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  • Dema
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • “Demetrio”, che significa “appartenente a Demetra”].

      Un tempo compagno d’opera dell’apostolo Paolo, Dema era stato con lui a Roma durante la prima prigionia, infatti i suoi saluti furono inclusi nelle lettere ai colossesi e a Filemone. (Col. 4:14; Filem. 24) Quando Paolo scrisse a Timoteo durante la seconda prigionia, Dema aveva abbandonato l’apostolo ed era partito per Tessalonica, forse sua città natale. — II Tim. 4:10.

      Non è rivelato di quale natura e gravità fosse l’azione di Dema, che abbandonò Paolo ‘per amore del presente sistema di cose’. L’apostolo non dice che Dema fosse diventato apostata o oppositore. Forse l’amore di Dema per le cose materiali e i piaceri mondani era diventato più forte di quello per le cose spirituali. Può darsi che il timore del martirio avesse indotto Dema a cercare un luogo più sicuro e così salvare la propria vita nel sistema di cose allora esistente. Ad ogni modo, quando le cose si misero male, Dema non approfittò della meravigliosa opportunità che aveva di rafforzare suo fratello Paolo.

  • Demetrio
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    • Demetrio

      [appartenente a Demetra (dea greca dell’agricoltura)].

      1. Argentiere della città di Efeso in Asia Minore che fomentò un tumulto contro l’apostolo Paolo e i suoi compagni, verso la fine dei due o tre anni che Paolo trascorse a Efeso (ca. 53–55 E.V.) durante il terzo viaggio missionario. — Atti 19:18, 19, 23-41; 20:1.

      2. Cristiano di cui l’apostolo Giovanni parla bene nella lettera a Gaio, scritta verso il 98 E.V., di cui può darsi che Demetrio sia stato latore. Forse Giovanni voleva incoraggiare Gaio a ospitare Demetrio, poiché pare che le congregazioni fossero solite offrire vitto e alloggio ai fratelli fedeli che viaggiavano a motivo della buona notizia. — III Giov. 1, 12.

  • Demonio
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    • Demonio

      (pl. demòni).

      Invisibile creatura spirituale malvagia o ‘angelo decaduto’ dotato di poteri sovrumani. I demoni non furono creati come tali da Dio. Il primo che si rese tale fu Satana il Diavolo, il quale diventò il governante di altri angelici figli di Dio che si resero anch’essi demoni. (Matt. 12:24, 26) Ai giorni di Noè quegli angeli disubbidienti si materializzarono, sposarono delle donne generando una progenie ibrida, i cosiddetti Nefilim; poi quando venne il Diluvio si smaterializzarono. (Gen. 6:1-4) Tuttavia, una volta tornati nel reame spirituale, non riacquistarono la posizione elevata che avevano goduta in origine, infatti in Giuda 6 si legge: “Gli angeli che non mantennero la loro posizione originale ma abbandonarono il proprio luogo di dimora egli li ha riservati al giudizio del gran giorno con legami sempiterni, sotto dense tenebre”. (I Piet. 3:19, 20) La loro attività ora è dunque confinata in tale condizione di dense tenebre spirituali. (II Piet. 2:4) Anche se evidentemente non possono più materializzarsi, hanno ancora molto potere e influenza sulla mente e la vita degli uomini, essendo persino in grado di invasare e ossessionare esseri umani e animali, e anche di servirsi di cose inanimate come case, feticci, amuleti, ecc. — Matt. 12:43-45; Luca 8:27-33; vedi INDEMONIATO.

  • Demonio a forma di capro
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Demonio a forma di capro

      [ebr. sa‘ìr; pl. se‘irìm].

      Il termine ebraico sa‘ìr significa letteralmente “irsuto o peloso” e in questo senso è usato per descrivere Esaù. (Gen. 27:11) Ma quasi sempre si riferisce a un capro o capretto. (Gen. 37:31; Lev. 4:24) Tuttavia in quattro versetti (Lev. 17:7; II Cron. 11:15; Isa. 13:21; 34:14) i traduttori in genere ritengono che questo termine abbia un significato che trascende l’uso comune.

      Sia in Levitico 17:7 che in II Cronache 11:15 è chiaro che il termine (se‘irìm, pl.) si riferisce a cose che vengono adorate e a cui sono offerti sacrifici, e questo in relazione a una religione falsa. I traduttori della Settanta e della Vulgata hanno perciò reso il termine ebraico “cose vane” (LXX) e “demoni” (Vg). I traduttori e lessicografi moderni sono in genere dello stesso parere e in questi due versetti usano i termini “demoni” (Ri; VR), “satiri” (PIB; CEI; Ga; NVB) o “demoni a forma di capri”. — NM.

