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DamascoAusiliario per capire la Bibbia
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di Giuda e Israele, sconfiggendoli e provocando la morte di Acab. (I Re 22:29-37) Durante il regno di Ieoram d’Israele (ca. 917–905 a.E.V.), Ben-Adad II fece un ultimo tentativo per conquistare Samaria che fu miracolosamente sventato. — II Re 6:24; 7:6, 7.
Adempiendo l’incarico del suo predecessore Elia, il profeta Eliseo andò a Damasco e disse ad Azael che sarebbe diventato re di Siria al posto di Ben-Adad. (I Re 19:15; II Re 8:7-13) Prima della morte di Ben-Adad, Damasco era diventata il centro della resistenza siriana all’espansione dell’impero assiro, che intendeva dominare i paesi che si affacciavano sul Mediterraneo. Essendo un importante nodo sulla principale via carovaniera che dalla Mesopotamia portava al Mediterraneo, Damasco fu il primo obiettivo. Alla testa di una coalizione di regni vicini, Damasco riuscì a resistere a una serie di attacchi di Salmaneser III re d’Assiria. Un’iscrizione di Salmaneser ricorda che Azael si era impadronito del trono siriano. Dopo una battaglia decisiva, Salmaneser respinse Azael, cinse d’assedio Damasco, ma non riuscì a conquistare la città.
Azael, re di Damasco, continuò la politica di aggressione contro Israele. (II Re 10:32) Estendendo il potere di Damasco fino alla città filistea di Gat, riuscì a invadere Giuda, minacciando a tal punto il re Ioas (898–858 a.E.V.) da costringerlo a pagare un ingente tributo per salvare Gerusalemme dall’attacco della Siria. (II Re 12:17, 18; 13:3, 22; II Cron. 24:23, 24) Sotto il successore di Azael, Ben-Adad III, Israele si sottrasse al giogo di Damasco perché Ioas re d’Israele (ca. 859-844 a.E.V.) inflisse tre sconfitte alla Siria. (II Re 13:24, 25) Poi Geroboamo II d’Israele (ca. 844-803 a.E.V.) penetrò in territorio siriano fino all’“entrata di Amat”, e “restituì Damasco e Amat a Giuda in Israele”. (II Re 14:23-28) In genere si pensa che questo voglia dire che rese questi due regni tributari, come lo erano stati sotto Davide e Salomone. — I Re 4:21.
Giudizi di Geova su Damasco
Un secolo dopo però Damasco occupava di nuovo la posizione di “capo della Siria”. (Isa. 7:8) Durante il regno di Acaz re di Giuda (761-745 a.E.V.), Rezin di Damasco, alleatosi con Peca d’Israele, compì una scorreria in Giuda giungendo fino a Elat sul golfo di ‘Aqaba. Il re Acaz ne fu così atterrito che mandò ad assoldare Tiglat-Pileser III d’Assiria perché allontanasse da Giuda gli eserciti siriani. Gli assiri attaccarono prontamente e conquistarono Damasco, misero a morte Rezin e portarono in esilio molti damasceni. (II Re 16:5-9; II Cron. 28:5, 16) Così si adempirono le profezie pronunciate da Geova per mezzo di Isaia e Amos (Isa. 8:4; 10:5, 8, 9; Amos 1:3-5), ma Acaz, mentre si trovava a Damasco per incontrare Tiglat-Pileser (e probabilmente rendergli omaggio), si fece stupidamente fare una copia di un altare per la falsa adorazione che aveva visto in quella città, e su di esso fece poi sacrifici agli “dèi di Damasco”. — II Re 16:10-13; II Cron. 28:23.
