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  • Diamo incoraggiamento ad altri
    La Torre di Guardia 1964 | 1° gennaio
    • la speranza della Parola di Dio e l’esortazione che possiamo provvedere mediante la parola e l’esempio di dare ad altri la forza e il coraggio di fare ciò ch’è giusto. Se ci interessiamo di dare incoraggiamento, troveremo opportunità che supereranno di gran lunga le nostre aspettative.

      NELLA FAMIGLIA

      6. Dove dovremmo incominciare a seguire la pratica di dare incoraggiamento ad altri, e perché?

      6 Un luogo appropriato per cominciare a cercare tali opportunità è la casa. Se prendiamo l’abitudine in casa, sarà naturale farlo altrove. Naturalmente, l’amore è la base dell’incoraggiamento; esso tiene unita la famiglia, e in proposito Paolo scrisse ai Colossesi: “Conformemente, come eletti di Dio, santi ed amati, rivestitevi dei teneri affetti di compassione, benignità, modestia di mente, mitezza e longanimità. Continuate a sopportarvi gli uni gli altri e a perdonarvi liberalmente gli uni gli altri se alcuno ha causa di lamentarsi contro un altro. Come Geova vi perdonò liberalmente, così fate anche voi. Ma, oltre a tutte queste cose, rivestitevi d’amore, poiché è un perfetto vincolo d’unione”. (Col. 3:12-14) Com’è reciprocamente edificante stare insieme per coloro che applicano questi buoni consigli.

      7, 8. Quali opportunità ha un uomo di incoraggiare sua moglie, e perché ciò è importante?

      7 È più che naturale che un uomo voglia piacere a sua moglie e che una donna sia ansiosa di piacere a suo marito. (1 Cor. 7:33, 34) Eppure vi sono alcune cose che possono essere più scoraggianti che venir meno ripetutamente in qualcosa che è tanto importante. Quando una donna lavora strenuamente per tener pulita la casa, preparare i pasti per la famiglia e piacere in altri modi a suo marito ed è trattata con indifferenza, può scoraggiarsi. Ma, chiederete voi, c’è forse bisogno di dirle che ha fatto un buon lavoro, quando questo è proprio il suo dovere? La Bibbia risponde quando dice: “I suoi figliuoli sorgono e la proclaman beata, e il suo marito la loda, dicendo: ‘Molte donne si son portate valorosamente, ma tu le superi tutte!’” — Prov. 31:28, 29, VR.

      8 Anche quando vi sono mancanze, il vincolo dell’amore familiare non sarà rafforzato ingrandendole fuor di misura. Se è necessario, prestate attenzione alla cosa, ma particolarmente notate ed esprimete apprezzamento per il buon lavoro che è stato fatto. La lode anche per le piccole cose può dare alla persona l’entusiasmo e la forza di continuare a fare meglio e di più in futuro. Similmente, quando vi sono contrattempi vi è l’opportunità di dare incoraggiamento. L’uomo che comprende che cosa vuol dire “che non sono più due, ma una sola carne” non se ne starà a guardare rimproverando sua moglie con osservazioni come questa: “Perché devi essere così sbadata?” Probabilmente ella è già abbastanza afflitta per l’accaduto. Perché peggiorare la situazione? Perché non considerare i suoi sentimenti importanti quanto i vostri? Una parola gentile e un po’ d’aiuto recheranno vero incoraggiamento. È una piccola cosa, ma mostra amore, e l’amore è il perfetto vincolo d’unione. — Matt. 19:5, 6.

      9. In quali modi la moglie cristiana può edificare il marito?

      9 Con la sua stessa diligenza una buona moglie edifica anche il marito. “Il cuore del suo marito confida in lei, ed egli non mancherà mai di provviste. Ella gli fa del bene, e non del male, tutti i giorni della sua vita. Ella sorveglia l’andamento della sua casa, e non mangia il pane di pigrizia”. (Prov. 31:11, 12, 27, VR) Una moglie come questa non è una competitrice, che cerca di sottrarsi alla sua autorità, ma coopera e lavora volenterosamente sotto la sua direttiva. Ella considera non solo il loro bene immediato, ma il loro eterno benessere. È una “donna che teme Geova”. (Efes. 5:22, 23; Prov. 31:30) Avendo tale disposizione, ella mette al primo posto il benessere spirituale della famiglia, e ha questo atteggiamento riguardo alle cose materiali: “Quindi, avendo nutrimento e di che coprirci, di queste cose saremo contenti”. In tal modo ella aiuta a sfuggire ai lacci del materialismo e ad evitare l’ansietà causata da eccessivi obblighi pecuniari che potrebbero escludere il servizio a Dio. (1 Tim. 6:6-8; Matt. 13:22) Dando alle altre attività un posto secondario e avendo entusiastico interesse per le cose spirituali ella può incoraggiare il marito a dare a queste cose spirituali l’attenzione che meritano.

