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Non rendete a nessuno male per maleLa Torre di Guardia 1970 | 1° marzo
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Non rendete a nessuno male per male
1. Perché questi sono “tempi difficili”?
IN QUESTI giorni quando leggiamo le notizie nei quotidiani non è difficile giungere alla conclusione che gli uomini sono amanti di se stessi, amanti del denaro, millantatori, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, sleali, senza affezione naturale, non disposti a nessun accordo, calunniatori, senza padronanza di sé, fieri, senza amore per la bontà, traditori, testardi, gonfi d’orgoglio, amanti dei piaceri anziché amanti di Dio, aventi una forma di santa devozione ma mostrandosi falsi alla sua potenza. Risulta che vi sono molti uomini malvagi che vanno di male in peggio. Facendo tale realistica valutazione delle condizioni del mondo non avete un pensiero negativo ma, piuttosto, ammettete la realtà del nostro giorno. Vi sorprenderà sapere che non siete i primi a fare tale valutazione. Un uomo vissuto quasi 2.000 anni prima di questo tempo fu ispirato da Geova Dio a scrivere profeticamente circa i giorni in cui viviamo. Quest’uomo, l’apostolo Paolo, li chiamò ultimi giorni e disse: “Ma sappi questo, che negli ultimi giorni, vi saranno tempi difficili”, e quindi proseguì descrivendo le attitudini e le azioni delle persone di questo giorno usando le parole menzionate prima. — 2 Tim. 3:1-5, 13.
2. Quali condizioni ai giorni di Noè furono simili a quelle di oggi, e che cosa disse Gesù riguardo ad esse?
2 C’è mai stato un altro tempo della storia in cui la malvagità dell’uomo era così abbondante sulla terra? Sì, la storia dell’uomo, Genesi 6:5, 11 e 12, narra: “Di conseguenza Geova vide che la malvagità dell’uomo era abbondante sulla terra e che ogni inclinazione dei pensieri del suo cuore era solo male in ogni tempo. E la terra si rovinò alla vista del vero Dio e la terra fu piena di violenza. Dio vide dunque la terra, ed ecco, era rovinata, perché ogni carne aveva rovinato la sua via sulla terra”. È confortante notare che l’Onnipotente Dio Geova non lasciò passare inosservata tutta questa malvagità ma intervenne per eliminare dalla terra questo male. Questa e altre dichiarazioni della Bibbia confortano coloro che odiano il male perché provano che Dio agisce in tali tempi malvagi. Per noi che viviamo ora, questi tempi difficili sono una delle evidenze della presenza di Cristo Gesù come re celeste che domina in mezzo ai suoi nemici. Quando fu sulla terra, Gesù profetizzò, in Matteo 24:37-39: “Poiché come furono i giorni di Noè, così sarà la presenza del Figlio dell’uomo. Poiché come in quei giorni prima del diluvio mangiavano e bevevano, gli uomini prendevano moglie e le donne andavano a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca; e non si avvidero di niente finché venne il diluvio e li spazzò via tutti, così sarà la presenza del Figlio dell’uomo”. Nello stesso capitolo (vers. 34) Gesù disse pure: “Veramente vi dico che questa generazione non passerà affatto finché tutte queste cose non siano avvenute”. Giacché la fine di questo sistema di cose malvagio è vicina, possiamo dunque capire perché l’apostolo Paolo li chiamò ultimi giorni. — Sal. 110:1, 2.
3. In che modo gli avvenimenti del mondo influiscono ora su alcuni?
3 Poiché le condizioni menzionate dall’apostolo Paolo predominano e progrediscono di male in peggio, sono estesamente esercitate molte cattive influenze, con molta sofferenza per il popolo. Si commettono molte ingiustizie e molto male o danno è stato recato a tante persone. In questa agitata era di violenza le persone reagiscono in modo diverso secondo i loro sentimenti e la loro conoscenza. Continuano ad esserci guerre, scioperi, proteste, tumulti, dimostrazioni e tentativi di rappresaglia per reali o supposti maltrattamenti. Anche il nazionalismo causa molte difficoltà. Alcuni uomini formano bande per commettere violenza. Altri cercano di organizzare riforme di questo sistema di cose. Ciascun individuo deve prendere la decisione di come reagire e quale condotta seguire.
4. Qual è la reazione del cristiano alle attuali condizioni del mondo?
4 Non c’è dubbio che gli avvenimenti di cui possiamo sentir parlare o anche vivere personalmente possono causare indignazione, ma chi è realmente cristiano deve tener conto del fatto che i veri cristiani sono nel mondo ma non ne fanno parte e non sono com’esso è. (Giov. 15:17–16:4) La reazione del cristiano è di prestare anche più seria considerazione alle Scritture, osservando lo svolgersi degli avvenimenti mondiali in armonia con le profezie bibliche scritte secoli fa e nello stesso tempo non facendosi distogliere dal seguire la condotta e l’opera che i veri cristiani dovevano compiere in questo particolare tempo. Siamo aiutati a mantenere l’equilibrio ricordando l’esempio di Cristo Gesù, che vide molte ingiustizie e molti mali nel sistema di cose, compresa perfino l’ingiusta decapitazione del buon Giovanni Battista, ma che non cercò di riformare il mondo nel suo giorno. Egli fece l’opera che Dio l’aveva mandato a compiere. Continuò a predicare il messaggio del Regno. — Giov. 9:4.
