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Alla ricerca della vita nello spazioSvegliatevi! 1981 | 22 luglio
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I parte
Alla ricerca della vita nello spazio
VITA nello spazio. Cosa vi fa venire in mente? Romanzi e film di fantascienza che descrivono viaggi in razzo su lontani pianeti per esplorare nuovi mondi o comunicare con civiltà ai confini dell’universo?
Oppure prendete sul serio la possibilità che esista la vita al di fuori della terra, la vita extraterrestre, com’è chiamata? In tal caso forse sapete che alcuni scienziati credono che la ricerca della vita extraterrestre (detta “esobiologia”) offra la prospettiva di avere vita più lunga, salute migliore, più pace e una conoscenza molto più vasta.
Oggi numerosi scienziati e seri pensatori si dedicano alla ricerca di forme di vita nello spazio, ad esempio su altri pianeti, e dei modi per stabilire contatti con esse. Il rapporto intitolato “La possibilità che esista vita intelligente nell’universo”, presentato al Comitato per la Scienza e la Tecnologia del Congresso americano, dice:
“Il secolare concetto che l’uomo sia solo nell’universo va gradualmente scomparendo. . . . Recenti stime fatte da persone di un certo livello suggeriscono la probabilità che ci siano almeno un milione di civiltà progredite solo nella Via Lattea. Si sono cominciati a cercare i metodi per stabilire contatti con queste altre civiltà”.
Perché pensano che possano esistere altre civiltà progredite? Certi scienziati ragionano: ‘Ci sono milioni e milioni di galassie come la nostra Via Lattea, la quale soltanto ha circa 200.000.000.000 di stelle come il nostro sole. Devono dunque esserci pianeti attorno a molti di questi soli, e civiltà progredite su alcuni di essi’. Vi sembra ragionevole? In alcuni ambienti la convinzione è così forte che in ogni parte del mondo si stanno facendo estesi sforzi per scoprire la vita extraterrestre e comunicare con essa.
Cosa si sta facendo?
Se vi recaste ad Arecibo sui monti di Portorico trovereste un gigantesco telescopio in funzione. Non è un telescopio con lenti di vetro o specchi, né un sistema di lenti attraverso cui guardare. Si tratta in sostanza di un enorme paraboloide largo 305 metri, con un’area di raccolta di otto ettari. Non è un telescopio ottico, ma un radiotelescopio. È un’antenna di forma speciale che può captare rumori provenienti dalle immensità dello spazio. Ma potrebbe anche ricevere trasmissioni radio da civiltà progredite di altre parti dell’universo, se esistessero.
Benché il telescopio degli Stati Uniti ad Arecibo sia eccezionalmente grande — pesa 625 tonnellate — non è affatto l’unico dispositivo del genere. Unione Sovietica, Gran Bretagna e altre nazioni ascoltano pure lo spazio con strumenti di questo tipo. Si sintonizzano sull’universo, alla ricerca di messaggi intelligenti, come si sintonizza una radio portatile e si muove l’antenna per ascoltare il notiziario preferito. Si spera che non solo ci siano esseri intelligenti su altri pianeti, ma che inviino messaggi che possiamo captare.
Ci sono voluti 17 milioni di dollari (U.S.A.) per costruire il radiotelescopio di Arecibo, e ci vogliono più di quattro milioni di dollari all’anno per tenerlo in funzione. Facendo un calcolo del costo complessivo di queste apparecchiature in tutti i paesi si capisce che la ricerca della vita nello spazio è una cosa seria.
Ma questo è niente in paragone a ciò che costerebbe il CYCLOPS. Proposto dagli scienziati americani, il CYCLOPS consisterebbe di una serie di circa 1.500 antenne, ciascuna del diametro di cento metri, che potrebbero essere orientate all’unisono mediante elaboratore elettronico. Si calcola che questo progetto, che coprirebbe una superficie di 65 chilometri quadrati, verrebbe a costare 20.000.000.000 di dollari per la costruzione e 100.000.000 di dollari all’anno per tenerlo in funzione.