      10. A che cosa i figli dovrebbero essere incoraggiati a dedicare i loro sforzi, e perché?

      10 Anche per i figli, che cosa può essere per loro fonte di incoraggiamento maggiore dell’aiutarli ad apprendere il valore delle cose spirituali? Se non ricevono completa istruzione in merito ai princìpi divini, le ansietà e le delusioni che avranno nella vita causeranno costante irritazione e dolore. (Col. 3:21; Efes. 6:4) Non sarà una benedizione per loro l’essere stati ammaestrati a cercare i beni materiali, dedicando tutte le energie al lavoro nel campo commerciale. Che delusione per chiunque dedicare tutti i propri sforzi a costruire in un mondo che Dio distruggerà per la sua empietà! Quanto è molto meglio, molto più fruttuoso, molto più incoraggiante, dedicare la propria vita al servizio di Dio, se possibile, come ministro pioniere in servizio continuo! Come disse il salmista a Dio, “un giorno ne’ tuoi cortili val meglio che mille altrove. Io vorrei piuttosto starmene sulla soglia della casa del mio Dio, che abitare nelle tende degli empi”. (Sal. 84:10, VR) Si mostra amore per i propri figli incoraggiandoli a vivere in questo modo. Naturalmente, anche i figli devono imparare a dare incoraggiamento.

      11, 12. Hanno i giovani opportunità di incoraggiare i genitori? In quali modi?

      11 Sì, anche i giovani possono imparare a rivolgere i loro pensieri al dare. Non devono farsi l’idea che tutti debbano servirli. Devono imparare a mostrare apprezzamento per lo strenuo lavoro dei loro genitori, ad ascoltare e ubbidire quando si parla loro, e a lavorare diligentemente sotto la direttiva dei genitori per aiutare a sbrigare le faccende necessarie; oltre a ciò, a prendere l’iniziativa e a offrire i propri servizi quando vedono che vi sono lavori da fare. Mediante la loro condotta quando sono lontani da casa, inoltre, possono essere una benedizione per se stessi e per altri. Le Scritture consigliano saggiamente: “Da’ retta a tuo padre che t’ha generato, e non disprezzar tua madre quando sarà vecchia. . . . Il padre del giusto esulta grandemente; chi ha generato un savio, ne avrà gioia. Possan tuo padre e tua madre rallegrarsi, e possa gioire colei che t’ha partorito!” — Prov. 23:22-25, VR; Prov. 10:1; 15:20; 19:13.

      12 Se i figli mettono in pratica questi consigli non mancano di mostrare apprezzamento per l’amore dei genitori nemmeno quando sono divenuti vecchi. In 1 Timoteo 5:4, 8 sono scritti i consigli: “Se qualche vedova ha figli o nipoti, questi imparino prima a praticare la santa devozione nella loro propria casa e a rendere dovuto compenso ai loro genitori e nonni, poiché questo è accettevole dinanzi a Dio. Certo se alcuno non provvede per quelli che son suoi, e specialmente per quelli che sono membri della sua casa, ha rinnegato la fede ed è peggiore di uno senza fede”. Com’è incoraggiante per i genitori riscontrare di non essere stati dimenticati dai loro figli solo perché sono invecchiati!

      RESPONSABILITÀ DEI SORVEGLIANTI

      13. (a) Perché i sorveglianti hanno una speciale responsabilità di dare incoraggiamento? (b) A questo riguardo, a quali punti si può prestare attenzione?

