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  • Davide
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • (18, 59, 63, 70) furono il frutto di simili esperienze.

      Fu a En-Ghedi che Saul entrò in una caverna per fare i suoi bisogni; Davide, che era nascosto lì in fondo, gli si avvicinò furtivamente tagliandogli il lembo della veste ma gli risparmiò la vita, dicendo che era impensabile da parte sua fare del male al re, “poiché egli è l’unto di Geova”. — I Sam. 24:1-22.

      Dopo la morte di Samuele

      Dopo la morte di Samuele, Davide, ancora in esilio, si stabilì nel deserto di Paran, dove lui e i suoi uomini mostrarono benignità a un ricco allevatore di bestiame, Nabal, dal quale ricevettero solo mortificazioni. La prontezza di Abigail moglie di Nabal trattenne la mano di Davide dallo sterminare tutti i maschi della famiglia, ma Nabal fu colpito da Geova e morì. Allora Davide sposò la vedova, così che oltre ad Ahinoam di Izreel, aveva ancora un’altra moglie, Abigail della città di Carmelo; Saul nel frattempo aveva dato Mical a un altro uomo. — I Sam. 25:1-44; 27:3.

      Di nuovo braccato, Davide si rifugiò per la seconda volta nel deserto di Zif. Davide paragonò Saul e i suoi 3.000 uomini a quelli che cercano “una singola pulce, proprio come uno insegue una pernice sui monti”. Una notte l’inseguito s’introdusse nell’addormentato accampamento dell’inseguitore e portò via la spada e la brocca dell’acqua di Saul. Abisai, che accompagnava Davide, voleva uccidere Saul, ma Davide gli risparmiò la vita per la seconda volta, dicendo che, dal punto di vista di Geova, per lui era impensabile stendere la mano contro l’unto di Dio. (I Sam. 26:1-25) Quella notte Davide vide per l’ultima volta il suo avversario.

      Davide rimase per sedici mesi a Ziclag in territorio filisteo, lontano da Saul. Diversi uomini potenti disertarono dall’esercito di Saul e si unirono agli esiliati a Ziclag, permettendo a Davide di fare incursioni nei villaggi dei nemici d’Israele al sud, onde rendere più sicuri i confini di Giuda e consolidare la sua futura posizione di re. (I Sam. 27:1-12; I Cron. 12:1-7, 19-22) Quando i filistei si preparavano ad assalire l’esercito di Saul, il re Achis, pensando che Davide fosse diventato ‘un fetore fra il suo popolo Israele’, lo invitò ad accompagnarlo. Ma gli altri signori dell’asse fecero allontanare Davide considerandolo un pericolo pubblico. (I Sam. 29:1-11) Ciò fu provvidenziale, perché nella battaglia che si concluse sul monte Ghilboa, trovarono la morte Saul e tre suoi figli, fra cui Gionatan. — I Sam. 31:1-7.

      Nel frattempo gli amalechiti avevano depredato e incendiato Ziclag, portando via tutte le donne e i bambini. Immediatamente gli uomini di Davide inseguirono e raggiunsero i predoni ricuperando mogli e figli e tutti i beni. (I Sam. 30:1-31) Tre giorni dopo un amalechita portò il diadema e il braccialetto di Saul, vantandosi falsamente di aver messo a morte il re ferito nella speranza di ricevere una ricompensa. Anche se non era vero, Davide ordinò che fosse ucciso per aver dichiarato di aver ‘messo a morte l’unto di Geova’. — II Sam. 1:1-16; I Sam. 31:4, 5.

      RE

      La tragica notizia della morte di Saul addolorò moltissimo Davide. Non gli importava tanto che il suo acerrimo nemico fosse morto, quanto che l’unto di Geova fosse caduto. Piangendolo, Davide compose una delle più belle odi che sia mai stata scritta, intitolata “L’Arco”. — II Sam. 1:17-27.

      Davide si trasferì quindi a Ebron, dove nel 1077 a.E.V., all’età di trent’anni, gli anziani di Giuda lo unsero re della loro tribù. Is-Boset figlio di Saul fu fatto re delle altre tribù. Circa due anni dopo Is-Boset fu però assassinato e i suoi assalitori ne portarono la testa a Davide sperando di ricevere una ricompensa, ma anch’essi furono messi a morte come il sedicente uccisore di Saul. (II Sam. 2:1-4, 8-10; 4:5-12) Questo permise alle tribù che fino a quel momento erano state fedeli al figlio di Saul di unirsi a Giuda e, a suo tempo, si radunò un esercito di 340.822 uomini e Davide divenne re di tutto Israele. — II Sam. 5:1-3; I Cron. 11:1-3; 12:23-40.

