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  • Cavallo
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • da guerra, il primo con cavalli rossi, il secondo con cavalli neri, il terzo con cavalli bianchi e il quarto con cavalli pezzati, di più colori, identificati come i “quattro spiriti dei cieli”. — Zacc. 6:1-8; vedi anche Zaccaria 1:8-11.

      La profezia di Zaccaria relativa a coloro che svolgono servizio militare contro Gerusalemme indicava che Geova sarebbe intervenuto per salvare il suo popolo e avrebbe recato distruzione sui nemici e i loro cavalli. (Zacc. 14:12-15; vedi anche Ezechiele capitoli 38 e 39). In seguito a tale benedetta azione, i cavalli non sarebbero più stati usati in guerra. Sarebbero invece diventati uno strumento di servizio alla gloria di Dio, come si capisce dalle parole: “Sui campanelli del cavallo ci sarà ‘La santità appartiene a Geova!’” (Zacc. 14:20; confronta Esodo 28:36, 37). Inoltre il fatto che i carri da guerra e i cavalli sarebbero stati distrutti indica un ritorno alla pace. — Zacc. 9:10.

      Nella visione che l’apostolo Giovanni ebbe in simboli il glorificato Gesù Cristo cavalca un cavallo bianco ed è accompagnato da un esercito, tutto in sella a cavalli bianchi. Fu rivelato a Giovanni che questa visione rappresentava la guerra giusta e retta che Cristo combatterà contro tutti i nemici, a favore del suo Dio e Padre, Geova. (Riv. 19:11, 14) L’azione di Cristo in qualità di re e le calamità che l’avrebbero seguita sono rappresentate da diversi cavalieri e dalle loro cavalcature. — Riv. 6:2-8.

      Giovanni vide anche eserciti di cavalleria nel numero di due miriadi di miriadi (200.000.000) autorizzati a eseguire i distruttivi giudizi di Dio. I cavalli avevano potere mortifero sia nella testa che nella coda. Tutti quei cavalli erano evidentemente al comando dei quattro angeli che erano stati legati presso il fiume Eufrate. — Riv. 9:15-19.

  • Caverna
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    • Caverna

      Cavità sotterranea o spelonca con un’apertura in superficie. Caverne abbondano nel calcare della Palestina; sul Carmelo e nei dintorni di Gerusalemme, per esempio, sono molto numerose. Alcune erano così grandi da contenere centinaia di persone, e servivano da abitazioni permanenti, come a Petra, o da rifugi temporanei, sepolcri, cisterne, stalle e magazzini. Molti oggetti preziosi sono stati rinvenuti in questi rifugi naturali.

  • Cecità
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    • Cecità

      Male molto comune nell’antichità. Tra i fattori che causavano la cecità c’erano malattie e vecchiaia; era diffusa anche l’abitudine di cavare gli occhi ai prigionieri di guerra.

      In Israele la legge del taglione che richiedeva anima per anima, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, non solo dava risalto alla santità della vita, ma inculcava negli israeliti la necessità di avere straordinaria cura di non fare del male ad altri e anche di assicurarsi che ogni testimonianza resa in tribunale fosse verace e accurata, poiché chi dava falsa testimonianza doveva subire la stessa punizione che avrebbe voluto far ricadere sull’innocente. (Eso. 21:23, 24; Deut. 19:18-21; Lev. 24:19, 20) Se un padrone provocava la perdita di un occhio a un suo schiavo, al padrone non veniva cavato un occhio, ma lo schiavo era rimesso in libertà. (Eso. 21:26) Il padrone poteva esigere che gli schiavi lavorassero e poteva batterli se erano ribelli, ma doveva rendersi conto della necessità di non essere eccessivamente severo.

