Come si combatte la polmonite
NEL 1954 un operaio inglese citò il suo datore di lavoro perché aveva contratto la polmonite e la pleurite. La causa, secondo lui, era stata la stanza fredda ed esposta alle correnti in cui doveva lavorare. Il giudice che discusse la causa riscontrò che la stanza era davvero fredda, esposta alle correnti e umida, specialmente nelle prime ore del mattino, e così assegnò all’operaio 410 sterline per risarcimento danni, che allora equivalevano a oltre 700.000 lire.
Ma l’operaio aveva contratto la polmonite, che è in realtà un’infiammazione dei polmoni, solo a causa delle condizioni nelle quali aveva dovuto lavorare? Vi avevano senz’altro contribuito, ma erano all’opera anche organismi nocivi. Infatti, ci sono varie specie di batteri e di virus che possono causare la polmonite. Il caso tipico di polmonite è un’infezione causata da un pneumococco. In questa comunissima forma di polmonite, le piccole sacche per l’aria dei polmoni si riempiono prima di liquido e poi di globuli bianchi del sangue che tentano di combattere l’infezione. Si accumulano anche globuli rossi, che danno all’espettorato il caratteristico aspetto “rugginoso”.
Il polmone destro ha tre lobi e quello sinistro ne ha due. Si può infiammare solo parte di un lobo, o può essere interessato un intero lobo o più. Si può prendere la polmonite senza che sia preceduta da altre malattie, sebbene spesso si contragga dopo avere avuto l’influenza, una malattia cancerogena o renale.
Quale è la sintomatologia della polmonite tipica? Tra i primi sintomi vi sono forti brividi, dolori al torace, tosse stizzosa e secca, espettorato striato di sangue e febbre alta. Ci possono anche essere abbondante sudorazione, nausea e diarrea. Date le gravi conseguenze che la polmonite può portare, è prudente consultare subito un medico, specialmente perché le cure sollecite possono significare la differenza tra una pronta guarigione e un peggiorare delle condizioni: un protrarsi della malattia o anche la morte.
Dipende soprattutto dalla predisposizione
Le statistiche mostrano che uno dei fattori principali per cui si prende la polmonite è la predisposizione. In che senso? In quanto l’età è un fattore importante da considerare. Pertanto, la più elevata incidenza di decessi da polmonite si registra tra i bambini di età inferiore a un anno e subito dopo tra i bambini da uno a cinque anni. Dopo di che la mortalità da polmonite è minima, ma aumenta gradualmente fino all’età di venticinque anni, quando è pressappoco la stessa che tra i bambini. Secondo un attuale testo di medicina, “negli Stati Uniti solo una persona su 500 di ogni età potrebbe contrarre la malattia in un anno qualsiasi”. — Textbook of Medicine, Cecil-Loeb (1971).
C’è 1 probabilità su 2 che voi o chiunque altro siate portatori di organismi che causano la polmonite senza che ve ne rendiate neppure conto. Ma solo una piccola frazione di questi portatori contrarrà la malattia. Tuttavia, se vi indebolite troppo per l’eccessivo lavoro, o perché vi abbandonate smodatamente a piaceri che vi esauriscono, e se anche il tempo fosse cattivo, quei batteri o virus potrebbero avere la meglio, e allora sareste la prossima vittima di polmonite.
Una condizione preesistente, come una grave malattia o ferita, può rendere soggetti a complicazioni così che si contragga la polmonite. A questo riguardo, si potrebbe menzionare che in molti casi di trapianti di reni o di cuore il paziente è morto per infiammazione polmonare. Il corpo doveva fare troppo sforzo per combattere il tessuto estraneo, divenendo così vulnerabile in altri campi. Questo è in armonia con l’osservazione del medico inglese John Caius del sedicesimo secolo: “I nostri corpi non possono . . . essere danneggiati da cause di corruzione e infezione, a meno che non ci sia in essi una certa materia soggetta . . . a riceverla, altrimenti se uno si ammala dovrebbero ammalarsi tutti”.
Che cosa fare
Fino a trentacinque anni fa la polmonite era molto temuta, e con ragione, poiché morivano dal 30 al 50 per cento di quelli che la contraevano. Accadeva perché i metodi di cura, pur alleviando i sintomi, non influivano mai specificamente sui batteri o virus che causavano la malattia.
Allora la cura includeva clisteri, bagni caldi, applicazione di vari impacchi umidi e impiastri antiflogistici sul torace. Inoltre, il paziente era tenuto tranquillo e rilassato, gli erano dati da bere liquidi in gran quantità e gli dicevano di evitare l’inutile dispendio di energia fisica e nervosa. Le visite erano scoraggiate per non stancare il paziente. Gli suggerivano di seguire la vecchia massima: ‘Piedi al caldo e testa al freddo’. La stanza era ben ventilata e pulita.
Ma nonostante tutte le tenere amorevoli cure prestate allora, le vittime della polmonite avevano solo 1 probabilità su 2 di sopravvivere. Oggi, comunque, malgrado i pericoli che accompagnano l’impiego della penicillina, con essa si cura il 95 per cento di quelli che si ammalano di polmonite, così che questa malattia non è più temuta come in passato. Naturalmente, oltre alle cure per uccidere il pneumococco, per un buon trattamento sono ancora importantissime alcune generali misure coadiuvanti, inclusi il riposo e la nutrizione.
È meglio prevenirla
Oggi si mostra crescente interesse per la medicina profilattica. Poiché “è meglio prevenire che curare”, che cosa potete fare personalmente? Potete seguire questo principio cercando di evitare le condizioni che vi indebolirebbero tanto da rendervi facile bersaglio del pneumococco. Inoltre, state attenti a vestirvi in modo adeguato per mantenervi caldi e asciutti quando siete fuori col vento o con la pioggia. Se vi bagnate i piedi e vi raffreddate, appena possibile fate un pediluvio molto caldo. Inoltre, buone misure di ‘medicina profilattica’ sono quelle di evitare il peso eccessivo, la malnutrizione, l’abuso di liquori, l’andare a letto tardi e le intemperanze d’ogni sorta.
Sì, un corpo sano e vigoroso vi permetterà di difendervi dalla polmonite. Come rilevò il ricercatore Rene J. Dubos dell’Istituto Rockefeller, il principio ecologico vale anche per il corpo umano: il danno arrecato da batteri e virus dipende soprattutto dalla condizione del loro ambiente, il vostro corpo. Quindi, fin dove è possibile, edificate nel vostro corpo un ambiente resistente alle malattie prestando la debita attenzione alla salute anche quando non siete malati. Questo vuol dire mangiare (con moderazione) cibi sani e nutrienti, mantenere in buone condizioni muscoli, cuore e polmoni con il necessario esercizio (specialmente se avete un’occupazione sedentaria) e concedersi sufficiente sonno e riposo. Siate moderati anche nei piaceri e nelle eccitazioni che vi indeboliscono le forze.
Infine, prendete sul serio il consiglio biblico: ‘La santa devozione insieme a contentezza è un grande guadagno, poiché non abbiamo portato nulla in questo mondo e non ne possiamo portare fuori nulla’. Che questo sia sensato è ovvio, non vi pare? — 1 Tim. 6:6, 7.