purezza e la pace della congregazione. Egli tratterà il malfattore con benignità, ma se non vi è miglioramento il sorvegliante può dover usare un linguaggio vigoroso. Se il malfattore persiste nella sua ingiustizia, il sorvegliante può dover parlare con tono di severo rimprovero. Quando Gesù e Paolo rimproverarono altri, essi non perdettero il loro equilibrio né parlarono in modo sconveniente per un servitore di Dio. Così oggi il sorvegliante è fermo ma benigno. Scrivendo a Tito, l’apostolo Paolo disse: “Il sorvegliante dev’esser libero da accusa come economo di Dio, non ostinato, non iracondo . . . ma amorevole verso gli estranei, amante della bontà, assennato, giusto, avendo amorevole benignità”. La felicità e la salute spirituale della congregazione cristiana dipendono in gran parte dall’amorevole benignità del sorvegliante. — Tito 1:7, 8.

      16. (a) Come Paolo trattò il gregge di Dio, e quale consiglio diede a un sorvegliante sul modo di mostrare benignità? (b) Come il sorvegliante tratta debitamente gli anziani e gli infermi?

      16 L’apostolo Paolo ebbe molto da dire sul modo di mostrare amorevole benignità nella congregazione. Egli stesso diede un eccellente esempio a tutti i sorveglianti. Ai Tessalonicesi scrisse: “Siamo stati gentili in mezzo a voi, come quando una nutrice cura i propri figli. Voi siete testimoni, e Dio lo è pure, del modo amorevole, benigno, giusto e irreprensibile in cui ci siamo comportati verso di voi credenti”. Dando istruzioni sul modo di mostrare benignità ad ogni persona della congregazione, Paolo scrisse al sorvegliante Timoteo: “Non criticare severamente un anziano. Al contrario, supplicalo come un padre, i giovani come fratelli, le donne anziane come madri, le giovani come sorelle con ogni castità. Onora le vedove che sono realmente vedove”. Nella cerchia familiare in cui regna il vero amore ciascun membro tratta l’altro con considerazione e benignità. Così bisognerebbe agire nella congregazione cristiana. Ad alcuni i sorveglianti devono mostrare rispetto e benignità come se fossero i loro padri, ad alcune come se fossero le loro madri e ad alcuni come se fossero i loro fratelli e le loro sorelle naturali. Facendo questo il sorvegliante saprà anche come mostrare benignità ai malati e agli infermi. Queste persone potrebbero non essere in grado di fare quello che desiderano nel ministero cristiano; essi possono fare solo quello che le loro forze consentono. Tali persone non dovrebbero esser trattate dal sorvegliante come se fossero infedeli alla verità di Dio; ciò che loro occorre è l’incoraggiamento, non lo scoraggiamento. Il sorvegliante benigno è quindi ‘teneramente compassionevole’; cerca di capire le limitazioni degli altri. Con la sua amorevole benignità il sorvegliante incoraggia tutti a fare quello che possono per diffondere la buona notizia del regno di Dio. “Continuate a divenire compassionevoli”, disse il Signore Gesù, “come il Padre vostro è compassionevole”. Cercando di capire i problemi degli anziani e degli infermi e offrendo l’aiuto che può dare, il sorvegliante mostra compassione e amorevole benignità. — 1 Tess. 2:7, 10; 1 Tim. 5:1-3; Efes. 4:32; Luca 6:36.

      POTERE DI ATTRARRE DELLA BENIGNITÀ

      17. Qual è il giusto modo di rispondere all’amorevole benignità di Geova?

      17 La benignità attrae, la mancanza di benignità respinge. Come si è attratti verso Geova a causa della sua amorevole benignità! “La sua amorevole benignità è per un tempo indefinito”: questa assicurazione è ripetuta in ogni versetto del Salmo 136. Quindi leggendo l’ispirata Parola e apprendendo le qualità benevoli di Geova e la sua misericordiosa disposizione per il perdono dei peccati, si è attratti a Geova mediante il suo Figlio. Tale benignità fa provare pentimento e fa allontanare dalla condotta mondana, come Paolo mostra in Romani 2:4: “Disprezzi tu le ricchezze della sua benignità, della sua sopportazione e della sua longanimità, perché non sai che la benevola qualità di Dio cerca di condurti al pentimento?” Sapendo che la benignità esercita tale forza d’attrazione, il cristiano desidera con intenso ardore e fervore essere come il suo Padre celeste, affinché con la sua propria benignità attragga altri all’adorazione di Geova Dio.