      Le parole di Giosuè, in Giosuè 24:14, indicano che gli israeliti avevano subito in certo qual modo l’influenza della falsa adorazione durante il loro soggiorno in Egitto, mentre Ezechiele indica che tali pratiche pagane continuarono ad affliggerli ancora per molto tempo. (Ezec. 23:8, 21) Per questa ragione alcuni studiosi ritengono che il decreto emanato da Dio nel deserto che vietava agli israeliti di offrire “sacrifici ai demoni a forma di capri” (Lev. 17:1-7) e i sacerdoti costituiti da Geroboamo “per gli alti luoghi e per i demoni a forma di capri e per i vitelli che aveva fatti” (II Cron. 11:15) siano un’indicazione che presso gli israeliti esisteva in qualche forma un culto dei capri come quello praticato in Egitto, specie nel Basso Egitto. Erodoto afferma che da tale adorazione praticata in Egitto i greci trassero il culto di Pan e anche quello dei satiri, dèi dei boschi di natura libidinosa, raffigurati con corna, coda e zampe di capro.

      Il significato di sa‘ìr e se‘irìm negli altri due versetti non viene sempre messo in relazione con la falsa adorazione. In questi brani sono descritte le rovine desolate di Babilonia e di Edom popolate da animali selvatici e se‘irìm. Isaia può aver incluso nell’elenco di animali e uccelli letterali anche un riferimento a demoni, senza voler dire che tali demoni si fossero effettivamente materializzati come capri, ma piuttosto che i pagani dei dintorni potevano immaginare tali luoghi desolati popolati da demoni. Secondo la storia la popolazione della Siria e dell’Arabia ha sempre associato creature mostruose a simili rovine, e anche i ginn degli arabi sono descritti con mostruose forme pelose. D’altronde i se‘irìm che popolavano le desolate rovine di Edom e di Babilonia potevano ben essere veri animali, irsuti e pelosi il cui aspetto faceva pensare a demoni.

  • Denaro
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    • Denaro

      Moneta d’argento romana poco più piccola di una moneta italiana da venti lire, del peso di gr 3,85 circa. Aveva l’effigie della testa di Cesare ed era “la moneta del tributo” che i romani esigevano dagli ebrei. (Matt. 22:19-21) Ai giorni del ministero terreno di Gesù, i braccianti agricoli di solito ricevevano un denaro per una giornata lavorativa di dodici ore. (Matt. 20:2) Perciò Rivelazione 6:6 descrive una condizione terribile dicendo che una chenice di grano o tre chenici d’orzo sarebbero costate un denaro (la paga di un’intera giornata).

      Se il costoso nardo che Maria, sorella di Lazzaro, usò per ungere Gesù Cristo fosse stato venduto per 300 denari (quasi il salario di un anno), probabilmente una bella somma sarebbe finita nella cassa che teneva Giuda Iscariota. Non è meraviglia che il disonesto Giuda Iscariota sollevasse vivaci obiezioni dal momento che non fu in grado di appropriarsi neanche di una minima parte di quella grossa somma. — Giov. 12:3-6; 13:29; Mar. 14:3-11.

      Il buon samaritano della parabola di Gesù spese due denari (il salario di due giorni) per aiutare uno straniero sconosciuto, dichiarandosi disposto a sobbarcarsi ad altre spese. (Luca 10:33-35) Invece in un’altra illustrazione di Gesù che metteva in risalto la necessità di essere clementi, uno schiavo il cui debito di 60.000.000 di denari era stato annullato non fu disposto a rimettere il debito di 100 denari a un compagno di schiavitù. — Matt. 18:24-33.

      [Figura a pagina 331]

      Denaro con testa di Tiberio

  • Denti
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    • Denti

      Le Scritture di solito menzionano i denti in espressioni figurative.

      Il digrignare o lo stridore dei denti spesso è segno di rabbia (Giob. 16:9; Atti 7:54) o di angoscia e disperazione. (Matt. 8:12; 13:42, 50; 22:13; 24:51; 25:30) Tale stridore dei denti può essere accompagnato da parole aspre e azioni violente contro l’oggetto dell’ira. In Amos 4:6 l’espressione “purezza di denti” è inclusa in un parallelismo con la “mancanza di pane”, a indicare condizioni di carestia.

      I denti sono anche simbolo della potenza distruttiva di una nazione o un popolo. (Dan. 7:5, 7, 19; Gioe. 1:6; Riv. 9:8) Davide paragona i malvagi nemici dei giusti a leoni feroci, e chiede a Dio di colpirli alla mascella e rompere loro i denti, così non sarebbero più stati in grado di nuocere. (Sal. 3:7; 58:6) I falsi profeti di Israele sono raffigurati come esseri avidi e voraci, “che mordono coi loro denti”, e santificano la guerra contro chiunque non dà loro da mangiare. — Mic. 3:5; confronta Ezechiele 34:2, 3; Matteo 7:15; Atti 20:29.

      Nei giorni che precedettero la distruzione di Gerusalemme un comune detto popolare era: “I padri han mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati”. (Ger. 31:29, CEI; Ezec. 18:2-4) Con queste parole cercavano di discolparsi per le condizioni avverse abbattutesi sulla nazione a motivo della sua malvagità, dicendo che quello che subivano era il risultato di ciò che avevano fatto i loro padri.

  • Deposito, magazzino
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    • Deposito, magazzino

      Locale o edificio in cui si conservano viveri, vino, olio, e anche pietre e metalli preziosi e altri generi. Il granaio è un locale in cui si ripone il grano trebbiato. Fienili, granai, torri e altri luoghi adibiti a magazzini erano comuni nell’antichità. — I Cron. 27:25; II Cron. 32:27, 28; Gioe. 1:17; Agg. 2:19.

