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Dove prese Mosè le sue informazioni?La Torre di Guardia 1972 | 15 gennaio
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a molti anni dopo ch’era stato mandato via con sua madre Agar. — Gen. 11:27b–25:12.
In modo simile, non ci sarebbe stata nessuna ragione per cui Esaù, che non aveva nessun apprezzamento per le cose sacre, scrivesse o fosse il possessore di un racconto relativo ai particolareggiati avvenimenti della vita di Giacobbe, avvenimenti di cui Esaù non fu testimone oculare. (Gen. 25:19–36:1; Ebr. 12:16) Inoltre, non sembra logico concludere che Isacco e Giacobbe non conoscessero il modo di agire di Dio con loro, accontentandosi di avere solo brevi registrazioni delle genealogie di qualcun altro. — Gen. 25:13-19a; 36:10–37:2a.
Mentre l’espressione “questa è la storia” non può in ciascun caso ragionevolmente collegarsi con lo scrittore o proprietario di tale storia, questo non escluderebbe necessariamente che Mosè ottenesse parte delle sue informazioni dalle registrazioni di scritti precedenti, inclusi i racconti messi per iscritto prima del diluvio del giorno di Noè. Quantunque la Bibbia non contenga nessun definito riferimento a scritti antidiluviani, si dovrebbe notare che la costruzione di città, la produzione di strumenti musicali e il forgiare strumenti di rame e di ferro ebbero inizio molto prima del diluvio. (Gen. 4:17, 21, 22) È ragionevole perciò che gli uomini avrebbero avuto pochissima difficoltà a usare anche un metodo di scrittura. E l’evidenza archeologica indica che la scrittura esisteva un considerevole tempo prima di quello di Mosè. Bisogna riconoscere comunque che la testimonianza diretta circa l’esistenza della scrittura antidiluviana manca.
È vero che il re assiro Assurbanipal disse di aver letto “iscrizioni su pietra del tempo anteriore al diluvio”. Ma queste iscrizioni possono aver semplicemente preceduto un diluvio locale di considerevoli proporzioni o possono essere stati racconti per narrare avvenimenti anteriori al Diluvio. Per esempio, ciò che è noto come “L’elenco dei re sumeri”, dopo aver menzionato che otto re regnassero per 241.000 anni, dichiara: “(Quindi) il Diluvio spazzò (la terra)”. È chiaro che tale racconto non è autentico.
Secondo la cronologia biblica, il diluvio universale del giorno di Noè avvenne nel 2370 a.E.V. Gli archeologi hanno assegnato date anteriori a questa a numerose tavolette d’argilla che hanno portate alla luce. Ma queste tavolette d’argilla non sono documenti datati. Quindi le date che sono state loro assegnate sono semplicemente congetturali e non provvedono nessuna solida base per stabilire una relazione col tempo del diluvio biblico. Non è definitamente noto che alcuno dei manufatti portati alla luce risalga a una data di tempi antidiluviani. Gli archeologi che hanno assegnato oggetti al periodo antidiluviano han fatto questo in base alle scoperte che, tutt’al più, possono solo interpretarsi come evidenza di un grande diluvio locale.
Quindi non c’è nessun modo di stabilire definitamente che Mosè ottenesse parte delle sue informazioni da registrazioni antidiluviane e postdiluviane. Né c’è alcuna base per confutare che egli facesse questo, poiché la scrittura è stata usata da molto tempo per trasmettere informazioni. Ciò nondimeno, la fonte delle informazioni di Mosè non doveva essere anteriore ai documenti scritti. È ovvio che qualcuno dovette ricevere le informazioni che narrano gli avvenimenti anteriori alla creazione dell’uomo mediante rivelazione divina. Così Mosè avrebbe potuto riceverle come il resto del suo materiale per diretta rivelazione da Dio. Ma, se fossero state rivelate a qualcun altro diverso da Mosè, queste informazioni e la base per il rimanente del contenuto del libro di Genesi si sarebbero potute trasmettere a Mosè per mezzo della tradizione orale. A causa della lunga durata della vita degli uomini di quel periodo, le informazioni si sarebbero potute trasmettere dal primo uomo Adamo a Mosè per mezzo di cinque soli anelli umani, cioè Metusela, Sem, Isacco, Levi ed Amram. Questo avrebbe naturalmente richiesto che l’ultimo anello tradizionale, Amram, avesse l’intero libro di Genesi nella testa.