D’allora in poi Damasco non costituì più una minaccia per Israele. Ormai debole militarmente, la città riacquistò importanza commerciale, com’è indicato dalla profezia di Ezechiele. (Ezec. 27:18) Ma Geremia aveva predetto che Damasco, un tempo tanto rinomata, sarebbe stata afflitta dalla cattiva notizia proveniente da Amat e Arpad nella Siria settentrionale, notizia probabilmente relativa alla spietata conquista dei regni aramei da parte degli eserciti babilonesi che avanzavano al comando di Nabucodonosor. (Ger. 49:23-27) Damasco, la perla del deserto, non si sarebbe sottratta alla conquista. Più tardi Damasco è ancora una volta inclusa in una dichiarazione avversa di Zaccaria profeta di Geova, la cui profezia fu messa per iscritto nel 518 a.E.V. Questa profezia probabilmente si adempì all’epoca di Alessandro Magno che, dopo la vittoria conseguita nella battaglia di Isso nel 333 a.E.V., occupò la Siria e la Fenicia. — Zacc. 9:1-4.
Nel I secolo E.V.
Quando Saulo di Tarso partì per Damasco con l’intenzione di perseguitare i cristiani, in città c’erano diverse sinagoghe. (Atti 9:1, 2) La città faceva allora parte del regno nabateo di Areta IV ed era retta da un governatore. (II Cor. 11:32, 33) Saulo, cieco, dopo la sua conversione fu condotto in una casa sulla via chiamata Diritta. Questa strada attraversa da un capo all’altro Damasco, dividendo in due la città, e in quell’epoca era evidentemente una strada molto importante, fiancheggiata da colonnati. Paolo (Saulo) predicò per qualche tempo nelle sinagoghe di Damasco, ma un complotto per sopprimerlo lo costrinse a fuggire di notte calandosi da un’apertura nelle mura della città. — Atti 9:11, 17-25; 26:20; Gal. 1:16, 17.
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DanAusiliario per capire la Bibbia
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Dan
[giudice].
1. Quinto dei dodici figli di Giacobbe; nato in Paddan-Aram. (Gen. 35:25, 26) Dan era il primogenito di Bila, schiava di Rachele, che, sostituendosi alla padrona sterile, divenne una moglie secondaria di Giacobbe. Per questa ragione Rachele adottò subito il bambino e gli mise nome Dan, dicendo: “Dio ha agito da mio giudice . . . così che mi ha dato un figlio”. (Gen. 30:6) Il fratello germano di Dan si chiamava Neftali. Quando Giacobbe si trasferì in Egitto nel 1728 a.E.V., portando con sé l’intera famiglia, Dan stesso aveva un figlio di nome Usim (chiamato Suam in Numeri 26:42). (Gen. 46:7, 23, 26) Diciassette anni più tardi, quando Giacobbe morente chiamò i figli al suo capezzale, Dan godeva come gli altri undici dei pieni diritti di capofamiglia di una delle dodici tribù d’Israele. Nel benedirlo Giacobbe disse: “Dan giudicherà il suo popolo come una delle tribù d’Israele. Sia Dan un serpente presso il lato della strada, un serpe cornuto al lato della via, che morda i calcagni del cavallo onde il suo cavaliere cada all’indietro. Da te, o Geova, realmente attenderò la salvezza”. — Gen. 49:16-18.
2. Una delle tribù d’Israele, che prese il nome dal quinto figlio di Giacobbe. Usim figlio di Dan era chiamato anche Suam, e i suamiti erano l’unica famiglia esistente di daniti. (Num. 26:42) Quando giunse in Egitto Dan aveva solo questo figlio, eppure circa due secoli più tardi, dopo la liberazione dalla schiavitù, la tribù contava 62.700 uomini dai vent’anni in su. (Gen. 46:23; Num. 1:1, 38, 39) Era la seconda tribù per numero di uomini in età di combattere. Nel deserto la tribù di Dan, con Ahiezer come capotribù, doveva accamparsi a N del tabernacolo accanto alle tribù di Aser e Neftali. In ordine di marcia, la tribù occupava l’importantissima posizione di retroguardia, grazie al coraggio, alla lealtà e fidatezza che aveva manifestato. — Num. 2:25-31; 10:25.
