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  • La vostra chiesa come considera gli aborti?
    La Torre di Guardia 1974 | 1° gennaio
    • Giustificando la sua decisione rivoluzionaria, la Corte Suprema notò che i nascituri non sono “riconosciuti per legge come persone nel senso pieno”. Pertanto la Corte permette di porre fine alla vita del nascituro fino alla ventottesima settimana di gravidanza.

      Comunque, la maggioranza degli aborti sono praticati più presto, di solito prima della tredicesima settimana di gravidanza. E così la Corte Suprema ha annullato tutte le leggi degli stati che proibiscono o limitano gli aborti durante questo periodo di tredici settimane. La Corte ha asserito che tali aborti siano relativamente sicuri per la donna.

      Ma, naturalmente, il bambino in corso di sviluppo nella madre viene distrutto. Di che cosa consiste realmente il nascituro? È semplicemente un’indistinguibile massa di tessuti?

      Commentando ciò, il dott. Denis Cavanaugh ha notato in Ob. Gyn. News [Notizie di Ostetricia e Ginecologia]:

      “Alla fine della seconda settimana [di gravidanza] comincia la differenziazione del sistema cardiovascolare e nervoso. Alla fine di 6 settimane [che è pressappoco il tempo in cui la donna di solito è sicura d’essere incinta] tutti gli organi interni dell’essere umano completo sono presenti . . .

      “Alla fine dell’ottava settimana ha cominciato a formarsi lo scheletro, e occhi e dita delle mani e dei piedi sono evidenti, così che ora l’embrione è chiamato feto. . . . Dopo l’ottava settimana, non si aggiungerà nessuna nuova importante struttura, e l’ulteriore crescita consisterà della maturazione e dello sviluppo delle strutture esistenti anziché della creazione di qualcosa di nuovo”.

      Pertanto il dott. P. G. Coffey scrisse nel Daily Star di Toronto:

      “Non c’è nessuna essenziale differenza biologica fra il nascituro e il bambino che è nato, o se volete un esempio specifico, tra un feto di due o tre mesi e un neonato, eccetto che uno è più sviluppato dell’altro”.

      È chiaro che il bambino in via di sviluppo che viene distrutto non è un’indistinguibile massa di tessuti! Alcuni bambini venuti alla luce in seguito ad aborti praticati nel periodo di tempo permesso dalla legge si muovono e respirano; alcuni sopravvivono perfino al processo di aborto. Il Times di New York del 1º febbraio 1972 notò:

      “Nelle sale-parto le infermiere erano abituate a fare ogni sforzo concepibile per salvare i bambini, anche quelli da quattrocentocinquanta a milletrecentocinquanta grammi, e hanno riscontrato che talvolta somministravano ‘soluzioni saline’ [metodo per procurare l’aborto] distruggendo bambini più grandi di quelli che avevano cercato di salvare. . . . Recentemente un bambino è uscito ancora vivo dal processo della soluzione salina”.

      Non è dunque comprensibile che il dott. George C. Manning scrivesse che l’aborto è “assassinio così certamente com’è assassinio spegnere di proposito il riscaldamento nell’incubatrice di un bambino prematuro di 680 grammi”? Alcuni si preoccupano di quello che sarà il prossimo possibile passo. Come chiese Sir John Peel, presidente del Regio Collegio di Ostetrici e Ginecologi:

      “Se la società approva la distruzione della vita per una serie di circostanze per ciò che afferma sia il bene della società, perché non dovrebbe approvare l’infanticidio del neonato anormale, del debole di mente, del delinquente, dell’incurabile, dell’affetto da senilismo?”

      Potreste approvare l’uccisione di un innocuo neonato? Ma non è altrettanto errato uccidere un bambino prima che nasca? Secondo la legge di Dio data tramite Mosè, l’embrione umano o feto era considerato una vita, e la legge di Dio proteggeva quella vita. (Eso. 21:22, 23) Non dovremmo noi avere simile riguardo per il nascituro? Tuttavia moltissime religioni assumono un atteggiamento contrario a ciò che dice la Parola di Dio. Da che parte è la vostra chiesa?

  • Ha importanza chi sono i vostri amici?
    La Torre di Guardia 1974 | 1° gennaio
    • Ha importanza chi sono i vostri amici?

      Fatti utili che i giovani vogliono conoscere

      L’AVERE amici è una delle cose che più contribuisce alla gioia di vivere. Chi si isola ed evita le persone non è mai realmente felice. Che cosa c’è nella compagnia che tanto accresce la nostra felicità?

      Quando facciamo qualcosa con un amico la gioia che proviamo nelle piacevoli esperienze della vita e nelle cose che compiamo pare si moltiplichi. Ricorderete come, nelle parabole di Gesù, il pastore che trovò la sua pecora smarrita e la donna che trovò la sua moneta perduta chiamarono ciascuno i suoi amici o le sue amiche, dicendo: “Rallegratevi con me”. (Luca 15:6, 9) Sì, normalmente vogliamo condividere con i compagni le cose buone, e come risultato pare che il nostro piacere sia doppio.

      D’altra parte, quando le cose non ci vanno troppo bene e ci sentiamo depressi, un buon amico può far molto per ridurre la nostra tristezza. Gli amici possono essere di grande aiuto quando c’è la minaccia di difficoltà, avvertendoci del pericolo o aiutandoci a sfuggirvi, provvedendoci forza extra nei momenti critici. Come dice Proverbi 17:17: “Il vero compagno ama in ogni tempo, ed è un fratello nato per quando c’è angustia”.

      Questa scrittura mette in risalto una qualità che distingue in modo sorprendente i veri amici: la lealtà. Essere un amico significa realmente più che solo ‘agire amichevolmente’. Il vero amico è leale verso di voi e verso i vostri migliori interessi. Sono così i vostri amici?

      Oggi, le persone in generale sembrano più interessate a superare i vicini che ad aiutarli. Questo avviene tanto fra i giovani quanto fra gli anziani. Anche fra i cosiddetti ‘amici’ c’è spesso uno spirito di competizione, non di lealtà. Molte amicizie durano solo finché nessuno dei due deve fare qualche cambiamento o sacrificare qualche egoistico interesse. In questo mondo competitivo,

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