5. In base a che cosa si devono amare i propri nemici?
5 Gesù mise in pratica quello che predicò. Uno dei primi insegnamenti riportati nel sermone del monte mostrò le buone ragioni per cui i figli di Dio mostreranno amore anche ai loro nemici. “Avete udito che fu detto: ‘Devi amare il tuo prossimo e odiare il tuo nemico’. Comunque, io vi dico: Continuate ad amare i vostri nemici e a pregare per quelli che vi perseguitano; per mostrare d’esser figli del Padre vostro che è nei cieli, poiché egli fa sorgere il suo sole sui malvagi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, che ricompensa ne avete? Non fanno la stessa cosa anche gli esattori di tasse? E se salutate solo i vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno la stessa cosa anche le persone delle nazioni? Voi dovete dunque esser perfetti, come è perfetto il vostro Padre celeste”. (Matt. 5:43-48) Ovviamente, per far questo ci vuole una buona dose di pensiero maturo e padronanza di sé, oltre a essere longanimi, ma è possibile con l’aiuto dello spirito di Dio; infatti, come dichiarò l’apostolo Paolo in Galati capitolo 5, la padronanza di sé e la longanimità sono frutti dello spirito di Dio.
6, 7. Quali sono alcuni esempi in cui Gesù esercitò la padronanza di sé nella sofferenza?
6 Cristo Gesù ebbe la capacità di pensare con calma e di dominare le sue azioni; egli non rese la pariglia neanche quando fu personalmente oltraggiato e perseguitato. Quando stava per essere ingiustamente arrestato e uno di quelli che erano con Gesù staccò l’orecchio di uno schiavo del sommo sacerdote, “Gesù gli disse: ‘Riponi la spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada periranno di spada. O credi tu che non mi possa appellare al Padre mio perché mi provveda in questo momento più di dodici legioni di angeli?” (Matt. 26:52, 53) Così, sebbene avesse l’opportunità di chiedere l’aiuto di almeno 60.000 angeli, continuò a esercitare padronanza di sé.
7 In seguito, dopo aver subìto molta umiliazione e pena, mentre stava morendo sul palo di tortura Gesù non mostrò odio. “Ma Gesù diceva: ‘Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno’. Inoltre, per distribuire le sue vesti, tirarono a sorte. E il popolo stava a guardare. Ma i governanti si facevano beffe, dicendo: ‘Ha salvato altri; salvi se stesso, se questo è il Cristo di Dio, l’Eletto’. Anche i soldati lo schernirono, avvicinandosi e offrendogli vino acido e dicendo: ‘Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso’. Al di sopra di lui vi era pure un’iscrizione: ‘Questo è il re dei Giudei’. Ma uno dei malfattori appesi gli diceva ingiuriosamente: ‘Tu sei il Cristo, non è vero? Salva te stesso e noi’. L’altro, rispondendo, lo rimproverò e disse: ‘Non temi affatto Dio, ora che sei nello stesso giudizio? E noi, in realtà, giustamente, poiché riceviamo appieno ciò che meritiamo per le cose che abbiamo fatte; ma quest’uomo non ha fatto nulla fuori posto’. E proseguì, dicendo: ‘Gesù ricordati di me quando sarai venuto nel tuo regno’. Ed egli disse a lui: ‘Veramente ti dico oggi: Tu sarai con me in Paradiso’”. — Luca 23:34-43.
8. Che cosa possono aspettarsi i seguaci di Gesù Cristo?
8 Nello stesso capitolo dove Paolo scrisse riguardo agli ultimi giorni egli disse circa i cristiani: “Infatti, tutti quelli che desiderano vivere in santa devozione riguardo a Cristo Gesù saranno anche perseguitati”. (2 Tim. 3:12) Fa dunque parte della vita del vero cristiano avere qualche personale esperienza di biasimo e persecuzione o sofferenza, e per questo motivo è così importante che teniamo conto dell’esempio di buon intendimento e padronanza di sé di Gesù. Pietro ci dice: “Infatti, a questa condotta foste chiamati, perché anche Cristo soffrì per voi, lasciandovi un modello, onde seguiate attentamente le sue orme. Egli non commise peccato, né fu trovato inganno nella sua bocca. Quando era oltraggiato, non rese oltraggio. Quando soffriva, non minacciò, ma continuò ad affidarsi a colui che giudica giustamente”. — 1 Piet. 2:21-23.
9. Qual è il consiglio di Romani capitolo 12 per quelli che vivono in un tempo malvagio?
9 Quelli che seguirono Cristo come servitori di Dio nel primo secolo della nostra Èra Volgare subirono notevole maltrattamento a causa delle attività di malfattori. L’Impero Romano fu notorio per la sua persecuzione dei cristiani. In quei giorni i cristiani divennero molto numerosi, ma, quando erano perseguitati, non seguivano la condotta che uomini peccatori ritengono “naturale”, cioè quella di rendere la pariglia. Dovettero vincere tale reazione, rinnovando la loro mente, come spiegò loro l’apostolo Paolo spesso perseguitato: “Quindi vi supplico per le compassioni di Dio, fratelli, di presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio, sacro servizio con la vostra facoltà di ragionare. E cessate di conformarvi a questo sistema di cose, ma siate trasformati rinnovando la vostra mente, per provare a voi stessi la buona e accettevole e perfetta volontà di Dio. Rallegratevi nella speranza che vi sta davanti. Perseverate nella tribolazione, siate costanti nella preghiera. Continuate a benedire quelli che perseguitano; benedite e non maledite. Non rendete a nessuno male per male. Provvedete cose eccellenti dinanzi a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, siate pacifici con tutti gli uomini. Non vi vendicate, diletti, ma fate posto all’ira; poiché è scritto: ‘La vendetta è mia; io ricompenserò, dice Geova’. Ma, ‘se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli qualche cosa da bere; poiché facendo questo accumulerai carboni ardenti sulla sua testa’. Non vi fate vincere dal male, ma vincete il male col bene. — Rom. 12:1, 2, 12, 14, 17-21.
