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Abbiate cura del “gregge di Dio”La Torre di Guardia 1981 | 15 febbraio
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Abbiate cura del “gregge di Dio”
“Prestate attenzione a voi stessi e a tutto il gregge, fra il quale lo spirito santo vi ha costituiti sorveglianti, per pascere la congregazione di Dio, che egli ha acquistata col sangue del suo proprio Figlio”. — Atti 20:28.
1. Come mostrò Gesù Cristo il suo profondo interesse per quelli che paragonò a pecore?
NESSUNO sulla terra ha mai avuto più cura dei componenti della famiglia umana di quanta ne ebbe Gesù Cristo, il Grande Esempio. Egli chiamò quelli che ascoltavano la sua voce le sue “pecore”. E in qualità di Pastore Eccellente, egli cedette la sua anima o vita a loro favore. (Giov. 10:11, 27) Dopo essere stato risuscitato dai morti, Gesù fece chiaramente capire al suo apostolo Simon Pietro la necessità di prestare speciale attenzione a quelle “pecore”. Come glielo fece comprendere? In un modo che servì veramente di sprone a Pietro per tutto il resto della sua vita terrena.
2. (a) In base a Giovanni 21:15-17, come reagì Pietro alle domande del suo Signore? (b) Cosa mise in risalto Gesù e come?
2 Per tre volte Gesù rivolse a Pietro una domanda simile. Due volte chiese: ‘Simone, mi ami tu?’ Infine Gesù domandò: “Simone, figlio di Giovanni, hai tu affetto per me?” Dopo essersi sentito ripetere per la terza volta praticamente la stessa domanda, Pietro si addolorò e assicurò con vigore al suo Signore: “Tu sai ogni cosa; tu sei consapevole che ho affetto per te”. (Giov. 21:15-17) Sì, Gesù era pienamente consapevole dell’amore e dell’affetto che Pietro provava per lui. Ma il punto era che l’apostolo avrebbe dovuto dimostrarlo per un lungo periodo di tempo. Come? Avendo cura delle “pecore”. In ciascun caso, dopo che Pietro ebbe risposto affermativamente alla domanda, Gesù sottolineò il punto, dicendo: (1) “Pasci i miei agnelli”; (2) “Cura le mie pecore”; (3) “Pasci le mie pecore!” (Giov. 21:15-17, Versione a cura di Oscar Cocorda) In questo modo efficacissimo Gesù mise in risalto non solo il suo interesse personale per le “pecore”, ma anche l’onerosa responsabilità futura di Pietro di averne cura, proprio come il Signore aveva indicato in maniera così enfatica.
3. (a) In che modo Pietro dimostrò il suo amore per il “pastore eccellente”? (b) Cosa mostra che Pietro non era solo nell’aver cura del “gregge”?
3 Per Pietro si trattò di un’esperienza indimenticabile. Gesù aveva indubbiamente toccato il cuore dell’apostolo. Come dimostrazione del suo amore per il Pastore Eccellente, Gesù Cristo, Pietro non avrebbe mai trascurato di pascere le “pecore”. In modo amorevole e coscienzioso avrebbe fatto il possibile per aver cura del “gregge”. Una trentina d’anni dopo, Pietro scrisse “ai residenti temporanei [che erano] dispersi”, cioè a quelli che erano divenuti discepoli di Gesù Cristo. Come appartenenti al “gregge di Dio”, fu loro rammentata la liberazione che avevano ricevuto dalla loro infruttuosa forma di condotta precedente. Come era stata ottenuta tale liberazione? Non con mezzi ordinari come argento o oro, ma “con sangue prezioso, come quello di un agnello senza difetto e immacolato quello di Cristo”. (I Piet. 1:1, 18, 19) Pietro si rendeva conto che il prezzo pagato era stato altissimo. Era costato a Geova Dio il sacrificio del suo unigenito Figlio, inviato sulla terra per provvedere un riscatto per molti. (Matt. 20:28; Giov. 3:16) Quando Pietro scrisse la sua prima lettera, gli acquistati componenti del “gregge” erano ormai molte migliaia. C’erano quindi molte più “pecore” di quante Pietro potesse pascere da solo. Insieme a Pietro, però, erano stati addestrati altri uomini qualificati che mostravano di aver cura del “gregge”, pascendolo, guidandolo e proteggendolo. Anche loro comprendevano che il “gregge” apparteneva a Geova. Ai nostri giorni questo fatto è pienamente compreso dalle decine di migliaia di sottopastori spirituali ai quali è stata affidata la responsabilità di pascere il “gregge di Dio” e di averne cura.
4. Quali appropriati consigli pastorali diede Pietro scrivendo agli anziani della congregazione cristiana?
4 Quando fu ispirato a scrivere la sua prima lettera, Pietro poté senza dubbio ricordare ciò che Gesù aveva impresso nella sua mente e nel suo cuore in relazione al pascere le “pecore”. Lo si deduce dalle parole di esortazione che l’apostolo rivolge non solo a quei sottopastori del I secolo, ma anche agli anziani in senso spirituale dell’odierno popolo di Dio. Pietro scrisse: “Perciò, agli anziani fra voi do questa esortazione, poiché anch’io sono anziano come loro e testimone delle sofferenze del Cristo, e partecipe della gloria che si deve rivelare: Pascete il gregge di Dio affidato alla vostra cura, non per forza, ma volontariamente; né per amore di guadagno disonesto, ma premurosamente; né come signoreggiando su quelli che sono l’eredità di Dio, ma divenendo esempi del gregge. E quando sarà stato manifestato il capo pastore, riceverete l’inalterabile corona di gloria”. — I Piet. 5:1-4.
Amorevole cura per il “gregge di Dio”
5. (a) Per assolvere efficacemente la sua responsabilità verso il “gregge”, quale attitudine dovrebbe avere un sorvegliante cristiano? (b) Perché un sorvegliante può oggi vedere le cose come le vedeva Pietro?
5 Quale testimone oculare delle sofferenze del Cristo, Pietro si sentì spinto a ribadire l’importanza di aver cura del “gregge di Dio”. Come il Capo Pastore, Gesù Cristo, aveva mostrato tale premura, così avrebbero dovuto fare tutti i pastori del “gregge”. Ma certo un sorvegliante cristiano non avrebbe potuto farlo se si fosse sentito costretto a prestare servizio. Nessun anziano oggi dovrebbe pensare di essere costretto a prestare servizio o che vengano esercitate pressioni su di lui. Anche se l’assolvere questa responsabilità-privilegio comporta molto lavoro, il sottopastore amorevole manifesterà il desiderio di essere d’aiuto e di rendersi utile. Ma potrà manifestare questo spirito solo se avrà la stessa attitudine mentale che aveva Cristo Gesù, che si mostrò umile e disposto a sopportare le sofferenze. (Filip. 2:5-8; I Piet. 4:1) Se un anziano riconosce di essere parte del “gregge” sotto la cura del Grande Pastore, Geova Dio, e di dover rendere conto a Lui e al Pastore Eccellente, Gesù Cristo, e non a qualche uomo, allora presterà servizio con zelo e senza lamentarsi. (I Piet. 2:25) I sorveglianti d’oggi, pur non essendo stati testimoni oculari delle sofferenze di Gesù come lo era stato Pietro, hanno la possibilità di leggere nella Bibbia il racconto dettagliato della vita e del ministero di Cristo. Perciò possono vedere le cose nello stesso modo in cui le vedeva Pietro, e avere quindi il suo stesso spirito per quanto riguarda il pascere il “gregge”.