      18. Ponete in contrasto il potere della benignità con quello della mancanza di benignità, e in che modo una moglie cristiana può quindi conquistare alla verità il coniuge incredulo?

      18 La moglie cristiana che ha il marito incredulo può attrarre il coniuge alla verità di Dio mediante considerazione e benignità. Ella non cerca d’imporre la verità al marito, poiché conosce la volontà divina espressa da Pietro: “In maniera simile, voi mogli, siate soggette ai vostri mariti, affinché, se alcuni non ubbidiscono alla parola, siano guadagnati senza una parola dalla condotta delle loro mogli, essendo stati testimoni oculari della vostra casta condotta unita a profondo rispetto”. La moglie può aver mancato una volta di rispetto verso l’autorità del marito; ella può essere stata eccessivamente critica ed esigente nel suo modo di fare, rimproverando e trovando da ridire ad ogni opportunità. Ella può non aver conosciuto ciò che dice l’ispirato proverbio, secondo cui “i litigi di una moglie sono come il gocciolar d’un tetto che fa andar via la persona”, che “è meglio abitare in un deserto che con una moglie litigiosa e irritante”. Ella può non aver letto il commento fatto su queste scritture dal dott. Philip Lai, dottore australiano con dodici anni d’esperienza nelle spedizioni polari. Parlando su un discorso che egli aveva pronunciato, il Times di New York del 24 novembre 1959 disse: “Le mogli fastidiose, i matrimoni impossibili e la stanchezza per ‘competere con i vicini’ sono stati elencati oggi come alcune delle ragioni per cui gli uomini andarono a vivere nelle distese ghiacciate dell’Antartide”. La mancanza di benignità respinge, e sembra che respinga alcuni fino alle “distese ghiacciate” del Polo Sud. La benignità opera differentemente; esercita un enorme potere d’attrazione. La moglie che riveste “la nuova personalità che fu creata secondo la volontà di Dio con vera giustizia e amorevole benignità” può conquistare il marito alla verità di Dio “senza una parola”. Tale è il potere della benignità! — 1 Piet. 3:1, 2; Prov. 19:13; 21:19; Efes. 4:24.

      19. Spiegate come le donne cristiane acquistano vera attrattiva.

      19 I consigli che l’apostolo dà alle donne cristiane mostrano qual è la base dell’attrattiva. In alcuni paesi le ragazze possono essere inviate alle cosiddette scuole del fascino, onde imparino ad essere affascinanti. Il risultato? Troppo spesso un fascino mondano. La sofisticheria e il fascino mondano possono ingannare quelli che seguono le norme del vecchio mondo, ma quelli che hanno discernimento spirituale non sono ingannati; essi sanno che le qualità del cuore — altruismo, apprezzamento, benignità, compassione e mitezza — sono fondamentali per avere vera attrattiva: “Non abbian le donne quell’ornamento esteriore che consiste nell’intrecciatura dei capelli, negli ornamenti d’oro, o nella bellezza delle vesti che indossano, ma l’ornamento interiore e nascosto nel cuore, il tesoro incorruttibile di uno spirito dolce e calmo, che è di grande valore davanti a Dio” e agli occhi degli uomini. Coltivando i frutti dello spirito, la donna cristiana esercita un fascino che nessuna attrattiva o galateo mondano potrebbe conferire. Ancora una volta si tratta di mettere la volontà di Dio al primo posto, cercando sempre d’essere simili al nostro Padre celeste. — 1 Piet. 3:3, 4, Na.

      20. Quali sono le ricompense del potere della benignità?

      20 La benignità è un potere rimuneratore. È un frutto dello spirito di Dio e parte della “nuova personalità”. È un’esigenza divina. Aiuta a risolvere i problemi. È un potere che sta alla base del tatto, delle buone maniere e del vero fascino. Mette in fuga le incomprensioni. Rende facile perdonare gli altri. È ferma in ciò che è giusto. Aiuta il cristiano a perseguire la pace e ad attrarre altri a Geova Dio e alla sua verità. Ci aiuta ad ubbidire al comando: “Divenite imitatori di Dio”. Se noi abbiamo cercato la bontà, la compassione e la benignità per questa ragione, avverrà come disse Gesù: “La vostra ricompensa sarà grande, e sarete figli dell’Altissimo”. — Efes. 5:1; Luca 6:35.

