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  • Daniele, libro di
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • per soli ebrei; Messia stroncato, a metà della settimana fa cessare sacrificio e offerta di dono (26a, 27a)

      4. Poi città e luogo santo sono desolati (26b, 27b)

      IX. Angelo mandato a portare a Daniele visione della “parte finale dei giorni’’ (capp. 10, 11)

      A. Angelo contrastato da principe (demonico) di Persia per ventun giorni; aiutato da Michele (10:13)

      1. Daniele rafforzato per ricevere visione dall’angelo che deve poi combattere col principe di Persia e affrontare anche il principe di Grecia (10:7-12, 15-20)

      2. Michele, principe del popolo di Daniele, è al fianco dell’angelo di Dio (10:21)

      B. Re del nord e re del sud (cap. 11)

      1. Dopo la caduta del successore della Persia (Alessandro Magno), il regno è diviso, il re del sud acquista forza; sconfigge il re del nord (11:1-12)

      2. Lungo dominio del re del nord (11:13-26)

      3. Re del sud sconfigge re del nord (11:27-30a)

      4. Re del nord si allea con quelli che lasciano il patto santo e combatte popolo di Dio, ma non riesce a distruggerlo (11:30b-31a, 32)

      5. Stabilita la cosa disgustante che causa desolazione (11:31b)

      6. Popolo di Dio sottoposto a dure prove, ma riceve aiuto (11:33-35)

      7. Re del nord diventa potente, parla contro Dio, vuol essere adorato ma adora lui stesso il dio delle fortezze (11:36-39)

      8. Nel tempo della fine il re del sud s’impegna in uno scontro col re del nord (11:40a)

      a. Re del nord inonda molti paesi, invade paese dell’Adornamento (del popolo di di Geova) (11:40b-43)

      b. Notizie da est e nord turbano il re del nord; egli pianta le tende fra il monte santo e il mare, giunge alla sua fine (11:44, 45)

      C. Aspetti del tempo della fine (cap. 12)

      1. Sorge Michele, principe del popolo di Daniele (1-3)

      a. Peggior tempo d’angustia del mondo (1)

      b. Molti destati a vita di durata indefinita oppure a biasimi e aborrimento (2)

      c. Quelli che hanno perspicacia risplendono; volgono molti alla giustizia (3)

      2. La conoscenza del libro, sigillato per molto tempo, diverrà abbondante (4-9)

      a. Molti si purificano; raffinati (10a)

      b. Malvagi non comprendono (10b)

      3. Periodi di tempo

      a. Tre tempi e mezzo per finire di frantumare popolo santo (7)

      b. 1.290 giorni dalla rimozione del sacrificio continuo e istituzione della cosa disgustante (11)

      c. Felicità alla fine di 1.335 giorni (12)

      4. Daniele morrà, riceverà la sua parte alla fine dei giorni (13)

  • Danza
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    • Danza

      Successione di movimenti ritmici del corpo, di solito con accompagnamento musicale, che possono andare dal ritmo più lento al parossismo più violento. La danza è un’espressione dei propri sentimenti e stati d’animo, spesso di gioia ed estasi, qualche volta di odio e vendetta (come nelle danze di guerra). Le emozioni e i sentimenti manifestati nella danza sono spesso sottolineati da costumi o accessori dai colori appropriati.

      L’arte della danza è di origine molto antica e dai tempi più remoti è stata per quasi tutti i popoli un suggestivo mezzo d’espressione, specie nell’adorazione. Nelle Scritture Ebraiche troviamo diversi termini che sono tradotti ‘danza’, ‘danzare in cerchio’, ‘danzare intorno’ e ‘saltare’, ecc.