6. Cosa dovrebbero ricordare i sorveglianti nei loro rapporti col “gregge”?
6 Per essere di buon esempio, un sottopastore cristiano non dovrebbe cercare guadagno disonesto o egoistico, o indebita preminenza. L’eventuale ‘grandezza’ dipende dal mettersi a disposizione dei fratelli, dall’essere avvicinabili, dal servire i loro interessi spirituali. Sapendo che il “gregge” appartiene a Geova che l’ha acquistato col sangue di suo Figlio, gli anziani esemplari non ‘signoreggiano su quelli che sono l’eredità di Dio’. Piuttosto, trattano il “gregge” con tenerezza e lo proteggono, seguendo così il consiglio e il modello del Pastore Eccellente. — Matt. 20:25-27; Tito 1:7; si noti il contrasto con Ezechiele 34:2-4; Giuda 16.
7. In quali modi molti sorveglianti mostrano vera premura per il “gregge”?
7 Bisogna veramente riconoscere che oggi la stragrande maggioranza dei sorveglianti cristiani ha debita cura del “gregge” in molti modi. Col tempo e l’impegno che dedicano a pascere le “pecore”, prestando attenzione personale ai singoli e presiedendo alle adunanze di congregazione, sono un ottimo esempio per i conservi. (I Tim. 5:17) Si pensi inoltre all’ottima direttiva che i sottopastori coscienziosi danno nell’attività di campo, per cercare altre persone simili a pecore da aiutare a divenire discepoli. (Matt. 28:19, 20; II Tim. 4:5) Che dire poi della cura nel proteggere il “gregge” da elementi mondani e da altri che vorrebbero divorarlo? (Efes. 4:11-14; Col. 2:8; Giuda 22, 23) In questi e in molti altri modi i componenti del “gregge di Dio” traggono beneficio da coloro che si adoperano per pascerli avendo a cuore il loro benessere spirituale.
Utili lezioni per noi
8. Cosa tenne l’apostolo Paolo per provvedere incoraggiamento spirituale agli anziani di Efeso?
8 Leggendo i racconti biblici di ciò che i sorveglianti del I secolo facevano a favore del “gregge”, si rimane colpiti dall’ottimo esempio dell’apostolo Paolo. Anch’egli, come Pietro, diede incoraggiamento agli anziani. Mentre era in viaggio verso Gerusalemme, Paolo tenne un’adunanza con gli anziani di Efeso. Indubbiamente essi apprezzarono l’opportunità di trascorrere del tempo con Paolo, proprio come i sorveglianti odierni si riuniscono periodicamente per scambiarsi utili esperienze, edificarsi l’un l’altro nella fede e ricevere esortazioni scritturali.
9. In che modo il racconto di Atti 20:18-21 mostra che Paolo era un altruista uomo di Dio?
9 Possiamo imparare utili lezioni dalla conversazione di Paolo con i sorveglianti di Efeso. Il racconto di Atti 20:17-28 ci aiuta a capire meglio il tipo di esempio che l’apostolo aveva dato ai fratelli, inclusi gli anziani di Efeso. Paolo era forse un ministro poco disposto a prodigarsi, che si limitava a viaggiare nelle varie parti del distretto dell’Asia? Niente affatto. Era un altruista uomo di Dio, che ‘aveva fatto lo schiavo per il Signore con la più grande modestia di mente e lacrime e prove’, per tutto il tempo che era rimasto lì. (Atti 20:18, 19) Non si era trattenuto dall’ ‘insegnare pubblicamente e di casa in casa’, e questo nonostante i pericoli. Non aveva avuto timore di ciò che alcuni abitanti della zona potevano pensare di lui, né delle minacce degli oppositori. Paolo aveva dato completa testimonianza nel territorio. — Atti 20:20, 21; confronta Atti 19:1—20:1; II Corinti 1:8-11.
Cura pastorale in tempi di persecuzione
10. In che modo oggi molti sorveglianti imitano Paolo nei loro sforzi di aiutare il “gregge”, anche se questo può costare loro sofferenze?
10 Ora l’apostolo si dirigeva a Gerusalemme, per nulla intimorito dalla prospettiva di incontrarvi “legami e tribolazioni”. Era pronto, se necessario, a cedere la sua vita pur di finire fedelmente il suo corso e portare a termine il ministero ricevuto dal Signore Gesù. (Atti 20:22-24) Che ottimo esempio per i sorveglianti di Efeso! Paolo non si interessava solo di quelli che dovevano udire la “buona notizia”, ma anche di coloro che avevano la responsabilità di divulgare il messaggio. Non è la stessa specie di interesse che tutti gli anziani cristiani dovrebbero mostrare oggi? Felicemente abbiamo uomini che imitano Paolo nel senso che sono disposti a rischiare la loro stessa vita per amore della “buona notizia” e per proteggere i fratelli. Sì, in paesi dove i cristiani subiscono intensa persecuzione, molti fedeli sottopastori sono lealmente rimasti insieme al “gregge”, pur avendo la possibilità di recarsi in paesi dove avrebbero potuto evitare tali sofferenze. Un esempio: Di recente un anziano che ha già trascorso alcuni anni in prigione e che è stato crudelmente percosso si è recato negli Stati Uniti per un corso di addestramento per il personale delle filiali della Società (Watch Tower). Gli è stata offerta la possibilità di recarsi in un paese dove attualmente non vi è persecuzione. Ma egli ha preferito tornare nel paese in cui prestava servizio, pur essendo quasi certo di andare incontro a imprigionamento e a spietata persecuzione. Come moltissimi altri sottopastori cristiani, egli considera l’aver cura del “gregge” un privilegio più prezioso della sua stessa libertà personale. Tali sorveglianti meritano davvero parole di lode. È davvero eccellente che continuino ad aver cura delle ‘pecore in difficoltà’. — Confronta Isaia 32:1, 2.
11. (a) Secondo Atti 20:25-27, cosa poteva dirsi di Paolo rispetto alla colpa di sangue, e in che modo oggi i sorveglianti possono mantenere una posizione simile? (b) Comprensibilmente, quali sentimenti provano i sorveglianti per quelli che essi stessi hanno aiutato a divenire discepoli?
