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Quando il Cristianesimo fu messo al bandoLa Torre di Guardia 1953 | 15 febbraio
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Sebbene sia impossibile elencare i nomi di tutte le cripte dei martiri, le iscrizioni che specificamente li rivelano danno una certa sensazione del grande numero che doveva essercene: qui un giovane ufficiale dell’esercito che abbracciò la fede e con essa la morte dal suo governo, là un uomo con tutta la sua famiglia che fu interamente assassinata, una giovinetta gettata nell’olio bollente. Roma arrossò di sangue innocente quando alcuni assalitori, furenti per la loro incapacità di frantumare lo spirito insieme al corpo, cercarono follemente di soffocare la speranza dei Cristiani nella risurrezione bruciando i corpi degli uccisi e spargendone le ceneri nel fiume. Inoltre, constatando l’accresciuto zelo acquistato dai Cristiani mediante coloro che visitavano gli irremovibili condannati nelle loro celle di morte, la persecuzione della metà del terzo secolo sotto Valeriano contro gli anziani della chiesa cristiana tentò di frustrare questo inviando il condannato direttamente dal tribunale al luogo dell’esecuzione. Questa fu la sorte dell’eminente sorvegliante Cipriano, i cui fratelli lo seguirono lungo la via esortandolo alla fermezza.
Similmente, per evitare che acquistassero forza adunandosi insieme nelle catacombe questo imperatore vietò l’entrata nei cimiteri sotterranei. La sanzione, però, si dimostrò vana, dato che troppe e fuorvianti erano le entrate, e pochi erano i membri della guardia intrepidi abbastanza per avventurarsi lontano entro i passaggi nella ricerca. Le persecuzioni infuriarono fino al loro massimo e fallirono.
Per l’ansioso investigatore del giorno d’oggi informato sulle innumerevoli religioni, alleanze religiose, leghe di varie fedi, e simili, la più soddisfacente lezione giunge alla loro domanda sulle prime credenze e usanze cristiane dalle catacombe. I pagani adoravano sfarzosamente in templi adorni di magnifici idoli e con tutte le decorazioni di candele e incenso. Non così i Cristiani. Il tipico concetto pagano di loro era: “Perché non hanno essi altari, templi e sacrifici?” Lo storico Gibbon segnala questo assoluto disdegno per l’idolatria da parte dei Cristiani e dell’umorismo di alcuni dei loro scrittori che misero in ridicolo i pagani perché si inchinavano davanti alle opere delle loro proprie mani. Il saliente contrasto tra cristiano e pagano può esser quindi constatato dalle iscrizioni sepolcrali di ciascuno. Mentre i pagani decantavano le loro vite di piacere con la nota “mangia, bevi e divertiti”, i Cristiani abitualmente incidevano il nome e poche parole indicando il pacifico sonno nel quale il morto era caduto e facendo sovente allusione alla loro speranza nella risurrezione. Un’iscrizione dice: “Tu, che meriti bene, avendo lasciato i tuoi [parenti], giaci nella pace, nel sonno. Tu risorgerai; t’è accordato un temporaneo riposo”.
Ma questi fatti porteranno alla comprensione che quei Cristiani così vicini alla chiesa apostolica seguivano credenze notevolmente diverse non solo da quelle pagane d’allora ma da molte cosiddette cristiane di adesso. Certamente se essi mettevano in ridicolo l’idolatria dei Romani dei primi tre secoli, non perdonerebbero la deferenza alle immagini dalla chiesa che ha la sede centrale nella medesima città oggi, soltanto perché si professa cristiana. Se credevano in una risurrezione fino al cui tempo avrebbero dormito è inconcepibile che potessero conciliare la loro fede con la dottrina di un “purgatorio”, di un inferno di fuoco o, per questa ragione, di una consapevolezza in alcuna forma dopo la morte. Ma questo è solo il principio della grande voragine che separa quei primi seguaci del Messia dalle centinaia di sette e culti della moderna Cristianità.