  • Mostrate benignità a tutti
    La Torre di Guardia 1960 | 15 novembre
    • Mostrate benignità a tutti

      1. Quale effetto ha la mancanza di benignità su questo mondo e sugli uomini?

      QUESTO è un mondo freddo e inospitale perché molte persone sono senza amorevole benignità. È un mondo dove gli estranei sono spesso considerati con gelido sospetto. Il timore ha prodotto un cattivo effetto sulla benignità e in molte persone l’amore del denaro ha soffocato ciò che rimaneva della loro amorevole benignità. Essendo considerata come un ostacolo per i profitti pecuniari, la benignità è spesso sostituita dalla mancanza di scrupoli; quindi la capacità mentale non ha provveduto nessuna garanzia di benignità. Osservando questo fatto, Sir Robert Watson-Watt, principale inventore del radar, disse: “Nei miei affari io ho sofferto maggiormente a motivo di persone che nelle loro tecniche sono brillanti e ingegnose, ma che non sono state educate come esseri umani”. L’intelligenza senza amorevole benignità fa somigliare non a Geova Dio, che è “ricco di amorevole benignità”, ma piuttosto a colui che “va attorno come un leone ruggente, cercando di divorare qualcuno”, Satana il Diavolo. È vero che “negli ultimi giorni verranno tempi molto difficili. Poiché gli uomini saranno amanti di se stessi, amanti del denaro . . . senza amorevole benignità”. — Giona 4:2, SA; 1 Piet. 5:8; 2 Tim. 3:1, 2.

      2. (a) Mettete in contrasto i “figli di Dio” con i “figli del Diavolo”, mostrando i loro rispettivi frutti. (b) Possono i “figli di Dio” ricorrere appropriatamente alla crudeltà per cercar di promuovere gli interessi personali o cristiani?

      2 Poiché il cristiano deve mostrare d’essere figlio dell’Altissimo e non “figlio del Diavolo”, come deve vivere in un mondo che non ha “amorevole benignità”? Può egli permettersi di cadere nel fango della crudeltà, in cui guazza questo empio mondo? Può egli permettersi di ricorrere alla crudeltà per far progresso negli affari, negli interessi personali o cristiani? No! non può far questo se desidera mostrare d’essere figlio dell’Altissimo, come mostra l’apostolo Giovanni: “I figli di Dio e i figli del Diavolo sono manifesti da questo fatto: Chiunque non pratica la giustizia non procede da Dio, né colui che non ama il suo fratello”. I “figli di Dio” non possono seguire le crudeli pratiche dei “figli del Diavolo”. I figli di Dio non possono portare, come i “figli di disubbidienza”, frutti fradici, ma devono continuare a “camminare come figli di luce, poiché il frutto della luce consiste di ogni specie di bontà, giustizia e verità”. Certamente i “figli della luce” non possono ricorrere alla crudeltà per cercar di promuovere gli interessi personali o gli interessi di Geova; anzi, essi usano “ogni specie di bontà”. Quindi la benignità o la sua mancanza indica di chi siamo figli. — Atti 13:10; 1 Giov. 3:10; Efes. 5:6, 8, 9.

      3, 4. Come si possono raccomandare i cristiani quali ministri di Dio?

      3 La benignità mostra agli altri se noi imitiamo Dio o no; ha il potere di raccomandare la persona. Questo è riconosciuto anche dal mondo, come quando un uomo noto si prese la pena di portare la valigia ad una signora anziana in una stazione ferroviaria; e un osservatore disse: “È la prima volta che ho visto camminare un sermone”. I cristiani, più di ogni altro, devono essere sermoni che camminano, e i loro discorsi e la loro condotta quotidiana li devono raccomandare come ministri di Dio. “In nessun modo noi diamo alcun motivo d’inciampo”, scrisse l’apostolo Paolo, “affinché non si trovi da ridire sul nostro ministero; ma in ogni modo ci raccomandiamo come ministri di Dio, con molta sopportazione, . . . con purezza, conoscenza, longanimità, benignità”. — 2 Cor. 6:3-6.

      4 La benignità fa dunque parte di “ogni modo” in cui i veri ministri di Dio si raccomandano in ogni tempo, mostrando in tale maniera ad altri d’essere “figli di luce”. Questo significa che essi devono essere “figli di Dio senza macchia in mezzo a una generazione perversa e storta, fra la quale risplendete come luminari nel mondo”. I cristiani devono risplendere riguardo alla luce delle verità bibliche e con la loro condotta morale; essi risplendono brillantemente in due modi, come luminari in un mondo perverso che non ha “amorevole benignità”. — Efes. 2:15.