      Danze espressero sentita lode e rendimento di grazie a Geova dopo che Israele vide la manifestazione della sua potenza nel distruggere gli egiziani. Gli uomini si unirono a Mosè nel cantare un inno di vittoria, e Miriam guidò le donne in danze con l’accompagnamento di tamburelli. (Eso. 15:1, 20, 21) Un’altra danza di vittoria motivata da profondi sentimenti religiosi fu quella della figlia di Iefte, che uscì per unirsi al padre nel lodare Geova per avergli dato nelle mani gli ammoniti. (Giud. 11:34) Le donne d’Israele, danzando con l’accompagnamento di liuti e tamburelli, acclamarono Saul e Davide dopo la vittoria di Geova sui filistei. (I Sam. 18:6, 7; 21:11; 29:5) La danza faceva parte anche di certe feste annuali in relazione all’adorazione di Geova. (Giud. 21:19-21, 23) Inoltre i Salmi incoraggiano la danza come mezzo per onorare e lodare Geova. — Sal. 149:1, 3; 150:4.

      In Israele erano quasi sempre le donne a danzare, per lo più in gruppo. Quando gli uomini si univano alla danza, formavano gruppi separati; evidentemente nelle loro danze persone di sesso diverso non ballavano insieme. Si danzava in processione e in cerchio (Giud. 21:21; II Sam. 6:14-16), ma tali danze non avevano nulla di simile alle danze processionali o in cerchio dei pagani. I motivi e gli obiettivi della danza stessa, lo scopo dichiarato della danza, i movimenti dei corpi e i pensieri che tali movimenti suscitano negli osservatori sono cose importanti da considerare e valutare per determinare la somiglianza fra vari tipi di danza.

  • Darico
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    • Darico

      (dàrico).

      Moneta d’oro persiana del peso di g 8,4 circa. Sul recto del darico, coniato per due secoli a partire dalla fine del VI secolo a.E.V., c’era l’effigie di un re inginocchiato, con una lancia nella destra e un arco nella sinistra. Sul verso c’era l’impronta oblunga impressa quando era stata coniata la moneta. In I Cronache 29:7 una delle cifre relative alle contribuzioni per il tempio durante il regno di Davide è espressa in darici, anche se il darico persiano era sconosciuto all’epoca di Davide. Evidentemente lo scrittore di Cronache convertì la cifra originale nella moneta corrente e ben nota ai lettori. — Esd. 8:27.

      [Figura a pagina 315]

      Darico d’oro

  • Dario
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    • Dario

      Nome di tre re, uno medo, gli altri due persiani, menzionati nella Bibbia.

      1. Dario il Medo, all’età di sessantadue anni circa, successe nel regno al re caldeo Baldassarre dopo la conquista di Babilonia da parte degli eserciti di Ciro il Persiano. (Dan. 5:30, 31) È pure identificato come “figlio di Assuero del seme dei Medi”. — Dan. 9:1.

      DANIELE NELLA FOSSA DEI LEONI

      Nell’esercizio dei suoi poteri amministrativi, Dario nominò centoventi satrapi (termine che significa fondamentalmente “protettore del reame”) che prestavano servizio in tutto il reame, e anche tre alti funzionari preposti ai satrapi, per curare gli interessi del re. Lo scopo principale della disposizione poteva senz’altro essere di carattere finanziario, dato che una delle prime mansioni dei satrapi era quella di riscuotere pedaggi e tributi per le casse dello stato. (Confronta Esdra 4:13). Uno dei tre alti funzionari era Daniele, che si era distinto su tutti gli altri funzionari e satrapi al punto che il re intendeva farlo primo ministro. (Dan. 6:1-3) Evidentemente per invidia, ma forse anche risentiti perché l’integrità di Daniele poneva senza dubbio un freno al dilagare di corruzione e peculato, gli altri due alti funzionari, d’accordo con i satrapi, macchinarono un’insidia legale. Presentandosi in forze davanti al re, gli fecero firmare un editto, apparentemente caldeggiato da tutti i funzionari governativi di un certo rango (Daniele però non era menzionato), che vietava per trenta giorni di fare “richiesta ad alcun dio o uomo” tranne Dario. L’eventuale violatore sarebbe stato gettato nella fossa dei leoni. Il decreto aveva tutta l’apparenza di voler confermare Dario, uno straniero, nella posizione acquisita di recente di re del reame, ed essere un’espressione della lealtà e dell’appoggio dei funzionari che l’avevano proposto.

