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Neutralità in un mondo sconvoltoLa Torre di Guardia 1980 | 15 maggio
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‘Il grande giorno di Geova è vicino’! (Sof. 1:14) Molto presto un intero mondo colpevole di sangue subirà la distruzione. Ma a quelli che coraggiosamente ‘non fanno parte del mondo’ Geova rivolgerà l’invito: “Va, popolo mio, entra nelle tue stanze interne, e chiuditi dietro le porte. Nasconditi per un breve momento finché la denuncia sia passata. Poiché, ecco, Geova uscirà dal suo luogo per chiedere conto dell’errore all’abitante del paese contro di lui, e il paese per certo esporrà il suo spargimento di sangue e non coprirà più i suoi uccisi”. (Isa. 26:20, 21) Dopo che Geova avrà fatto i conti con il mondo colpevole di sangue il suo popolo puro uscirà dal nascondiglio miracolosamente provveduto, per godere la pace eterna su una terra che non sarà più contaminata dal sangue sparso in guerre e violenze. (Sal. 46:8, 9) Allora quelli che ‘non erano parte del mondo’ scomparso rimarranno nel nuovo ordine di Dio, facendo per sempre la sua volontà. (I Giov. 2:17) Non essendosi macchiati di sangue, avranno contribuito a scrivere una storia di neutralità cristiana in un mondo sconvolto.
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Non abbiamo smesso!La Torre di Guardia 1980 | 15 maggio
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Non abbiamo smesso!
Oltre 100 anni al servizio di Dio. Una fede messa a dura prova
Narrato da Ilse Unterdörfer
NEL settembre del 1939 la mia amica Elfriede Löhr e io ci trovammo nel campo di concentramento di Ravensbrück, in Germania. La seconda guerra mondiale era appena cominciata.
Heinrich Himmler, capo delle SS (Schutz-Staffel, “squadra di protezione”) naziste, ci fece visita al campo di concentramento di Lichtenburg poco prima che venissimo trasferite al nuovo campo di Ravensbrück. Il suo scopo era di convincere i testimoni di Geova a rinunciare alla loro fedeltà a Dio e a sostenere lo sforzo bellico nazista. Ma rifiutammo tutte, senza eccezioni. Himmler andò su tutte le furie e gridò: “Se vi va, il vostro Geova può regnare in cielo, ma qui sulla terra comandiamo noi! Vi faremo vedere chi resisterà più a lungo, voi o noi!”
Per quasi sei lunghi anni Elfriede e io, con molte altre sorelle cristiane, sopportammo alcune delle più orribili condizioni immaginabili. Tuttavia noi Testimoni sopravvivemmo, mentre Himmler, Hitler e la loro cricca sono spariti!
Anni prima, quando eravamo ancora adolescenti, sia Elfriede che io avevamo deciso di impiegare la nostra vita nel servizio di Dio e che mai nulla ci avrebbe potuto far smettere. Prima di essere mandate al campo di concentramento sentimmo il conforto e la cura di Dio mentre predicavamo la buona notizia del Regno nonostante la crescente persecuzione nazista. E ancor oggi continuiamo, avendo appena compiuto 100 anni di sacro servizio fra tutt’e due. Lasciate che vi racconti come finimmo a Ravensbrück.
PRIMI ANNI NEL SERVIZIO DI DIO
Nel 1926, a soli 16 anni, Elfriede simboleggiò la propria dedicazione a Dio con il battesimo in acqua. Il desiderio del suo cuore fu appagato quando riuscì a intraprendere l’opera di predicazione a tempo pieno nell’inverno del 1930. Sebbene per un certo tempo una grave malattia avesse limitato il suo servizio, quando nel marzo del 1937 la incontrai per la prima volta, Elfriede era attiva nell’opera clandestina. Infatti sotto il regime nazista le attività dei testimoni di Geova in Germania erano state messe al bando e, rischiando la libertà e anche la vita, molti di noi eravamo impegnati a distribuire cibo spirituale in tutto il paese.
Fin da piccola la mia meta era stata quella di aiutare il prossimo; volevo diventare insegnante. Ma nel 1931 accompagnai mia madre a un’assemblea dei testimoni di Geova tenuta a Parigi, in Francia. Ciò che vi imparai e provai cambiò la mia vita. L’anno seguente, all’età di 19 anni, fui battezzata.