      A Gerusalemme

      Davide regnò a Ebron per sette anni e mezzo prima di trasferire per volere di Geova la capitale nella roccaforte gebusea conquistata: Gerusalemme. Là sul monte Sion costruì la città di Davide e continuò a regnare per altri trentatré anni. (II Sam. 5:4-10; I Cron. 11:4-9; II Cron. 6:6) Mentre dimorava a Ebron, il re Davide aveva preso altre mogli, si era fatto restituire Mical, e aveva avuto figli e figlie. (II Sam. 3:2-5, 13-16; I Cron. 3:1-4) Dopo essersi trasferito a Gerusalemme, prese ancora altre mogli e concubine che, a loro volta, gli generarono altri figli. — II Sam. 5:13-16; I Cron. 3:5-9; 14:3-7.

      Quando i filistei seppero che Davide era re di tutto Israele, mossero contro di lui. Come in passato (I Sam. 23:2, 4, 10-12; 30:8), Davide interrogò Geova per sapere se doveva attaccarli. “Sali”, fu la risposta, e Geova sbaragliò il nemico con tale veemenza che Davide chiamò il luogo Baal-Perazim, che significa “Padrone delle brecce”. In un secondo scontro la strategia di Geova mutò e Davide ebbe ordine di accerchiare i filistei e colpirli alle spalle. — II Sam. 5:17-25; I Cron. 14:8-17.

      Davide voleva portare l’arca del patto a Gerusalemme, ma il tentativo fallì quando Uzza la toccò e fu abbattuto. (II Sam. 6:2-10; I Cron. 13:1-14) Fu portata a Gerusalemme circa tre mesi più tardi, dopo attenti preparativi, fra cui quello di santificare i sacerdoti e i leviti e assicurarsi che fossero loro a portare l’Arca sulle spalle invece di metterla su un carro come la prima volta. Davide, indossati abiti semplici, manifestò la sua gioia e il suo entusiasmo per la grande occasione ‘saltando e danzando in cerchio dinanzi a Geova’. Ma la moglie Mical rimproverò Davide dicendo che si comportava come “un uomo dalla testa vuota”. Per questa accusa ingiustificata Mical non ebbe più figli fino al giorno della sua morte. — II Sam. 6:11-23; I Cron. 15:1-29.

      Davide prese anche nuove disposizioni per l’adorazione di Geova nella nuova dimora dell’Arca, nominando portinai e musicisti e provvedendo che si offrissero “olocausti di continuo mattino e sera”. (I Cron. 16:1-6, 37-43) Inoltre pensò di costruire un grandioso tempio di cedro per ospitare l’Arca, invece della tenda. Ma non gli fu permesso di costruirlo, perché Dio aveva detto: “Hai sparso sangue in gran quantità, e hai fatto grandi guerre. Tu non edificherai una casa al mio nome, poiché hai sparso una gran quantità di sangue sulla terra dinanzi a me”. (I Cron. 22:8; 28:3) Tuttavia Geova fece un patto con Davide promettendo che il regno sarebbe rimasto per sempre nella sua famiglia, e in relazione a questo patto Dio gli assicurò che suo figlio Salomone, il cui nome significa “Pacifico”, avrebbe costruito il tempio. — II Sam. 7:1-16, 25-29; I Cron. 17:1-27; II Cron. 6:7-9; Sal. 89:3, 4, 35, 36.

      In armonia con questo patto del regno Geova permise a Davide di estendere il suo dominio dal fiume d’Egitto all’Eufrate, rendendo più sicure le frontiere, facendo la pace col re di Tiro, combattendo e vincendo tutti i suoi nemici: filistei, siri, moabiti, edomiti, amalechiti e ammoniti. (II Sam. 8:1-14; 10:6-19; I Re 5:3; I Cron. 13:5; 14:1, 2; 18:1-20:8) Queste vittorie concessegli da Dio fecero di Davide uno dei sovrani più potenti. (I Cron. 14:17) Comunque Davide era sempre consapevole che non godeva di tale posizione per conquista o eredità, ma per volontà di Geova, che l’aveva posto sul trono di quella teocrazia tipica. — I Cron. 10:14; 29:10-13.

