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  • Dio
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • ai benessere e alla felicità. (Atti 17:26, 27; Sal. 145:16) Geova è sempre all’apice della sua possibilità e volontà di offrire doni buoni e regali perfetti alle sue creature. (Giac. 1:17) Agisce sempre nel rispetto delle sue giuste norme, facendo ogni cosa legalmente. (Rom. 3:4, 23-26) Per questa ragione tutte le creature possono avere completa fiducia in lui, sapendo che si attiene sempre ai principi che stabilisce. Dio non cambia (Mal. 3:6), e in lui non c’è “variazione” nell’applicazione dei suoi principi. Non è mai parziale (Deut. 10:17, 18; Rom. 2:11), ed è impossibile che menta. — Num. 23:16, 19; Tito 1:1, 2; Ebr. 6:17, 18.

      I suoi attributi

      Il vero Dio non è onnipresente, infatti viene detto che ha un luogo di dimora. (I Re 8:49; Giov. 16:28; Ebr. 9:24) Il suo trono è in cielo. (Isa. 66:1) Può tutto, essendo l’Iddio Onnipotente. (Gen. 17:1; Riv. 16:14) “Tutte le cose sono nude e apertamente esposte agli occhi” di Dio, ‘Colui che annuncia dal principio il termine’. (Ebr. 4:13; Isa. 46:10, 11; I Sam. 2:3) La sua potenza e conoscenza si estendono ovunque, abbracciando ogni parte dell’universo. — II Cron. 16:9; Sal. 139:7-12; Amos 9:2-4.

      Il vero Dio è spirito non carne (Giov. 4:24; II Cor. 3:17), anche se a volte paragona la sua vista, la sua potenza, ecc., a facoltà umane. Infatti parla figurativamente del suo “braccio” (Eso. 6:6), dei suoi occhi” e “orecchi” (Sal. 34:15), e spiega che, essendo il Creatore degli occhi e degli orecchi umani, è certo in grado di vedere e udire. — Sal. 94:9.

      Alcuni dei principali attributi di Dio sono l’amore (I Giov. 4:8), la sapienza (Prov. 2:6; Rom. 11:33), la giustizia (Deut. 32:4; Luca 18:7, 8) e la potenza. (Giob. 37:23; Luca 1:35) Egli è un Dio di ordine e di pace. (I Cor. 14:33) È completamente santo e puro (Isa. 6:3; Abac. 1:13; Riv. 4:8), felice (I Tim. 1:11) e misericordioso. (Eso. 34:6; Luca 6:36) Molte altre qualità della sua personalità sono descritte nelle Scritture.

      La sua posizione

      Geova è il Supremo Sovrano dell’universo, il Re eterno. (Sal. 68:20; Dan. 4:25, 35; Atti 4:24; I Tim. 1:17) La posizione del suo trono è di gran lunga la più eccelsa. (Ezec. 1:4-28; Dan. 7:9-14; Riv. 4:1-8) Egli è la Maestà (Ebr. 1:3; 8:1), il Dio maestoso, il Maestoso. (I Sam. 4:8; Isa. 33:21) È la Fonte di tutta la vita. — Giob. 33:4; Sal. 36:9; Atti 17:24, 25.

      La sua giustizia e gloria

      Il vero Dio è un Dio giusto. (Sal. 7:9) È il glorioso Dio. (Sal. 29:3; Atti 7:2) Ha la massima eminenza (Deut. 33:26), essendo rivestito di eminenza e forza (Sal. 93:1; 68:34) e di dignità e splendore. (Sal. 104:1; I Cro. 16:27; Giob. 37:22; Sal. 8:1) “La sua attività è dignità e splendore”. (Sal. 111:3) Splendida è la gloria del suo Regno. — Sal. 145:11, 12.