      Dario firmò il decreto e subito si rese conto delle conseguenze, che dovevano rivelargli il fine recondito dell’editto. Per aver continuato a pregare Geova Dio, Daniele, il primo violatore dell’editto (confronta Atti 5:29), fu gettato nella fossa dei leoni nonostante i sinceri sforzi di Dario per trovare il modo di eludere l’immutabile statuto. Dario manifestò la fiducia che il Dio di Daniele aveva il potere di salvarlo, e, dopo aver digiunato e trascorso una notte insonne, si recò in tutta fretta alla fossa dei leoni e si rallegrò di trovare Daniele ancora vivo e incolume. Allora il re come giusta punizione fece gettare nella fossa dei leoni gli accusatori di Daniele con le loro famiglie, e fece proclamare in tutto il reame: “In ogni dominio del mio regno, si deve tremare e si deve temere dinanzi all’Iddio di Daniele”. — Dan. 6:4-27.

      Documenti storici dimostrano che, fin dall’antichità, in Mesopotamia i re erano considerati esseri divini cui era tributata adorazione. Molti commentatori ritengono che il divieto di fare ‘richieste’ contenuto nell’editto di Dario riguardasse esclusivamente petizioni di natura religiosa, e non si applicasse a richieste di carattere generale. L’esistenza di una “fossa dei leoni” a Babilonia è in armonia con la testimonianza di antiche iscrizioni indicanti che i sovrani orientali spesso avevano serragli di animali feroci. The Soncino Books of the Bible dice a questo proposito (Daniele, Esdra e Neemia, p. 49): “È risaputo che i persiani hanno ereditato dai re assiri la consuetudine di tenere tali animali nei loro giardini zoologici”. (Confronta Ezechiele 19:3-9). Gli storici greci Erodoto e Diodoro Siculo (rispettivamente del V e del I secolo a.E.V.) confermano entrambi l’immutabilità delle leggi dei medi e dei persiani. — Confronta Ester 1:19; 8:8.

      FINE DEI SETTANT’ANNI DI ESILIO

      Dopo il sesto capitolo di Daniele, Dario è menzionato solo un’altra volta in relazione al “primo anno” del suo regno. Proprio in quel primo anno Daniele ‘comprese’ che la desolazione di Giuda doveva durare settant’anni ed ebbe la rivelazione circa le settanta settimane profetiche e la venuta del Messia. (Dan. 9:1, 2, 24-27) L’angelo che portò a Daniele la particolareggiata visione che descriveva la lotta fra il “re del nord” e il “re del sud” rivelò anche che in precedenza, nel primo anno di Dario il Medo, aveva agito quale rafforzatore e fortezza. (Dan. 11:1, 6) I commentatori in genere ritengono che l’angelo avesse reso questo servizio a Dario, ma sembra più probabile che abbia dato tale aiuto a Michele, il principe angelico del popolo di Daniele che, come precisa il versetto precedente (Dan. 10:21) aveva lottato al fianco di questo particolare messaggero angelico. Fra gli angeli c’era dunque cooperazione e collaborazione nel combattere il ‘principe [demonico] di Persia’ che cercava di impedire l’adempimento dei propositi di Geova. — Dan. 10:13, 14.

