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    La Torre di Guardia 1953 | 1° maggio
    • luce io, che tu mi dica: Portalo sul tuo seno, come il balio porta il bimbo lattante, fino al paese che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri? Donde avrei io della carne da dare a tutto questo popolo? Poiché piagnucola dietro a me, dicendo: Dacci da mangiare della carne! Io non posso, da me solo, portare tutto questo popolo; è un peso troppo grave per me. E se mi vuoi trattare così, uccidimi, ti prego; uccidimi, se ho trovato grazia agli occhi tuoi; e ch’io non vegga la mia sventura!”

      10. Perché in quel tempo Mosè non fu felice di avere tanta responsabilità?

      10 Questa non era un’attitudine di mente molto felice. La fede di Mosè si stava indebolendo; la sua fiducia in Geova veniva meno. Certo dev’essere stato così opprimente per Mosè essere associato con quel popolo che lo portò al punto di volere che Dio lo uccidesse per liberarsi di loro. Mosè mostrò lo spirito erroneo in questa dura prova. Egli non volle assolvere la responsabilità che Dio aveva posta su di lui. E perciò non confidava pienamente in Geova Dio in quel momento. Mosè si sentiva molto male; e mentre guardava il gran numero di persone, in realtà mise in dubbio la potenza di Dio. Egli avrebbe dovuto riflettere alle meravigliose opere che Dio aveva compiute nei tempi passati. Sarebbe stato molto meglio che Mosè attendesse disposizioni da Geova e lo pregasse, chiedendo: “Che cosa devo fare io? Che cosa farai tu per questo popolo?” Mosè non volle dare a queste persone e pensò che nessun altro avrebbe dovuto dar loro. Egli non era felice, questo è certo.

      11. Come Mosè mostrò qui una certa mancanza di fede, e quale attitudine simile corrisponderebbe a ciò oggi?

      11 Iddio disse a Mosè che Egli avrebbe dato carne agl’Israeliti, non per un giorno, o per due giorni, o per cinque giorni, o per dieci o venti giorni, ma per un mese intero, ‘finché vi venga fuori dalle narici e vi faccia nausea, perché avete rigettato Geova che è in mezzo a voi.’ (Num. 11:18-20) Mosè disse in effetti a Dio: ‘Tu non puoi cibare 600.000 uomini. Non puoi provvedere carne per dar da mangiare a tutto questo popolo, due milioni di persone o più, compresi le donne e i fanciulli. Difatti, non ci sono sufficienti uccelli nel cielo per dar da mangiare a questo popolo; non ci sono sufficienti armenti nei pascoli per accontentarli. Tu non li conosci, o Dio. Io so che specie di gente sono. Essi sono le persone più egoistiche, più testarde, più infelici, i peggiori lamentatori. Oh, sarebbe meglio che io morissi.’ Ma, Geova parlò a Mosè con queste parole: ‘È forse accorciata la mano di Geova? Ora vedrai se la parola che t’ho detta si adempie o no.’ (Num. 11:23) Potete pensare che alcuno si rivolga a Dio dicendo che egli non potrebbe fare ciò che ha dichiarato di compiere? Mosè mise qui in dubbio la potenza di Dio. È come se qualcuno dicesse oggi che Dio non potrebbe proteggere il suo popolo alla battaglia di Harmaghedon conducendolo nel nuovo mondo; questo sarebbe un compito troppo grande. Ebbene, vi siete mai soffermati a pensare che Geova protesse Noè e la sua famiglia nel diluvio portandoli dal “mondo d’allora” in questo attuale, empio mondo? Questa è storia, ed essa mostra che la potenza di Dio è già stata provata. Non credete voi ch’egli può far questo di nuovo? Dov’è la vostra fede? Mosè pensò che la potenza di Dio fosse limitata; ma Geova ha tutta la potenza del cielo e della terra. Egli ha perfino dato tale potenza al suo Figlio. — Matt. 28:18.

      12. Perché il miracolo di Dio non portò la felicità a molti Israeliti, e a quale scopo dovrebbe servirci questo esempio storico?