L’entusiasmo per i contatti con la vita nello spazio non spinge solo ad ascoltare. Gli scienziati inviano anche messaggi nello spazio. In pratica dicono con voce possente: ‘Ehi, voi, ci decifrate?’
Da che esistono la radio e la televisione, sono state diffuse nello spazio trasmissioni elettromagnetiche. Ma queste trasmissioni sono fatte per raggiungere altri punti della superficie terrestre, non le immensità dello spazio. Per cui si pensa che anche se su altri pianeti o in lontane galassie esistessero esseri intelligenti, probabilmente non potrebbero captare e decifrare le nostre trasmissioni radio-televisive relativamente deboli. E se si considera il contenuto di molti di questi programmi, non è certo una gran perdita.
Ad ogni modo, sono stati fatti recentemente seri sforzi per inviare nello spazio potenti messaggi. Sappiamo che è possibile, perché sono state effettuate comunicazioni radio-televisive con veicoli spaziali sulla luna e con sonde spaziali inviate su Venere e su Marte. Il 16 novembre 1974 venne compiuto un eccezionale tentativo per comunicare con lo spazio. Il radiotelescopio di Arecibo fu trasformato in un colossale trasmettitore radar per inviare un messaggio a Messier 13, un ammasso stellare ai bordi della Via Lattea, a circa 24.000 anni luce dalla terra. Il messaggio era in un codice eccezionale che gli scienziati ritenevano potesse essere decifrato da qualsiasi civiltà tecnologicamente abbastanza progredita da riceverlo.
Ma non tutti i messaggi inviati nello spazio erano così complicati. Il Pioneer 10, un veicolo spaziale inviato verso Giove e poi fuori del nostro sistema solare, portava una speciale piastra su cui erano raffigurati un uomo e una donna, una rappresentazione grafica del sistema solare e la terra per indicare a eventuali extraterrestri da dove veniva la sonda spaziale.
Un altro di questi tentativi fu fatto con un disco fonografico di rame della durata di due ore su cui erano registrati “suoni terrestri”. Questo disco fu applicato su un veicolo spaziale Voyager inviato attraverso il sistema solare. Il disco conteneva saluti in 50 lingue, nonché il “linguaggio” delle balene e suoni come quello della pioggia, delle automobili e dei vulcani. Includeva anche brani scelti di jazz, rock ’n’ roll e musica classica.
In attesa di comunicare via radio con intelligenti forme di vita extraterrestre, altri scienziati si sono occupati di scoprire anzitutto se tale vita esiste.
Forse rammentate quanta eccitazione fu suscitata allorché vennero riportate sulla terra le “rocce lunari”. La domanda era: Contenevano tracce di materia viva, o di vita precedente? Purtroppo no. L’attenzione fu allora rivolta ai pianeti, particolarmente Marte.
Anche se gli scienziati seri hanno scartato da tempo la possibilità di trovare ‘uomini su Marte’, si sarebbero accontentati di trovare anche solo microscopiche forme di vita. Le sonde Viking I e Viking II, veicoli spaziali che toccarono la superficie di Marte nel 1976, contenevano laboratori speciali per analizzare il suolo marziano. Braccia meccaniche si protesero in fuori, raccolsero un po’ di terra e la portarono nei laboratori, dove fu sottoposta a lunghi e complicati esami strumentali per scoprire se c’era vita. Questo fu un notevole passo nella ricerca della vita nello spazio.
Perché? Cosa significa per voi?
Quanto denaro e quanta fatica: perché? semplicemente per curiosità? ‘Tutt’altro’, potrebbero rispondere gli astronomi, i biologi e anche molti uomini della strada. “La più emozionante scoperta scientifica sarebbe quella di trovare la vita su un altro pianeta”, dice l’astronomo Frank Drake del progetto Arecibo. Anche l’astronomo-biologo Carl Sagan — probabilmente il più conosciuto ed entusiasta esobiologo — esclama: “La conoscenza scientifica, logica, culturale ed etica che si può ottenere sintonizzandosi sulle trasmissioni galattiche può divenire col tempo il più significativo avvenimento nella storia della nostra civiltà”.
