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  • La ricerca dell’uguaglianza
    La Torre di Guardia 1985 | 15 agosto
    • La ricerca dell’uguaglianza

      A NESSUNO piace sentirsi inferiore agli altri. Spesso si sente dire: “Valgo quanto gli altri”. Non ci dà forse fastidio chi ha un’aria di superiorità? Fondamentalmente è rassicurante sentirsi uguali agli altri. Tuttavia, come molti hanno sperimentato, è più facile pensare all’uguaglianza e parlarne che raggiungerla. Prendete questo esempio.

      Nel 1776 le colonie inglesi nell’America del Nord affermarono di avere il diritto di autogovernarsi. La loro famosa Dichiarazione d’Indipendenza proclamava tra le “verità . . . evidenti per se stesse” che “tutti gli uomini sono stati creati uguali”. Vi si dichiarava anche che tutti i cittadini avevano il diritto ‘alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità’.

      Al tempo in cui si resero indipendenti dalla Gran Bretagna, quelle tredici colonie avevano una popolazione di circa tre milioni di abitanti, dei quali oltre mezzo milione erano schiavi. Dovettero passare quasi cento anni prima che la schiavitù fosse abolita negli Stati Uniti d’America. Thomas Jefferson, uno tra i principali fautori della Dichiarazione, per tutta la vita continuò ad essere un proprietario di schiavi. Gli intenti di quella Dichiarazione erano nobili, ma ci volle tempo per raggiungere anche solo alcune di quelle fondamentali uguaglianze.

      In tutta la terra ci sono ancora molti che non dispongono di grande libertà o che subiscono discriminazioni. Rendendosi conto di questo fatto, diverse persone dedicano la loro vita al tentativo di eliminare ingiustizie e disuguaglianze di ogni genere. Una recente pubblicazione sull’argomento della libertà preparata dalle Nazioni Unite menziona più di dieci volte il fatto che siamo uguali e che c’è bisogno di uguaglianza. Chiaramente è una meta ancora difficile da conseguire. Perché?

      Il fatto è che l’uguaglianza possiede molte sfaccettature e non è facile definirla. La gente ricerca l’uguaglianza in modi diversi a seconda delle rispettive circostanze. Fino a che punto, quindi, si può dire che gli uomini sono uguali? Per quel che riguarda l’uguaglianza con gli altri, cosa ci possiamo ragionevolmente attendere sia ora che in futuro?

      L’uguaglianza oggi

      Un principe e un povero possono nascere nella stessa città e nello stesso giorno, ma la ricchezza e i privilegi avvantaggeranno probabilmente il primo, mentre la povertà condizionerà il secondo. Questo è solo un esempio che dimostra perché non è possibile dire che tutti oggi nascano uguali.

      Molto dipende dalla comunità in cui viviamo e dal grado di uguaglianza in essa raggiunto nel corso del tempo. L’Encyclopædia Britannica ben riassume questo concetto:

      “Tutte le società prendono inevitabilmente disposizioni per la ripartizione della ricchezza, del potere e di altri beni. A livello individuale e di gruppo queste disposizioni presentano tutta la gamma dell’uguaglianza e dell’ineguaglianza”.

      In ogni comunità ciascuno ha qualcosa di unico da offrire. Alcune perciò hanno cercato di attingere ai talenti e alle capacità individuali di tutti per distribuire in maniera equa la ricchezza e i mezzi di produzione. Per questo il motto comunista dice: “Da ciascuno secondo la sua capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni”. O anche: “Da ciascuno secondo la sua capacità, a ciascuno secondo il suo lavoro”. Per quanto queste filosofie possano sembrare attraenti, però, le disuguaglianze persistono in qualsiasi sistema governativo umano.

      Il fatto è che, anziché favorire la causa dell’uguaglianza, alcuni sistemi politici hanno cercato di trarre vantaggio da presunte disuguaglianze razziali. Ricorderete l’enfasi che il nazismo pose sulla “razza superiore”. Ma ora non si crede più che esista una qualsiasi razza superiore. A parte le ovvie differenze nelle caratteristiche fisiche, “diventa difficile verificare la possibile esistenza di vere differenze razziali a livello di comportamento e di intelligenza”, dice sempre l’Encyclopædia Britannica. L’uguaglianza razziale è basilare.

      Istruzione e capacità

      L’istruzione può essere un importante fattore nel raggiungere l’uguaglianza quando è possibile avvalersene con facilità, cosa che tuttavia non sempre accade. In molti paesi si deve spendere denaro guadagnato a fatica per usufruire anche solo delle più elementari forme di istruzione.

