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Dove andare dopo la distruzione della religione organizzata?La Torre di Guardia 1980 | 15 agosto
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Dove andare dopo la distruzione della religione organizzata?
Prima di considerare questo articolo e il successivo, è bene che ciascuno legga i capitoli da 40 a 49 di Geremia.
“Maledetto sia colui che esegue la missione di Geova con pigrizia; e maledetto sia colui che trattiene la sua spada dal sangue”. — Ger. 48:10.
1. Quale problema si presenterà ai sopravvissuti alla distruzione della religione organizzata?
“LA RELIGIONE organizzata è caduta!” Possiamo aspettarci che i nemici di ogni religione popolare gridino con giubilo queste parole quando in tutto il mondo l’odierna religione organizzata sarà violentemente distrutta. Dove andranno i sopravvissuti a quell’evento quasi incredibile? A cosa potranno allora rivolgersi? Facciamo queste domande in tutta serietà.
2. Quale domanda fu suscitata dalla profezia di Geremia, e dove si trovava il profeta dopo aver profetizzato per quasi 40 anni?
2 Alcuni che finora hanno fatto parte di una qualche religione popolare potrebbero chiedere increduli: ‘Il Creatore del cielo e della terra potrebbe mai permettere una cosa del genere?’ Questa domanda assomiglia a quella fatta circa 2.625 anni fa a motivo di un israelita di discendenza sacerdotale, il giovane profeta Geremia della città mediorientale di Anatot. Sembrava che profetizzasse contro la religione praticata ai suoi giorni dal suo stesso popolo. Secondo Geremia, il loro tempio, l’unico ammesso dalla legge religiosa, doveva essere distrutto col fuoco. La città che ospitava il tempio, Gerusalemme, doveva essere ridotta a un mucchio di rovine. I praticanti della religione ufficiale dovevano essere portati in esilio nel paese dei conquistatori, dove sarebbero rimasti per 70 anni. Il fatto che Geremia profetizzasse tali calamità suscitò energiche proteste. Al termine di quasi 40 anni di attività profetica, Geremia si trovava imprigionato a Gerusalemme, al tempo di Sedechia, ultimo re della famiglia reale di Davide a sedere sul trono.
3. Per il fatto che permetteva tale calamità religiosa, Geova stava forse distruggendo la sua stessa adorazione o che cosa?
3 L’Iddio il cui nome era invocato sul tempio di Gerusalemme permise effettivamente che quella catastrofe religiosa avesse luogo. Anzi, Gerusalemme ricevette il messaggio di quella calamità direttamente da Geova Dio stesso. Significava questo che egli avrebbe distrutto la sua stessa religione, l’adorazione rivolta a lui quale vero Dio? Niente affatto! Semplicemente si proponeva di distruggere la contaminata e distorta forma di adorazione che a quel tempo veniva praticata nel tempio che portava il suo sacro nome, recandogli biasimo. La parola di Geova per bocca di Geremia si avverò! Quelli che vi si opponevano con ostinazione persero. Nel mese estivo di ab, il quinto dell’anno di calendario, dal 7º al 10º giorno di quel mese, il tempio fu abbattuto e la città di Gerusalemme, fiaccata e colpita dalla carestia, venne rasa al suolo. Prima di ciò il re Sedechia fu catturato mentre tentava la fuga, e le denutrite migliaia di giudei sopravvissuti furono presi prigionieri e avviati verso il logorante esilio in Babilonia, nazione ormai padrona del mondo.
4. Quegli antichi fatti storici hanno qualche importanza per noi?
4 Ebbene, quegli antichi fatti storici hanno vera importanza per noi? Sì! Perché? Perché erano profetici e, in quanto tali, furono scritti e conservati fino al giorno attuale nelle pagine della Sacra Bibbia in molte delle lingue oggi parlate. Un attento studioso di quegli antichi fatti, un ebreo il cui popolo aveva stretta attinenza con quella triste storia, ne ribadì l’importanza scrivendo queste parole nel I secolo dell’èra volgare: “Ora queste cose accadevano loro come esempi, e furono scritte per avvertimento a noi sui quali sono arrivati i termini dei sistemi di cose”. — I Cor. 10:11.
5. Prima di quale catastrofe religiosa Paolo scrisse I Corinti 10:11, e perché una cosa simile non si ripeterà?
5 Queste interessanti parole furono scritte dall’apostolo Paolo circa quindici anni prima che la ricostruita città di Gerusalemme venisse distrutta, insieme al tempio, nel 70 E.V., questa volta dalle legioni romane. La cosa non si ripeterà una terza volta, perché nella Gerusalemme di oggi non c’è alcun tempio ebraico. Oggi tre grandi religioni hanno a cuore questa storica città: la cristianità, l’Islam e il giudaismo.
6. Quale parte della religione organizzata sarà spazzata via per prima, e cosa significherà allora rifugiarsi in altre parti della religione organizzata?
6 Ci sono religioni più antiche di quella della cristianità. Eppure, secondo quanto indicò Geremia al tempo della prima Gerusalemme, la cristianità sarà la prima parte della religione organizzata ad essere distrutta. Sì, Gerusalemme prefigurò profeticamente la cristianità, perché essa afferma di praticare la religione che ebbe inizio nel 33 E.V. nella seconda Gerusalemme. Dopo che questa moderna controparte della condannata Gerusalemme dei giorni di Geremia sarà stata spazzata via, dove andranno quei suoi membri che saranno sopravvissuti? Si rivolgeranno a qualcuna delle sopravvissute religioni non cristiane? Far questo significherebbe rifugiarsi in altre parti di ciò che è destinato alla distruzione eterna, cioè la religione organizzata.
