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Col perdono, ristabilita un’amiciziaSvegliatevi! 1981 | 8 marzo
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Col perdono, ristabilita un’amicizia
“Prima di divenire una cristiana testimone di Geova fui offesa gravemente da una collega di lavoro di mio marito”, scrive una proclamatrice del Regno dell’Italia meridionale. “Il mio risentimento verso di lei fu così forte che non le rivolsi più la parola e incominciai quasi a odiarla. Successivamente conobbi la verità della Parola di Dio e divenni una cristiana dedicata. Da allora la mia coscienza non era più tranquilla quando pensavo a quella signora. Mi venivano spesso in mente le parole dell’apostolo Paolo ai Romani: ‘Non rendete a nessuno male per male’; ‘siate pacifici con tutti gli uomini’; ‘fate posto all’ira; poiché è scritto: “La vendetta è mia; io ricompenserò, dice Geova”’; ‘Non vi fate vincere dal male, ma vincete il male col bene’. (Rom. 12:17-21) Comprendevo che i sentimenti nutriti verso di lei si riflettevano anche sulla mia personale relazione con Geova e la danneggiavano.
“Poiché questa donna, l’oggetto del mio imbarazzo, abitava nella stessa strada, quasi ogni giorno dovevo incontrarla ed ignorarla. Per un po’ di tempo andai avanti così, non ascoltando la voce interiore della coscienza che mi diceva invece sempre più insistentemente: ‘Avvicinala; annunciale il Regno di Dio’. Finalmente, grazie a Geova, ebbi la forza di fermarla e le dissi: ‘Buon giorno. Ho appreso una meravigliosa speranza. Poiché ci conosciamo da molto tempo, mi farebbe piacere parlarne con lei. Questa speranza è il soggetto trattato in questo opuscolo che vorrei offrirle. Se lo accetta, potrò farle una visita prossimamente’.
“Come mi sentii felice dopo aver detto queste semplici parole! Fu come una liberazione. Compresi di aver vinto una difficile battaglia contro me stessa. Ma la vittoria doveva risultare anche più grande. Con questa signora, che avevo detestata fino a poco tempo prima, iniziai delle regolari conversazioni su soggetti biblici, alle quali partecipò pure tutta la sua famiglia. E successivamente i membri di un’altra famiglia che lei conosceva vollero unirsi a noi nell’esame delle Sacre Scritture. Quali sono stati i risultati? In entrambe le famiglie ci sono ora dei dedicati servitori di Geova Dio e la mia antica amicizia, successivamente troncata, è stata nuovamente ristabilita sulla solida base dell’amore cristiano”.
È veramente saggio e benefico sforzarsi di imitare le qualità di Colui del quale è scritto: “Poiché tu, o Geova, sei buono e pronto a perdonare; e l’amorevole benignità a tutti quelli che ti invocano è abbondante”. — Sal. 86:5.
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Un simbolo cristiano?Svegliatevi! 1981 | 8 marzo
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Un simbolo cristiano?
Il “crocifisso”, vale a dire la rappresentazione del Figlio di Dio, Cristo Gesù, inchiodato ad uno strumento di morte, non è un simbolo cristiano. Lo attesta l’opera Le religioni orientali nel paganesimo romano a cura dello storico e archeologo belga Franz Cumont (Ediz. Laterza, 1967) che a pagina 137 dichiara: “La loro influenza morale e religiosa [dei siri] non fu meno considerevole: così, è stato mostrato come, all’epoca cristiana, essi abbiano favorito lo sviluppo della vita monastica, e come la devozione al crocifisso che si sviluppò in opposizione ai monofisiti [che ammettevano solo la natura divina in Cristo Gesù], fosse introdotta da loro in Occidente, mentre, durante i primi cinque secoli, i cristiani avevano provato un’invincibile ripugnanza a rappresentare il Salvatore del mondo inchiodato sopra uno strumento di supplizio più infamante della ghigliottina”.
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