      In un paese dell’emisfero meridionale, per esempio, solo il venti per cento della popolazione sa leggere e scrivere. Lì non è insolito trovare una famiglia nella quale i due figli più grandi sono ragionevolmente ben istruiti, mentre gli altri non ricevono alcun genere di istruzione per il semplice fatto che il bilancio familiare non lo permette. Altre nazioni in via di sviluppo affrontano problemi analoghi.

      Questa situazione tende a perpetuare le disuguaglianze, dato che, nella nostra società moderna, coloro che sono istruiti sono agevolati dal punto di vista economico nel fare carriera. Inoltre i laureati di alcune università sono più ricercati di quelli di altre, poiché le prime conferiscono maggior prestigio. Perciò l’istruzione non è affatto la soluzione definitiva dell’attuale problema della disuguaglianza.

      I diritti fondamentali

      I fattori genetici sono forse tali che gli esseri umani non possono mai essere identici sotto ogni aspetto, ma non siete d’accordo anche voi che certe uguaglianze fondamentali ci dovrebbero essere? L’umanità non starebbe forse meglio se si potesse fare progresso nei seguenti campi?

      UGUAGLIANZA RAZZIALE: Come si potrà mai eliminare il marchio che così spesso una razza o una classe attribuisce a un’altra? I rancori sono profondi e provocano molti problemi. Cosa si può fare per garantire che le singole persone siano trattate allo stesso modo, accordando loro la dignità che meritano?

      ALIMENTAZIONE: Come vi sentite quando vedete immagini di bambini affamati e leggete dei milioni di persone che muoiono ogni anno a causa di denutrizione o per le malattie ad essa collegate? È un fatto assodato che potrebbe esserci cibo a sufficienza per l’intera popolazione mondiale. Perché allora non se ne dovrebbe fare una distribuzione più equa in modo da alleviare queste sofferenze?

      LAVORO: La disoccupazione può provocare angoscia e frustrazione e può spingere persino al suicidio. Non è possibile che tutti abbiano un’occupazione rimunerativa? Non ci può essere un’uguale possibilità di lavoro per tutti?

      ISTRUZIONE: Non dovrebbero forse tutti poter disporre almeno di un’istruzione di base in modo da poter eliminare l’analfabetismo? Anziché tendere ad aumentare il divario tra le classi (‘il ricco diviene sempre più ricco e il povero sempre più povero’), l’istruzione non dovrebbe forse contribuire a migliorare la condizione di tutti? Ciò sarebbe vero soprattutto se l’istruzione impartita comprendesse altre cose oltre alle materie tecniche, se includesse l’insegnamento di norme morali e di princìpi che migliorassero la qualità delle relazioni umane.

      Sarete senz’altro d’accordo che occorre fare ancora molta strada per raggiungere l’uguaglianza!

  • Tutti gli uomini sono uguali: in che modo?
    La Torre di Guardia 1985 | 15 agosto
    • Tutti gli uomini sono uguali: in che modo?

      È POSSIBILE che uomini e donne di ogni nazione si considerino uguali e si comportino di conseguenza? No, a giudicare dall’attuale ordinamento mondiale. Ma possiamo farci coraggio sapendo che è possibile. Perché? Perché esistono milioni di cristiani che ne hanno dato prova.

      È risaputo che il vero cristianesimo è stato messo in relazione con l’uguaglianza. L’apostolo Paolo, per esempio, scrisse: “Non ha più importanza allora essere Ebreo o pagano, schiavo o libero e neppure uomo o donna, perché, uniti a Cristo, siete tutti un solo essere”. (Galati 3:28, The Living Bible, ediz. italiana) Ma si trattava forse di un semplice discorso idealistico? Come veniva seguito in pratica dai primi cristiani che vivevano in un mondo pieno di disuguaglianze?

      È stato scritto molto sull’enorme influsso che i primi cristiani esercitarono sul mondo del loro tempo, man mano che approfondivano la fratellanza predicata da Gesù Cristo. Nel suo libro The Early Christians After the Death of the Apostles (I primi cristiani dopo la morte degli apostoli) Eberhard Arnold dice:

      “L’uguale stima che i cristiani nutrivano per tutti i loro simili, considerandoli fratelli che ricevevano lo stesso giudizio e avevano la stessa chiamata, portò in ogni campo all’uguaglianza e alla fratellanza. Per effetto dell’uguale stima nutrita per tutti, tutti avevano uno stesso titolo, un uguale dovere di lavorare e un’identica prospettiva nella vita. . . . La stima che i cristiani nutrivano l’uno per l’altro creò una solidarietà sociale, fondata sull’amore, sulla base della completa uguaglianza di nascita”.

