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  • Dario
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • molto agli altri alti funzionari. Il loro complotto contro Daniele fu sventato e Dario fece mettere a morte gli accusatori di Daniele e le loro famiglie, suscitando probabilmente l’animosità degli altri funzionari. Il proclama di Dario che ordinava a tutti nel suo regno di “temere dinanzi all’Iddio di Daniele” deve inevitabilmente aver provocato profondo malcontento e risentimento fra il potente clero babilonese. Dato che gli scribi agivano senz’altro sotto la direttiva dei summenzionati elementi, non sarebbe affatto strano che, se il regno di Dario fu davvero piuttosto breve, i relativi documenti siano stati successivamente alterati e le prove che lo riguardavano eliminate. Si sa che azioni del genere sono avvenute nella storia dell’epoca.

      Si deve dunque dare il giusto peso al dualismo della dominazione medo–persiana presentato nella Bibbia. (Dan. 5:28; 8:3, 4, 20) Anche se la storia secolare attribuisce la massima preminenza a Ciro e ai persiani, la Bibbia spiega che i medi continuarono a esercitare un certo potere insieme ai persiani, e continuarono a esserci leggi “dei Medi e dei Persiani”. (Dan. 6:8; Est. 1:19) I medi ebbero un ruolo importante nella conquista di Babilonia. (Isa. 13:17-19) Notate inoltre che Geremia (51:11) aveva predetto che i “re [al plurale] dei Medi” sarebbero stati fra gli attaccanti. Dario poteva benissimo essere uno di quei re. E sia nella storia passata che in quella dell’epoca non mancano esempi del fatto che un personaggio di primo piano dei medi riceva la piena autorità sul regno conquistato come ricompensa per l’impresa militare compiuta dalla sua nazione. (Vedi la divisione dell’impero assiro da parte di medi e babilonesi che portò alla formazione dell’impero neo–babilonese). Poiché in quel tempo Dario aveva sessantadue anni, può darsi che sia morto entro un anno circa, e che Ciro abbia poi preso le redini del governo. L’assiriologo D. J. Wiseman dice a proposito di quanto Daniele scrive di Dario (The New Bible Dictionary di Douglas, p. 293): “. . . la narrazione ha tutta l’apparenza di un vero scritto storico, e in assenza di molti documenti storici dell’epoca non c’è ragione per cui la storia non debba essere accettata”. Essendo ispirata, la Bibbia merita senz’altro consensi ben superiori a quelli riservati alla storia secolare, spesso contraddittoria.

      2. Dario figlio di Istaspe, detto anche Dario il Grande o Dario I (Persiano). È ritenuto uno dei più notevoli sovrani dell’impero persiano. Dario stesso si definisce “figlio di Istaspe, achemenide, persiano, figlio di un persiano, ariano, di discendenza ariana”. Vantava dunque una discendenza reale dallo stesso antenato di Ciro il Grande, ma da un ramo diverso.

      Dopo la morte di Cambise II, avvenuta verso il 522 a.E.V. mentre tornava dall’Egitto, Gaumata (o Bardiya) assunse per breve tempo il trono persiano. Dario, con l’aiuto di altri sei nobili persiani, uccise Gaumata e salì al trono; questo avvenimento è descritto in tre lingue nell’immensa iscrizione di Bisutun che Dario fece scolpire su una parete rocciosa a picco su una pianura attraversata dalla principale via carovaniera da Baghdad a Teheran. Secondo tale iscrizione Gaumata era un usurpatore e si spacciava per un fratello di Cambise che era stato messo a morte. Gran parte degli studiosi moderni accetta quest’iscrizione (in cui si frappongono numerose assicurazioni di Dario che “è vera e non mente”) come fondamentalmente aderente alla realtà, mentre alcuni ritengono che fosse tutta un’invenzione di Dario e che l’usurpatore in effetti fosse lui. Ad ogni modo, quando salì al trono Dario trovò un impero in rivolta e gli occorsero due anni per sottomettere i rivoltosi in tutto il reame. L’Egitto, che si era ribellato al giogo persiano, fu riconquistato da Dario verso il 519–518 a.E.V. Dopo di che egli estese i confini dell’impero fino all’India a E e alla Tracia e alla Macedonia a O. Dario è noto anche per l’efficiente riorganizzazione dell’ordinamento amministrativo dell’impero, l’emanazione di un codice imperiale di leggi e la riapertura del canale che collegava il Nilo col Mar Rosso.

      Dario figlio di Istaspe è menzionato espressamente nella Bibbia a proposito della ricostruzione del tempio di Gerusalemme. Le fondamenta del tempio erano state poste nel 536 a.E.V., ma il lavoro di ricostruzione fu interdetto verso il 522 e “restò fermo fino al secondo anno del regno di Dario” (520–519). (Esd. 4:4, 5, 24) Quell’anno i profeti Aggeo e Zaccaria incoraggiarono gli abitanti di Giuda a continuare la costruzione e i lavori ripresero. (Esd. 5:1, 2; Agg. 1:1, 14, 15; Zacc. 1:1) Questo provocò un’inchiesta e Tattenai, il governatore che tutelava gli interessi dell’impero a O dell’Eufrate, e altri funzionari, scrissero una lettera a Dario re di Persia, per avvertirlo dei lavori di costruzione, informarlo che gli ebrei sostenevano la legalità del progetto, e chiedere che si consultassero gli archivi reali per vedere se esisteva qualche documento scritto a conferma della loro affermazione. (Esd. 5:3-17) La dichiarazione degli ebrei che metteva in contrasto l’operato del caldeo Nabucodonosor, distruttore del tempio, con quello del persiano Ciro, che ne autorizzò la ricostruzione, dovette avere un benefico e felice effetto su Dario il quale, nei primi anni di regno, aveva dovuto affrontare due rivoltosi che avevano entrambi assunto il nome di Nabucodonosor (detti Nabucodonosor III e Nabucodonosor IV dagli storici), si dichiaravano figli di Nabonedo e volevano l’indipendenza di Babilonia dall’impero persiano.