Hitler e il partito nazista andarono al potere nel 1933. Cominciarono quasi immediatamente a perseguitare i testimoni di Geova. Fu per noi una grande gioia ricevere il privilegio di servire come corrieri nella nostra attività clandestina in Sassonia. Nell’agosto del 1936 la Gestapo (polizia segreta tedesca) diede inizio a una campagna concertata contro la nostra organizzazione clandestina. Fritz Winkler, che sovrintendeva alla nostra opera, e la maggioranza dei direttori regionali furono arrestati e imprigionati. Nel settembre del 1936 riuscii a recarmi a Lucerna, in Svizzera, per un’assemblea, insieme con circa 300 altri fratelli tedeschi. J. F. Rutherford, allora presidente della Watch Tower Society, affidò a Erich Frost la responsabilità di riorganizzare la nostra attività clandestina gravemente colpita, e pochi giorni dopo fui incaricata di lavorare con lui.
Il fratello Frost mi mandò a Monaco per mettermi in contatto con Elfriede Löhr. L’unica cosa che sapevo di lei era che suo padre faceva il dentista. Trovai l’indirizzo sull’elenco telefonico e per precauzione feci prima una telefonata. Quando ci incontrammo dissi a Elfriede che era stata invitata a lavorare a tempo pieno con noi. Iniziò così una stretta amicizia che dura ormai da 43 anni. Siamo state insieme nei campi di concentramento e nell’opera di predicazione a tempo pieno per oltre 40 anni.
CLANDESTINITÀ
Eravamo tutti ricercati dalla Gestapo. Perciò normalmente viaggiavamo di notte in treno, dormendo alla meglio. Durante il giorno incontravamo i fratelli e le sorelle in vari luoghi prestabiliti per consegnare loro copie ciclostilate della Torre di Guardia e altre importanti informazioni. Di tanto in tanto passavamo la notte da persone interessate o in case che i fratelli usavano durante le vacanze e che non erano note alla Gestapo.
Non portavamo mai con noi indirizzi o altri appunti scritti. Imparavamo tutto a memoria. Così, in caso di arresto, la polizia non avrebbe avuto prove per incriminare nessuno. Spesso potevamo sentire su di noi la protezione di Geova. Questo in particolar modo quando organizzammo la distribuzione della risoluzione adottata all’assemblea di Lucerna. La risoluzione protestava energicamente per le angherie cui erano sottoposti i testimoni di Geova in Germania dalla gerarchia cattolica e dai suoi alleati. Il 12 dicembre 1936, fra le 17 e le 19, 3.459 fratelli e sorelle in tutta la Germania presero parte alla distribuzione di centinaia di migliaia di copie di questo vigoroso messaggio.
Poi, il 21 marzo 1937, meno di due settimane dopo il mio primo incontro con Elfriede, il fratello Frost e io fummo arrestati. Nello stesso periodo caddero nelle mani della Gestapo anche alcuni direttori regionali del servizio. Il fratello Heinrich Dietschi, uno dei direttori regionali ancora in libertà, assunse la sorveglianza dell’opera in assenza del fratello Frost.
Quando né il fratello Frost né io ci presentammo all’appuntamento alla fine di marzo, Elfriede capì che doveva essere successo qualcosa. Non poteva tornare a casa perché la Gestapo la cercava. Si chiese: “Chi sarà il successore del fratello Frost e come faccio a incontrarlo?” Dopo aver pregato Geova, le venne in mente di mettersi in contatto con qualcuno nella cittadina di Leutkirch, a circa 150 chilometri da Monaco. A Leutkirch, quello stesso giorno, incontrò il fratello mandato dal fratello Dietschi a cercarla. Sembrò senz’altro evidente la guida angelica!
Dato che i nazisti affermavano che il contenuto della risoluzione che avevamo distribuito il 12 dicembre era falso, furono prese disposizioni per distribuire in tutta la Germania una “lettera aperta” che desse prove più dettagliate della persecuzione in atto contro i testimoni di Geova. Il fratello Frost e io eravamo stati arrestati mentre preparavamo questa grande campagna. Ora Elfriede lavorò strettamente col fratello Dietschi per completare i preparativi, e la campagna fu portata a termine con successo il 20 giugno 1937. Nell’Annuario del 1975 dei Testimoni di Geova Elfriede spiega:
“Il fratello Dietschi organizzò la campagna. Eravamo tutti coraggiosi, ogni cosa era stata predisposta in maniera meravigliosa e ciascuna regione aveva sufficienti lettere. Io ne presi alla stazione ferroviaria una grossa valigia per il territorio intorno a Breslavia e le portai ai fratelli a Liegnitz. Inoltre, avevo le mie proprie, che al tempo fissato distribuii come tutti gli altri fratelli”.
Per mesi prima di questa campagna la Gestapo si era vantata di aver annientato la nostra organizzazione. Perciò, che umiliante sorpresa fu per loro quando, in modo così organizzato, centinaia di migliaia di copie di questa lettera furono distribuite in tutta la Germania! Rimasero letteralmente sconcertati.