7. Dopo la caduta di Gerusalemme, dove permisero i babilonesi a Geremia e al suo segretario di rimanere, e quale festa si avvicinava?
7 Vediamo in che modo questo fu raffigurato dopo la distruzione della prima Gerusalemme nel 607 a.E.V., ai giorni di Geremia. Ad alcuni giudei poveri fu permesso di rimanere nel conquistato paese di Giuda sotto la sorveglianza di Ghedalia, governatore del paese nominato dal vincitore Nabucodonosor. Questo avvenne nel quinto mese lunare (ab) del 607 a.E.V. Geremia e il suo segretario Baruc erano stati risparmiati dalla morte, e il comandante dell’esercito babilonese permise a Geremia, secondo il suo desiderio, di rimanere nel paese assieme ai poveri, sotto il governatore Ghedalia. Che avvenne poi? Si avvicinava il tempo della raccolta autunnale del settimo mese (etanim o tishri). Si avvicinava perciò il tempo di celebrare la festa della raccolta o delle capanne, per sette giorni (15-21 tishri). Ma a Gerusalemme non c’era più il tempio in cui celebrare la festa con allegrezza. — Deut. 16:13-16.
8. I giudei fuggiti tornarono nel paese di Giuda per celebrare forse la festa della raccolta?
8 A parte un distaccamento di truppe d’occupazione, l’esercito babilonese aveva lasciato il paese, portando con sé prigionieri molti giudei sopravvissuti. Perciò i giudei che si erano rifugiati in paesi vicini cominciarono a rientrare con cautela nel paese di Giuda. Tornavano forse in patria per ubbidire al comando del Legislatore, Geova, di celebrare la festa delle capanne o della raccolta, anche se Gerusalemme e il suo tempio non esistevano più? I fatti mostrano di no.
9. Perché c’era da chiedersi dove sarebbero andati i giudei ritornati e i poveri del paese di Giuda?
9 Dove andarono questi che erano rientrati e i poveri del paese? Nessuno li obbligava a lasciare il paese. Ma Geremia aveva predetto che nel paese ci sarebbero stati 70 anni di assoluta desolazione, senza uomo né animale domestico. Ciò nonostante Geremia disse agli abitanti di rimanere tranquilli dov’erano, perché non avevano nulla da temere dai babilonesi che erano ripartiti. Il governatore Ghedalia era un giudeo come loro, soltanto che era sottoposto a Nabucodonosor re di Babilonia. Perciò Geova Dio non li costringeva affatto ad andarsene dal paese che aveva dato loro, anche se aveva ispirato Geremia a predire 70 anni di assoluta desolazione del paese di Giuda.
L’ASSASSINO COLPISCE!
10. Perché la situazione religiosa che si presentava alla vista dei “poveri del paese” di Giuda era miserevole?
10 Che miserevole condizione religiosa si presentava alla vista di quei “poveri del paese” lasciati rimanere nel territorio di Giuda! (Ger. 40:7, Diodati [Di]) Non c’era più il tempio di Gerusalemme verso il quale rivolgere le preghiere a Geova! Ad eccezione di Geremia, non c’era più alcun sacerdote, alcun levita! Nessun altare su cui offrire sacrifici! Sì, nessuna “arca del patto” sormontata dalle due figure angeliche, verso la quale il sommo sacerdote potesse spruzzare il sangue dei sacrifici nel Giorno di Espiazione, il 10 tishri. Era sparita finendo in un luogo tuttora sconosciuto. — Osea 3:4.
11. Perché il re ammonita Baalis pensò che Ismaele figlio di Netania fosse la persona adatta per togliere di mezzo il governatore giudeo Ghedalia?
11 A questo punto entra in scena uno scellerato! Si tratta di Ismaele figlio di Netania. Probabilmente il re degli ammoniti, Baalis, presso il quale Ismaele si era rifugiato per non cadere in mano ai babilonesi, ritenne che Ismaele fosse la persona adatta da assoldare per assassinare Ghedalia, governatore della provincia di Giuda nominato da Nabucodonosor. Perché la persona adatta? Perché Ismaele era “della progenie reale”. Perciò Ismaele, tramite il nonno Elisama, era imparentato con la casa reale ed era uno degli “uomini principali del re”. (Ger. 41:1) Come parente del deposto re Sedechia, egli poteva perciò essersi risentito del fatto che Ghedalia fosse stato nominato governatore pur non essendo “della progenie reale”. Perciò il re ammonita Baalis, che si era rallegrato della distruzione di Gerusalemme, si servì di Ismaele come di una pedina per togliere di mezzo Ghedalia. — Sal. 83:7, 8; Ger. 40:14.
12. In che modo Ismaele eseguì il suo perfido piano, ma cosa lo costrinse infine a fuggire?
12 Benché Ioanan figlio di Carea lo avesse avvertito, Ghedalia ospitò Ismaele e dieci dei suoi uomini a un pranzo nella nuova città governativa di Mizpa, alcuni chilometri a nord delle rovine di Gerusalemme. Nonostante fossero presenti alcuni soldati babilonesi, Ismaele e la sua banda colsero di sorpresa tutti i commensali e quelli che si trovavano nelle vicinanze e li uccisero tutti a tradimento. (Ger. 41:2, 3) Altri ancora caddero vittime di Ismaele e della sua perfida schiera. Questo avvenne nel 7º mese lunare, tishri, il mese che era normalmente caratterizzato dalla festa delle capanne per sette giorni. Gli abitanti di Mizpa si videro costretti a seguire l’usurpatore come prigionieri. Ma quando sopraggiunse Ioanan figlio di Carea e si oppose a Ismaele, allora Ismaele e otto dei suoi uomini fuggirono nel paese di Ammon, non ancora soggiogato dal re babilonese Nabucodonosor. — Ger. 41:10-15; 49:1-5.