      Peccati provocano calamità

      Durante le continue ostilità contro gli ammoniti accadde uno dei più tristi episodi della vita di Davide. Tutto cominciò quando il re, osservando dalla sua terrazza la bella Betsabea che faceva il bagno, nutrì desideri sbagliati. “Il desiderio, quando è divenuto fertile, partorisce il peccato”. (Giac. 1:14, 15) Saputo che il marito Uria era in guerra, Davide fece condurre la donna nel suo palazzo, dove ebbe relazioni con lei. A suo tempo il re fu avvertito che era incinta. Prontamente Davide mandò a dire a Uria di presentarsi a lui a Gerusalemme, con la speranza che avrebbe passato la notte con la moglie. Ma benché Davide lo facesse ubriacare, Uria rifiutò di dormire con Betsabea. Disperato, Davide lo rimandò al fronte con la segreta istruzione per il comandante Gioab di metterlo in prima linea, dove sarebbe stato sicuramente ucciso. Le cose andarono proprio così. Uria morì in combattimento, la vedova osservò il consueto periodo di lutto e poi Davide la sposò prima che la gente si accorgesse che era incinta. — II Sam. 11:1-27.

      Ma Geova osservava e smascherò la riprovevole azione, dicendo per bocca del profeta Natan: “Ecco, io farò sorgere contro di te la calamità dalla tua propria casa”. — II Sam. 12:1-12.

      E fu proprio così. Il figlio adulterino nato a Betsabea morì, benché Davide digiunasse e vegliasse per sette giorni il bambino malato. (II Sam. 12:15-23) Poi Amnon, figlio primogenito di Davide, violentò la sua stessa sorellastra Tamar, e fu successivamente assassinato dal fratello di lei, con gran dolore del padre. (II Sam. 13:1-33) Più tardi Absalom, terzo e diletto figlio di Davide, non solo tentò di usurpare il trono, ma disprezzò apertamente e disonorò pubblicamente il padre avendo relazioni con le sue concubine. (II Sam. 15:1–16:22) Infine, al colmo dell’umiliazione, la lotta fra figlio e padre trascinò il paese nella guerra civile, che terminò con la morte di Absalom, contrariamente ai desideri del padre e con suo grande dolore. (II Sam. 17:1–18:33) Durante la sua fuga da Absalom, Davide compose il Salmo 3, in cui dice: “La salvezza appartiene a Geova”. — V. 8.

      Ma nonostante tutti i suoi errori e gravi peccati, Davide manifestò sempre la giusta condizione di cuore pentendosi e implorando il perdono di Geova. Lo dimostrò nell’episodio di Betsabea, dopo il quale scrisse il Salmo 51, dove dichiarava: “Con errore fui dato alla luce . . . mia madre mi concepì nel peccato”. (V. 5) Un’altra volta Davide confessò umilmente i suoi peccati quando Satana lo incitò a fare il censimento degli uomini abili alla guerra. — II Sam. 24:1-17; I Cron. 21:1-17; 27:24; vedi REGISTRAZIONE.

      Acquistata l’area del tempio

      Quando la pestilenza che scoppiò in seguito a quest’ultimo errore del re si arrestò, Davide acquistò l’aia di Ornan e, in sacrificio a Geova, immolò i bovini insieme alla treggia usata per trebbiare. In quel luogo Salomone costruì poi il sontuoso tempio. (II Sam. 24:18-25; I Cron. 21:18-30; II Cron. 3:1) Davide aveva sempre desiderato costruire il tempio, e anche se non gli fu permesso di farlo, poté impiegare una grossa squadra di tagliapietre e raccogliere il materiale che includeva centomila talenti d’oro e un milione di talenti d’argento, senza contare il rame e il ferro. (I Cron. 22:2-16) Dal suo patrimonio personale Davide contribuì oro di Ofir e argento raffinato. Inoltre provvide il progetto architettonico, ricevuto per ispirazione, e organizzò per il servizio decine di migliaia di leviti nelle loro numerose divisioni, alcuni dei quali come musicisti e cantori in un grande coro. — I Cron. 23:1-29:19; II Cron. 8:14; 23:18; 29:25; Esd. 3:10.

      Fine del regno

      Negli ultimi anni della sua vita il re settantenne, ormai costretto a letto, continuò a essere colpito da calamità nella sua stessa famiglia. Il quarto figlio, Adonia, all’insaputa del padre o senza il suo consenso e, cosa ancora più grave, senza l’approvazione di Geova, tentò di diventare re. Quando ne ebbe notizia, Davide si affrettò a far ungere il figlio Salomone, scelto da Geova, facendolo salire ufficialmente al trono come re. (I Re 1:5-48; I Cron. 28:5; 29:20-25; II Cron. 1:8) Davide consigliò quindi a Salomone di camminare nelle vie di Geova, osservare i suoi statuti e comandamenti, agire con prudenza in ogni cosa; così avrebbe avuto successo. — I Re 2:1-9.

