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  • Dove fu il Giardino di Eden?
    La Torre di Guardia 1972 | 15 febbraio
    • Dove fu il Giardino di Eden?

      IL BEL giardino o parco che Geova provvide come dimora della prima coppia umana, Adamo ed Eva, era situato in una zona o regione nota come Eden. Fu chiamato perciò “giardino di Eden”. A causa della loro disubbidienza, Adamo ed Eva furono espulsi dalla loro dimora paradisiaca. E il ritorno in questa dimora simile a un giardino fu impedito dai cherubini e dalla fiammeggiante lama di una spada, evidentemente finché le fluttuanti acque del Diluvio non fecero scomparire il giardino. — Gen. 2:8, 15; 3:24.

      Riguardo al luogo del giardino di Eden, Mosè scrisse: “Ora c’era un fiume che usciva dall’Eden per adacquare il giardino, e di lì si divideva e diveniva, per così dire, quattro capi. Il nome del primo è Pison; è quello che circonda l’intero paese di Avila, dov’è l’oro. . . . E il nome del secondo fiume è Ghihon; è quello che circonda l’intero paese di Cus. E il nome del terzo fiume è Iddechel; è quello che va ad oriente dell’Assiria. E il quarto fiume è l’Eufrate”. — Gen. 2:10-14.

      Le regioni di Cus, Avila e Assiria (Assur) esisterono nel periodo dopo il Diluvio, e i loro nomi derivarono evidentemente dai discendenti di Noè. (Gen. 10:7, 22, 29) Come designazione geografica, il nome “Cus” in una data primitiva divenne virtualmente sinonimo di Etiopia. Pare che la regione di Avila abbracciasse la parte nordoccidentale della penisola arabica e si estendesse fino alla penisola del Sinai o nelle sue vicinanze, dove era situato probabilmente il deserto di Sur. (Gen. 25:18; 1 Sam. 15:7) Il racconto di Genesi parla dell’Iddechel o Tigri come quello che “va ad oriente dell’Assiria”. (Gen. 2:14) Questo può significare che, nel periodo a cui si riferisce, l’Assiria occupava un considerevole territorio a ovest del Tigri, includendo possibilmente Babilonia.

      L’evidenza indica così che Mosè impiegò nel suo giorno termini familiari per mostrare la località del giardino di Eden. Naturalmente, il racconto di Genesi non dice che il giardino di Eden si estendesse a tutta questa zona. I riferimenti a Cus, Avila e Assiria (Assur) servono a identificare i corsi dei fiumi. Ciò nondimeno, la loro menzione sarebbe stata utile ai contemporanei di Mosè ad avere un quadro della relazione del giardino con queste zone nominate. Ma oggi le stesse regioni non ci provvedono molto aiuto per determinare la località del giardino di Eden.

      In quanto ai fiumi, Pison e Ghihon non possono ora esser identificati. Questo è comprensibile. Se questa parte della descrizione di Mosè si riferisce al tempo anteriore al Diluvio, il Diluvio stesso poté ben contribuire a eliminare o a cambiare il corso dei fiumi Pison e Ghihon. Ma se i fiumi furono quelli esistenti nel periodo dopo il Diluvio, altri fenomeni naturali, come i terremoti, possono da allora averne alterato il corso. Avvenimenti più recenti illustrano che tali cambiamenti possono aver luogo. Per esempio, nel 1950 un potente terremoto nella regione di Assam, in India, fece scomparire alcuni fiumi e di altri ne cambiò il corso.

      Comunque, l’Eufrate è ben noto, e Idiqlat (Iddechel) è il nome usato per l’ugualmente ben noto Tigri in antiche iscrizioni accadiche (assiro-babilonesi). Questi fiumi provvedono una vera indicazione in quanto alla località del giardino di Eden. La parola ebraica tradotta “capi” in Genesi 2:10 si riferisce all’argomento. Essa farebbe di preferenza situare il giardino di Eden nella regione montagnosa vicino alla sorgente del Tigri e dell’Eufrate. Come The Anchor Bible dichiara nel suo commento su Genesi 2:10: “In eb[raico] la foce del fiume si chiama ‘fine’ (Gios. xv 5, xviii 19); quindi il plurale di roʼs ‘capo’ deve riferirsi al corso superiore. . . . Quest’ultimo uso è ben attestato dall’affine acc[adico] resu”.

