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  • Il celibato ecclesiastico: È pesato sulla bilancia
    La Torre di Guardia 1962 | 1° dicembre
    • non su una legge divina. E la Chiesa Cattolica Romana fa eccezione per i sacerdoti di rito orientale, come gli Uniati. Fra questi, i candidati al sacerdozio possono sposarsi poco prima di prendere gli ordini o di essere ordinati.

      È vero che la Parola di Dio suggerisce di non sposare, ma questo dev’essere fatto spontaneamente e per scelta individuale dal cristiano che ne è capace, e indipendentemente dal fatto che egli abbia qualche incarico nella congregazione o no. Ma ovunque è menzionato esso è qualificato. Perciò Gesù disse: “Chi è in grado di farlo lo faccia”. E l’apostolo Paolo aggiunse: “Ma, per evitar le fornicazioni, ogni uomo abbia la propria moglie”. “Ma se non si contengono, sposino”. “Egli non pecca; la dia a marito”. — Matt. 19:11, 12; 1 Cor. 7:2, 9, 36, VR.

      Si cerca di trovare un fondamento al celibato ecclesiastico nel fatto che in certe occasioni erano dati ai Giudei comandi di questo genere: “Siate pronti fra tre giorni; non v’accostate a donna”. È vero, ma questo non raccomanda il celibato ecclesiastico più di quanto i comandi di digiunare in certe occasioni non significassero che la condizione ideale per i cristiani era quella di morire di fame! — Eso. 19:15, VR.

      E non solo le Scritture indicano che non sposarsi è facoltativo, ma salvo poche eccezioni, se non nessuna, le ragioni addotte sono vantaggi pratici, non maggiore devozione. Ciò si capisce dalle osservazioni di Gesù e di Paolo. La persona non sposata che sa esercitare padronanza di sé può servire Dio più liberamente, si risparmia tribolazioni nella carne, ecc.

      Ma evitare la fornicazione non è facoltativo: “Non sapete voi che . . . fornicatori” non “saranno eredi del regno di Dio”? “Sia tenuto in onore il matrimonio da tutti . . . perché Dio giudicherà i fornicatori”. “La fornicazione e l’impurità d’ogni specie, o l’avarizia, non siano neppure nominate in mezzo a voi, come si conviene a santi”. — 1 Cor. 6:9, 10; Ebr. 13:4; Efes. 5:3, Na.

      La pratica della Chiesa Cattolica Romana nell’applicare la sua legge canonica va contro la legge di Dio. Anche se alcuni dei primi concili della chiesa condannarono i “matrimoni spirituali” e il concubinato tra i sacerdoti, di solito essi non fecero altro che avvertire i sacerdoti che non si potevano aspettare delle promozioni se erano colpevoli di tali pratiche. Nel sesto secolo i papi Pelagio I e II rifiutarono da una parte di promuovere gli ecclesiastici che avevano avuto figli da mogli legalmente sposate, ma promossero quelli che avevano avuto figli dalle concubine. Nel dodicesimo secolo la situazione era di gran lunga più difficile per i sacerdoti che si erano sposati che per quelli che avevano apertamente praticato il concubinato. Questo indusse Graziano, “il padre della legge canonica” della Chiesa Cattolica, a esclamare: “In tal caso la lussuria ha più diritti secondo la legge che non la castità!”

      Nel tredicesimo secolo, il papa Innocenzo stabilì che l’uomo che aveva avuto molte concubine poteva essere ordinato sacerdote, ma non colui che si era legalmente sposato per la seconda volta dopo la morte della prima moglie. E nel sedicesimo secolo, il “canonizzato” Thomas More riassunse la posizione ufficiale della chiesa affermando che il matrimonio “contamina l’uomo [cioè un sacerdote] più di un duplice o triplice caso di fornicazione”. Per tale ragione, raramente, se non mai, si sente dire che un sacerdote è stato scomunicato perché ha commesso fornicazione, ma sentiamo che certi sacerdoti sono stati svestiti perché si sono sposati.