      Che splendida dimostrazione di unità di origine divina!

      Uguali in un corpo unito

      I singoli componenti della congregazione cristiana del primo secolo possedevano varie capacità e qualità naturali. Alcuni forse eccellevano nella musica, mentre altri avevano una migliore memoria o una forza fisica superiore. A prescindere da questa varietà, lo spirito santo distribuì doni e capacità diverse, anche se questi si completavano a vicenda. Per questo Paolo poté scrivere: “Poiché come il corpo è uno ma ha molte membra, e tutte le membra di tale corpo, benché siano molte, sono un solo corpo, così anche il Cristo. Poiché veramente mediante un solo spirito fummo tutti battezzati in un solo corpo, sia Giudei che Greci, sia schiavi che liberi”. (I Corinti 12:11-13) Tutti erano predicatori, anche se esisteva un’ampia varietà nei “doni negli uomini”, come furono descritti profeticamente coloro che avrebbero avuto cura della congregazione. — Efesini 4:8; Salmo 68:18.

      I sorveglianti erano uomini spiritualmente maturi che, in greco, venivano chiamati epìskopoi. Parlando del relativo verbo episkopèo (sorvegliare) W. E. Vine afferma: “Il termine non sottintende l’assunzione di questa responsabilità, ma il suo adempimento. Non si tratta tanto di raggiungere una posizione, ma di assolverne i doveri”. Insieme a questi sorveglianti nominati operavano i diàkonoi, termine greco tradotto “ministri”, “servitori di ministero” o “diaconi”. W. E. Vine dice che questo termine “designa in primo luogo un servo che compie un lavoro manuale o un servitore che svolge gratuitamente un servizio, indipendentemente dalla sua natura”. In entrambi questi incarichi ciò che più contava erano i privilegi di servizio. Non si dava risalto alla posizione, dato che in qualità di adoratori di Dio erano tutti uguali e tutti Suoi servitori.

      Anche se Gesù scelse dodici uomini come suoi apostoli, pure le donne beneficiavano della sua compagnia. Queste erano molto attive, e di Maria Maddalena, Giovanna e Susanna si dice esplicitamente che servivano Gesù. Alla Pentecoste del 33 E.V. anche le donne ricevettero i doni dello spirito santo. Perciò erano in grado di parlare pubblicamente in lingue straniere e di rendere testimonianza alle verità della loro fede cristiana. Le sorelle cristiane, tuttavia, non prendevano la direttiva nell’insegnare all’interno delle congregazioni, ma partecipavano assieme ai fratelli alla predicazione pubblica della Parola di Dio. — Luca 8:1-3; Atti 1:14; 2:17, 18; 18:26.

      Anche a livello più personale i cristiani stabilirono un precedente nell’aiutarsi a vicenda. Ad esempio, a Gerusalemme, alcuni forestieri venuti in contatto con l’opera miracolosa degli apostoli al tempo della Pentecoste del 33 E.V. si fermarono più a lungo di quanto non avessero programmato e terminarono sia le provviste di cibo che il denaro. Ma il racconto scritturale afferma: “Non vi era fra loro uno solo nel bisogno; poiché tutti quelli che eran possessori di campi o case li vendevano e portavano il valore delle cose vendute” perché fosse gratuitamente distribuito sotto la guida degli apostoli. Davvero un ottimo spirito che rivelava come l’amore e l’uguaglianza di quei primi cristiani fosse proprio una realtà! Si poteva dire che avevano “ogni cosa in comune”. — Atti 4:32, 34, 35.

      Vera uguaglianza oggi

      In mezzo alle divisioni e alle strutture sociali del mondo odierno, non è facile cercare di imitare quei primi cristiani. Ma questo è sempre stato l’obiettivo dei testimoni di Geova. È chiaro che hanno avuto un considerevole successo. L’Encyclopedia Canadiana osserva:

      “L’opera dei testimoni di Geova è la ripresa e il ripristino del cristianesimo primitivo seguito da Gesù e dai suoi discepoli durante il primo e il secondo secolo della nostra èra. . . . Sono tutti fratelli”.

