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  • Cornelio
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Pietro non si sarebbero ‛meravigliati’ vedendo che lo spirito santo era versato “su persone delle nazioni”. (Atti 10:45; 11:12) Se fosse stato un proselito, perché i “sostenitori della circoncisione” avrebbero discusso per questo con Pietro? — Atti 11:2.

      In realtà Cornelio era la primizia dei non ebrei incirconcisi a diventare cristiano, indicando che ormai non era più necessario che i gentili diventassero proseliti ebrei come l’eunuco etiope prima di essere ammessi nella congregazione cristiana. “Per certo”, esclamò Pietro in quell’occasione storica, “comprendo che Dio non è parziale, ma in ogni nazione l’uomo che lo teme e opera giustizia gli è accettevole”. (Atti 10:34, 35) Come alla Pentecoste Pietro era stato il primo ad aprire La Via agli ebrei, così anche questa volta fu lui che portò la buona notizia della salvezza ai gentili incirconcisi. Anche Giacomo fu d’accordo che era “la prima volta” che Dio rivolgeva l’attenzione “alle nazioni”. — Atti 15:7, 14.

  • Corno
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    • Corno

      [ebr. qèren, shohphàr; gr. kèras].

      Corna di animali erano usate in Israele come recipienti per l’olio e in cui bere, come contenitori per inchiostro e cosmetici e anche come strumenti musicali o da segnalazione. — I Sam. 16:1, 13; I Re 1:39; Ezec. 9:2.

      STRUMENTI MUSICALI E DA SEGNALAZIONE

      In Giosuè 6:5 il termine qèren indica uno strumento a fiato, “il corno di montone”. (Gios. 6:4) Tuttavia il termine che quasi sempre si riferiva al corno di qualche animale usato come strumento da segnalazione è shohphàr, come in Giosuè 6:5 dove compare nell’espressione suono del corno. E stata avanzata l’ipotesi che qèren fosse il nome generico per corno, indipendentemente dall’uso che ne veniva fatto, mentre shohphàr indicava un particolare tipo di qèren. Il moderno shohphàr è un corno di montone vuoto lungo 35 cm circa, raddrizzato a caldo ma con l’estremità a campana rivolta in su. Ha boccaglio separato perché sia più facile suonarlo. Si pensa che in tempi biblici il shohphàr non aveva boccaglio separato e, secondo il Talmud, il corno di montone non veniva raddrizzato, ma rimaneva ricurvo, allo stato naturale.

      Alcuni associano il shohphàr a una radice ebraica che significa “chiaro” o “limpido”, qualità del suono che lo rendeva particolarmente adatto all’uso fondamentale come strumento da segnalazione. Serviva per radunare gli eserciti israeliti, a volte per dare il “segnale d’allarme” contro una città da attaccare e compiere altre manovre in tempo di guerra. (Giud. 3:27; 6:34; II Sam. 2:28; Gioe. 2:1; Sof. 1:16) In caso di attacco nemico, il shohphàr avvertiva del pericolo. (Nee. 4:18-20) Poiché veniva usato in battaglia solo per fare segnalazioni, il suono di trecento corni di questo genere, in circostanze normali, avrebbe indicato un grande esercito. Perciò quando i madianiti sentirono ciascuno dei trecento uomini di Gedeone suonare il corno, “l’intero campo si mise a correre” atterrito. — Giud. 7:15-22; vedi TROMBA.

      CORNI DELL’ALTARE

      I corni dell’altare dell’incenso e dell’altare dei sacrifici del tabernacolo erano sporgenze simili a corni poste ai quattro angoli. Erano rivestiti dello stesso materiale dell’altare, oro o rame. (Eso. 27:2; 37:25, 26) Gli altari del tempio di Salomone avevano probabilmente la stessa forma di quelli del tabernacolo; la descrizione dell’altare dell’incenso indica che era di legno di cedro rivestito d’oro. — I Re 6:20, 22.

