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Migliaia di edifici religiosi chiusi in FranciaLa Torre di Guardia 1971 | 15 luglio
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Migliaia di edifici religiosi chiusi in Francia
ALL’INIZIO dello scorso anno i telespettatori e i lettori dei giornali francesi quasi non riuscivano a credere ai loro occhi e ai loro orecchi, quando appresero che migliaia di chiese e cappelle in Francia, in maggioranza cattoliche, avevano chiuso i battenti e che gli edifici eran vuoti e cadevano in rovina o erano usati per una varietà di scopi sorprendenti.
Tuttavia dovettero inchinarsi ai fatti, poiché questa allarmante notizia veniva da una fonte autorevolissima, niente meno che dal ministro francese della cultura, monsieur Edmond Michelet. Riferendo sulla sua rivelazione, il giornale domenicale di Parigi Journal du Dimanche scrisse quanto segue, al titolo “18.000 chiese abbandonate”:
“Diciottomila chiese, cappelle e oratori in Francia sono stati o devono essere abbandonati. Questa spaventosa cifra è stata rivelata da monsieur Michelet durante il programma televisivo ‘Affrontiamo la stampa’.
“Ciò significa che presto o tardi più della metà dei luoghi di adorazione sono condannati in Francia alla rovina e al saccheggio. Dalle Guerre di Religione [1562-1598], se pure, le chiese non hanno subìto tanto danno. Non passa mai una settimana senza udire che una chiesa viene chiusa o è convertita a qualche uso profano . . . o non è riparata e viene perfino saccheggiata. Questo accade sempre più frequentemente.
“In alcuni villaggi spopolati, le chiese abbandonate sono state depredate da passanti o da bande specializzate. Nel piccolo villaggio delle Alpi basse di Clignon-Haut, si trovò che i ragazzi indossavano magnifici piviali ricamati del diciottesimo secolo [abiti ecclesiastici] lasciati nella sacrestia”. — 18 gennaio 1970.
Deplorando gli atti di vandalismo commessi contro gli edifici religiosi in Francia, una rivista provinciale francese, sotto il titolo “18.000 chiese in vendita”, dichiarò:
“Quante piccole cappelle rurali sono state devastate! La gente cominciò a portar via oggetti sacri, statuine e candelieri. Cominciarono poi a smontare i vetri colorati delle finestre e gli affreschi. Infine smontarono le sculture in pietra, le porte e i banchi. Chi si preoccupa? Chi protesta? Per quanto sia strano, quelli che sembrano più allarmati sono i laici [non il clero!]”. — Hebdo-St-Etienne, 10 maggio, 1969.
Benché la grande maggioranza delle chiese chiuse in Francia siano cattoliche romane, le notizie mostrano che un notevole numero di chiese protestanti riformate francesi e anche alcune sinagoghe ebraiche hanno smesso di funzionare e si usano per alcuni scopi secolari. La Chiesa di Scozia ha dovuto chiudere la sua chiesa a Menton, sulla Riviera francese, e la Chiesa d’Inghilterra ha abbandonato le sue chiese a Hyères, presso la costa mediterranea, e a Évian, sulla spiaggia del lago di Ginevra.
SEMINARI, MONASTERI E CONVENTI
Oltre alle migliaia di chiese e cappelle abbandonate in tutta la Francia, decine e decine di altri edifici religiosi chiudono i battenti o sono venduti e usati per altri scopi.
Anche in quelle fortezze cattoliche come la Bretagna, il seminario o collegio per l’istruzione di futuri sacerdoti di Quimper ha dovuto chiudere. In Normandia, tre grandi seminari sono stati chiusi a Bayeaux, Coutances e Sées. Nell’ottobre del 1970 dovevano essere sostituiti da un solo collegio di istruzione a Caen. Il grande seminario di Bayeaux ha ammaestrato i futuri sacerdoti dal 1675, e quello di Sées fu fondato nel 1653.
Nella Francia settentrionale, i seminari di Cambrai e Arras son chiusi e, dall’ottobre 1970 in poi, i candidati al sacerdozio di queste due diocesi sarebbero dovuti andare a Lille. Questi esempi, presi dall’occidente e dall’oriente della Francia, sono tipici di ciò che accade in tutto il paese. Come dichiarò un giornale regionale: “Il Settentrione e l’Occidente erano le sole regioni che non avevano ancora raggruppato [i loro seminari]”. — La Voix du Nord, 14 marzo 1970.
Per giunta, un gran numero di monasteri, conventi e abbazie chiudono i battenti. Alcuni di questi istituti religiosi, come l’Abbazia di Senanque nella Francia meridionale, sono esistiti per ottocento o più anni.
