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  • Sei misericordioso?
    La Torre di Guardia 1975 | 1° febbraio
    • al capo dei coppieri di parlare a Faraone a suo favore, e questi accettò di farlo. Ma, uscito di prigione, il coppiere se ne dimenticò fino a due anni dopo quando Faraone stesso ebbe dei sogni che non riusciva a comprendere. Quando nessuno dei sacerdoti che praticavano la magia in Egitto fu in grado di interpretare i sogni di Faraone, il coppiere rammentò la sua esperienza con Giuseppe e la narrò a Faraone. Immediatamente Giuseppe fu condotto dalla prigione per interpretare i sogni di Faraone. — Gen. 39:21–41:14.

      13. Quale fu l’interpretazione dei sogni di Faraone, e come fu Giuseppe ricompensato da Geova per la sua sopportazione nelle prove?

      13 La sopportazione che Giuseppe aveva dimostrata e l’attitudine compassionevole che aveva mantenuta nelle sue prove dovevano essere ora ricompensate. Dando nuovamente il credito a Geova, Giuseppe interpretò i due sogni di Faraone, spiegando che ci sarebbero stati sette anni di abbondanza seguiti da sette anni di carestia. Poi Giuseppe informò Faraone che Geova gli aveva dato una risposta di pace e descrisse come Faraone poteva prepararsi agli anni di carestia durante gli anni di abbondanza. Faraone riconobbe nello stesso Giuseppe l’abile amministratore annonario che ci sarebbe voluto e lo costituì per questo incarico, facendolo secondo nel regno e dandogli tutta l’autorità per organizzare il lavoro di ammassare il grano in vista degli anni di carestia. Ne ammassarono in quantità così grandi che alla fine smisero di contarlo. A Giuseppe fu anche data una moglie, Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di On, che gli partorì due figli, Manasse ed Efraim. — Gen. 41:15-52.

      IL VERO PENTIMENTO PREPARA IL TERRENO PER LA MISERICORDIA

      14. Quale opportunità si presentò a Giuseppe nella sua posizione elevata, e come doveva la sua misericordia esser messa alla più difficile prova?

      14 Giuseppe era ora in una posizione davvero invidiabile. La vita del popolo d’Egitto, inclusa la vita di Potifar e di sua moglie, era nelle sue mani. Ma nessuno di loro correva alcun pericolo. Giuseppe aveva già dato prova d’essere clemente e misericordioso, non vendicativo. Tuttavia, la sua misericordia sarebbe stata messa alla più difficile prova. Avvenne allorché la carestia si fu estesa a tutta la terra e i popoli di tutta la terra vennero in Egitto a chiedere grano. Un giorno, mentre Giuseppe adempiva i suoi doveri e pietosamente provvedeva cibo alle nazioni affamate nonché agli Egiziani, i suoi dieci fratellastri si presentarono a lui e gli si inchinarono con la faccia a terra. Immediatamente Giuseppe ricordò i sogni che aveva sognati riguardo a loro e, benché egli li riconoscesse, si rese loro irriconoscibile e parlò loro solo mediante un interprete. Come li avrebbe trattati? Dopo oltre vent’anni era arrivato il tempo del loro giudizio. Giacché avevano agito senza misericordia meritavano d’essere giudicati senza misericordia e, agendo quale rappresentante di Geova, Giuseppe non poteva andare contro la giustizia di Geova. Tuttavia, Giuseppe non era vendicativo, e avrebbe dovuto rendere conto a Dio di come agiva verso di loro. Quindi, con sapienza dall’alto, li mise alla prova. — Gen. 41:53–42:8.

      15. (a) Come Giuseppe trattò i suoi fratellastri, e con quale fine in vista? (b) Come reagirono i suoi fratellastri a questa svolta degli avvenimenti?

      15 Agendo aspramente verso di loro, li accusò d’essere spie, e quando essi protestarono la loro innocenza e gli narrarono che erano tutti figli di un sol uomo e che un altro fratello era ancora a casa, egli legò sotto i loro occhi Simeone e disse loro che doveva rimanere in custodia finché fossero tornati con l’altro fratello. Affranti nel cuore, i suoi fratelli rivelarono un’attitudine completamente pentita, accettando questa calamità come giustizia retributiva da Dio, “perché”, come dissero fra loro, “vedemmo l’angustia della sua anima [di Giuseppe] quando implorò compassione da parte nostra, ma noi non ascoltammo”. Giuseppe, udendoli, benché a loro insaputa, si commosse profondamente e si allontanò da loro in lagrime. Comunque, la loro prova non era ancora terminata. Non doveva esserci nessun dubbio sulla sincerità del loro pentimento. Riempiendo i loro sacchi di grano, Giuseppe fece segretamente restituire loro il denaro nei loro sacchi, e li mandò a casa, tenendo Simeone in custodia. — Gen. 42:9-28.

      16. (a) Come fu che Beniamino scese infine in Egitto, e come reagì Giuseppe vedendolo? (b) A quale finale prova Giuseppe sottopose i suoi fratellastri, e come andò a finire?

