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Sforzi per insidiare la BibbiaLa Torre di Guardia 1953 | 1° giugno
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eminenti biologi francesi, il quale, discutendo sull’albero dell’evoluzione, disse nel suo libro L’adaptation, “La linfa dell’evoluzione non circola più”. A proposito, prima di morire l’anno scorso Cuénot abbandonò la teoria dell’evoluzione come qualche cosa che non si può più tenere, con grande costernazione dei suoi colleghi scientifici. È molto conveniente per gli evoluzionisti dichiarare che l’evoluzione è finita. Essi non devono mostrare che avviene ora. Non sono imbarazzati dalla loro incapacità di mostrare che ha luogo ora.
5 Un altro interessante punto fu rivelato da questa adunanza di antropologi nella città di New York. Il Times di New York del 10 giugno, sotto il titolo “L’età dell’uomo delle caverne è ridotta di 35.000 anni”, riportava la loro credenza che “gli antenati dell’uomo moderno in Europa sono forse 35.000 anni più giovani di quanto è stato creduto precedentemente”, che “un nuovo studio indica che l’uomo delle caverne si estinse in Europa per l’anno 13.000 a.C.” Questa riduzione dell’età dell’uomo delle caverne, da 50.000 anni a 15.000 anni, fu imposta dalla nuova invenzione dell’orologio radiocarbonico. Fu l’uso di questo orologio che causò il comunicato del Sun-Times di Chicago del 27 maggio 1951, secondo cui gli evoluzionisti avevano ridotto l’età dell’uomo moderno da 1.000.000 di anni a 50.000 anni. La scienza rimpicciolisce le cifre sempre di più in maniera da avvicinarsi all’età biblica dell’uomo di 6.000 anni. Che le presenti cifre dell’orologio carbonico potrebbero non esser definitive fu riconosciuto dal simposio, poiché il Tintes riportò: “La tecnica delle date carboniche potrebbe essere soggetta a una revisione in seguito, è stato suggerito, se le differenze nel naturale grado di formazione degli isotopi radioattivi possono essere eliminate oppure se le anomalie nel grado di utilizzazione carbonica possono essere scoperte con l’aumento dei materiali”.
L’ARCHEOLOGIA NEGA L’EVOLUZIONE
6 La scienza dell’archeologia contraddice anziché sostenere l’evoluzione. Notate la seguente citazione: “È strano che, in considerazione delle consistenti richieste della scuola evoluzionistica, noi non troviamo nessuna prova dell’evoluzione umana nella terra d’Egitto. Anzi, la dottrina che l’uomo cominciasse con un intelletto brutale e gradualmente sviluppasse la sua alta e particolare cultura è confutata dalle prove che si trovano in questo paese. Infatti, il contrario è quello che avviene. Invece di mostrare un processo di evoluzione, la storia dell’uomo come si trova nell’archeologia d’Egitto è un consistente racconto di degenerazione. L’eminente Sayce, uno dei più abili archeologi di tutta la storia di questa grande scienza, espresse la sua meraviglia e sorpresa per l’alto grado di cultura che si trova nelle più remote testimonianze del popolo egiziano. Altre autorità, come Baikie, hanno scritto voluminosamente sul soggetto. Si era sperato che quando gli scavatori avrebbero infine raggiunto indisturbati le tombe della prima dinastia, si sarebbero trovati all’aurora della cultura egiziana. . . . Per mezzo delle prime tombe, noi risaliamo a una più antica e precedente cultura che confonde e sorprende la comprensione umana. Invece di trovare l’aurora di una umanità in sviluppo, vediamo il genere umano già nel tardo meriggio di compimenti culturali. . . . L’Egitto, come altri luoghi, non ci mostra nessun indistinto, brutale inizio, ma un’improvvisa e sorprendente comparsa di questo popolo in un alto grado di cultura. . . . Non si deve presumere che questa condizione sia singolare in Egitto, o che essa sia particolare di qualche razza o paese. La medesima strana discordanza tra le fallaci teorie della filosofia dell’evoluzione organica e i fatti della storia umana si osserva dovunque l’archeologia ha potuto levare la torcia della scoperta su una data zona”. — Pagine 41, 42, 49, 50, Dead Men Tell Tales di H. Rimmer.