11 Paolo era andato “predicando il regno” proprio fra quelli che ora erano sorveglianti a Efeso. Essi stessi avevano udito il messaggio dalle sue proprie labbra. Di tutto cuore egli aveva dichiarato a loro e ad altri “tutto il consiglio di Dio”, non le sue proprie idee. La sua coscienza era quindi a posto. Non gli si sarebbe potuta attribuire alcuna colpa di sangue per non aver dato testimonianza. (Atti 20:25-27) Lo stesso dovrebbe potersi dire dei sorveglianti in questo tempo di prove, difficoltà e problemi per quanto riguarda il portare a termine l’opera di dare un’estesa testimonianza al Regno. Oggi i sorveglianti sanno che molto dipende dal loro esempio di zelo nel prendere la direttiva nell’opera. Per questo si sforzano di partecipare il più possibile all’opera di dichiarare la “buona notizia”. In questo modo anch’essi saranno esenti da qualsiasi colpa di sangue. Gli altri componenti della congregazione vedono che gli anziani prendono la direttiva nell’avvertire i malvagi e nel cercare le persone sincere. Di conseguenza i compagni di fede si sentono incoraggiati a seguire il loro ottimo esempio. Come nel caso di quelli aiutati da Paolo, oggi molti che fanno parte del “gregge” sono stati inizialmente contattati da sorveglianti impegnati nell’opera di testimonianza nel loro territorio. Ora che queste persone sono nella congregazione, i sorveglianti hanno ancora più cura di loro. — I Tess. 1:5, 6; 2:7, 8.
12. Come dobbiamo comprendere la dichiarazione di Paolo in Atti 20:28?
12 La premura di Paolo per quegli anziani di Efeso, come pure per il “gregge” loro affidato, è indicata dalle sue parole: “Prestate attenzione a voi stessi e a tutto il gregge, fra il quale lo spirito santo vi ha costituiti sorveglianti, per pascere la congregazione di Dio, che egli ha acquistata col sangue del suo proprio Figlio”. (Atti 20:28) Ciascuno di quegli uomini sentì senz’altro la necessità di esaminarsi in vista della seria responsabilità connessa col pascere il “gregge”. Inoltre, quei sorveglianti dovevano applicare il consiglio di Paolo a se stessi come corpo di anziani. Dovevano cooperare nell’aver cura del “gregge”. Per ottenere i migliori risultati, doveva esserci fra loro unità di pensiero e d’azione. Questa, di per sé, sarebbe stata una prova del loro profondo interesse per il “gregge”.
13. Cosa si può dire dell’applicazione odierna di Atti 20:28?
13 Com’è appropriato usare l’esortazione di Paolo a beneficio degli anziani cristiani d’oggi! Spesso le parole di Atti 20:28 sono alla base dei sani consigli dati agli anziani di congregazione dai sorveglianti viaggianti. Si noti che non è detto di prestare attenzione soltanto a se stessi. Piuttosto, l’intero corpo degli anziani di ciascuna congregazione ha la responsabilità di aver cura dei bisogni specifici del “gregge”. Questo vale anche se ogni anziano ha un particolare incarico che contribuisce allo scopo generale. I sorveglianti devono assolvere le loro responsabilità di pastori in modo coscienzioso e premuroso, riconoscendo che il “gregge” è prezioso agli occhi di Geova a motivo del prezzo pagato per acquistarlo. — Efes. 1:7.
In guardia contro gli apostati o “lupi”
14. (a) Quale avvertimento si trova in Atti 20:29, 30? (b) Perché era opportuno che Paolo mettesse in guardia i sorveglianti di Efeso?
14 Sapendo ciò che sarebbe accaduto dopo la sua morte e dopo quella degli altri apostoli, Paolo diede questo avvertimento: “So che dopo la mia partenza entreranno fra voi oppressivi lupi e non tratteranno il gregge con tenerezza, e che fra voi stessi sorgeranno uomini che diranno cose storte per trarsi dietro i discepoli”. (Atti 20:29, 30) In seguito l’apostolo Pietro avvertì che ci sarebbero stati opportunisti e promotori di sette, i quali avrebbero irretito gli ignari, i non istruiti e gli instabili. (II Piet. 2:1-3; 3:15, 16) Finché gli apostoli furono presenti, agirono da restrizione contro tali tendenze. Ma le Scritture predicevano chiaramente l’insorgere di una grande apostasia, cosa che effettivamente avvenne. Continua tuttora ed è la cristianità. — II Tess. 2:6-10.
15. (a) Perché gli odierni sottopastori del “gregge” devono stare in guardia? (b) Perché a volte è necessario che gli anziani mettano in atto le istruzioni riportate in Romani 16:17-19?
15 In questo “tempo della fine”, i cristiani testimoni di Geova vengono appropriatamente avvertiti di non divenire apostati allontanandosi dalla fede. (Dan. 12:4; Matt. 24:9-13) Quindi i fedeli sottopastori cristiani devono aver cura del “gregge” stando in guardia. Devono essere desti per proteggere i componenti del “gregge” dal cadere nel laccio delle cattive compagnie. (I Cor. 15:33) A causa delle costanti pressioni del mondo impuro, non è facile mantenere sane vedute e una mente spirituale. Ecco perché ciascun componente della congregazione dovrebbe dare ascolto all’esortazione: “Ricordate quelli che prendono la direttiva fra voi, i quali vi han dichiarato la parola di Dio, e mentre contemplate come va a finire la loro condotta imitate la loro fede”. (Ebr. 13:7) A volte gli anziani possono ritenere necessario dare consigli scritturali e mettere in guardia i compagni di fede contro le influenze di quelli che perseguono mire e piaceri egoistici anziché il benessere spirituale del “gregge” nel suo insieme. In quei casi si applicano le vigorose istruzioni di Paolo riportate in Romani 16:17-19, dove si legge: “Ora vi esorto, fratelli, di tenere d’occhio quelli che causano divisioni e occasioni d’inciampo contro l’insegnamento che avete imparato, ed evitateli. Poiché gli uomini di quella sorta sono schiavi non del nostro Signore Cristo, ma del loro proprio ventre; e con discorso blando e parlar complimentoso seducono i cuori dei semplici. Poiché la vostra ubbidienza è divenuta nota a tutti. Perciò mi rallegro di voi. Ma voglio che siate saggi in quanto a ciò che è bene, e innocenti in quanto a ciò che è male”.
Faticano a favore del “gregge”
16. (a) Cosa indica il fatto che Paolo doveva a volte ammonire con lacrime? (b) Nell’aver cura del “gregge”, cosa cercano diligentemente di fare i sorveglianti d’oggi?
16 Grazie ai suoi molti viaggi, Paolo conosceva benissimo l’andamento delle congregazioni del suo tempo. Sapeva che c’erano vari problemi e pericoli. È quindi comprensibile che esortasse gli anziani di Efeso a mantenersi spiritualmente desti. Per tre anni Paolo aveva dato prova del suo amore e della sua cura continuando ad ammonirli, perfino con lacrime. (Atti 20:31) Evidentemente tale opera pastorale comportava una certa tensione emotiva. A Paolo costava sacrifici prestare quella vigile e amorevole attenzione. Non sorprende quindi che oggi i sorveglianti si trovino a volte in situazioni simili, specialmente quando devono risolvere seri problemi. (Confronta II Corinti 2:4). In tali situazioni la loro principale preoccupazione è per il “gregge”. Faticano diligentemente per mantenerlo spiritualmente puro e sano, esente da lievito. — I Cor. 5:6; Gal. 5:7-10; Tito 2:1.
