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  • Edom
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • sottrarsi al giogo israelita, anche se un fuggiasco di sangue reale, Adad, si mise a capo di un movimento di resistenza. — I Re 11:14-22.

      Non si sa se tale situazione sia prevalsa con continuità per tutto un secolo dopo l’iniziale vittoria di Davide. L’attacco dei “figli di Ammon e di Moab e della regione montagnosa di Seir [Edom]” (II Cron. 20:1, 2, 10, 22) può essere avvenuto prima che gli eserciti alleati di Giuda, Israele ed Edom attaccassero Moab. (II Re 3:5-9; vedi MOAB, MOABITI). Edom evidentemente fece parte di ciascuna triplice alleanza, combattendo prima da una parte e poi dall’altra. È inoltre precisato che durante il regno di Giosafat, a un certo punto Edom non aveva un re, e il paese era retto da un delegato o viceré, sottoposto al trono di Giuda, così che nulla impediva l’accesso di Giuda al golfo di ‘Aqaba e ai suoi uno o più porti. (I Re 22:47, 48) A proposito della campagna contro Moab, il predetto ingrossarsi del torrente un tempo asciutto nella valle in cui erano accampati gli eserciti alleati poteva esser stato prodotto da un temporale proveniente dal deserto abbattutosi sull’altopiano. Temporali del genere anche in tempi moderni possono far scendere lungo i wadi verso l’Araba impetuosi torrenti. Oppure l’acqua poteva esser comparsa in modo puramente miracoloso. — II Re 3:16-23.

      Edom si ribellò liberandosi dal giogo di Giuda durante il regno di Ieoram figlio di Giosafat e ristabilì la propria monarchia indipendente. La rivolta degli edomiti proseguì anche se Ieoram riportò la vittoria in uno scontro con loro. (II Re 8:20-22; II Cron. 21:8-10) Durante la prima parte del regno di Amazia (858–829 a.E.V.), la Valle del Sale fu di nuovo teatro di una sconfitta militare di Edom, e Amazia si impadronì di Sela, la principale città edomita, lasciandosi però irretire dall’adorazione degli impotenti falsi dèi di Edom. (II Re 14:7; II Cron. 25:11-20) Suo figlio Uzzia (Azaria) riportò Elat sotto la dominazione di Giuda. — II Re 14:21, 22.

      La Siria, con un’azione offensiva compiuta contro Giuda durante il regno di Acaz (761–745 a.E.V.), restituì agli edomiti il porto di Elat (Elot) sul Mar Rosso. (II Re 16:5, 6) Edom, evidentemente sottrattosi alla dominazione di Giuda, si unì ad altre nazioni, fra cui l’Assiria, nel compiere incursioni in Giuda. — II Cron. 28:16-20; confronta Salmo 83:4-8.

      EDOM NELLE PROFEZIE

      Già all’epoca del regno di Uzzia, i profeti Gioele e Amos avevano dichiarato l’esplicita condanna di Edom da parte di Geova, per la sua implacabile violenza contro Israele manifestata con lo spietato uso della spada. (Amos 1:6, 11, 12) Edom, per la sua malevola opposizione contro il popolo del patto di Geova, aveva perso il diritto al possesso del paese che aveva occupato col beneplacito di Dio. (Gioe. 3:19; Amos 9:11, 12) Gli edomiti decisero la propria sorte quando i babilonesi conquistarono Giuda e Gerusalemme nel 607 a.E.V. L’odio degli edomiti fu chiaramente manifesto quando si rallegrarono per la tragedia di Giuda, incitando i suoi devastatori (Sal. 137:7), e, nella loro ostilità e nel loro desiderio di vendetta, giunsero a consegnare i giudei fuggiaschi perché fossero uccisi dai babilonesi. Gli edomiti si unirono ad altri popoli vicini nel saccheggiare il paese, e progettarono di impadronirsi dell’abbandonato paese di Giuda e di Israele, vantandosi contro Geova. Perciò Geova ordinò ai suoi profeti Geremia, Ezechiele e Adbia di assicurare a Edom che la sua gioia sarebbe stata di breve durata e che il trattamento riservato a Giuda sarebbe toccato anche a Edom. (Lam. 4:21, 22; Ezec. 25:12-14; 35:1-15; 36:3-5; Abd. 1-16) Come aveva già predetto il profeta Isaia, gli edomiti abili nel maneggiare la spada sarebbero caduti sotto la spada della giustizia e del giudizio di Geova, tutti, grandi e piccoli, come vittime animali destinate al sacrificio. — Isa. 34:5-8.