      16 Infine il loro grano fu tutto usato e fu necessario tornare in Egitto. Ma essi erano stati avvertiti che non avrebbero rivisto la faccia dell’amministratore annonario d’Egitto se il loro fratello non era con loro. Giacobbe, temendo di perdere il solo figlio rimastogli della diletta moglie Rachele come aveva già perso Giuseppe, rifiutava di lasciarlo andare, fin quando in ultimo non ci fu altra alternativa. Giuda si rese garante per lui. Quando comparvero dinanzi a Giuseppe e Giuseppe vide il suo proprio fratello Beniamino con loro non riuscì a controllarsi. Essendo le sue intime emozioni eccitate verso suo fratello, si ritirò in una stanza interna e diede sfogo alle lagrime. Quindi mise i fratellastri alla prova finale. Con uno stratagemma fece sembrare che Beniamino avesse rubato un pregiato calice d’argento e chiese di lasciare Beniamino come suo schiavo mentre gli altri sarebbero tornati alla loro casa e al loro padre. Straziati e afflitti poiché sapevano che la perdita del suo diletto Beniamino avrebbe fatto scendere i capelli grigi del loro padre nella tomba, implorarono Giuseppe di restituir loro Beniamino per amore del loro padre e, infine, quando Giuda si offrì al posto di Beniamino, Giuseppe non seppe più contenersi e, scoppiato in lagrime, si rivelò ai suoi fratelli, dicendo: “Io sono Giuseppe vostro fratello, che voi vendeste in Egitto. Ma ora non vi addolorate e non vi adirate con voi stessi perché mi vendeste qui; perché Dio mi ha mandato davanti a voi per la conservazione della vita”. Giuseppe, su invito di Faraone, dispose quindi che Giacobbe suo padre venisse in Egitto con tutta la sua casa, e la parte migliore del paese d’Egitto divenne loro. — Gen. 42:29–47:31.

      IN GIUDIZIO CON OPERE DI MISERICORDIA

      17. (a) Da che cosa sono messe in risalto la portata e la qualità della misericordia di Giuseppe, e perché possiamo essere ragionevolmente certi che la misericordia fu una caratteristica qualità di Giuseppe? (b) Come possiamo personalmente trarre profitto dagli esempi di Giuseppe, Gesù e Stefano?

      17 La portata e la qualità della misericordia di Giuseppe sono messe in risalto dalle circostanze in cui fu esercitata. Trattato crudelmente, perfino con intenzioni omicide, dai suoi fratellastri, accusato falsamente e deliberatamente dalla moglie di Potifar, spietatamente e ingiustamente messo in prigione da Potifar, dimenticato senza considerazione e con ingratitudine dal capo dei coppieri che egli aveva compassionevolmente confortato, Giuseppe non pensò affatto a rendere la pariglia quando fu in suo potere farlo. Al contrario, mostrò profonda e sincera considerazione avendo amorevole cura di tutti i loro bisogni, estendendo il suo compassionevole interesse a tutta la casa di suo padre e a tutto il popolo della nazione d’Egitto. Certo questa qualità della misericordia non fu qualcosa che Giuseppe acquistò solo dopo che era stato esaltato a un posto di preminenza e potere. Piuttosto, la misericordia che Geova esercitò su di lui durante le sue prove, preservandolo, sostenendolo e rassicurandolo, è una testimonianza della clemente e misericordiosa attitudine che Giuseppe dovette mantenere nel corso d’esse. Questo appare del tutto certo dalla norma che Gesù dichiarò: “Felici i misericordiosi, poiché sarà loro mostrata misericordia”. (Matt. 5:7) È molto simile all’attitudine stessa che ebbe Gesù sul palo di tortura quando stava per morire e disse: “Padre, perdona loro, poiché non sanno quello che fanno”, e a quella di Stefano quando veniva lapidato a morte e gridò: “Geova, non imputare loro questo peccato”. (Luca 23:34; Atti 7:60) La misericordiosa attitudine manifestata in ciascun caso fu ricompensata da Geova.

      18. Perché l’esercizio della misericordia da parte nostra dovrebbe interessarci particolarmente?

      18 Non è chiaro, dunque, quale dovrebbe essere il nostro interesse nell’esercitare misericordia? Paolo ci assicura che “ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio”. (Rom. 14:12) Com’è rassicurante sapere che “la misericordia esulta trionfalmente sul giudizio”! In qualche momento critico del presente, o in un Giorno di Giudizio che s’avvicina a grandi passi (2 Piet. 3:7), come ci troveremo nella resa dei conti dinanzi a Dio e al suo Giudice costituito, Gesù Cristo, dipenderà, fra gli altri fattori, dalle opere di misericordia che avremo compiute. Seguendo coerentemente il comandamento di Gesù di amare, in ogni circostanza, saremo aiutati a compiere tali opere e, contemporaneamente, contribuiremo alla lode di Geova e alla pace della congregazione.

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      ● La Bibbia è ora disponibile, per intero o in parte, in 1.526 lingue, secondo le Società Bibliche Unite. Nel 1973 apparve per la prima volta in altre ventisei lingue. Il libro biblico di testo La Verità che conduce alla Vita Eterna, edito dalla Watch Tower Bible and Tract Society e presentato nel 1968, è stato ora stampato per un totale di 74 milioni di copie in 91 lingue. Un’altra di queste pubblicazioni di studio biblico, Vera pace e sicurezza, da quale fonte? (1973), si stampa ora in 14 lingue; ne sono state stampate oltre 16 milioni di copie.

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