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L’antica Corinto — ricca e licenziosaLa Torre di Guardia 1959 | 15 dicembre
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L’antica Corinto — ricca e licenziosa
L’ANTICA città di Corinto era famosa per la ricchezza, il lusso e la licenziosità. Sotto questo aspetto non era diversa dalla moderna civiltà occidentale con la sua prosperità materiale e la sua sensualità. Alcune informazioni su Corinto ci aiuteranno a capire meglio le lettere di Paolo ai Corinzi e ad apprezzare come i suoi consigli fossero appropriati.
La primitiva Corinto era una metropoli fiorente quando ancora vi erano i re sul trono di Geova a Gerusalemme. La città era situata su una stretta striscia di terra ai piedi dell’Acrocorinto, fortezza costruita su roccia naturale a 565 metri d’altezza. Questa stretta striscia di terra fra due mari collegava la penisola del Peloponneso con la parte settentrionale della Grecia ed era definita “ponte del mare”, o isthmos, da cui deriva il termine moderno “istmo”, che significa stretta striscia di terra fra due mari.
Corinto aveva il vantaggio di avere un porto su ciascuno dei due mari, uno per le vie marittime asiatiche, l’altro per l’Italia. Grandi quantità di merci venivano trasportate attraverso l’istmo da un porto all’altro, e Corinto divenne la più ricca città della Grecia. Divenne anche “una delle più antiche culle dell’arte”; le colonne corinzie erano estremamente ornate e imitate ovunque.
Corinto “possedeva tutto lo splendore che ricchezza e lusso possono creare”. “Non tutti posson permettersi di far vela verso Corinto” diceva un proverbio. Col lusso veniva l’immoralità, favorita dal culto della “regina del cielo”, Afrodite, dea dell’“amore” e della bellezza, tanto che Corinto era nota come la più licenziosa città dell’antica Grecia. Nel santuario della dea mille hieroduli, o sacerdotesse, offrivano i propri corpi agli estranei come prova di devozione ad Afrodite. Le etere di Corinto, o amanti, erano note per la loro diabolica bellezza e per il caro prezzo che chiedevano per i loro favori. Corinthiazesthai significava “praticare il mestiere di mezzano”. Libertini maschi e femmine erano conosciuti come “Corinziasti” e “Corinziaste”.
Nel 146 a.C. il generale romano Mommio distrusse Corinto, saccheggiando molti dei suoi tesori d’arte per fini commerciali. Un secolo dopo, nel 46 a.C., Giulio Cesare ricostruì la città popolandola di Romani e Greci. Benché “l’unica relazione fra la nuova e l’antica Corinto fosse la località, pure gli storici splendori del luogo sembravano dominare le menti dei nuovi abitanti, che dopo non molto tempo cominciarono a riesumare tutti i culti locali, e a far propria la [sua] passata gloria”. (Encyclopedia Britannica) Corinto divenne di nuovo famosa per essere una città ricca e licenziosa. Paolo visitò questa Corinto circa nel 50 d.C., rimanendovi per diciotto mesi e stabilendovi una congregazione.
In seguito Corinto fu ripetutamente conquistata da Turchi, Franchi, Veneziani, ecc., e una volta fu rasa al suolo da un terremoto. La moderna Corinto è situata a dieci chilometri dalla posizione dell’antica città ed ha una popolazione di circa 18.000 abitanti. Come le sue antiche omonime è un importante centro di traffico, e vi si trovano due fiorenti congregazioni di testimoni di Geova. Incidentalmente, nella località originale sorge Antica Corinto, borgata di circa 1.000 abitanti.
I suddetti fatti illuminano riguardo alle due lettere di Paolo alla congregazione di Corinto da lui stabilita. Spiegano perché Paolo abbia parlato così energicamente della giusta condotta e della pura adorazione, specialmente dal quinto al settimo capitolo della prima lettera; infatti Paolo menziona più spesso la fornicazione in queste due lettere che nelle altre dodici. Spiega anche perché abbia consigliato ai Corinzi che è meglio sposarsi che essere sviati dalla passione.
Data la prosperità dei Corinzi possiamo ben capire perché Paolo rimproveri i fratelli per la loro mancanza d’ospitalità, perché abbia messo in risalto che ognuno deve dare secondo ciò che possiede e perché abbia ricordato loro che “chi semina scarsamente mieterà pure scarsamente”. Benché i consigli di Paolo riguardo alla generosità nel dare e alla purezza di vita siano sempre appropriati e tempestivi, hanno particolare efficacia per tutti coloro che forse vivono in paesi ricchi e licenziosi come l’antica Corinto. — 2 Cor. 9:6.
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“Accuratezza perfetta”La Torre di Guardia 1959 | 15 dicembre
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“Accuratezza perfetta”
● Nel libro Moderne scoperte e la Bibbia (Modern Discovery and the Bible) A. Rendle Short scrive a proposito del libro di Atti: “I Romani avevano la consuetudine di governare le province del loro estesissimo impero conservando, per quanto lo permetteva la loro sicurezza, i sistemi d’amministrazione locale e quindi le autorità dei diversi distretti avevano nomi diversi. Nessuno, che non fosse un attento viaggiatore o un coscienzioso studioso di documenti, poteva dare a tutti questi signorotti il loro giusto titolo. Una delle maggiori prove del valore storico di Luca è che riesce sempre ad avere un’accuratezza perfetta. In molti casi solo l’evidenza di una moneta o di un’iscrizione ci dà l’informazione necessaria per controllarlo; gli storici romani riconosciuti non s’avventurano su un terreno così difficile. Infatti Luca chiama Erode e Lisania tetrarchi; Giuseppe Flavio fa lo stesso. Erode Agrippa, che passò Giacomo a fil di spada e gettò in prigione Pietro, è chiamato re; Giuseppe Flavio ci narra come a Roma egli avesse fatto amicizia con Gaio Cesare (Caligola) ricevendo il titolo reale quando Caligola divenne imperatore.
● “Il governatore di Cipro, Sergio Paolo, è chiamato proconsole. . . . Non molto tempo prima, Cipro era stata una provincia imperiale, governata da un propretore o legato, ma al tempo di Paolo, come è dimostrato da monete di Cipro, sia in greco che in latino, il titolo esatto era proconsole. Un’iscrizione greca trovata a Soloi sulla costa settentrionale di Cipro è datata ‘durante il proconsolato di Paolo’, probabilmente dello stesso Sergio Paolo. . . . A Tessalonica i magnati della città avevano l’insolito titolo di politarchi, nome sconosciuto nella letteratura classica. Per noi sarebbe completamente sconosciuto, tranne per la menzione che ne fa Luca, se non comparisse in alcune iscrizioni. . . . L’Acaia sotto Augusto era una provincia che dipendeva dal senato, sotto Tiberio dipendeva direttamente dall’imperatore, ma sotto Claudio, come ci dice Tacito, ritornò al senato, e quindi l’esatto titolo di Gallio [Atti 18:12] era quello di proconsole. . . . Luca è sempre felice, sempre accurato, nella sua geografia e nelle esperienze dei suoi viaggi”.
“Ma tu rimani fedele a quello che hai imparato e di cui sei pienamente convinto, perché non solo sai bene da chi l’hai appreso, ma anche perché sin da fanciullo tu hai conosciuto le sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù”. — 2 Tim. 3:14, 15, Nardoni.
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