      I corni dell’altare forse erano considerati un luogo di protezione o di appello finale; ma in effetti non offrivano nessuna protezione a un omicida volontario, come lo era Gioab. (I Re 2:28-34) Le parole di Esodo 21:14 possono significare che anche un sacerdote doveva essere messo a morte se commetteva un omicidio, oppure che l’atto di afferrare i corni dell’altare non avrebbe protetto un omicida volontario.

      USO FIGURATIVO

      Un corno di animale è un’arma formidabile e spesso è usato nella Bibbia per indicare potenza. (Giob. 16:15; Mic. 4:13) Sovrani e dinastie regnanti, sia giusti che malvagi, erano simboleggiati da corna, e le loro conquiste paragonate a cornate. — Deut. 33:17; Dan. 7:24; 8:2-10, 20-24; Zacc. 1:18-21; Luca 1:69-71; Riv. 13:1, 11; 17:3, 12; vedi BESTIE SIMBOLICHE.

      Il termine “corno” può anche descrivere un oggetto a forma di corno. In Ezechiele 27:15, i “corni d’avorio” erano probabilmente zanne d’elefante. In Isaia 5:1 l’espressione ebraica “un corno il figlio dell’olio [o, del grasso]” si riferisce evidentemente a “un colle ubertoso”, essendo il termine corno usato per rappresentare il ripido pendio del colle. — NW, nota in calce.

  • Corno da scrivano
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    • Corno da scrivano

      In Ezechiele 9:2, 3, 11 l’uomo vestito di lino che doveva porre un segno sulla fronte degli uomini aveva “un corno da scrivano ai fianchi”, evidentemente trattenuto dalla cintura che aveva intorno alla vita. Questo corno da scrivano o da segretario forse era simile a quelli usati un tempo nell’antico Egitto. L’‛astuccio dello scriba’ egizio era una cassettina di legno, lunga e stretta, con uno scomparto o delle scanalature per metterci le penne di canna. All’esterno, in alto, c’era almeno un incavo che conteneva un panetto di pasta d’inchiostro. Quando si accingeva a scrivere, lo scrivano metteva nell’inchiostro l’estremità inumidita della penna. Alcune iscrizioni indicano che anche in Siria gli scribi usavano astucci del genere.

  • Corona
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    • Corona

      Ornamento, semplice o adorno, portato sul capo come segno di distinzione da re, regine, altri governanti, sacerdoti e persone cui era conferito un premio o onore speciale. Dopo il Diluvio corone divennero simbolo di autorità, dignità, potenza, onore e premio.

      La forma più antica era evidentemente il diadema (ebr. nèzer), semplice fascia che in un primo tempo serviva probabilmente per tenere all’indietro i capelli lunghi. Tuttavia fu adottato come copricapo regale anche da popoli che portavano i capelli corti. Nastri del genere compaiono in sculture rinvenute in Egitto, a Ninive e Persepoli. In epoche successive i vari dignitari si distinguevano dal diverso colore, tessuto e disegno del diadema. Alcune di queste fasce, larghe 5 cm circa, erano di lino, di seta e anche d’argento e d’oro. A volte il diadema si portava sopra un berretto. C’erano anche diademi radiati (con punte sporgenti tutt’intorno a mo’ di raggi) e altri con incastonate pietre preziose.

      In occasione di avvenimenti agonistici si usavano come corone serti o ghirlande di fiori. (II Tim. 2:5) In Grecia i vincitori dei giochi ricevevano corone o serti che di solito erano di foglie di alberi e adorni di fiori. Per esempio, nei Giochi Pitici ai vincitori veniva consegnata una corona d’alloro; i vincitori dei Giochi Olimpici ricevevano corone di foglie d’olivo selvatico; e i vincitori dei Giochi Istmici (tenuti presso Corinto), corone di pino.