      Edom doveva diventare come Sodoma e Gomorra, disabitato per sempre. (Ger. 49:7-22; confronta Isaia 34:9-15). Meritando il disprezzo di Geova, Edom sarebbe stato chiamato “il territorio di malvagità” e “il popolo che Geova ha denunciato a tempo indefinito”. (Mal. 1:1-5) In Isaia 63:1-6 Edom è dunque simbolo degli ostinati nemici del popolo del patto di Dio, e il Guerriero divino dalle vesti macchiate di sangue che ha calcato il torchio del vino della vendetta di Dio è appropriatamente descritto mentre viene da Edom (che significa “rosso”) e dalla principale città di Edom, Bozra (che significa “luogo fortificato”, anche se qui si tratta di un gioco di parole sul termine ebraico batsìr, che significa “vendemmia”). — Confronta Rivelazione 14:14-20; 19:11-16.

      ULTIMO PERIODO E SCOMPARSA DI EDOM

      Alcuni giudei esiliati che avevano trovato temporaneo rifugio in Edom tornarono nel loro paese dopo che gli eserciti babilonesi si erano allontanati, ma poi fuggirono in Egitto. (Ger. 40:11, 12) Ben presto però giunse per Edom il momento di cominciare a bere il calice dell’ira di Geova quando gli eserciti babilonesi tornarono in Palestina e il predetto giogo di Babilonia gli scese sul collo. (Ger. 25:15-17, 21; 27:2-7) Lo storico ebreo Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche, Libro X, cap. IX, 7) dice che Nabucodonosor nel trentatreesimo anno del suo regno fece un’altra campagna militare contro Siria e Palestina, attaccando Ammon e Moab. (Confronta Geremia 52:30). Probabilmente questa interessò anche Edom (602–601 a.E.V.), ma la conquista babilonese non provocò la completa rovina del paese. Tuttavia, un’ondata di nomadi provenienti dall’Arabia cominciò a far pressione sugli edomiti a partire dal V secolo a.E.V. Nel III secolo la tribù dei nabatei aveva già estromesso gli edomiti dal centro del loro paese e dalla città di Petra, costringendoli a ritirarsi nel Negheb a S di Giuda. Poi gli edomiti si spinsero più a N, fino a Ebron, e la parte meridionale di Giuda fu perciò chiamata Idumea. Secondo Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche, Libro XIII, cap. IX, 1; Libro XV, cap. VII, 9), Giovanni Ircano li sgominò fra il 130 e il 120 a.E.V. costringendoli ad abbracciare il giudaismo. In seguito furono gradatamente assorbiti dagli ebrei e, dopo la distruzione di Gerusalemme a opera dei romani nel 70 E.V., cessarono di esistere come popolo. (Confronta Isaia 11:13, 14; Abdia 10, 17-21). La famiglia di Erode era fondamentalmente di discendenza edomita.

  • Efa
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    • Efa

      Misura di capacità per aridi pari a dieci omer (Eso. 16:36) o alla decima parte di un homer. L’efa corrispondeva al bat, misura di capacità per liquidi, e si calcola quindi che equivalesse a 22 litri. — Ezec. 45:11, NW.

  • Efesini, lettera agli
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    • Efesini, lettera agli

      Libro delle Scritture Greche Cristiane, scritto dall’apostolo Paolo verso il 60–61 E.V., mentre era prigioniero a Roma. (Efes. 1:1; 3:1; 4:1; 6:20) La lettera fu consegnata alla congregazione di Efeso da Tichico (Efes. 6:21, 22), di cui Paolo si servì anche per mandare una lettera ai colossesi. (Col. 4:7-9) Poiché la lettera ai cristiani di Colosse era stata scritta circa nello stesso tempo in cui Paolo scrisse ai cristiani di Efeso, fra Efesini e Colossesi ci sono parecchie analogie. Secondo Charles Smith Lewis (in International Standard Bible Encyclopædia), “dei 155 versetti di Efesini, 78 si trovano più o meno uguali in Colossesi”. Senza dubbio le condizioni esistenti a Colosse erano abbastanza simili a quelle di Efeso, e Paolo pensò bene di dare consigli dello stesso genere.