      13 Benché chiunque possa essere fonte di incoraggiamento per il suo simile, a parte i propri intimi compagni e i membri della propria famiglia, coloro che hanno incarichi di sorveglianza hanno la massima influenza su altri, sia per incoraggiarli che per scoraggiarli. Questo dà loro l’obbligo di essere desti alle opportunità, sì, alla responsabilità che hanno a questo proposito. Riguardo a ciò possono imparare molto dai grandi sorveglianti, Geova Dio e Gesù Cristo. Mediante la sua Parola di verità Geova ci dà speranza, ci edifica; non richiede più di quello che possiamo fare, ma mostra amorevole interesse per il suo popolo. Voi, come sorveglianti, usate le vostre parole per edificare quelli coi quali lavorate? Avete considerazione per le loro limitazioni fisiche e mentali? Sono realmente felici di vedervi quando vi soffermate a parlar loro della loro opera, o sono inquieti, chiedendosi che cosa non va questa volta? I discepoli di Gesù erano grati della sua compagnia. Benché lo chiamassero Signore e Maestro, egli fu un collaboratore. Era il loro sorvegliante, ma un sorvegliante che diede l’esempio partecipando insieme a loro all’opera che doveva essere compiuta. (1 Piet. 2:25) Sapeva che i suoi discepoli dovevano imparare l’umiltà, ed egli insegnò loro questa lezione, non umiliandoli di continuo, ma mostrando umiltà nella sua vita. (Giov. 13:1-17) Coloro che lavorarono con lui riscontrarono che egli non era aspro e pungente nelle sue osservazioni e che non aveva troppa fretta per ascoltarli, ma era “d’indole mite e modesto di cuore”, e associandosi a lui trovarono ‘ristoro per le loro anime’. — Matt. 11:29.

      14. (a) In che modo il sorvegliante mostra d’essere un insegnante, e con quale effetto sui fratelli? (b) Quando l’efficienza è mitigata dall’amore, quale effetto ha questo sui nostri rapporti con gli altri?

      14 Quindi il sorvegliante che imita Cristo non dice agli altri solo quello che devono fare, ma essendo un insegnante qualificato lo mostra loro, partecipando all’opera con loro. È un esempio per il gregge. (1 Tim. 3:2) Poiché non si considera superiore ai suoi fratelli cristiani, essi sono attratti a lui e confidano di potersi rivolgere a lui per avere aiuto. (Matt. 23:8) Sanno che egli riconosce l’importanza di compiere l’opera e si sforza di ottenere efficienza, ma sanno anche che l’amore lo renderà paziente e comprensivo nei rapporti coi suoi collaboratori.

      15. Nel caso che qualcuno venga meno nel suo lavoro o faccia effettivamente qualcosa di male, come le Scritture ammoniscono il sorvegliante di risolvere la situazione, e con quale obiettivo in mente?

      15 È vero che a volte alcuni vengono meno e fanno cose sbagliate, e il sorvegliante deve accertarsi che si ponga rimedio alla situazione. È questo il momento di chiamare il trasgressore a rendere i conti e dargli un severo rimprovero? È necessario? Forse il male non è stato compiuto intenzionalmente. Notate come le Scritture dicono di risolvere la situazione: “Fratelli, anche se un uomo fa qualche passo falso prima che se ne renda conto, voi che siete spiritualmente qualificati cercate di ristabilire tale uomo con uno spirito di mitezza, badando a te stesso, perché anche tu non sia tentato”. (Gal. 6:1) La mèta è di ristabilire colui che ha sbagliato, non criticarlo. Questo richiede uno spirito di mitezza. Il risultato sarà l’edificazione di colui che ha sbagliato.

      16. In che modo Elihu manifestò il giusto punto di vista dando consigli a Giobbe?

      16 A questo riguardo, notate come Elihu introdusse i suoi consigli a Giobbe: “Ascolta, o Giobbe, il mio dire, porgi orecchio a tutte le mie parole! Ecco, apro la bocca, la lingua parla sotto il mio palato. Nelle mie parole è la rettitudine del mio cuore; le mie labbra diran sinceramente quello che so. . . . Se puoi, rispondimi; prepara le tue ragioni, fatti avanti! Ecco, io sono uguale a te davanti a Dio; anch’io, fui tratto dall’argilla. Spavento di me non potrà quindi sgomentarti, e il peso della mia autorità non ti potrà schiacciare”. Quindi proseguì ragionando sulla situazione con Giobbe. Ma notate come Elihu introdusse il problema. Egli supplicò Giobbe. Rese chiaro che davanti a Dio non si sentiva affatto superiore a Giobbe e che Giobbe non aveva ragione di essere spaventato per ciò che stava per dire. Che stupendo modo di risolvere la situazione! — Giob. 33:1-7, VR.

