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Un messaggio d’incoraggiamento e valoreLa Torre di Guardia 1955 | 1° settembre
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relative a tale accurata conoscenza e alla sicura speranza che la Parola di Dio mostra per il giorno d’oggi sono contenute in queste pubblicazioni e in altra letteratura che viene distribuita dalla Società Torre di Guardia per rendere un pubblico servizio non lucrativo. Queste evidenze ulteriori dell’importanza del tempo in cui viviamo e dei propositi di Dio d’introdurre condizioni giuste su questa terra saranno per voi di grande incoraggiamento e valore.
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Perché le preghiere non sono esauditeLa Torre di Guardia 1955 | 1° settembre
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Perché le preghiere non sono esaudite
LA PREGHIERA è divenuta popolare. Ci sono ore, giorni, settimane, mesi ed anni di preghiera. Estesamente acclamati sono i cosiddetti “Anni Santi”, quando un intero anno, come il 1950, è scelto per compiere “speciali devozioni e preghiere, soprattutto per la pace del mondo”. Anche il giorno della preghiere mondiale ottiene grandi applausi, quando il popolo in più di cento Paesi si unisce in preghiera per la pace. Le preghiere per il mondo e per i suoi governanti si odono in occasione di inaugurazioni, incoronazioni, nelle sessioni dei corpi legislativi e nelle assemblee politiche. Ecclesiastici, politicanti, presidenti e il papa non soltanto raccomandano di pregare ma essi stessi pregano a favore delle Nazioni Unite e del mondo. Tante preghiere vengono innalzate per il mondo. Malgrado ciò la triste realtà è chiara: il mondo si trova in una situazione peggiore di prima. Le preghiere a favore del mondo non sono dunque esaudite e sembra perfino che abbiano il risultato opposto. Che cosa dobbiamo pensare di tale confusa situazione?
Una delle cose principali che le persone ragionevoli comprendono è che, anziché esserci qualche cosa di sbagliato intorno a Dio, ci dev’essere qualche cosa di sbagliato intorno alle preghiere. Infatti, un difetto è chiaro: l’inconsistenza delle preghiere. Sì, le preghiere recitate dai predicatori di una fede religiosa spesso contrastano con quelle recitate da altri predicatori della stessa fede. Pertanto durante le due guerre mondiali gli ecclesiastici protestanti e cattolici, sia in Germania che in America, pregarono per la vittoria delle loro rispettive parti. Si trovavano ministri religiosi della stessa fede i quali pregavano apparentemente allo stesso Dio, eppure le loro preghiere non erano in armonia! Erano orribilmente in contrasto! In realtà gli ecclesiastici pregavano per la distruzione dei loro fratelli spirituali. Però, l’apostolo di Cristo dichiarò: “Vi esorto, fratelli, per il nome del nostro Signore Gesù Cristo che parliate tutti concordemente, e che non ci siano fra voi divisioni, ma che siate perfettamente uniti in una stessa mente e in uno stesso pensiero”. Pertanto quando le guerre finirono, che cosa dovevano pensare quelli che appartenevano alla parte sconfitta e avevano sperato nelle preghiere dei loro ministri? Non sarà stata infranta
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Mantenetevi felici dissipando il malcontentoLa Torre di Guardia 1955 | 1° settembre
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Mantenetevi felici dissipando il malcontento
“Felici quelli che odono la parola di Dio e la osservano!” — Luca 11:28, NM.
1. In che senso Geova è felice, e come può anche l’uomo ottenere la felicità?
GEOVA è un Dio felice. (1 Tim. 1:11, NM) La sua felicità proviene dal fatto ch’egli è interamente dedito alla giustizia ed a concedere amorevolmente felicità alle sue creature. Altruisticamente ha preso ampi provvedimenti affinché gli uomini vivano in pace sulla terra e a tal fine offre loro ciò di cui hanno bisogno. Per ottenere vera felicità l’uomo deve soltanto osservare l’istruzione che Dio gl’impartisce e regolare in conformità la sua vita.
2. È felice la condizione nel presente sistema di cose, e perché?
2 Chi può negare che il presente sistema di cose sulla terra non sia pieno d’infelicità e dolore? C’è abbondantemente di che lamentarsi; si è adempiuto in esso Apocalisse 12:12 (NM): “Guai alla terra e al mare, perché il Diavolo è disceso a voi, con gran furore, sapendo che ha un breve periodo di tempo”. La seguente profezia si è avverata: “Ma sappi questo, che negli ultimi giorni verranno tempi molto difficili”. (2 Tim. 3:1, NM) Alcuni uomini politici possono sostenere che il popolo non ebbe mai tanto benessere; ma la gente è notevolmente infelice e turbata dalla minaccia dell’immane catastrofe d’una guerra nucleare, dall’allarmante aumento di delitti e delinquenza, dall’insorgere di spaventose malattie malgrado le nuove scoperte scientifiche e dalla generale mancanza di sicurezza. L’espressione dei volti riflette lo spirito di malcontento che pervade l’intero sistema di cose.
3. Come viene ora diffusa la felicità, chi vi risponde, e quale ne è il risultato?
3 Geova, altruista nella sua felicità, provvede affinché il popolo oda la gloriosa buona notizia. Essa viene predicata in tutta la terra abitata a scopo di testimonianza. (Matt. 24:14, NM) Alcuni, descritti in Ezechiele 9:4 come “uomini che sospirano e gemono per tutte le abominazioni che si commettono”, odono questo messaggio e si staccano dal vecchio e afflitto sistema di cose; cominciano a rinnovare la loro mente e a subire un mutamento nella personalità secondo il felice stato di Dio. (Rom. 12:2; Efes. 4:24, 31, 32) Perciò quando una persona arriva a comprendere e apprezzare la verità della Parola di Dio, il suo punto di vista sulla vita cambia completamente; diviene gioiosa, ha ora nuovi associati, i testimoni di Geova, società di persone felici. Essi sono spiritualmente prosperi e fiorenti. Continuano a imparare sempre più intorno ai princìpi di vita del Nuovo Mondo, e si sforzano di metterli in pratica nella loro vita. Sono raggianti di ottimismo ed entusiasmo. Hanno certamente tutte le ragioni per essere felici!