10. Come possiamo evitare di commettere il peccato di rendere la pariglia?
10 Il solo modo per evitar di commettere il serio peccato di rendere la pariglia è quello di acquistare la stessa attitudine mentale di Gesù. È una specie di armatura che serve da protezione. Pietro consigliò: “Perciò, siccome Cristo soffrì nella carne, voi pure armatevi della stessa disposizione mentale; perché la persona che ha sofferto nella carne ha desistito dal peccato”. — 1 Piet. 4:1.
11. (a) Che cosa accadde a Dina, e perché si mise in questa difficoltà? (b) Quale peccato commisero Simeone e Levi reagendo all’oltraggio fatto alla loro sorella? (c) Che cosa accadde a Simeone e Levi a causa di questa vendetta?
11 Mentre studiamo la Bibbia, possiamo imparare le ragioni per cui questo è un buon consiglio per i giorni malvagi. Per esempio, c’è il caso di Dina narrato in Genesi capitolo 34. Molto stoltamente questa figlia di Giacobbe cominciò ad associarsi con coloro che non adoravano Geova Dio né osservavano la legge di Dio. A causa di ciò fu sessualmente assalita da un giovane di nome Sichem. Così fu fatto del male a Dina. Suo padre Giacobbe non mostrò lo spirito di vendetta, ma i suoi figli si adirarono grandemente e progettarono di vendicarsi sul popolo di Sichem. Simeone e Levi uccisero tutti gli uomini della città dove la loro sorella Dina era stata violentata e i loro fratelli si unirono ad essi nel saccheggiare la città. Particolarmente Simeone e Levi attirarono su di sé la colpa del sangue, ciò che recò dispiacere al loro padre. In seguito, quando Giacobbe era moribondo e giunse il tempo di impartire benedizioni ai suoi figli, Giacobbe disse questo riguardo a loro: “Simeone e Levi sono fratelli. Le loro armi per scannare sono strumenti di violenza. Nel loro gruppo intimo non entrare, o anima mia. Non ti unire alla loro congregazione, o mia disposizione, perché nella loro ira uccisero uomini, e nel loro arbitrio tagliarono i garretti ai tori. Maledetta sia la loro ira, perché è crudele, e la loro furia, perché opera severamente. Fammeli spartire in Giacobbe, e fammeli disperdere in Israele”. (Gen. 49:5-7) Nel caso di Simeone e Levi, il peccato di rendere male per male non recò nessun bene.
12. (a) Mentre Giacobbe non parlò bene di Simeone e Levi, quale benedizione ricevette Giuseppe da lui? (b) Quale condotta seguì Giuseppe per meritare tale benedizione?
12 D’altra parte, Giuseppe mostrò uno spirito diverso e ricevette da suo padre una benedizione: “Le benedizioni di tuo padre saranno in realtà superiori alle benedizioni dei monti sempiterni, all’ornamento dei colli di durata indefinita. Esse saranno sulla testa di Giuseppe, pure sulla sommità del capo di colui che è stato separato dai suoi fratelli”. (Gen. 49:26) Prima di ciò era stato fatto a Giuseppe molto male dai suoi fratelli che l’avevano venduto schiavo per essere portato in Egitto. A causa della benedizione di Geova, Giuseppe ottenne grande preminenza e potenza nel paese d’Egitto. Quando venne la carestia, i fratelli si recarono in Egitto in cerca di cibo. Il potente Giuseppe non mostrò uno spirito di vendetta contro di loro. Non rese loro il male, ma mostrò amore e uno spirito di perdono. “Quindi si gettò al collo di Beniamino suo fratello e pianse, e Beniamino pianse sul collo di lui. Ed egli baciava tutti i suoi fratelli e piangeva su di loro, e dopo ciò i suoi fratelli parlarono con lui”. (Gen. 45:14, 15) I risultati di questa condotta furono molto buoni. L’intera famiglia fu riunita e con l’aiuto di Giuseppe poterono sopravvivere al periodo della carestia.
13. (a) Nell’antico Israele, quale classe di persone subirono molto male? (b) Quali esperienze di Davide ben lo illustrano? (c) In base a queste esperienze, qual è il consiglio di Giacomo?