      17. Quale consiglio l’apostolo Paolo diede a Timoteo sul modo di ammonire altri, e come doveva essere risolta la situazione quando si trovava che qualcuno praticava deliberatamente il peccato?

      17 Paolo raccomandò a Timoteo la stessa cosa quando disse: “Non criticare severamente l’anziano. Al contrario, supplicalo come un padre, i giovani come fratelli, le donne anziane come madri, le giovani come sorelle con ogni castità”. (1 Tim. 5:1, 2) Tuttavia quando i malfattori praticano il peccato e non mostrano sincero pentimento, bisogna incoraggiare la buona condotta, non il malfattore. Quando tale volontaria trasgressione è stata completamente provata, è tempo di mettere in pratica i consigli che si trovano più avanti, nello stesso capitolo, in 1 Timoteo 5:20: “Riprova dinanzi a tutti gli astanti le persone che praticano il peccato, affinché anche gli altri ne abbiano timore”. — Ebr. 12:7-11.

      OPPORTUNITÀ PER TUTTI

      18. (a) In che modo molti esercitano effettivamente influenza sulla vita di altri, perciò come si dovrebbe usare tale influenza? (b) Quando parliamo in merito a sorveglianti cristiani o a coloro che desiderano accrescere i loro privilegi di servizio, come possiamo edificare, e quali esempi ne mostrano l’importanza?

      18 Sia nella casa che altrove, si tratti di un sorvegliante di congregazione o no, vi sono opportunità per tutti di edificarsi e incoraggiarsi a vicenda. Ciascuno influenza quelli che lo circondano. Può edificare o può abbattere; può stimolare o può creare indifferenza. Lo voglia o no, ha tale influenza. Sia usata a buon fine. Faremo questo con le nostre parole se seguiremo i buoni consigli scritti in Colossesi 3:8, 9: “Allontanatele tutte da voi, ira, collera, malizia, parlar ingiurioso e discorso osceno, fuori della vostra bocca. Non mentite gli uni agli altri”. Se abbiamo messo cose buone nella mente, se i nostri cuori sono pieni di desideri salutari, ciò che diremo sarà edificante; poiché dall’abbondanza del cuore la bocca parla. (Matt. 12:34, 35) Se i nostri cuori sono buoni, non parleremo senza rispetto o senza riguardo dei sorveglianti cristiani né dei consigli ricevuti mediante l’organizzazione di Geova, come fece Diotrefe, ma riterremo degni “di doppio onore” quelli che presiedono fedelmente alla congregazione di Dio. (3 Giov. 9; 1 Tim. 5:17) Né parleremo in modo scoraggiante a quelli che sono desiderosi di accrescere i propri privilegi di servizio, intraprendendo forse il servizio continuo di pioniere o trasferendosi in qualche località dove c’è grande bisogno di ministri del Regno. Non saremo come le spie senza fede che scoraggiarono gli Israeliti con rapporti disfattisti così che essi volevano tornare in Egitto e non proseguire verso la Terra Promessa. Invece, come i fedeli Giosuè e Caleb, li esorteremo a mostrare coraggio accettando i privilegi di servizio offerti loro. — Num. 13:27–14:9.

      19. Quali sono alcuni altri modi in cui possiamo incoraggiarci gli uni gli altri?

      19 Col nostro zelo e con la nostra fedeltà nel servizio di Dio possiamo essere fonte di forza gli uni per gli altri. Col nostro esempio di zelante partecipazione al ministero aiutiamo altri a fare altrettanto. Mentre raccontiamo agli altri le belle esperienze che abbiamo nel ministero, mentre condividiamo con loro le gemme di conoscenza che ricaviamo dallo studio della Bibbia, ci incoraggiamo gli uni gli altri, come facevano gli apostoli quando visitavano i loro fratelli cristiani. (Atti 15:3, 30, 31) Interessandoci dei malati e degli afflitti, e di quelli che sono in prigione per amore della giustizia, mantenendoci in contatto con loro e visitandoli quando è possibile, fortifichiamo il loro cuore. (2 Cor. 7:6, 7; Atti 28:15) Rifiutandoci di fare compromesso col mondo di Satana aiutiamo altri a mantenersi fermi. E con la nostra prontezza, non solo a prenderci dei disturbi, ma anche a rischiare la vita e la libertà quando è necessario per edificarci gli uni gli altri, ci diamo a vicenda il coraggio di dichiarare la Parola di Dio senza timore. Continuino tutti i dedicati testimoni di Geova a valersi pienamente di tali opportunità di incoraggiarsi gli uni gli altri.