4. Danno motivo di scontento le prospettive di coloro che ascoltano la Parola di Dio e l’osservano?
4 I provvedimenti che Geova ha presi perché queste persone ottengano perpetua felicità nel suo nuovo mondo costituiscono infatti una “felice speranza”. (Tito 2:13, NM) Le tristi condizioni di questi ultimi giorni accompagnate da malattia, dolore e morte, le quali furono cagionate all’umanità dai suoi progenitori, Adamo ed Eva, non sono più considerate come motivo di malcontento. Come sono felici che Dio abbia provveduto il modo di eliminarle! La prospettiva di una vita eterna e felice offre loro ogni motivo per rallegrarsi. L’apprezzamento della bontà di Dio suscita nei loro cuori la gratitudine. Le induce a comprendere che qualche cosa è dovuta a Dio: l’adorazione. Una profonda gratitudine spinge queste persone a dedicarsi al servizio di Geova. Esse diventano ‘operatori dell’opera’ e sono ‘felici di compierla’. Per aver ascoltato la Parola di Dio ed esser decise ad osservarla, le loro prospettive di felicità si espandono incessantemente. — Giac. 1:25, NM.
5. Quale opposizione subisce nella propria vita una persona da poco tempo dedicata a Geova, e con quale evidente cambiamento?
5 Sfortunatamente, non tutti coloro che si dedicano a Geova continuano a servire Geova felicemente per sempre nelle loro assegnazioni. Per un certo tempo la soddisfazione di conoscere nuove verità riguardo alla Parola e ai propositi di Dio e la gioia di trasmettere ad altri queste buone cose assorbono tutto il loro interesse. Poi, qualche volta, sembra che nella vita di certuni dedicati da poco tempo accadano strane cose. Le condizioni sembrano cambiare. Si realizza che una vita di servizio a Geova come suo testimone non è un letto di rose. Possono sopravvenire difficoltà, o perfino sorgono persecuzioni che privano una persona della sua nuova felicità. Anche il servizio giornaliero di Geova Dio diviene gravoso. La predicazione diventa di giorno in giorno più rigorosa ed esigente. Le persone visitate nelle loro case nel campo missionario sono indifferenti e apatiche verso il messaggio del Regno. La predicazione suscita molti difficili problemi e implica un lavoro considerevole al quale sembrano connessi innumerevoli particolari che richiedono molta attenzione. Oppure sorge forse un problema domestico nell’esistenza del nostro nuovo testimone a causa della sua nuova forma di adorazione. Ne deriva una tensione gravissima nei vincoli familiari, che minaccia dolorose conseguenze e perfino una rottura nel cerchio della famiglia. La sua devozione verso Geova e i suoi nuovi voti di dedicazione suscitano opposizione.
6. Che cosa avviene quando un nuovo testimone di Geova comincia a disapprovare e a criticare le cose della congregazione?
6 Passiamo ad un altro caso; il nostro nuovo testimone di Geova è pieno di zelo. Egli è desideroso di andare avanti nel servizio e di promuovere l’opera. Quando si guarda attorno, forse in una piccola congregazione, gli sembra che venga fatto poco progresso. Naturalmente, conclude, è perché le cose non sono fatte bene. Vede che alcuni tra gli associati della congregazione sono negligenti e indifferenti. Nell’opera di predicazione non viene fatto molto progresso. Pensa che qualche cosa si debba fare e presto, e comincia perciò a disapprovare e a criticare. Ben presto si rende conto di non essere felice come da principio. La sua gioia nel servire Dio svanisce.
7. Perché e come qualche volta svanisce la felicità provata all’inizio dell’associazione con la società del Nuovo Mondo?
7 Il nostro nuovo fratello può non accorgersene a tutta prima, ma egli subisce un radicale cambiamento di attitudine. Si trova in vivo disaccordo con le disposizioni prese nella congregazione per l’adorazione e per il servizio. Critica quelli che servono insieme a lui. Invece di servire Geova con gioia e allegria si mette ora a comandare e a lamentarsi delle disposizioni. Vuole che le cose siano più facili e comode. Si offende per il lavoro, il fastidio e la noia che gli sbagli e la negligenza degli altri gli procurano. Dice a se stesso oppure in presenza altrui: “Se facessero le cose in modo giusto tutto sarebbe più facile!” Frattanto la felicità provata all’inizio è scomparsa del tutto. Non è sempre chiaro il come e il perché ciò sia accaduto, ma una cosa è certa, egli non ne prova piacere, la sua felicità e la sua gioia sono scomparse. Egli è tornato di nuovo al sistema del vecchio mondo di mormorare e criticare; si oppone continuamente alle disposizioni prese da Geova. Dice a se stesso: “Geova e la sua organizzazione devono a me qualche cosa migliore di questo”. Mette in dubbio la saggezza delle decisioni e delle disposizioni e vuol fare le cose a modo suo. Non essendo desideroso di eseguire la volontà di Geova espressa mediante la sua organizzazione, si lamenta. Smette perfino di predicare ed è infelice. Si sente abbattuto e va in giro con un aspetto triste. Così ha perduto presto la gioia della sua associazione con Geova e la sua società del Nuovo Mondo.
8. Per quali motivi fondamentali la persona malcontenta s’è tirata addosso l’infelicità?
8 Chi mai vorrebbe esser infelice? E perché dunque lagnarsi, dato che ciò porta infelicità? L’uomo malcontento se l’attira addosso; ha permesso che entrasse in lui l’egoismo. Non capisce affatto perché le prove si abbattono su di lui. Non ha più il punto di vista giusto circa i pesi, le difficoltà e la persecuzione che lo hanno colpito. Ha dimenticato quanto Pietro scrisse: “Diletti, non siate perplessi per l’incendio acceso in mezzo a voi che vi accade per una prova, come se vi avvenisse qualcosa di strano. Al contrario, continuate a rallegrarvi poiché siete partecipi delle sofferenze del Cristo, onde vi rallegriate e siate colmi di gioia durante la rivelazione della sua gloria. Se siete vituperati per il nome di Cristo, siete felici, perché lo spirito di gloria, lo spirito di Dio stesso, riposa su di voi”. (1 Piet. 4:12-14, NM) Qui viene esposta la ragione fondamentale e la necessità per i Cristiani di serbare l’integrità con un giusto punto di vista. Pertanto c’è da aspettarsi una lotta per mantenere l’integrità. — Giob. 1:6-12.