      12 Quindi, quello che accadde nel deserto dovrebbe certo rimanerci tanto impresso che noi non dovremmo mai dubitare della Parola di Dio. Quando leggiamo la Parola di Dio come è contenuta nelle Scritture Ebraiche e Greche, dovremmo accettarla come assolutamente verace e giusta. Egli ci parla intorno alla vera vita come esisté molti secoli fa e adopera quelle cose come esempi di ciò che deve succedere nel tempo attuale. Nonostante questo grande mediatore Mosè commettesse un errore, questa non è affatto una ragione per cui oggi noi dovremmo dubitare di Geova commettendo un errore simile. Per questo tali cose furono scritte in anticipo, per nostra ammonizione e informazione. Ad ogni modo, più tardi, fuori del campo israelitico le quaglie che presero furono accumulate in gran quantità. Geova le portò da qualche luogo e ne diede al popolo quante ne poteva mangiare. Ma essi non apprezzarono ciò che Geova aveva fatto, e a Dio dispiacque l’avido modo in cui gl’Israeliti usarono queste provvisioni. Qui Geova era il datore, un munifico datore; ma gli Israeliti mostravano di non avere apprezzamento. Geova provò a Mosè che la sua parola era giusta e degna di fiducia, e manifestò a Mosè la sua potenza. La sua mano non era accorciata. Egli diede prova della sua sovranità. Se gl’Israeliti avessero soltanto dato lode a Geova per la sua bontà, sarebbero stati felici nella loro vita. — Num. 11:31-35.

      13. Perché noi non dovremmo essere dei lamentatori, come è illustrato dal caso di Aaronne e Maria?

      13 C’è poi un racconto nella Bibbia intorno ai lamentatori Maria ed Aaronne, che parlarono contro Mosè. ‘È forse per mezzo di Mosè soltanto che Geova ha parlato?’ essi dissero. “Non ha egli parlato anche per mezzo di noi?” (Num. 12:2, AT; AS) In una precedente occasione Mosè aveva salvato la vita del fratello Aaronne quando Aaronne mancò di seguire la vera adorazione. In Deuteronomio 9:20, Mosè disse: “L’Eterno s’adirò anche fortemente contro Aaronne, al punto di volerlo far perire; e io pregai in quell’occasione anche per Aaronne”. Ora queste due preminenti persone fra gl’Israeliti, il fratello e la sorella di Mosè, mostravano di non esser soddisfatti della disposizione di Dio di avere Mosè come portavoce. A loro non piacque la maniera di Dio di far le cose, e in conseguenza della loro lamentela Maria fu colpita con la lebbra. Mosè intercedette in preghiera per la sorella, e dopo essere stata mandata fuori del campo per purificarsi secondo la legge, ella fu liberata da tale odiosa condizione. (Num. 12:9-15) Vediamo così che nessuno dovrebbe lamentarsi contro Dio perché non fa le cose come vogliamo noi. Ricordate che Geova è il Sovrano Governatore dell’universo. Egli sa come dirigere la sua organizzazione e la sua opera molto meglio di quelli che lo servono. Tutti dovrebbero esser felici dove Geova li mette nella sua organizzazione e nel suo servizio. Ciò che Dio esige da noi è l’integrità e la fedeltà verso di lui; e se noi gli mostriamo questo saremo felici.

      MANCANZA DI FEDE

      14. Al ritorno dei dodici dall’esplorazione della Terra Promessa, come fu mostrata mancanza di fede, e con quale conseguenza?

