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  • Perché è possibile un paradiso in tutto il globo?
    Svegliatevi! 1976 | 8 giugno
    • annullare il danno. L’Encyclopædia Britannica (1974) ammette: “La conoscenza scientifica e tecnologica di cui ora si dispone è più che sufficiente per risolvere la maggioranza dei principali problemi ambientali del mondo”. Pensate che cosa si potrebbe fare se tale conoscenza fosse applicata alla terra in modo unificato e coerente, ricordando che la terra è il luogo ideale per la vita e che ha una così ampia facoltà di annullare il danno arrecatole! La terra può tornare ad essere per l’umanità una dimora pulita e sana. Ecco che cosa manca all’uomo!

      Infatti, secondo il dott. Rene Dubos uno dei principali problemi d’oggi è che

      “in certo qual modo i sistemi di vita non soddisfano una necessità molto profonda dell’essere umano. Essendoci a stento la possibilità di provare le sensazioni fondamentali della vita — stare a contatto con la placida natura, udirne i piacevoli rumori e sentirne i gradevoli odori — se ne avverte il vivo desiderio e si cerca un’alternativa. La droga offre la momentanea possibilità di crearsi un mondo proprio, un genere di soddisfazione che secondo i drogati il mondo reale non offre più”.

      È vero che non basta fuggire nei boschi, poiché alcuni che si sono rifugiati in luoghi isolati continuano a cercare nella droga piaceri ed evasione. Ma questo non cambia il fatto che se il paradiso fosse esteso a tutto il globo ognuno di noi potrebbe avere pace e soddisfazione stando “a contatto con la placida natura”.

      Perché tutto il globo non è stato trasformato in un paradiso, dal momento che questa possibilità esiste? Che cosa manca? E perché si può dire fiduciosamente che avete ogni possibilità di vedere tutta la terra trasformata in un paradiso e di viverci?

  • Ci sarete voi quando tutta la terra diverrà un paradiso?
    Svegliatevi! 1976 | 8 giugno
    • Ci sarete voi quando tutta la terra diverrà un paradiso?

      NON c’è dubbio, la terra ha riserve enormi e pressoché inesauribili che le consentono di porre riparo ai danni che le sono stati arrecati, se solo gliene è data l’opportunità. E, similmente, c’è poco da dubitare che l’uomo, con i suoi mezzi scientifici e tecnologici, possa cooperare con le forze della terra per ristabilire e mantenere l’equilibrio ecologico. Ma scienziati come biologi ed ecologi guardano forse al futuro con ottimismo? Tutt’altro!

      Pertanto il dott. Szent-Gyorgyi, illustre biologo americano, dice che l’uomo può scegliere la strada da seguire: “Quella che porta a un luminoso futuro o all’autodistruzione? Al presente siamo sulla strada che conduce allo sterminio”. Sì, a suo giudizio, le prospettive sono “molto tristi”. E chi parla è un eminente scienziato con oltre cinquant’anni d’esperienza. Il biofisico dott. John Platt esprime un parere simile. Egli esorta gli studiosi, come esperti di scienze naturali e sociali, dottori, ingegneri, insegnanti e coloro che sono dotati di abilità inventiva a dare tutti il proprio appoggio per salvare l’ambiente. Ma avverte che, sia pure con l’aiuto di tutti questi, “non c’è nessuna garanzia che questi problemi si possano risolvere o saranno risolti in tempo, qualsiasi cosa facciamo”.

      Perché questi uomini sono così pessimisti? Perché l’uomo sta perdendo la battaglia contro l’inquinamento. Una crescente quantità di prodotti nocivi è gettata negli oceani, sempre più contaminati dagli scarichi delle petroliere. In certi casi gli sforzi compiuti per ridurre una causa d’inquinamento atmosferico hanno avuto come conseguenza un altro tipo di inquinamento anche più grave. Si può citare l’esempio della lotta ingaggiata dalla California contro l’inquinamento atmosferico. Benché essa abbia le leggi più severe della nazione, secondo gli articoli di giornale sta “perdendo la battaglia contro l’inquinamento su tutti i fronti”; “purtroppo l’inquinamento atmosferico” vi “ha raggiunto punte massime”.

      Perché?

      Perché il quadro generale è così deprimente? Quali ne sono le cause? Una ragione è senz’altro questa: il fatto di mantenere abitabile l’ambiente umano non è solo un problema di interesse nazionale, ma di interesse internazionale. Gli autori Ward e Dubos, nel loro libro Only One Earth, spiegano: “I problemi dell’inquinamento atmosferico mondiale non possono essere risolti efficacemente dai singoli governi”. Secondo loro, “l’interdipendenza dell’uomo in tutto il globo richiede . . . una nuova capacità di prendere decisioni e misure che influiscano su tutto il globo”, vale a dire “richiede un nuovo impegno per adempiere responsabilità mondiali”. Ma si può sperare che tali responsabilità mondiali siano assunte e che ci sia cooperazione da tutto il globo? Le speranze sono davvero poche, a giudicare da quanto è avvenuto in passato.

      L’Encyclopædia Britannica (1974) ne fa capire il perché. Essa dice che l’uomo ha le cognizioni tecnologiche per prevenire la rovina della terra, e poi indica che i problemi degli anni settanta “non sono problemi di scienza e di tecnologia, ma dipendono dall’ordinamento e dal funzionamento delle istituzioni umane e dall’atteggiamento dei singoli individui”.

      Scrivendo in Environmental Ethics, J. F. Cassel dice più schiettamente: “Il problema fondamentale dell’ecologia umana contemporanea è l’egoismo, e l’egoismo ha profonde radici. Il salario del peccato è la morte. Il mondo della vita sta morendo!” E com’è poco lungimirante l’egoismo! Lo scienziato Szent-Gyorgyi ritiene che purtroppo le persone “sono sottoposte a grave pressione dagli idioti che governano il mondo e vanno inesorabilmente e follemente verso la finale calamità”.

      Da quanto avete osservato, probabilmente siete d’accordo con un eminente e preoccupato funzionario americano che dichiarò: “Se, con un gesto egoistico, l’uomo può recare un vantaggio a se stesso pur danneggiando la comunità, è probabile che compia quel gesto”. Questo fatto è illustrato da una notizia che mostra perché i servizi di pubblica utilità vanno così piano a ottemperare alle ordinanze governative di installare impianti per controllare l’inquinamento. Uno di tali servizi che doveva installare attrezzature antinquinamento per il valore di un milione di dollari risparmiava un quarto di milioni di dollari ogni anno che tardava a installarle. Questo spiega in parte perché i servizi di pubblica utilità americani spendono otto volte di più nella pubblicità che nelle ricerche miranti a risolvere i problemi dell’inquinamento che essi stessi creano! Lord Ritchie-Calder disse appropriatamente: “L’inquinamento è un delitto, frutto dell’ignoranza e della cupidigia”.a

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