9. (a) In vista di quale avvertimento i Cristiani non dovrebbero lamentarsi o ribellarsi contro i pesi e le difficoltà? (b) Che specie di vita può aspettarsi un Cristiano dopo essersi dedicato a Geova?
9 Gesù Cristo avvertì pure i suoi seguaci su quello che dovevano aspettarsi: “Io vi ho detto queste cose affinché non inciampiate. Vi espelleranno dalla congregazione. Infatti, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di aver reso un sacro servizio a Dio. Ma essi faranno queste cose perché non hanno conosciuto né il Padre mio né me. Nondimeno, io vi ho detto queste cose, affinché, quando verrà l’ora in cui accadranno, voi ricordiate che io ve l’ho dette”. (Giov. 16:1-4, NM) Nessuno diventi tanto chiuso in se stesso, irragionevole o dimentico dei motivi per cui deve serbare l’integrità verso Geova al punto da sentirsi malcontento o anche di andare agli estremi e ribellarsi per i pesi e le difficoltà. Piuttosto, arrestatevi per ragionare sulla questione: quando vi siete dedicati per una vita di servizio a Geova vi aspettavate forse una vita di lusso, di comodità e di ozio? La persona che desidera fare vacanza non cerca impiego. Nemmeno chi si arruola in qualche esercito s’attende il congedo. E i Cristiani si sono impegnati volontariamente in una guerra spirituale. — 2 Cor. 10:3, 4; Efes. 6:13.
10. Benché la vita di un Cristiano possa essere difficile, perché non dev’essere compianto? E malgrado tutte le privazioni e i problemi, è perduta la sua felicità?
10 I testimoni di Geova non devono compiangere la propria sorte di partecipanti alle sofferenze di Cristo. I malcontenti sono sempre infelici. È promessa di Geova che coloro che lo adorano saranno felici, e non ha mentito. Che cosa importa se dobbiamo sopportare privazioni, superare difficili problemi, resistere alla persecuzione? Patire privazioni significa forse perdere la felicità? L’esperienza ha senz’altro dimostrato che la risposta è un reciso No! Avete partecipato recentemente ad una delle assemblee dei testimoni di Geova? Vengono tenute regolarmente, localmente e su scala nazionale e internazionale. Ciò comporta molti inconvenienti e spesso grande spesa; può richiedere un viaggio lungo e rischioso. Spesso i congressisti si accampano all’aperto con pochissime comodità. Poi per partecipare alle sessioni giornaliere può essere necessario fare un tragitto di molti chilometri in autobus o in treni affollati per sedere lunghe ore in uno stadio gremito. Ma chi può dire che il partecipare ad un congresso del popolo di Geova non sia una delle più gioiose e indimenticabili esperienze della vita?
11. Qual è la giusta attitudine mentale per un seguace di Cristo, e approva Geova tale condotta?
11 La giusta attitudine mentale di un Cristiano è quella di sopportare coraggiosamente e allegramente privazioni ed anche persecuzioni, sapendo che tali difficoltà non gli toglieranno la sua felicità. Tiene perciò fermamente a cuore le importantissime ragioni per mantenere l’integrità verso Geova, senza vacillare o rimpiangere la sua posizione lamentandosi del suo grande privilegio. Non dimentichiamo che Geova approva la nostra sopportazione della persecuzione. Il suo stesso Figlio ne diede il più grande esempio. Viene richiamato alla nostra attenzione che proprio sotto questo riguardo egli è stato un modello per noi. Nella ben nota scrittura ci vien detto che dobbiamo seguire scrupolosamente le sue orme. “Poiché se qualcuno per motivo di coscienza verso Dio sopporta afflizione e soffre ingiustamente, questa è una cosa gradevole. Infatti, che merito vi è se, quando peccate e siete malmenati, voi lo sopportate? Ma se soffrite mentre state facendo il bene, e voi lo sopportate, questo è cosa gradita a Dio. Infatti, a questa condotta siete stati chiamati, perché anche Cristo soffrì per voi, lasciandovi un modello affinché seguiate attentamente le sue orme. Egli non commise nessun peccato, né fu trovata frode nella sua bocca. Quando era oltraggiato, non rendeva oltraggio. Quando soffriva, non ricorreva alle minacce, ma si raccomandava a colui che giudica giustamente”. — 1 Piet. 2:19-23, NM.
12. Che cosa ci aiuta a conservare la felicità mentre facciamo la volontà di Geova?
12 Non è bene che i Cristiani abbiano un concetto ristretto e limitato delle prove che li colpiscono. Infatti, tali difficoltà portano anche alcune delle maggiori gioie. È importantissimo avere il giusto intendimento delle prove e difficoltà che sopravvengono, sia nel passato che nel futuro. È l’opera di predicazione che piace a Geova e lo rende lieto. “Figliuolo mio, sii savio e rallegrami il cuore, così potrò rispondere a chi mi vitupera”. (Prov. 27:11) Noi possiamo conservare la nostra felicità soltanto se facciamo la sua volontà senza lamentarci e se perseveriamo fedelmente nel suo servizio.
13. Quando consideriamo le ragioni della nostra dedicazione, troviamo forse che nel nostro tempo i pesi sono troppo gravi?
13 Quando ci soffermiamo per considerare l’argomento, noi non troviamo in realtà che nei nostri giorni le cose siano tanto difficili e pesanti. Questo è vero specialmente quando consideriamo la necessità di serbare l’integrità e le ragioni della nostra dedicazione a Geova. Chi mai viene maltrattato quanto Paolo, che scrisse al riguardo: “Fino a questa stessa ora, noi abbiamo e fame e sete, noi siamo ignudi, e siamo schiaffeggiati, e non abbiamo stanza ferma”? Questo fervente apostolo di Gesù sopportò tali prove senza lamentarsi e continuò a dire: “Ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo; siamo diventati e siam tuttora come la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti”. — 1 Cor. 4:11-13.