      14 Un altro notevole esempio fu dato quando Mosè mandò le dodici spie nel paese di Canaan per esplorare l’eredità che Dio aveva promesso agli Israeliti. Mosè scelse un uomo di ciascuna delle dodici tribù e li mandò a osservare il paese. Ricordate che Dio aveva detto loro: ‘Io ve lo do. Esso è il miglior paese di quella parte della terra, che voi state per ereditare.’ Ma quando i dodici ritornarono dieci di loro dissero: ‘No, noi non vogliamo andare lassù. È un paese terribile abitato da giganti. Sarebbe meglio tornare in Egitto ed essere schiavi. Non possiamo aspettare altro che la distruzione, perché il popolo di quel paese è più potente di noi.’ Fu fatto un cattivo rapporto sul paese che Dio aveva dato agli Israeliti. Dei dodici esploratori solo due, Giosuè e Caleb, tornarono con un buon rapporto. Essi furono grati di ciò che Dio aveva provveduto, e portarono la prova che era un paese fertile. Essi consigliarono: ‘Saliamo subito!’ Ma la maggioranza disse: ‘Ah, no, noi staremo qui. Noi siamo soddisfatti di come stanno le cose ora.’ Gli Israeliti e dieci esploratori che osservarono il paese erano troppo indifferenti per agire a favore dell’eredità che Dio aveva promessa loro. I dieci esploratori di poca fede influirono sull’intera nazione, e di conseguenza la vecchia generazione non entrò nella Terra Promessa. Invece furono i loro figli quelli che ottennero la promessa, e Caleb e Giosuè li accompagnarono nella Terra Promessa perché erano stati fedeli e avevano fatto un rapporto verace.

      15. Quindi quali inerenti domande ci si pongono oggi, e come le appagheremo noi?

      15 Avete voi fede nelle provvisioni di Dio oggi? Siete desiderosi di proseguire sotto la direttiva di Dio? Preferite forse rimanere in questo vecchio, morente, corrotto mondo? oppure vi assocereste con persone come Caleb e Giosuè, uomini lungimiranti che sono combattenti per il nuovo mondo? Se preferite seguire la direttiva di Geova, voi predicherete questo vangelo del Regno in tutto il mondo per una testimonianza e praticherete la vera adorazione dell’Altissimo. — Num. 13:1-33; 14:1-3.

      16. Come si lamentarono gli Israeliti a Kades, e perché?

      16 Ascoltate di nuovo le lamentele degli Israeliti a Kades nel quarantesimo anno del loro viaggio: “Perché ci avete fatti salire dall’Egitto per menarci in questo tristo luogo? Non è un luogo dove si possa seminare; non ci soli fichi, non vigne, non melagrane, e non c’è acqua da bere”. (Num. 20:5) Gl’Israeliti non avevano avuto fame finora nel loro viaggio. Le loro scarpe non si erano nemmeno consumate, ed essi non eran morti di sete. Ma qui si lamentavano ancora. No, essi non si rimettevano a Geova. La grande questione era l’acqua. Volevano molta acqua, e la volevano immediatamente per se stessi e per il loro bestiame. E per questo si lamentavano.

      17. Come alcuni che hanno conosciuto da poco tempo la verità mostrano mancanza di fede, e perché non sono felici?

      17 Noi troviamo persone come queste oggi, anche associate con l’organizzazione di Dio. Alcuni sono stati con l’organizzazione per sei mesi, altri per un anno, e subito sentiamo che si lamentano e dicono: ‘Non succede niente. Io pensavo che voi diceste che Harmaghedon sarebbe venuto dopo breve tempo. Intanto, ho saputo di questo per un anno intero e Harmaghedon non è ancora arrivato. Credete che seguirò questa organizzazione per tutta la mia vita?’ Alcuni ritengono che a meno che Dio non faccia le cose a loro modo, essi non vi rimarranno. Ma Dio non ci ha chiesto di dargli consiglio. Noi dovremmo esser grati a Geova per quello che ci ha dato. Comprendiamo le sue verità e apprezziamo le sue promesse, e crediamo in esse. Siamo felici nella nostra adorazione e nel nostro servizio e abbiamo il privilegio di recare molto conforto alle persone di buona volontà. Quelli che capiscono questo si rallegrano del loro lavoro nel tempo attuale, mentre i novizi o le persone che criticano potrebbero non averlo appreso ancora; forse non si sono neanche preso il tempo di studiare. Vogliono semplicemente lamentarsi. Questi sono molto simili agli Israeliti che non potevano rimettersi a Geova. Di conseguenza non hanno felicità alcuna, né apprezzano le provvisioni che Dio ha fatte nei tempi passati e fa ancora. Essi vogliono le cose a modo loro, non nel modo di Dio.

