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  • Non è cristiano criticare la religione degli altri?
    Svegliatevi! 1975 | 8 maggio
    • Qual è la veduta della Bibbia?

      Non è cristiano criticare la religione degli altri?

      IL Catholic Review, giornale della diocesi di Baltimora, nel Maryland, pubblicò un articolo su un gruppo religioso americano del quale a quell’epoca la stampa americana si occupava notevolmente.

      In risposta il giornale ricevette alcune lettere di protesta. Perché? In un successivo numero il direttore del Catholic Review disse che coloro che si erano lamentati ritenevano “che non abbiamo nessun diritto, in quest’èra di ecumenismo, di pubblicare nulla che qualcuno potrebbe considerare una critica verso un qualsiasi gruppo religioso”. Siete d’accordo?

      Molti risponderebbero di “Sì”, dicendo che ‘c’è del buono in tutte le religioni’ o che ‘tutte le religioni conducono a Dio’. Per esempio, Svegliatevi! ha recentemente pubblicato un articolo che esaminava gli insegnamenti buddisti alla luce della Bibbia. Un vescovo buddista ha obiettato, dicendo che questo è un tempo di “comprensione fra le razze, fra le nazioni e fra le religioni”. Sì, molti ritengono che questo sia il tempo d’avere una veduta liberale, ecumenica.

      Comunque, non è anche il tempo in cui si incoraggiano e sono necessarie l’onestà e la franchezza? E non dovrebbe questo valere anche nel campo della religione? Alcuni non la pensano così. Il generale dei gesuiti Pedro Arrupe avrebbe dichiarato, secondo un giornale cattolico di Madrid: “Sono rigidamente contrario a qualsiasi critica della Chiesa. . . . È intollerabile che singoli individui o gruppi menzionino pubblicamente qualsiasi difetto, per quanto reale, indipendentemente dalla loro buona volontà”. Ma, commentando tale dichiarazione, The Catholic World disse che il capo dei gesuiti “rispecchiava l’ideale di un’epoca precedente. La Chiesa lo ha superato”. Similmente, uno dei più eminenti teologi europei osservò: “Non dobbiamo approvare e dire amen a tutto ciò che vi è nella Chiesa. La critica, la critica davvero energica, può essere doverosa”. — The Council, Reform and Reunion.

      Ma vi è una veduta ancor più importante. Che cosa possiamo dedurre dalla Bibbia, specialmente dal racconto della vita di Cristo, in quanto al fatto che non sia cristiano criticare la religione degli altri?

      Alcuni che disapprovano tale critica della religione citano le parole di Gesù: “Non giudicate affinché non siate giudicati”. (Matt. 7:1, versione di S. Garofalo) E Cristo proseguì dicendo ai suoi ascoltatori di non tener conto della ‘pagliuzza che era nell’occhio del loro fratello’ finché non avessero estratto la trave dal loro proprio occhio. (Matt. 7:3-5) Ma che cosa voleva dire?

      Il commentario di Jamieson, Fausset e Brown dice: “Il contesto fa capire che qui si condanna la tendenza a considerare sfavorevolmente il carattere e le azioni altrui, ciò che invariabilmente spinge a pronunciare su di loro giudizi avventati, ingiusti e poco amorevoli”. E, confermando che Gesù intendeva un tipo personale di ‘giudizio’, il commentatore Albert Barnes dice che Gesù “si riferisce al giudizio privato . . . e forse primariamente alle abitudini degli scribi e dei Farisei”. Ciascun cristiano dovrebbe applicare il consiglio di Gesù non giudicando frettolosamente le abitudini personali e le preferenze altrui. (Si paragoni Romani 14:1-4, 10). In Matteo 7:1-5 Gesù non proibiva dunque di fare franchi commenti basati sulla Bibbia circa le credenze e le pratiche di un’altra religione. Come possiamo esserne certi? Notate l’esempio stesso di Gesù.