7 Nonostante la continua rivendicazione della Bibbia mediante la crescente conoscenza, alcuni ecclesiastici della Cristianità si oppongono alla Bibbia per sostenere la scienza. Il 3 maggio il Morning Call di Allentown, Pennsylvania, riportò che il “reverendo” Giuseppe B. Mohr aveva detto: “È deplorevole che la dottrina dell’infallibilità della Bibbia sia stata interpretata da molti come se significasse che le Scritture in tutte le loro parti, anche nelle loro parti pre-scientifiche, sarebbero di uguale valore per noi oggi, e ugualmente costrittive”. Ciò che questo ecclesiastico cerca di dire nel suo indiretto, laterale attacco contro la Bibbia è che la Parola di Dio non è degna di fiducia, che se gli uomini che la scrissero avessero conosciuto la scienza l’avrebbero scritta in modo diverso, che se Dio che la ispirò avesse saputo ciò che sanno gli scienziati di oggi l’avrebbe fatta scrivere in modo diverso, che quando noi dobbiamo scegliere tra la scienza e la Bibbia, dovremmo scegliere la scienza. Questo è solo un tipo di tanti ecclesiastici della Cristianità di oggi. Essi edificano sulle sabbie mobili della scienza, non sulla stabile roccia della Parola di Dio.
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Fondamento per credere alla BibbiaLa Torre di Guardia 1953 | 1° giugno
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Fondamento per credere alla Bibbia
“La tua parola è verità”. — Giov. 17:17, NW.
1. Come i fondamentalisti abbattono la fede nella Bibbia?
IL CLERO della Cristianità fa parte di due classi generali: i fondamentalisti e i modernisti, o grandi critici. Essi hanno diverse vedute sulla Bibbia. Il fondamentalista prende tutto alla lettera; il grande critico disfa tutto. Il fondamentalista la contamina col paganesimo, insegnando dottrine come la trinità, il tormento eterno, il purgatorio, e altre credenze insegnate dai pagani molto tempo prima di Cristo. Quando la Cristianità apostata divenne cattolica o universale dal quarto secolo in poi abbracciò insegnamenti pagani, per attrarre i pagani e convertirli al nominale Cristianesimo. In un vano sforzo per evitare il conflitto con la Parola di Dio, il clero fondamentalista torce alcuni testi in modo che si adattino ai loro paganismi, come disse Pietro: “Il significato delle quali gli ineducati e gli instabili torcono, come fanno pure del resto delle Scritture, a loro propria distruzione”. (Matt. 15:6-9; 2 Piet. 3:16, NW) Malgrado pretendano di edificare sulla verità biblica, i fondamentalisti basano la loro fede sul mito pagano. Le loro errate rappresentazioni di Dio e di Cristo fanno allontanare molti dalla Bibbia. In tal modo essi si prestano come strumenti per abbattere la fede in Dio e nella sua Parola.
2, 3. Quale atteggiamento prendono i grandi critici rispetto alla Bibbia?