17. (a) Quale punto importante si dovrebbe imparare dalle parole di Paolo riportate in Atti 20:32? (b) Qual è l’esito quando si affidano le persone e i loro interessi a Geova?
17 Affidando i sorveglianti di Efeso “a Dio e alla parola della sua immeritata benignità”, Paolo era fiducioso che non avrebbero potuto trovarsi in mani migliori. (Atti 20:32) In modo analogo oggi, dopo aver fatto tutto il possibile nel dare consigli e aiuto o nel prendere eventuali misure disciplinari suggerite dalle Scritture, gli anziani possono lasciare le cose nelle mani di Dio. In situazioni in cui i nostri cari fratelli e sorelle di fede si trovano in seri problemi, è sempre confortante sapere che, affidando a Geova in preghiera sia loro che i loro interessi e lasciando che la sua Parola, il suo spirito e la sua organizzazione provvedano la guida necessaria, l’esito sarà secondo la sua volontà. In quelle circostanze, qualsiasi cosa accada sarà ciò che Dio permette. (Confronta I Pietro 2:23). Anche questa è una prova di amorevole cura per il “gregge”, perché rivolge l’attenzione a Colui che può fare il massimo bene in ogni circostanza.
18. (a) Qual era il punto di vista di Paolo circa le necessità materiali? (b) Imitando sotto questo aspetto l’esempio di Paolo, in che modo i sorveglianti mostrano di aver cura del “gregge”?
18 Con coscienza pura, Paolo poteva dar prova di non aver cercato di arricchirsi a spese dei fratelli. Aveva lavorato con le sue proprie mani e aveva quindi la soddisfazione di saper provvedere a se stesso. (Atti 20:33, 34) Certo, quando si era trovato in stato di bisogno, aveva accettato qualcosa dai cristiani di Filippi. Non aveva cercato quei doni, ma, piuttosto, aveva cercato il frutto associato a tale generosità. (Filip. 4:14-17) Come Paolo fu operoso e non prestò servizio per guadagno disonesto, così i sorveglianti odierni possono dare un ottimo esempio mostrando di non essere pigri e di non voler scansare i compiti onerosi. La loro premura per il “gregge” fa sì che non divengano un peso per la congregazione. — II Tess. 3:6-10.
19. Quale effetto ha sui sorveglianti e sulla congregazione nell’insieme un comportamento conforme al principio di Atti 20:35?
19 Conoscendo la vita e il servizio di Paolo, quei sorveglianti efesini avevano un esempio da seguire mentre si sforzavano di assistere i deboli e di prodigarsi per edificare la congregazione. Agendo in armonia con il principio secondo cui “vi è più felicità nel dare che nel ricevere”, gli attuali sorveglianti cristiani danno un ottimo esempio agli altri. (Atti 20:35) Sì, non solo danno molto, ma lo fanno con tutto il cuore. Continuando a farlo, contribuiscono alla felicità di tutti i membri delle congregazioni dei testimoni di Geova.
“Ansietà per tutte le congregazioni”
20. Fino a che punto Pietro e Paolo mostrarono di interessarsi del “gregge”?
20 È ovvio che l’eccellente esempio dato da fedeli apostoli come Pietro e Paolo è realmente notevole. Si prodigarono per i loro fratelli cristiani e mostrarono profondo interesse non solo per una congregazione, ma per l’intera associazione dei fratelli. (I Piet. 2:17) Nonostante molti inconvenienti, problemi e prove, gli apostoli misero al primo posto il benessere spirituale del “gregge”.
21. (a) In base a II Corinti 11:23-28, quali erano alcune di quelle “cose di fuori” menzionate da Paolo? (b) Come mostrò Paolo il suo profondo interesse per gli altri?
21 Scrivendo ai conservi credenti di Corinto, Paolo fece riferimento a percosse, imprigionamenti, circostanze difficili e pericoli vari che aveva incontrato servendo come ministro. A ciò l’apostolo aggiunse: “Oltre a queste cose di fuori, vi è ciò che mi assale di giorno in giorno, l’ansietà per tutte le congregazioni”. (II Cor. 11:23-28) Possiamo solo immaginare le pressioni a cui era sottoposto Paolo e la sua preoccupazione per “tutte le congregazioni”, poiché era in contatto con molti cristiani. (II Tim. 4:9-13) Percorse lunghe distanze nei suoi viaggi missionari e tornò più volte a visitare le congregazioni. (Atti 15:36) Le sue attività a favore degli altri comportavano veramente uno sforzo notevole. Pronunciava discorsi per lunghi periodi di tempo e dava regolarmente testimonianza nelle sinagoghe, nei luoghi pubblici e di casa in casa. (Atti 17:2; 19:9, 10; 20:20) Per provvedere alle sue necessità materiali e per non essere di peso alla congregazione, Paolo doveva svolgere un lavoro secolare. (Atti 18:1-3; II Tess. 3:8, 9) Ovviamente l’apostolo dedicava anche considerevole tempo allo studio della Parola di Dio, e la conoscenza così acquisita gli tornò senz’altro utile quando fu ispirato da Dio a scrivere quattordici dei ventisette libri che compongono le Scritture Greche Cristiane. Sì, Paolo fu un uomo occupatissimo, ma perseverò, mostrando sempre profondo interesse per il “gregge”.
22, 23. (a) Nel nostro tempo, quali sono alcuni modi in cui si provvede al “gregge di Dio”? (b) Tutti questi provvedimenti sono una prova di che cosa, e che effetto dovrebbero avere su di noi?
22 Oggi viene svolto un grande lavoro a beneficio del “gregge di Dio”. Essendoci oltre 43.000 congregazioni del popolo di Geova, pensate quale attenzione si deve prestare ai loro bisogni! Lo “schiavo fedele e discreto” provvede regolarmente cibo spirituale. (Matt. 24:45-47) Si preparano regolarmente programmi per le adunanze di congregazione e per le assemblee di circoscrizione e di distretto, al fine di consentire ai cristiani di riunirsi per studiare, adorare e stare insieme in modo spiritualmente edificante. (Ebr. 10:23-25) Sorveglianti viaggianti vengono inviati a visitare tutte le congregazioni per aver cura delle necessità di ciascuna di esse. (Confronta Atti 16:4, 5). Alle congregazioni e ai corpi degli anziani vengono inviate comunicazioni contenenti consigli e incoraggiamento. (Confronta Filippesi 1:1; I Pietro 5:12; Giuda 3). Altre disposizioni, troppo numerose per poterle elencare, vengono prese per il beneficio spirituale e anche materiale del “gregge di Dio”.
23 Questa attività richiede un’enorme quantità di tempo, sforzi e denaro. Ma è una prova di che cosa? Del fatto che Geova ha cura del suo popolo. Tramite suo Figlio, il Pastore Eccellente, Dio dimostra le qualità di un meraviglioso Pastore. (Isa. 40:10, 11) Decine di migliaia di sottopastori sono stati costituiti dallo spirito santo e prendono parte all’opera di pascere il “gregge di Dio”. Tutto questo è una prova di amorevole interesse per il “gregge” nell’insieme e per ogni suo componente. Possa ciascuno di noi manifestare sincero apprezzamento per l’amore mostratoci dal Grande Pastore, Geova Dio, e da suo Figlio, Gesù Cristo, con la tenera cura che hanno di noi.
