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  • “Oro nero” nel cortile dell’Alasca
    Svegliatevi! 1970 | 8 dicembre
    • rigori dell’Artico per consegnare attrezzature e forniture allo Slope per mezzo di chiatte, rimorchiatori e autocarri sulla “strada di ghiaccio”. Poiché in origine non esisteva nessuna strada per andare nell’interno del North Slope, trattori Caterpillar e bulldozer trainarono carovane di slitte cariche di equipaggiamento. Per seicentoquarantatré chilometri strisciarono su fiumi ghiacciati e pendii di monti come gigantesche lumache, con i loro carichi.

      Centoventinove chilometri a nord di Fairbanks è il termine meridionale della superstrada Walter J. Hickel di 800 chilometri, aperta dapprima nella primavera del 1968, strada a doppia corsia costruita letteralmente di neve e ghiaccio, e in funzione solo quando è ghiacciata d’inverno. I suoi costruttori dovettero lottare con temperature di 56° sotto zero e con i venti. In un posto i dovette costruire un ponte di quattrocento metri sul fiume Yukon con il ghiaccio. Sopra la naturale costruzione di ghiaccio si pose una costruzione a traliccio con tronchi del diametro di 10-25 centimetri. Su questa costruzione fu pompata acqua finché divenne un ponte in ghiaccio rinforzato. Furono quindi aggiunti sopra altri tronchi e su di essi fu versata altra acqua finché la superficie del ponte raggiunse il livello degli accostamenti della strada alle sponde del fiume. Utensili, coperte, indumenti e cibo per almeno 48 ore sono la dotazione d’emergenza per i camionisti che percorrono questa superstrada di ghiaccio.

      Rimorchiatori e chiatte si diressero verso il settentrione seguendo due direzioni per portare i loro salari. Alcuni fecero il giro della costa occidentale dell’Alasca, sfidando l’imprevedibile tempo e la gelida calotta polare. Altri vennero al settentrione lungo il fiume Mackenzie del Canada. Questi dovettero badare ai bassi fondali del fiume causati dalla stagione molto asciutta.

      Come portare fuori il petrolio

      Tutto questo per portare le attrezzature e montare le installazioni. Ma ora, come si porta fuori il petrolio una volta che è stato pompato dal profondo sottosuolo?

      Alcuni vorrebbero veder allungare la Ferrovia dell’Alasca di circa 640 chilometri al costo di L. 310 miliardi. Il petrolio grezzo potrebbe quindi essere spedito per ferrovia ai porti alascani come Anchorage, Seward o Whittier, e di lì con navi cisterna o ai mercati. Son prese in considerazione anche le rotte dirette di navi cisterna e chiatte fino a Prudhoe Bay. Si considerano seriamente sia la rotta occidentale attraverso lo stretto di Bering che il passaggio a nord-ovest attraverso il Canada, sebbene entrambi siano chiusi per la maggior parte dell’anno da uno spesso strato di ghiaccio. Specialmente munita di un rivestimento assai corazzato, la SS Manhattan cercò di superare di recente i pericoli di quest’ultima rotta. (Si veda Svegliatevi! inglese del 22 gennaio 1970). Le compagnie petrolifere non hanno ancora deciso circa la praticità di questo mezzo di spedizione.

      Pare che l’Oleodotto Transalascano sia il primo mezzo per inviare il petrolio grezzo al mercato. Estendendosi per 1.387 chilometri da Prudhoe Bay a Valdez nel Golfo dell’Alasca, è predisposta una grande arteria del diametro di 122 centimetri, che avrà la portata da 500.000 a 1.000.000 di barili al giorno al suo sbocco terminale. Si attende che il costo salga a L. 558 miliardi.

      Si sta già compiendo il lavoro preliminare per quest’opera di “idraulica” che richiederà dodici stazioni di pompaggio per portare l’“oro nero” oltre tre catene montuose con elevazioni fino a 1.464 metri. Molto dell’oleodotto sarà posto in un fossato nel terreno gelato con almeno un metro e ventidue centimetri di suolo gelato sopra per protezione. Lo scavo, il brillamento e il disgelo del suolo per questo taglio, largo un metro e ottantatré centimetri, profondo due metri e quarantaquattro centimetri e lungo 1.387 chilometri presenta una vera e propria sfida. Ma sperano di completarlo per il 1972.

      Valore per l’economia

      L’Alasca s’interessa profondamente al progetto. Esso crea occupazione per molti. Le compagnie petrolifere versarono oltre L. 558 miliardi alla tesoreria di stato quando richiesero il privilegio della concessione di 167.043 ettari di terreno nel North Slope per l’impresa. La crescente richiesta mondiale di petrolio, insieme ai rischi che accompagnano la consegna del petrolio nel Medio Oriente politicamente inquieto, rende questa impresa ancor più attraente. Le nazioni occidentali sperano che la provvista di petrolio dell’Alasca allevii la situazione.

      Comunque, è un’impresa costosissima. Le concessioni petrolifere sono costate oltre 620 miliardi di lire. I primi sondaggi petroliferi costarono da L. 1.240 a L. 2.480 milioni l’uno. I costi delle prime esplorazioni e ora anche dell’oleodotto hanno veramente portato tutta questa impresa a una spesa di decine di miliardi di lire.

      Ci sono poi altre spese, non immediatamente computabili in lire. I conservazionisti hanno parlato altamente della spesa per il terreno e per le sue bellezze naturali. Gli studi di ecologia, ai quali hanno partecipato le compagnie petrolifere, stanno cercando di limitare il danno alla vegetazione della tundra. Il sottile strato di muschio e licheni sulla superficie servono a isolare il permafrost. Tolto questo strato protettivo, il disgelo del permafrost che ne deriva può produrre l’erosione, la depressione e l’abbassamento della superficie. Dove la vegetazione della tundra dev’essere alterata, si deve fare lo sforzo di trovare piante ed erbe che la sostituiscano e trovare quindi il modo di farle crescere in questo arduo clima.

      E che dire della perdita in quanto influisce sulla vita animale? Le migliaia di caribù saranno liberi di continuare a emigrare da una parte all’altra della tundra ogni anno come hanno fatto per secoli? Potranno i volatili acquatici continuare a godere gli incontaminati laghi e stagni? Continueranno la volpe, l’orso grigio, il lupo e lo scoiattolo artici ad essere indisturbati lungo i pendii?

      I conservazionisti chiedono l’ordinata eliminazione dei rifiuti e degli scarti. I fusti vuoti di petrolio, macchine abbandonate e altri oggetti di rifiuto delle prime esplorazioni cospargono lo Slope. Materiali d’acciaio e di altre sostanze solide difficilmente si deteriorano in questo gelido clima. Le compagnie petrolifere si rendono sempre più conto delle loro responsabilità a questo riguardo, e stanno facendo qualche passo per preservare il terreno, proteggere gli animali selvaggi e ridurre le perdite in quanto a sacrificare le bellezze naturali. Sono già stati avviati progetti per fare pulizia e si prendono precauzioni per il futuro.

      La grande opera che lo sviluppo dell’industria petrolifera richiede in questo luogo estremamente settentrionale è davvero impressionante. E gli Alascani si compiacciono del fatto che presto in tutto il mondo le persone useranno parte di questo “oro nero” proveniente dal loro cortile.

  • Perché il cielo è blu
    Svegliatevi! 1970 | 8 dicembre
    • Perché il cielo è blu

      ● Quando la luce solare risplende sull’atmosfera della terra viene sparsa dalle molecole gassose in tutte le direzioni. Siccome tendono a diffondere la luce blu più che gli altri colori, il cielo appare blu.

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