      PERCHÉ APPROPRIATA PER I CRISTIANI DI EFESO

      Il papiro Chester Beatty come pure il manoscritto Vaticano n. 1209 e il Sinaitico omettono le parole “in Efeso” nel I capitolo, versetto 1. Queste parole però si trovano in altri manoscritti nella loro forma originale e in tutte le versioni antiche. Anche scrittori della chiesa primitiva la accettavano come scritta agli efesini. Alcuni hanno pensato che si tratti della lettera inviata a Laodicea (Col. 4:16), ma si noti che nessun antico manoscritto contiene le parole “a Laodicea”, ed Efeso è l’unica città menzionata in qualsiasi manoscritto di tale lettera.

      Consigli sul materialismo

      Inoltre un esame del contenuto della lettera agli efesini indica che Paolo aveva in mente i cristiani di Efeso; e i suoi consigli erano particolarmente adatti, date le circostanze prevalenti a Efeso, la più importante città della provincia romana dell’Asia. Per esempio, Efeso era nota come città favolosamente ricca, e poteva esserci la tendenza a considerare le ricchezze mondane come la cosa più importante. Ma nella sua lettera Paolo dà risalto alle ricchezze vere: “la ricchezza della sua immeritata benignità”, “la gloriosa ricchezza” che Dio riserva come eredità ai santi; “la sovrabbondante ricchezza della sua immeritata benignità”, l’“insondabile ricchezza del Cristo” e ‘la ricchezza della gloria di Dio’. (Efes. 1:7, 18; 2:7; 3:8, 16) Questo avrebbe aiutato i cristiani di Efeso ad avere una giusta veduta della ricchezza.

      Eliminare l’immoralità

      Efeso era una città nota pure per la sua licenziosità e condotta dissoluta o grave immoralità. Perciò l’apostolo Paolo ne parlò con severità come di uno dei tratti della vecchia personalità di cui i cristiani dovevano spogliarsi per rivestire la “nuova personalità”. La dissolutezza esistente a Efeso favoriva fra i cittadini un gran parlare di immoralità sessuale, non per condannarla, ma per riderci sopra; e i cristiani, consiglia Paolo, non devono essere come coloro che provano piacere nel parlare della fornicazione e nel fare scherzi osceni. — Efes. 4:20-24; 5:3-5.

      Templi a paragone

      Anche la descrizione del tempio spirituale di Dio era molto appropriata per la congregazione cristiana che abitava all’ombra dell’imponente tempio pagano di Artemide (Diana), considerato una delle sette meraviglie del mondo antico. I cristiani sono un “tempio santo” in cui Dio dimora mediante il suo spirito. — Atti 19:27; Efes. 2:21.

      Dato che il tempio di Artemide a Efeso offriva diritto di asilo, veniva incoraggiata la criminalità e il numero dei delinquenti aumentava. Nessuno poteva essere arrestato per un reato qualsiasi entro una certa zona intorno alle sue mura. Il risultato fu che intorno al tempio sorse un villaggio di ladri, assassini e simili. Quello che Paolo disse a proposito di furti, nonché di acrimoniosa amarezza clamori e parole ingiuriose, non era dunque fuori luogo. — Efes. 4:25-32.

      Demonismo

      Efeso era il centro di ogni specie di demonismo. Infatti la città era nota in tutto il mondo per le sue numerose forme di magia. I demoni dunque erano particolarmente attivi a Efeso, e senza dubbio per combattere l’influenza di magia e stregoneria e aiutare gli efesini di cuore onesto a liberarsi da tali pratiche demoniche, Paolo, mediante lo spirito di Dio, compì miracoli, fra cui quello di espellere spiriti malvagi. — Atti 19:11, 12.

      I seguenti punti sono un’indicazione di quanto Efeso fosse satura di magia e quanto fossero opportuni i consigli di Paolo circa il combattere contro gli spiriti malvagi:

      Le “lettere efesine” erano famose in tutto il mondo. “Sembra consistessero in certe combinazioni di lettere o parole che, pronunciate con certe intonazioni della voce, erano ritenute capaci di allontanare malattie o spiriti maligni; e che, scritte su pergamena e portate sulla persona, si supponeva servissero come amuleti, o portafortuna, per proteggere da spiriti maligni o da pericoli. Infatti Plutarco (Conv. 7) dice: ‘I maghi costringono quelli che son ossessionati da un demonio a recitare e pronunciare personalmente le lettere efesine, in un certo ordine’”. — Albert Barnes, Notes, Explanatory and Practical, on the Acts of the Apostles, XX ed., 1858, p. 264.