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Sorveglianti, siate un ottimo esempio per il “gregge”La Torre di Guardia 1981 | 15 febbraio
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Sorveglianti, siate un ottimo esempio per il “gregge”
“Divieni un esempio per i fedeli nel parlare, nella condotta, nell’amore, nella fede, nella castità”. — I Tim. 4:12.
1. Perché ci si aspetta che i sorveglianti cristiani diano un ottimo esempio?
PRESTARE servizio come sorveglianti nella congregazione cristiana non è cosa da poco. Se ne rendono conto migliaia di uomini spirituali ai quali oggi è affidato questo privilegio. Poiché tutti i componenti della congregazione cristiana sono fratelli e sorelle, gli anziani nominati sanno che la loro responsabilità non li rende affatto superiori agli altri adoratori di Geova. (Matt. 23:8-12) Tuttavia, a motivo delle loro responsabilità e delle esigenze scritturali che devono soddisfare, da loro ci si aspetta di più. È proprio come disse Gesù: “In realtà, a chiunque è stato dato molto, sarà richiesto molto; e a colui al quale è stato affidato molto, sarà richiesto più del solito”. (Luca 12:48) Le parole e le azioni di questi sottopastori influiscono notevolmente sul “gregge”. Ci si aspetta quindi che questi uomini siano un ottimo esempio per gli altri.
2. Sotto quali particolari aspetti Paolo incoraggiò Timoteo a divenire un esempio?
2 L’importanza di essere d’esempio non sarà mai messa sufficientemente in risalto. È uno degli espliciti consigli della prima lettera di Paolo al sorvegliante Timoteo. Paolo non prendeva nulla per scontato e voleva che Timoteo facesse lo stesso. Poiché Timoteo era ancora giovane, alcuni avrebbero potuto disprezzarlo. Indubbiamente Paolo pensava a questo quando scrisse: “Nessuno disprezzi la tua giovinezza. Al contrario, divieni un esempio per i fedeli nel parlare, nella condotta, nell’amore, nella fede, nella castità. Mentre vengo, continua ad applicarti alla lettura pubblica, all’esortazione, all’insegnamento. Non trascurare il dono che è in te, che ti fu dato mediante predizione e quando il corpo degli anziani posero su di te le loro mani”. (I Tim. 4:12-14) Nessuno avrebbe avuto validi motivi per disprezzare Timoteo se egli avesse continuato a tenere un’esemplare condotta cristiana.
3. Cosa dovrebbero esaminare i sorveglianti, e perché?
3 Come Timoteo, oggi i sorveglianti del popolo di Geova devono esaminare il loro modo di vivere. Anche se la nostra considerazione riguarda principalmente i sorveglianti, i servitori di ministero e quegli uomini che aspirano a maggiori responsabilità nella congregazione, tutti i cristiani dovrebbero esaminare attentamente ciò che comprende il servire come esempi del “gregge”. (II Cor. 13:5) Ma ora chiediamo: “Anziani, state davvero dando un ottimo esempio?” I vostri conservi guardano a voi, avendo in mente le parole di Ebrei 13:7: “Ricordate quelli che prendono la direttiva fra voi, i quali vi han dichiarato la parola di Dio, e mentre contemplate come va a finire la loro condotta imitate la loro fede”. Sì, anziani, i vostri compagni cristiani vogliono essere fedeli a Geova. Per riuscirci hanno bisogno non solo di consigli scritturali e di parole di conforto, ma anche del vostro incoraggiante esempio. Imiteranno la vostra fede mentre osserveranno la vostra condotta retta e il suo esito.
4. (a) In che modo I Timoteo 3:1 e Matteo 20:26, 27 mettono in risalto ciò che comprende il prestare servizio come sorveglianti cristiani? (b) Cosa deve fare un anziano per assolvere le sue responsabilità? (c) In base a I Tessalonicesi 5:12, 13, per chi dovrebbero avere riguardo i fratelli, e come dovrebbero mostrarlo?
4 Questo non significa che, come anziani, siate indispensabili. Niente affatto. Ma compite un’“opera eccellente”, servendo i vostri fratelli e le vostre sorelle spirituali. (I Tim. 3:1) La vostra non è una posizione di presunta ‘grandezza’ attribuibile ai vostri sforzi. (Matt. 20:26, 27) È vero che avete ulteriori privilegi e responsabilità, ma per assolverle debitamente è necessario che facciate umilmente gli schiavi per Geova, per Gesù Cristo e per i vostri fratelli. (Rom. 12:11; Gal. 5:13; Col. 3:23, 24) Sì, dovete lavorare strenuamente, presiedere, ammonire e svolgere altri compiti a favore dei vostri fratelli e delle vostre sorelle spirituali. Essi riconoscono che ricoprite un certo incarico; ma è la vostra strenua opera, insieme al vostro esempio, a indurli a reagire positivamente per sostenere i vostri sforzi. Questo è giusto e in armonia con le parole dell’apostolo Paolo: “Ora vi preghiamo, fratelli, d’aver riguardo per quelli che faticano fra voi e vi presiedono nel Signore e vi ammoniscono; e di avere per loro più che straordinaria considerazione con amore a causa della loro opera”. — I Tess. 5:12, 13.
Un ottimo esempio “nel parlare”
5. In quali varie circostanze i sorveglianti dovrebbero essere un esempio “nel parlare”, e perché questo è necessario?
5 La necessità che i sorveglianti diano un ottimo esempio “nel parlare” è incontestabile. Questo deve cominciare nella loro stessa casa. Inoltre devono dimostrarlo quando parlano a singoli componenti della congregazione o dal podio, come pure quando danno testimonianza di casa in casa. Ciò che un sorvegliante dice può influire sugli altri più di quanto creda. Quindi le sue parole devono essere sempre basate sui princìpi della Parola di Dio o guidate da essi.
6. Perché gli anziani devono guardarsi da pensieri errati e “dire cose buone”?
6 Per parlare in modo edificante, si deve avere il cuore pieno di buone cose tratte dalla Parola di Dio. Allora la bocca ‘dirà cose buone’, dichiarazioni spiritualmente appropriate ed edificanti. (Matt. 12:34) Il sorvegliante deve stare attento a non lasciare che idee o pensieri errati mettano radice nella sua mente o nel suo cuore, perché infine si manifesterebbero in ciò che dice e danneggerebbero altri. Mostrando ciò che va evitato e il genere di linguaggio che si dovrebbe usare, la Bibbia consiglia: “Nessuna parola cattiva deve mai uscire dalla vostra bocca; piuttosto, quando è necessario, dite parole buone, che facciano bene a chi le ascolta”. — Efes. 4:29, Parola del Signore, Il Nuovo Testamento.
