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Attrezzi agricoliAusiliario per capire la Bibbia
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quadrangolare a cui sono fissati due o tre rulli muniti di cerchioni di ferro. — Confronta Isaia 28:27, 28.
La zappa serviva per ripulire la terra da erbacce e probabilmente anche per sminuzzare le zolle. Certi brani profetici menzionano in particolare l’uso di zappare la vigna. — Isa. 5:5, 6; 7:23-25.
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AugustoAusiliario per capire la Bibbia
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Augusto
[degno di onore; riferito alle cose più nobili, venerabili, sacre; dal lat. augère, “accrescere”; gr. sebastòs, “venerando”].
Titolo che implicava poteri divini conferito a Ottaviano. Successivi imperatori romani assunsero lo stesso titolo (Atti 25:21, 25), ma usato da solo come nome proprio si riferisce a Ottaviano, il primo imperatore di Roma.
Ottavio, figlio di Gaio Ottavio e di sua moglie Azia, entrambi di famiglia nobile, nacque il 23 settembre 63 a.E.V. Alla morte del padre quattro anni più tardi Ottavio fu adottato segretamente da Giulio Cesare, zio di sua madre. Dopo la morte di Cesare, l’adozione fu resa pubblica e il giovane, che assunse il nome di Ottaviano, formò ben presto un triunvirato con Marco Antonio e Lepido. I tre fecero assassinare spietatamente 300 senatori e 2.000 cavalieri. Poi, nel 42 a.E.V., a Filippi, riuscirono a sgominare gli assassini di Cesare, e Ottaviano concesse la cittadinanza romana agli abitanti di quella città, dove Paolo predicò circa un secolo dopo. (Atti 16:12) Lepido fu mandato in Africa, e Antonio si alleò con Cleopatra, regina d’Egitto. I rapporti tesi fra Ottaviano e Antonio culminarono nel settembre del 31 a.E.V. con la battaglia di Azio, in cui Antonio e Cleopatra furono sconfitti. Ottaviano rimase così il sovrano indiscusso dell’impero romano.
Ottaviano declinò i titoli di “re” e “dittatore” ma accettò il titolo speciale di “augusto” conferitogli dal senato il 16 gennaio 27 a.E.V. Dopo la morte di Lepido nel 12 a.E.V., Augusto assunse il titolo di “pontefice massimo”. Mentre affermava il proprio potere attuò riforme governative, riorganizzò l’esercito, istituì la guardia pretoriana (Filip. 1:13), costruì e restaurò molti templi.
Nel 2 a.E.V. “fu emanato da Cesare Augusto il decreto che si registrasse tutta la terra abitata; . . . e tutti andavano a farsi registrare, ciascuno nella propria città”. (Luca 2:1, 3) In seguito a questo decreto Gesù nacque a Betleem in adempimento della profezia biblica. (Dan. 11:20; Mic. 5:2) A parte questo censimento della popolazione per fini fiscali e della coscrizione militare, la nomina di governanti come il re Erode, e l’esecuzione della pena di morte, Augusto interferì pochissimo negli affari del governo locale. La sua politica, continuata dopo la sua morte, garantì al sinedrio ebraico potere assoluto. (Giov. 18:31) Tale clemenza imperiale dava ai sudditi meno motivi di ribellarsi.
Augusto ebbe ben poca scelta in quanto a un successore. Suo nipote, due pronipoti, un genero e un figliastro morirono tutti e rimase solo il figliastro Tiberio, che associò al governo un anno prima di morire. Augusto morì il 19 agosto del 14 E.V., secondo il calendario giuliano (17 agosto, secondo il calendario gregoriano), mese cui volle dare il suo nome. La data di quest’avvenimento è così universalmente accettata che è considerata fondamentale per calcolare la cronologia delle Scritture Greche. Augusto regnò quarantaquattro anni e godette di una popolarità mai raggiunta da nessun altro imperatore romano. Un mese dopo la morte fu deificato dal senato.
[Figura a pagina 133]
Trofeo navale con testa di Augusto
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Augusto, coorte diAusiliario per capire la Bibbia
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Augusto, coorte di
Quando, essendosi appellato a Cesare, l’apostolo Paolo fu inviato a Roma, venne affidato a un ufficiale dell’esercito (centurione) della “coorte di Augusto” di nome Giulio. (Atti 27:1) La consegna di Paolo e di altri prigionieri alle cure del centurione ebbe luogo a Cesarea. — Atti 25:13; 26:30–27:1.