      Dopo quarant’anni di regno Davide morì e fu sepolto nella città di Davide, meritando l’onore di essere incluso da Paolo nell’elenco dei testimoni che si erano distinti per la loro fede. (I Re 2:10, 11; I Cron. 29:26-30; Atti 13:36; Ebr. 11:32) Gesù citò il Salmo 110 dicendo che Davide l’aveva scritto “per ispirazione”. (Matt. 22:43, 44; Mar. 12:36) Gli apostoli e altri scrittori biblici riconobbero più volte che Davide era un ispirato profeta di Dio. — Confronta Salmo 16:8 con Atti 2:25; Salmo 32:1, 2 con Romani 4:6-8; Salmo 41:9 con Giovanni 13:18; Salmo 69:22, 23 con Romani 11:9, 10; Salmi 69:25 e 109:8 con Atti 1:20.

      NELLA PROFEZIA

      I profeti hanno menzionato spesso Davide e la sua casa reale, a volte in relazione agli ultimi re d’Israele che sedettero sul “trono di Davide” (Ger. 13:13; 22:2, 30; 29:16; 36:30), e a volte in senso profetico. (Ger. 17:25; 22:4; Amos 9:11; Zacc. 12:7-12) In certe profezie messianiche l’attenzione è rivolta al patto del regno che Geova aveva fatto con Davide. Per esempio, Isaia dice che colui che è chiamato “Consigliere meraviglioso, Dio possente, Padre eterno, Principe della pace” sarà fermamente stabilito sul “trono di Davide” a tempo indefinito. (Isa. 9:6, 7; confronta anche 16:5). Geremia paragona il Messia a “un germoglio giusto” che Geova ‘susciterà a Davide’. (Ger. 23:5, 6; 33:15-17) Per mezzo di Ezechiele, Geova parla del Pastore messianico come del “mio servitore Davide”. — Ezec. 34:23, 24; 37:24, 25.

      Nell’annunciare a Maria che avrebbe avuto un figlio chiamato Gesù, l’angelo disse che “Geova Dio gli darà il trono di Davide suo padre”. (Luca 1:32) Secondo gli storici Matteo e Luca, “Gesù Cristo, figlio di Davide”, era l’erede legale e naturale al trono di Davide. (Matt. 1:1, 17; Luca 3:23-31) Paolo disse che Gesù era progenie di Davide secondo la carne. (Rom. 1:3; II Tim. 2:8) Anche il popolo comune identificò Gesù come il “Figlio di Davide”. (Matt. 9:27; 12:23; 15:22; 21:9, 15; Mar. 10:47, 48; Luca 18:38, 39) Era importante stabilirlo, perché, come ammisero i farisei, il Messia doveva essere figlio di Davide. (Matt. 22:42) Dopo essere risorto Gesù stesso attestò: “Io, Gesù, . . . sono la radice e la progenie di Davide”. (Riv. 22:16) Ed è lui “che ha la chiave di Davide”, ed è “la radice di Davide”. — Riv. 3:7; 5:5.

  • Davide, città di
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Davide, città di

      Nome dato alla “fortezza di Sion” dopo la cacciata dei gebusei. (II Sam. 5:6-9) È chiaro che si tratta del contrafforte o crinale che si protende verso S dal monte Moria. Quindi si trova a S dell’area del tempio costruito in seguito da Salomone. Oggi questo stretto pianoro meridionale è notevolmente più basso del monte Moria. Giuseppe Flavio afferma che i Maccabei (o Asmonei) nel II secolo a.E.V. spianarono la cresta della collina affinché non sembrasse rivaleggiare in altezza con l’area del tempio. Quindi è possibile che nell’antichità la sua altezza fosse quasi uguale, ma sempre un po’ inferiore, a quella dell’area del tempio.

      Era un luogo molto adatto per una “fortezza” poiché era protetto da tre lati da profonde vallate, a O dalla valle del Tiropeon, e a E dalla valle del Chidron, che si unisce alla valle di Innom all’estremità meridionale del contrafforte. (I Cron. 11:7) Era necessario difendere la città solo da N, dove il crinale si restringeva ancora di più, rendendo estremamente difficile un eventuale attacco. Il limite settentrionale di questa “città di Davide” non è stato ancora stabilito in modo definitivo, anche se alcuni studiosi propendono per la stretta suddetta. Nel corso dei secoli i detriti hanno colmato in gran parte le valli, tanto che la sua importanza strategica e la sua forza sono meno

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