7. Perché i sorveglianti cristiani devono astenersi dal diffondere idee o opinioni di carattere personale?
7 Per essere un esempio nel parlare, i sottopastori cristiani non devono andare “oltre ciò che è scritto”. (I Cor. 4:6) In questioni di dottrina e di morale, come pure in questioni organizzative cristiane, il sorvegliante deve ‘predicare la parola’. (II Tim. 4:2) Se esprimesse opinioni strettamente personali o divulgasse idee contrarie all’insegnamento ricevuto tramite lo “schiavo fedele e discreto”, questo causerebbe confusione. Perciò, anziché farsi presuntuosamente avanti, cosa che potrebbe portare al disonore, perché non aspettare Geova e la sua organizzazione? (Prov. 11:2) Forse in seguito ci sarà un’ulteriore spiegazione o chiarificazione del soggetto. Oppure, mediante la preghiera e il diligente studio della Parola di Dio con l’aiuto delle pubblicazioni della Società, l’anziano può accorgersi che si sbagliava ed essere lieto di non aver divulgato le sue vedute errate.
8. (a) Perché è bene evitare di combattere per delle parole e di impegnarsi in dibattiti? (II Tim. 2:14-19) (b) Se qualcuno fa una domanda e ha bisogno di aiuto spirituale, come lo si dovrebbe aiutare?
8 Paolo disse a Timoteo di dare comando agli altri di “non combattere per delle parole, cosa di nessuna utilità perché sovverte quelli che ascoltano”. L’apostolo si riferì poi ai dannosi effetti delle dichiarazioni di certuni che avevano deviato dalla verità. Non c’è nulla da guadagnare e probabilmente molto da perdere in senso spirituale combattendo per delle parole o tenendo dibattiti con quelli che respingono il sano insegnamento. (II Tim. 2:14-19; Tito 1:7-9) Questo non significa che non si possa sinceramente fare una domanda su qualcosa che non si è capito. Ma insistere su un certo punto di vista può produrre inutile turbamento. Ovviamente, se qualcuno ha bisogno di aiuto spirituale, c’è il modo appropriato di insegnare, e cioè “con mitezza”. — II Tim. 2:23-26.
9. Cosa devono fare i sorveglianti per insegnare efficacemente?
9 I sorveglianti dovrebbero ‘faticare nel parlare e nell’insegnare’ non solo facendo conoscere la verità a quelli di fuori, ma anche edificando spiritualmente la congregazione. (I Tim. 5:17) Ci vogliono tempo e sforzi per preparare discorsi biblici e parti alle adunanze che siano spiritualmente ristoratrici, istruttive e pratiche. Studiando regolarmente le Scritture e usando le pubblicazioni e gli schemi dei discorsi della Società e altre informazioni dello “schiavo fedele e discreto”, gli oratori e gli insegnanti possono sviluppare molti ottimi argomenti che consentiranno loro di impartire un sano insegnamento. Divenendo un esempio nel parlare, i sorveglianti mostrano di impegnarsi nel giusto modo.
Mantenendo sempre un’“eccellente condotta”
10, 11. (a) Che relazione c’è fra condotta e sapienza celeste? (b) Cosa accade quando si manifesta la sapienza dall’alto, in contrasto con le situazioni che si creano quando si manifestano cattivi tratti?
10 I sorveglianti di congregazione devono anche essere d’esempio “nella condotta”. Per riuscire a mantenere un’eccellente condotta hanno bisogno di sapienza celeste e intendimento. Il discepolo Giacomo lo mette in risalto, dicendo: “Chi è saggio e ha intendimento fra voi? Mostri dall’eccellente condotta le sue opere con la mansuetudine che appartiene alla sapienza. Ma se avete nei vostri cuori amara gelosia e contenzione, non vi vantate e non mentite contro la verità. Questa non è la sapienza che scende dall’alto, ma è terrena, animale, demonica. Poiché dove sono gelosia e contenzione, ivi sono disordine e ogni cosa vile”. — Giac. 3:13-16; I Piet. 2:12.
11 I rapporti con gli altri anziani e con i componenti della congregazione sono rafforzati dall’eccellente condotta che riflette la sapienza celeste. (Giac. 3:17, 18) Al contrario, contenzione, gelosia, vanto e altre azioni o tratti mondani, animaleschi e demonici, danneggiano i buoni rapporti. Questi cattivi tratti non devono esistere in mezzo al popolo di Dio. Chi si comporta in modo egoistico smentisce qualsiasi sua pretesa di avere amore cristiano. Quindi l’eccellente condotta richiede ‘che non facciamo nulla per contenzione o egotismo, ma con modestia di mente, considerando che gli altri siano superiori a noi’. (Filip. 2:3) Tale condotta è veramente esemplare perché riflette l’attitudine mentale manifestata da Gesù. — Filip. 2:5-8.
12. (a) Come si dovrebbero considerare e trattare le sorelle della congregazione? (b) Cosa sono tenuti a fare i sorveglianti in caso di violazione delle norme morali di Dio? (c) In relazione con le questioni giudiziarie, quale responsabilità hanno gli anziani riguardo alle informazioni confidenziali?
12 Per dare il buon esempio, i sorveglianti e altri fratelli responsabili devono sempre comportarsi con circospezione verso persone dell’altro sesso. Devono supplicare “le donne anziane come madri, le giovani come sorelle con ogni castità”. (I Tim. 5:1, 2) È necessaria costante vigilanza per stare in guardia contro qualsiasi rilassamento per quanto riguarda il rispetto delle alte norme morali di Dio. Se c’è la chiara prova che qualcuno cerca di corrompere gli altri sotto l’aspetto morale, gli anziani devono agire immediatamente per mantenere pura l’organizzazione, sapendo che Geova ‘esige la punizione per queste cose’. (I Tess. 4:3-8) Nello stesso tempo, i sottopastori nominati devono astenersi dal parlare in pubblico di questioni giudiziarie relative a quelli che hanno violato i giusti princìpi di Dio. Le informazioni confidenziali devono rimanere tali. È ovvio che la congregazione avrà piena fiducia solo in quegli anziani che esercitano la sorveglianza nel modo dovuto e la cui condotta personale è sempre al di sopra di ogni biasimo.
Esemplari “nell’amore”
13. Quale spirito devono avere i sorveglianti per avere successo nel dare il buon esempio, e perché?
13 I sorveglianti non possono realmente divenire “un esempio per i fedeli” se non manifestano lo spirito dell’amore. Dopo aver ricordato a Timoteo di ‘ravvivare come un fuoco il dono di Dio che era in lui’, Paolo disse: “Poiché Dio ci diede non uno spirito di codardia, ma quello di potenza e d’amore e di sanità di mente”. (II Tim. 1:6, 7) Conosciamo i benefici effetti prodotti nella nostra vita dall’amore che Dio ci ha manifestato. Quando i sorveglianti sono un ottimo esempio nel manifestare l’amore come frutto dello spirito, questo, più che qualsiasi altra cosa, rivela ciò che provano per gli altri adoratori di Geova. L’amore ha il potere di attrarre, e ci spinge a chiedere consiglio e aiuto ai sottopastori amorevoli. Apprezziamo il loro caloroso interesse e il loro vivo desiderio di aiutarci a progredire spiritualmente.
