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L’ubbidienza conduce alla vitaLa Torre di Guardia 1953 | 1° marzo
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serva guardano la mano della sua padrona, così gli occhi nostri guardano all’Eterno [Geova], all’Iddio nostro”. (Sal. 123:2) Tali cuori sottomessi sono dilettevoli. I genitori terreni trovano un gran piacere nella pronta e allegra ubbidienza, poiché essa è giustamente accettata come la misura dell’amore del figlio. La loro ubbidienza forzata non è un’espressione di amore. Le severe punizioni disciplinari per la cattiva condotta costringono i soldati negli eserciti ad essere ubbidienti ai loro superiori, ne siano o no contenti. I servitori devono essere ubbidienti ai loro padroni, se no ricevono qualche sorta di punizione. Geova ha dotato le sue creature umane della libertà di ubbidire o disubbidire affinché in tal modo possa provarle, e le ricompense dipendono dalla gioiosa ubbidienza. Ciascuno, perciò, dovrebbe domandarsi: Ubbidisco io con gioia e spontaneità ai comandi di Geova?
10. Dovremmo noi esaminare noi stessi? Come? Fate esempi e mostrate che cosa dovrebbe risultarne.
10 Ricordiamo anche che per fare questo servizio di predicazione mondiale è necessaria molta provvisione. Per esempio, sono usate letteratura e tutte le specie di pubblicità, che significa macchine da stampa e altri meccanismi per produrle. Un’organizzazione creata in tutte le parti del mondo sorveglia e dirige l’opera del Signore che ora viene compiuta da centinaia di migliaia di persone cristiane le quali sono fuggite da questo condannato ed empio sistema di cose, e le quali formano ora una grande unificata congregazione. Perciò alcuni sono invitati a partecipare a tale opera come servire alle tavole, pulire i pavimenti, le finestre, la biancheria, oppure far funzionare macchine, impacchettare la letteratura per la spedizione in altre parti del campo, manutenzione generale, o nei poderi del Regno. Tutto questo è necessario perché questi fedeli schiavi del Signore devono esser cibati, alloggiati, vestiti, preparati per altri doveri e incaricati dei servizi che si devono compiere nel campo. Alcune volte l’utilità di una persona potrebbe esser ostacolata dalla sua stessa attitudine verso l’opera del Signore che gli è stata affidata. Essa potrebbe aver lasciato che la sua assegnazione divenisse un’occupazione qualunque, come qualsiasi altro impiego che si potrebbe ottenere nel mondo. Perdendo di vista il grande privilegio che egli ha di mostrare il suo amore per Geova con servizio volenteroso, lieto, potrebbe essere incline a mormorare e lamentarsi, o potrebbe cominciare a pensare che nessun altro lavora così duramente o ha tanto poco tempo per sé. Forse sarebbe bene che tale persona esaminasse se stessa. Perché dovrebbe lamentarsi? Non ha dedicato tutto quello che aveva a Geova? Non è essa lieta che la sua vita è piena quindi di privilegi di servizi a Geova? Dopo sobria considerazione, sarà grata di avere tanto da fare. Non è meglio così che avere troppo poco? Senza dubbio! Ci sia pur dato altro da fare, poiché tutto ciò che noi vogliamo è servire Geova e non permettere che lo sconforto o le inconvenienze personali ci intralcino. Allora e soltanto allora possiamo rispondere Sì alla domanda: Ubbidisco io con gioia e spontaneità ai comandi di Geova?