      Iscrizioni scoperte fra le rovine di Efeso rivelano in quali terribili tenebre mentali vivevano gli efesini, e perché l’apostolo Paolo scrisse ai cristiani di quella città di non camminare più “come camminano anche le nazioni nell’inutilità delle loro menti, mentre sono mentalmente nelle tenebre”. (Efes. 4:17, 18) Le iscrizioni su pareti ed edifici indicano che il popolino decideva la propria vita in base a superstizioni, divinazione e presagi. Una comune forma di divinazione era quella basata su presagi tratti dal volo degli uccelli; un’iscrizione dice: “Se l’uccello vola da destra a sinistra, e si posa non visto, ciò sarà di buon auspicio. Ma se solleva l’ala sinistra, allora, sia che si levi o si posi non visto, porterà sventura”.

      Grazie alla predicazione di Paolo, alle opere miracolose che compì e alla sconfitta degli esorcisti ebrei, parecchi efesini erano diventati cristiani. Senza dubbio molti di loro avevano praticato qualche forma di magia, infatti la Bibbia dice: “Un gran numero di quelli che avevano praticato le arti magiche portarono insieme i loro libri e li bruciavano dinanzi a tutti. E calcolarono insieme i loro prezzi e li trovarono del valore di cinquantamila pezzi d’argento”. (Atti 19:19) Data la larga diffusione che avevano a Efeso la magia e svariate forme di demonismo, era più che opportuno che Paolo desse ai cristiani di quella città ottimi consigli sul combattere le forze spirituali malvage indossando la “completa armatura di Dio”. Senza dubbio alcuni che avevano smesso di praticare la magia erano molestati dai demoni e i consigli di Paolo potevano aiutarli a resistere agli spiriti malvagi. Si noti che la distruzione di quei libri sul demonismo fu una delle prime cose che quei primi cristiani fecero, stabilendo un modello per coloro che oggi desiderano liberarsi dal tormento o dall’influenza dei demoni. — Efes. 6:11, 12.

      Il ruolo di Cristo

      Essendo i demoni così attivi a Efeso, era molto appropriato che Paolo scrivesse agli efesini cristiani che Cristo era stato innalzato “molto al di sopra di ogni governo e autorità e potenza e signoria e di ogni nome che si nomina non solo in questo sistema di cose, ma anche in quello avvenire”, dal momento che quei cristiani “un tempo [avevano camminato] secondo il sistema di cose di questo mondo, secondo il governante dell’autorità dell’aria, lo spirito che ora opera nei figli di disubbidienza”. — Efes. 1:21; 2:2.

      In questa lettera Paolo tocca vertici di grandiosità nel descrivere l’esaltata posizione di Gesù Cristo, il dono dell’immeritata benignità di Dio e l’amore, la sapienza e la misericordia manifestati a quelli portati in unità. La descrizione del modo in cui tutte le cose in cielo e sulla terra saranno unite sotto Cristo e sia ebrei che gentili entrano a far parte della congregazione divenendo “un uomo nuovo” è la più completa spiegazione biblica del “sacro segreto” di Dio, rivelato nella buona notizia intorno al Cristo.

      SCHEMA DEL CONTENUTO

      I Il sacro segreto della volontà di Dio (1:1–4:16)

      A. Come Dio tratta coloro che adotta quali figli (1:1-12)

      B. Spirito santo, caparra della loro eredità con Cristo quali membra del suo corpo (1:13-23)

      C. Misericordia e amore di Dio manifesti in relazione a Cristo a persone un tempo morte nelle trasgressioni e nei peccati (2:1-7)

      1. Salvati per immeritata benignità mediante la fede, non le opere (2:8-10)

      2. Gentili, un tempo senza Dio né speranza, riconciliati con Dio mediante Cristo (2:11-13)

      3. Abolita la Legge che costituiva una barriera fra ebrei e gentili; entrambi i popoli diventano uno uniti a Cristo (2:14-18)

      4. Gentili diventano coeredi e parte del corpo o congregazione di Cristo, un “tempio santo a Geova” (2:19–3:7)

      D. Nei rapporti con la congregazione Dio rivela la sua sapienza anche a quelli che sono nei luoghi celesti (3:8-13)

      E. Preghiera onde efesini acquistino profondo intendimento del provvedimento di Dio mediante Cristo (3:14-21)

      F. Dio provvede tutte le cose necessarie per avere unità in Cristo (4:1-16)

      1. Unico spirito, unica speranza, unica fede, unico battesimo, unico corpo sotto l’unico Signore e l’unico Dio e Padre (4:1-6)