      20. Riguardo all’‘edificarci gli uni gli altri’, quale consiglio troviamo in 1 Tessalonicesi 5:11-15?

      20 Consideriamo dunque le necessità di quelli che ci circondano, imitiamo l’esempio del nostro Padre che è nel cielo e di suo Figlio incoraggiando altri. “Perciò continuate a confortarvi gli uni gli altri e ad edificarvi gli uni gli altri, come infatti state facendo”. Parlando dei vostri sorveglianti cristiani e cooperando con loro, edificate loro e l’opinione che altri hanno di loro. “Vi preghiamo, fratelli, d’aver riguardo per quelli che faticano fra voi e vi presiedono nel Signore e vi ammoniscono; e di avere per loro più che straordinaria considerazione con amore a causa della loro opera. Siate pacifici gli uni con gli altri”. D’altra parte, voi che siete sorveglianti, non scoraggiate, ma piuttosto incoraggiate i fratelli. “Ammonite i disordinati, parlate in maniera consolante alle anime depresse, sostenete i deboli, siate longanimi verso tutti”. Indipendentemente da chi siamo noi o da coloro coi quali veniamo a contatto, sia nella casa, che nella congregazione cristiana o nel lavoro secolare, “guardate che nessuno renda ingiuria per ingiuria a nessun altro, ma sempre perseguite ciò che è buono gli uni verso gli altri e verso tutti”. (1 Tess. 5:11-15) Sì, incoraggiamoci gli uni gli altri.

  • “Persone oneste e buone”
    La Torre di Guardia 1964 | 1° gennaio
    • “Persone oneste e buone”

      Il libro The Man with the Miraculous Hands, di Joseph Kessel, è la storia dell’umanitario finlandese dott. Felix Kersten, dotato terapista manuale il cui paziente più influente fu Heinrich Himmler, capo nazista delle S.S. nel Terzo Reich. Il temuto capo delle S.S. era afflitto da crampi allo stomaco e solo le cure del dott. Kersten gli recavano sollievo. Perciò il dott. Kersten aveva molta influenza sul capo nazista e fu in grado di strappare a Himmler concessioni che salvarono migliaia di persone dalla morte per mano della Gestapo. Nel capitolo intitolato “I Testimoni di Geova”, questo libro dice:

      “[I Testimoni di Geova] venivano presi e gettati in campi di concentramento, dov’erano trattati in modo particolarmente disumano. Kersten lo scoprì e decise di aiutarli. Poiché la guerra richiedeva un numero crescente di vite umane, era divenuto comune far lavorare nelle fabbriche e nelle fattorie quelli che erano nei campi di concentramento. Li accompagnavano ispettori, e anche cani addestrati per farli lavorare il più rapidamente possibile. Un giorno Kersten disse a Himmler che gli mancava la manodopera a Hartzwalde. Gli chiese se poteva mandargliene alcuni dai campi di concentramento.

      “‘Che prigionieri vuoi?’ chiese Himmler. ‘Hai molti Testimoni di Geova’, disse Kersten. ‘Sono persone oneste e buone’. ‘Guarda un po’’, gridò Himmler, ‘sono contro la guerra e il Führer’. ‘Non cominciamo una discussione intellettuale. Ho un problema pratico. Fammi un favore, dammi alcune donne di questa setta. Sono contadine che lavorano molto davvero’. ‘Benissimo’, disse Himmler. ‘Ma senza guardie e cani’, continuò Kersten. ‘Mi parrebbe d’essere prigioniero. Prometto che le terrò d’occhio io stesso’. ‘D’accordo’, disse Himmler.

      “Qualche tempo dopo, dieci donne vestite di stracci e con le ossa che trasparivano sotto la pelle arrivarono a Hartzwalde. Ma non chiesero né pane né abiti; chiesero prima la Bibbia. Erano state private della loro copia mentre erano nei campi di concentramento. . . . Il medico chiese a Himmler altri Testimoni di Geova per Hartzwalde. Ne ebbe trenta in tutto, compresi alcuni uomini”.

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