11. Quando ci vengono dati altri servizi, come dovremmo considerarli noi? e come ci esprimeremo a Geova in merito?
11 Potrebbe darsi che voi abbiate il compito di uno dei servitori della congregazione e vi siano stati dati altri privilegi di servizio a favore del popolo di Geova. Come li considerate voi? Li chiamate forse “altri pesi”? E siete voi gravati da tali “pesi”? Forse voi pensate: “Se alcuni soltanto degli altri servitori facessero di più, il mio ‘peso’ sarebbe più leggero,” e voi veramente credete di avere tanto da fare, non è vero? Gli altri pare che lascino tutto il da fare per voi, e voi cominciate a pensare che non è giusto. Voi non dovreste aver tanto, mentre altri in apparenza hanno così poco. Perché prima non vi domandate: Che cosa sono questi “pesi”? Non sono essi i preziosi privilegi di servizio del Regno che sono stati affidati alla vostra cura in questo grande e glorioso ministero? Effettivamente non è forse vero che proprio nel vostro cuore voi valutate questi servizi che vi sono stati commessi per mezzo dell’amministrazione dello “schiavo fedele e discreto”, e che voi volete rendere davvero gioiosa e spontanea ubbidienza? Quando considerate i vostri privilegi alla giusta luce, essi non sono in realtà dei “pesi” ma privilegi, e Geova ci prova mediante il modo in cui noi li accettiamo e adempiamo. Se questo è il vostro intendimento, come potete fare a meno di ringraziare il Signore per tutto quello che egli vi dà da fare, rendendo volontaria, gioiosa ubbidienza con gratitudine?
12. Perché è necessario avere una chiara prospettiva riguardo alle avversità domestiche?
12 Forse voi non rendete volontaria, gioiosa ubbidienza nel servizio perché avete dei problemi domestici. Potrebbe darsi che il vostro coniuge non vede la verità proprio come la vedete voi, e viene mostrato molto disaccordo. Possibilmente è andato oltre questo limite e nella casa avete opposizione, gelosia a causa della vostra devozione alla verità, volgari minacce, linguaggio osceno, discorsi di dividere la casa, perfino brutalità mentale e fisica. Voi potreste aver concluso che è proprio impossibile rendere gioiosa e volontaria ubbidienza a Geova a motivo di queste cose. Tuttavia, è possibile, e anche più di questo, è assolutamente necessario, che quelli che sostengono tali difficoltà e prove abbiano una chiara prospettiva della loro condizione. Altrimenti non potranno servire Geova nel modo dovuto.
13. Come è possibile soffrire per amore di Cristo nella propria casa?
13 È vero che non potete esser felice per la condotta di quelli che vi fanno male. Né potete essere gioioso per il vero male che ricevete. Ma perché avviene questo? Vi può essere qualche ragione possibile per tali situazioni? Guardiamo in fondo all’immediato, presente guaio e cerchiamo di trovarne la ragione, e quale ne sarà il risultato. Supponete di dover ricevere questa rude, crudele persecuzione da qualcuno del mondo mentre sareste effettivamente impegnato nel servizio di predicazione. Quale sarebbe la vostra reazione? Senza dubbio determinereste che queste sono le persecuzioni che il Signore Gesù disse che avreste avute, e voi vi sentireste grato di essere stato ritenuto degno di sopportare questi biasimi, “perché a voi è stato dato il privilegio mediante Cristo, non solo di riporre la vostra fede in lui, ma anche di soffrire per lui”. — Filip. 1:29, NW.
14. Per essere ubbidienti perché è tanto importante avere fondamento scritturale e cristiano per le nostre azioni?
14 Se questa ingiustificata persecuzione viene su di voi, è necessario quindi avere una mente chiara, equilibrata, guidata dallo spirito del Signore; se no qualche impetuosa o stolta azione potrebbe essere amaramente deplorata perché non fu conforme all’espressa volontà di Geova per i suoi figli. Una persona spiritualmente immatura potrebbe concludere che la persecuzione non dovrebbe esser fatta dal proprio coniuge, e che questo giustificherebbe il tentativo di uscir fuori da tale situazione. Tali persone trarrebbero profitto se considerassero di nuovo la questione, e cercassero di capire il punto di vista cristiano. (Matt. 19:9; 1 Cor. 7:10-13) Ci potrebbero essere delle ragioni giustificabili per la separazione, come il divorzio per adulterio, o quello che non è nella verità abbandona quello che vi è. Quale condotta si deve quindi tenere? Il Signore Gesù disse: “Felici son quelli che sono stati perseguitati a causa della giustizia, poiché il regno dei cieli appartiene a loro. Felici siete voi quando vi biasimano e vi perseguitano . . . poiché in questo modo perseguitarono i profeti prima di voi”. (Matt. 5:10-12, NW) Non si tratta di chi si comporta con voi in questo modo, sia a casa che nel mondo, ma piuttosto della ragione per cui agiscono in tale maniera, e di come voi trattate loro e la persecuzione.
