Inaugurata una “casa” a Roma
Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Italia
“I TESTIMONI di Geova hanno deciso di mettere su casa”. Questo era il titolo di un articolo comparso sul quotidiano La Nazione del 29 maggio 1984. A quale casa si riferiva?
Incidentalmente il giornale ha usato un termine col quale la Bibbia si riferisce ad un luogo di adorazione. Le Scritture Ebraiche chiamano infatti “casa di Geova” il tabernacolo o il tempio per la Sua pura adorazione edificati anticamente dagli israeliti. — Esodo 23:19; I Re 6:1.
Ovviamente Geova Dio, ora come allora, non ha bisogno di una “casa”, dato che ‘il cielo dei cieli non lo può contenere’. (I Re 8:27) Tuttavia anche per i cristiani è di fondamentale importanza adorare Dio riunendosi insieme ai loro compagni di fede. (Ebrei 10:24, 25) È per questo che costruiscono locali in cui radunarsi. Quel quotidiano si riferiva proprio al nuovo edificio, inaugurato a fine maggio 1984, che i testimoni di Geova del Lazio e dell’Umbria meridionale hanno costruito per tenervi le loro assemblee di circoscrizione.
Breve storia di una crescita
“Nel 1948”, ha detto Ennio Beretta, uno fra i primi Testimoni del Lazio che era presente alla cerimonia di inaugurazione, “nell’intero Lazio c’era un solo gruppo di Testimoni, a Roma. In tutto eravamo una quindicina. Ci sarebbe bastata la prima fila di sedie di questo locale”.
Quello fu il piccolo inizio. Ora (al momento della stesura di questo articolo) nella sola città di Roma vi sono 63 congregazioni o comunità di cui fanno parte circa 5.900 zelanti proclamatori (così sono chiamati coloro che partecipano attivamente all’opera di divulgazione delle verità bibliche). In tutto il Lazio, compresa Roma, ci sono attualmente 135 congregazioni con oltre diecimila Testimoni attivi.
È stato proprio questo notevole aumento a rendere necessaria la costruzione di una Sala dei Congressi.
Un’impresa difficile
Già da tempo, a causa della notevole spesa per l’affitto dei locali, i testimoni di Geova di Roma e dintorni incontravano qualche difficoltà a trovare luoghi idonei per tenervi i loro semestrali congressi chiamati assemblee di circoscrizione.
Nel febbraio 1980 l’ufficio filiale della Watch Tower Society presentava una domanda al sindaco di Roma per ottenere la concessione gratuita o a prezzo di esproprio di un terreno. I testimoni di Geova come culto riconosciuto dallo Stato ne avevano diritto. Del resto oggigiorno per acquistare un’area edificabile occorrono delle cifre enormi.
L’impresa non era delle più facili. Basti solo pensare che il vecchio Concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica — sostituito dal nuovo Concordato soltanto nel febbraio scorso — riconosceva il “carattere sacro” di Roma quale “centro del mondo cattolico”. In base a questa norma, nel passato le autorità pubbliche sono state sempre restie ad autorizzare la costruzione di edifici religiosi non cattolici.
Ma ogni ostacolo è stato infine superato. Senza ricevere alcun appoggio esterno, salvo quello che i testimoni di Geova ritengono di aver ricevuto da Dio, finalmente nel marzo 1982 il Comune di Roma deliberava la concessione gratuita del terreno!
Immediatamente veniva presentato un progetto di costruzione e nel settembre 1982 iniziavano i lavori.
Benedetti gli sforzi comuni
Al giorno d’oggi costruire e arredare una sala per 1.500 persone ed i locali accessori non è una questione soltanto di poche centinaia di milioni di lire.
Se i Testimoni del Lazio non avessero offerto la loro manodopera e realizzato da soli l’intero edificio, certamente non avrebbero potuto portare a termine l’impresa.
Uomini, donne e persino bambini hanno inviato le loro contribuzioni in denaro. Diverse migliaia di Testimoni hanno lavorato a turno come manovali, muratori, carpentieri, elettricisti, falegnami, ecc. Oltre che dal Lazio e dall’Umbria, provenivano anche da altre parti d’Italia. Persino le donne talvolta hanno lavorato con fatica caricando terra e pietre sulle carriole. Una persona che frequentava da poco i testimoni di Geova ha detto commossa fino alle lacrime: “Veramente la vostra è un’organizzazione diversa. Sembra incredibile che possa esserci un ambiente come il vostro e una così genuina fratellanza che spinge ciascuno ad offrire il meglio di se stesso per conseguire uno scopo altruistico”.