Nella suddivisione della Terra Promessa, il capotribù Bucchi figlio di Iogli rappresentava Dan, e questa tribù finì per ricevere uno dei territori più piccoli nonostante il fatto che numericamente era ancora la seconda. La sua sorte però, la settima, cadde su terreno molto buono, confinante con le tribù di Giuda, Efraim e Beniamino, una terra che si estendeva dalle fertili valli della Sefela alla pianura costiera lungo il Mediterraneo. Ma non avendo scacciato, secondo il comando di Geova, le nazioni che la occupavano senza diritto, Dan soffrì amaramente. (Num. 26:43; 34:22; Gios. 19:40-46; Giud. 1:34) Per questa ragione parte della tribù si trasferì nella zona più settentrionale della Palestina e occupò la città di Lesem o Lais che chiamò “Dan”. (Gios. 19:47, 48; Giud. 18:11-31) Nel corso di quest’impresa i daniti derubarono un certo Mica della sua immagine scolpita che adottarono come proprio dio, nonostante che uomini di Dan fossero stati anni prima sopra il monte Ebal da dove furono pronunciate le maledizioni che includevano: “Maledetto è l’uomo che fa un’immagine scolpita o una statua di metallo fuso, cosa detestabile a Geova”. (Deut. 27:13-15) Dan mancò inoltre di dare il suo appoggio al giudice Barac contro gli eserciti di Sisera. — Giud. 5:17.
3. Città all’estremo N della Palestina. Prima che venisse conquistata dalla tribù di Dan, gli abitanti pagani la chiamavano Lesem o Lais. (Gios. 19:47; Giud. 18:7, 27) I daniti ricostruirono la città distrutta e la chiamarono “Dan dal nome del loro padre, Dan”. (Giud. 18:28, 29) Comunque, già quattro secoli prima la città è menzionata col nome di “Dan” parlando di Abraamo che inseguì Chedorlaomer e i suoi alleati “fino a Dan”. (Gen. 14:14) È possibile che l’uso del nome “Dan” in così antica data possa riferirsi al nome del fiume, la cui sorgente si trova proprio a S della città, noto come Nahr el-Leddan. Girolamo (Comm. in Matt. xvi, 13) era dell’opinione che il nome del Giordano derivasse dal fatto che il fiume aveva due sorgenti, una chiamata Jor e l’altra Dan, per cui il corso d’acqua che formavano insieme venne chiamato “Giordano”, nome già in uso all’epoca di Abraamo. (Gen. 13:10) Ad ogni modo nulla vieta che il nome “Dan” si riferisse alla suddetta località già all’epoca di Abraamo. Il fatto che questo antico nome corrispondeva a quello dell’antenato della tribù di Dan poteva essere una coincidenza oppure poteva dipendere dal volere di Dio.
Il nome “Dan” compare di nuovo nel Pentateuco in Deuteronomio 34:1, dove indica uno dei limiti del territorio visto da Mosè l’ultima volta che scorse la Terra Promessa dal monte Nebo. Dato che Dan si trova ai piedi dei monti dell’Antilibano (e non lontano dall’Ermon), poteva significare che il panorama che Mosè vide includeva quella catena montuosa. Qui l’uso del nome “Dan” poteva corrispondere all’uso fattone nel caso di Abraamo, oppure poteva dipendere dal fatto che fu Giosuè a scrivere la parte conclusiva del libro, relativa agli avvenimenti seguiti alla morte di Mosè.
Dan sorgeva nel “bassopiano che apparteneva a Bet-Reob”, e questa zona, a N delle acque di Merom e ai piedi del Libano, era una regione fertile e amena, ricca di acqua. (Giud. 18:28) La località è stata identificata con Tell el-Qadi, che in arabo significa “colle del giudice”, conservando così il significato del nome ebraico “Dan”. Qui due sorgenti si uniscono per formare il Nahr el-Leddan, che è il maggiore dei corsi d’acqua che confluiscono pochi chilometri più oltre formando il Giordano. La città, a una certa altitudine ai piedi del monte Ermon, dominava l’ampio bacino di Hula. Inoltre godeva di una posizione strategica sull’importante via carovaniera fra Tiro e Damasco.