13 I discendenti di Giacobbe non seguirono tutti la stessa condotta riguardo al male. Alcuni causarono il male, ma altri subirono il male. Fra quelli che subirono maggiormente il male ci furono i profeti di Geova che parlarono nel suo nome. La loro sofferenza ebbe origine principalmente da quelli della loro propria nazione che avevano perduto lo spirito di Geova e ceduto alle inclinazioni della carne. Fra gli uomini della nazione, Saul, che divenne il primo re, fu molto onorato. Egli ebbe occasioni di fare molto bene, ma invece agì stoltamente, non osservò i comandamenti di Dio e così non ebbe il favore di Geova. Il suo contemporaneo Davide fu benedetto da Geova con la vittoria su Golia. Saul ebbe dunque timore di Davide, cominciò a odiarlo e complottò di far morire Davide. Personalmente, Saul cercò di trafiggere Davide con la lancia, ma Davide fuggì. Saul cercò più volte di fare del male a Davide. Ciò nondimeno, Davide mostrò lo spirito di Dio e non si lasciò provocare per rendere il male a Saul. Davide provò dispiacere per Saul e decise di lasciare la soluzione delle cose nelle mani di Geova Dio. (1 Sam. 8:15, 25; 19:10, 11; 24:4-15) Davide non fu che uno dei profeti che soffrirono il male; ce ne furono molti altri che pure ci lasciarono un buon esempio da imitare. È evidente che quelli che furono pazienti coi malfattori ottennero il favore di Dio. Facciamo anche noi la stessa cosa: “Fratelli, prendete a modello di sofferenza del male e di esercizio della pazienza i profeti, che parlarono nel nome di Geova. Ecco, noi dichiariamo felici quelli che hanno perseverato. Voi avete udito della perseveranza di Giobbe e avete visto il risultato che Geova diede, che Geova è molto tenero in affetto e misericordioso”. — Giac. 5:10, 11.
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Vincete il male col bene nei tempi moderniLa Torre di Guardia 1970 | 1° marzo
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Vincete il male col bene nei tempi moderni
1, 2. (a) Quali sono stati alcuni mali sofferti dai testimoni di Geova in questo secolo? (b) Queste cose li hanno forse distolti dal compiere la loro opera? (c) Perché i testimoni di Geova sono andati nelle corti? (d) Quali parole di Gesù li hanno confortati?
I TESTIMONI di Geova del giorno attuale hanno l’obbligo di diffondere la buona notizia del regno di Dio e vivere secondo la Parola e la legge di Dio. A causa della loro sincera adorazione di Geova Dio, sono stati spesso sottoposti a forte persecuzione. Alcuni sono stati uccisi a causa della loro fede. Altri sono stati costretti a sopportare molti biasimi e subire ingiustizie. Menzogne sono state dette riguardo ad essi e i legittimi diritti sono stati loro negati. I loro figli sono stati espulsi dalle scuole. Le loro case e proprietà sono state distrutte. Trasfusioni di sangue sono state illegalmente imposte loro. Alcuni hanno subìto la rovina della loro impresa commerciale o hanno perduto il lavoro secolare a causa della loro fede. Nella loro storia hanno ricevuto molto male. Ma in tutto questo la società del Nuovo Mondo dei testimoni di Geova non ha perso di vista il suo incarico di predicare la buona notizia del Regno. I cristiani hanno effettivamente il diritto di difendersi legalmente in tempi di persecuzione e i testimoni di Geova hanno sostenuto grandi spese per difendere e stabilire legalmente la buona notizia. — Filip. 1:7.
2 I testimoni di Geova sono grati dei buoni consigli e dell’istruzione della Parola di Dio, che li ha aiutati a evitare lo spirito di vendetta, così che non sono andati nelle corti del paese allo scopo di vendicarsi ma si sono ricordati delle parole di Gesù in Matteo 10:18-28: ‘Infatti sarete trascinati per amor mio davanti a governatori e re, in testimonianza a loro e alle nazioni. Comunque, quando vi consegneranno, non siate ansiosi di come parlerete o di ciò che dovrete dire; poiché ciò che dovrete dire vi sarà dato in quell’ora; giacché non sarete voi a parlare, ma lo spirito del Padre vostro parlerà mediante voi. Inoltre, il fratello darà a morte il fratello, e il padre il proprio figlio, e i figli sorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E voi sarete oggetto di odio da parte di tutti a motivo del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; poiché veramente vi dico: Non completerete affatto la circoscrizione delle città d’Israele finché arrivi il Figlio dell’uomo. Il discepolo non è al di sopra del suo maestro, né lo schiavo al di sopra del suo signore. Basta al discepolo di divenire come il suo maestro, e allo schiavo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebub il padrone di casa, quanto più chiameranno così quelli della sua casa? Perciò non li temete; poiché non vi è nulla di coperto che non sarà scoperto, né di segreto che non sarà conosciuto. Ciò che io vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; e ciò che udite sussurrare, predicatelo dalle terrazze. E non abbiate timore di quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima; abbiate timore piuttosto di colui che può distruggere sia l’anima che il corpo nella Geenna”. Essi appaiono dinanzi a governanti e corti per dare testimonianza come fece pure Gesù stesso.
3. Fate un esempio indicante perché è pratico non assalire i persecutori.
3 Mentre i cristiani confidano interamente in Geova Dio e non temono coloro che uccidono il corpo, non divengono mai di mente così carnale da organizzare assalti contro i loro persecutori. Uno dei principali persecutori dei primi cristiani fu Saulo il Fariseo della tribù di Beniamino. Mentre i cristiani sapevano che Saulo era un nemico e un persecutore, non cercarono mai di ucciderlo. Se i cristiani avessero colpito il persecutore Saulo, uccidendolo per vendicarsi, sarebbe proprio stato un male. Finché gli uomini sono vivi, anche se sono persecutori, il cristiano può vivere con la speranza che un giorno il persecutore conosca i fatti riguardo a coloro che egli perseguita e, se ha un buon cuore, divenga come Saulo, il quale, quando vide la luce, intraprese la pura adorazione come cristiano. Possiamo sempre sperare che molti altri come lui si convertano per adorare il vero Dio, Geova. — Atti cap. 9.