LE PIETRE ACCUSANO LA CRISTIANITÀ
Invano si esaminerà le tracce delle catacombe per trovare qualche ricordo di Mariolatria durante i primi tre secoli. In nessuno dei disegni primitivi è accordata alla vergine una posizione preminente, né si trova alcuna preghiera rivolta a lei o mediante lei. Né i Cristiani delle catacombe erano dei fanatici collezionisti di reliquie. Benché i loro martiri fossero naturalmente assai rispettati, non vi fu nessun tentativo di adorarli o d’impossessarsi dei loro resti per usarli come reliquie con le quali sfruttare i creduloni. Ad onta dell’arte cattolica romana, William Kip mostra che Dio non fu mai rappresentato in forma umana. I tentativi cattolici romani di far questo sono rigettati da quell’autorità, anche quando è rappresentato “dal genio di Michelangelo”. Anche riguardo alla delega a Pietro di un principato nella chiesa, i muri delle catacombe sono muti. Notate ciò che ha da dire la Cyclopedia di McClintock e Strong: “Nessuna specifica dottrina romanista trova alcun appoggio nelle iscrizioni antecedenti al quarto secolo. Si comincia a rintracciare i segni del culto di santi nel quinto secolo. Il primo concetto del passaggio del potere da Cristo a Pietro data dal finire del quinto al principio del sesto, ed anche allora la figura di Pietro non appare armata di chiavi, come nel simbolismo ulteriore”.
Quanto precede concorda col fatto che l’imperatore Costantino ispirò la formale adozione di una forma apostata di Cristianesimo fusa col paganesimo romano dopo il Concilio Niceno del 325 d.C. Da quel tempo datano le innumerevoli innovazioni pagane che da allora in poi hanno insozzato la Roma papale. Senza dubbio l’opera d’iniquità della quale ammoniva l’apostolo Paolo aveva cominciato a influenzare i Cristiani dei primi tre secoli ma, sebbene probabilmente infestati da alcune false dottrine, il loro leale rifiuto di cedere coscientemente alla enorme pressione del paganesimo ha aiutato a distinguere tra alcune delle credenze fondamentali insegnate da Gesù e gli apostoli e le dottrine del fuso paganesimo emanate in seguito da Roma. — 2 Tess. 2:7.
Sebbene i disegni siano frequenti non ne vien fatto nessuno principalmente della crocifissione o dell’agonia di Gesù in alcun modo fra quelli dei primi tre secoli. Perfino la pagana croce, vantata dalla Cristianità come il simbolo stesso del Cristianesimo, è rara nelle catacombe e poi, come ci dice Sheldon, usualmente appare in qualche forma alterata. Egli ritiene che ciò fosse dovuto al ridicolo e all’obbrobrio che il simbolo si suppone abbia recato sui Cristiani da parte dei loro avversari. Tuttavia, alla luce della loro attitudine altrimenti intrepidissima e incrollabilissima di fronte ai loro oppressori, non è verosimile che per evitare un altro po’ di umiliazione si astenessero dal mettere alla luce il loro supposto simbolo sacro. Molto più verosimile è che a quei tempi i Cristiani rifiutarono recisamente l’universale accettazione della croce. Languendo sotto l’ardore del ripudio nelle catacombe, la Catholic Encyclopedia ammette: “Gli scrittori cattolici hanno talvolta trovato nelle figure delle catacombe un contenuto dogmatico più ricco di quello che uno stretto esame può provare”.
È interessante il fatto che, benché costretti a incontrarsi clandestinamente sotto terra, quei Cristiani primitivi non vi tennero affatto celata la loro luce. Come Cristo aveva comandato, essi la mettevano in alto su “candelieri” mediante un’opera di testimonianza pubblica. Per quanto questo attirasse l’infuriata malignità di molti, esso recò indicibile speranza ad altri che si associarono con la comunità cristiana. Carlo Maitland, in The Church in the Catacombs (La chiesa nelle catacombe), presenta questa attività di conversione dei Cristiani come il massimo fattore aggravante della loro persecuzione, a causa del quale altre accuse erano inventate dalle autorità. La loro iniquità si può vedere dal fatto che per il semplice motivo di celebrare segretamente la Cena del Signore subirono l’interdizione ufficiale. Da ciò che si può dire secondo le antiche iscrizioni quei Cristiani non approvarono la struttura gerarchica che la Roma papale copiò dalla Roma pagana. Le autorità trovano al posto della voce di vescovi e dottori la semplice speranza di persone come Maria e Marta al sepolcro di Lazzaro. Le illustrazioni accentuano questo fatto invece della supremazia di gerarchi o della dipendenza del popolo da costoro per istruzione. I comuni luoghi funebri uguali per tutti riflettono ulteriormente l’ammaestramento di Gesù: ‵Voi siete tutti fratelli”.