      Il suo proposito

      Dio ha un proposito che attuerà e che non può essere frustrato. (Isa. 46:10; 55:8-11) Il suo proposito, espresso in Efesini 1:9, 10, è di “radunare di nuovo tutte le cose nel Cristo, le cose che sono nei cieli e le cose che sono sulla terra”. (Confronta Matteo 6:9, 10). Nessuno esisteva prima di lui; perciò ha priorità su tutti. (Isa. 44:6) Essendo il Creatore, esisteva prima di qualsiasi altro dio, e tutti i falsi dèi saranno eliminati così che dopo di lui non ne esisterà nessuno. (Isa. 43:10) È l’Alfa e l’Omega (Riv. 22:13) e perciò porta con successo a termine tutto ciò che intraprende. (Riv. 1:8; 21:5, 6) Non dimentica né trascura i suoi propositi o i suoi patti, e ciò lo rende un Dio degno di fiducia e leale. — Sal. 105:8.

      Un Dio comunicativo

      Nutrendo grande amore per le sue creature, Dio dà loro ampia opportunità di conoscere lui e i suoi propositi. Tre volte la sua stessa voce è stata udita sulla terra. (Matt. 3:17; 17:5; Giov. 12:28) Egli ha comunicato per mezzo di angeli (Luca 2:9-12; Atti 7:52, 53) e per mezzo di uomini a cui ha dato istruzioni e rivelazioni, come Mosè e gli altri profeti, e specialmente per mezzo di suo Figlio Gesù Cristo. (Ebr. 1:1, 2; Riv. 1:1) La sua Parola scritta è il mezzo con cui comunica col suo popolo, rendendo i suoi servitori e ministri pienamente preparati, e indirizzandoli sulla via della vita. —II Piet. 1:19-21; II Tim. 3:16, 17; Giov. 17:3.

      Ben diverso dagli dèi delle nazioni

      Il vero Dio, il Creatore degli splendidi corpi celesti, ha una gloria e uno splendore che la vista umana non può sostenere, infatti, ‘nessun uomo può vedere Dio e vivere’. (Eso. 33:20) Solo gli angeli, creature spirituali, hanno la possibilità di contemplare la sua faccia in senso letterale. (Matt. 18:10; Luca 1:19) Comunque Dio non espone gli uomini a un’esperienza del genere. Nella sua amorevole benignità permette agli uomini di scorgere le sue qualità attraverso la sua Parola, che include la rivelazione che fa di Lui suo Figlio Cristo Gesù. - Matt. 11:27; Giov. 1:18; 14:9.

      Nel libro di Rivelazione Dio ci dà un’idea dell’effetto della sua presenza. L’apostolo Giovanni ebbe una visione che era molto simile a vedere Dio, nel senso che rivelava l’effetto di contemplare Dio sul suo trono. Il suo aspetto non è simile a quello dell’uomo, ed egli non ha rivelato in alcun modo all’uomo la sua figura, come Giovanni stesso ebbe a dire in seguito: “Nessun uomo ha in nessun tempo veduto Dio”. (Giov. 1:18) Piuttosto è stato paragonato a pietre preziose fulgidissime, brillanti, belle, che attirano lo sguardo e riscuotono piacevole ammirazione. “D’aspetto simile a pietra di diaspro e a preziosa pietra di color rosso, e intorno al trono vi [era] un arcobaleno dall’aspetto simile a smeraldo”. (Riv. 4:3) Quindi ha un aspetto incantevole e piacevole a guardarsi, che induce a perdersi nella sua contemplazione. Intorno al suo trono c’è ulteriore gloria e un’atmosfera di calma e serenità. L’aspetto di un perfetto arcobaleno di smeraldo indica ciò, ricordando la piacevole quiete che segue a un temporale. - Confronta Genesi 9:12-16.

      Com’è dunque diverso il vero Dio dagli dèi delle nazioni, spesso grotteschi, arrabbiati, violenti, implacabili, spietati, capricciosi nel concedere favori, orribili e diabolici e pronti a torturare le creature terrestri, le anime umane, in qualche specie di inferno.

      ‘Un Dio che esige esclusiva devozione’

      “Benché ci siano quelli che son chiamati ‘dèi’, sia in cielo che sulla terra, come ci sono molti ‘dèi’ e molti ‘signori’, effettivamente c’è per noi un solo Dio, il Padre”. (I Cor. 8:5, 6) Molti di questi dèi sono ‘potenti’, ma Geova è l’Iddio Onnipotente. È un Dio che esige esclusiva devozione. (Eso. 20:5) Richiede che i suoi adoratori lo adorino con spirito e verità. (Giov. 4:24) I suoi adoratori lo dovrebbero temere, il che significa odiare il male e riconoscere la sua sovranità e supremazia, la sua onnipotenza e la sua giustizia. (Prov. 1:7; 8:13; Ger. 11:20) Dovrebbero avere di lui timore riverenziale. - Isa. 8:13; Ebr. 12:28, 29.