      LA POSIZIONE DI CAMBISE

      Alcune opere storiche sull’impero persiano dicono che Cambise (II) fu fatto “re di Babilonia” dal padre Ciro subito dopo la conquista della città. Anche se Cambise evidentemente rappresentava il padre durante la festa del “capodanno” tenuta ogni anno a Babilonia, sembra che il resto del tempo risiedesse a Sippar. Ricerche basate sullo studio dei testi cuneiformi rivelano che Cambise assunse per la prima volta il titolo di “re di Babilonia” il 1º nisan del 530 a.E.V., diventando coreggente di Ciro, che si accingeva a iniziare la campagna militare in cui trovò la morte. Non c’è dunque alcun contrasto fra i documenti storici secolari relativi a Cambise II e quanto dice la Bibbia circa il fatto che Dario regnava in Babilonia.

      RELAZIONE CON LA STORIA SECOLARE

      Non è ancora stato scoperto alcun riferimento a “Dario il Medo” in iscrizioni non bibliche, e neanche viene menzionato da antichi storici secolari prima di Giuseppe Flavio (storico ebreo del I secolo E.V.).

      La veracità della Bibbia naturalmente non ha bisogno di conferma da parte di fonti secolari. I numerosi casi in cui personaggi o avvenimenti menzionati nella Bibbia, un tempo rifiutati come ‘non storici’ dai critici, sono poi risultati storici al di là di ogni smentita, dovrebbero consigliare agli studenti della Parola di Dio di non dar troppo peso alle critiche sfavorevoli. Le centinaia di migliaia di tavolette cuneiformi scoperte in Medio Oriente presentano ancora un quadro molto incompleto e lacunoso. In quanto ad altre fonti secolari, gli antichi storici di cui ci siano pervenuti gli scritti (spesso molto frammentari) sono pochi, quasi tutti greci, e vissuti uno, due o più secoli dopo gli avvenimenti descritti nel libro di Daniele.

      Gli scritti di Erodoto, Senofonte, Ctesia e Beroso (citato da Giuseppe Flavio), a proposito del regno di Ciro e degli avvenimenti contemporanei o successivi alla caduta di Babilonia, differiscono tutti e in vari punti si contraddicono. Come è avvenuto nel caso di questi storici, la stessa cosa può essersi verificata nel caso degli scribi babilonesi. La cronaca di Nabonedo non è che una copia di un documento precedente, e fu scritta probabilmente all’epoca dei Seleucidi (dal 312 al 65 a.E.V.) cioè almeno due secoli dopo gli avvenimenti a cui si riferisce. La possibilità di errore o deliberata alterazione nel copiare tali documenti è innegabilmente grande.

      Ma una ragione ancora più valida per la mancanza di informazioni relative a Dario nei documenti babilonesi è fornita dallo stesso libro di Daniele, in cui è spiegato che Dario affidò a Daniele un alto incarico nel governo, cosa che dispiacque molto agli altri alti funzionari. Il loro complotto contro Daniele fu sventato e Dario fece mettere a morte gli accusatori di Daniele e le loro famiglie, suscitando probabilmente l’animosità degli altri funzionari. Il proclama di Dario che ordinava a tutti nel suo regno di “temere dinanzi all’Iddio di Daniele” deve inevitabilmente aver provocato profondo malcontento e risentimento fra il potente clero babilonese. Dato che gli scribi agivano senz’altro sotto la direttiva dei summenzionati elementi, non sarebbe affatto strano che, se il regno di Dario fu davvero piuttosto breve, i relativi documenti siano stati successivamente alterati e le prove che lo riguardavano eliminate. Si sa che azioni del genere sono avvenute nella storia dell’epoca.