      In una occasione Gesù parlò di certi capi religiosi giudei che prestavano più attenzione alle loro tradizioni che a seguire i princìpi della Parola di Dio. Evitò Cristo attentamente di criticare la religione degli altri? Al contrario, disse: “Così avete annullato la Parola di Dio in nome della vostra tradizione. Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo: ‘Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto’”. (Matt. 15:6-9, La Bibbia di Gerusalemme) Come reagite a tali parole di critica? Potrebbero offendere la sensibilità di alcuni. Ma si comportava Gesù in modo “non cristiano”? Ovviamente no.

      Forse anche più chiaro è il suo discorso di Matteo capitolo 23. Egli chiamò i capi religiosi “guide cieche”, “stolti e ciechi” e “serpenti, razza di vipere”. (Matt. 23:16, 17, 24, 33, Ge) Dovremmo essere scossi da tali parole? Di nuovo, si comportava Gesù in modo “non cristiano”? Il sacerdote cattolico romano Bruce Vawter dice che “questo discorso è alquanto imbarazzante per la sua lunghezza e per la sua asprezza, ma lo si deve riconoscere sia come racconto storico che come parte del messaggio evangelico”. — The Four Gospels: An Introduction.

      Ma chiedetevi: Perché Gesù criticò pubblicamente degli uomini religiosi che asserivano di servire lo stesso Dio che egli predicava? Era cattivo il suo motivo? Niente affatto. Benché fosse di indole mite e benigno, il suo amore per la giustizia e il suo desiderio di aiutare le persone di cuore onesto lo spinsero a criticare quelli che insegnavano o agivano contrariamente alla rivelata volontà di Dio. — Matt. 11:28-30; Ebr. 1:9.

      Inoltre, gli schietti commenti di Gesù potevano aiutare le persone. Ad esempio, che dire se imparando a usare una macchina pericolosa, continuaste a fare un grave errore? Non sarebbe profittevole se qualcuno vi correggesse prima che voi o qualcun altro si facesse male o si uccidesse? Perciò, i Giudei che udivano la verace critica di Gesù potevano essere aiutati a ottenere l’approvazione di Dio e la salvezza.

      Solo Cristo poteva fare giustamente tali commenti? No, poiché la Bibbia mostra chiaramente che anche i discepoli di Gesù richiamarono l’attenzione sull’errore religioso. Per esempio, leggete l’intrepida denuncia di Stefano contro i capi giudei. (Atti 7:51-54) E notate che l’apostolo Paolo definì “ignoranza” l’adorazione ateniese degli idoli. (Atti 17:29, 30) Inoltre, per amore della verità questi cristiani del primo secolo smascherarono gli allontanamenti dal vero cristianesimo da parte di coloro che professavano d’essere cristiani. — 1 Tim. 1:19, 20; 2 Tim. 2:16-19.

      Che dire se foste vissuti allora e i seguaci di Gesù avessero criticato la religione dei vostri amici e parenti? Come ora, sarebbe stato facile offendersi. Tuttavia, non possiamo negare che i commenti dei discepoli — benché fossero commenti critici — erano giusti, e sono inclusi nella Parola di Dio. Come nel caso di Gesù, il motivo che lo spingeva a criticare era buono. I discepoli erano dunque cristiani — non anticristiani — additando l’errore religioso.

      Perciò, è oggi non cristiano fare commenti basati sulla Bibbia circa la religione degli altri? La risposta scritturale dev’essere No. È vero che la critica che rivela i difetti negli insegnamenti e nelle pratiche della religione di qualcuno può dapprima sembrare severa. Tuttavia, come si dovrebbe reagire? Non come quelli che si adirarono violentemente per la critica di Stefano. Notate, piuttosto, come reagirono in modo eccellente alcuni Ateniesi che udirono i commenti di Paolo. Essi accettarono la verità biblica e divennero credenti, a loro eterno beneficio. — Si paragoni Atti 17:11, 12.