Non è possibile identificare con sicurezza la “coorte di Augusto” di cui faceva parte Giulio. Dizionari greci (vedi Rocci; Vine; Liddell e Scott) indicano che la parola spèira, come termine militare, di solito corrispondeva a un manipulus romano, distaccamento pari a tre “centurie”, cioè circa trecento uomini. Ma spiegano che il termine è usato anche per un gruppo più numeroso e, com’è usato nelle Scritture Greche, si ritiene rappresenti la “coorte” romana (decima parte di una legione che comprendeva da 400 a 1.000 uomini). Oltre alle regolari legioni romane composte di cittadini romani e divise in coorti, c’erano anche truppe secondarie o auxilia, formate di coorti reclutate fra i sudditi che non avevano la cittadinanza romana. Queste erano unità di fanteria indipendenti e generalmente prestavano servizio lungo le frontiere dell’impero. Mentre le coorti che costituivano le regolari legioni romane non avevano nomi particolari, queste coorti ausiliarie spesso avevano un nome. Si sono trovate iscrizioni di una Cohors I Augusta (lat.) e Spèira Augoùste (gr.) anche se non si trattava necessariamente della coorte qui menzionata. The Interpreter’s Bible (Vol. 9, p. 332), a proposito di Atti 27:1, dice della coorte di Augusto: “Molto probabilmente è una coorte ausiliaria che sappiamo era di stanza in Siria in quell’epoca”.
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AutoritàAusiliario per capire la Bibbia
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Autorità
Il principio fondamentale dell’autorità è esposto in I Corinti 11:3: “Il capo di ogni uomo è il Cristo; a sua volta il capo della donna è l’uomo; a sua volta il capo del Cristo è Dio”.
IL POSTO DELL’UOMO
La prima parte di questo versetto si applica all’uomo: egli non è indipendente e senza un “capo” riconosciuto, anzi ha l’obbligo di seguire la direttiva e il modello del suo capo, Cristo. (I Giov. 2:6) E questo non solo nelle attività religiose (Matt. 28:19, 20), ma anche nelle attività personali. Per esempio, se ha famiglia, per rispetto verso il suo capo, Cristo, dovrebbe seguire il consiglio di dimorare con la moglie secondo conoscenza, ‘assegnandole onore come a un vaso più debole’, e dovrebbe impegnarsi seriamente ad addestrare i figli nel giusto modo. (I Piet. 3:7; Efes. 6:4) Questo principio biblico vale per tutti nella congregazione di Cristo, e nell’osservarlo è implicito il rispetto per l’autorità. — Efes. 5:23.
Essendo stato creato per primo l’uomo ha una posizione prioritaria rispetto alla donna. (I Tim. 2:12, 13) La donna fu fatta da una costola presa all’uomo, ed era ossa delle sue ossa e carne della sua carne. (Gen. 2:22, 23) La donna fu creata per l’uomo, non l’uomo per la donna. (I Cor. 11:9) Perciò la donna, nella disposizione di Dio per la famiglia, doveva sempre essere sottomessa al marito e non usurparne l’autorità. (Efes. 5:22, 23; I Piet. 3:1) Inoltre nella congregazione cristiana la donna non deve insegnare a uomini dedicati né esercitare autorità su di loro. — I Tim. 2:12.
Nell’antichità gli ebrei riconoscevano la posizione superiore occupata dall’uomo nell’ambito della famiglia e della tribù. Sara si mostrò sottomessa, chiamando Abraamo “signore”, ed è menzionata con favore per averne così riconosciuto l’autorità. (Gen. 18:12; I Piet. 3:5, 6) Col patto della Legge fu messa in risalto la posizione preferenziale dell’uomo. Solo agli uomini venne dato il comando di radunarsi per le tre feste di Geova nel luogo che Dio aveva scelto, benché fossero presenti anche le donne. (Deut. 16:16) La donna era cerimonialmente “impura” per un tempo due volte più lungo dopo la nascita di una bambina che dopo quella di un maschietto. — Lev. 12:2, 5.
IL POSTO DELLA DONNA
Nell’antichità in alcune circostanze la donna doveva coprirsi il capo in segno di sottomissione. (Gen. 24:65) Parlando dell’autorità nella congregazione cristiana, l’apostolo Paolo spiegò che, se prega o profetizza nella congregazione, occupando una posizione che Dio ha assegnata all’uomo, la donna deve coprirsi il capo. Quando fa queste cose temporaneamente perché non è presente nessun cristiano dedicato, pur avendo i capelli lunghi la donna non dovrebbe pensare che questi bastino a indicare la sua sottomissione. Dovrebbe piuttosto lasciare che siano le sue azioni a dimostrare che è sottomessa e riconosce l’autorità dell’uomo. La donna cristiana fa questo mettendosi un copricapo come “segno di autorità”, e ciò “a motivo degli angeli”, che osservano le azioni di ogni cristiano e si interessano della congregazione cristiana che servono. Portando un copricapo quando è necessario per ragioni spirituali la donna cristiana riconosce la disposizione di Dio dell’autorità. — I Cor. 11:5-16; Ebr. 1:14.
Il giusto ordine teocratico nella congregazione e nella famiglia non impedisce alla donna di servire Dio e non limita né ostacola gli sforzi che fa per assolvere responsabilità e svolgere attività nell’ambito della famiglia. Ciò le offre la piena e scritturale libertà di servire stando al suo posto, e di avere il favore di Dio secondo il principio che “Dio ha posto le membra nel corpo, ciascuna di esse, come gli è piaciuto”. (I Cor. 12:18) Molte donne dell’antichità ebbero grandi privilegi e una vita felice e piena di soddisfazioni pur riconoscendo l’autorità dell’uomo; fra queste erano Sara, Rebecca, Abigail, e donne cristiane come Priscilla e Febe.