      Si deve dunque dare il giusto peso al dualismo della dominazione medo–persiana presentato nella Bibbia. (Dan. 5:28; 8:3, 4, 20) Anche se la storia secolare attribuisce la massima preminenza a Ciro e ai persiani, la Bibbia spiega che i medi continuarono a esercitare un certo potere insieme ai persiani, e continuarono a esserci leggi “dei Medi e dei Persiani”. (Dan. 6:8; Est. 1:19) I medi ebbero un ruolo importante nella conquista di Babilonia. (Isa. 13:17-19) Notate inoltre che Geremia (51:11) aveva predetto che i “re [al plurale] dei Medi” sarebbero stati fra gli attaccanti. Dario poteva benissimo essere uno di quei re. E sia nella storia passata che in quella dell’epoca non mancano esempi del fatto che un personaggio di primo piano dei medi riceva la piena autorità sul regno conquistato come ricompensa per l’impresa militare compiuta dalla sua nazione. (Vedi la divisione dell’impero assiro da parte di medi e babilonesi che portò alla formazione dell’impero neo–babilonese). Poiché in quel tempo Dario aveva sessantadue anni, può darsi che sia morto entro un anno circa, e che Ciro abbia poi preso le redini del governo. L’assiriologo D. J. Wiseman dice a proposito di quanto Daniele scrive di Dario (The New Bible Dictionary di Douglas, p. 293): “. . . la narrazione ha tutta l’apparenza di un vero scritto storico, e in assenza di molti documenti storici dell’epoca non c’è ragione per cui la storia non debba essere accettata”. Essendo ispirata, la Bibbia merita senz’altro consensi ben superiori a quelli riservati alla storia secolare, spesso contraddittoria.

      2. Dario figlio di Istaspe, detto anche Dario il Grande o Dario I (Persiano). È ritenuto uno dei più notevoli sovrani dell’impero persiano. Dario stesso si definisce “figlio di Istaspe, achemenide, persiano, figlio di un persiano, ariano, di discendenza ariana”. Vantava dunque una discendenza reale dallo stesso antenato di Ciro il Grande, ma da un ramo diverso.

      Dopo la morte di Cambise II, avvenuta verso il 522 a.E.V. mentre tornava dall’Egitto, Gaumata (o Bardiya) assunse per breve tempo il trono persiano. Dario, con l’aiuto di altri sei nobili persiani, uccise Gaumata e salì al trono; questo avvenimento è descritto in tre lingue nell’immensa iscrizione di Bisutun che Dario fece scolpire su una parete rocciosa a picco su una pianura attraversata dalla principale via carovaniera da Baghdad a Teheran. Secondo tale iscrizione Gaumata era un usurpatore e si spacciava per un fratello di Cambise che era stato messo a morte. Gran parte degli studiosi moderni accetta quest’iscrizione (in cui si frappongono numerose assicurazioni di Dario che “è vera e non mente”) come fondamentalmente aderente alla realtà, mentre alcuni ritengono che fosse tutta un’invenzione di Dario e che l’usurpatore in effetti fosse lui. Ad ogni modo, quando salì al trono Dario trovò un impero in rivolta e gli occorsero due anni per sottomettere i rivoltosi in tutto il reame. L’Egitto, che si era ribellato al giogo persiano, fu riconquistato da Dario verso il 519–518 a.E.V. Dopo di che egli estese i confini dell’impero fino all’India a E e alla Tracia e alla Macedonia a O. Dario è noto anche per l’efficiente riorganizzazione dell’ordinamento amministrativo dell’impero, l’emanazione di un codice imperiale di leggi e la riapertura del canale che collegava il Nilo col Mar Rosso.

      Dario figlio di Istaspe è menzionato espressamente nella Bibbia a proposito della ricostruzione del tempio di Gerusalemme. Le fondamenta del tempio erano state poste nel 536 a.E.V., ma il lavoro di ricostruzione fu interdetto verso il 522 e “restò fermo fino al secondo anno del regno di Dario” (520–519). (Esd. 4:4, 5, 24) Quell’anno i profeti Aggeo e Zaccaria incoraggiarono gli abitanti di Giuda a continuare la costruzione e i lavori ripresero. (Esd. 5:1, 2; Agg. 1:1, 14, 15; Zacc. 1:1) Questo provocò un’inchiesta e Tattenai, il governatore

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