      18. Perché Mosè non entrò nella Terra Promessa, e con quale avvertimento per noi oggi?

      18 Tornando di nuovo al racconto degli Israeliti mentre si lamentavano per la mancanza d’acqua: Mosè disse loro che avrebbero senz’altro avuto l’acqua, ma trascurò di dar lode a Colui che gli concedeva la potenza di produrre l’acqua. Leggete il racconto di Numeri 20:10-13: ‘E Mosè ed Aaronne convocarono la raunanza dirimpetto al sasso, e Mosè disse loro: “Ora ascoltate, o ribelli; vi farem noi uscir dell’acqua da questo sasso?” E alzata la mano, Mosè colpì il sasso col suo bastone per due volte, e ne uscì acqua in abbondanza, e la radunanza e il bestiame bevvero. Ma Geova disse a Mosè e ad Aaronne: “Siccome non avete avuto fiducia in me per dar gloria al mio santo nome agli occhi dei figliuoli d’Israele, voi non introdurrete questa raunanza nel paese che io le do”. Queste sono le acque di Meriba [trovar da ridire], dove gl’Israeliti trovarono da ridire su Geova, ma dove egli si rivendicò in mezzo a loro.’ Avendo mancato di santificare Geova dinanzi agli Israeliti che si lamentavano in questo tempo Mosè non ricevette l’eredità che il Signore Geova aveva promessa loro. Né quelli che si lamentano oggi riguardo al modo in cui Dio fa le cose e che non danno a Dio la gloria erediteranno le benedizioni del nuovo mondo. Essi si perderanno prima di quel tempo, benché sia così vicino.

      19, 20. Quale dev’essere, ed è, l’attitudine dei testimoni di Geova se Dio dà ulteriore “acqua della verità” al popolo?

      19 Mosè come servitore di Dio per la congregazione ebbe qui una meravigliosa opportunità di onorare Geova e di far volgere le menti degli Israeliti al solo vero Dio. Ma Mosè era molto scontento del popolo; li considerò come ribelli e dimenticò che Dio trattava con loro. Egli non avrebbe dovuto rimproverarli come fece. Nonostante fossero dei lamentatori, essi costituivano tuttavia l’organizzazione di Dio e spettava a Geova correggerli nella maniera che gli sarebbe piaciuta. Se Egli voleva dare acqua agli Israeliti, questo non era affar suo, e non era compito di Mosè escludere Dio dalla concessione. Se Geova oggi vuol dare ad altre persone l’opportunità di udire la verità affinché conoscano la via che conduce alla vita prima che divampi Harmaghedon, non è bene che alcuno di noi si lamenti. Anzi, dovremmo rallegrarci che ci sia più tempo per predicare l’evangelo Naturalmente, alcuni diranno che Dio è lento; ma non è a causa della pazienza di Geova in questi ultimi giorni che migliaia di persone hanno appreso della salvezza? Leggete il racconto di 2 Pietro 3:15 per vostro conto.

      20 Ci sono sempre alcuni che si lamenteranno e troveranno da ridire. Ma perché vi assocereste coi lamentatori e acquistereste la loro attitudine mentale? Se Dio vuol dare la verità ad altre persone radunando ancora un maggior numero di altre pecore, noi dovremmo esserne lieti. I testimoni di Geova in questi giorni sono certamente felici di avere ancora l’opportunità di predicare la buona notizia. Non c’è nessuna ragione per cui i testimoni di Geova dovrebbero lamentarsi dato che hanno maggior tempo per predicare, dovrebbero piuttosto esser felici di poter continuare la vera adorazione. Con gioia dovrebbero dire: ‘Noi abbiamo ricevuto gratuitamente, diamo gratuitamente.’