Dan divenne sinonimo dell’estremo N d’Israele come rivela la frequente espressione “da Dan a Beer-Seba”. (Giud. 20:1; I Sam. 3:20; II Sam. 3:10; I Re 4:25; II Cron. 30:5) In realtà c’erano altri villaggi più a N di Dan, come c’erano pure diversi villaggi più a S di Beer-Seba, ma evidentemente Dan era la città più importante al N come Beer-Seba lo era al S. Per la sua posizione era logicamente la prima a soffrire quando il paese era attaccato da N, come avvenne nell’invasione del siro Ben-Adad. (I Re 15:20; II Cron. 16:4) Questo senza dubbio si rifletté nelle espressioni profetiche di Geremia 4:15 e 8:16. Dopo la divisione del regno, Geroboamo eresse vitelli d’oro a Dan e a Betel nel tentativo di tener lontani i suoi sudditi dal tempio di Gerusalemme. — I Re 12:28-30; II Re 10:29.
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DanieleAusiliario per capire la Bibbia
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Daniele
[Dio è (mio) giudice].
Noto profeta di Geova della tribù di Giuda, e scrittore del libro che porta il suo nome. Ben poco si sa del primo periodo della sua vita, ma egli rivela di esser stato portato a Babilonia, probabilmente quand’era adolescente, insieme ad altri nobili e principi di stirpe reale. — Dan. 1:3-6.
SOTTO LA DOMINAZIONE BABILONESE
Mentre molti esuli si trovavano presso il fiume Chebar, fuori Babilonia, Daniele e i suoi tre compagni furono scelti e istruiti per tre anni secondo la cultura babilonese affinché fossero in grado di svolgere incarichi governativi. Com’era consuetudine furono dati loro nomi babilonesi; quello di Daniele era Baltassar, che significa “Proteggi la sua vita”. Non volendosi contaminare coi cibi assegnati loro, che potevano includere cose proibite dalla legge mosaica o profanate da riti pagani, chiese che la loro dieta si limitasse a verdura e acqua. Venne insegnata loro tutta la sapienza di Babilonia, ma fu Geova Dio che diede loro “conoscenza e perspicacia in ogni scrittura e sapienza; e Daniele stesso aveva intendimento di ogni sorta di visioni e di sogni”. (Dan. 1:17) Alla fine dei tre anni il re trovò che erano “dieci volte migliori di tutti i sacerdoti che praticavano la magia e gli evocatori che erano in tutto il suo regale reame”. — Dan. 1:20.
I sogni di Nabucodonosor
Nel secondo anno del suo regno (probabilmente a partire dalla caduta di Gerusalemme nel 607 a.E.V.), Nabucodonosor fa un sogno che ‘agita il suo spirito’. Tutti i saggi sono incapaci di rivelarlo, perciò Daniele si presenta al re e non solo gli descrive il sogno, rivelatogli da Dio, ma lo interpreta salvando se stesso e gli altri saggi dalla condanna a morte. Questo induce Nabucodonosor a fare di Daniele il “governante su tutto il distretto giurisdizionale di Babilonia e principale prefetto su tutti i saggi”. (Dan. 2:48) I suoi tre compagni ricevono alti incarichi, ma non a corte, mentre Daniele presta servizio alla corte del re.
Non si sa perché Daniele non fosse implicato nella prova d’integrità affrontata dai suoi compagni, Sadrac, Mesac e Abednego, quando fu ordinato loro di adorare la statua d’oro eretta nella pianura di Dura. (Dan. cap. 3) La precedente condotta di Daniele come pure la lealtà che mostrò in seguito a Dio anche a rischio di morire (vedi il capitolo 6) dimostrano che se fosse stato presente, e in
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