4. Qual è la giusta veduta dei servitori di Dio verso i malfattori?
4 In quanto a quelli che non hanno un cuore sincero come l’ebbe Saulo e sono realmente uomini malvagi, incorreggibili malfattori, anche nel caso di questi uomini è importante che il cristiano mantenga la giusta posizione di fede, confidando in Geova, che dice: “Non ti mostrare acceso a causa dei malfattori. Non essere invidioso di quelli che fanno ingiustizia. Poiché si seccheranno rapidamente come l’erba, e come la nuova erba verde appassiranno. Lascia stare l’ira e abbandona il furore; non ti mostrare acceso solo per fare il male. Poiché i malfattori stessi saranno stroncati, ma quelli che sperano in Geova sono coloro che possederanno la terra”. (Sal. 37:1, 2, 8, 9) Non c’è dubbio che Geova agirà. Geova conosce quello che è nel cuore di tutti gli uomini e tratterà i malfattori nel suo modo appropriato. Possiamo esserne sicuri. Gesù ci incoraggiò a pensare in questo modo: “Certamente, dunque, non farà Dio giustizia ai suoi eletti che gridano a lui giorno e notte, sebbene sia longanime verso di loro? Vi dico: Rapidamente farà loro giustizia. Tuttavia, quando il Figlio dell’uomo arriverà, troverà realmente la fede sulla terra?” — Luca 18:7, 8.
VANTAGGI DELLA PADRONANZA DI SÉ
5. Perché la padronanza di sé è desiderabile?
5 Geova è stato rimarchevolmente longanime coi malfattori e questo è l’esempio per noi, sue creature sulla terra. Geova conosce com’è fatto l’uomo, che è debole e imperfetto, ma giudica ciascuno secondo ciò che ha nel cuore. Se Geova può essere longanime verso gli uomini imperfetti, questa è dunque una cosa che anche noi dobbiamo cercare di imparare. Fa parte del frutto dello spirito che accompagna la padronanza di sé. Abbiamo precisi vantaggi imparando a sopportare le offese altrui e ad avere padronanza di noi stessi. Anche i cristiani sono uomini imperfetti e possono offendere altri. Un piccolo esame di coscienza aiuterà a illustrare il punto. C’è qualcuno che può dire di non aver mai perso la calma con qualche membro della sua famiglia? Ricordate qualche occasione in cui avete perso la calma? Pensateci e chiedetevi: A che bene è servito? Di che utilità è stato perdere il dominio di me stesso? Ne sono derivate grida o discussioni? Ho considerato in modo maturo ciò che era accaduto?
6. Come si deve impartire la disciplina ai figli che si comportano male?
6 In effetti, fa realmente male alla salute perdere la calma. Oltre a danneggiare personalmente se stessi e la propria salute, i genitori che hanno l’abitudine di perdere la calma con la loro famiglia possono far diventare i loro figli molto nervosi, forse introversi, o anche farli ammalare molto seriamente. Questo non significa che i genitori debbano sempre scusare i loro figli per qualsiasi infrazione commettano. Questo è contrario alle Scritture. A volte la disciplina è necessaria ed è scritturalmente giusto impartirla. Comunque, il genitore saggio manterrà la calma nel disciplinare i suoi figli. Perdendo la calma alcuni hanno fatto del male ai figli e hanno perfino ucciso i figli impartendo la disciplina. Ma il figlio indisciplinato sarà un fallimento per tutta la sua vita e una delusione per il genitore man mano che crescerà; la disciplina è dunque preziosa e a volte è necessario sculacciare i bambini piccoli. Consideriamo il consiglio delle Scritture: “E voi, padri, non irritate i vostri figli, ma continuate ad allevarli nella disciplina e nell’autorevole consiglio di Geova”. “Ogni acrimoniosa amarezza e rancore e ira e clamore e parola ingiuriosa sia tolta via da voi con ogni malizia. Ma siate benigni gli uni verso gli altri, teneramente compassionevoli, perdonandovi liberamente gli uni gli altri, come anche Dio vi ha liberamente perdonati mediante Cristo”. — Efes. 6:4; 4:31, 32.
7. Qual è il modo appropriato di considerare le offese altrui nella congregazione?
7 Ciò che Paolo disse in Efesini 4:31, 32 si applica anche nella congregazione. Mentre ci avviciniamo sempre più alla fine di questo sistema di cose malvagio, dobbiamo imparare ad essere molto vicini nella congregazione, ad amarci gli uni gli altri e ad esser lieti di vedere gli altri. Il Diavolo è adirato e sa che il suo tempo è breve, per cui causa al popolo di Dio molte difficoltà, ma la congregazione è il posto per trovare amore e conforto e per essere edificati al fine di affrontare le prove e i problemi del giorno dopo. Pietro espresse la cosa in questo modo: “Ma la fine di ogni cosa si è avvicinata. Siate di mente sana, perciò, e siate vigilanti in vista delle preghiere. Soprattutto, abbiate intenso amore gli uni per gli altri, perché l’amore copre una moltitudine di peccati”. (1 Piet. 4:7, 8) In modo molto maturo Pietro tenne conto del fatto che vi saranno alcuni peccati od offese, ma è lì che ci vuole l’amore cristiano. Alcuni fanno errori, altri non mostrano considerazione, ma mentre cresciamo verso la maturità e abbiamo lo spirito di Geova, apprendiamo certamente a perdonarci gli uni gli altri. Tutti i benefici di questo perdono vanno immediatamente all’offensore o trasgressore, ma poi si riflettono anche su di noi. Avendo reso male per male o pan per focaccia invece di perdonare, possiamo divenire offensori dinanzi al nostro Padre celeste. Per questo motivo Gesù consigliò: “Poiché se voi perdonate agli uomini i loro falli, il vostro Padre celeste perdonerà pure a voi; mentre se voi non perdonate agli uomini i loro falli, il Padre vostro non perdonerà neanche i vostri falli”. — Matt. 6:14, 15.