      5. Come Gesù mise in risalto di mostrare benignità a tutti?

      5 Se il cristiano si raccomanda perciò come ministro di Dio, dev’esser disposto a mostrare benignità a tutti. Questo comprende i suoi fratelli cristiani, gli estranei, “gli ingrati e gli empi”, e, sì, anche i suoi nemici. Il Signore Gesù disse: “Continuate ad amare i vostri nemici e a pregare per quelli che vi perseguitano; affinché dimostriate d’esser figli del Padre vostro che è nei cieli, poiché egli fa levare il suo sole sugli empi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se voi amate coloro che vi amano, che premio ne avete? Non fanno forse altrettanto anche gli esattori di tasse? E se voi salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno forse altrettanto anche le persone delle nazioni? Dovete quindi essere completi, come è completo il vostro Padre celeste”. — Luca 6:35; Matt. 5:44-48.

      MOSTRARE BENIGNITÀ AGLI ESTRANEI È UNA RESPONSABILITÀ

      6. Come Paolo mise in risalto di dover mostrare benignità a tutti?

      6 Il cristiano ha la responsabilità, come spiegò chiaramente il Figlio di Dio, di mostrare benignità a tutti. L’apostolo di Gesù Cristo ci ammonisce di tenere sempre presente questa responsabilità; Paolo scrisse: “Il vostro amor fraterno duri. Non dimenticate la benignità verso gli estranei, perché per mezzo di essa alcuni, senza saperlo, ospitarono angeli”. Quali ricompense ottennero Abramo, Lot e Manoah perché furono benigni verso tutti! Essi ospitarono angeli e ricevettero benedizioni dall’Altissimo, perché non dimenticarono mai di mostrare “benignità agli estranei”. — Ebr. 13:1, 2; Gen. 18:1-10; 19:1-29; Giud. 13:8-20.

      7. Come i cristiani mostrano oggi benignità agli estranei, e perché sono felici nel far questo?

      7 Come possono i cristiani mostrare oggi benignità agli estranei? Seguendo l’esempio di Gesù Cristo. Egli mostrò benignità a tutti, e la più importante maniera in cui fece questo fu quella d’invitare altri a banchettare col cibo spirituale, le verità inerenti al “regno dei cieli”. Per promuovere gli interessi del regno di Dio Gesù mostrò benignità in ogni modo. Dal principio del suo ministero egli mostrò ospitalità agli estranei per aiutarli spiritualmente. Quando Giovanni Battista presentò Gesù a due suoi discepoli, essi seguirono Gesù e gli chiesero: “Dove dimori?” Gesù rispose: “Venite e vedete”. “Quindi essi andarono e videro dove dimorava, e stettero con lui quel giorno”. L’abitazione di Gesù era dunque un luogo ospitale; egli se ne servì per aiutare altri a conoscere il regno di Dio. Ma Gesù andò principalmente nelle case di altri, non per chiedere ma per dare; egli mostrò benignità agli estranei andando nelle loro case per insegnare loro il regno del cielo. Così i cristiani d’oggi non soltanto fanno delle loro case luoghi ospitali, ma sono desiderosi di andare nelle case degli estranei, affinché possano prender parte alla grande opera di predicazione predetta dal Signore Gesù: “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata a scopo di testimonianza a tutte le nazioni”. Oggi questa grande opera di predicazione e insegnamento viene compiuta dai testimoni di Geova in tutto il mondo, e felici sono quelli che vi partecipano! Pertanto, la benignità verso gli estranei reca ora la ricompensa della felicità. L’apostolo Paolo scrisse: “Voi dovete assistere quelli che sono deboli e dovete ricordare le parole del Signore Gesù, il quale egli stesso disse: ‘C’è più felicità nel dare che nel ricevere’”. — Giov. 1:35-39; Matt. 24:14; Atti 20:35.