Nel tempo attuale, non si può pervenire a nessuna definita conclusione circa l’immediata fonte da cui Mosè ottenne le informazioni che scrisse. Egli avrebbe potuto riceverle per mezzo della diretta rivelazione, per mezzo della tradizione orale o per mezzo di documenti scritti. Forse furono usate tutt’e tre queste fonti. Si dovrebbe ricordare, comunque, che la cosa importante non è la fonte immediata, ma il fatto che Geova Dio per mezzo del suo spirito guidò il profeta Mosè onde scrivesse il fidato racconto preservato nel racconto di Genesi.
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Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1972 | 15 gennaio
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Domande dai lettori
● Poiché la Bibbia dice che il profeta Samuele offrì sacrifici, significa questo che fosse sacerdote? — U.S.A.
No, le Scritture mostrano con chiarezza che Samuele non era un sacerdote della linea di Aaronne. Elcana padre di Samuele risiedeva a Rama sulla regione montagnosa di Efraim e perciò è chiamato Efraimita. Ma genealogicamente Elcana fu un Levita della famiglia non sacerdotale che discendeva da Cheat. (1 Sam. 1:1, 19; 1 Cron. 6:27, 33, 34) Come non sacerdotale Levita cheatita, Samuele non era autorizzato a officiare presso l’altare del santuario, e non c’è nessun racconto che facesse mai questo. Circa i Leviti che non erano della famiglia di Aaronne, la legge di Dio dichiarava: “Non si devono avvicinare agli utensili del luogo santo e all’altare onde non muoiano”. (Num. 18:3) Comunque, essendo rappresentante e profeta di Geova, Samuele poteva, conforme al comando divino, offrire sacrifici in luoghi diversi dal santuario, come avevano fatto Gedeone della tribù di Manasse e, in seguito, il profeta Elia. — Giud. 6:15, 25-28; 1 Re 18:36-38.
È degno di nota che, quando il re Saul ‘si fece forza’ e offrì l’olocausto, Samuele non l’accusò d’aver assunto l’incarico sacerdotale. Semplicemente disse a Saul: “Hai agito stoltamente. Non hai osservato il comandamento di Geova tuo Dio che egli ti aveva comandato, perché, se tu l’avessi osservato, Geova avrebbe reso fermo il tuo regno su Israele a tempo indefinito. Ed ora il tuo regno non durerà”. (1 Sam. 13:12-14) Quindi per violazione di quale comando Samuele censurò Saul? E quale principio indicatore possiamo apprendere da ciò?
In precedenza Samuele aveva comandato a Saul: “Devi scendere davanti a me a Ghilgal; ed ecco, io scendo a te per offrire sacrifici bruciati, per rendere sacrifici di comunione. Dovresti continuare ad aspettare per sette giorni fino alla mia venuta a te, e io per certo ti farò sapere ciò che dovresti fare”. (1 Sam. 10:8) Anche se questo comando si riferisce a un’altra occasione (come alcuni commentatori credono), è alquanto parallelo a quello che Saul violò. Qualunque sia la circostanza, rimane il fatto che Samuele era il rappresentante di Geova e, perciò, il comando violato fu realmente il comando di Geova e non poteva essere trasgredito impunemente. Così il peccato di Saul consisté della sua presuntuosa offerta di sacrificio senza ubbidire al comando di Geova (dato per mezzo di Samuele) di aspettare. Non implicò il tentativo d’impadronirsi dell’ufficio sacerdotale, poiché Samuele non era un sacerdote aaronnico. Il peccato di Saul differì da quello di un re successivo, Uzzia, al quale fu detto: “Non è affar tuo, o Uzzia, bruciare incenso a Geova, ma è affare dei sacerdoti figli di Aaronne”. — 2 Cron. 26:18.
Il peccato di Saul illustra che è una cosa gravissima che una persona manchi di riguardo verso la disposizione di Dio. Samuele non
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