14. Quale opportunità hanno i sorveglianti sposati di mostrare che ‘amano la moglie come il loro stesso corpo’, e questo consente alla moglie di fare che cosa?
14 Per comportarsi da uomini spirituali, i sorveglianti si sforzano affinché ‘tutte le loro cose si facciano con amore’. (I Cor. 16:13, 14) Se sono sposati, devono ‘amare la moglie come il loro stesso corpo’, che nutrono e di cui hanno tenera cura. (Efes. 5:28, 29) I sorveglianti si rendono conto di quanta cura il loro corpo necessiti ogni giorno. Anche la moglie, quindi, ha bisogno di attenzioni e di una regolare cura spirituale che le consenta di sostenere il marito e di assolvere il suo ruolo di moglie “come si conviene nel Signore”. (Col. 3:18, 19) La considerazione della scrittura del giorno dall’Annuario dei testimoni di Geova, il ripasso delle informazioni nelle pubblicazioni della Società, la preparazione delle adunanze cristiane e la prontezza a cogliere le opportunità per pregare insieme sono tutte espressioni di tale amore. Inoltre, come se ne presenta l’opportunità, gli anziani dovrebbero aiutare le rispettive mogli in altri modi. Questo e la dovuta educazione degli eventuali figli saranno una prova che quell’uomo è in grado di dirigere la sua propria famiglia e soddisfa quindi uno dei requisiti scritturali dei sorveglianti. — I Tim. 3:4, 5; 5:8.
15. In che modo un sorvegliante può mostrare di essere in grado di aver “cura della congregazione di Dio” e di avere amore?
15 Sì, il sorvegliante che si mostra capace di avere buona cura della sua famiglia mostra di poter avere “cura della congregazione di Dio”. (I Tim. 3:5) Assolvendo le responsabilità di congregazione un anziano mostra profondo interesse per ciascuno di quelli che hanno relazione con lui nella fede. (Gal. 6:9, 10) I sorveglianti preparano e dirigono le adunanze di congregazione, visitano i malati e altri nel bisogno, e partecipano regolarmente alla pubblica dichiarazione della “buona notizia”. Tutto ciò è un esempio di amore per Dio, per le “pecore” affidate alla loro cura e per coloro ai quali questi anziani predicano il messaggio del Regno.
16. Cosa spinse Paolo ad agire nei migliori interessi della congregazione di Corinto? Si riscontra lo stesso spirito fra gli odierni sorveglianti cristiani?
16 A volte i sorveglianti reputano necessario dare espliciti consigli o prendere misure disciplinari. Il loro desiderio è quello di aiutare i singoli e di proteggere la congregazione. Sotto questo aspetto gli anziani imitano l’apostolo Paolo. Spinto dall’amore, l’apostolo agì nei migliori interessi della congregazione di Corinto, anche se questo gli procurò notevole tensione. Egli scrisse: “Vi ho scritto con molte lagrime, fra molta tribolazione e angoscia di cuore, non per rattristarvi, ma per farvi conoscere l’amore che ho più specialmente per voi”. (II Cor. 2:4) Sebbene alcuni di quella congregazione non apprezzassero pienamente gli instancabili e altruistici sforzi di Paolo, egli era disposto a prodigarsi ancora di più a loro favore, poiché disse: “Da parte mia spenderò lietamente e sarò completamente speso per le anime vostre. Se amo voi più abbondantemente, devo io essere amato meno?” (II Cor. 12:15) Come Paolo, molti sorveglianti si prodigano con tutto il cuore. Lo fanno per amore verso i fratelli, dando così un lodevole esempio.
17. Quale effetto ha avuto sull’organizzazione del popolo di Dio l’ottimo esempio di molti sorveglianti, inducendo così i fedeli sottopastori a esprimersi in che modo?
17 Potremmo indicare molti sorveglianti che per anni si sono letteralmente spesi nel servizio di Geova e nella cura dei bisogni dei loro fratelli e delle loro sorelle spirituali. L’esempio provveduto da questi uomini ha incrementato lo spirito dell’amore nell’intera organizzazione del popolo di Dio. La nostra fiducia è stata rafforzata dal loro esempio nel pascere il “gregge” in questi giorni difficili. Avendo vero amore e interesse per il “gregge”, questi sottopastori hanno motivo di esprimersi come si espresse Paolo, che scrisse: “Il Signore vi faccia aumentare, sì, vi faccia abbondare, nell’amore gli uni verso gli altri e verso tutti, come noi pure verso di voi; affinché egli renda i vostri cuori fermi, non biasimevoli nella santità dinanzi al nostro Dio e Padre alla presenza del nostro Signore Gesù con tutti i suoi santi”. — I Tess. 3:12, 13.
Mostrando fede si rafforzano i propri conservi
18. Quali opere i sorveglianti dovrebbero poter essere in grado di indicare a dimostrazione della sincerità della loro fede?
18 Nonostante molte persone oggi si professino a gran voce religiose, “la fede non è posseduta da tutti”. (II Tess. 3:2) Dobbiamo però possederla noi, se vogliamo piacere a Dio. (Ebr. 11:6) Anche sotto questo aspetto i sorveglianti cristiani devono essere un esempio per tutti, “nella fede”. Inoltre, devono compiere azioni o opere che dimostrino la sincerità della loro fede. (Giac. 2:14-26) Fra le altre cose, queste opere includono azioni come confortare i compagni di fede malati, aiutare i fratelli bisognosi e partecipare regolarmente all’opera di proclamare la “buona notizia del regno”. — Matt. 24:14; confronta Matteo 25:34-40.
19. Perché la fede è essenziale, e cosa consente a molti di fare?
19 È significativo che Paolo metta più volte in risalto l’argomento che ‘il giusto vivrà per fede’. (Rom. 1:17; Gal. 3:11; Ebr. 10:38) La fede non solo ci permette di vedere in anticipo ciò che è ancora futuro, ma ci spinge ad agire. Per esempio, ci vuole fede per fare i pionieri ausiliari o regolari, e intraprendere quindi il servizio continuo come predicatori della “buona notizia”. (Mar. 13:10) Nonostante le responsabilità familiari e altri doveri, molti sorveglianti e servitori di ministero dispongono le loro cose in modo da partecipare a questa attività. Molti apportano modifiche al lavoro secolare e ad altre attività, così da dedicare più attenzione alle responsabilità di congregazione. E ci vuole fede per partecipare direttamente alla predicazione della “buona notizia”, svolgere compiti alle assemblee cristiane, costruire Sale del Regno o partecipare giornalmente a varie attività teocratiche. Sì, sia i sorveglianti che l’intero popolo di Geova hanno bisogno di fede per credere, vivere, lavorare e operare in armonia con la Parola di Dio.
20. (a) Che ruolo ha la fede nel prendere una salda determinazione contro il Diavolo? (b) Specialmente in che modo i sorveglianti possono aiutare i loro conservi a superare le prove della loro fede?