13. Dietro richiesta di Ioanan e dei suoi seguaci, quale messaggio Geova ispirò Geremia a comunicare loro? Come reagirono?
13 A causa di ciò che era accaduto al governo provvisorio istituito dai babilonesi, Ioanan e il popolo pensarono di avere buone ragioni per temere la nuova potenza mondiale babilonese, che Geova Dio stava impiegando come esecutrice dei suoi giudizi in Medio Oriente. Dove avrebbero dovuto andare ora? Ioanan e i suoi subalterni interpellarono formalmente Geremia, che aveva così accuratamente profetizzato la rovina di Gerusalemme. Gli promisero che, sia che il messaggio di Geova tramite Geremia fosse stato di loro gradimento o no, lo avrebbero seguito. Dieci giorni dopo che avevano consultato Geremia, questi ricevette il messaggio da Geova. Non avrebbero dovuto cedere al timore ma rimanere nel paese sottomessi ai babilonesi. Se invece per mancanza di fede si fossero trasferiti in Egitto, sarebbero stati raggiunti dalla vittoriosa spada del re di Babilonia e dalla carestia e dalla pestilenza. Salvo un piccolo rimanente, sarebbero periti nel condannato paese d’Egitto. Non sarebbero tornati in pace nella provincia di Giuda dopo il rovesciamento dell’impero babilonese. Ioanan e i suoi seguaci prestarono forse ascolto a questo messaggio divino? Niente affatto! Lo definirono una falsità. Dissero che Geremia era un bugiardo. — Ger. 42:1–43:3.
14. Chi furono quelli che non mantennero la parola, e perché nel 607 a.E.V. non si celebrò la festa della raccolta?
14 Ma chi era il bugiardo se non ciascuno di loro, dal momento che avevano fatto voto di ubbidire al messaggio trasmesso loro da Geremia anche se non fosse stato di loro gradimento? Erano già in viaggio verso sud, diretti in Egitto, e ora erano decisi a continuare ad andare avanti fino al paese del Nilo. Non volevano sottomettersi al dominio della Terza Potenza Mondiale, l’impero babilonese. Tempo addietro l’Egitto era stato loro alleato contro l’espansionismo della potenza mondiale di Babilonia. Ora che il paese di Giuda si trovava sotto la dominazione babilonese, erano decisi a non lasciare nessuno nel paese, onde non si sottomettesse ai babilonesi. I sostenitori della necessità di sottomettersi a Babilonia, cioè Geremia e il suo segretario Baruc, non furono lasciati rimanere. Questi servitori di Geova furono trascinati insieme agli altri. Senza farlo apposta, ma proprio verso il tempo in cui il paese di Giuda avrebbe dovuto celebrare con allegrezza la festa della raccolta o delle capanne dal 15 al 21 tishri del 607 a.E.V., quei ribelli contro la volontà di Geova lasciarono il paese nella condizione da lui predetta, desolato, senza uomo né animale domestico. — Ger. 43:4-7.
15. Che nesso c’è fra quegli avvenimenti del tempo di Geremia e quelli dei nostri giorni?
15 È impossibile opporsi con successo alla volontà dell’Iddio Onnipotente. È impossibile che la sua parola profetica si mostri inesatta. Con l’abbandono del paese di Giuda da parte dei giudei ribelli, iniziarono i predetti 70 anni di desolazione del paese senza residente israelita o animale domestico. Allora cominciarono anche i 2.520 anni dei simbolici “sette tempi”, circa i quali il re Nabucodonosor ebbe un sogno da Geova, sogno che venne interpretato dal profeta Daniele. (Dan. 4:13-27; Luca 21:24) Non fu quindi un caso che nel 1914 E.V. scoppiasse in un mondo pacifico la prima guerra mondiale, per contrassegnare la fine di quei “sette tempi” nel mese lunare di tishri. C’è perciò un nesso fra gli avvenimenti del tempo di Geremia e quelli dei nostri giorni. Il significato di quegli avvenimenti ci interessa da vicino!
16. Perché decidendo di fuggire in Egitto quei giudei increduli non scelsero la strada giusta?
16 Dopo il crollo, avvenuto nel 607 a.E.V., della religione organizzata a Gerusalemme dai giudei violatori della Legge, quei giudei che fuggirono in Egitto riuscirono forse ad evitare ciò che temevano? Scelsero la via migliore, la via giusta? Difficilmente, visto che divennero un terrificante esempio di ciò che accade alle persone religiose che rifiutano di ubbidire alla Parola di Geova. Geremia, sebbene costretto ad abitare in Egitto, non smise di profetizzare. Lo spirito di Geova continuò a spingere Geremia a profetizzare proprio agli increduli profughi giudei e contro il paese in cui avevano scelto di risiedere. I suoi scritti ispirati sono giunti fino ai giorni critici in cui viviamo. Servono di monito alle moderne controparti di quei giudei ribelli del tempo di Geremia. Tenendo conto di questo, cosa c’è da aspettarsi nell’immediato futuro?