      [Figura a pagina 274]

      Diadema egiziano

  • Corpo
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    • Corpo

      La struttura fisica dell’uomo o degli animali. I diversi corpi fisici sono composti di carne diversa, unita a forza vitale. — I Cor. 15:39; Giac. 2:26; Gen. 7:22; vedi ANIMA

      CORPI SPIRITUALI

      Come ci sono corpi fisici visibili e palpabili, ci sono anche corpi spirituali, invisibili all’occhio umano e interamente fuori della portata dei sensi umani. (I Cor. 15:44) Il corpo delle persone spirituali (Dio, Cristo, gli angeli) è glorioso. “Nessuno ha mai visto Dio”. (I Giov. 4:12) L’uomo non può vedere Dio e vivere. (Eso. 33:20) Quando ebbe solo una visione fugace di Gesù Cristo dopo la risurrezione, Paolo cadde in terra e rimase accecato dallo splendore, e ci volle un miracolo perché riacquistasse la vista. (Atti 9:3-5, 17, 18; 26:13, 14) Anche gli angeli sono più potenti degli uomini. (II Piet. 2:11) Sono gloriosi, splendenti e come tali sono apparsi in manifestazioni fisiche. (Matt. 28:2-4; Luca 2:9) Questi figli spirituali di Dio hanno la vista abbastanza forte da vedere e sopportare lo splendore dell’onnipotente Dio. — Luca 1:19.

      Poiché non possiamo vedere Dio con gli occhi fisici, egli usa certe espressioni metaforiche per aiutarci a capire e apprezzare ciò che lo riguarda. La Bibbia dice che Dio ha occhi (Sal. 34:15; Ebr. 4:13), braccia (Giob. 40:9; Giov. 12:38), piedi (Sal. 18:9; Zacc. 14:4), cuore (Gen. 8:21; Prov. 27:11), mani (Eso. 3:20; Rom. 10:21), dita (Eso. 31:18; Luca 11:20), naso, narici (Ezec. 8:17; Eso. 15:8), e orecchi. (I Sam. 8:21; Sal. 10:17) Non si deve supporre che abbia letteralmente questi organi in senso fisico e con l’aspetto che conosciamo. L’apostolo Giovanni, che aveva la speranza della vita in cielo, disse ai coeredi della vita celeste: “Diletti, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora reso manifesto che cosa saremo. Sappiamo che quando egli sarà reso manifesto, saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è”. (I Giov. 3:2) Sarà un organismo conforme al “corpo glorioso” di Gesù Cristo (Filip. 3:21), che è “l’immagine dell’invisibile Iddio”, “il riflesso della sua gloria e l’esatta rappresentazione del suo stesso essere”. (Col. 1:15; Ebr. 1:3) Essi riceveranno dunque organismi incorruttibili, dotati del principio vitale dell’immortalità, a differenza degli angeli in genere e degli esseri umani, che sono mortali, possono morire. — I Cor. 15:53; I Tim. 1:17; 6:16; Mar. 1:23, 24; Ebr. 2:14.

      IL CORPO DI CARNE DI CRISTO

      All’istituzione del pasto serale del Signore, Gesù offrì agli undici apostoli fedeli pane non lievitato, dicendo: “Questo significa il mio corpo che sarà dato in vostro favore”. (Luca 22:19) Qualche tempo prima aveva detto: “Il pane che darò è la mia carne a favore della vita del mondo”. — Giov. 6:51; Ebr. 10:10; I Piet. 2:24; vedi PASTO SERALE DEL SIGNORE.

      Il corpo fisico di Gesù doveva essere un vero corpo umano, non un’incarnazione, onde egli potesse essere l’“ultimo Adamo” (I Cor. 15:45) e un “riscatto corrispondente per tutti [gli esseri umani]”. (I Tim. 2:5, 6; Matt. 20:28) Doveva essere perfetto, perché doveva esser sacrificato per provvedere al cospetto di Geova Dio il prezzo d’acquisto. (I Piet. 1:18, 19; Ebr. 9:14) Nessun essere umano imperfetto poteva provvedere il prezzo necessario. (Sal. 49:7-9) Per questa ragione, nel sottoporsi al battesimo per iniziare la sua vita di sacrificio, Gesù disse al Padre suo: “Mi hai preparato un corpo”. — Ebr. 10:5.