RESPONSABILITÀ
L’esercizio della legittima autorità concede certi diritti, ma implica anche doveri o obblighi. “Cristo è capo della congregazione” e perciò ha il diritto di prendere decisioni che la riguardano e dimostrare la sua autorità. (Efes. 5:23) Ma tale autorità comporta il dovere di aver cura della congregazione e di assumere la responsabilità delle sue decisioni. In modo simile il marito ha certi diritti nell’esercizio della sua autorità in quanto a prendere decisioni finali ed esercitare la sorveglianza. Questo comporta però il dovere di assumere la responsabilità della famiglia. Ha prima di tutto l’obbligo di provvedere materialmente e spiritualmente per quelli di casa sua. — I Tim. 5:8.
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Autorità superioriAusiliario per capire la Bibbia
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Autorità superiori
Espressione che designa le autorità governative umane. (Rom. 13:1) Pur non avendo dato loro origine (confronta Matteo 4:8, 9; I Giovanni 5:19; Rivelazione 13:1, 2), Geova Dio ha permesso che i governi umani venissero all’esistenza e continuassero a esistere. Tuttavia, quando decide di farlo, Geova può destituire, dirigere o controllare tali autorità per adempiere la sua volontà. Il profeta Daniele dichiarò a proposito di Geova: “Cambia i tempi e le stagioni, rimuove i re e stabilisce i re”. (Dan. 2:21) E in Proverbi 21:1 si legge: “Il cuore del re è come corsi d’acqua nella mano di Geova. Ovunque si diletti, egli lo volge”. — Confronta Neemia 2:3-6; Ester 6:1-11.
RAGIONI DELLA SOTTOMISSIONE CRISTIANA
Non essendoci alcun motivo per cui i cristiani si oppongano a un sistema permesso da Dio, essi hanno buona ragione di sottomettersi alle autorità superiori. Coloro che detengono il potere, pur essendo personalmente corrotti, normalmente non puniscono gli altri perché si comportano bene o perché osservano la legge del paese. Ma chi ruba, commette omicidi o altri reati può aspettarsi una condanna da parte dell’autorità costituita. Chi è colpevole di assassinio, per esempio, potrebbe essere condannato a morte per questo delitto. Poiché Geova Dio dopo il Diluvio ha autorizzato la pena capitale per gli omicidi (Gen. 9:6), l’autorità umana, condannando a morte il trasgressore, agirebbe in qualità di “ministro di Dio, vendicatrice per esprimere ira su chi pratica il male”. — Rom. 13:2-4; Tito 3:1; I Piet. 2:11-17.
La sottomissione cristiana alle autorità superiori non dipende unicamente dalla loro facoltà di punire i malfattori. Per il cristiano è una questione di coscienza. Egli si sottomette alle autorità umane perché riconosce che ciò è in armonia con la volontà di Dio. (Rom. 13:5; I Piet. 2:13-15) Perciò la sottomissione alle autorità superiori — alle autorità politiche mondiali — non potrebbe mai essere assoluta. Per il cristiano sarebbe impossibile conservare una buona coscienza e fare la volontà di Dio contravvenendo alla Sua legge, se l’autorità politica lo richiedesse. Per questa ragione la sottomissione alle autorità superiori dev’essere sempre vista alla luce delle parole pronunciate dagli apostoli davanti al Sinedrio: “Dobbiamo ubbidire a Dio quale governante anziché agli uomini”. — Atti 5:29.
Dal momento che le autorità governative rendono utili servizi che assicurano l’incolumità, la sicurezza e il benessere dei sudditi, hanno diritto a esigere tasse e tributi come compenso per i servizi resi. Le autorità governative possono essere definite “pubblici servitori di Dio” in quanto provvedono servizi utili. (Rom. 13:6, 7) A volte sono venute direttamente in aiuto dei servitori di Dio, come quando il re Ciro permise agli ebrei di tornare in Giuda e a Gerusalemme e ricostruire il tempio. (II Cron. 36:22, 23; Esd. 1:1-4) Spesso tutti godono i benefici del buon funzionamento delle autorità. Fra questi ci sono il mantenimento di un apparato giudiziario a cui si può ricorrere per ottenere giustizia e protezione contro criminali, azioni illegali, ecc. — Filip. 1:7; Atti 21:30-32; 23:12-32.
Naturalmente chi abusa della propria autorità dovrà renderne conto a Dio. L’apostolo Paolo scrisse: “Non vi vendicate, diletti, ma fate posto all’ira; poiché è scritto: ‘La vendetta è mia; io ricompenserò, dice Geova’”. — Rom. 12:19; Eccl. 5:8.
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AviditàAusiliario per capire la Bibbia
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Avidità
Desiderio intenso o smodato; concupiscenza. L’avidità si può manifestare sotto forma di amore del denaro, desiderio di potere o guadagno, voracità nel mangiare e nel bere, brama sessuale o di altre cose materiali. Le Scritture
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