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  • I comunisti continuano a perseguitare i testimoni di Geova

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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1957
w57 1/8 pp. 451-452

I comunisti continuano a perseguitare i testimoni di Geova

PUÒ fare il bene chi è abituato a fare il male deliberatamente? Non più di quanto un leopardo possa mutar le sue macchie. Così risponde la Parola di Dio in Geremia 13:23.

Oggi il leopardo totalitario del comunismo, rapace, macchiato di sangue, intollerante, pretende di aver mutato le sue macchie. Nei suoi approcci d’amicizia con l’Occidente i suoi portavoce fanno clamorose e profuse dimostrazioni di riforma, facendo ricadere la colpa di tutti i passati misfatti su Stalin.

Coloro che sono inclini a nutrire futili speranze hanno subito concluso che poiché il leopardo comunista ha cambiato tattica e linea di propaganda sia mutato anche nel cuore. Ma le azioni parlano più forte delle parole e, di fronte ai fatti, è appropriato l’ammonimento di un saggio governante di molto tempo fa:

“Non mangiare il pane di chi ha l’occhio maligno, e non bramare i suoi cibi delicati; poiché, nell’intimo suo, egli è calcolatore: ‘Mangia e bevi!’ ti dirà; ma il cuor suo non è con te”. — Prov. 23:6, 7.

Una notevole prova dell’insincerità dei comunisti risulta dal loro modo di trattare i testimoni di Geova. Essi continuano ad arrestare testimoni di Geova in gran numero, benché altri prigionieri “politici” vengano rilasciati.

La prova di ciò è evidente nell’articolo apparso nel Daily Mirror di Berlino del 9 giugno 1956, sotto il titolo “Nessuna persecuzione a motivo della fede nella Zona Sovietica?” che diceva quanto segue della situazione nella Germania Orientale:

“Durante le recenti settimane gruppi di prigionieri politici di quasi tutte le categorie furono rilasciati dalle case di pena nella Zona Sovietica prima di aver scontata la loro condanna. Una categoria, tuttavia, comprendente 1/15 di tutti i prigionieri politici non era rappresentata fra quelle messe in libertà: ‘i testimoni di Geova’. Al contrario, nuovi arresti hanno avuto luogo ed Altenburg, Rostock e Magdeburg e questo in aprile e maggio.

“Benché i testimoni di Geova evitino di avere a che fare con qualsiasi specie di intrigo politico o cospirazione, essendo anche questo parte della loro professione di fede, essi sono stati accusati di essere spie, deviazionisti e agenti stranieri. Inoltre, sono stati accusati di violazione dell’infame Articolo 6 (contro la diffusione di voci dannose, istigazione a boicottaggio e minacce contro la pace), e questo, dopo che il Procuratore Generale Melzheimer aveva annunciata la revisione di quell’Articolo.

“Finora tutti i processi contro questi imputati sono stati tenuti a porte chiuse. Neppure parenti, amici o testimoni a difesa hanno avuto il permesso di assistervi. Dall’8 agosto 1950 sono stati arrestati 2.814 testimoni, 1.299 dei quali sono tutt’ora in prigione. Solo in pochissimi casi le condanne vennero ridotte. In 73 processi non è stata neanche emanata o resa nota una sentenza. Trentaquattro testimoni di Geova sono morti in prigione o periti a causa del trattamento disumano. La condanna media si aggira sui sei anni; quattordici hanno avuto condanne a vita.

“Fino al 1954 questi prigionieri non avevano il permesso di lavorare. Spesso dovevano portare nastri rossi al braccio e alla gamba, che indicavano che era stato loro vietato di leggere libri, giocare a scacchi e assistere ad occasionali proiezioni cinematografiche, mentre dovevano vivere in isolamento. Dato che i testimoni non mangiano salsicce di sanguinacci, e questo è spesso l’unico genere di carne servito, essi hanno anche sofferto per mancanza di nutrizione.

“Grotewohl [Primo Ministro] ha ripetutamente dichiarato che non c’è alcuna persecuzione a motivo della fede nella ‘DDR’ [Repubblica Democratica Tedesca]. Tuttavia, se mai si vuole dar prova di ciò, i cancelli della libertà si devono aprire finalmente anche per i testimoni di Geova”.

Che questa persecuzione non sia limitata alla Germania Orientale è evidente dall’articolo apparso due giorni dopo in un altro giornale di Berlino, l’Eco del lunedì dell’11 giugno 1956. Sotto il titolo a piena pagina: “Migliaia di testimoni di Geova languiscono in Siberia”, l’articolo riportava:

“Berlino (AP). Durante un’assemblea dei ‘testimoni di Geova’ tenuta in fin di settimana a Berlino Ovest, un Tedesco di Memel che era appena tornato dall’Unione Sovietica, riferì che migliaia di appartenenti alla loro confessione sono ancora nei campi di prigionia in Siberia. La persona che era ritornata riferì di essere stata imprigionata nel 1951 a motivo della sua fede, e che nonostante il bando i testimoni di Geova continuano a predicare la loro fede dentro i campi”.

Perché questo feroce e potente leopardo del comunismo intraprende nei suoi confini un’azione così spietata contro i testimoni di Geova amanti della pace? Indubbiamente una ragione è che la loro liberazione non avrebbe alcun valore propagandistico. Un’altra è che il leopardo comunista teme la verità della Bibbia. La verità è molto più potente della mendace propaganda comunista. E inoltre, i testimoni di Geova sostengono il principio scritturale che Geova Dio viene prima e che Cesare può avere solo ciò che Dio non richiede. Il comunismo, esigendo di essere riconosciuto come supremo, ha quindi un odio consumante per tutti coloro che mettono Dio al primo posto, che inequivocabilmente rifiutano di far compromessi. — Matt. 22:21.

Finché i testimoni di Geova languiscono a migliaia dietro le sbarre delle prigioni comuniste e i reticolati di filo spinato e altri continuano ad essere arrestati, la propaganda su un preteso mutamento di cuore da parte del comunismo deve essere stigmatizzata come pura ipocrisia. Il cosiddetto mondo libero dovrebbe essere riconoscente per l’esempio dei testimoni di Geova, la cui intrepida e risoluta determinazione contro il totalitarismo mette ben in risalto la crudeltà, l’intolleranza e l’ipocrisia dei comunisti. Non c’è alcun dubbio al riguardo, il leopardo comunista non ha mutato le sue macchie.

“Felici voi quando vi biasimano e vi perseguitano e mentendo dicono contro di voi ogni specie di empietà per amor mio”. — Matt. 5:11, NM.

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