      Alcune città erano destinate dal governo a essere centri di raccolta, dove provviste di grano, e anche di altri generi, erano conservate in depositi e granai appositamente costruiti.

      Sotto l’oppressione egiziana gli israeliti furono costretti a costruire “città come luoghi da magazzini per Faraone, cioè Pitom e Raamses”. (Eso. 1:11) Città adibite a magazzini furono costruite anche da Salomone. (I Re 9:17-19; II Cron. 8:4-6) Più tardi, a motivo della sua prosperità, anche il re Giosafat “continuò a edificare luoghi fortificati e città da magazzini in Giuda”. — II Cron. 17:12; I Cron. 27:25; II Cron. 16:4; 32:27-29.

      Invece di preoccuparsi di accumulare beni terreni, il saggio scrittore di Proverbi consiglia: “Onora Geova con le tue cose di valore . . . Quindi saranno pieni di abbondanza i tuoi depositi di provviste”. (Prov. 3:9, 10) Ne è un esempio l’esperienza della nazione d’Israele che, quando ubbidiva servendo Geova e portando tutte le decime al santuario, era benedetta e godeva di ogni abbondanza. (Deut. 28:1, 8; I Re 4:20; II Cron. 31:4-10; Mal. 3:10) Nel Salmo 144:11-15 il re Davide fa alcuni paragoni per spiegare chi è veramente felice. Secondo il contesto (vedi versetti 11 e 12), egli sembra descrivere coloro che confidano nelle cose materiali accumulate e si vantano della propria ricchezza dicendo: “I nostri granai [sono] pieni, . . . forniscono prodotti d’una sorta dopo l’altra, . . . Felice è il popolo per cui è proprio così!” Ma poi aggiunge: “Felice è il popolo il cui Dio è Geova!” Senz’altro le sue parole volevano additare la vera Fonte della felicità in contrasto con la ricchezza materiale.

      USO FIGURATIVO

      Giovanni Battista avvertì farisei e sadducei che erano in pericolo, paragonando le persone veramente pentite a grano che viene raccolto e i loro capi alla pula, e disse loro: “Colui che viene dopo di me . . . raccoglierà il suo grano nel deposito, ma arderà la pula col fuoco che non si può spegnere” (Matt. 3:7-12; Luca 3:16, 17) Gesù predisse una “mietitura” che equiparò al “termine di un sistema di cose” e in cui “mietitori” angelici avrebbero raccolto le simboliche “zizzanie” da bruciare, mentre il “grano” sarebbe stato raccolto nel “deposito” di Dio, evidentemente la rinnovata condizione del suo popolo radunato che avrebbe avuto il favore e la protezione di Dio. — Matt. 13:24-30, 36-43.

      Geova parla di cose intorno alle quali ha posto dei confini mediante le forze che ha create o le leggi naturali, e anche di cose che tiene sotto controllo per fini speciali, come se fossero nei suoi “depositi”. Del mare è detto che viene ‘raccolto mediante una diga, messo in depositi’. (Sal. 33:7) E chiede a Giobbe a proposito di altri fenomeni naturali che usa talvolta contro i suoi nemici: “Sei entrato nei depositi della neve, o vedi perfino i depositi della grandine, che io ho trattenuti per il tempo dell’angustia, per il giorno del combattimento e della guerra?” (Giob. 38:22, 23; confronta Giosuè 10:8-11; Giudici 5:20, 21; Salmo 105:32; 135:7). Perfino gli eserciti dei medi e dei persiani al comando del re Ciro furono inclusi da Geova fra le “armi della sua denuncia” prese dal suo “deposito” contro Babilonia. — Ger. 50:25, 26.

  • Derbe
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    • Derbe

      Città della Licaonia in Asia Minore, dove l’apostolo Paolo si recò personalmente due o forse tre volte. Nel 1964 l’antica città di Derbe fu identificata con Dervi Shehri (“città di Derbe”), località circa 200 km a O–NO di Tarso.

      Probabilmente prima dell’inverno del 47–48 E.V., durante il primo viaggio missionario, Paolo giunse a Derbe dopo esser stato lapidato presso Listra. A Derbe, Paolo e Barnaba ‘dichiararono la buona notizia’ e fecero “parecchi discepoli”, fra cui probabilmente “Gaio di Derbe”, menzionato in seguito come compagno di viaggio dell’apostolo. La storia secolare indica che dopo il 41 E.V. Derbe era la città più orientale della provincia politica della Galazia, quindi la descrizione che ne fa Luca di una ‘città della Licaonia’ va intesa evidentemente in senso regionale o etnografico. (Atti 14:6, 19-21; 20:4) Alcuni mesi più tardi, dopo il concilio di Gerusalemme sulla circoncisione (ca. 49 E.V.), e durante il suo secondo viaggio missionario, Paolo tornò a Derbe. — Atti 15:36; 16:1.

  • Deserto
    Ausiliario per capire la Bibbia
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      Molti avvenimenti biblici sono ambientati

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