15. Come impariamo l’ubbidienza soffrendo? Perché è necessaria?
15 Se Geova Dio vi sta provando, come potreste essere provati pienamente a meno che non rimaniate nella situazione e non impariate l’ubbidienza soffrendo nello stesso modo in cui soffrì il nostro grande Maestro e Padrone? La norma scritturale dice che quando siamo perseguitati non dobbiamo perseguitare a nostra volta. Chiunque ci offende non dovrebbe essere offeso da noi per rappresaglia. Quando son dette parole cattive e menzognere contro di noi non dovremmo rendere il contraccambio. Perché no? Perché la giusta attitudine mentale in tali circostanze è così descritta da Paolo: “Quando siamo perseguitati, sopportiamo; quando siamo diffamati, imploriamo”. Inoltre, Pietro, consigliò: “Infatti, a questa condotta siete stati chiamati, perché anche Cristo soffrì per voi, lasciandovi un modello affinché seguiate attentamente le sue orme. Egli non commise nessun peccato, né fu trovata frode nella sua bocca. Quando era oltraggiato, non rendeva oltraggio. Quando soffriva, non ricorreva alle minacce, ma si raccomandava a colui che giudica giustamente”. Paolo disse anche: “Continuate a benedire quelli che perseguitano; benedite e non maledite”. — 1 Cor. 4:12, 13; 1 Piet. 2:21-23; Rom. 12:14, NW.
16. Quale fu la condotta che Gesù Cristo tenne quando soffrì? e quale assicurazione ci è data?
16 Non vi può essere alcun dubbio circa il significato di queste scritture e la condotta che si dovrebbe tenere. Quindi se ‘continuiamo ad amare i nostri nemici e a pregare per quelli che ci perseguitano; affinché ci dimostriamo figli del Padre nostro’, come possiamo lamentarci sciorinando le nostre difficoltà al più vicino orecchio che ascolta? Non avevate pensato di sopportare da soli l’avversità? Avete letto mai di Cristo Gesù che si lamentava con i suoi prossimi compagni per le avversità che il Padre suo aveva permesso che venissero su di lui? Oppure dimostrò egli dispiacere e noia contro la volontà di Dio? No, egli non fece mai questo! E perché no? Perché “si raccomandava a colui che giudica giustamente”. Deve perciò esser riconosciuto da tutto il popolo di Geova che il nostro servizio richiede paziente sopportazione, e pazienza significa gioiosa costanza. A volte le avversità che incontrate sembreranno troppo dure per sopportarle; ma siate fiduciosi, poiché non sarà così se continuerete con ubbidienza ad avanzare rimettendovi a colui che giudica secondo giustizia. Paolo sapeva che cosa significava ed egli confortò i suoi fratelli con queste preziose parole: “Nessuna tentazione vi ha colti se non ciò che è comune agli uomini. Ma Iddio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre quello che potete sopportare, ma insieme alla tentazione egli farà pure la via d’uscita affinché la possiate sopportare”. (1 Cor. 10:13, NW) Notate bene che Paolo non dice che vi sarà provveduto il modo di uscire dalle vostre avversità, ma anzi di sopportare. Perciò, non cercate di fuggire queste situazioni, o di evitarle. Piuttosto abbiate la pazienza di sopportare.
17. Se le avversità sono dovutamente sopportate, che cosa si produce, e che cosa insegnano in merito Giacomo, Pietro e Paolo?