8. Qual è il modo giusto per risolvere un problema con un fratello o una sorella?
8 Anche quando si tratta di qualche seria offesa e qualcuno nella congregazione ha fatto qualche cosa che si può considerare molto offensivo o cattivo, Gesù diede la formula per risolvere questi problemi quando disse: “Inoltre, se il tuo fratello commette un peccato, va e metti a nudo il suo fallo fra te e lui solo. Se ti ascolta, hai guadagnato il tuo fratello. Ma se non ascolta, prendi con te uno o due altri, affinché per bocca di due o tre testimoni sia stabilita ogni questione. Se egli non li ascolta, parla alla congregazione”. (Matt. 18:15-17) Questo è un buonissimo consiglio per la famiglia cristiana nonché per la congregazione. Sia nella congregazione che nella famiglia, il miglior modo per superare un’offesa è quello di parlare delle difficoltà. Rendendo pan per focaccia o male per male si può infrangere l’unità della congregazione e dividere anche una famiglia. Quando dunque è commessa un’offesa, se non si può perdonare (il che vuol dire anche dimenticare) allora è meglio parlarne e definire la cosa e non lasciare che privi della gioia, cosa che dovrebbe trovarsi in ogni famiglia dedicata e in ogni congregazione. Si può pregare Geova per avere il coraggio e la forza di seguire il suo consiglio; quindi in base a ciò, agite per risolvere il problema, e il risultato finale sarà buono.
SORVEGLIANTI
9. Anche se il sorvegliante è sotto forte pressione in relazione con la sua opera, come gli è consigliato di trattare i suoi problemi?
9 Talvolta i sorveglianti nella congregazione devono contendere con qualcuno che erra in dottrina. Alcuni, molto stoltamente o per ignoranza, mettono in dubbio la verità o sono in disaccordo con la Bibbia, causando veri problemi nella congregazione. Ma anche in questo caso Geova guida a esercitare padronanza di sé e a risolvere le cose con calma. Non c’è bisogno di provocare una battaglia. Non ne deriverebbe nessun bene. Sotto ispirazione dello spirito di Dio, Paolo consigliò a Timoteo: “Inoltre, respingi le questioni stolte e da ignoranti, sapendo che producono contese. Ma lo schiavo del Signore non ha bisogno di contendere, ma ha bisogno d’esser gentile verso tutti, qualificato per insegnare, mantenendosi a freno nel male, istruendo con mitezza quelli che non sono favorevolmente disposti; se mai Dio conceda loro il pentimento che conduce all’accurata conoscenza della verità, ed essi tornino in sé dal laccio del Diavolo, vedendo che sono stati presi vivi da lui per la sua volontà”. (2 Tim. 2:23-26) Seguendo questo consiglio il sorvegliante mostra la sua maturità cristiana.
10. Com’è Paolo di esempio nel trattare con quelli che causano danno?
10 Anche nel caso di quelli che arrivano al punto di perdere la fede e cercano di far danno è necessario mantenersi a freno e miti. L’apostolo Paolo ebbe esperienza con tali individui e l’evidenza mostra che risolse la cosa con calma, come dice in I Timoteo 1:19, 20 e II Timoteo 4:14: “Mantenendo fede e buona coscienza, che alcuni han ripudiata, facendo naufragio riguardo alla loro fede. Imeneo e Alessandro appartengono a questi e io li ho consegnati a Satana affinché mediante la disciplina imparino a non bestemmiare”. “Alessandro il ramaio mi ha recato molte ingiurie — Geova gli renderà secondo le sue opere”. Quindi Paolo adempì correttamente i suoi doveri di sorvegliante senza danneggiare personalmente il malfattore.
11. Se il sorvegliante non riceve appoggio in quello che fa, come dovrebbe reagire verso i suoi fratelli?
11 Talvolta il sorvegliante non riceve l’appoggio che si aspetta da altri nella congregazione. Questo può mettere veramente alla prova la sua padronanza di sé e il suo spirito di longanimità. Anche a questo riguardo Paolo è d’esempio. Quando Paolo soffriva il male della persecuzione, altri dedicati non gli diedero alcun aiuto o appoggio. Forse augurò loro il male? Niente affatto, ma di nuovo mostrò maturità cristiana e trasse conforto e aiuto da una fonte celeste. Riguardo a questa esperienza egli dice: “Nella mia prima difesa nessuno mi venne accanto, ma tutti mi abbandonavano — non sia loro imputato — ma il Signore mi stette vicino e mi infuse potenza, affinché per mezzo mio la predicazione fosse pienamente compiuta e tutte le nazioni la udissero; e fui liberato dalla bocca del leone”. (2 Tim. 4:16, 17) Egli mostrò lo spirito del perdono e non volle che questa cosa fosse loro imputata dinanzi a Geova.
