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Efesini, lettera agliAusiliario per capire la Bibbia
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di ogni governo e autorità e potenza e signoria e di ogni nome che si nomina non solo in questo sistema di cose, ma anche in quello avvenire”, dal momento che quei cristiani “un tempo [avevano camminato] secondo il sistema di cose di questo mondo, secondo il governante dell’autorità dell’aria, lo spirito che ora opera nei figli di disubbidienza”. — Efes. 1:21; 2:2.
In questa lettera Paolo tocca vertici di grandiosità nel descrivere l’esaltata posizione di Gesù Cristo, il dono dell’immeritata benignità di Dio e l’amore, la sapienza e la misericordia manifestati a quelli portati in unità. La descrizione del modo in cui tutte le cose in cielo e sulla terra saranno unite sotto Cristo e sia ebrei che gentili entrano a far parte della congregazione divenendo “un uomo nuovo” è la più completa spiegazione biblica del “sacro segreto” di Dio, rivelato nella buona notizia intorno al Cristo.
SCHEMA DEL CONTENUTO
I Il sacro segreto della volontà di Dio (1:1–4:16)
A. Come Dio tratta coloro che adotta quali figli (1:1-12)
B. Spirito santo, caparra della loro eredità con Cristo quali membra del suo corpo (1:13-23)
C. Misericordia e amore di Dio manifesti in relazione a Cristo a persone un tempo morte nelle trasgressioni e nei peccati (2:1-7)
1. Salvati per immeritata benignità mediante la fede, non le opere (2:8-10)
2. Gentili, un tempo senza Dio né speranza, riconciliati con Dio mediante Cristo (2:11-13)
3. Abolita la Legge che costituiva una barriera fra ebrei e gentili; entrambi i popoli diventano uno uniti a Cristo (2:14-18)
4. Gentili diventano coeredi e parte del corpo o congregazione di Cristo, un “tempio santo a Geova” (2:19–3:7)
D. Nei rapporti con la congregazione Dio rivela la sua sapienza anche a quelli che sono nei luoghi celesti (3:8-13)
E. Preghiera onde efesini acquistino profondo intendimento del provvedimento di Dio mediante Cristo (3:14-21)
F. Dio provvede tutte le cose necessarie per avere unità in Cristo (4:1-16)
1. Unico spirito, unica speranza, unica fede, unico battesimo, unico corpo sotto l’unico Signore e l’unico Dio e Padre (4:1-6)
2. Doni [in forma di] uomini in seguito all’ascensione di Cristo (4:7-16)
a. Per l’addestramento verso maturità, stabilità (4:11-14)
b. Per la crescita e l’edificazione (4:12, 15, 16)
II La nuova personalità (4:17–5:20)
A. Non l’esempio delle nazioni, ma quello di Cristo (4:17-21)
B. Rinnovati nella forza che fa operare la mente e rivestiti della nuova personalità (4:23, 24)
1. Avere padronanza di sé, essere onesti, generosi, parlare in modo veritiero ed edificante; agire in armonia con lo spirito di Dio (4:25-30)
2. Allontanare rancore, ira, clamore e parole ingiuriose; essere invece benigni e pronti a perdonare (4:31, 32)
3. Imitare Dio; seguire Cristo (5:1, 2)
4. Purezza nel comportamento e nel parlare (5:3-5)
5. Desti per distinguere opere delle tenebre; riprendere trasgressori camminando nella luce (5:6-14)
6. Badare bene alla condotta; riscattare tempo, usandolo alla lode di Geova (5:15-20)
III Giusta sottomissione (5:21–6:9)
A. Relazione marito-moglie simile a quella fra Cristo e congregazione (5:21-33)
B. Relazione genitore-figlio (6:1-4)
C. Relazione padrone-servitore (6:5-9)
IV Combattimento cristiano non contro uomini, ma contro spiriti malvagi (6:10-17)
A. Rivestire armatura spirituale (6:10-17)
B. Essere desti nel ricorrere a ogni forma di preghiera in ogni occasione, ricordando altri dei santi, incluso Paolo (6:18-24)
Vedi il libro “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”, pp. 217-219.
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EfesoAusiliario per capire la Bibbia
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Efeso
(Èfeso).
Ricco e importante centro religioso e commerciale dell’antichità, sulla costa O dell’Asia Minore, quasi di fronte all’isola di Samo. Efeso sorgeva sulle pendici e ai piedi di diversi colli, primi fra i quali il Pion e il Coresso. Questo porto si trovava sulla principale via di scambi commerciali fra Roma e l’Oriente. La sua posizione presso la foce del Piccolo Meandro o Caistro consentiva l’accesso ai bacini dei fiumi Ermo e Grande Meandro, così che la città era il punto d’incontro delle vie carovaniere dell’Asia Minore. Varie strade collegavano Efeso con le principali città del distretto dell’Asia.