      8. Perché alcuni si potrebbero sentire riluttanti a mostrare benignità agli estranei, ma qual è l’attitudine giusta?

      8 A causa della mancanza di amorevole benignità di molti padroni di casa d’oggi, alcuni cristiani potrebbero sentirsi riluttanti ad andare nelle case degli estranei per portare il messaggio del Regno come fecero Gesù e gli apostoli. Questi potrebbero pensare che l’ingratitudine e la scortesia delle persone in genere rendano troppo difficile portar loro le informazioni spirituali. Ma se il cristiano ha nel proprio cuore vera benignità, non si tratterrà dal condividere la sua bontà spirituale con gli estranei, per quanto molti di essi possano essere ingrati. Non è Geova Dio benigno anche verso gli ingrati e gli empi? Geova Dio ha mostrato la sua amorevole benignità a tutti, inviando il suo Figlio nel mondo “affinché chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna”. Questa è immeritata benignità da parte di Dio. Nonostante la predicazione del regno di Dio ed altre buone opere, il cristiano non è perfetto; non può guadagnare la salvezza. Quindi Geova ci tratta benignamente. Come dovrebbe la benignità di Dio ispirarci ad essere come lui! “Quando la benignità e l’amore furono dal nostro Salvatore, Dio, manifestati all’uomo, non per qualche attività di giustizia che avessimo compiuta, ma secondo la sua misericordia egli ci salvò”. Poiché Geova ha dato un così amorevole esempio, come può alcun cristiano che desidera esser figlio dell’Altissimo trattenersi dal mostrare benignità agli estranei? — Giov. 3:16; Tito 3:4, 5.

      9. Perché e importante condividere la buona notizia del Regno con gli estranei, ed è il ministro di Dio scoraggiato dalla inospitalità dei padroni di casa?

      9 Se una persona riceve la bontà di Dio e, a sua volta, non vuole mostrare benignità agli estranei, portando loro la buona notizia del Regno, non mostra d’essere come il Padre celeste, ma lascia che il Diavolo la renda come Geova non vuole che sia: senza benignità verso gli estranei. Dio vuole che i cristiani mostrino benignità agli estranei. Quindi il ministro di Dio visita lietamente gli estranei per parlare loro del regno di Dio, benché a volte debba parlare loro attraverso uno spioncino. La mancanza di ospitalità dei padroni di casa non scoraggia il ministro di Dio; egli non smette di agire in modo benigno. “Non cessiamo di fare ciò ch’è giusto”. — Gal. 6:9.

      10. In che modo il cristiano mostra benignità ai suoi nemici e persecutori, e quali benefici derivano da questa condotta?

      10 Il modo in cui il cristiano risponde alle maniere scortesi mostra la sua benignità e il suo amore. Quando è trattato scortesemente, egli “non deve contendere, bensì deve aver tatto con tutti, esser qualificato per insegnare, trattenendosi dal male, istruendo con mansuetudine quelli che non sono favorevoli, poiché Dio potrebbe concedere loro il pentimento che porta all’accurata conoscenza della verità”. (2 Tim. 2:24, 25) Il ministro cristiano pone fine all’ostilità con la benignità: “Continuate a benedire quelli che perseguitano; benedite e non maledite. Ma, ‘se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli qualche cosa da bere; poiché così facendo accumulerai carboni accesi sul suo capo’. Non farti vincere dal male, ma vinci il male col bene”. (Rom. 12:14, 20, 21) Ancora leggiamo: “Quando siamo insultati, benediciamo; quando siamo perseguitati, sopportiamo; quando siamo diffamati, supplichiamo”. (1 Cor. 4:12, 13) Così il cristiano non rende il male quando è insultato; egli benedice. Quando è perseguitato, sopporta la mancanza di benignità e non ha lo spirito abbattuto. Carcerieri e guardie di prigioni hanno acquistato conoscenza della verità, perché i cristiani “benedicono quelli che li perseguitano”. — Atti 16:25-34.

