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  • Abbiamo bisogno di aiuto per capire la Bibbia?
    La Torre di Guardia 1981 | 15 agosto
    • Che dire dei viaggi missionari di Paolo? Agì egli indipendentemente dall’incarico che Geova gli aveva affidato, quello di apostolo per un certo gruppo di persone? No, bensì accettò ubbidientemente il suo incarico, cosa che fu in seguito riconosciuta dalle “colonne” che formavano il corpo direttivo a Gerusalemme, come dice Galati 2:9: “Conoscendo l’immeritata benignità che m’era stata data, Giacomo e Cefa e Giovanni, quelli che sembravano essere le colonne, diedero a me e a Barnaba la destra di comune partecipazione, affinché noi andassimo alle nazioni, ma essi a quelli che sono circoncisi”. — Atti 9:15; 13:1-4; 22:17-21.

      In seguito, quando Paolo andò a Gerusalemme per l’ultima volta, i giudei di quella città avevano ricevuto delle notizie che li avevano indotti a pensare male di lui. Per cui gli “anziani” di Gerusalemme consigliarono a Paolo cosa fare per mettere a tacere quelle voci. E Paolo seguì prontamente il loro consiglio. — Atti 21:17-36.

      Per aiutarci a capire la Parola di Dio in questi “ultimi giorni”, Geova Dio ha amorevolmente provveduto un’organizzazione visibile, lo “schiavo fedele e discreto”, con a capo Cristo. Il modo in cui Geova Dio ha fatto prosperare le attività svolte sotto la direttiva dello “schiavo” non lascia dubbi nella mente dei cristiani dedicati sul fatto che Geova Dio l’approva. — Matt. 24:45-47.

      DI MENTE NOBILE

      Come consideriamo il cibo spirituale provveduto da questo “schiavo fedele e discreto”? Con uno spirito critico? ‘Oh, be’, forse è vero ma può anche non esserlo, per cui dobbiamo esaminarlo con uno spirito molto critico’: è evidente che alcuni la pensano così. A sostegno del loro modo di ragionare citano Atti 17:11, che dice circa i nuovi interessati di Berea: “Ora questi ultimi erano di mente più nobile di quelli di Tessalonica, poiché ricevettero la parola con la massima premura di mente, esaminando attentamente le Scritture ogni giorno per vedere se queste cose stessero così”.

      Ma significa forse che quei bereani cercavano di trovare difetti nel messaggio che udivano, o che avevano dei dubbi su di esso? Stabilisce questo un precedente per osservare con occhio critico le pubblicazioni stampate dallo “schiavo fedele e discreto”, al fine di trovare da ridire? Niente affatto!

      Innanzi tutto vediamo in quali circostanze i bereani di mente nobile si comportarono come dicono le Scritture. Paolo, accompagnato da Sila, stava compiendo il suo secondo giro missionario. Essendo scoppiata la persecuzione, i fratelli di Tessalonica li fecero proseguire per Berea. A Berea incontrarono sinceri ebrei che avevano forte fede nella Parola di Dio. Non erano ancora cristiani. Erano semplicemente persone interessate che avevano bisogno di convincersi che quanto Paolo diceva loro aveva il sostegno delle Scritture Ebraiche.

      Forse fino a quel momento questi devoti giudei di Berea non avevano mai sentito parlare di Gesù Cristo. Ciò che Paolo diceva loro era completamente nuovo. Pertanto quei giudei bereani di mente nobile investigavano le Scritture ogni giorno per accertarsi che i versetti citati da Paolo facessero parte veramente della Parola di Dio. E con quale spirito compivano i loro studi? Con scetticismo, cercando di dimostrare che Paolo si sbagliava? No, furono ben diversi dai critici di Paolo sul Colle di Marte, poiché leggiamo che ascoltarono la testimonianza di Paolo con “la massima premura di mente”. — Atti 17:11, 32.