14. Nonostante tutti i suoi pesi e le sue avversità, in che modo Paolo concluse la sua seconda lettera ai Corinzi?
14 È vero che la vita di un Cristiano moderno non è sempre comoda. Non lo era neppure al tempo di Paolo: “Son dessi ministri di Cristo? . . . io lo sono più di loro per le fatiche, più di loro per le carcerazioni, assai più di loro per le battiture sofferte. Sono spesso stato in pericolo di morte. Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho passato un giorno e una notte sull’abisso. Spesse volte in viaggio, in pericoli sui fiumi, in pericoli di ladroni, in pericoli per parte de’ miei connazionali, in pericoli per parte dei Gentili, in pericoli in città, in pericoli nei deserti, in pericoli sul mare, in pericoli tra falsi fratelli; in fatiche ed in pene; spesse volte in veglie, nella fame e nella sete, spesse volte nei digiuni, nel freddo e nella nudità. E per non parlar d’altro, c’è quel che m’assale tutti i giorni, l’ansietà per tutte le chiese”. (2 Cor. 11:23-28) Paolo non si lasciò sopraffare da tutte le sue preoccupazioni e avversità. Alla fine della sua lettera egli scrive in tono felice: “Del resto, fratelli, rallegratevi, procacciate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace; e l’Iddio dell’amore e della pace sarà con voi”. — 2 Cor. 13:11.
15, 16. (a) È forse un’affermazione troppo categorica dire che i malcontenti perdono la felicità e perfino la vita stessa? (b) Per chi e quando viene applicato l’esempio ammonitore dei malcontenti Israeliti?
15 Su questo soggetto del malcontento vi sono alcuni seri aspetti che i testimoni di Geova non dovrebbero trascurare. Si tratta di questo: Il malcontento espresso da uno che sia nell’organizzazione di Geova significa semplicemente scontento e uggia verso la volontà di Dio. Quindi, in realtà, il malcontento è contro Geova. Ci sono esempi scritturali molto appropriati per dimostrare come invariabilmente i lamentatori perdono la felicità. Spesso subirono la perdita della stessa vita. Vediamo dunque quanto sia grave lamentarci contro Geova o contro la sua organizzazione e le sue istruzioni, perché ciò reca dolore e infelicità e infine la morte. Pensate voi diversamente e che questa affermazione sia troppo categorica? Oppure che l’ammonimento è esagerato? In tal caso sarebbe bene prestare attenzione ad un’altra scrittura, che si riferisce a cose subìte dall’antico popolo d’Israele e raffiguranti avvenimenti del nostro tempo. Forse vi siete riferiti a questa scrittura molte, molte volte. Vi siete resi conto che essa contiene il nocciolo della ragione per cui dobbiamo dissipare lo spirito di malcontento? “Né siate mormoratori, come alcuni di loro mormorarono, soltanto per perire per mezzo del distruttore. Ora queste cose accadevano loro come esempi e furono scritte per ammonizione a noi sui quali è sopraggiunta la fine compiuta dei sistemi di cose”. (1 Cor. 10:10, 11, NM) Per che cosa precisamente avevano da mormorare? Non li aveva Geova liberati dall’oppressione d’Egitto, protetti e cibati amorevolmente tanto che non patirono mai la fame, il freddo o la nudità? Non avevano ansietà di sorta. Ma ciò nonostante, si lamentavano come bambini viziati. Non dimentichiamo che l’esempio degl’Israeliti si applica adesso ai malcontenti di oggi.
16 Potreste pensare che chiunque sarebbe stato contento per la vita e le sicure prospettive che gli Israeliti avevano al limitare della Terra Promessa. Ma non loro! Essi disprezzarono i doni di Geova. Mormorarono continuamente favorendo uno stato d’animo infelice. Possiamo facilmente capire quanto fosse stolto per gli Israeliti perdere di vista quello che Geova aveva fatto per loro; ma applichiamo forse la lezione alle nostre condizioni odierne, come dovremmo, per capire che cosa c’è in questo malcontento, da renderlo tanto grave?
17. Per amore della felicità, perché ora è stolto lamentarsi delle provvisioni e disposizioni di Dio?
17 Per amore della felicità, dunque, non si dovrebbe chiedere a Geova di più e di meglio come fecero gl’Israeliti, che respinsero le sue provvisioni per loro. Essi stoltamente si lagnarono perché non erano abbastanza buone né fornite loro abbastanza velocemente. Ed ora non avrebbero ricevuto l’eredità verso la quale Geova li aveva condotti. Essi sarebbero senz’altro morti nel deserto. Neppure quelli che ora si lamentano del modo in cui Dio dirige le cose riceveranno le benedizioni del nuovo mondo, benché sia tanto vicino, e perderanno anche la loro felicità attuale. Geova non avrà un nuovo mondo pieno di mormoratori, esattamente come, nel quadro profetico, un’intera generazione fu esclusa per sempre dalla Terra Promessa a causa della mormorazione. — Numeri 13, 14.
18. Contemplando il futuro, quale condotta sarebbe stolta, e, a questo riguardo, quali esperienze sono ricordate?
18 La meditazione sulle benedizioni del nuovo mondo è indescrivibilmente rallegrante. Sarà certamente ‘un paese dove scorre latte e miele’, come simbolicamente fu descritto anticamente. (Num. 13:27) Chi mai vorrebbe ritornare a questo mondo avendo innanzi un così fulgido avvenire? Di nuovo ricordate l’esperienza degl’Israeliti che piansero in massa perché, mentre erano in procinto d’entrare nella Terra Promessa, dovettero subire privazioni e difficoltà. “Allora tutta la raunanza alzò la voce e diede in alte grida; e il popolo pianse tutta quella notte. E tutti i figliuoli d’Israele mormorarono contro Mosè e contro Aaronne, e tutta la raunanza disse loro: ‘Fossimo pur morti nel paese d’Egitto! O fossimo pur morti in questo deserto! E perché ci mena l’Eterno in quel paese ove cadremo per la spada? Le nostre mogli e i nostri piccini vi saranno preda del nemico. Non sarebb’egli meglio per noi di tornare in Egitto?’ E si dissero l’uno all’altro: ‘Nominiamoci un capo, e torniamo in Egitto!’” — Num. 14:1-4.