17 Quelli che appartengono a questo malvagio sistema di cose non possono capire questa attitudine, perché per loro essa è debole. Essi direbbero: “Fate opposizione!” oppure “Toglietevi dalla difficoltà!” No, il mondo non comprenderà mai quello che voi state realmente facendo, ma voi lo sapete. Voi vi rendete conto del modo in cui esso vi prova e che se non fosse per il vostro amore per Geova e Cristo Gesù e il suo popolo non avreste queste persecuzioni, ed è questa comprensione che vi reca dolce conforto, felice riposo e calma assicurazione. Il Signore Gesù dichiarò le promesse di Dio che ‘essi erediteranno la terra’, ‘vedranno Dio,’ ’saranno chiamati figli di Dio e grande sarà la ricompensa.’ Ma la prova deve venire prima e la disciplina dev’essere sopportata. Paolo dice: “Considerate attentamente colui che ha sopportato un tale parlar ostile dei peccatori contro i loro stessi interessi, perché non vi stanchiate e non veniate meno nei vostri animi. Ma voi avete interamente dimenticato l’esortazione che vi è rivolta come a figli: ‘Figlio mio, non disprezzare la disciplina di Geova, e non venir meno quando sei corretto da lui; poiché Geova disciplina colui che ama, infatti egli sferza ognuno che riceve come figlio.’” — Ebr. 12:3, 5, 6, NW; si vedano anche Ebrei 12:11; 1 Pietro 1:6, 7, e Giacomo 1:2-4.
18. Che relazione hanno queste avversità e sofferenze con l’ubbidienza e la vita? e come Gesù è un modello?
18 Che cosa faremo dunque quando saremo nelle molte prove di oggi, in considerazione di tale avvertimento scritturale? Oseremo noi lamentarci? Dobbiamo cercar di fuggire questi problemi e persecuzioni, o andare dai nostri fratelli e metterci a dir loro quale dura parte abbiamo? Certamente no. Ricordate la parola detta per mezzo di Pietro: “Umiliatevi, perciò, sotto la potente mano di Dio, perché egli vi esalti al tempo dovuto, mentre gettate tutta la vostra ansietà sopra di lui, perché egli ha cura di voi”. (1 Piet. 5:6, 7, NW) Tutti devono avere quella profonda consapevole soddisfazione che la volontà di Geova viene fatta, e che vi è completa sottomissione alla volontà di Dio nel cuore. Potrebbero esserci dei tempi nei quali a causa delle vostre prove uscirebbero lagrime dai vostri occhi, ma nel profondo del vostro cuore siete grati e anche nella sofferenza non chiedereste che fosse altrimenti. Siate volenterosi e giubilanti nella vostra completa ubbidienza ai propositi di Geova. Quando il Signore Gesù soffriva tanto crudelmente davanti ad Erode e ai Romani non compariva alcun sorriso sul suo volto, perché gli facevano del male, ma egli sapeva che beveva il calice che il Padre aveva determinato di fargli bere, e quindi “come l’agnello menato allo scannatoio, come la pecora muta dinanzi a chi la tosa, egli non aperse la bocca”. (Isa. 53:7) Nessun mormorio, nessuna lamentela, ubbidiente fino alla morte, e l’ubbidienza condusse alla vita. Egli è il nostro modello.
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Prova della lealtàLa Torre di Guardia 1953 | 1° marzo
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Prova della lealtà
1, 2. Che cosa significa lealtà, come è essa esemplificata in Cristo Gesù, e a chi Geova affida gl’interessi del Regno?