IL CRISTIANESIMO LIBERO
Solo perché manca un favorevole parallelo fra la chiesa primitiva e la Cristianità di oggi, dobbiamo noi concludere con cinismo che in questo tempo non esista assolutamente nessuna verità? Non è possibile, quando si considera che senza l’aiuto della religione, della politica, di ricchezza e posizione mondana, invero senza la Cristianità, un gioioso messaggio della nascita del regno di Dio, la speranza di tutte le nazioni, è stato proclamato in tutto il mondo in una maniera intensificata nei trascorsi trent’anni e più. I portatori di queste buone notizie sono conosciuti in tutto il mondo per la loro singolare posizione di separazione dal mondo, per la loro intraprendente costanza nel mandare avanti il loro lavoro, per l’opposizione che hanno incontrata in tutto il globo. Sono pure conosciuti come i testimoni di Colui che essi rappresentano, testimoni di Geova. I sorprendenti paragoni in certi principi fondamentali della loro opera e del loro insegnamento con quelli della chiesa dei primi tre secoli colpiscono gli occhi degl’investigatori. E le accuse sollevate per fermare il loro lavoro sono state altrettanto assurde nel forsennato tentativo di celare il vero motivo. Ecco, difatti, nel Canada un’assemblea di testimoni di Geova vi fu anche interrotta e disorganizzata durante l’interdizione del tempo di guerra mentre si erano radunati senza nessun minaccioso proposito all’infuori di quello di celebrare la Cena del Signore!
I fatti quando sono esaminati nel loro insieme semplicemente dimostrano che la verità non è mai stata bene accolta da questo vecchio mondo d’iniquità. Questo fu vero al tempo di Cristo, questo è vero oggi. Come egli predisse: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. (Giov. 15:20) Per lunghi secoli le persone di buona volontà hanno dovuto aspettare mentre il Cristianesimo era messo al bando, più tardi immischiato nel paganesimo, e da allora mal rappresentato al mondo per secoli. Ma ora un programma di educazione biblica circonda il mondo e con intendimento più chiaro che mai, per la speranza di persone in ogni luogo. La verità splende più luminosa che in qualsiasi altro periodo della storia umana che dura da circa 6.000 anni. Benché nel tempo sia stata negata da ogni governo terreno, benché ripetutamente bandita, la verità ha infranto ogni legame, è in aumento, e riempirà la terra. — Hab. 2:14.
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Giovanni, l’apostolo dilettoLa Torre di Guardia 1953 | 15 febbraio
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Giovanni, l’apostolo diletto
PER IL Cristiano che conosce la sua Bibbia, i nomi dei vari apostoli suscitano immediatamente associazioni di idee. Matteo, l’esattore di tasse; Tommaso, il dubbioso; Pietro, l’apostolo con le chiavi Paolo, apostolo dei Gentili; Giuda Iscariota, il traditore. E l’apostolo Giovanni? L’apostolo diletto.
Giovanni faceva parte dei primi quattro, tutti pescatori, chiamati da Gesù per divenire suoi discepoli. Nel momento in cui Gesù chiamò lui e suo fratello Giacomo essi erano occupati nella riparazione di reti in una barca col loro padre Zebedeo. (Matt. 4:21, 22) Quando fu chiamato da Gesù Giovanni non domandò: Che cosa accadrà all’industria peschereccia di mio padre? Come potrò provvedere per me stesso se divento un seguace di Gesù? Né chiese del tempo per pensarci prima. No, egli immediatamente lasciò suo padre e la sua industria peschereccia e cominciò la sua carriera come pescatore di uomini.
Quale nuova vita s’aprì in tal modo per Giovanni! Quale privilegio ebbe egli di trovarsi così intimamente associato col Messia da lungo tempo atteso; con Colui che era stato assieme a Geova Dio dall’antichità, prima che qualsiasi altra cosa o persona fosse creata; d’essere con Colui che fu il primogenito di tutte le creature, e per mezzo del quale tutte le altre cose vennero all’esistenza! (Prov. 8:22-30; Col. 1:15; Giov. 1:3, NW)
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