17. Quale azione non c’è da aspettarsi da parte dei sopravvissuti alla distruzione della cristianità, e perché no?
17 C’è da aspettarsi la distruzione della parte più influente della religione organizzata, cioè la cristianità con tutta la sua babele di sette e denominazioni religiose. Questo avverrà nel tempo fissato da Geova. Perciò la domanda è: Quando ciò avverrà, cosa faranno tutti quelli che saranno stati testimoni di quel sorprendente evento? In base al modello stabilito nel 607 a.E.V. da Ismaele e Ioanan e dai loro seguaci, che rifiutarono di prestare ascolto al consiglio di Geova, non c’è da aspettarsi che un’innumerevole grande folla di tali testimoni oculari si converta al cristianesimo praticato dalla moderna classe di Geremia e dai loro leali compagni. Il vero cristianesimo comprende l’adorazione di Geova, l’Iddio di Geremia e Padre celeste di Gesù Cristo. Questi parlò dell’adorazione di Geova quando disse alla donna presso il pozzo di Samaria: “L’ora viene, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre con spirito e verità, poiché veramente, il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito, e quelli che l’adorano devono adorarlo con spirito e verità”. — Giov. 4:23, 24.
18. Quando Gesù Cristo era sulla terra, di chi fu testimone, e oggi chi sono quelli che devono essere testimoni come lui?
18 Chi è cristiano non può mettere da parte l’adorazione di Geova Dio. In Rivelazione 1:5 il Figlio di Dio disse di essere “Gesù Cristo, ‘il Testimone Fedele’”. Quand’era sulla terra come uomo, egli era un ebreo, un israelita, alla cui nazione furono rivolte le parole di Isaia 43:10: “‘Voi siete i miei testimoni’, è l’espressione di Geova, ‘pure il mio servitore che io ho scelto’”. Gesù dimostrò d’essere un fedele e verace testimone di Geova Dio. Oggi i suoi veri discepoli devono similmente essere testimoni di Geova.
19. Dopo la caduta della cristianità, i testimoni oculari sopravvissuti si riverseranno forse fra i testimoni di Geova, o quale speranza offriranno ai sopravvissuti gli altri sistemi religiosi?
19 Non possiamo indicare alcun brano profetico della Bibbia che mostri che, dopo il crollo nell’imminente “grande tribolazione” della moderna controparte dell’antica Gerusalemme, un imprecisato numero di ex aderenti alla cristianità si convertirà e si schiererà dalla parte di quei perseguitati cristiani noti come testimoni di Geova. Molte persone potranno far lamento per i vantaggi persi a causa dell’infuocata distruzione della materialistica cristianità, come quei commercianti descritti nel capitolo 18 di Rivelazione mentre fanno cordoglio per la distruzione di Babilonia la Grande. Con essa avranno perso la possibilità di fare lucrosi affari. Potrà forse accadere che alcune persone d’indole religiosa si rifugino in qualche religione non cristiana temporaneamente sopravvissuta alla cristianità. Ma questo significherà solo rifugiarsi in un altro sistema religioso condannato, perché appartengono tutti a Babilonia la Grande, l’impero mondiale della falsa religione. Tutte le sue parti sono destinate alla distruzione!
20. Come possiamo sapere dove andranno i sopravvissuti alla distruzione di Babilonia la Grande?
20 Dove andranno allora i sopravvissuti alla distruzione di Babilonia la Grande? Cosa indicano le ispirate scritture profetiche? Andranno o potranno andare dalla parte di quelli prefigurati da Geremia e dal suo segretario Baruc? Gli avvenimenti profetici degli ultimi giorni di quegli antichi adoratori di Geova forniscono la risposta.
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La strada giusta dev’essere scelta oraLa Torre di Guardia 1980 | 15 agosto
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La strada giusta dev’essere scelta ora
1, 2. (a) Quale specie di mondo la Bibbia predice che vi sarà fra breve per quanto riguarda la religione? (b) Perché ora è urgente decidere ciò che si vuol fare?
SECONDO le statistiche, la stragrande maggioranza dell’umanità non adora l’Iddio della Sacra Bibbia. È sempre stato così in tutta la storia passata. La religione organizzata della cristianità sostiene di adorarlo. Anche alcuni altri sistemi religiosi pretendono di adorarlo, rispettando almeno alcune parti della Bibbia. Che accadrà quando tutti quelli che professano una religione saranno distrutti o costretti a rinunciare al loro culto? Che specie di mondo sarà quello? Sarà la specie di mondo che secondo la Bibbia deve presto arrivare, un mondo irreligioso di breve durata.
2 Esso adorerà più apertamente che mai “l’iddio di questo sistema di cose”, identificato dalla Bibbia con il grande avversario di Geova, Satana il Diavolo. (II Cor. 4:4) Gesù Cristo lo chiamò il “principe” o “governante di questo mondo”. (Giov. 12:31; 16:11; Di) Quando fra non molto il mondo intero sarà costretto ad adorare questo falso ‘dio’, cosa faranno quelli che ora inorridiscono a una tale prospettiva? Cosa avranno la forza di fare in senso religioso? Saggiamente, ora è il tempo di prendere una decisione, e con urgenza!
3. Con quale anticipo Geova prese la propria decisione prima di eseguirla sulle nazioni?
3 Gioele 3:14 predice: “Folle, folle sono nel bassopiano della decisione, poiché il giorno di Geova è vicino nel bassopiano della decisione”. La Versione Riveduta traduce Gioele 3:14 con queste parole: “Moltitudini! moltitudini! nella valle del Giudizio! Poiché il giorno dell’Eterno è vicino, nella valle del Giudizio”. La versione a cura di Fulvio Nardoni la chiama “Valle della Decisione” (4:14). Il profeta Gioele terminò il suo libro verso l’820 a.E.V., cioè più di 200 anni prima che Geova eseguisse la sua “decisione” sulle nazioni di quel tempo in modo tipico.