STRANI NUOVI USI DEGLI EDIFICI RELIGIOSI
Davvero sorprendenti sono gli usi a cui questi edifici religiosi sono dedicati dopo la loro sconsacrazione. Nella città normanna di Lisieux, un famoso luogo di pellegrinaggio, la chiesa del quindicesimo secolo di “Saint Jacques” è ora usata per la mostra dei fiori e per i concerti. Il turista che si ferma per mangiare un pasto al “Restaurant Henry” nel Saint-Paul-de-Vence, alcuni chilometri dalla Riviera, apprende con sorpresa di bere vino e di mangiare in quella che era la cappella della “nostra Signora di Lourdes”! Non lontano, a La-Colle-sur-Loup, il ristorante “Chez Joseph” è situato in un monastero dell’undicesimo secolo.
A Gazinet, vicino a Bordeaux, una cappella cattolica è stata convertita in una scuola di lotta giapponese organizzata dal sacerdote locale! Parecchie chiese francesi sono state convertite in cinema e musei, e altre in luoghi così inaspettati come rimesse per auto, stalle per le mucche, mercato del burro, bagni pubblici, cantine e sale di assaggio di vini, teatro di prova, ecc. Seminari e scuole ecclesiastiche sono usati come scuole statali e perfino come uffici postali. Chiese protestanti sono state convertite in rimesse per auto, bottega di chiavi e, fra tutti, un solaio per essiccare il tabacco! Una sinagoga nella Francia orientale è ora usata per la vendita all’asta, e un’altra come magazzino di apparecchi agricoli.
Parlando di questo stato di cose, un editorialista di una rivista francese di sinistra scrisse: “Delle cinque chiese di Senlis [città pochi chilometri a nord di Parigi], una è ora usata come mercato, un’altra come rimessa per auto, la terza come cinema e la quarta come sala da ballo. Io comprendo che la religione deve modernizzarsi . . . ma non posso pensare che il ballo settimanale e la vendita di vegetali siano i migliori usi immaginabili a cui possano dedicarsi le chiese sconsacrate”. — Le Nouvel Observateur, 1º marzo 1970.
È interessante che a pochi chilometri da Senlis un’ex cappella cattolica e ora dedicata a un buon uso. È stata ripulita e modernizzata da lavoratori cristiani volontari ed è ora la Sala del Regno della congregazione dei testimoni di Geova di Creil!
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Perché si chiudono le chieseLa Torre di Guardia 1971 | 15 luglio
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Perché si chiudono le chiese
IL PRECEDENTE articolo vi ha informato su una situazione di cui potevate non essere al corrente, ma non ha considerato le ragioni per cui in Francia si chiudono tante chiese e istituti religiosi.
PERCHÉ SI CHIUDONO I SEMINARI?
Le autorità ecclesiastiche cercano di spiegare queste serrate dicendo che riflettano una necessaria riorganizzazione. Cercando di giustificare la chiusura dei tre grandi seminari normanni stabiliti da molto tempo, il vescovo cattolico romano di Bayeux e Lisieux dichiarò: “È stata cercata una formula che rendesse più facile accogliere i giovani che ritengono d’esser chiamati al sacerdozio”. — Ouest-France, 27 febbraio 1970.
Ma come privando due intere diocesi delle loro scuole di addestramento per sacerdoti può dirsi, mediante qualsiasi sforzo dell’immaginazione, che siano facilitate le cose per i giovani che lì desiderano divenire sacerdoti? Ora dovranno fare un viaggio per andare in una terza diocesi il cui ampio seminario viene pure chiuso e trasferito in un’altra città, dove il singolo seminario per le tre diocesi dovrà condividere un edificio con un altro istituto cattolico. Non sarebbe più realistico ammettere che dozzine di seminari sono chiusi perché semplicemente non ci sono sufficienti candidati al sacerdozio?
Parlando del raggruppamento dei seminari francesi, il quotidiano provinciale La Voix du Nord ammise che questo era divenuto necessario “principalmente a causa della mancanza di candidati”. Una rivista parrocchiale nella Bretagna cita il vescovo locale che disse: “Una delle preoccupazioni principali del vescovo per il presente, e ancor più per il futuro, è la diminuzione del numero dei candidati al sacerdozio e agli ordini sacri. Questo è qualche cosa di generale, non limitato alla Francia. Influisce su tutti i nostri istituti e su tutte le nostre vocazioni: contemplative, insegnamento, ospedali e missionari”. Illustrando le osservazioni del vescovo, la rivista stampò le seguenti cifre del seminario di Quimper:
Anno Seminaristi
1961 150
1964 103
1968 67
Non c’è da meravigliarsi se l’articolo era intitolato “Il seminario di Quimper chiude”! — Kemper, giugno-luglio 1969.