Ma cosa c’è in effetti da guadagnare? chiederete. Nel suo libro Broca’s Brain, un best-seller, Sagan avanza l’ipotesi che società tecnologicamente progredite di altri pianeti potrebbero fornirci la soluzione dei problemi terrestri: carestia, aumento demografico, energia, risorse in diminuzione, guerra e inquinamento. Con tono ancora più ottimistico, la rivista Omni avanza questa ipotesi: “Qualche progredita civiltà potrebbe insegnarci come salvare la vita, come evitare disastri e l’autodistruzione in una guerra nucleare o con l’incurante distruzione dell’ambiente terrestre. Potrebbero anche rivelarci come si può diventare immortali”.
È facile capire perché tali prospettive generino entusiasmo. Ma si tratta forse di reali possibilità da prendere in considerazione per la ricerca della vita nello spazio?
Potete farvi la vostra opinione personale sulla ricerca della vita nello spazio. Non è necessario che tiriate a indovinare. Esistono prove che potete prendere in esame e che possono influire sul vostro futuro.
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Esiste vita intelligente nello spazio?Svegliatevi! 1981 | 22 luglio
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II parte
Esiste vita intelligente nello spazio?
LA RICERCA di vita intelligente nello spazio è in un certo senso maturata. Viene condotta in maniera intensificata da circa ventun anni.
Per esempio, nell’aprile del 1960 il National Radio Astronomy Observatory della West Virginia puntò per la prima volta il suo orecchio di forma conica verso le stelle Tau Ceti ed Epsilon Eridani per vedere se si potevano ricevere di lì comunicazioni radio. Nel 1968 gli astronomi sovietici scrutarono dodici stelle vicine simili al nostro sole. In effetti sono già state esaminate più di 1.000 stelle. E la ricerca continua con il grande radiotelescopio di Arecibo a Portorico e molti altri altrove.
La ricerca della vita nello spazio è proseguita su un fronte diverso attraverso numerosi razzi lanciati sulla luna e su pianeti del nostro sistema solare: Giove, Venere, Saturno e Marte.
Quali sono i risultati ottenuti finora e cosa si prevede per il futuro? Ci sono motivi fondati per pensare di svegliarsi una mattina e sentire la notizia che sono stati stabiliti precisi contatti con esseri intelligenti di un altro pianeta? Oppure la ricerca della vita nello spazio ha fornito il motivo di credere che non ci sia vita intelligente al di fuori della terra, che ci siamo solo noi?
Ci sono stati momenti di grande eccitazione fra gli scienziati che lavorano ai radiotelescopi puntati verso l’universo.
Una volta, ad esempio, gli scienziati sovietici captarono un segnale proveniente dallo spazio che non era semplice radiazione casuale o un naturale rumore di fondo. Doveva provenire da una sorgente diretta da esseri intelligenti. E avevano ragione. Era un segnale emesso da un satellite spia americano lanciato di recente.
Nel 1968 gli astronomi inglesi captarono un segnale che li riempì di eccitazione. Sembrava pulsasse e avesse origine in una remota parte dell’universo. Poteva trattarsi di un segnale in codice contenente un messaggio intelligente? Avevano individuato una pulsar, cioè un’enorme stella che girando rapidamente sembra emettere segnali radio intermittenti, come il raggio emesso dalla sorgente luminosa mobile di un faro. La scoperta delle pulsar fu un fatto importante per l’astronomia e ora se ne conoscono varie centinaia. Ma non si trattava di un messaggio intelligente inviato da creature extraterrestri.
Nonostante gli svariati segnali e i rumori captati dai radiotelescopi, non sono stati ricevuti messaggi inviati dallo spazio da intelligenti forme di vita. Il New York Times del 26 giugno 1979 osservò: “Il fatto di non avere captato segnali e la mancanza di prove dell’esistenza di civiltà superiori inducono alcuni scienziati a considerare improbabile l’esistenza di simili civiltà nella galassia della Via Lattea, di cui fa parte la Terra”.