      BENIGNITÀ VERSO I FRATELLI

      11. Quale esempio diede Gaio nel mostrare benignità?

      11 Il cristiano ha il privilegio di mostrare benignità non solo agli estranei e ai persecutori, ma anche ai suoi fratelli cristiani che non conosce personalmente. L’apostolo Giovanni scrisse al suo diletto amico Gaio: “Diletto, tu compi un’opera fedele in tutto quello che fai per i fratelli, e perfino per gli estranei, i quali hanno reso testimonianza al tuo amore davanti alla congregazione. Questi tu farai bene a mandare per la loro via in modo degno di Dio. Poiché era per amor del suo nome che essi partirono, non accettando denaro dalle persone delle nazioni. Noi abbiamo quindi l’obbligo di ricevere tali persone con ospitalità, affinché operiamo con loro nella verità. Diletto, sii un imitatore non di ciò che è male, ma di ciò che è bene. Chi fa il bene ha origine da Dio”. La benignità è dunque mostrata non solo con la predicazione e l’insegnamento ad altri delle verità di Dio, ma mostrando ospitalità e benignità come fece Gaio. Egli faceva “un’opera fedele”, e Giovanni lo lodò altamente; poiché quelli che ricevevano la sua benignità erano “estranei”. A volte può essere un peso pecuniario mostrare tale benignità, ma Gaio non lesinava la sua ospitalità. La benignità di Gaio gli recò molte benedizioni. Oltre a questa rallegrante lettera dell’apostolo Giovanni, fu benedetto col privilegio di usare la sua casa come luogo di adunanza della congregazione di Corinto e per dare alloggio all’apostolo Paolo: “Gaio, ospite mio e di tutta la congregazione”. Ricco in benignità e amore, Gaio ricevette indicibili benedizioni; e la testimonianza della sua benignità è nella sempiterna Parola di Dio. — 3 Giov. 5-8, 11; Rom. 16:23.

      12, 13. Che cosa si afferma sulla benignità mostrata da Filemone e Onesiforo?

      12 Un buon esempio di benignità anche verso i fratelli cristiani lo diede Filemone. Scrivendogli Paolo disse: “Rendo sempre grazie al mio Dio quando ti menziono nelle mie preghiere, poiché continuo a udire del tuo amore e della tua fede che tu hai verso il Signore Gesù e verso tutti i santi. Infatti provo molta gioia e conforto a motivo del tuo amore, perché il cuore dei santi è stato ristorato per mezzo tuo, fratello”. Non sappiamo che cosa facesse Filemone per ristorare il cuore dei santi, ma fu qualche forma di benignità. Paolo ringraziò Geova nelle sue preghiere per tali prove dell’amore di Filemone. — Filem. 4, 5, 7.

      13 Onesiforo consolò similmente il cuore dell’apostolo mediante la sua benigna considerazione. A Roma egli andò in cerca di Paolo, lo trovò ed evidentemente recò all’apostolo qualche ristoro. Paolo ebbe spesso motivo di ringraziare Geova per la benignità di Onesiforo: “Gli conceda il Signore di trovar misericordia presso Geova in quel giorno. E tutti i servizi che egli rese in Efeso tu li conosci abbastanza bene”. — 2 Tim. 1:16-18.

      14, 15. Perché Onesiforo, Filemone e Gaio sono buoni esempi per i cristiani, e come anche i Filippesi mostrarono spirito cristiano?

      14 Onesiforo, Filemone e Gaio furono cristiani desti alle opportunità di mostrarsi benigni. Essi non si lasciavano sfuggire le occasioni; non erano tanto presi dai loro interessi personali da non pensare ai bisogni di altri. A questo riguardo rammentiamo i Filippesi. Nell’amorevole lettera che inviò ai Filippesi, notiamo lo stretto legame di affetto che univa Paolo alla congregazione. Veramente, una delle ragioni per cui Paolo scrisse la lettera fu quella di esprimere la sua gratitudine per la benignità dei Filippesi. In un certo numero di occasioni essi avevano mostrato praticamente a Paolo affetto e benignità, assistendolo materialmente oltre ad esprimergli parole di conforto e allegrezza. Due volte inviarono a Paolo dei doni mentre era a Tessalonica, e quando l’apostolo era prigioniero a Roma gli inviarono Epafrodito con un ricordo del loro amore. Paolo rimandò Epafrodito con questa lettera, che mostra come i Filippesi fossero spesso menzionati nelle preghiere di Paolo:

      15 “Io rendo grazie all’Iddio mio di tutto il ricordo che ho di voi . . . Ed è ben giusto ch’io senta così di tutti voi; perché io vi ho nel cuore”. “Anche voi sapete, o Filippesi, che quando cominciai a predicar l’Evangelo, dopo aver lasciata la Macedonia, nessuna chiesa mi fece parte di nulla per quanto concerne il dare e l’avere, se non voi soli; poiché anche a Tessalonica m’avete mandato una prima e poi una seconda volta di che sovvenire al mio bisogno. . . . Sono pienamente provvisto, avendo ricevuto da Epafrodito quel che m’avete mandato, e che è un profumo d’odor soave, un sacrificio accettevole, gradito a Dio. E l’Iddio mio supplirà a ogni vostro bisogno secondo le sue ricchezze e con gloria, in Cristo Gesù”. — Filip. 1:3, 4, 7; 4:15, 16, 18, 19, VR.