      Uno dei potenti chiamati “dèi” nella Bibbia è Gesù Cristo, che è “l’unigenito dio”. Ma egli stesso disse chiaramente: “Devi adorare Geova il tuo Dio, e a lui solo devi rendere sacro servizio”. (Giov. 1:18; Luca 4:8; Deut. 10:20) Gli angeli sono “simili a Dio”, ma uno di loro impedì a Giovanni di adorarlo, dicendo: “Sta attento! Non farlo! . . . Adora Dio”. (Sal. 8:5; Ebr. 2:7; Riv. 19:10) Uomini potenti fra gli ebrei erano chiamati “dèi” (Sal. 82:1-7); ma non era proposito di Dio che qualche uomo fosse adorato. Quando Cornelio accennò a inchinarsi a Pietro, l’apostolo lo fermò con queste parole: “Lèvati; anche io sono uomo”. (Atti 10:25, 26) Certo i falsi dèi inventati e modellati dagli uomini nel corso dei secoli dalla ribellione edenica non si devono adorare. La legge mosaica ammonisce severamente di non abbandonare Geova per seguire altri dèi. (Eso. 20:3-5) Geova il vero Dio non tollererà per sempre la rivalità di dèi falsi, buoni a nulla. — Ger. 10:10, 11.

      L’apostolo Paolo spiega che è Dio che dichiara giusti e, dopo che Cristo, il re nominato da Dio, ridurrà a nulla ogni altra potenza e autorità e quindi riconsegnerà il regno al suo Dio e Padre, Dio diventerà “ogni cosa a tutti”. (Rom. 8:33; I Cor. 15:23-28) Alla fine tutti i viventi riconosceranno la sovranità di Dio e loderanno sempre il suo nome. — Sal. 150; Filip. 2:9-11; Riv. 21:22-27; vedi ELOHIM; GEOVA.

  • Dio della buona fortuna; Dio del destino
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Dio della buona fortuna; Dio del destino

      All’epoca di Isaia l’adorazione di tali divinità includeva evidentemente di imbandire per loro una tavola con cibi e bevande. (Isa. 65:11) La tradizione araba identifica il pianeta Giove con la “fortuna maggiore” e il pianeta Venere con la “fortuna minore”. Perciò è stata avanzata l’ipotesi che il dio della Buona Fortuna (Gad) si possa identificare con Giove, e il dio del Destino (Meni) con Venere.

  • Dio sconosciuto
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Dio sconosciuto

      Parte dell’iscrizione vista su un altare dall’apostolo Paolo mentre si trovava ad Atene. Gli ateniesi manifestavano il loro timore delle divinità costruendo molti templi e altari. Giunsero al punto di deificare cose astratte, erigendo altari alla Fama, alla Modestia, all’Energia, alla Persuasione e alla Pietà. Forse nel timore di trascurare un dio e perciò incorrere nella sua disapprovazione, gli ateniesi avevano eretto un altare su cui erano scritte le parole “A un Dio sconosciuto” (NW). All’inizio del suo discorso agli stoici, agli epicurei e ad altri che si erano radunati nell’Areopago (Colle di Marte), Paolo con tatto ricordò questo altare “A un Dio sconosciuto”, dicendo che stava predicando questo Dio, fino a quel momento a loro sconosciuto. — Atti 17:18, 19, 22-34.

      Che esistessero in Grecia altari del genere è attestato dagli scrittori greci Filostrato (170?–245 E.V.) e Pausania (II secolo E.V.). Pausania menziona altari di “dèi sconosciuti”, e Filostrato, nella Vita di Apollonio di Tiana, scrive: “È più prudente parlar bene di tutti gli dèi, e specialmente ad Atene, dove si trovano anche altari di divinità sconosciute”.