      L’Eufrate e il Tigri hanno tutt’e due le loro attuali sorgenti nella regione montagnosa a nord delle pianure della Mesopotamia. Sebbene le opinioni varino, numerosi eruditi porrebbero il giardino di Eden in questa zona, alcuni chilometri a sud del lago Van, nella Turchia orientale.

  • Domande dai lettori (1)
    La Torre di Guardia 1972 | 15 febbraio
    • Domande dai lettori

      ● In Efesini 4:23, che vuol dire ‘essere rinnovati nella forza che fa operare la mente’? — U.S.A.

      Dopo aver parlato della necessità di ‘svestire la vecchia personalità che si conforma alla propria condotta precedente’, l’apostolo Paolo scrisse ai cristiani di Efeso di “essere rinnovati nella forza che fa operare la vostra mente”. (Efes. 4:20-23) Evidentemente, perciò, la ‘nuova forza’ che dovrebbe far operare la nostra mente come cristiani dev’esser tale da contrastare le inclinazioni della mente che appartengono alla “vecchia personalità”. Questa “forza” dev’essere un’inclinazione, disposizione o attitudine prevalente di fare ciò che è in armonia con la volontà di Dio.

      La Bibbia ci mostra che, come creature imperfette, sia il nostro cuore che la nostra mente hanno inclinazione al male, dalla nascita in poi. A che cosa può condurre questo? Riferendosi alle persone delle nazioni, l’apostolo Paolo notò che “camminano . . . nell’inutilità delle loro menti, mentre sono mentalmente nelle tenebre, e alienati dalla vita che appartiene a Dio, a causa dell’ignoranza che è in loro, a causa dell’insensibilità dei loro cuori. Avendo superato ogni senso morale, essi si sono dati alla condotta dissoluta per operare impurità d’ogni sorta con avidità”. (Efes. 4:17-19) In modo simile, Paolo rammentò ai cristiani di Colosse il cambiamento che avevano fatto, dicendo: “Voi che una volta eravate alieni e nemici perché le vostre menti eran volte alle opere malvage, egli ha ora di nuovo riconciliati mediante il corpo carnale di [Gesù] per mezzo della sua morte”. — Col. 1:21, 22.

      La Bibbia chiama chi segue questa errata inclinazione un uomo “fisico” (letteralmente, “dell’anima”), come distinto dall’uomo “spirituale”. La mente dell’uomo “fisico” è incline alle cose materialistiche, a soddisfare i suoi desideri e le sue passioni carnali. (1 Cor. 2:14, 15) La forza che fa operare la sua mente si è formata in lui parzialmente per eredità e parzialmente per la sua reazione alle cose che gli sono state insegnate e che ha provate. Quando gli si presenta una questione, che forse richiede una decisione morale, questa forza spinge la sua mente in una direzione materialistica o carnale. Che cosa dovremmo fare se riscontrassimo di avere questa inclinazione?

      Con uno studio della Parola di Dio e con l’opera dello spirito di Dio, questa forza o prevalente attitudine che induce a operare può esser cambiata così che renda incline a seguire la direzione giusta. In questo processo il nostro cuore entra pienamente in gioco. Il cuore motiva la mente nello sforzo di guadagnare le giuste informazioni e quindi metterle in pratica. Possiamo così acquistare “la mente di Cristo”, che lo fece sempre operare con la forza giusta, essendo la sua inclinazione mentale o attitudine prevalente sempre di natura spirituale. (1 Cor. 2:16) Quindi, qualunque questione ci si presenti, la nostra mente opererà e si volgerà nella debita condotta spirituale mediante una ‘nuova forza’, una prevalente attitudine, un’inclinazione o disposizione nuova.

      Se noi, come cristiani, vogliamo poter resistere alle pressioni verso le cattive azioni, dobbiamo continuare ad avere una prevalente inclinazione a fare ciò che è piacevole agli

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