Mostrando quanto la situazione sia seria, una delle riviste francesi lette più estesamente dichiarò:
“Ogni anno sin dal 1961, [la Chiesa Cattolica in Francia] ha perduto il totale numero di sacerdoti richiesti in diocesi medie come Bordeaux, Nizza o Clermon-Ferrand, perché le perdite da attribuire a decessi [circa 900 l’anno] o a diserzioni dal ministero sono lungi dall’esser colmate. . . .
“Il clero francese, uno dei più numerosi del mondo, con oltre 40.000 sacerdoti, è un clero anziano. . . . Nel 1975, un terzo dei suoi membri avrà oltre 60 anni. . . .
“In una relazione confidenziale ai suoi consiglieri, il cardinale Alexandre Renard, arcivescovo di Lione, rivelò all’inizio di questo mese la gravità di questa crisi. Lo scorso ottobre, solo 475 giovani entrarono nei seminari [francesi], il che è il 41 per cento meno dell’anno precedente. Per mancanza di studenti, i pochi seminari rimasti sono ora regionali. Il grande seminario grigio simile a baracche di Issy-les-Moulineaux raggruppa tutti i seminaristi della zona di Parigi. . . .
“Da come vanno le cose, in meno di un secolo, il clero sarà scomparso”. — L’Express, 5-11 gennaio 1970.
PERCHÉ SI CHIUDONO LE CHIESE?
Le autorità ecclesiastiche cercano di mostrare che la serrata di tante chiese sia in Francia la naturale conseguenza dello spostamento della popolazione da alcune parrocchie rurali ai paesi e alle città industriali dove, essi dicono, nei passati venticinque anni si sono costruite oltre mille nuove chiese. Questa può essere la ragione per cui si sono chiuse alcune cappelle rurali, ma per certo non spiega perché quattro chiese su cinque sono chiuse in città come Senlis, che ha oltre 10.000 abitanti! La vera ragione è diversa.
Una è ovviamente la mancanza di ministri. Ci sono almeno 18.000 parrocchie cattoliche in Francia senza un sacerdote residente. Un gran numero di sacerdoti devono rendere servizio in parecchie parrocchie, e in molte di queste la chiesa è aperta solo una volta al mese o anche meno spesso, a volte solo per funerali o altre cerimonie speciali. Con la scarsità di sacerdoti che si fa sempre più acuta, in questi giorni, quando un sacerdote si sposa o lascia il suo ministero per qualche altra ragione, la parrocchia o le parrocchie che gli erano affidate non hanno frequentemente altra alternativa che affiggere sulla porta della chiesa l’avviso “Chiuso fino a nuovo ordine”, e più spesso di quanto non si dica il “nuovo ordine” non viene mai!
Ma forse la ragione più significativa per cui si chiudono tante chiese è la crescente diminuzione d’interesse per le religioni tradizionali. I cattolici che per anni pensavano di appartenere all’infallibile chiesa di Cristo hanno scoperto che le cose che ritenevano sacre perché i loro sacerdoti avevano loro detto di ritenerle tali, da quegli stessi sacerdoti, sono ora dichiarate non importanti o perfino dannose. Descrivendo l’effetto che questi cambiamenti hanno su molti cattolici, L’Express scrisse:
“Le osservanze che erano state prescritte per generazioni di cristiani sono ora considerate antiquate. Introducendo la nozione del cambiamento, la Chiesa [Cattolica] ha anche introdotto la nozione della relatività. Siccome le regole prescritte ieri non sono più valide oggi, non c’è nessuna prova che le regole di oggi siano da applicare domani”. — L’Express, 14-20 ottobre 1968.
Il generale disgusto per la parte che le religioni tradizionali hanno avuto nelle guerre e nei conflitti fra ed entro le nazioni pure allontanano le persone dalle chiese. Parlando di recente a Ginevra, in Svizzera, Eugene Blake, segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese, ammise questo, dicendo:
“Le religioni non sempre contribuiscono alla pace, e noi abbiamo visto le spaventose conseguenze del fanatismo religioso moderno collegato con capitalismo, colonialismo, razzismo bianco e antiche usanze feudali o tribali. Consideriamo i fatti che le relazioni fra India e Pakistan sono peggiorate anziché migliorate dal fattore religioso. Né il ruolo della religione nell’Irlanda del Nord ha recato consolazione a cattolici e protestanti”. — Le Monde, 2 aprile 1970.
Poiché le religioni orientali e le chiese della cristianità sono religiosamente venute meno al popolo e hanno perfino contribuito a causare irrequietezze e guerre, si comprende che dovrebbero raccogliere ciò che hanno seminato. La serrata di molte loro chiese è un segno che i loro giorni sono contati. Presto Dio le punirà per i loro delitti. (Si legga Rivelazione o Apocalisse, capitolo 18, dove l’impero mondiale della
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