4. (a) A questo riguardo, in che senso Geova ci ha dato un buon esempio? (b) In che modo anche Baruc figlio di Neria ci diede un buon esempio?
4 Geova ci diede il buon esempio. Prese la sua decisione in anticipo e la annunciò pubblicamente. Ciascuno di noi, che viviamo in tempi non meno critici, deve prendere una decisione personale prima dell’imminente catastrofe mondiale. Pensare che a quel tempo si possa all’improvviso cambiare condotta e prendere la decisione giusta per sfuggire alle conseguenze della calamità significa ingannare pericolosamente se stessi. Abbiamo l’esempio di un uomo che, 18 anni prima che giungesse la calamità internazionale di cui era stato avvisato nel 625 a.E.V., prese la decisione giusta: si tratta di Baruc figlio di Neria. Il 625 a.E.V. fu il quarto anno di regno del terzultimo re della condannata Gerusalemme, Ioiachim figlio di Giosia. Salì al trono nel 628 a.E.V., dopo che Ioacaz, suo fratello più giovane, fu detronizzato dal faraone egiziano Neco e portato in Egitto.
5, 6. (a) Perché era un anno critico quello in cui Geremia ricevette da Geova un messaggio per Baruc? (b) Secondo Geremia 45:1-3, come si sentiva allora Baruc?
5 Quando Ioiachim, sottoposto all’Egitto, regnava già da tre anni, il profeta-sacerdote Geremia ricevette da Geova un messaggio per il suo segretario, Baruc figlio di Neria. Si era nel quarto anno del re Ioiachim. Fu un anno critico, perché quell’anno (625 a.E.V.) Nabucodonosor figlio di Nabopolassar divenne re di Babilonia. Il re di Gerusalemme doveva ora fare i conti con il governante della Terza Potenza Mondiale, Babilonia, che aveva conquistato l’impero assiro. Leggiamo a questo punto Geremia 45:1-3:
6 “La parola che Geremia il profeta pronunciò a Baruc figlio di Neria quando egli scrisse in un libro queste parole dalla bocca di Geremia nel quarto anno di Ioiachim figlio di Giosia, re di Giuda, dicendo: ‘Geova l’Iddio d’Israele ha detto questo riguardo a te, o Baruc: “Tu hai detto: ‘Guai a me, ora, poiché Geova ha aggiunto mestizia alla mia pena! Io mi sono stancato a causa dei miei sospiri, e non ho trovato alcun luogo di riposo’”’”.
7. Come poté sentirsi Baruc vedendo peggiorare le condizioni di Gerusalemme, e quale effetto ebbero forse su di lui i continui messaggi di calamità da parte di Geremia?
7 Non sappiamo da quanto tempo Baruc fosse il segretario di Geremia, ma aveva almeno altri 18 anni da trascorrere in compagnia del profeta. Non possiamo sapere quale “pena” patisse vedendo peggiorare le condizioni del regno di Giuda, ma ora, oltre a ciò, doveva anche mettere per iscritto l’angustioso messaggio di calamità dettato da Geremia. Probabilmente si sentiva come Geremia al tempo in cui il profeta scrisse il libro delle “Lamentazioni” dopo la distruzione di Gerusalemme nel 607 a.E.V. da parte del re di Babilonia. È possibile che le continue e ripetute profezie di calamità da parte di Geremia avessero logorato Baruc.
8. Quale proposito Geova rivelò a Baruc, ma cosa cercava Baruc per se stesso?
8 Baruc non intravedeva “alcun luogo di riposo” per sé. Geova notò la disposizione d’animo di Baruc e comandò a Geremia di dirgli: “Geova ha detto questo: ‘Ecco, ciò che ho edificato demolisco, e ciò che ho piantato sradico, perfino tutto il paese stesso. Ma in quanto a te, tu continui a cercar grandi cose per te stesso. Non continuare a cercare’”. — Ger. 45:4, 5.
9, 10. Perché Geova aveva buone ragioni per disapprovare il fatto che Baruc cercasse in quel tempo “grandi cose” per se stesso?
9 Anche se Geova non le menzionò, Baruc sapeva quali “grandi cose” cercava per sé. Evidentemente erano cose che Geova non approvava, per cui avrebbe dovuto smettere di cercarle. Perché?
10 A motivo di ciò che Geova aveva in mente di fare a breve scadenza. In quello stesso anno aveva suscitato Nabucodonosor come re di Babilonia, e questi era colui che Geova intendeva impiegare come esecutore dei suoi giudizi contro il popolo di Baruc. Particolarmente dai giorni del re Davide (1077-1037 a.E.V.), Geova aveva edificato il regno d’Israele, ma ora, tramite Nabucodonosor, stava per demolire quel governo reale onde rimanesse inerte per 2.520 anni, fino al 1914 E.V. Nel lontano 1473 a.E.V. Geova aveva piantato la nazione d’Israele nella Terra Promessa, ma ora, dopo più di 800 anni, stava per sradicarla. Per 70 anni il paese del regno di Giuda sarebbe rimasto senza alcun israelita o animale domestico, mentre la popolazione sarebbe stata in esilio nel paese di Nabucodonosor. A motivo di quanto stava per accadere, era forse il tempo appropriato perché un uomo che conosceva il proposito di Geova proclamato da Geremia cercasse per sé “grandi cose” di carattere personale? Niente affatto!