      16. Chi assume l’obbligo di compensarci della benignità che mostriamo a tutti?

      16 I Filippesi non sarebbero rimasti senza ricompensa per questa benignità, dichiara Paolo. Dio avrebbe provveduto pienamente a tutti i loro bisogni. Geova Dio assume la responsabilità di compensare la benignità, sia se la mostriamo agli estranei che se la manifestiamo ai fratelli cristiani. Geova Dio ci assicura su ciò: “Chi mostra favore all’umile presta a Geova, ed egli ricompenserà la sua opera”. “Manda il tuo pane sulla superficie delle acque poiché col passar di molti giorni lo ritroverai”. “Voi sapete che ciascuno, qualunque sia il bene che fa, lo riavrà da Geova”. — Prov. 19:17; Eccl. 11:1; Efes. 6:8.

      RICOMPENSE PER CHI MOSTRA BENIGNITÀ

      17, 18. Quali inaspettate benedizioni furono ricevute a causa della benignità mostrata da Dorcas?

      17 Quindi, qualunque cosa seminiamo tornerà a noi. Se seminiamo benignità, riceveremo in cambio benignità; “col passar di molti giorni lo ritroverai”. Inaspettate benedizioni sono diffuse sui cristiani che mostrano benignità a tutti. Prendete, per esempio, Dorcas. “Costei abbondava in buone opere e faceva molte elemosine. E avvenne in que’ giorni ch’ella infermò e morì”. I discepoli di Ioppe, dove Dorcas era morta, udirono che l’apostolo Pietro era nella vicina città di Lidda. Essi mandarono da Pietro due uomini per supplicarlo, onde “senza indugio venisse fino a loro”. Quando Pietro arrivò a Ioppe, “lo menarono nella sala di sopra; e tutte le vedove si presentarono a lui piangendo, e mostrandogli tutte le tuniche e i vestiti che Dorcas faceva, mentre era con loro”. Noi ci possiamo ben raffigurare la scena: Un gruppo di vedove piangenti e afflitte per la perdita della cara amica e sorella le quali mostravano le prove dell’amore e della benignità di Dorcas, e ciascuna di esse parlava all’apostolo della benignità che le era stata mostrata. Noi sappiamo quello che accadde: Pietro fece uscire tutti e pregò Geova. “Ella aprì gli occhi; e veduto Pietro, si mise a sedere. Ed egli le diè la mano, e la sollevò; e chiamati i santi e le vedove, la presentò loro in vita”. — Atti 9:36-41, VR, nota in calce.

      18 Quale inaspettata benedizione! Risuscitata dai morti! Questo fu il primo miracolo di risurrezione compiuto da un apostolo di cui vi sia la narrazione, e le circostanze che condussero ad esso erano basate sulla benignità. Chi può dire che questo miracolo sarebbe accaduto se Dorcas non avesse abbondato nell’amorevole benignità? Non solo furono benedette Dorcas e le vedove, ma l’occasione costituì una testimonianza per la verità e “molti divennero credenti del Signore”. — Atti 9:42.

      19. Qual è la regola divina riguardo alla persona aspra e crudele, e com’è illustrato questo?

      19 Quelli che mancano di mostrare benignità a tutti perdono molte benedizioni. Come è vero che “l’uomo di amorevole benignità ricompensa la sua propria anima”, così è vero che “la persona crudele reca afflizione sul suo proprio organismo”. (Prov. 11:17) Questa è la regola divina. Ne danno una buona illustrazione Abigail e Nabal. Abigail era “donna di buon senso e di bell’aspetto; ma l’uomo era duro e malvagio nell’agir suo”. Davide aveva mostrato benignità a Nabal, e un giorno mandò da Nabal i suoi uomini a chiedere un po’ di cibo: “Da’, ti prego, ai tuoi servi e al tuo figliuolo Davide ciò che avrai fra mano”. Il crudele e avaro Nabal rispose con dei rimproveri. Questo fece adirare Davide; egli cinse la spada e insieme ai suoi uomini decise di compensare Nabal per la sua mancanza di benignità. La moglie di Nabal, Abigail, andò incontro a Davide, portandogli “duecento pani, due otri di vino, cinque montoni allestiti, cinque misure di grano arrostito, cento picce di uva secca e duecento masse di fichi”. Abigail, con una commossa supplica, che rivelava la sua benignità e il suo discernimento, persuase Davide a non spargere sangue. In quanto a Nabal, “l’Eterno colpì Nabal, ed egli morì”. Davide riconobbe che Nabal aveva ricevuto da Geova ciò che meritava: “Quando Davide seppe che Nabal era morto disse: ‘Sia benedetto l’Eterno, che m’ha reso giustizia dell’oltraggio . . . La malvagità di Nabal, l’Eterno l’ha fatta ricadere sul capo di lui’”. Circa la benigna e riconoscente Abigail ella ebbe un’inaspettata benedizione: “Davide mandò da Abigail a proporle di diventar sua moglie”. — 1 Sam. 25:3, 8, 14, 18, 38, 39, VR.