Una supposizione fondamentale degli esobiologi — coloro che cercano la vita nello spazio — è questa: Devono esserci milioni e milioni di pianeti attorno ad altri soli; quindi su alcuni di essi dev’essersi senz’altro evoluta la vita intelligente.
Ma esistono altri pianeti? Forse sì, forse no. Il fatto è che altre stelle, o altri soli, sono così lontani che gli scienziati non sono riusciti a dimostrare se attorno ad essi ci siano piccoli pianeti.
David Black dell’Ames Research Center della NASA ha detto che “non c’è ancora nessuna chiara prova che esistano pianeti al di fuori del sistema solare di cui fa parte la Terra”. E il dott. Iosif Shklovsky, astronomo sovietico e membro dell’Accademia Sovietica delle Scienze, è pervenuto a una conclusione simile, benché in precedenza fosse un aperto sostenitore della possibilità che esista vita extraterrestre. Nel 1978 spiegò: “Si ha l’impressione che il nostro sole, quella strana e solitaria stella circondata da una famiglia di pianeti, sia con tutta probabilità una rara eccezione nel mondo stellare”.
Si vede dunque che non c’è nessuna valida giustificazione per parlare con tanta sicurezza di civiltà progredite su lontani pianeti.
Forme microscopiche di vita
Sebbene non siano stati trovati esseri superiori, gli scienziati trarrebbero un respiro di sollievo se potessero scoprire anche solo microscopiche forme di vita sui pianeti del nostro sistema solare. Questo fornirebbe un motivo per pensare che se su questi pianeti esiste vita di qualsiasi forma, c’è ancora la possibilità che esistano forme più progredite di vita al di fuori della nostra galassia. Per questa ragione ci si attendeva molto dai laboratori trasportati su Marte dalle sonde americane Viking.
Il Viking I e il Viking II, le due sonde inviate su Marte, eseguirono 26 complessi esami di campioni di suolo. Per esempio, nel corso di un esperimento un po’ di suolo marziano fu esposto a un’atmosfera contenente anidride carbonica e ossido di carbonio radioattivi. Si pensava che se erano presenti organismi viventi, avrebbero trasformato parte del carbonio radioattivo in materia organica, che si poteva individuare. In un altro esperimento un campione fu imbevuto di soluzione nutritiva, controllando per vedere se avveniva alcun tipo di metabolismo, se, per così dire, qualcosa mangiava il cibo.
Commentando i risultati, The World Book Science Annual 1978 diceva: “Malgrado mesi di studio e i tentativi di interpretazione, gli esperimenti non hanno dato risultati conclusivi”. Perché questa affermazione? Ebbene, alcuni esperimenti hanno dato risultati imprevisti. In effetti nel corso degli esperimenti non è stata trovata alcuna forma di vita né è stata dimostrata la presenza di materia organica. Ma alcuni scienziati sono andati all’estremo opposto, aggrappandosi a un barlume di speranza che i risultati possano avere un’implicazione biologica invece d’essere semplicemente la prova dell’insolita composizione chimica del suolo privo di vita di Marte.
Secondo il periodico britannico New Scientist, in un esperimento è stato usato uno spettrometro a gas così sensibile che potrebbe individuare molecole organiche anche se ce ne fossero solo alcune fra un milione o anche fra un miliardo di altre molecole. Tuttavia, nel corso dell’esperimento non sono state “individuate molecole organiche nel suolo [di Marte]”. Klaus Biemann, portavoce dell’équipe che ha analizzato i risultati, ha detto che “l’assenza di composti organici . . . rende improbabile l’esistenza di organismi viventi che si comportino in modo simile alla vita terrestre”. In parole più semplici, la rivista Newsweek diceva che l’esperimento “non ha riscontrato la presenza di nessuna molecola organica, elemento essenziale per lo sviluppo della vita sulla terra e, presumibilmente, in qualsiasi altro posto”.
I ventisei svariati e complessi esperimenti non hanno fornito la prova che esista sia pure vita microscopica su Marte.
Alcuni concludono che . . .
Nel 1976, prima che le sonde Viking giungessero su Marte, l’astronomo Clay Sherrod osservò: “Se non c’è vita su Marte — che è così simile al nostro pianeta — allora può darsi benissimo che siamo soli. Forse siamo unici nell’universo”.