12. Quale spirito il sorvegliante dovrebbe continuare a coltivare nella congregazione?
12 Non solo il sorvegliante deve avere questo spirito di pensare con calma, in modo maturo e non vendicativo, ma deve anche cercare di mostrare ad altri nella congregazione come comportarsi in questo modo. La cooperazione della congregazione in tutte le cose spirituali è apprezzata moltissimo dal sorvegliante. Come sorvegliante Paolo incoraggiò ad avere il giusto spirito, dicendo: “Ora vi preghiamo, fratelli, d’aver riguardo per quelli che faticano fra voi e vi presiedono nel Signore e vi ammoniscono; e di avere per loro più che straordinaria considerazione con amore a causa della loro opera. Siate pacifici gli uni con gli altri. D’altra parte, vi esortiamo, fratelli: Ammonite i disordinati, parlate in maniera consolante alle anime depresse, sostenete i deboli, siate longanimi verso tutti. Guardate che nessuno renda ingiuria per ingiuria a nessun altro, ma sempre perseguite ciò che è buono gli uni verso gli altri e verso tutti”. — 1 Tess. 5:12-15.
13. In che modo il frutto dello spirito è utile a tutti nella congregazione?
13 Se i sorveglianti e tutti nella congregazione mostrano il frutto dello spirito, la congregazione sarà forte, unita e in pace. Notate quali cose dice Paolo che sono i frutti dello spirito: “D’altra parte, il frutto dello spirito è amore, gioia, pace, longanimità, benignità, bontà, fede, mitezza, padronanza di sé. Contro tali cose non c’è legge. Inoltre, quelli che appartengono a Cristo Gesù hanno messo al palo la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se viviamo mediante lo spirito, continuiamo a camminare ordinatamente pure mediante lo spirito”. (Gal. 5:22-25) Tutte queste cose sono per il bene del cristiano e utili a quelli che lo circondano. Una congregazione ordinata è una benedizione per tutti.
14. (a) In che modo le opere della carne sono dannose per altri? (b) Come sono considerate tali pratiche se si riscontrano fra quelli della congregazione?
14 In contrasto, ciascuna opera della carne ha come risultato danno per sé e per altri e quindi si deve evitare. “Ora le opere della carne sono manifeste, e sono fornicazione, impurità, condotta dissoluta, idolatria, pratica di spiritismo, inimicizie, contesa, gelosia, eccessi d’ira, contenzioni, divisioni, sette, invidie, ubriachezze, gozzoviglie e simili. Circa queste cose vi preavverto, come vi preavvertii, che quelli che praticano tali cose non erediteranno il regno di Dio”. (Gal. 5:19-21) Chi introducesse una qualsiasi di queste cose malvage nelle file della congregazione commetterebbe un’offesa non solo contro la congregazione ma anche contro Geova. Quindi la congregazione dovrebbe intervenire per impartire disciplina non con spirito di vendetta o per rendere male per male, ma, piuttosto, per osservare il diritto di Dio e preservare la giustizia e la purezza della congregazione. E chi ha realmente padronanza di sé non praticherà queste cose.
IL GIUSTO PUNTO DI VISTA
15. I cristiani come devono considerare i loro persecutori e la persecuzione?
15 Può sembrare molto difficile acquistare questa padronanza di sé di cui ci parlano le Scritture, ma si può acquistare, e da molti secoli i servitori di Dio l’acquistano. (Giac. 5:10, 11) A nessuno di noi piace vedere qualcuno che pratica il male di qualsiasi specie. In un certo senso ci dispiace per la moltitudine di persone che praticano il male in ogni parte del mondo in questi “ultimi giorni”. Sono realmente da compatire. Senza dubbio molti che oltraggiano il popolo di Dio e fanno loro del male agiscono così perché male informati. Alcuni hanno avuto una cattiva istruzione o un pessimo addestramento. Alcuni seguono solo le inclinazioni della carne senza pensare se una cosa è buona o cattiva, giusta o sbagliata. Gesù disse dei persecutori: “Vi espelleranno dalla sinagoga. Infatti, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà immaginerà d’aver reso sacro servizio a Dio. Ma faranno queste cose perché non hanno conosciuto né il Padre né me”. (Giov. 16:2, 3) Da questo possiamo vedere come Gesù considerò i persecutori. Erano privi di conoscenza del Padre e di Cristo, e a causa di ciò essi avrebbero ucciso. In queste circostanze è sempre saggio che il cristiano preghi Geova, chiedendo aiuto e guida e che lo spirito di Dio sia con lui. Questo è ciò che fecero i primi cristiani quando furono perseguitati. (Atti 4:24-31) E poiché compresero le controversie, poterono sopportare il male e tuttavia rallegrarsi senza essere distolti dal loro incarico. I persecutori “chiamarono gli apostoli, li fustigarono, e ordinarono loro di smetter di parlare basandosi sul nome di Gesù, e li lasciarono andare. Questi se ne andarono perciò dalla presenza del Sinedrio, rallegrandosi perché erano stati ritenuti degni d’esser disonorati a favore del suo nome. E ogni giorno, nel tempio e di casa in casa, continuavano senza posa a insegnare e a dichiarare la buona notizia intorno al Cristo, Gesù”. — Atti 5:40-42.