19. Perché, tra tutti i popoli, i testimoni di Geova non dovrebbero lamentarsi ma essere felici?
19 Il malcontento conduce a un’esistenza infelice, come nel caso degl’Israeliti. Tenete presente che Geova ha pure liberato i suoi attuali testimoni dall’oppressione di un mondo empio. Essi non ne hanno le paure, non ne condividono le ansietà né si affaticano sotto i suoi pesi. Ricordiamoci che anche noi siamo protetti e cibati meravigliosamente in modo spirituale e che la nostra meta è un nuovo mondo glorioso. Se ci sentiamo spinti a lamentarci per qualche cosa, esaminiamone i motivi e non escludiamo Geova dalla questione, come fecero i piagnucolosi Israeliti. Ci sono prove in abbondanza che Geova sa dove ci conduce e come dirigere la sua organizzazione. Quelli che si attengono ad essa ed osservano fedelmente le sue istruzioni saranno un popolo molto felice e soddisfatto. Con questa prospettiva possiamo tener presenti le cose meravigliose compiute da Dio nei tempi antichi a favore del suo popolo. Non dimenticheremo quello ch’egli sta facendo per noi oggi e le nostre radiose prospettive future. Custodendo nella mente questi rallegranti pensieri, saremo decisi a mantenere fedelmente la nostra integrità e, considerato tutto quanto è accaduto nel passato, concludiamo che, tra tutti i popoli, i testimoni di Geova non hanno alcun motivo di scontento. Anzi, continueranno a non lamentarsi e ad essere felici, rispecchiando il “felice Iddio”, come fece Cristo Gesù.
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Cercate le cose che sono edificantiLa Torre di Guardia 1955 | 1° settembre
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Cercate le cose che sono edificanti
1. Sebbene tutti desiderino la felicità, perché i Cristiani più di tutti hanno motivi per guardare il lato migliore delle cose?
AVENDO Geova creato l’uomo a sua immagine, ognuno desidera essere felice. I Cristiani hanno sempre assai di più per cui esser felici che non l’umanità in genere. Ci sono tutte le ragioni perché considerino le cose sotto buona luce. Essi soli hanno la vera fonte della buona notizia che reca gioia pura. (Matt. 5:3; 24:14, NM) Adorare Dio e servirlo con fedeltà assicura felicità ora e per sempre. (Giov. 13:17; Matt. 7:24) Per una moltitudine di persone di buona volontà verso Dio ciò avrà per risultato la vita eterna sulla terra con benedizioni senza fine. “Tu apri la tua mano, e sazi il desiderio di tutto ciò che vive. L’Eterno è giusto in tutte le sue vie e benigno in tutte le sue opere”. — Sal. 145:16, 17.
2. Come possiamo agire in seguito alla bontà di Geova?
2 Noi tutti possiamo essere molto contenti per la bontà di Geova. Possiamo, inoltre, meditare sulle parole di Gesù: “C’è più felicità nel dare che nel ricevere”. (Atti 20:35, NM) Nell’adorazione per lui Geova riunisce persone felici, amichevoli e desiderose che altri si uniscano a loro nella stessa felicità. La loro conversazione è edificante; raccomandano e insegnano ad altri il regno di Dio, che non farà mancare nulla.
3. Con quale attitudine i testimoni di Geova dovrebbero confortare quelli che sono spiritualmente spogliati, derubati e battuti?
3 Con questa speranza e questo servizio si può conservare la felicità pur vivendo in un mondo di persone scontente, afflitte dal dolore, dalla tristezza e dalle sofferenze. Tale speranza significa consolazione e gioia per gl’individui che vogliono essere consolati. Molte di queste persone del mondo fanno parte della classe raffigurata da Gesù nella sua illustrazione del Samaritano che era un buon prossimo. Come quel “certo uomo” sfortunato, esse sono state spiritualmente spogliate, derubate e battute. Il Cristiano deve essere compassionevole verso le persone del mondo alle quali si predica, benché siano oppresse dalla falsa religione, dalla povertà e da altri problemi personali. Il Cristiano non deve sentirsi aggravato dal doversi recare da tali persone per predicar loro, come se il peso del mondo fosse posto sulle sue spalle. Esse non sono “tanti mendicanti” a cui si stenda una mano brontolando con una faccia lunga. Pertanto i testimoni di Geova provano d’essere buoni vicini trattando tutti benignamente senza lagnarsi, fasciando le loro ferite spirituali con un rallegrante messaggio. — Luca 10:33-37.
4. (a) Quale antica profezia adempì Gesù? (b) Qual è il premio di chi dà abbondantemente e allegramente?
4 Nel lodare Geova cerchiamo d’imitare l’attitudine mentale di suo Figlio, il quale adempì giustamente l’antica profezia: “Lo spirito del Signore, dell’Eterno è su me, perché l’Eterno m’ha unto per recare una buona novella agli umili; m’ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore rotto, . . . per consolare tutti quelli che fanno cordoglio; per mettere, per dare a quelli che fanno cordoglio in Sion, un diadema in luogo di cenere, l’olio della gioia in luogo di duolo, il manto della lode in luogo d’uno spirito abbattuto”. (Isa. 61:1-3) Noi possiamo, come fece lui, raccogliere un premio abbondante lodando Geova copiosamente. “Chi semina scarsamente mieterà pure scarsamente, e chi semina abbondantemente mieterà pure abbondantemente. Faccia ciascuno come ha determinato nel suo cuore, non di mala voglia o per forza, poiché Dio ama un donatore allegro”. — 2 Cor. 9:6, 7, NM.
5. Quale fu l’attitudine mentale di Cristo Gesù mentre predicava, e che cosa evitò egli?
5 Possiamo imitare la disposizione mentale di Cristo Gesù con gran vantaggio per noi stessi. Dal punto di vista egoistico, non ebbe egli molte ragioni per essere malcontento? Fu un vero sacrificio quello ch’egli fece. Mandato qui, su questa terra, solo; un uomo solo per cominciare un’immensa opera mondiale di testimonianza. In privazioni, opposizione e persecuzione, egli subì tutto quello che noi potremmo provare e assai di più. Le persone a cui predicava erano indifferenti e in gran parte colpite dalla miseria. Erano avviluppate dalla pratica della falsa religione. Ma egli non si lamentò del suo posto né deplorò il suo incarico di predicare a un tal popolo. Egli venne nel modo volenteroso, senza rimostranze, approvato dal Padre suo ed invitò: “Venite a me, voi tutti che siete afflitti e aggravati, e io vi ristorerò. Prendete su di voi il mio giogo e diventate miei discepoli, perché io sono mansueto ed umile di cuore, e troverete ristoro alle anime vostre. Poiché il mio giogo è piacevole e il mio carico è leggero”. (Matt. 11:28-30, NM) Il suo messaggio era riposante e confortevole. Egli fu infatti il vero riflesso del “Padre delle misericordie e l’Iddio d’ogni consolazione”. — 2 Cor. 1:3.