11. Che importanza aveva che Baruc prendesse la decisione giusta e subito?
11 Ecco perché Geova gli disse di smettere di cercare tali cose. Che dire se Baruc avesse continuato egoisticamente a cercarle? Avrebbe potuto essere in piena armonia con il messaggio che doveva scrivere e proclamare? No! I rapporti fra lui e il profeta di Geova, Geremia, si sarebbero senz’altro incrinati. Se Baruc voleva rimanere veramente in armonia con Geremia e il suo messaggio doveva reprimere le ambizioni egoistiche. Mancavano ancora 18 anni alla predetta calamità, ma Baruc si trovava già a dover prendere una decisione. La sua stessa vita, la sua “anima”, dipendeva dal prendere la decisione giusta e dall’attenervisi.
12. Come nel caso di Baruc, perché è opportuno che anche noi smettiamo di cercare “grandi cose” per noi stessi in questo mondo?
12 Che somiglianza fra la critica situazione di Baruc e la nostra! Questo in particolare dal 1914 in poi, poiché da allora i testimoni di Geova hanno predicato che la cristianità, il moderno antìtipo dell’infedele Gerusalemme, verrà distrutta da qualcuno più grande di Nabucodonosor, l’ormai regnante re celeste Gesù Cristo. È perciò veramente sconsigliabile che chi è in una relazione di patto con Dio cerchi per sé “grandi cose” in questo sistema di cose in sfacelo e in un tempo cruciale come questo. Significherebbe non capire che stiamo vivendo nel “tempo della fine”. Rivelerebbe mancanza di fede e di fiducia nell’esattezza e nell’urgenza del messaggio predicato dalla classe di Geremia circa la condanna di questo vecchio sistema di cose. È in gioco la vita, l’“anima” di ciascuno! Geova sta per compiere la sua opera di demolire e sradicare tramite qualcuno più potente di Nabucodonosor, Gesù Cristo. Vogliamo essere distrutti assieme al moderno antìtipo dell’apostata Gerusalemme, cioè la cristianità? Se non vogliamo esserlo, allora dobbiamo prendere la nostra decisione finché ce n’è ancora tempo, la decisione di fare ciò che Geova disse al segretario di Geremia, Baruc, e cioè di smettere di cercare “grandi cose” in questo mondo.
13. Ora è il tempo di partecipare a che cosa con la classe di Geremia?
13 Ciascuno di noi cerchi di vivere in armonia con il messaggio proclamato dalla classe di Geremia. Abbandoniamo le ambizioni egoistiche e non riponiamo i nostri affetti sulle cose transitorie di questo condannato sistema di cose. Si richiede che partecipiamo coraggiosamente con la classe di Geremia all’opera di avvertimento da compiere in relazione all’imminente “giorno di vendetta” di Geova. Non è tempo di avere un cuore diviso. — Isa. 61:1, 2.
14, 15. (a) In ricompensa per l’ubbidienza, cosa avrebbe ricevuto Baruc come “spoglia”? (b) Come andarono le cose?
14 Quale sarà la ricompensa? È indicata in quello che Geremia ricevette il comando di dire a Baruc: “‘Poiché, ecco, io farò venire la calamità su ogni carne’, è l’espressione di Geova, ‘e per certo ti darò la tua anima come spoglia in tutti i luoghi ai quali andrai’”. — Ger. 45:5b.
15 Per Baruc le cose andarono proprio così. Questo mostra che senza perdere tempo prese la decisione giusta. Ce lo conferma un precedente capitolo, Geremia 43:5-7, che narra ciò che accadde dopo la distruzione di Gerusalemme nel 607 a.E.V. Si legge che nella loro fuga dal paese di Giuda verso l’Egitto, i timorosi giudei sopravvissuti portarono con sé “Geremia il profeta e Baruc figlio Neria. E infine vennero nel paese d’Egitto, poiché non ubbidirono alla voce di Geova; e vennero gradualmente fino a Tafnes”, nell’Egitto settentrionale. Ma anche dopo ciò Geremia continuò a profetizzare a quei giudei disubbidienti. — Ger. 43:8–44:30.
16. Se Baruc sopravvisse fino a che il re di Babilonia rovesciò l’Egitto, cosa poteva aspettarsi dal conquistatore?
16 Quegli ostinati giudei non riuscirono a sottrarsi per molto alla dominazione della potenza mondiale babilonese, perché a suo tempo Nabucodonosor aggiunse l’Egitto al suo impero. Se Geremia e Baruc sopravvissero per vedere l’arrivo dei babilonesi, possiamo esser certi che non caddero vittime dell’ira di Nabucodonosor. Egli aveva buoni motivi per ricordarsi di loro con benignità. Baruc avrebbe continuato ad avere la sua “anima” come spoglia, cosa garantitagli da Geova in Geremia 45:5. Avrebbe così potuto rendersi conto di quanto fosse stato saggio a smettere di cercare “grandi cose” per se stesso.
17. Cosa ci insegna l’ubbidiente azione di Baruc?
17 Possiamo trarre vero profitto dall’esempio di ubbidiente sottomissione alla correzione di Geova datoci da Baruc? Sì! Non importa quanto stretti siano i nostri legami con la classe di Geremia, facciamo ciò che Dio approva se non ricerchiamo “grandi cose” per noi stessi in questi ultimi giorni della cristianità. La nostra “anima”, la nostra vita come persone, vale molto più delle “grandi cose” destinate a scomparire con questo mondo malvagio, quando non ci rimarrà addosso che la sola “anima”. Essere allora vivi come ‘anime’ che godranno l’approvazione divina sarà qualcosa di infinitamente più prezioso che godere ora per breve tempo qualsiasi cosa appartenga alla cristianità e a tutta la religione organizzata.
