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  • La croce è d’origine pagana
    La Torre di Guardia 1968 | 1° ottobre
    • hanno l’aspetto di una semplice croce, ma imitano anche quello di un uomo crocifisso”. (The Ante-Nicene Fathers, Vol. 4. pag. 191) I veri cristiani non riverirono mai la croce né la considerarono simbolo del vero cristianesimo.

      Molti sostengono che la croce fosse usata dalle chiese perché Cristo morì su una di esse. Questo è ciò che dicono le chiese, ma non è la verità. Ammettendo incertezza riguardo al fatto che Cristo morisse sulla croce, il giornale ecclesiastico della Chiesa Evangelico–Luterana di Stato dello Schleswig-Holstein, Die Kirche der Heimat (La Chiesa della Patria), osservò nel numero del 2 agosto 1951: “È quasi impossibile determinare ora se la croce sul Golgota avesse un pezzo trasversale o no o se fosse un semplice palo, se avesse la forma di T o se avesse un pezzo messo di traverso al palo diritto”.

      Che la parola “croce” ricorra in molte traduzioni italiane della Bibbia non prova che lo strumento di morte di Cristo avesse la forma pretesa dalle chiese. La parola “croce” indica varie forme. C’è il semplice palo diritto, chiamato in latino crux simplex; la crux commissa, che aveva la forma della lettera “T”; la crux decussata, che aveva la forma della lettera “X”, e la crux immissa, che era come la lettera “T” ma con il pezzo trasversale abbassato. Quando dunque la parola italiana “croce” è usata in traduzioni bibliche fatte dalle chiese, come potete sapere quale di queste forme si intende?

      La parola greca da cui è tradotta la parola italiana “croce” dalle chiese è staurosʹ, ma per gli scrittori della Bibbia essa non rappresentava la croce che le chiese additano come simbolo del cristianesimo. Significava un semplice palo diritto. Su questo il libro An Expository Dictionary of New Testament Words di W. E. Vine dichiara a pagina 256 del primo volume: “Stauros indica, primariamente, un palo diritto. I malfattori vi erano inchiodati per l’esecuzione. Sia il nome che il verbo stauroō, legare a un palo, sono in origine da distinguere dalla forma ecclesiastica della croce a due bracci. La forma di quest’ultima ebbe origine nell’antica Caldea, ed era usata come simbolo del dio Tammuz”.

      Notate anche ciò che dice The Companion Bible, pubblicata dalla Oxford University Press. A pagina 186 delle “Appendici” si legge: “Omero usa la parola stauros per un comune palo, o un solo pezzo di legno. E questo è il significato e l’uso della parola in tutti i classici greci. Non significa mai due pezzi di legno messi l’uno di traverso all’altro ad alcun angolo, ma sempre un solo pezzo. Di qui l’uso della parola xulon [che significa legno] in relazione alla maniera della morte di nostro Signore, e resa albero in Atti 5:30; 10:39; 13:29; Gal. 3:13; 1 Piet. 2:24. . . . Non c’è nulla nel N.T. greco nemmeno per significare due pezzi di legno. . . . C’è pertanto la completa evidenza che il Signore fu messo a morte su un palo diritto, e non su due pezzi di legno posti ad alcun angolo”.

      La croce usata dalle chiese della cristianità non ha il più lontano legame col cristianesimo. È invece un simbolo sacro appartenente alle antiche religioni pagane, religioni che l’Iddio di verità aborriva e contro le quali avvertì la nazione d’Israele. (Deut. 7:16, 25, 26) Era un simbolo riconosciuto nella religione dell’antico Egitto.

      La croce egiziana, chiamata crux ansata, era sormontata da un cerchio. Questa combinazione rappresentava gli organi maschile e femminile della procreazione. Riferendosi al simbolo femminile di questa croce — il cerchio — col termine indù yoni, il libro Sex and Sex Worship di O. A. Wall dichiara a pagina 359: “La crux ansata (croce col manico) era usata in tutto il mondo dall’India, Assiria, Babilonia ed Egitto, alla Svezia e alla Danimarca (antica Runic) e nel Continente Occidentale. . . . È l’ankh degli Egiziani, il simbolo della vita, perché rappresenta lo yoni femminile in unione con la croce tau maschile”.