6, 7. Per essere buoni vicini, come devono comportarsi i Cristiani verso i loro fratelli?
6 Quale attitudine degna di lode da raccomandare a tutti! Essa avrà certamente le benedizioni di Geova. Il Salmo 41:1, 2 dice: “Beato colui che si dà pensiero del povero! Nel giorno della sventura l’Eterno lo libererà. L’Eterno lo guarderà e lo manterrà in vita; egli sarà reso felice sulla terra”. La vera felicità consiste nel ricercare il modo d’essere amorevoli ed utili ai nostri vicini, senza lamentarci delle loro disgrazie o debolezze ma rinforzandoli mediante la verità che consola ed edifica.
7 Cristo Gesù, nel darci il secondo dei due grandi comandamenti, escluse un’attitudine ipercritica e malcontenta da parte dei Cristiani verso il loro prossimo: “Devi amare il tuo prossimo come te stesso”. (Mar. 12:31, NM) Se siamo onesti con noi stessi ammetteremo i nostri sbagli e le nostre mancanze. Ci scherniamo e ci facciamo beffe di noi stessi quando sbagliamo? Poiché amiamo noi stessi cerchiamo onestamente di correggerci e di raddrizzare i nostri sentieri. Questo ci procura pace mentale e felicità. Lavorando accanto ai nostri vicini più stretti, i nostri fratelli, osserviamo lo stesso principio. Saremo felici se cercheremo il modo di essere amorevoli ed utili verso di loro.
8. Chi è che critica o biasima sbagli commessi nella congregazione, e chi provvede la correzione?
8 Vi risentite e lamentate con altri quando pensate che i servitori della vostra congregazione commettano sbagli? Nemmeno in tali circostanze è giustificato il biasimo o la critica in pubblico. “Non bestemmierai contro Dio, e non maledirai il principe del tuo popolo”. (Eso. 22:28) Pietro rinnegò Cristo tre volte. (Matt. 26:69-74) In un’altra occasione egli ‘non procedeva con dirittura rispetto alla verità del Vangelo’. (Gal. 2:11-14) Però, è Geova che provvede la correzione entro la sua organizzazione. La correzione non viene con le lagnanze e con la maldicenza ma da Geova mediante la sua organizzazione a suo tempo e modo. — 1 Piet. 1:17.
9. Per dimorare nella felicità e veder prosperare le nostre congregazioni, quale condotta dovremmo tenere?
9 Sarebbe cosa bellissima se tutti ricordassero questo principio: edificare la fede dei nostri fratelli è il modo di conservare la felicità. “Cerchiamo dunque le cose che contribuiscono alla pace e alla mutua edificazione. Non disfare . . . l’opera di Dio”. (Rom. 14:19, 20) Seguire questa condotta è la cosa migliore e produce del bene. Noi tutti desideriamo andare d’accordo in pace e gioia con i nostri fratelli, e vogliamo vedere prosperare la nostra congregazione. “Io, perciò, il prigioniero nel Signore, vi supplico di camminare in modo degno della chiamata con la quale foste chiamati, con completa modestia di mente e gentilezza, con longanimità, sopportandovi l’un l’altro nell’amore, cercando ardentemente di osservare l’unità dello spirito nel vincolante legame della pace. Ogni maligna amarezza e rancore ed ira e clamore e discorso oltraggioso sia tolto via da voi con ogni dannosità. Ma siate buoni gli uni verso gli altri, teneramente compassionevoli, perdonandovi liberamente gli uni gli altri come anche Dio vi ha liberamente perdonati per mezzo di Cristo”. — Efes. 4:1-3, 31, 32, NM.
10. In quali modi possiamo dimostrare amore verso i nostri fratelli, per la loro edificazione e la nostra felicità?
10 “L’amore edifica”. (1 Cor. 8:1, NM) Questa è la chiave di tutti i nostri rapporti con i nostri fratelli per la loro edificazione e la nostra felicità. Ci sono tanti piccoli modi con cui possiamo edificarci reciprocamente. Dobbiamo evitare l’attitudine mondana, che è burbera, rude, e critica. Noi tutti abbiamo dei doni che abbiamo coltivati per il miglioramento del nostro ministero. (1 Piet. 4:10; Rom. 12:6) Possiamo usare questi doni per dimostrare il nostro amore verso i nostri fratelli. “Così anche voi, poiché siete bramosi de’ doni spirituali, cercate di abbondarne per l’edificazione della chiesa”. (1 Cor. 14:12) Forse possiamo aiutare i nostri fratelli a preparare ed a fare commenti allo studio settimanale de La Torre di Guardia e nelle altre adunanze della congregazione. Abbiamo pure l’opportunità di aiutare i nostri giovani fratelli o quelli che hanno difficoltà di lingua a preparare i discorsi di esercitazione nella scuola di ministero teocratico. Tutti hanno bisogno di sermoni da tre a otto minuti per la presentazione nelle case. Non sarebbe una manifestazione di amore verso i nostri fratelli offrir loro questo aiuto, che li renderebbe certamente felici?
11. Perché dovremmo usare amore per eliminare i disaccordi?
11 È cosa assai pratica metter da parte disaccordi e dispute con i nostri fratelli esercitando verso di loro l’amore cristiano. Noi abbiamo ora ogni incoraggiamento a tal fine. “Ma la fine completa di tutte le cose si è avvicinata. Siate dunque sani di mente, e siate vigilanti in vista delle preghiere. Più di ogni cosa, abbiate intenso amore gli uni per gli altri, perché l’amore copre una moltitudine di peccati. Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare”. — 1 Piet. 4:7-9, NM.
12. (a) Quale lezione di Dio dovremmo applicare a noi stessi? (b) Qual è il giusto modo di risolvere le difficoltà e i problemi nella congregazione?