      Consultando gli archivi di Ecbatana, antica capitale della Media, si scoprì il documento firmato da Ciro. Dario allora ordinò al governatore Tattenai che lui e gli altri funzionari non solo non dovevano interferire coi lavori del tempio ma dovevano anche provvedere i fondi necessari alla ricostruzione attingendoli dal “tesoro reale della tassa oltre il Fiume”, come pure gli animali e altre cose necessarie per i sacrifici. Chiunque avesse violato l’ordine del re doveva essere messo al palo e la sua casa “trasformata in latrina pubblica”. — Esd. 6:1-12.

      Con tale cooperazione ufficiale, e col continuo incoraggiamento profetico (Zacc. 7:1; 8:1-9, 20-23), i lavori del tempio furono felicemente portati a termine “nel sesto anno del regno di Dario” (Esd. 6:13-15; probabilmente verso il 5–6 marzo del 515 a.E.V.). Dal momento che diverse iscrizioni rivelano che Dario era un fervente adoratore di Ahura Mazda, è evidente che la sua azione, pur servendo al proposito di Geova Dio e avendo senza dubbio la sua direttiva, era dovuta più che altro al rispetto per l’irrevocabilità delle leggi medo–persiane ed era in armonia con la politica di tolleranza del governo di Dario, tolleranza messa in evidenza in alcune iscrizioni.

      ULTIME SPEDIZIONI IN GRECIA

      Verso la fine del secolo, varie città greche della Ionia si ribellarono contro la dominazione persiana e, benché la rivolta fosse stata soffocata, Dario decise di punire Atene ed Eretria per aver prestato aiuto alle città ribelli. Questo provocò l’invasione persiana della Grecia, che tuttavia, nel 490 a.E.V., finì con la sconfitta degli eserciti di Dario nella battaglia di Maratona. Dario fece accurati preparativi per un’altra spedizione in Grecia, ma non poté attuarla poiché nel 486 a.E.V. morì. Gli successe al trono il figlio Serse.

      3. Neemia 12:22 menziona il censimento dei leviti, capi delle rispettive case paterne, “ai giorni di Eliasib, Ioiada e Ioanan e Iaddua . . . fino al regno di Dario il Persiano”. Dato che Eliasib era sommo sacerdote al tempo del ritorno di Neemia a Gerusalemme (Nee. 3:1) e che, quando Neemia si recò una seconda volta a Gerusalemme (durante o dopo il trentaduesimo anno di Artaserse [ca. 443 a.E.V.]), Ioiada aveva un figlio sposato (Nee. 13:28), probabilmente il “Dario” qui menzionato era Dario II, Oco (detto anche Noto, cioè “figlio illegittimo” di Artaserse I), che regnò dal 423 al 404 a.E.V.

      Fra i papiri di Elefantina è stata ritrovata una lettera che risale agli ultimi anni del V secolo a.E.V., dov’è menzionato “Ioanan” in quel tempo sommo sacerdote a Gerusalemme.

  • Datan
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    • Datan

      Vedi ABIRAM.

  • Dattero
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    • Dattero

      Frutto della palma da datteri (Phoenix dactylifera), comune in Palestina. I datteri sono ovali, carnosi e dolci, e producono un unico seme.

      Nella Bibbia i datteri sono menzionati solo indirettamente. — Cant. 5:11; 7:7, 8.

      [Figura a pagina 318]

      Grappoli di datteri

  • Davide
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    • Davide

      [“amato”, o, forse, forma abbreviata di “amato di Iah”].

      Pastore, musicista, poeta, soldato, statista, profeta e re che si distingue per l’importanza che ha nelle Scritture Ebraiche. Focoso combattente sul campo di battaglia, perseverò nelle avversità, fu un forte condottiero il cui coraggio e la cui forza non vennero mai meno, eppure abbastanza umile da riconoscere i propri errori e pentirsi dei gravi peccati; fu un uomo capace di tenera compassione e misericordia, amante della verità e della giustizia, e, soprattutto, ebbe assoluta fiducia in Geova suo Dio.

      Davide era discendente di Boaz e Rut, e, attraverso Perez, aveva come antenato Giuda. (Rut 4:18-22; Matt. 1:3-6) Era il minore degli otto figli di Iesse e aveva anche due sorelle o sorellastre. (I Sam. 16:10, 11; 17:12; I Cron. 2:16) Uno dei fratelli di Davide morì evidentemente senza figli e non è più menzionato in successive genealogie. (I Cron. 2:13-16) Della madre di Davide non viene fatto il nome. Alcuni hanno pensato che Naas fosse sua madre, ma più probabilmente Naas era il padre delle sorellastre di Davide. — II Sam. 17:25.

      Betleem, 8 km circa a S di Gerusalemme, era il paese nativo di Davide, dove avevano vissuto i suoi antenati Iesse, Obeb e Boaz, e che a volte era chiamato “città di Davide” (Luca 2:4, 11; Giov. 7:42), da non confondere con “la città di Davide”, cioè

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