NUOVO INCONTRO
Mentre Elfriede era libera, io mi trovavo nelle mani della Gestapo. Dapprima fui condannata solo a un anno e nove mesi. Ma subito dopo aver scontato la condanna venni nuovamente arrestata e inviata al campo di concentramento di Lichtenburg, agli inizi del 1939. Con mia grande sorpresa, al mio arrivo vi trovai Elfriede.
Nell’estate del 1939 tutte noi sorelle cristiane di Lichtenburg fummo trasferite al nuovo campo di Ravensbrück. Più volte eravamo state minacciate: “Aspettate di arrivare a Ravensbrück. Lì vi spezzeremo”. I dintorni del nuovo campo assomigliavano a un deserto di sabbia. Le alte mura protette dal filo spinato, le baracche per i prigionieri e gli alloggi delle SS erano stati completati. Ma tutto il resto era una desolazione, in attesa dei lavoratori, cioè degli internati.
LA NOSTRA FEDE È MESSA ALLA PROVA
Nell’autunno del 1939 a Ravensbrück noi donne testimoni di Geova eravamo circa 500. Il 19 dicembre diverse sorelle rifiutarono di cucire le tasche per le munizioni sulle uniformi dei soldati; la coscienza non consentiva loro di sostenere in tal modo lo sforzo bellico. Di conseguenza fummo tutte convocate nel piazzale d’appello e ci venne chiesto se avremmo fatto il lavoro. Rifiutammo tutte. Come risultato iniziò una campagna che aveva lo scopo di costringerci a rinunciare alla nostra neutralità cristiana e ad appoggiare lo sforzo bellico. — Isa. 2:4.
Per prima cosa fummo costrette a rimanere in piedi all’aperto, al freddo, dalla mattina alla sera, indossando solo leggeri abiti estivi. Ed era uno dei più freddi inverni tedeschi, con temperature che arrivavano ai 15-20 gradi sotto zero! Di notte venimmo chiuse nel blocco delle celle dove fummo costrette a dormire sul pavimento nudo senza coperte e con le finestre aperte per creare una gelida corrente. Inoltre il primo giorno non ci venne dato nulla da mangiare. Nei successivi quattro giorni di questo trattamento ricevemmo solo mezza razione di cibo. Poi fummo rinchiuse in una cella oscura per altre tre settimane, ricevendo qualcosa di caldo da mangiare solo una volta ogni quattro giorni. Gli altri giorni ricevevamo un pezzo di pane e una tazza di caffè al mattino. Durante la loro celebrazione natalizia (dal 25 al 27 dicembre) non ricevemmo assolutamente nulla.
In seguito fummo riportate alle nostre baracche, che vennero dichiarate baracche di punizione per tre mesi. Questo significava meno cibo e di qualità più scadente, e duro lavoro con pala e piccone dalla mattina alla sera per sette giorni alla settimana. E ci venne rifiutata l’assistenza medica. Più volte i comandanti delle SS dicevano: ‘Se non acconsentite a sostenere lo sforzo bellico, non uscirete di qui se non passando per il camino!’
Quando arrivò la primavera del 1940 eravamo ridotte a semplici scheletri. Avremmo dovuto morire come mosche. Ma Geova Dio, che era stato direttamente sfidato da Himmler, mostrò di poter sostenere il Suo popolo nelle peggiori circostanze. Nemmeno una di noi 500 sorelle cadde seriamente ammalata o morì. Perfino qualcuna delle SS ammise: “Il vostro Geova vi ha aiutato”. E, cosa più importante, nemmeno una sorella aveva ceduto; erano rimaste tutte leali. Che trionfo dell’integrità a Geova!
Posso dire che sia Elfriede che io ci eravamo messe il cuore in pace. Avevamo deciso di rimanere fedeli a Geova indipendentemente da quello che poteva succedere. Come l’apostolo Paolo potevamo dire: “Se viviamo, viviamo per Geova, e se moriamo, moriamo per Geova. Perciò sia se viviamo che se moriamo, apparteniamo a Geova”. — Rom. 14:8.
VITA A RAVENSBRÜCK
Comunque, per noi le condizioni cambiarono presto in meglio. Molti lavoratori agricoli venivano arruolati nell’esercito, creando così dei vuoti nelle campagne. Quindi alcuni internati furono mandati a lavorare nelle fattorie nei pressi di Ravensbrück. Dato che il rischio che questi lavoratori fuggissero era maggiore e dato che era risaputo che i testimoni di Geova non avrebbero cercato di scappare, molte di noi furono mandate a lavorare nelle
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