  • Disassociazione
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    • Disassociazione

      Vedi ESPULSIONE.

  • Discepolo
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    • Discepolo

      [gr. mathetès, ammaestrato, discente].

      Nelle Scritture Greche leggiamo di discepoli di Gesù, di Giovanni Battista, dei farisei e di Mosè. (Matt. 9:14; Luca 5:33; Giov. 9:28) Il termine si riferisce principalmente a coloro che non solo credono all’insegnamento di Gesù ma anche lo seguono fedelmente. Si deve insegnare loro a “osservare tutte le cose” che Gesù comanda. — Matt. 28:19, 20; vedi CRISTIANO.

      Il proposito di Gesù nell’ammaestrare i suoi discepoli era di farne dei predicatori e insegnanti della buona notizia del Regno come lo era lui. “L’alunno non è al di sopra del suo maestro, ma chiunque è ammaestrato perfettamente sarà come il suo maestro”, disse Gesù. (Luca 6:40) L’efficacia dell’insegnamento di Cristo fu dimostrata dalla storia: prima della fine del I secolo i suoi discepoli continuarono l’opera che aveva insegnata loro e fecero discepoli in tutto l’impero romano, in Asia, in Europa e in Africa. Questa era la loro opera principale, secondo il comando dato da Gesù Cristo in Matteo 28:19, 20.

      Che i cristiani abbiano tuttora l’obbligo di fare discepoli delle persone delle nazioni è precisato dalle ultime parole del comando di Gesù: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino al termine del sistema di cose”. Essi non fanno discepoli per se stessi, poiché quelli che vengono ammaestrati sono in realtà discepoli di Gesù Cristo, infatti non seguono l’insegnamento di uomini, ma quello di Cristo. Per questa ragione i discepoli furono per divina provvidenza chiamati cristiani. — Atti 11:26.

  • Distesa
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Distesa

      [ebr. raqìaʽ, estesa superficie, distesa].

      A proposito del secondo “giorno” o periodo creativo Genesi 1:6-8 dichiara: “E Dio proseguì, dicendo: ‘Si faccia una distesa fra le acque e avvenga una divisione fra le acque e le acque’. Quindi Dio faceva la distesa e faceva una divisione fra le acque che dovevano essere sotto la distesa e le acque che dovevano essere sopra la distesa. E così si fece. E Dio chiamava la distesa Cielo”. Poco più avanti la Bibbia parla di luminari visibili “nella distesa dei cieli”, e poi di volatili che volavano sopra la terra “sulla faccia della distesa dei cieli”. — Gen. 1:14, 15, 17, 20.

      La Settanta greca usa il termine sterèoma (che significa “struttura solida e ferma”) per tradurre l’ebraico raqìaʽ, e la Vulgata latina usa il termine firmamentum, che pure dà l’idea di qualche cosa di solido e fermo. Quasi tutte le versioni italiane seguono la Vulgata e traducono raqìaʽ col termine “firmamento”. Comunque nella nota in calce La Bibbia Concordata dice: “Firmamento: è la traduzione latina del greco sterèoma che significa fermezza o sostegno. L’ebraico rachía ha senso di stato o estensione”. Altre versioni traducono questo termine “distesa” (Di; VR; ATE; NM); “expansión” (Versión Moderna [spagnola]); “étendue” (Segond; Ostervald [francesi]).

      Alcuni cercano di dimostrare che l’antico concetto ebraico dell’universo includeva l’idea di una volta solida al di sopra della terra, con sfiatatoi attraverso i quali poteva penetrare la pioggia, e con stelle fisse all’interno di tale volta solida; infatti diagrammi di un concetto del genere compaiono in dizionari biblici e in alcune traduzioni della Bibbia. A proposito di ciò The International Standard Bible Encyclopædia (Vol. I, pp. 314, 315) dice: “Ma questo assunto si basa in realtà più sulle idee prevalenti in Europa nel medioevo che su effettive dichiarazioni dell’AT”.

      Anche se la radice (raqàʽ), da cui deriva raqìaʽ, di solito è usata nel senso di “battere” qualche cosa

  • Diritto
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Diritto

      Vedi GIUSTIZIA.

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