12 Il nostro amorevole Creatore sa che cosa occorre all’uomo perché ottenga e conservi la felicità. Egli si compiace d’insegnarci come ottenere la felicità nella stessa maniera ch’egli la possiede, dimostrando amore al nostro simile. Vogliamo applicarci diligentemente per imparare questa lezione e impararla molto bene. “Or quanto all’amor fraterno non avete bisogno che io ve ne scriva, giacché voi stessi siete stati ammaestrati da Dio ad amarvi gli uni gli altri; e invero voi lo fate verso tutti i fratelli . . . Ma v’esortiamo, fratelli, che vie più abbondiate in questo, e vi studiate di vivere in quiete, di fare i fatti vostri e di lavorare con le vostre mani, come v’abbiamo ordinato di fare”. (1 Tess. 4:9-11) I nostri fratelli nella congregazione apprezzeranno veramente la nostra collaborazione con loro, se li edifichiamo con l’esempio che diamo, se li edifichiamo amorevolmente, senza criticarli e offenderli, ma in modo utile lavorando con loro regolarmente e approvando il loro progresso nella lode di Geova. Se c’è qualche difficoltà o problema nella congregazione, non saremo pronti ad accusare i nostri fratelli o a condannarli ed esporli alla pubblica riprensione. Non prenderemo l’attitudine di chi giudichi che è stato fatto qualche sbaglio e che qualcuno deve assumerne la colpa. Invece di deprimere con un severo rimprovero possiamo correggere mediante un esempio amorevole, manifestando lo spirito di misericordia che Geova ha così abbondantemente sparso su tutti.
13. Quale spirito prevale nelle congregazioni dei testimoni di Geova, e perché è molto importante dare il giusto esempio per coloro che hanno la sorveglianza?
13 Quando noi diamo uno sguardo alle congregazioni dei testimoni di Geova oggi, notiamo che in massima parte prevale uno spirito meraviglioso. Specialmente dove i fratelli sono amorevoli e gentili l’uno con l’altro, dove non si lamentano, non scherniscono e non deridono, Geova ha concesso loro molte benedizioni. Le persone di buona volontà che entrano nella congregazione cristiana imparano prontamente ad avere un’attitudine senza lamentele. “Del resto, fratelli miei, rallegratevi nel Signore. . . . Sia questo dunque il sentimento di quanti siano maturi; e se in alcuna cosa voi sentite altrimenti, Iddio vi rivelerà anche quella. Siate miei imitatori, fratelli, e riguardate a coloro che camminano secondo l’esempio che avete in noi”. (Filip. 3:1, 15, 17) Dato che i fratelli seguiranno il giusto esempio, è molto importante che quelli che sono maturi e hanno la responsabilità di sorvegliare diano il giusto esempio edificando i loro fratelli senza mormorare.
14. Perché Geova non permetterà a nessuno d’introdurre nella sua organizzazione l’abitudine di mormorare e lamentarsi?
14 Come al tempo di Gesù, ci sono lavori e problemi, difficoltà ed ostacoli comuni a tutti coloro i quali si sforzano di tenere la condotta di servizio cristiano. Forse ci sono cose delle quali potremmo essere scontenti; ma dobbiamo resistere a questa tentazione con tutta la nostra forza poiché, altrimenti, ci toglierà l’unica cosa degna nella vita, la felicità nel servizio di Dio. Geova ci vuole diversi dal mondo da cui egli separa il suo popolo. Egli lo raduna da parte e gli insegna a vivere come una società del Nuovo Mondo. Con questa separazione viene la libertà e la liberazione dallo spirito di malcontento e di critica. La sua organizzazione è composta di persone laboriose, felici che si sforzano sempre più di vivere secondo le regole del suo nuovo mondo. Egli non permetterà a nessuno d’introdurvi vecchie abitudini mondane di mormorazioni e lagnanze. Se uno si lamenta spinge subito altri a farlo. E non avete notato che quelli che si lamentano di solito non predicano, o per lo meno assai poco?
15. Quale ulteriore ammonizione è data, e quale soddisfazione risulterà dal seguirla?
15 Invece di lamentarci accettiamo volentieri le responsabilità che Geova ci affida. Ponendo in lui la nostra fiducia miriamo ad acquistare contentezza, vivendo e servendolo come egli vuole che facciamo. “Fate ogni cosa senza mormorii e senza dispute, affinché siate irreprensibili e schietti, figliuoli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale voi risplendete come luminari nel mondo, tenendo alta la Parola della vita, onde nel giorno di Cristo io abbia da gloriarmi di non aver corso invano, né invano faticato. E se anche io debba essere offerto a mo’ di libazione sul sacrificio e sul servigio della vostra fede, io ne gioisco e me ne rallegro con tutti voi; e nello stesso modo gioitene anche voi e rallegratevene meco”. (Filip. 2:14-18) In tal modo avremo soddisfazione completa, sapendo che la volontà di Geova viene fatta.
16. Che cosa manca in certe congregazioni dove sono presenti dei critici e pettegoli, e quale ulteriore pericolo ne consegue?
16 È la vostra congregazione un’associazione benedetta di fratelli che hanno appieno la gioia di Geova? Talvolta i fratelli che vivono in Paesi democratici mancano di questo. Quando visitiamo le loro congregazioni sembra che ve ne sia notevole bisogno. Malgrado le circostanze più fortunate con vantaggi materiali e maggior libertà di predicare, sembra che manchi qualche cosa. È evidente che vi si trovano lamentatori e pettegoli, e questa gente che urta e disturba prevale. Siamo sicuri che in queste circostanze i fratelli vengono in gran parte privati della loro gioia di servire Geova. Inoltre, per lo più, viene fatto scarso progresso dai proclamatori verso la maturità e la congregazione non cresce. Queste mormorazioni e lagnanze dispiacciono a Geova. Distruggono la gioia in tutti perché la tolgono dalla vita dei regolari lodatori di Geova e, persistendo, distruggeranno la vita stessa.