LA PAROLA “lealtà” non si trova nella maggioranza delle attuali versioni della Scrittura. Tuttavia ci sono molte parole nella Bibbia che hanno proprio lo stesso significato. È usata in Deuteronomio 13:4, nella traduzione di Moffatt, che la rende dall’ebraico dabáq, che significa “attaccarsi o aderire, attenersi a”. Essa deriva dal latino legalis, che significa “legale”, da cui la nostra parola “leale”. L’accettato uso della parola le attribuisce il significato di fedele in amore o nel dovere, esser fedele alla propria parola, o di uno che in tempi di rivolta rimane fedele al suo alleato. Vuol dire ciò che è fatto in stretta conformità con la legge di Dio. Una persona leale è uno che è fidato, non negligente, fedele nell’adempimento del dovere, e col cuore in armonia con le disposizioni di Dio. Questo è esemplificato in Cristo Gesù. Di lui è scritto: “Tu m’hai aperto gli orecchi. Tu non domandi né olocausto né sacrifizio per il peccato. Allora ho detto: Eccomi, vengo! Sta scritto di me nel rotolo del libro. Dio mio, io prendo piacere a far la tua volontà, e la tua legge è dentro al mio cuore”. (Sal. 40:6-8) Egli si attenne strettamente e fermamente alla legge di Dio in ogni tempo, come se egli fosse la legge, non deviando mai. “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi, e per sempre”. (Ebr. 13:8, NW) Geova Dio è sempre consistente, non trascurando mai le sue proprie leggi e i suoi propri principi. “Presso di lui non vi è variazione di mutamento d’ombra”. — Giac. 1:17, NW.
2 Geova istruisce ancora i suoi fedeli per il loro servizio presente e futuro, e nessuno può esercitare autorità finché non abbia imparato a ubbidire e ad essere leale all’autorità. Alcuni dei servitori di Dio non sono stati uomini di grande “capacità naturale”, come questo mondo comprende il termine, ma essi hanno avuto vera capacità dinanzi al Signore, e sono stati completamente fidati e leali a Geova e alla sua volontà. Quelli ai quali Iddio oggi affida i suoi interessi del Regno sono coloro che hanno dimostrato la loro lealtà nella prova, avendo la medesima stretta osservanza della legge di Dio che dimostrò Cristo. Dev’essere il risultato delle convinzioni personali.
3. Chi si attiene alla legge di Dio, e a quali autorità è egli leale?
3 È vero, la lealtà di uno potrebbe imprimersi ed influire su altri, ma essa è mostrata, non per tale scopo, ma a causa della propria ubbidienza. Né la lealtà di una persona dev’essere il fattore che controlla altri costringendoli alla stessa conclusione. Ma, dove un gruppo è composto di persone che sono tutte della medesima opinione e determinazione per convinzione personale, e tutte sono unite volontariamente, esse formano un gruppo leale. Oggi i testimoni di Geova sono il solo gruppo di persone che si tiene fedele alla legge di Dio, la sua regola di azione. Esse sono leali verso le più alte autorità dell’universo, Geova e Cristo Gesù, e fedelmente aderiscono al governo teocratico, mantenendo ferma ubbidienza ad esso e al suo Re. Inoltre questi testimoni riconoscono la disposizione che Geova ha stabilita creando lo “schiavo fedele e discreto”, che ora ha la completa responsabilità sopra tutti i beni e i possedimenti del Padrone sulla terra. Essi riconoscono con prontezza e spontaneità la Watch Tower Bible and Tract Society come il servitore legale dello “schiavo fedele e discreto” e gli sono leali, come lo sono alla verità e ai loro fratelli di fede. La lealtà si conosce solo quando è dimostrata, ed è effettivamente rivelata quando ci sono difficoltà, avversità e tentazione. Una volta che è stata manifestata, però, ne risulta fiducia nella persona leale.
4. Qual è la chiave di Volta per la lealtà, e come viene sviluppata?
4 Servizio e lealtà sono inseparabili. Ci dev’essere ferma perseveranza nel servizio di Geova, e questa è la chiave di Volta per edificare la lealtà. Servire con gioia e buona volontà gl’interessi del Regno, traendo il più pieno beneficio dalle piccole opportunità come anche da quelle grandi, è necessario se vogliamo avere lealtà. Quelli che vogliono essere leali devono studiare la Parola di Geova e imparare le sue vie, capire i principi secondo i quali egli agisce, e i suoi motivi, e nello stesso tempo devono imparare come allontanarsi dalle vie dei malvagi. “Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, . . . ma il cui diletto è nella legge dell’Eterno, e su quella legge medita giorno e notte”. — Sal. 1:1, 2.
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