      20. Perché è certo che la persona perversa e crudele riceverà la ricompensa che merita?

      20 Noi riceviamo da Geova quello che meritiamo. La mancanza di benignità compensa la persona così sicuramente come la benignità. La persona perversa e crudele perde le benedizioni della benignità e raccoglie — in vari modi — solo “afflizione sul suo proprio organismo”. Se la persona crudele sfugge alla ricompensa dell’uomo o pare che non soffra a causa di emozioni nocive, essa non può sfuggire alla ricompensa di Geova, l’accurato Calcolatore. “Chi fa torto”, dichiara Paolo, “riceverà la retribuzione del torto che avrà fatto; e non ci son riguardi personali”. D’altra parte, “chi ricerca la giustizia e la bontà troverà vita, giustizia e gloria”. — Col. 3:25; Prov. 21:21, VR.

      21. Contro che cosa è Dio, ma qual è lo spirito cristiano?

      21 Quale abbondante testimonianza mostra che Dio è contro la mancanza di benignità: bassezza, sgarbatezza, sarcasmo, grettezza ed egoismo! Lo spirito del cristiano è in armonia con la gentilezza, la compassione, la longanimità, l’ospitalità e la generosità. La misura del cristiano non è scarsa, benché possa esser traboccante. Gesù disse: “Praticate il dare, e vi sarà dato. Sarà versata nel vostro grembo una buona misura, pigiata, scossa e traboccante. Poiché con la misura con la quale misurate sarà in cambio rimisurato a voi”. — Luca 6:38.

      22. Come dovrebbero misurare i cristiani la loro benignità, e quale sarà il risultato?

      22 Misuriamo dunque la nostra benignità generosamente. Nel mostrare benignità agli estranei insegnando loro le verità del Regno, i cristiani hanno l’opportunità di mostrarsi generosi offrendo liberamente il loro tempo. Misurare il tempo con scarsezza nel prezioso ministero del regno di Dio, quando potremmo misurarlo generosamente, significa privarci delle benedizioni: “Chi semina scarsamente mieterà pure scarsamente, e chi semina abbondantemente mieterà pure abbondantemente”. Essendo generosi con la nostra benignità verso tutti, avremo ricche ricompense e inaspettate benedizioni, sì, e voi mostrerete “d’esser figli del Padre vostro che è nei cieli”. — 2 Cor. 9:6; Matt. 5:45.

  • Il Nome di Dio
    La Torre di Guardia 1960 | 15 novembre
    • Il Nome di Dio

      ● Nel loro Trattato Nº 12, pubblicato a La Paz, in Bolivia, i sacerdoti Marknoll hanno inavvertitamente ammesso che il nome di Dio è Geova. Le traduzioni cattoliche rendono il nome Geova preminente mediante la sua assenza, ma ecco la citazione del trattato cattolico:

      ● “Questo precetto [il secondo comandamento] ci comanda di non fare abuso del nome di Dio. I Giudei del Vecchio Testamento ebbero tanto rispetto per il nome di Dio che cominciarono ad evitar di pronunciare questo nome. Nel libro di Levitico leggiamo: ‘Chiunque maledice il nome di Geova sarà punito con la morte’. Quindi la punizione per ‘aver preso il nome di Dio invano’ era la morte. Per questa ragione Mosè comandò che i bestemmiatori, che prendono il nome di Dio invano, siano lapidati a morte dal popolo”.

      ● Contiene la versione della Bibbia che voi usate il nome di Dio? Il suo nome compare nelle Scritture Ebraiche originali più di 6.800 volte.

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