      Questi bereani ascoltarono e furono pronti, anzi, ansiosi di credere. Pertanto erano non solo di mente aperta, ma desiderosi che questa “buona notizia” fosse dimostrata verace. Infatti, per ottenere fede bisogna avere “la volontà di credere”. Se uno è deciso a non credere, non ci sono prove che lo convincano; se infatti si cercano scuse, o ragioni plausibili per non accettare la responsabilità che il credere comporta, si possono sempre trovare. L’apostolo Paolo disse opportunamente: “La fede non è posseduta da tutti”. (II Tess. 3:2) Ma i bereani avevano la volontà di credere. Essi considerarono quello che udirono con una favorevole disposizione di mente. Per cui, “molti di essi divennero credenti, e così fecero non poche delle rispettabili donne greche e degli uomini”. — Atti 17:12.

      I discepoli di Gesù scrissero molte lettere alle congregazioni cristiane, a persone che erano già nella “via della verità”. (II Piet. 2:2) Ma non leggiamo mai che questi fratelli, con uno spirito scettico, verificassero prima le Scritture per accertarsi che quelle lettere avessero il sostegno delle Scritture, che gli scrittori sapessero veramente di cosa parlavano.

      COME CONSIDERIAMO LO “SCHIAVO”

      Possiamo trarre beneficio dalla considerazione di questi fatti. Se abbiamo stabilito quale strumento Dio impiega come suo “schiavo” per dispensare il cibo spirituale al suo popolo, certo Geova non si compiace se riceviamo quel cibo come se potesse contenere qualcosa di nocivo. Dobbiamo avere fiducia nel canale di comunicazione che Dio impiega. Alla sede centrale di Brooklyn da cui provengono le pubblicazioni bibliche dei testimoni di Geova ci sono maturi anziani, cristiani, sia del “rimanente” sia della “grande folla”, in numero maggiore che in qualsiasi altro posto della terra.

      I fratelli che preparano queste pubblicazioni non sono infallibili, questo è vero. I loro scritti non sono ispirati, come lo sono quelli di Paolo e degli altri scrittori della Bibbia. (II Tim. 3:16) E così, a volte, è stato necessario correggere certe idee man mano che l’intendimento aumentava. (Prov. 4:18) Tuttavia questo ha permesso di raffinare continuamente, nel complesso, la verità basata sulla Bibbia che i testimoni di Geova accettano. Nel corso degli anni quel complesso di verità è stato rettificato, ma questo l’ha resa solo più meravigliosa e più pratica nella nostra vita in questi “ultimi giorni”. Neppure i commentatori biblici della cristianità sono ispirati. Malgrado pretendano d’avere grande conoscenza, non hanno dato risalto neppure alle basilari verità bibliche del futuro paradiso su questa terra, dell’importanza del nome di Dio e della condizione dei morti.

      Invece la reputazione che l’organizzazione dello “schiavo fedele e discreto” si è fatta nei passati cent’anni e più, costringe a dire le parole che Pietro pronunciò quando Gesù chiese se anche i suoi apostoli volevano lasciarlo, cioè: “Da chi ce ne andremo?” (Giov. 6:66-69) Non c’è dubbio, abbiamo tutti bisogno di aiuto per capire la Bibbia, e non possiamo trovare la guida di cui abbiamo bisogno per capire le Scritture al di fuori dell’organizzazione dello “schiavo fedele e discreto”.

  • Lo scita
    La Torre di Guardia 1981 | 15 agosto
    • Lo scita

      METTENDO in evidenza che le distinzioni carnali non influiscono sulla posizione del cristiano come membro del corpo di Cristo, l’apostolo Paolo scrisse: “Non vi è né Greco né Giudeo, circoncisione né incirconcisione, straniero, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è ogni cosa e in tutti”. (Col. 3:11) È degno di nota il fatto che siano inclusi gli sciti, poiché questi crudeli nomadi erano considerati barbari della peggiore specie. Ma grazie al potere esercitato dallo spirito santo di Dio, anch’essi poterono rivestire una personalità cristiana, abbandonando le pratiche di un tempo. (Col. 3:9, 10) Com’è potente lo spirito di Dio!

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