Gli scritti di Plinio il Vecchio, autore romano del I secolo, e di Strabone, geografo greco dell’antichità, hanno fatto pensare che un tempo un golfo dell’Egeo si estendesse fino a Efeso, e che la costa sia gradatamente avanzata verso il mare, dato che ora le rovine della città si trovano di parecchi chilometri nell’entroterra. Tuttavia l’archeologo J. T. Wood, in base alle scoperte fatte a Efeso, ha concluso che anticamente la città si trovava a 6,5 km dall’Egeo. Se ciò è esatto, all’epoca di Paolo le navi dovevano risalire fino al porto interno la foce del Piccolo Meandro che era navigabile grazie a continui lavori di dragaggio. Nel corso dei secoli però il porto e la foce del fiume sono stati colmati dai depositi sedimentari del Piccolo Meandro.
IL TEMPIO DI ARTEMIDE
Il più notevole edificio della città era il tempio di Artemide, considerato dagli antichi una delle sette meraviglie del mondo. Il tempio che esisteva nel I secolo E.V., quando l’apostolo Paolo si recò a Efeso, era stato ricostruito secondo il modello di un precedente tempio ionico che si diceva fosse stato incendiato da Erostrato nel 356 a.E.V.
Secondo J. T. Wood, che compì scavi sul posto nella seconda metà del XIX secolo, il tempio era stato costruito su un basamento lungo 127 m e largo 73. Il tempio stesso era lungo 105 m e largo 50. Aveva cento colonne di marmo alte 17 m circa. Tali colonne avevano alla base un diametro di m 1,8 e almeno alcune erano scolpite fino a un’altezza di 6 m circa. Il santuario interno del tempio era lungo 32 m e largo 21. L’altare ivi contenuto misurava 6 m per 6, e la statua di Artemide poteva trovarsi proprio dietro l’altare.
I frammenti rinvenuti indicano che sculture e colori smaglianti ornavano il tempio. Grandi lastre di marmo bianco coprivano il tetto. Invece di calcina, pare si fosse usato oro per unire i blocchi di marmo.
LO STADIO E IL TEATRO
Circa 1,5 km a SO del tempio di Artemide c’era uno stadio ricostruito all’epoca di Nerone (54–68 E.V.). Qui si svolgevano competizioni atletiche e forse anche combattimenti di gladiatori.
Il teatro dove Demetrio fomentò il tumulto degli efesini si trovava a meno di 1 km a S dello stadio, ed era situato in una conca ai piedi del monte Pion. (Atti 19:23-41) La facciata era ornata da colonne, nicchie e pregevoli sculture. I sedili di marmo per gli spettatori, su sessantasei file disposte in semicerchio, offrivano posti a sedere per circa 25.000 persone. L’acustica del teatro era ottima. Tuttora, una parola pronunciata a voce bassa nel punto in cui si trovava la scena si sente fino in cima alle gradinate.
Davanti al teatro c’era un’ampia via lastricata di marmo che portava direttamente al porto. Questa strada era lunga quasi 1 km e larga oltre 10 m. Colonnati della profondità di quasi 5 m fiancheggiavano entrambi i lati della strada, e dietro c’erano negozi e altri edifici. Porte monumentali chiudevano le due estremità della strada.
IL MINISTERO DI PAOLO A EFESO
A Efeso, importante crocevia del mondo antico, l’apostolo Paolo giunse probabilmente nel 52 E.V. accompagnato da Aquila e Priscilla. Paolo andò immediatamente a predicare nella sinagoga. Ma benché gli fosse stato chiesto di trattenersi più a lungo, l’apostolo partì, dicendo che sarebbe tornato a Efeso se era volontà di Geova. (Atti 18:18-21) Aquila e Priscilla, rimasti a Efeso, incontrarono Apollo, un ebreo di Alessandria d’Egitto, il quale conosceva solo il battesimo di Giovanni, e “gli spiegarono più correttamente la via di Dio”. — Atti 18:24-26.
Quando tornò a Efeso, probabilmente nell’inverno del 52–53 E.V., Paolo trovò diversi uomini che erano stati battezzati col battesimo di Giovanni. Dopo che ebbe spiegato loro la questione del battesimo, furono ribattezzati. (Atti 19:1-7) Questa volta per tre mesi Paolo insegnò nella sinagoga. Ma quando sorse opposizione, invitò quelli che erano diventati credenti nell’auditorio della scuola di Tiranno, dove per due anni pronunciava discorsi ogni giorno. — Atti 19:8-10.