      Geova, che ha creato l’occhio, può anche provocare la cecità. (Eso. 4:11) Egli avvertì la nazione d’Israele che se rifiutava i suoi statuti e violava il suo patto avrebbe recato su di loro febbre bruciante, con conseguente perdita della vista. (Lev. 26:15, 16; Deut. 28:28) Inflisse cecità temporanea ai malvagi uomini di Sodoma e allo stregone Elima. (Gen. 19:11; Atti 13:11) Saulo di Tarso fu accecato dal bagliore della luce quando Gesù gli apparve “come a uno nato prematuramente”. Riacquistò la vista quando Anania pose le mani su di lui e “gli caddero dagli occhi come delle scaglie”. — I Cor. 15:8; Atti 9:3, 8, 9, 12, 17, 18.

      La cecità che colpì le forze armate della Siria alla parola di Eliseo era evidentemente cecità psichica. Se l’intero esercito fosse stato colpito effettivamente da cecità, avrebbero dovuto esser condotti tutti per mano. Ma la Bibbia riferisce semplicemente che Eliseo disse loro: “Questa non è la via e questa non è la città. Seguitemi”. A proposito di questo fenomeno William James in Principles of Psychology, Vol. 1, p. 48, dichiara: “Un effetto molto interessante del disordine corticale è la cecità psichica. Questa consiste non tanto nell’insensibilità alle impressioni ottiche, quanto nell’incapacità di comprenderle. Psicologicamente è interpretabile come perdita di associazioni fra le sensazioni ottiche e il loro significato; e può essere provocata da qualsiasi interruzione delle vie che collegano i centri ottici coi centri di altre idee”. Tale forse fu la cecità eliminata da Geova quando l’esercito della Siria giunse a Samaria. — II Re 6:18-20.

      La cecità rendeva un uomo inabile per il servizio sacerdotale presso il santuario di Geova. (Lev. 21:17, 18, 21-23) Il sacrificio di un animale cieco era pure sgradito a Geova. (Deut. 15:21; Mal. 1:8) Ma la legge di Geova rifletteva comprensione e compassione per i ciechi. Chi metteva un ostacolo sul cammino di un cieco o lo sviava era maledetto. (Lev. 19:14; Deut. 27:18) Giobbe, giusto servitore di Dio, disse: “Divenni occhi per il cieco”. — Giob. 29:15.

      Quando era sulla terra, Gesù Cristo restituì miracolosamente la vista a molti ciechi. (Matt. 11:5; 15:30, 31; 21:14; Luca 7:21, 22) Nei pressi di Gerico Gesù sanò il cieco Bartimeo e il suo compagno. (Matt. 20:29-34; Mar. 10:46-52; Luca 18:35-43) In un’altra occasione guarì contemporaneamente due ciechi. (Matt. 9:27-31) Inoltre sanò un indemoniato che era cieco e muto. (Matt. 12:22; confronta Luca 11:14). A un uomo restituì la vista gradatamente, forse per permettere ai suoi occhi di assuefarsi allo splendore della luce del sole dato che era ormai abituato a essere nelle tenebre. (Mar. 8:22-26) Un altro cieco dalla nascita, quando ricuperò la vista credette in Gesù. (Giov. 9:1, 35-38) Negli ultimi due casi Gesù si servì di saliva o saliva mista ad argilla, ma questa presunta somiglianza coi rimedi popolari non diminuisce l’aspetto miracoloso delle guarigioni. Nel caso del cieco nato, gli fu detto di andare a lavarsi nella piscina di Siloe per riacquistare la vista. Questa fu senza dubbio una prova della sua fede, come nel caso di Naaman che dovette bagnarsi nel Giordano per poter guarire dalla lebbra. — II Re 5:10-14.