      2. Doni [in forma di] uomini in seguito all’ascensione di Cristo (4:7-16)

      a. Per l’addestramento verso maturità, stabilità (4:11-14)

      b. Per la crescita e l’edificazione (4:12, 15, 16)

      II La nuova personalità (4:17–5:20)

      A. Non l’esempio delle nazioni, ma quello di Cristo (4:17-21)

      B. Rinnovati nella forza che fa operare la mente e rivestiti della nuova personalità (4:23, 24)

      1. Avere padronanza di sé, essere onesti, generosi, parlare in modo veritiero ed edificante; agire in armonia con lo spirito di Dio (4:25-30)

      2. Allontanare rancore, ira, clamore e parole ingiuriose; essere invece benigni e pronti a perdonare (4:31, 32)

      3. Imitare Dio; seguire Cristo (5:1, 2)

      4. Purezza nel comportamento e nel parlare (5:3-5)

      5. Desti per distinguere opere delle tenebre; riprendere trasgressori camminando nella luce (5:6-14)

      6. Badare bene alla condotta; riscattare tempo, usandolo alla lode di Geova (5:15-20)

      III Giusta sottomissione (5:21–6:9)

      A. Relazione marito-moglie simile a quella fra Cristo e congregazione (5:21-33)

      B. Relazione genitore-figlio (6:1-4)

      C. Relazione padrone-servitore (6:5-9)

      IV Combattimento cristiano non contro uomini, ma contro spiriti malvagi (6:10-17)

      A. Rivestire armatura spirituale (6:10-17)

      B. Essere desti nel ricorrere a ogni forma di preghiera in ogni occasione, ricordando altri dei santi, incluso Paolo (6:18-24)

      Vedi il libro “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”, pp. 217-219.

  • Efeso
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    • Efeso

      (Èfeso).

      Ricco e importante centro religioso e commerciale dell’antichità, sulla costa O dell’Asia Minore, quasi di fronte all’isola di Samo. Efeso sorgeva sulle pendici e ai piedi di diversi colli, primi fra i quali il Pion e il Coresso. Questo porto si trovava sulla principale via di scambi commerciali fra Roma e l’Oriente. La sua posizione presso la foce del Piccolo Meandro o Caistro consentiva l’accesso ai bacini dei fiumi Ermo e Grande Meandro, così che la città era il punto d’incontro delle vie carovaniere dell’Asia Minore. Varie strade collegavano Efeso con le principali città del distretto dell’Asia.

      Gli scritti di Plinio il Vecchio, autore romano del I secolo, e di Strabone, geografo greco dell’antichità, hanno fatto pensare che un tempo un golfo dell’Egeo si estendesse fino a Efeso, e che la costa sia gradatamente avanzata verso il mare, dato che ora le rovine della città si trovano di parecchi chilometri nell’entroterra. Tuttavia l’archeologo J. T. Wood, in base alle scoperte fatte a Efeso, ha concluso che anticamente la città si trovava a 6,5 km dall’Egeo. Se ciò è esatto, all’epoca di Paolo le navi dovevano risalire fino al porto interno la foce del Piccolo Meandro che era navigabile grazie a continui lavori di dragaggio. Nel corso dei secoli però il porto e la foce del fiume sono stati colmati dai depositi sedimentari del Piccolo Meandro.

      IL TEMPIO DI ARTEMIDE

      Il più notevole edificio della città era il tempio di Artemide, considerato dagli antichi una delle sette meraviglie del mondo. Il tempio che esisteva nel I secolo E.V., quando l’apostolo Paolo si recò a Efeso, era stato ricostruito secondo il modello di un precedente tempio ionico che si diceva fosse stato incendiato da Erostrato nel 356 a.E.V.

      Secondo J. T. Wood, che compì scavi sul posto nella seconda metà del XIX secolo, il tempio era stato costruito su un basamento lungo 127 m e largo 73. Il tempio stesso era lungo 105 m e largo 50. Aveva cento colonne di marmo alte 17 m circa. Tali colonne avevano alla base un diametro di m 1,8 e almeno alcune erano scolpite fino a un’altezza di 6 m circa. Il santuario interno del tempio era lungo 32 m e

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