Ora che il Viking I e il Viking II appartengono alla storia, un crescente numero di scienziati stanno pervenendo a questa conclusione. Il dott. Iosif Shklovsky ha scritto nella rivista sovietica Sputnik: “[Le prove] fanno pensare che l’ipotesi secondo cui siamo la sola civiltà della nostra galassia o anche del locale sistema di galassie, se non dell’intero universo, è ora molto più valida — non meno valida — del tradizionale concetto della pluralità dei mondi abitati”.
Anche l’astronomo Michael H. Hart ha descritto un’analisi che egli ha fatto mediante elaboratore elettronico di “ipotetici pianeti, indicando per sommi capi le caratteristiche che dovrebbero avere per produrre civiltà progredite come la nostra”. Egli conclude dicendo che, “lungi dall’essere comune, la vita civilizzata dev’essere eccezionalmente rara, e può darsi che quella che abbiamo sulla terra sia addirittura l’unica”.
Dobbiamo dunque concludere che le prove scientifiche escludano chiaramente la possibilità che esistano altre forme di vita intelligente nell’universo?
[Testo in evidenza a pagina 9]
“Si ha l’impressione che il nostro sole . . . sia con tutta probabilità una rara eccezione nel mondo stellare”
[Testo in evidenza a pagina 10]
Ventisei svariati e complessi esperimenti non hanno fornito la prova che esista sia pure vita microscopica su Marte
[Testo in evidenza a pagina 10]
“Può darsi benissimo che siamo soli”
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Le prove ci sono!Svegliatevi! 1981 | 22 luglio
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III parte
Le prove ci sono!
ASCOLTANDO il rumore proveniente dallo spazio, gli scienziati hanno captato qualcosa che ha sconvolto il loro pensiero.
Possiamo risalire al 1965 quando Arno Penzias e Robert Wilson stavano lavorando con un’antenna a tromba presso i Bell Laboratories del New Jersey. Studiando la radiazione che può disturbare le comunicazioni via satellite, captarono fiochi segnali di microonde provenienti da ogni direzione del cielo. Col tempo compresero che evidentemente si trattava di radiazioni cosmiche di fondo. In che cosa consistono? La teoria prevalente è che l’universo ebbe origine da un’immensa esplosione — un “big bang” — e che la radiazione che ci circonda sia un debole bagliore di quella iniziale esplosione.
‘Ma cosa c’entra questo con la domanda se c’è vita intelligente nello spazio?’ forse chiedete.
Questa scoperta, che fruttò il premio Nobel a Penzias e Wilson, convinse molti scienziati che c’è stato un istante della creazione. Il noto astronomo Robert Jastrow spiega: “Considerate l’enormità del problema. La scienza ha dimostrato che l’Universo è venuto all’esistenza a un certo punto con un’esplosione. Essa chiede: Quale causa ha prodotto questo effetto? Chi o che cosa ha messo la materia e l’energia nell’Universo?”
Ora molti ammettono che la scienza non potrà mai da sola dare una risposta completa. Ma Jastrow e molti altri scienziati afferrano l’implicazione: “Ora vediamo che l’astronomia ci porta ad adottare lo stesso punto di vista sull’origine del mondo sostenuto dalla Bibbia. I particolari differiscono, ma nelle linee essenziali la descrizione fatta sia dall’astronomia che dal racconto biblico di Genesi è la stessa: la catena di avvenimenti che porta fino all’uomo ebbe inizio improvvisamente e repentinamente in un momento preciso, con un lampo di luce e di energia”.
Ma la Bibbia non si limita a chiedere: ‘Chi ha messo la materia e l’energia nell’universo?’ Essa dà una risposta ragionevole: il Creatore, Dio. E in armonia con la scoperta di Einstein che energia e materia si possono trasformare l’una nell’altra, la Bibbia afferma che il Creatore è la fonte di immensa “energia dinamica”. — Gen. 1:1; Sal. 90:2; Isa. 40:26-29.