COME EVITARE UNA MALEDIZIONE PER NON AVER USATO LA “SPADA”
18, 19. Perché il “giorno di vendetta” di Geova non era finito con la calamità abbattutasi su Giuda e Gerusalemme?
18 Baruc e Geremia piansero per la distruzione di Gerusalemme e lo spopolamento del paese. Ma le nazioni pagane circonvicine provarono immenso piacere vedendo la calamità abbattersi sul popolo del patto di Geova. (Sal. 83:6-8; 137:7) L’Egitto, ovviamente, non era del tutto contento, perché era lieto di avere Giuda e Gerusalemme come alleati sottomessi. Inoltre il regno di Giuda serviva da zona cuscinetto fra l’Egitto e la minacciosa potenza mondiale di Babilonia. Comunque l’Egitto aveva fatto una pessima figura per quanto riguardava Giuda e la sua capitale Gerusalemme, dove i re della dinastia di Davide un tempo sedevano sul “trono di Geova”. L’intenso odio delle nazioni per il popolo del Suo patto non passò inosservato a Geova, in quanto vi era implicata anche la sua adorazione.
19 Perciò il “giorno di vendetta” di Geova non terminò con il suo impiego del re di Babilonia quale strumento per rovesciare il regno di Giuda. Il calice del disastro nazionale che era stato dato da bere a Giuda e a Gerusalemme doveva ora essere offerto a quelle malvage nazioni che meritavano d’essere rovesciate a motivo del loro odio per Geova.
20. (a) Geova cosa ispirò Geremia a fare nei confronti di quelle nazioni malvage? (b) Riguardo a chi furono pronunciate le parole di Geremia 48:10, e si mostrarono essi meritevoli di quella maledizione?
20 Geova ispirò dunque Geremia a estendere la sua profezia predicendo il violento rovesciamento delle malvage nazioni d’Egitto, Filistea, Moab, Ammon, Edom, Chedar e anche Elam. (Ger. 46:1–49:39; 25:15-33) Geova si proponeva di usare i babilonesi al comando del re Nabucodonosor per brandire la “spada” dell’esecuzione contro quelle nazioni che avevano sfidato il vero Dio. Fu quindi con riferimento a quelle forze d’esecuzione che Geova ispirò Geremia a dire: “Maledetto sia colui che esegue la missione di Geova con pigrizia; e maledetto sia colui che trattiene la sua spada dal sangue!” (Ger. 48:10) Né i babilonesi né il loro re Nabucodonosor caddero sotto la maledizione promessa a chi non avesse eseguito completamente la “missione” di Dio.
21. (a) Geremia e Baruc furono forse ‘maledetti’ per non aver impiegato una “spada” letterale? (b) Saranno forse i testimoni di Geova a togliere di mezzo la cristianità, o chi sarà a farlo?
21 Che dire di noi? Potremmo trovarci sotto una maledizione simile per aver trascurato la nostra missione, per esserci trattenuti in relazione alla “spada”? Sappiamo che né Geremia né Baruc brandirono effettivamente una spada letterale contro quelle nazioni nemiche. Non era la loro missione. Essa era stata affidata ai babilonesi al comando del loro nuovo imperatore Nabucodonosor. L’odierna classe di Geremia, in qualità di testimoni di Geova, non alzerà violentemente la mano contro la cristianità, antìtipo dell’apostata Gerusalemme e del suo reame. Saranno gli ex amici politici della cristianità e altri elementi irreligiosi a disfarsi di lei senza alcuna misericordia, proprio come le nazioni sopravvissute furono liete di disfarsi di Gerusalemme e del suo regno come vicini. — Riv. 17:12-18.
22. Chi non condividerà le grandi speranze dei distruttori della religione organizzata, e quale sarà il loro atteggiamento nei riguardi delle nuove potenze dominanti?
22 Ma cosa resterà sulla scena mondiale una volta che la cristianità e tutte le altre parti dell’impero mondiale della falsa religione saranno state spazzate via? Forze politiche irreligiose, che assumeranno il controllo di tutti gli affari umani! Lo faranno nutrendo grandi speranze di riuscire, sentendosi libere dai condizionamenti della religione organizzata. (Confronta Ezechiele capitolo 23). Ma quelle empie speranze non saranno condivise dalla classe di Geremia e dai suoi devoti compagni, anche se potranno mostrare sottomissione relativa alle nuove potenze dominanti quali nuove “autorità superiori”. — Rom. 13:1, 2.
23. Cosa porterà all’adempimento del resto del “giorno di vendetta” di Geova?
23 Allora il “giorno di vendetta” di Geova sarà già cominciato, ma non terminerà con la distruzione della religione organizzata, l’impero mondiale della falsa religione. Deve continuare finché su tutti gli oppositori della sovranità universale di Geova sia stata pienamente versata la “vendetta” divina. Prima però essi cercheranno di costringere la classe di Geremia e i suoi leali compagni a conformarsi incondizionatamente all’empio sistema di cose, proprio come Ioanan e i suoi seguaci arrestarono Geremia e Baruc e li trascinarono con la forza in Egitto. Non riuscendo nel loro intento, gli oppositori scateneranno un attacco ad oltranza contro questi adoratori di Geova non disposti al compromesso. Come orde internazionali al comando di Gog del paese di Magog, essi cercheranno di invadere il paradiso spirituale dell’unto rimanente e dei suoi inseparabili compagni. Decisi ad assumere un assoluto controllo del mondo, si mostreranno meritevoli di subire l’infuocata vendetta di Geova. — Ezec. 38:1–39:20.