      Il corpo fisico di Gesù Cristo non si decompose tornando alla polvere come il corpo di Mosè e di Davide, uomini che prefigurarono Cristo. (Deut. 34:5, 6; Atti 13:35, 36; 2:27, 31) Quando i discepoli si recarono alla tomba di buon mattino il primo giorno della settimana, il corpo di Gesù era scomparso e i panni in cui era stato sepolto erano rimasti nella tomba, mentre il suo corpo indubbiamente era stato disintegrato senza decomporsi. — Giov. 20:2-9; Luca 24:3-6.

      Dopo la risurrezione Gesù apparve in corpi diversi. Maria lo scambiò per il giardiniere. (Giov. 20:14, 15) Un’altra volta apparve entrando in una stanza le cui porte erano sbarrate, coi segni delle ferite sul corpo. (Giov. 20:24-29) Diverse volte si manifestò e fu riconosciuto non per l’aspetto, ma per le sue parole ed azioni. (Luca 24:15, 16, 30, 31, 36-45; Matt. 28:11-18) Una volta un miracolo avvenuto secondo le sue istruzioni fece aprire gli occhi ai discepoli che lo riconobbero. (Giov. 21:4-7, 12) Gesù, essendo risuscitato come spirito (I Piet. 3:18), poteva materializzare un corpo per l’occasione come avevano fatto in passato angeli apparsi come messaggeri. — Gen. 18:2; 19:1, 12; Gios. 5:13, 14; Giud. 13:3, 6, Ebr. 13:2.

      USO SIMBOLICO

      Gesù Cristo è chiamato il Capo della “congregazione, che è il suo corpo”. (Efes. 1:22, 23; Col. 1:18) In questo corpo di cristiani non ci sono divisioni razziali, nazionali o d’altro genere, essendovi rappresentati ebrei e persone di tutte le nazioni. (Gal. 3:28; Efes. 2:16; 4:4) Mediante lo spirito santo tutti sono battezzati in Cristo e nella sua morte. Sono dunque tutti battezzati in un solo corpo. (I Cor. 12:13) Perciò tutto il corpo segue il capo, subendo una morte simile alla sua e avendo una risurrezione simile. — Rom. 6:3-5.

      L’apostolo Paolo usa il funzionamento del corpo umano per illustrare l’operato della congregazione cristiana, paragonandone i componenti che vivono sulla terra in qualsiasi periodo di tempo a un corpo, con Cristo quale Capo invisibile. (Rom. 12:4, 5; I Cor. cap. 12) Egli sottolinea l’importanza del posto che ciascuno occupa, l’interdipendenza, la cura e l’amore reciproco, e il lavoro che si compie. Dio ha dato a ciascuno il suo posto nel corpo e grazie alle varie funzioni dello spirito santo il corpo fa ciò che è necessario. Il Capo, Gesù Cristo, tiene i collegamenti, fornisce alle parti del corpo ciò di cui hanno bisogno per mezzo delle “sue giunture”. — Col. 2:19.

      GIUSTO USO DEL PROPRIO CORPO

      Il cristiano dovrebbe apprezzare il corpo che Dio gli ha dato e dovrebbe amarlo avendone la dovuta cura per poterlo usare nel sacro servizio reso a Dio. (Rom. 12:1) Questo richiede l’uso della ragione e il mantenimento del corpo con cibo e altre cose necessarie insieme alla pulizia fisica, ma altre cure sono ancora più importanti. Queste riguardano la spiritualità, la ricerca del regno di Dio e della sua giustizia, e la rettitudine morale. (Matt. 6:25, 31-33; Col. 2:20-23; 3:5) L’apostolo consiglia: “L’addestramento corporale è utile per un poco; ma la santa devozione è utile per ogni cosa, giacché ha la promessa

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