      Proprio come accadeva 1.900 anni fa, questa moderna fratellanza cristiana fornisce aiuto pratico nei momenti di difficoltà. Nel novembre del 1980, quando alcune parti d’Italia furono colpite da un violento terremoto, il primo camion carico di provviste preparate dai Testimoni arrivò nella zona la sera stessa. Una relazione afferma:

      “I fratelli si meravigliarono della rapidità con cui fu provveduto loro l’aiuto necessario. Avevamo allestito immediatamente una cucina e ogni giorno veniva distribuito ai fratelli il cibo cucinato da sorelle, mentre gli altri abitanti del paese non avevano ancora ricevuto alcun aiuto e dovevano arrangiarsi da soli. Naturalmente i fratelli non furono egoisti, e divisero il cibo con molti non testimoni di Geova”.

      Nel Swaziland, dopo la morte avvenuta nell’agosto del 1982 del re Sobhuza II, i testimoni di Geova, poiché non seguivano le tradizionali usanze funebri di natura religiosa, furono perseguitati. In Gran Bretagna due Testimoni, un bianco e un negro, presentarono congiuntamente una rimostranza presso un locale ufficio governativo del Swaziland nel tentativo di migliorare la situazione. Dopo aver ascoltato per un po’, il funzionario swazi si rivolse al Testimone di colore, un dirigente molto istruito, e gli chiese: “Ma lei, perché è qui?” La risposta: “Perché mi preoccupo del benessere dei miei fratelli cristiani che si trovano nel suo paese”. Il funzionario trovava difficile capire come un benestante potesse mettersi sullo stesso piano di alcuni africani che vivevano in un paese che non aveva mai neppure visitato.

      Perché non assistete a un’adunanza nella Sala del Regno della vostra località o a un congresso più grande e verificate di persona come stanno le cose? Troverete una comunità nella quale sarete i benvenuti sia che siate giovani o anziani, poveri o ricchi, sia che abbiate un’istruzione universitaria o che non siate mai stati a scuola. Ognuno è chiamato fratello o sorella e nessuno viene giudicato in base alla razza, all’estrazione o alla posizione nella società. Ciascuno viene apprezzato per la sua personalità e per le sue qualità cristiane.

      Con anziani e servitori di ministero incaricati, il modello dell’insegnamento si basa sulla struttura della congregazione cristiana del primo secolo. E in tutta la terra alle adunanze si vedono uguaglianza e armonia. Un ecclesiastico della Chiesa Anglicana ha osservato:

      “Ad ogni adunanza, formale o informale, si riceve profonda istruzione. Ci si aspetta che i presenti si preparino per la loro adunanza della domenica leggendo per intero l’articolo della Torre di Guardia, ricercando i riferimenti biblici e preparando le risposte alle domande che conoscono in anticipo. Durante le adunanze c’è una buona partecipazione da parte della congregazione. Si sentono spronati dal fatto che il medesimo insegnamento viene diffuso contemporaneamente in tutto il mondo”.

      Se porterete con voi nella congregazione locale questo numero della Torre di Guardia nei giorni indicati a pagina 2, potrete seguirne la trattazione.

      Spesso queste trattazioni prendono in esame la speranza dei componenti della congregazione: la vita su una terra paradisiaca nella quale non ci saranno più guerre e la gente impiegherà le proprie capacità per compiere attività costruttive, usufruendo realmente dell’“opera delle loro proprie mani”. Tutti gli esseri umani ubbidienti vivranno sotto il dominio del Regno di Dio. Non si soffrirà più la fame poiché da una terra generosa si ricaverà cibo in abbondanza per tutti. Anche il flagello delle malattie sarà una cosa del passato, dato che tutti gli abitanti della terra godranno nella stessa misura della vitalità che deriva dalla salute perfetta. — Isaia 2:4; 33:24; 65:22, 23; Zaccaria 8:11, 12.

      Sì, questa speranza cristiana è così certa, come lo è il fatto che l’attuale struttura della congregazione cristiana continuerà ad esistere sulla terra paradisiaca. La solida base già posta per la completa eliminazione di tutte le barriere di classe e nazionali sarà ampliata. Perché possiamo esserne certi? Perché la Bibbia predice che cristiani provenienti da “ogni nazione e tribù e popolo e lingua” continueranno allora ad adorare Geova Dio. Di fronte a Lui saranno uomini uguali. Voi e la vostra famiglia potete essere fra loro. — Rivelazione 7:9, 10.

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