      CECITÀ SPIRITUALE

      La Bibbia attribuisce importanza ben maggiore alla vista spirituale che a quella fisica. Gesù approfittò della guarigione del cieco nato per sottolineare quanto fossero riprovevoli i farisei che professavano di avere vista spirituale e volontariamente persistevano nella propria cecità. Erano come quelli che amavano le tenebre anziché la luce. (Giov. 9:39-41; 3:19, 20) L’apostolo Paolo scrisse alla congregazione di Efeso che gli occhi del loro cuore erano stati illuminati. (Efes. 1:16, 18) Gesù fece notare che chiunque si professa cristiano ma non si rende conto del proprio bisogno spirituale è cieco e nudo, non accorgendosi della condizione pietosa, brancolante in cui si trova. (Riv. 3:17) E come lo stare nelle tenebre per un lungo periodo di tempo provocherà la cecità degli occhi naturali, così, rileva l’apostolo Giovanni, il cristiano che odia il suo fratello cammina senza meta nelle tenebre accecanti (I Giov. 2:11); e Pietro avverte che chi non produce frutti cristiani, il più importante dei quali è l’amore, è “cieco, e chiude gli occhi alla luce”. (II Piet. 1:5-9) L’origine di tali tenebre e cecità spirituale è Satana il Diavolo, che, trasformandosi in angelo di luce, è in effetti “l’iddio di questo sistema di cose” e l’iddio delle tenebre che ha accecato la mente degli increduli affinché non discernano la buona notizia intorno al Cristo. — Luca 22:53; II Cor. 4:4; 11:14, 15.

  • Cedro
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    • Cedro

      [ebr. ʼèrez].

      I cedri, e particolarmente quelli del Libano, erano rinomati in tempi biblici e hanno una parte importante nel resoconto della costruzione del tempio di Salomone.

      Il cedro del Libano (Cedrus libani) è un albero maestoso di proporzioni imponenti, con radici forti e profonde, e quindi il nome ebraico, derivato da una radice che significa “essere saldo”, è molto appropriato. Grandi foreste di cedri un tempo ricoprivano i monti del Libano, ma oggi, a motivo dello sfruttamento indiscriminato senza la dovuta tutela e il rimboschimento, ne rimangono solo pochi esemplari. Le devastazioni della guerra hanno senza dubbio contribuito al loro esaurimento. Comunque gli alberi rimasti offrono ancora una vista imponente. — Confronta Cantico di Salomone 5:15.

      I cedri possono raggiungere un’altezza di 40 m circa e il tronco ha a volte una circonferenza di 12 m. Con i lunghi rami che si allargano orizzontalmente dal tronco, possono raggiungere una circonferenza totale di 60–90 m. L’albero, di forma piramidale quando è giovane, crescendo tende ad appiattirsi in cima. Il fogliame è disposto in distinti strati orizzontali (anziché essere intrecciato); sui rami crescono ciuffetti di aghi simili a fiori rotondi di color verde brillante, lunghi poco più di 1 cm, e pigne giallo–brune che trasudano una fragrante resina. La corteccia è color bruno–rossiccio e assai ruvida. Il tronco con l’età diventa nodoso.

      Il legno di cedro ha una calda sfumatura rossa, è liscio e molto apprezzato nell’edilizia per la sua bellezza, fragranza, durata e resistenza agli insetti. — Cant. 1:17; 4:11.

      Il largo impiego di legno di cedro richiese il lavoro di migliaia di uomini per tagliare gli alberi, trasportarli a Tiro o Sidone sulla costa del Mediterraneo, farne delle zattere che scendessero galleggiando lungo la costa probabilmente fino a Ioppe, di dove erano trasportati via terra a Gerusalemme. Tutto questo lavoro veniva svolto grazie a un contratto stipulato fra Salomone e Hiram. (I Re 5:6-18; II Cron. 2:3-10) L’importazione di legname continuò anche in seguito tanto che si poteva dire che durante il suo regno Salomone aveva reso ‘il legno di cedro come i sicomori per quantità’. — I Re 10:27; confronta Isaia 9:9, 10.