  • Cacciate lo spirito di lamento
    La Torre di Guardia 1953 | 1° maggio
    • Cacciate lo spirito di lamento

      1. Cercano i testimoni di Geova di trovar da ridire sul popolo? E che cosa lo mostra?

      QUELLI che si sono dedicati a servire Dio devono aver cura degli interessi del regno di Dio e della rivendicazione del suo nome. Essi non dovrebbero mai divenire superbi o alteri perché hanno la verità o perché conoscono la via che conduce alla vita. Il semplice fatto che hanno questa conoscenza non li rende migliori di nessun altro. Ma essi hanno bastante giudizio da acquistare questa conoscenza della verità, per ottenere l’intendimento che è disponibile per loro, e per lavorare negli interessi di Geova. Sono grati a Geova. I testimoni di Geova non cercano da ridire sul popolo che chiede loro di visitarlo nelle sue case. Anzi sono felici dell’opportunità e chiedono alle persone di buona volontà se hanno piacere che vadano a studiare con loro. Essi sono ansiosi di condividere con le persone ciò che hanno ricevuto. Avendo la verità, vogliono darla a tutti quelli che hanno orecchi per udire, sia di mattina, che di pomeriggio, di sera, in qualsiasi tempo convenevole per l’uditore. Geova dice che il suo popolo canterà le sue lodi giorno e notte nel suo tempio, e questo significa che i testimoni di Geova devono compiere la vera adorazione giorno e notte, servendolo mediante la predicazione della buona notizia.

      2. Quale fu la causa delle difficoltà degli Israeliti nel deserto, e come possiamo noi mostrare fede e ottenere felicità oggi?

      2 Quando guardiamo le passate e infelici esperienze degli Israeliti nel deserto, troviamo che le difficoltà erano causate dai lamentatori e mormoratori. Ma quale felicità avrebbero provato essi se avessero seguito le disposizioni di Dio! La fede era tutto ciò che occorreva loro; era una questione così semplice. E la stessa cosa avviene oggi. Se ci atteniamo alle disposizioni che Dio fa per noi, mostriamo la nostra fede. Noi possiamo dare la verità ad altri con la nostra testimonianza di casa in casa, e facendo questo possiamo ottenere felicità. Non c’è nessuna ragione per cui non dovremmo esser felici nella nostra vita.

      3. Come si possono risolvere le difficoltà di una casa missionaria?

      3 Consideriamo le cose in maniera pratica. Degli studenti si diplomano alla Watchtower Bible School di Galaad, e si trasferiscono in una casa missionaria. Non c’è nessuna ragione per cui essi non dovrebbero andar felicemente d’accordo, perché sono in grado di dare continuamente la verità ad altri nella loro nuova assegnazione. Se sorgono piccole difficoltà e litigi tra i fratelli nella casa, possiamo esser certi che almeno uno ne è colpevole. Ma chi è egli? Senza dubbio la difficoltà è in quelli che litigano; perciò non si deve fare altro che radunarli e scoprire ciò che si nasconde sotto tutta la difficoltà. Se ciascuno dà o cede un poco, cioè, se da ciascuna parte vien dato un poco, la difficoltà può probabilmente risolversi e non se ne dirà più niente.

      4. Che cosa dobbiamo fare per aver successo nella nostra vita in comune, e perché dobbiamo far questo?

      4 Se le difficoltà sono risolte ma in entrambe le parti rimane del rancore, non ci sarà ancora felicità. In una casa missionaria voi dovete voler andare d’accordo con i vostri fratelli e sorelle. Questo si può dire di qualsiasi casa; ci dev’essere il desiderio di andare d’accordo gli uni con gli altri. Ricordate che tutti sono servitori di Dio come voi. Voi tutti avete la stessa causa da difendere a motivo della vostra conoscenza della verità della Parola di Dio. Voi tutti volete altra conoscenza. Già avete ricevuto molte informazioni e certo conoscete la Parola di Dio come risultato del vostro diligente studio. Ma volete studiare ancora; ancora vi dilettate nella

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