Il lavoro è durato venti mesi, un periodo di grande impegno per i Testimoni della zona interessata. Hanno dovuto svolgere il loro lavoro secolare per mantenere la propria famiglia; hanno contribuito alle spese di costruzione della Sala dei Congressi e vi hanno lavorato persino durante le loro ferie; oltre a tutto questo hanno mantenuto i loro impegni cristiani frequentando le settimanali adunanze e sostenendo le attività di diffusione della buona notizia del Regno di Dio.
Questa attività “su più fronti” ha ricordato ad alcuni l’eccezionale impegno degli israeliti al tempo di Neemia. Essi non soltanto dovevano riparare le mura in precedenza devastate dai conquistatori babilonesi. Dovevano anche stare all’erta e difendersi dai nemici all’intorno. Uno dei loro oppositori disse: “Che cosa fanno i deboli Giudei? Dipenderanno da se stessi?” (Neemia 4:2) Sarebbero riusciti i Testimoni della zona con i loro mezzi a realizzare l’impresa? Certamente se fossero stati indecisi e poco convinti o avessero agito secondo il comune detto “armiamoci e partite”, non avrebbero avuto successo. Ma non è stato così!
La Sala dei Congressi
La notte del 25 maggio sono stati dati gli ultimi ritocchi all’edificio. La mattina dopo, sabato 26 maggio, il programma dell’inaugurazione è stato svolto alla Sala dei Congressi collegata telefonicamente con lo stadio Flaminio a Roma. Oltre 10.000 persone hanno seguito il programma.
Il colpo d’occhio che al loro ingresso si è presentato ai 1.420 invitati è stato assai piacevole. Un salone dal pavimento di marmo sul grigio, lucido come uno specchio; palco, parete di fronte ad esso e zoccolo tutt’intorno in legno di ciliegio; tendaggi, soffitto e pareti dai colori riposanti, in prevalenza beige; poltroncine in legno chiaro.
Nel seminterrato c’è un locale altrettanto grande dove sono situati la vasca per il battesimo, i vari reparti per il ristoro e numerosissimi servizi igienici.
All’esterno si notano il tetto verde dell’edificio e un’ampia scalinata d’accesso con in mezzo rivoli d’acqua che scendono giù in una bella vasca. Tutto attorno ci sono numerosi alberi e arbusti, donati amorevolmente da Testimoni.
Il terreno, 7.700 metri quadrati in tutto, è situato in una nuova zona residenziale lungo la Via Nomentana, una delle più note arterie romane. Essendo molto vicino al raccordo anulare che circonda la città, è facilmente accessibile.
Il programma dell’inaugurazione
Il discorso della dedicazione dell’edificio è stato pronunciato da Frederick W. Franz, presidente della Watch Tower Society. Verso la conclusione egli ha chiesto all’uditorio: “Siete disposti a far sì che questo edificio nel futuro venga impiegato esclusivamente alla lode e per l’adorazione del solo vero Dio Geova?” Tutti hanno risposto con un entusiastico “sì”.
Nel pomeriggio allo stadio Flaminio è stato svolto un programma che prevedeva come oratore principale Milton Henschel, vicepresidente della Watch Tower Society. Sono stati fatti commenti sull’espansione dell’opera dei testimoni di Geova e anche sull’ampliamento dei locali della sede della loro filiale italiana. Il programma, collegato via cavo con altre sei città italiane, è stato seguito complessivamente da 59.936 persone.
Infine la mattina dopo, domenica 27 maggio, presso la nuova Sala dei Congressi è stato offerto un ricevimento alle autorità comunali e governative. Ad esse è stato dato un breve benvenuto dal presidente della Watch Tower Society e dal coordinatore della filiale italiana, i quali hanno anche espresso parole di apprezzamento per la concessione gratuita del terreno. Subito dopo è seguita una visita al locale nei suoi aspetti più interessanti.
Vari giornalisti sono stati presenti a questo intenso programma di due giorni. I giornali e le reti televisive statali hanno dato ampio risalto all’avvenimento e all’eccezionale sviluppo dei Testimoni in Italia, che ora sono oltre 115.000.
Per i testimoni di Geova la Sala dei Congressi rappresenta qualcosa di più che una “casa” per lodare Dio “tra le folle congregate”. (Salmo 26:12) Essa è anche una dimostrazione del loro amore per le cose sacre e di come Dio benedice le imprese che hanno relazione con il suo proposito.
In un mondo che segue l’egoistica filosofia “ti do se tu mi dai”, anche per molti osservatori esterni questo bell’edificio è una chiara prova dello spirito volenteroso e della fede operante che animano i testimoni di Geova.
[Immagine a pagina 25]
Un esterno della Sala dei Congressi