20 Ci vuole fede anche per resistere alle difficoltà e sormontare le prove. Dopo aver esortato gli anziani a divenire esempi del “gregge”, Pietro avvertì: “Mantenetevi assennati, siate vigilanti. Il vostro avversario, il Diavolo, va in giro come un leone ruggente, cercando di divorare qualcuno. Ma prendete la vostra determinazione contro di lui, solidi nella fede, sapendo che le stesse cose in quanto alle sofferenze si compiono nell’intera associazione dei vostri fratelli che sono nel mondo”. (I Piet. 5:8, 9) I sorveglianti devono stare sempre in guardia contro le tattiche del Diavolo e gli stratagemmi che usa per sviare, adescare e divorare i servitori di Dio. I cristiani non dovrebbero mai sottovalutare la situazione che devono affrontare, e i sottopastori del “gregge” dovrebbero essere particolarmente vigilanti. In molti paesi l’esperienza mostra che quando sui testimoni di Geova si abbattono prove e difficoltà, i sorveglianti combattono in prima linea. Confidando in Dio, questi anziani continuano ad aiutare in molti modi i compagni di fede, resistendo all’Avversario, pregando ferventemente e usando il grande scudo della fede e gli altri pezzi che compongono l’armatura spirituale. — Efes. 6:10-18.
21. Essendo essi stessi esempi di fede, i sorveglianti cosa aiutano il “gregge” a fare per quanto riguarda fede e speranza?
21 I sorveglianti dovrebbero aiutare il “gregge” a camminare per fede e a rallegrarsi nella speranza. Essendo Geova Dio e suo Figlio invisibili nel reame celeste, non possiamo vederli. Ciò nondimeno, essi trattano effettivamente con noi. (Ebr. 11:27) Ciò che sta avendo luogo come risultato della loro guida adempie le profezie bibliche. I sorveglianti dovrebbero fare il possibile per aiutare i loro fratelli e le loro sorelle spirituali a comprendere questo fatto e a vedere che i componenti della “grande folla” vengono radunati in gran numero. Geova sta benedicendo l’opera. (Isa. 60:22; Riv. 7:9) Abbiamo la sicurezza spirituale da lui promessa. (Sal. 91:1, 2) Fra il popolo di Dio oggi abbondano i frutti del santo spirito di Geova, fra cui la fede. (Gal. 5:22, 23; confronta Romani 1:8). Gli occhi della fede ci permettono di vedere l’imminente esecuzione dei giudizi di Geova. (Riv. 11:16-18; 16:14, 16) Dopo la “grande tribolazione” deve cominciare un nuovo ordine, e la terra sarà trasformata in un paradiso. (Matt. 24:21; Luca 23:43; II Piet. 3:11-13) Vi sarà la risurrezione. (Giov. 5:28, 29; Atti 24:15) La famiglia umana tornerà in pacifici rapporti con Geova Dio e quelli che si mostreranno ubbidienti nella prova finale riceveranno la vita eterna. (Riv. 20:7-10) Ma mentre guardiamo al futuro, apprezziamo le decine di migliaia di sorveglianti che ora servono quali esempi di fede, leali sottopastori che tanto stanno facendo per aiutare il “gregge” a rallegrarsi nella speranza. — Rom. 12:12.
“Nella castità”
22. (a) In che modo riflettendo su Filippesi 4:8 e Giacomo 3:17 i sorveglianti possono essere aiutati a essere esemplari nella castità? (b) Nel raccomandare fratelli per incarichi di responsabilità nella congregazione, in che modo i sorveglianti devono cercare di rimanere casti?
22 Infine i sorveglianti sono esortati a ‘divenire un esempio per i fedeli nella castità’. Questo comprende più che l’essere puri di mente e l’avere una condotta morale. Certo, devono stare attenti onde la loro mente si soffermi su cose caste. (Filip. 4:8; Giac. 3:17) Ma, per rimanere casti, i sorveglianti devono anche esercitare buon giudizio quando esaminano i fratelli per affidare loro responsabilità nell’ambito della congregazione. Le loro qualifiche devono essere attentamente soppesate alla luce dei requisiti scritturali. Non si dovrebbe mai mostrare favoritismo ad amici o parenti. Se vi sono dubbi sulla condotta morale di una persona, lasciate che il tempo e i fatti dissipino tali dubbi. Questo è in armonia col buon consiglio riportato in I Timoteo 5:22: “Non porre mai le mani su nessun uomo affrettatamente; e non partecipare ai peccati altrui; preservati casto”.
23. Cosa aiuterà i sorveglianti a rimanere casti nel trattare questioni giudiziarie?
23 I sorveglianti evitano anche di partecipare ai peccati altrui trattando dovutamente le questioni giudiziarie. Esaminando casi di trasgressione, gli anziani dovrebbero essere misericordiosi quando le circostanze richiedono misericordia, ma non devono condonare il peccato o prenderlo alla leggera. (Prov. 28:13; Giac. 2:13; confronta Giuda 3-15, 22, 23). Gli anziani devono stare attenti a non essere influenzati da parzialità, sentimentalismo o emozioni quando ascoltano le dichiarazioni dei trasgressori o la testimonianza di altri. Lasciando che siano i princìpi biblici a determinare le decisioni da prendere in quei casi, i fedeli sottopastori si manterranno casti.
24. Cosa consentirà ai sorveglianti di esprimersi come si espresse Paolo in I Corinti 11:1?
24 Divenendo esempi nei modi suddetti, tutti i fedeli sorveglianti cristiani potranno dire in tutta coscienza ciò che disse Paolo: “Divenite miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo”. (I Cor. 11:1) Pur rendendosi conto delle sue debolezze personali, l’apostolo poté dire con fiducia che seguiva Cristo. Lo stesso vale per i sorveglianti attuali che si sforzano di vivere all’altezza delle esigenze divine.
Congregazione incoraggiata a dichiarare la parola con baldanza
25. Grazie alla benedizione di Dio, quali risultati si possono avere nella congregazione imitando il buon esempio dei sorveglianti cristiani?
25 Quali risultati possiamo attenderci se seguiamo l’esempio dei fedeli sottopastori del “gregge di Dio”? Ebbene, tutti i componenti della congregazione saranno incoraggiati a continuare a dichiarare la parola di Dio con baldanza e a mantenere un’eccellente condotta! (Atti 4:29-31; I Piet. 2:12) Il frutto dell’amore identificherà inconfondibilmente i componenti della congregazione come veri discepoli di Gesù Cristo, e questo attirerà altri inducendoli ad unirsi al popolo di Dio. (Zacc. 8:23; Giov. 13:34, 35) Verrà manifestata fede attiva nel compiere opere eccellenti come predicare la “buona notizia”, fare discepoli e perseguire le vie di Dio. (Matt. 24:14; 28:19, 20) Poiché la castità caratterizzerà la vita di tutti quelli che desiderano l’approvazione di Dio, l’intera congregazione sarà mantenuta pura. Ci sia quindi consentito di essere fedeli nel servire Geova unitamente, apprezzando le benedizioni che riceviamo come suo popolo. Possa il nostro amorevole Padre celeste continuare a benedire i nostri sforzi congiunti mentre cooperiamo con i sorveglianti cristiani che sono ottimi esempi del “gregge”.
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