La predicazione di Paolo, accompagnata da guarigioni miracolose e dall’espulsione di demoni, convinse molti efesini a diventare credenti. Anche l’infruttuoso tentativo di esorcismo da parte dei sette figli di un capo sacerdote ebreo di nome Sceva suscitò molto interesse. Coloro che avevano praticato arti magiche bruciarono pubblicamente i loro libri, che avevano un valore complessivo di 50.000 pezzi d’argento. (Atti 19:11-20) Efeso era così rinomata per le arti magiche che scrittori greci e romani chiamavano i libri o rotoli di incantesimi e formule magiche “scritti efesini”.
Dal momento che molti efesini avevano abbandonato l’adorazione di Artemide, l’argentiere Demetrio fece notare agli altri artigiani che la predicazione di Paolo costituiva una minaccia per la loro occupazione e metteva a repentaglio anche l’adorazione di Artemide. Argentieri infuriati gridavano: “Grande è l’Artemide degli Efesini!” In città cominciarono disordini che culminarono in un tumulto che durò due ore nel teatro. — Atti 19:23-41.
In seguito a questi avvenimenti Paolo se ne andò da Efeso. Più tardi, da Mileto, mandò a chiamare gli anziani della congregazione di Efeso, ricordò il ministero che aveva svolto fra loro e diede loro istruzioni relative al loro incarico. (Atti 20:1, 17-38) In quell’occasione menzionò di aver trascorso a Efeso “tre anni”, che si devono evidentemente considerare una cifra tonda. — Atti 20:31; confronta Atti 19:8, 10.
Col passar degli anni, i cristiani di Efeso sopportarono molte prove. Tuttavia alcuni persero l’amore che avevano avuto in principio. — Riv. 2:1-6; vedi ARTEMIDE; CANCELLIERE.
[Figura a pagina 375]
Moneta in onore di Diana di Efeso
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EfodAusiliario per capire la Bibbia
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Efod
(èfod).
Veste sacerdotale. L’efod speciale che doveva essere indossato dal sommo sacerdote è descritto nei particolari nelle istruzioni date da Dio a Mosè. Evidentemente era un indumento simile a un grembiule, fatto di “oro, filo turchino e lana tinta di porpora rossiccia, fibre di colore scarlatto e fine lino ritorto, opera di ricamatore”. Aveva una parte davanti e una parte di dietro, unite sulle spalle. Sopra veniva portata una cintura dello stesso tessuto, forse attaccata all’efod, per stringerlo intorno alla vita. Sulle spalline c’erano due pietre di onice, su ciascuna delle quali erano incisi i nomi di sei dei figli d’Israele. Alle incastonature d’oro di queste pietre era appeso il pettorale, mediante catenelle d’oro attorcigliate. Ai due angoli del pettorale, in basso, un nastro turchino passava per gli anelli d’oro fissati all’efod sopra la cintura. L’efod arrivava dunque un po’ più giù della vita, ma probabilmente non fino al ginocchio. — Eso. 28:6-14, 22-28.
Il sommo sacerdote indossava l’efod sopra il manto senza maniche turchino, detto ‘manto dell’efod’, che a sua volta era portato sopra la lunga veste di lino. (Eso. 29:5) Questo efod non veniva indossato in tutte le occasioni. Quando era necessario interrogare Geova su un argomento d’importanza nazionale, il sommo sacerdote indossava l’efod e il pettorale che conteneva gli Urim e i Tummim. (Num. 27:21; I Sam. 28:6; Esd. 2:63) Nell’annuale giorno di espiazione, dopo aver presentato le offerte per il peccato, ma prima di offrire gli olocausti, il sommo sacerdote si lavava e cambiava abiti, togliendosi le vesti candide e indossando i bei paramenti che includevano l’efod. — Lev. 16:23-25.
L’efod che il sacerdote Abiatar portò nell’accampamento di Davide dal santuario di Nob era probabilmente l’efod del sommo sacerdote, dal momento che Doeg aveva ucciso il padre di Abiatar, il sommo sacerdote Ahimelec, e con lui i sottosacerdoti. (I Sam. 22:16-20) Davide invitò Abiatar ad avvicinare l’efod affinché potesse interrogare Geova circa la condotta da seguire. Poteva dunque trattarsi dell’efod del sommo sacerdote. — I Sam. 23:9-12; 30:7, 8.
L’EFOD DEI SOTTOSACERDOTI
Anche i sottosacerdoti indossavano un efod, ma l’efod del sommo sacerdote è l’unico menzionato e descritto nei particolari nelle istruzioni di Geova per fare gli abiti sacerdotali. Sembra che quella di indossare un efod da parte dei sottosacerdoti fosse un’usanza più tarda. Evidentemente tale efod indicava la posizione sacerdotale di chi lo indossava
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