Jastrow conclude: “Per lo scienziato che è vissuto mediante la fede nel potere della ragione, la storia finisce come un brutto sogno. Egli ha scalato le montagne dell’ignoranza; sta per conquistare la vetta più alta; allorché supera l’ultima roccia, è salutato da una schiera di teologi che sono seduti lì da secoli”. — God and the Astronomers (Dio e gli astronomi).
Ma non c’è niente di male ad accettare la prova che esiste un Creatore. Chi è di mente abbastanza aperta da ammettere la possibilità dell’intelligenza al di fuori della terra non dovrebbe avere grandi difficoltà ad ammettere ciò che la Bibbia dice del vivente Creatore. Ad esempio la Bibbia ci informa che la Causa Prima è spirito, anziché avere un corpo materiale di carne e sangue come noi. (Giov. 4:24) Anche se non possiamo vederlo, possiamo prendere nota di quello che fa, come ad esempio anche gli scienziati non possono vedere a occhio nudo le naturali radioonde provenienti dallo spazio ma possono ugualmente riceverle e misurarle.
Inoltre, l’esistenza di un Creatore intelligente è in armonia con la sapienza e il proposito evidenti nell’universo, dalle stupende stelle e galassie alle sconfinate complessità dell’atomo.
La vita sulla terra viene da un’Intelligenza
Se ci fosse ‘vita intelligente nello spazio’ sotto forma di un vivente e saggio Creatore, questo spiegherebbe cose importanti circa la vita sulla terra.
Più gli scienziati studiano gli altri pianeti del nostro sistema solare, e l’universo nel suo insieme, più riconoscono che la nostra terra è fatta proprio per la vita. Nel lungo articolo “La vita può esistere solo sulla terra, dice uno studio”, il New York Times faceva notare quanto segue: “Alla distanza di 149,6 milioni di chilometri dal sole, le temperature terrestri hanno consentito la vita. Ma se la nostra terra fosse stata messa in orbita solo del cinque per cento più vicino al sole, un incontrollato effetto serra avrebbe trasformato il pianeta in qualcosa di simile a Venere, un pianeta avvolto nelle nubi con temperature vicine ai 480 gradi centigradi.
“Se, d’altra parte, fossimo stati solo dell’un per cento più lontani dal sole quando la terra venne all’esistenza, la glaciazione incontrollata avrebbe stretto la terra in una morsa e un miliardo e settecento milioni di anni fa il nostro pianeta sarebbe divenuto un desolato deserto simile a Marte”. — 24 aprile 1979.
Non si tratta solo della giusta temperatura. La vita ha bisogno di molte altre cose, tra cui l’acqua e la giusta atmosfera. Un gruppo di 30 scienziati che hanno partecipato a un convegno sul soggetto delle civiltà progredite tenuto presso l’Università del Maryland si è occupato soprattutto di ciò che è necessario per consentire la vita. Hanno ammesso che ‘non è stato ancora scoperto nessun pianeta al di fuori del sistema solare’, dopo di che hanno precisato: “Anche se si formasse un altro sistema planetario, non vi è nessuna certezza che produrrebbe un pianeta solido come la terra, costituita da un centinaio di elementi, inclusi quelli essenziali per la vita”.
Anche se prevalgono le condizioni giuste, cosa che può dirsi della terra ma non di alcun altro luogo conosciuto, la vita non esiste automaticamente. Infatti, gli scienziati non sanno spiegarsi veramente come comparve la vita sulla terra, se non traendo la conclusione che fu fatta da un Creatore intelligente.
Il numero di Technology Review di agosto-settembre 1979 fece notare questo fatto. Ammetteva che c’è “un enorme baratro” tra i composti chimici necessari per la vita e anche i più semplici “organismi viventi che si potrebbero chiamare protocellule”. Alcuni scienziati, usando la loro intelligenza e capacità e i loro complessi laboratori, sono arrivati a suggerire come “composti chimici organici prebiotici” (i composti chimici necessari per la vita) poterono essere presenti su una terra primitiva. “Ma”, diceva l’articolo, “come passare di lì a un sistema vivente in grado di trasformarsi, trasmettere e agire in base alle informazioni . . . è ciò che Alexander Rich [del Massachusetts Institute of Technology] ha definito ‘il grande ostacolo intellettuale alla sintesi della vita’”.