      Nelle Scritture il maestoso cedro è usato figurativamente per rappresentare imponenza, eccellenza e forza, sia reali che apparenti. (Ezec. 31:2-14; Amos 2:9; Zacc. 11:1, 2; Giob. 40:17) Infatti Ioas re di Israele intendeva con la sua risposta insultare Amazia re di Giuda paragonando il suo regno a un’“erbaccia spinosa” e assomigliando invece il proprio regno a un possente cedro del Libano. (II Re 14:9; confronta Giudici 9:15, 20). Il cedro ha una parte drammatica nell’enigma di Ezechiele (cap. 17), in cui il re e i principi di Giuda sono paragonati alla cima di un cedro del Libano portata a Babilonia. (Ezec. 17:1-4, 12, 13) Più avanti il Messia è rappresentato profeticamente da un ramoscello della cima stessa del cedro, che Geova pianta poi su un alto monte. — Ezec. 17:22-24; confronta Isaia 11:1; Geremia 23:5; 33:15; Salmo 2:6; Rivelazione 14:1; Daniele 4:17.

      È chiaro che il cedro fu usato figurativamente sia in senso buono che cattivo. Divenne simbolo di alto rango per gli infedeli e materialistici re di Giuda e ne simboleggiò l’autoesaltazione e il falso senso di sicurezza. (Ger. 22:13-15, 23; Isa. 2:11-13) Ma anche la crescita e lo sviluppo del giusto sono paragonati a quelli del cedro ben radicato. (Sal. 92:12; confronta Isaia 61:3 con Salmo 92:12; 104:16). Quindi, mentre da una parte Geova promette di manifestare la sua potenza spezzando i possenti cedri del Libano e facendoli ‘saltare sui monti come vitelli’ (Sal. 29:4-6), dall’altra predice il tempo in cui farà crescere il cedro anche nel deserto (Isa. 41:19, 20) e lo sceglie fra gli alberi come una delle molte creazioni che loderanno il suo eccelso Nome. — Sal. 148:9, 13.

  • Cefa
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    • Cefa

      Vedi PIETRO.

  • Celibato
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Celibato

      Stato di chi non è sposato. Nel principio, dopo aver creato Adamo, “Geova Dio proseguì, dicendo: ‘Non è bene che l’uomo stia solo. Gli farò un aiuto, come suo complemento’”. (Gen. 2:18, 21-24) D’allora in poi il matrimonio è la normale regola di vita per il genere umano e le eccezioni sono state rare e dovute a ragioni speciali. — Vedi MATRIMONIO.

      Uno di questi casi speciali fu quello di Geremia. Egli ebbe da Dio il comando di rimanere scapolo e non generare figli, data la situazione disperata in cui si sarebbe trovata quella nazione i cui figli sarebbero stati uccisi senza pietà da un crudele conquistatore. (Ger. 16:1-4) La figlia di Iefte fu un’altra eccezione. Per rispettare il voto di suo padre essa non esitò a rimanere nubile e a prestare servizio ininterrotto nella casa di Geova. — Giud. 11:34-40.

      L’apostolo Paolo menzionò i benefici del celibato a patto che uno non sia soggetto a eccessiva pressione, non sia ‘infiammato dalla passione’ e quindi rischi di commettere fornicazione o adulterio. Rimanere celibi o nubili è “meglio” in quanto consente di servire Dio “senza distrazione”. (I Cor. 7:1, 2, 8, 9, 29-38; 9:5) Non è precisato se le quattro figlie di Filippo l’evangelizzatore si siano poi sposate, ma quando Luca scriveva erano “vergini, che profetizzavano”. — Atti 21:8, 9.

      Cristo Gesù non si sposò, come Geremia. Considerando in una conversazione coi discepoli se il celibato fosse preferibile al matrimonio, Gesù disse: “Non tutti fanno posto alla parola, ma solo quelli che hanno il dono . . . e vi sono eunuchi che si son fatti eunuchi a motivo del regno dei cieli. Chi gli può far posto gli faccia posto”. — Matt. 19:10-12.

      Il celibato è dunque un dono che offre a chi lo possiede il vantaggio della libertà. Gesù parlava qui in senso figurativo. Alcuni ‘gli fanno posto’ non evirandosi letteralmente, ma nel proprio cuore, risolvendo di rimanere fisicamente nella condizione

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