2 Paolo avvertì contro “la filosofia e vuoti inganni secondo la tradizione degli uomini”, e disse che dopo la sua dipartita oppressivi lupi sarebbero sorti devastando il gregge di Dio. Tali voraci lupi, Gesù mise in guardia, sarebbero venuti in abiti da pecore. (Matt. 7:15; Atti 20:29; Col. 2:8, NW) Essi escono infatti ora dalle scuole clericali, mascherati con indumenti di seminari teologici per apparire come autorevoli ministri di Dio. Ma sia se sono fondamentalisti che se sono modernisti, essi divorano la fede anziché edificarla. Il grande critico moderno fa questo dicendo che la Bibbia è solo mito e leggenda, che non è accurata storicamente, che gran parte di essa è invenzione e deliberata contraffazione. Come prova notate questo brano scritto dalla penna di uno di tali grandi critici:
3 “Gli autori e i compilatori dei libri biblici spesso ebbero una varietà di tradizioni, leggende e scritti davanti a loro, ed essi pubblicarono questi per il loro scopo, il quale non era principalmente quello di trasmettere informazioni storiche, ma quello di dichiarare il messaggio di Dio ai loro contemporanei per mezzo di queste memorie del passato della nazione. Essi si servirono di invenzioni letterarie, solite nel loro tempo, come il discorso diretto mediante cui facevano dire ai loro personaggi i punti di vista che si riportava erano stati da loro sostenuti, o scrivevano un intero libro nel nome della riverita figura di un giorno passato. Daniele e la Seconda Epistola di Pietro sono esempi di questa pratica”. Questo critico aggiunge che non ha nessuna importanza il fatto che lo “scritto non fa un racconto accurato, secondo la prospettiva storica moderna”.a
L’ARCHEOLOGIA SOSTIENE LA BIBBIA
4. Quale argomento si usava una volta per negare che Mosè era lo scrittore, e perché non è usato più dal critici informati?
4 Come è accaduto agli scienziati evoluzionisti, i grandi critici sono stati costretti a ritirarsi dalle precedenti posizioni a causa dell’avanzata della conoscenza, in particolare la conoscenza scoperta dagli archeologi. Nel diciannovesimo secolo i grandi critici schernivano con le loro denuncie l’affermazione biblica che Mosè scrisse i primi cinque libri della Bibbia, e uno dei loro argomenti contro di essa era che la scrittura non si conosceva al tempo di Mosè. Quando dovettero cedere su questo punto lo abbandonarono a malincuore, e dissero arbitrariamente che anche se la scrittura era conosciuta non veniva largamente usata e Mosè non ne sapeva l’arte. Ma ulteriori scoperte han messo i grandi critici in completa rotta. Ora si riconosce che la scrittura era molto nota al tempo di Abrahamo, che era adoperata non soltanto da adulti ma da fanciulli, dei quali sono stati trovati i libri di testo. La scrittura si conosceva prima del diluvio noetico. Le tavolette d’argilla con scrittura impressa su di loro risalgono al quarto millennio avanti Cristo, giungendo fino al periodo della vita di Adamo. Infatti, l’archeologia indica che Adamo scrisse, e che insieme ad altri come Noè, Sem, Isacco e Giacobbe provvide documenti scritti dai quali Mosè attinse informazioni nella compilazione del libro di Genesi, fino al capitolo 37 versetto 2.b
5. Quali sono i fatti inerenti al racconto della creazione e del diluvio, e al monoteismo e al politeismo?
5 Adamo fu impiegato per scrivere il racconto della creazione, e Noè e i suoi tre figli scrissero del diluvio universale al quale sopravvissero nell’arca. Questo contraddice la disputa dei grandi critici secondo la quale Mosè semplicemente purificò le molte diverse storie della creazione e del diluvio messe ovunque in circolazione fra i pagani. Le scoperte archeologiche indicano che col suo proprio stile Mosè mostrò di citare i racconti di Adamo sulla creazione e di Noè e i suoi figli sul diluvio. La pretesa dei grandi critici qui è simile al loro atteggiamento riguardo al monoteismo e al politeismo. Essi dicono che il politeismo esisteva per primo, poi gli Ebrei con un processo di purificazione svilupparono il monoteismo. L’archeologia contesta tale supposizione. I Sumeri sono quasi il più antico popolo noto all’archeologia, e al tramonto della loro cultura essi avevano un panteon di 5.000 dèi.c Ma mentre si risale nel loro passato il numero diminuisce, poiché antecedentemente avevano solo 750 dèi. Una ulteriore considerazione ci porta al tempo in cui c’era una sola divinità, l’Iddio-Cielo, dal quale provenne il panteon sumero di 5.000 dèi. Mentre il monoteismo veniva corrotto nel politeismo, i veri, originali racconti erano pure corrotti perché si adattassero alla varietà dei falsi dèi. Il racconto biblico della creazione e del diluvio fu sparso oralmente e con nuovi scritti mentre i popoli emigravano, e le variazioni e le distorsioni
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