24. Chi passerà al contrattacco, e meriteranno forse d’essere ‘maledetti’ per pigrizia o mancata esecuzione degli ordini?
24 Che succederà a quel punto? Rivelazione 19:11-21 mostra che Gesù Cristo, un conquistatore più grande del re Nabucodonosor, guiderà gli eserciti angelici al contrattacco. Questi non cadranno sotto la maledizione rivolta a coloro che eseguono la missione di Geova con pigrizia. Non saranno meritevoli di maledizione per aver trattenuto la “spada” d’esecuzione dal sangue nemico. (Ger. 48:10) Eseguiranno la vendetta di Geova sulle nazioni aggreditrici. Per aver fatto questo essi saranno benedetti con una splendida vittoria a eterna rivendicazione di Geova.
25. In che modo i testimoni di Geova dovranno allora imitare ciò che fece Geremia dopo essere stato trascinato nel paese contro il quale aveva profetizzato?
25 Dal 1914 siamo nel “tempo della fine”. (Dan. 12:4) Perciò ora la classe di Geremia e i suoi dedicati compagni devono richiamare l’attenzione del mondo sulla minacciosa “spada” o strumento esecutivo che Geova impiegherà nell’imminente “grande tribolazione”. (Matt. 24:21) Devono imitare Geremia, che, dopo essere stato portato via con la forza dal paese di Giuda, proclamò la minacciosa “spada” del re Nabucodonosor contro il paese in cui era stato portato, l’Egitto, e anche contro la Filistea, Moab, Ammon, Edom e altre nazioni nemiche. Anche ora, prima dello scoppio della “grande tribolazione”, devono eseguire il comando divino di “proclamare . . . il giorno di vendetta da parte del nostro Dio” contro la religione organizzata e tutte le nazioni del mondo. (Ger. 46:1–49:39) La loro “missione” è quella di far risuonare l’avvertimento: “Geova ha un giorno di vendetta, un anno di retribuzioni per la causa di Sion”. — Isa. 34:8.
26, 27. Quali parole rivolte da Geova a Ezechiele come a una sentinella la classe di Geremia deve ora prendere a cuore?
26 Ora si applicano le parole profetiche di Gesù riportate in Luca 21:22: “Questi sono giorni per fare giustizia, onde tutte le cose scritte siano adempiute”. Ora in particolare è tempo che la classe di Geremia prenda a cuore le parole rivolte da Geova a Ezechiele, che cominciò a profetizzare in Babilonia nel 613 a.E.V., sette anni prima che Geremia fosse portato in Egitto contro la sua volontà:
27 “‘Ora riguardo alla sentinella, nel caso che veda venire la spada ed effettivamente non suoni il corno e il popolo stesso non abbia nessun avvertimento e la spada venga e porti via da loro l’anima, essa stessa deve portarsi via per il suo proprio errore, ma ne richiederò il sangue dalla mano della stessa sentinella’. Ora riguardo a te, o figlio d’uomo, ti ho fatto sentinella alla casa d’Israele, e tu devi udire dalla mia bocca la parola e dare loro l’avvertimento da parte mia. Quando dico a qualcuno malvagio: ‘O malvagio, positivamente morrai!’ ma tu in effetti non parli per avvertire il malvagio dalla sua via, egli stesso morrà come malvagio nel suo proprio errore, ma io richiederò il suo sangue dalla tua propria mano. Ma riguardo a te, nel caso che tu effettivamente avverti qualcuno malvagio perché si volga dalla sua via ma egli effettivamente non si volge dalla sua via, egli stesso morrà nel suo proprio errore, mentre tu stesso per certo libererai la tua propria anima”. — Ezec. 33:6-9; confronta Ezechiele 9:2-10.
28. Qual è l’atteggiamento della classe di Geremia e del suoi compagni a questo proposito, ma cosa potrebbe accadere e cosa significherebbe per loro?
28 L’odierna classe di Geremia e i suoi devoti compagni non vogliono avere una simile colpa di sangue. Ciò potrebbe accadere. Se per timore dell’uomo dovessero trattenersi dall’avvertire tutti riguardo alla “spada” del “giorno di vendetta” di Geova e mancare così di eseguire la loro “missione”, si renderebbero meritevoli della maledizione divina. Tale negligenza significherebbe per loro non sopravvivere.
29. Per non seguire quelli che non prestano ascolto nella sorte che li attende dopo la distruzione della religione organizzata, cosa devono scegliere ora quelli che vogliono la vita?
29 Quando, durante la “grande tribolazione” che si avvicina rapidamente, la “spada” della vendetta divina colpirà tutta la religione organizzata, abbattendola, quelli che non avranno prestato ascolto alla “sentinella” di Geova, cioè alla classe di Geremia, cercheranno rifugio presso i condannati elementi politici, assicurandosi così la distruzione nella “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” ad Har-Maghedon. (Riv. 16:14, 16) Per evitare di seguirli per quella strada, è necessario scegliere ora la strada giusta mentre è ancora aperta. Chi cammina in essa verso la vita non dovrà mai cambiare strada.
(L’ultimo articolo di questa serie sulla profezia di Geremia sarà pubblicato in seguito).
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