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  • Una nuova città delle Nazioni Unite
    Svegliatevi! 1980 | 8 febbraio
    • cambio attuale circa 62 lire). Per proteggere gli impiegati, da 100 a 120 poliziotti armati presteranno servizio insieme alle guardie disarmate dell’O.N.U. Tra i servizi di cui possono usufruire i dipendenti dell’O.N.U. c’è anche un’associazione chiamata “Internazionale Vienna”. Questa organizzazione provvede corsi di lingue e assistenza in questioni di alloggio, denaro, diritti legali e salute. Ci sarà pure un servizio telefonico in funzione giorno e notte, una circolare di informazioni in quattro lingue e altri servizi.

      Benefici per la nazione

      In un tempo di stasi economica i lavori di costruzione hanno avuto un buon effetto sul commercio locale. Di 466 ordinazioni, solo 13 sono andate a ditte non austriache. L’impresa ha contribuito in modo notevole alla stabilità nel campo dell’occupazione. Più del 90 per cento del denaro speso per i lavori di costruzione è rimasto nel paese.

      Sebbene migliaia di dipendenti dell’O.N.U. residenti a Vienna siano pagati in valuta estera, la maggioranza la spende in Austria: l’equivalente di un miliardo di scellini austriaci all’anno. Inoltre, gli organismi dell’O.N.U. presentano a ditte austriache le commesse per lavori da realizzare nel “terzo mondo”. I vantaggi economici aumenteranno man mano che Vienna sarà sempre più utilizzata per il calendario permanente delle conferenze dell’O.N.U.

      Inaugurazione

      Il programma dell’inaugurazione si è svolto dal 23 agosto al 25 settembre 1979. Erano attese delegazioni di 140 nazioni. Il programma è stato trasmesso in diretta in tutto il mondo via satellite.

      E il palazzo delle Nazioni Unite a New York? Continuerà a essere il centro per quasi tutte le funzioni dell’O.N.U. Ma via via che le attività delle Nazioni Unite si espanderanno e richiederanno maggior personale, sarà sempre più utilizzata la Città dell’O.N.U. a Vienna.

  • I tamburi parlanti degli yoruba
    Svegliatevi! 1980 | 8 febbraio
    • I tamburi parlanti degli yoruba

      DAL CORRISPONDENTE DI “SVEGLIATEVI!” IN NIGERIA

      ERA in visita a Lagos. Immerso nella conversazione, si fermò all’improvviso, con la mano a mezz’aria! Il suo volto si irrigidì per un attimo per assumere poi un’espressione di sorpresa e perplessità. Ascoltò attentamente per alcuni momenti, girando la testa come per cercar di afferrare più chiaramente un suono. Era sempre più perplesso. Infine si girò verso l’amico, che cercava inutilmente di nascondere la sua espressione divertita, e chiese: “Ma che roba è?”

      A questo punto il suono era molto più vicino. Sembrava il suono di un tamburo, ma assomigliava alquanto a una voce, alla voce di uno straniero che parlava uno strano idioma. Non era certo una voce umana. Pur possedendo le intonazioni e le variazioni del linguaggio, le mancava l’articolazione dei suoni consonantici. Tuttavia non somigliava ai toni di nessuno strumento musicale noto al visitatore.

      Ma era la voce di uno strumento musicale. Era la voce dei tamburi parlanti degli yoruba.

      Il linguaggio dei tamburi

      Ora l’amico aveva l’opportunità di descrivere e spiegare come si usano questi tamburi. Cominciò dicendo che nel paese degli yoruba, in Nigeria, e nelle comunità di lingua yoruba dell’Africa occidentale, si usano tamburi di vario genere per parlare il linguaggio dei tamburi. Si possono trasmettere messaggi in questo modo, ma solo a brevi distanze. I tamburi servono più che altro per accompagnare danze e canti.

      Questo è possibile perché la lingua degli yoruba è tonale. Parole che si scrivono esattamente nella stessa maniera sono differenziate nel discorso normale da variazioni di tono e intensità. I tamburi imitano le intonazioni e le cadenze del parlare, per cui il linguaggio dei tamburi somiglia moltissimo alla lingua parlata degli yoruba. In questo modo i tamburi parlanti differiscono dai tamtam di altre tribù, che non possono imitare il linguaggio ma sono usati per mandare messaggi in codice su lunghissime distanze.

      Ci vuole molto esercizio per imparare a suonare questi tamburi. Il linguaggio consiste di frasi prestabilite che formano di solito un oriki. Ciascuna famiglia ha il suo oriki, che si potrebbe definire un emblema a parole e che rappresenta la condizione, la professione, la religione o la tradizione della famiglia. L’abile suonatore deve imparare gli oriki di molte diverse famiglie. Deve anche acquisire la capacità di percuotere il tamburo in modo da imitare i toni del linguaggio parlato.

      Il futuro suonatore di tamburo deve quindi essere collocato come apprendista presso un suonatore esperto sin dalla tenerissima età affinché abbia il tempo sufficiente per imparare i segreti del mestiere e acquisti il tocco e l’abilità indispensabili. Per tradizione questa era una professione ereditaria in certe famiglie. L’arte era tramandata di padre in figlio, per cui veniva mantenuto un alto grado di bravura.

      Ci sono diversi tipi di tamburi, tutti di legno cavo, usati per trasmettere messaggi. Il dundun è tra i tamburi parlanti quello che si presta al maggior numero di impieghi. Una batteria consta di cinque pezzi. Quattro sono tamburi a pressione a forma di clessidra e uno è un emisfero poco profondo.

      Il dundun è di solito appeso con una larga cinghia alla spalla sinistra ed è tenuto sotto il braccio sinistro. Il suonatore aumenta e allenta alternativamente la pressione sulle cinghie di cuoio per alzare o abbassare il grado d’intensità del suono del tamburo. Queste cinghie o corde uniscono le pelli che coprono le due estremità del tamburo. Sono sistemate così vicine le une alle altre che praticamente ogni parte delle pelli è interessata in un modo o nell’altro quando sono manipolate dal suonatore. Servendosi di una bacchetta a forma di becco di gru, il suonatore di tamburo riesce a suonare una melodia di quasi un’ottava di estensione.

      Oltre a trasmettere messaggi con la batteria di dundun, i musicisti di professione li usano per suonare musica tradizionale. Quando fanno parte della banda privata del capo di un villaggio, i suonatori annunciano l’arrivo del capo trasmettendo coi tamburi messaggi adulatori.

      Questi sono i tamburi che destarono la curiosità del visitatore mentre accompagnavano un corteo di una famiglia a Lagos, cantandone le lodi.

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