      In vista di questi fatti, se la vostra chiesa ha la croce su di essa e la usa nelle funzioni religiose, ciò indica che l’adorazione praticata lì è pagana. Come può l’adorazione paganizzata ottenere l’approvazione del vero Dio? Dovete separarvi da tutte queste babiloniche forme di adorazione e associarvi a coloro che adorano il Creatore con verità. — Riv. 18:4.

  • Domande dai lettori
    La Torre di Guardia 1968 | 1° ottobre
    • Domande dai lettori

      ● È corretto che i cristiani “facciano un brindisi” quando si trovano insieme? — M. D., U.S.A.

      In alcuni paesi, quando dei conoscenti stanno per separarsi, si dicono addio bevendo insieme qualche bevanda alcolica, coi bicchieri levati e che si toccano e dicendo l’espressione ‘alla tua salute’ o qualche cosa di simile. Ai ricevimenti nuziali si fa spesso un simile brindisi alla salute e alla felicità degli sposi novelli. Comprensibilmente, alcuni hanno chiesto se sia scritturalmente corretto che i cristiani partecipino a tali brindisi.

      Certo non c’è nulla di male che il cristiano auguri felicità e buona salute a un amico, né sarebbe fuori luogo far questo in gruppo. Gli uomini spiritualmente anziani del primo secolo conclusero una lettera alle congregazioni cristiane con un’espressione che, essenzialmente, significava: “State sani!” — Atti 15:29.

      Ma è tutto qui il significato del “brindisi”? Perché coloro che fanno il brindisi alzano i bicchieri, o le coppe, facendole tintinnare insieme? È l’imitazione di qualche usanza? Notate ciò che The Encyclopædia Britannica, 11ª Ediz., Volume 13, pagina 121, dice:

      “L’usanza di bere ‘alla salute’ dei vivi deriva molto probabilmente dall’antico rito religioso di bere agli dèi e ai morti. Ai pasti i Greci e i Romani versavano libazioni agli dèi, e ai banchetti cerimoniali bevevano a loro e ai morti”. Quindi, dopo aver mostrato come tali usanze pagane sopravvissero fra i popoli scandinavi e teutonici, quest’opera di consultazione aggiunge: “Il bere alla salute dei vivi dev’essere stato intimamente associato a queste usanze del bere quasi sacrificali”.

      Quando la maggioranza delle persone partecipano a un brindisi, probabilmente non immaginano che potrebbero copiare l’usanza di elevare una libazione o un sacrificio liquido a dèi pagani, tuttavia potrebbe essere così. Senza dubbio, il fedele cristiano non parteciperebbe a un effettivo sacrificio pagano, comprendendo che “non potete bere il calice di Geova e il calice dei demoni”. (1 Cor. 10:21) Il cristiano maturo eviterebbe anche d’imitare falsi riti religiosi. Questa condotta spiritualmente matura piacerebbe a Geova. Ricordate che Dio avvertì specificamente gli Israeliti di non copiare le pratiche religiose delle nazioni pagane che li circondavano. — Lev. 19:27; 21:5.

      Se il cristiano vuole chiedere una benedizione divina su un altro, il modo appropriato di chiederla è mediante la sentita preghiera a Dio, non seguendo tradizioni basate sull’adorazione pagana che Geova detesta. — Filip. 1:9; 2 Cor. 1:11.

      Le usanze e le tradizioni abbondano in tutta la terra. Se il cristiano maturo sapesse che una particolare usanza è direttamente basata sulla falsa religione, ovviamente la eviterebbe. Ma non tutte le usanze sono biasimevoli. Alcune possono essere semplicemente pratiche locali o regole di etichetta senza falsa origine religiosa, come il saluto con una stretta di mano o con l’inchino. (Gen. 23:7) Ciascun individuo può considerare ciò che sa di una particolare usanza e il suo proprio motivo riguardo ad essa. Perché lo fa? Potrebbe anche chiedersi: ‘Facendo questo altri inciamperanno, o le persone della comunità metteranno le mie azioni in relazione con la falsa religione?’ (I Cor. 10:32, 33) Nessun altro può fare da coscienza a un particolare cristiano; pertanto ciascuno può ragionare sulla cosa e prendere una decisione per avere la coscienza pulita. — Atti 23:1; 2 Cor. 1:12.

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