Da dove viene la vita?
Continuando le ricerche sulla vita, si fa sempre più insistente la domanda: ‘Prima di tutto, come ebbe origine la vita sulla terra?’
Alcuni scienziati che hanno affrontato il problema stanno riportando in auge una teoria presentata nel 1908 dal chimico svedese Svante Arrhenius. Si chiama “teoria della panspermia”. In sostanza essa afferma che la terra può essere stata accidentalmente investita da cellule viventi sparse nell’universo. Modernizzando un po’ l’idea, Leslie Orgel del Salk Institute e il premio Nobel Francis H. C. Crick suggeriscono la “panspermia guidata”. La loro idea è che una civiltà progredita in qualche parte dell’universo abbia deliberatamente “infettato” la terra con la vita per esperimento. Cosa pensate di questa possibilità?
È chiaro, non vi pare, che tali teorie non risolvono veramente il problema dell’origine della vita. Esse cercano di evadere la questione spostando il problema in qualche remota parte dell’universo, malgrado il fatto che gli scienziati non abbiano dimostrato 1) che ci siano pianeti altrove, tanto meno qualcuno in grado di permettere la vita, 2) che ci siano civiltà oltre il sistema solare, e 3) che esista vita microscopica su altri pianeti del nostro sistema solare.
Inoltre, la forma moderna di questa teoria illustra che molti seri scienziati riconoscono, consapevolmente o no, che la vita dev’essere venuta all’esistenza per intervento di un Essere intelligente, che la Bibbia chiama Dio.
A questo riguardo, lo scrittore di articoli scientifici Albert Rosenfeld riferisce: “Chiacchieravo a questo proposito con un amico che non è uno scienziato e alla fine lui osservò: ‘Avendo cominciato presto a leggere il Libro di Genesi, non sono in certo qual modo sorpreso all’idea che Qualcuno nello spazio ci abbia messo qui. E se esiste tale magica, misteriosa e potente intelligenza che esula assolutamente dall’immaginazione umana, puoi dirmi una buona ragione per cui non dovrei chiamarla Dio?’ Non potei addurne nessuna”. — Saturday Review/World.
Benefici dell’Intelligenza che è nello spazio
Prima abbiamo menzionato uno dei motivi principali per cui si cerca la vita intelligente nello spazio: Molti di coloro che sono impegnati in questa ricerca ritengono che se potessero stabilire tale contatto, noi sulla terra potremmo trarne beneficio. L’astronomo Carl Sagan, come ricorderete, ha detto che gli extraterrestri intelligenti potrebbero aiutarci a porre fine a penuria di viveri, guerra e inquinamento. Si suggerisce l’idea che potrebbe essere vinta perfino la morte. Questo è molto interessante, perché l’Intelligenza, il Creatore, che le prove additano, ci ha comunicato il suo proposito di porre fine proprio a tali cose.
Dalla luna gli astronauti hanno inviato messaggi sulla terra, perfino immagini televisive. Non sorprende dunque che il Creatore possa comunicare informazioni agli uomini e che in passato l’abbia fatto. Tali informazioni sono state messe per iscritto affinché fossero conservate e diffuse estesamente; si trovano nella Bibbia.
In precedenza abbiamo menzionato le parole del dott. Robert Jastrow secondo cui le informazioni contenute nella Bibbia sono in armonia con le recenti scoperte fatte dagli astronomi. Né tale armonia fra la Bibbia e la scienza si limita alla creazione dell’universo. (Cfr. Giobbe 26:7; Isaia 40:22). Quindi abbiamo buone ragioni per esaminare quello che la Bibbia dice sul tempo e sul modo in cui il Creatore porrà fine a inquinamento, guerra e perfino la morte. Vi esortiamo a prendere così seriamente l’esame delle informazioni bibliche trasmesse dal Creatore come gli scienziati prendono seriamente la ricerca della vita nello spazio.
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