      Anziché essere rigettata come non cristiana, dunque, la critica basata sulla Parola di Dio dovrebbe essere considerata attentamente, perché può recare vero beneficio.

  • Uno sguardo al mondo
    Svegliatevi! 1975 | 8 maggio
    • Uno sguardo al mondo

      “Oppio per il popolo”

      ◆ Nel corso del sinodo dei vescovi cattolici tenuto a Roma lo scorso mese di settembre, l’arcivescovo brasiliano H. Camara ha presentato una sua relazione circa la necessità che la chiesa cattolica si impegni per la “liberazione integrale dell’uomo”. Come? Partecipando al lato dei sofferenti e degli oppressi alle pacifiche lotte per la giustizia e difendendo i diritti dell’uomo solennemente dichiarati dall’ONU. Egli riconosce che così facendo la Chiesa corre il pericolo d’essere giudicata sovversiva e di incoraggiare i giovani all’odio e alla violenza, ma, come egli aggiunse, “non dimentichiamo che oggi più che mai, di fronte a ingiustizie come quelle denunciate dalle statistiche ufficiali dell’ONU, la neutralità è impossibile”. Il presule brasiliano si è mostrato preoccupato per il fatto che la Chiesa ha presentato ‘una visione passiva del cristianesimo e, in qualche modo, ha dato ragione a Marx, offrendo agli oppressi, sia dei paesi poveri sia dei paesi ricchi, un oppio per il popolo’.

      Pericolo per i figli dei fumatori

      ◆ Secondo una notizia pubblicata dal quotidiano italiano Stampa Sera dell’11 novembre 1974, “i bambini contraggono più facilmente la polmonite o la bronchite nel loro primo anno di vita se ambedue i genitori fumano abitualmente”. È stato infatti rilevato da alcuni ricercatori britannici che “i bambini costretti a inalare il fumo delle sigarette consumate in casa dai loro genitori sono più esposti all’insorgere delle due malattie di quanto non lo siano i figli di non-fumatori”.

      I gesuiti nel mondo

      ◆ Secondo quanto è riferito da L’Unità del 28 novembre 1974, i gesuiti dirigono in vari paesi del mondo 53 università, 45 collegi a livello universitario, 350 collegi di insegnamento medio superiore e oltre 4.500 scuole private. Sono inoltre dediti a una notevole attività editoriale e pubblicistica nelle maggiori città del mondo. Sin da quando fu fondata, nel 1931, la stessa Radio Vaticana è diretta da loro. Si calcola inoltre che la metà della Compagnia è impegnata nei paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina in qualità di “missionari”. Qual è la loro attività in questi paesi? Nell’America Latina hanno sviluppato Centri di indagine e di azione sociale; in Africa hanno fondato un Centro per l’educazione dei contadini, lo sviluppo dell’agricoltura e in genere per lo sviluppo economico e sociale. Non sembra che tutta questa attività abbia qualcosa in comune con quella svolta da Cristo Gesù.

      “Crisi d’identità”

      ◆ “Il prete cattolico soffre il martirio delle esitazioni”, scrive Giorgio Torelli in un suo articolo pubblicato su Il Giornale del 29 settembre 1974. “Il prete si domanda — la chiama crisi d’identità — quale ruolo gli sia assegnato o debba individuare”, visto che il suo gregge ha ugualmente mostrato di gradire “Padre Pio e Don Franzoni”. Dovrebbe ancora parlare di Dio? Additare il cielo? Ma egli non è più certo se in cielo “ci abiti Qualcuno o solo gli astri, un Dio d’amore o un Motore indifferente”. In ogni caso, come farlo? “Bisogna farlo da celibi, da sposati, da attivisti, da latinisti, da mistici, da manovali, da ispirati in proprio o da ispirati per via gerarchica?” Non c’è da meravigliarsi se i sacerdoti della cristianità attraversano questa cosiddetta “crisi d’identità”.

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