16. Spiegate l’uso del giusto linguaggio nelle difficoltà.
16 Rendendo in qualche modo la pariglia o usando parole oltraggiose si possono complicare i propri problemi e a volte danneggiarsi. È dunque bene ricordare il consiglio di Proverbi 15:1: “La risposta, quando è mite, allontana il furore, ma la parola che causa pena fa sorgere l’ira”. Questo avverrà sia che si tratti della persecuzione o di problemi in famiglia o nella congregazione. Gli antagonismi non sono utili a nessuno; intere famiglie sono state a volte spazzate via a causa di antagonismi, lotte e dello spirito di rendere pan per focaccia. Altri hanno sviluppato lo spirito di non volersi parlare gli uni gli altri. Ma il non comunicare pure contribuisce alla disunione nella famiglia e nella congregazione. Ricordate ciò che accadde alla Torre di Babele? Non appena il popolo non poté comunicare, tutto quello che cercavano di fare si fermò. Possiamo dunque imparare da ciò. È utile comunicare quando cerchiamo di fare qualche cosa insieme e trattarci con uno spirito di mitezza. — Gen. 11:7, 8; Mal. 3:16.
17, 18. In che modo la verità e la pazienza cristiana possono influire sui nostri nemici?
17 La Parola e lo spirito di Dio siano la nostra guida. Nella vita, dobbiamo tenere presente che la verità può cambiare i persecutori in adoratori di Dio, delinquenti possono divenire persone osservanti della legge, persone combattive possono divenire pacifiche, ma prima la verità deve penetrare nella loro mente e nel loro cuore. Siate sempre pronti a fare del bene a tutti. Questo può avere come risultato molte benedizioni, in armonia con Proverbi 25:21, 22. L’Annuario dei Testimoni di Geova del 1967 (inglese) conteneva questa buona illustrazione:
“Mostrando ospitalità i testimoni di Geova hanno a volte l’occasione di aiutare persone a venire alla conoscenza della verità. (Ebr. 13:2) Il seguente esempio ne è la prova: Tornando a casa dopo aver tenuto uno studio biblico a domicilio, una sorella incontrò la madre di una giovane donna con la quale teneva uno studio. Vedendo che questa donna era pallida e tremava, e pensando che si sentisse poco bene, la sorella la invitò a entrare in casa sua e le mostrò più benignità che poté, anche se questa donna era contraria alla verità.
“All’improvviso questa signora scoppiò in lagrime e disse alla sorella: ‘Perché mi tratta in questo modo? . . . Se solo sapesse . . .’ La sorella rispose che come testimone di Geova cercava di mostrare amore al suo prossimo, e credendo che fosse malata, cercava di prestarle qualche cura. Questa donna allora gridò: ‘Non sono malata. Sono venuta qui a ucciderla perché mi ha rubato l’amore di mia figlia che preferisce Dio’. La sorella spiegò a questa donna che la Bibbia esorta i figli a onorare i loro genitori e, anziché separare madre e figlia, la Bibbia solo le avvicina di più l’una all’altra. Dopo un momento di riflessione, la donna rispose: ‘Lei mi priva della presenza di mia figlia un pomeriggio la settimana, perché va a trovarla’. La sorella suggerì allora a questa signora di assistere allo studio, stabilendo un appuntamento per la settimana successiva e quindi accompagnandola a casa.
“In principio la sorella ebbe qualche difficoltà, ma ottenne effettivamente risultati. Questa donna è ora Testimone e lo è anche suo marito. Essendo anziana, questa sorella non può andare in giro come vorrebbe, ma si rende utile avendo cura dei bambini di sua figlia, permettendo così a sua figlia di fare spesso il servizio di pioniera temporanea. E per di più, il suo amore per la verità le ha permesso di aiutare una sua vicina che è pure divenuta proclamatrice del Regno”.
18 Se la sorella non avesse fatto del bene malgrado la donna in questione fosse contraria alla verità non sarebbe stata in armonia col consiglio di Gesù di Matteo capitolo 5. Ma non rendendo male per male, ma mostrando amore anche a una nemica, ebbe la benedizione di ottenere buoni risultati. Ci sono buone ragioni per cui Geova vuole che proviamo d’essere suoi figli amando i nostri nemici.
19. Come mostriamo di non essere stati vinti dal male in questi “ultimi giorni”?
19 Sebbene i cristiani siano circondati da ogni sorta di mali in questi conclusivi giorni del dominio di Satana su questo sistema di cose, continuiamo a vincere il male col bene. Non lasciamo che il male ci distolga dal fare la benevola opera assegnataci quali cristiani, quella di dire la buona notizia del regno di Dio. Pensate alle parole di Paolo: “Non vi fate vincere dal male, ma vincete il male col bene”. In base a ciò, il solo modo di farsi vincere dal male è quello di lasciarsi vincere. È dunque una cosa che possiamo controllare con l’aiuto di Geova, e dobbiamo continuare a pregare per il suo aiuto. Perciò, non vi fate vincere dal male. Non rendete a nessuno male per male. — Rom. 12:17-21.
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La risurrezioneLa Torre di Guardia 1970 | 1° marzo
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La risurrezione
● Il pensiero della risurrezione dei morti era particolarmente difficile da accettare per gli antichi Greci che il mondo considerava saggi. Così quando l’apostolo Paolo parlò ai filosofi ateniesi sul Colle di Marte essi ascoltarono attentamente finché menzionò la risurrezione. (Atti 17:31-34) Nell’Ottavio di Minucio Felice della prima parte del terzo secolo E.V., c’è un’interessante difesa della risurrezione al capitolo 34: “Ma chi è così stolto o ignorante da avere l’ardire di negare che l’uomo, come poté prima di tutto esser formato da Dio, così può essere di nuovo riformato; che non è nulla dopo la morte, e che non fu nulla prima di cominciare a esistere; e come gli fu possibile nascere dal nulla, così dal nulla potrà essere restaurato?” — The Ante-Nicene Fathers, Vol. 4, pag. 194.
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