      La Parola di Dio ordina di esercitare padronanza di sé. Essa limita le relazioni sessuali alle coppie debitamente sposate. Non dice che qualche incarico nella congregazione cristiana dipenda dal celibato, e la continenza che essa raccomanda è una questione volontaria e individuale. La via di Dio è ragionevole e giusta; è indice di intendimento e amore divino. Essa raccoglie buoni frutti. — 1 Giov. 5:3.

      Il celibato ecclesiastico obbligatorio trova un fondamento solo nell’ascetismo, che è di origine pagana. Quando viene pesato sulla bilancia della ragione, dei fatti e delle Scritture, il celibato ecclesiastico obbligatorio risulta tristemente mancante, e produce solo frutti cattivi. Esso viene a trovarsi sotto la condanna profetica: “Lo Spirito dice espressamente che in tempi ulteriori vi saranno di quelli che abbandoneranno la fede, . . . i quali prescrivono di non sposarsi”. — 1 Tim. 4:1-3, Na.

  • Amore e lealtà
    La Torre di Guardia 1962 | 1° dicembre
    • Amore e lealtà

      Narrato da Maude Johnston

      LA RELAZIONE sull’Irlanda del Nord e l’Eire, nell’Annuario dei Testimoni di Geova, è sempre particolarmente interessante per me, giacché io sono nata nella “Terra delle querce”. E sono nata ricca! Sì, avere genitori devoti a Dio è davvero una ricca eredità.

      Uno dei fratelli di mio padre, lo zio Eddie, accettò la verità verso il 1905, quando io avevo dieci anni. C’erano pochissimi Studenti Biblici (come erano chiamati allora) nell’Irlanda del Nord, ma mio zio trasmise il messaggio a mio padre, ed egli divenne molto interessato. In principio, mia madre arricciava il naso nei riguardi della “religione del zio Eddie”. Comunque, la gentilezza, il tatto e la pazienza di mio padre l’aiutarono gradualmente. Mi pare ancora di sentirlo dire: “Sara, siediti un minuto, mentre ti leggo questo”, e “Sara” si sedeva e ascoltava. Più tardi, Papà andava in chiesa, della quale era stato un fabbriciere, per distribuire trattati biblici alla gente, mentre questa ne usciva la domenica mattina. Ciò metteva mia madre in un tale imbarazzo che smise di andare in chiesa, e ben presto accettò la verità.

      Nel 1911 il fratello Russell visitò Belfast, e ricordo che invitò l’intera “ecclesia” — un piccolo gruppo di persone — a prendere il tè con lui al suo albergo. Ma nonostante l’esiguità del gruppo, quando fu tenuto il discorso pubblico, la Ulster Hall era gremita, con molta gente che era venuta a seguito di avvisi a pagamento sui giornali.

      POSTE LE FONDAMENTA

      L’anno dopo, mio zio e mio padre portarono le loro famiglie nella Nuova Zelanda, il “paese delle lunghe nuvole bianche”, come era chiamato dai suoi primi scopritori. Benché avesse una famiglia di quattro persone da sostenere, lo zio era un colportore, o pioniere, come ora li chiamiamo noi, e continuò il suo ministero a pieno tempo per lunghissimi anni. Egli fece molto per rinsaldare le forze dei pochi fratelli che erano nella verità a quel tempo. Un punto che egli metteva continuamente in rilievo, e che è stato sempre essenziale per me, era l’importanza della lealtà all’organizzazione di Geova. Così, in età ancora molto giovane, l’amore per la verità e la lealtà verso l’organizzazione di Geova divennero, si può dire, le forze motrici della mia vita.

      A quel tempo usavamo come libri di testo gli Studi sulle scritture, e fu la cronologia esposta nel secondo volume a colpirmi a fondo. Lo divorai tutto, feci la mia dedicazione, la simbolizzai con l’immersione in

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