17. Dove la persecuzione è grave, come nei Paesi totalitari, come vanno le cose per i nostri fratelli?
17 Non avete osservato che spesso dove la persecuzione è grande abbonda il vero spirito di amore, armonia e felicità? Ci possono essere gravi ostacoli nel radunarsi insieme e nel predicare regolarmente, ma i fratelli li superano e ne sono felici. Essi apprezzano veramente d’esser stati liberati dall’oppressione e affrancati da un vecchio mondo malvagio. Nonostante la persecuzione Geova li protegge ed ha cura che siano nutriti spiritualmente. Perciò questi fratelli non sono tristi. Per la loro fedeltà nel serbare l’integrità potrebbero ricevere lunghi anni di carcere, ma non ritengono questo un motivo per disperare o mormorare. Al contrario essi riconoscono ancor più le benedizioni e i favori ricevuti, considerandoli del tutto immeritati, e mantenendo una fede irremovibile. Non vanno sempre a raccontare a qualcuno quale dura vita vivono o ad esporre i loro guai lamentandosi. Questi fratelli non sono minimamente scoraggiati da tali difficoltà. L’opera non è arrestata e nemmeno ostacolata, nonostante i difficili problemi e la persecuzione. La buona notizia viene predicata. Le persone di buona volontà l’ascoltano e vengono e si associano con la società del Nuovo Mondo di Geova anche nei Paesi totalitari.
18. Dalle esperienze dei testimoni di Geova in tali circostanze, quale lezione si ricava, e con quale profitto per gli altri?
18 Geova ha sparso il suo spirito riccamente su tali testimoni che non si lamentano; essi hanno prosperato e i risultati sono stati meravigliosi. Che lezione dovrebbe essere per alcuni di coloro che vivono in Paesi che godono maggiore libertà, questo meraviglioso spirito di amore e unità manifestato dai nostri fratelli in circostanze meno fortunate! Il loro è un vero desiderio, non soltanto di conservare se stessi felici nella loro adorazione di Geova, ma di estendere effettivamente ad altri la loro gioia e felicità. Con la loro predicazione essi imitano Gesù Cristo, avendo un messaggio vivificante che reca vero conforto. È una grande gioia per tutti udire le loro esperienze e come serbino l’integrità. — 1 Tess. 3:4-10.
19. Per dissipare lo spirito di malcontento e mantenere uno spirito di umiltà, che cosa si deve ricordare?
19 Non c’è ragione perché i servitori di Geova debbano essere oggi tristi e malcontenti. Le sue amorevoli provvisioni, il suo interessamento per loro e le sue continue cure dovrebbero bastare per renderli felici. Ciò dovrebbe aiutarli a dissipare lo spirito di malcontento e mantenere uno spirito di umiltà e mansuetudine con una completa dedizione all’organizzazione di Geova. “Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché egli vi esalti al tempo dovuto, mentre gettate su di lui tutta la vostra ansietà, perché egli ha cura di voi”. (1 Piet. 5:6, 7, NM) A nostra volta dovremmo avere la stessa premura verso di lui, non concentrandoci in noi stessi e divenendo egoisti al punto da prendere le cose come se ci fossero dovute o credere che Geova e la sua organizzazione ci debbano qualche cosa. Evitate l’idea presuntuosa che, se le cose non sono fatte nel modo che voi ritenete migliore, non rimarrete con la società del Nuovo Mondo. Geova non ci deve nulla. “Poiché gli è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non vien da voi; è il dono di Dio”. (Efes. 2:8) A ognuno di noi è stato dato qualche cosa di grande valore: la verità che conduce alla vita e il nostro giornaliero servizio di lode. Siamo tutti debitori verso Geova di tutto ciò che abbiamo e di tutto quello che speriamo ottenere. Non dobbiamo essere ingrati, mostrando disprezzo dei suoi doni come se noi meschini ci aspettassimo di più o potessimo far meglio da noi stessi. Soprattutto evitiamo di lamentarci, perché sappiamo che se ci lamentiamo cesseremo la nostra predicazione e allora è certo che diverremo infelici.
20. Che cosa occorre ai Cristiani per conservare la felicità e prosperare?
20 Considerando rettamente queste cose, concludiamo che il modo di conservare la felicità è quello di evitare il malcontento, di edificare i nostri fratelli e sostenere la congregazione. Per vincere tutte le nostre difficoltà dobbiamo solo accettare le istruzioni di Geova, eseguirle con un’allegra disposizione di spirito e scacciare la tendenza a brontolare su quel che si deve fare. Geova ci dà le istruzioni che ci occorrono per prosperare ed essere contenti. Per il nostro eterno benessere dobbiamo prestare ubbidienza volenterosamente, rispettando le istruzioni e tenendo continuamente il passo con esse.
21. Se consideriamo le cose dovutamente, come siamo fortunati noi che ci siamo dedicati a Geova?
21 Se consideriamo dovutamente l’adorazione e il servizio di Geova, benché accompagnati da prove, responsabilità e persecuzione, essi costituiscono le più felici esperienze. Guardandoci oggi attorno nel mondo, noi che ci siamo dedicati a Geova possiamo apprezzare nel confronto quanto siamo fortunati. Non abbiamo certamente alcuna ragione per lamentarci della nostra sorte. “Perciò, anche, quelli che soffrono in armonia con la volontà di Dio continuino a raccomandare le anime loro al fedele Creatore mentre fanno bene”. (1 Piet. 4:19, NM) Il suo proposito è quello di trasferire i suoi felici lodatori viventi nel suo giusto nuovo mondo allorché egli eseguirà il giudizio contro tutti quelli che ‘disprezzano l’autorità’ parlando ingiuriosamente contro Geova e la sua disposizione del nuovo mondo. — Giuda 8, 9, 14-16.
22. Malgrado l’opposizione contro l’organizzazione di Geova, perché ci rallegriamo e acquistiamo coraggio?
22 Il ‘mondo del Diavolo’ è pieno di guai e dolori ed è in uno stato deplorevole, ma non c’è ragione alcuna perché i testimoni di Geova debbano essere infelici. Malgrado tutta l’opposizione apportata contro l’organizzazione di Geova da coloro che si oppongono alla buona notizia, noi ci meravigliamo della sua prosperità e del suo sviluppo. Rimarremo saldi e continueremo nell’opera di predicazione, prendendo coraggio dall’assicurazione dataci da Geova. “Consideratela tutta gioia, fratelli miei, quando vi trovate in varie prove, sapendo che questa provata qualità della vostra fede produce perseveranza. Felice l’uomo che sopporta la prova, perché essendo approvato riceverà la corona della vita, che Geova ha promesso a coloro che lo amano”. — Giac. 1:2, 3, 12, NM.
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